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STATO ANTTCO E ttC&ERXO
f> E I,
CIRCONDAHO Dl i'lGtNATAUO
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SUO MIGLIORAMENTl^
PAX.U WPQGRAFU PEUA imWWWU:
Nichil est , quod tibi tnajorifructui , gloriae*
que esse possit. Nee quicquam ex omnibus tebus humanis est
praeclarius , aut praestantius quam de
Patria bene mereri.
Cicer. lib. X. epist. V#
Error cui non resistitur approbatur 5 et Veri- tas cum minime defendatur opprimituu Inn. II* canon, errorum distin, 83,
j?2>B! $
A SUA ECCELLENZ\
IL SIGNOR MARCHESE DI S. AGAPITO ,
GENTILUOMO Dl CAMERA Dl SUA MA EST V ( D, G.)
CON ESERCIZIO i COMMFNDATORE
DEL REALE ORDINE Dl FRANCESCO PRIMO ,
ED INTENDENTE Dl TERRA Dl LAVORO EC. EC.
£
comune sentimento de* filosofi , che di tutte le cose mondane niuna ve ue ha che sla piA bella e piu illustre che il far beneficio alia Patria. Per se* condare anche io questi dolci moti della natura in cio che la natura stessa mi ha fatto grazia di potere \ ogni cura ho im- piegata in servigio di questo circondario^ alcuni errori specialmente additando , che cercano i dovuti rimedj 5 e degli elogj tessendo ad alcune persone meritevoli per cosi risvegliare negli animi altrui il de* siderio grande di loro rassomigliare , e renders! anch' essi ammiiabili e cari alle
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genti. Materia e questa senza dubbio no- bilissima :, ma se non Y avid cosi bene eseguita , come bene nella intenzione com- preso mi aveva 3 e stata certame'nte col- pa del poco mio ingegno , non gia della intenzione medesima. Serviranno pero queste deboli mie fatiche di stimolo e norma per coloro che forniti di piu alte cognizioni > che non sono le -mie , pro- cureranno in avvenire la descrizione di altri circondarj della Provincia , veggendo spesso occorrere , che alcun dipintore di- pingendo male sa ritrarne del bene, E siccome Lisippo soleva dire y che non ebbe per maestro ne verun uomo , ne veruna regola 9 ma una sola figura di Policrelo } cosi in ogni arte accade > che del pari promovino il profitto degli stu- dios! e i particojari cscmpj , e le regole universal]'. Laoiide questi miei pensicri csscmkI') Mali giudicati da molti sani in- tojletti altissimi a cio fare p come si sia
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mi son determinate) finalmente favli com- parire al mondo pel desiderato successo. Non ho poi avuto molto die pensare intorno all' elezione del personaggio a cui gl' indirizzassi 5 perche subitamente mi sov venne V E. V, , alia quale per tutte le maniere si dovevano y non solo come a signore in sommo grado slabililo , ed in cui tutte le virtu sono a gara eon- corse per farlo sempre famoso , sempre amabile , sempre ammirabile , non tra- lignando punto da' suoi magnanimi Pro- genitori ^ i quali hanno ne* secoli passati con beH'orcline seguito onoratamente , e con egregj fatti 1 corso della vita loro. Ma si dovevano ripeto all' E. V. diriz- zare, come a quella ch' essendo Inten- dente della Provincia di Terra di Lavo- ro le ha col suo valore . e colla sua opera apportati sommi beneflcj j la quale cosa e stata non solamente accettata da nostri Augusti Sovrani 3 che in lei han-
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no posta la kro fiducia ; ma bensi e stata approvata da tutti gli uomini di alto sapere e di purgato giudizio , i qua- ii tutti han forraata nelle lor menti una salda opinione di esser V. E9 un Perso- naggio nato a grandi azioni. Cio posto, essendo il giulicio mio fondato neli' uni- versale giudicio , come pote\a non pn gliare FE. V. per tale soggetto ? Te- nendo io adunqne per fern o che col lu- me del suo immortal nome, e co' viva- cissimi raggi delle virtu e bellezze che in lei risplendono , non solamente illu- strera questa mia piccola fatica , ma la difendera ancora coll' autorita da ogui puntura de' malevoli , e di cio la sup- plico quanto piu affettuosamente posso , essendo questa materia nobilissima e de- gna di Cavaliere , come ella h. E mi auguro y che se vi avid commessi dei vuoti , baster& per riempirgli *1 mei ito di averne ella accettata la dedica. Final-
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mente prego il slgnor Dio , il quale ha congiunte in lei tante rare virtu , affin- che il mondo le conoscesse per esempio, e le imitasse, di concedere a V. E. lun- ghezza , e prosperita di vita , onde lun- ga mente fra noi dimorando , coll' eserci- cizio delle virtu medesime ci ammaestri, ed a guisa di celeste saggio ad uom , che per dubbioso calle vaneggi , ed erri il dritto sentiero della felicita dimostri. Io sono col piu profondo rispetto Di V. E.
Pignataro 27 Novembrb 1882;
Div: obb: servo vero GlOVAWM CAWOWICO PEMAY
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ARTICOLO PRIMO Del Circondario di Pignataro in generate.
G
"lace il Circondario di Pignataro nella Pro- viaoa di Terra di Lavoro nel distretto di Caserta fra' Grcondarj d< Capua r di Carinola , di Tea- no , di Pietramelara , e di Formicola . Dal mezzo giorao al settentrione ba quasi otto m glia di lun- gh^za : e dalT onente alT occidente quasi sette in glia di largluzza. Su qucsta sufficiente esten- sione souo sparse la Terra di Pignataro unit' a Partignano , che forma il Capoluosjo $ Calvi , ch' e rappreseuiata da V»«ciano , da* Martini , Zoni ♦ e da Petrulo , co« altro villaggio detto anche i Mar- tini ; la Rocchetta e Croce unite ; Sparanesi 5 Gia« no , P<ntuliano Sansecondino e Pastorano un»ti 5 Cam'gliano Falchi e L^porano anche uniti j Vi- tulaccio ; e Bellona £ cio secondo la norma che fu puhblicata aeU1 Intendenza di questa Provincia agli 11 aprile 1812 In questo Circondario non vi si ritrava CitU veruna , solamente Calvi col nu- do sfio nome. La popolazione era in quel tempo di diec<mla quattrocento sessanta abitanti , oggi ne\ 18J2 souo i5<65$ cootiene sedici parrocchie 5 due Conventi j dieci Confraternite,} il Seminario?
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€ '1 Vescovado di Calv! suffraganeo di Capua , e traolte scuole pubbliche. E siccome Napoli al gra- do 3i 4^ di longitndine 5 e a' gradi 4l l$ di la- titudine. I villaggi sono situati gli uni dopo gli altri da levante a ponente alle falde d' una catena degli appennini detti dagli antichi Romani monti Callicoli , ed ora hanno molti , e varj aomi.
Q lesto Circondario veniva un tempo intersecato da due strade Consolari , dal ramo dell' Appia, die dal ponte Campano menava per Calvi a Ca- silino , e dalla via Latina ; oggi dalla strada detta di Roma , e da quella degli Abbruzzi . Raccbiude nella sua superficie porzione de' campi stellate t Falerno , e Caleno , de' quali ne avrei descritti i limiti , ma questi s' ignorano affatto, e malgrado il desiderio che avessi di darne una idea certa e precisa , son costretto a non dar«ie veruna ; an- che perche tali oscure indagini sarebbero di poca utilita 1 e tulto altro e il mio oggetto , onde le tralascio,
II Circondario e in una deliziosa situazione. La felicita di questi campi felici copiosamcnte la dimostrano le colonie Romane che vennero qui a locarsi , delle quali non resta verun vestigio; che anzi appena se ne trova menzione nella storia. Le sedizioni per6 tumultuose eccitate piu tolte in Roma per la legge Agraria contro cui parlo Ci- ceroae nel primo giorno del suo coasolato coo
It
quel!* maravlgliosa aninga tenuta al popolo , ca ne assicurano. Le Colonie stesse pirtarouo seco* loro in queste contrade V industria , e la fatica • Plinio nella sua storia Naturale , lib. 3. c. 8. ne fa una descrizione clie incanta.
Duro questa feliclta sino alia iavasi6ne de* bar* bari
II luogo mi ammonisce , acciocche 1 miei dise« gni maggiormente appanscano , che io dichiari il sito del Circondirio. Questo paese ( sempre infe* lice perche troppo felice ) & in si fatta guisa con- dizionato , che non altronde che dalla parte dello stato ecclesiastico pud esser m lestato ed offeso : E un gran datitio che la guerra stenda si sovente le sue rune sopra quest! luoghi f dalla quale sono stati spesse volte distrutti. Furono esenti da tali inevitabili sciagure fintanto che gl* imperatori colle loro legloni tennero in freno le feroci genii del settentrione ; ma quaudo giunse il tempo da Dio prefisso , e segnato in Oaniello , e presso V esta«- tico di Patmos t si sfascid la machma dell* irnpe- ro , non potendosi tener salJo contro la fwrza di quei barbari veramente crud li j divennero que* ati luoghi il teatro delta poverta , e della miseria. Uaa delle p u sorprendenti invasioni fu queila dev Goti. lissi i Goti , ed una sterminata moltitudine di barbare nazioni sbucate dalle taue del setten* trioae turoao i prixai a porlare la desolazione » e
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T esterminio a queste region! , divenute preda di
un nemico povero , ma coraggioso Quei popoli
fra loro umani , feJeli disintt ressati , erano Feroci,
ed avidi colle nazioni strmiere. Le loro scorre-
rie si estesero motto lontano , finalmente l1 Italia
ne fu il teatro, I Seraceni poscia venuti da mezzo
alle tigri dell1 Africa colla loro insaziabile crudel-
ta , con ferro , e fuoco apportarono la totale ruina
alle Citta della Campania. Calvi non ha altro clie
vestigia , le quali richiamano la memoria di essa,
e tale e stata ancora la sorte di tutte quasi V an-
tiche Citta d' Italia. Ed ecco come questi abitanti
non sono felici in un paese che pure gl1 invita ad
esserli. Mi rattristo poi doppiamente , e perche
osservo distraite tante Citta , e paesi ; e perche
miro campi un tempo si floridi , divenuti per
tanti secoli stagni , e paludi. I
In questo sconvolgimento di cose precedeva scm-
pre il terrore 5 ed i popoli abbandonato il pro-
prio paese , altri , come ucelli , ritiravansi in altri
paesi $ altri se ne fuggivano a nascondersi ne' bo-
schi , nelle caverne , e ne' monti ; ed ivi sofferire
lutt1 i disagi per evitare il furor de' nemici, giac-
che una pronta morte seguiva o la lentczza a scap-
pare, o la curiosita che tratteneva i passi. Questo
conveniva di fare a quei nostri popoli miserahili
avanzi de' barbari. Su quei pocbi infelici geUando
io gli occhi dclla mente , m' immagino , the ca-
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lassero qui a pascolare gli avanzi de' loro armen- ti , pieni di timore , e sempre esposti allc inva- sioni , ed alia discr zione del primo venuto. Cosl abbandonarono V agricollura f le cni produzioai erano iocerte per essi , e non furono quasi piu , che pochi paston.
Alcuni di quesfi presenti Villaggi ebbero ori- gine dopo il mille , alcuni forse sono piu anti- chi. Anche a loro non mancarono i travagli della guerra , come sotto i Normanni , Svevi , Fran- cesi , Aragonesi , Austriaci , e prima di tutti que- sti i Longobardi , i quali non riconoscendo altra virtu , che ii valore , avevano truppe e castelli , ed il popolo divenne piii schiavo , e piu infelicej come apparisce dalla sloria di que1 tempi , a cui rrmetto il lettore.
Ma dopo le tante variazioni accadute in Italia pel passaggio de' particolari governi, e dinastia da una mano neli' altra , e da uua famiglia propon- derante nelP altra piu debole , fu finalmente nel secolo XVIII verso la meta fissato un sistema di regime fra i Potentati d1 Italia y e Urate le linee di confine • Si godette in tal epoca alquanto di stabilita , e respirossi un' aura di pace . Torno il secolo d1 oro sotto V ombra dell' immortal Car- lo III. , e negli anni ancora del degno suo figlio Ferdinando.
Ma negaiiim summis stare dlu 5 la vera f*l
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4 serbata nell* altra vita! la presente e bnibrat c figura , transitoria , e fugace . I popoli noa avea«* tio per la Beligione quell* attacamento , e zelo lasciato in retaggio da' padri loro : le leggi , e preceiti della Chiesa crauo conculcati , senza che posto si fosse un freno : il costume era deprava- to , e corrotto senza un censore ; gli ecclesiastici secolari , e regolari degenerato aveano dal primi* tivo carattere , purita , e contegno $ erasi intro* dotta una filosofia perturbatrice de' sistemi Reli- gioso , Politico , e Morale. Quando la floridezzat dello Stato Romano giunse a degradarsi per simili motivi , da se stessa rovescid , e Gni . Sdegnato il Signore permise , come gia ne' tempi anticbi della Chiesa Giudaica, die ubbriachi i popoli della propria grandezza , e delle loro fiiosofiche opinio oni , dopo di aver turbato il proprio dominio 9 ed attaccata la Religione e '1 Trono , la discipli- na , e la morale, uscirono qua' lupi affamati dalle proprie tane per inondare i limitrofi Regni e Pro- \incie. Quello che fecero i popoli settentrionali nel tempo , che allagarono queste belle contrade non solo venne rinnovato da un popolo , che si tenea per civilizato e religioso , ma vennero an- cora sorpassati. Si mutarono i nomi de' mesi , i xiomi delle autorita governanti , si eliminarono i giorni festivi , si pretese mutar la Religione ; co« se tutte sci bale all* epoca dell' anticristo , e s' in*
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trodusse tin nuovo sistema di cose sens' ordine 9 e senza sistema. Finalmente si concepl il disegn© simile a quello di Nabucco di restringere tutti i giovani sotto un solo impero e capo. Questa fia la nazion francese. Quella nazione, clie ne'secolt andati era stata il sostegno della Religione , la tenace della pura morale , il ricovero e garenzia de* capi della Chiesa , nazione che si forzava e coll9 esempio , e co' dtttanii di chrilizzar I1 JEuro« pa. h1 epoca del 1788 al i8i5 ci presenta il qua- dro deplorabile del fanatismo di tal nazione , e ci fa conoscere cosa possa far 1* uomo , quando ha scosso il dolce gicco della Religione , e si e lasciato in braccio a se stesso* Senza stender le nostre vedute suir accaduto nelle Spagne , in 0« landa , in Alemagna , e nelF Italia , basta rian« dare quanto abbiam veduto cogli occbi nostri dai 1799 al i8i5. Sarebbe un rinnovare a me, ed al lettori la dolorosa memoria delle sciagure sofferte* II Signore che mortilEica c vivifica , dopo di a- verci flaggellati cosi per due volte si placd , ci rese il Regno e '1 Re. Ma qual infausto p>aneta 9 anzi qual genio maligno , ed inquieto domina que* sto nostro cielo ? Quando credevamo che risanati noi da nostri passati mali dovessimo tutti ringra* ziare il divino Redentore, il nostro regno anima* to dal mal esempio altrui divenne agli occhi di Europa il teatro di una strana al certo , e furs©
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in questo tiostro paese non p»ii udita scena di cU* sordine. Vi succedette una intestina rivoluzone con tanta rapidita che si ba pena a seguire. Con- dotti i nostri nazionali da una cieca passione a lord stessi nocevoli , eecedendo i limiti di sudditi richiesero al Re una nuova Costituzione pel Re- gno , e si stabili una Assemble a naxionale Ma non si fece altro che consumar danari e riputa- iione , secondo il sentimento degli uomini inten- denti. Imperciocbe il Re immediatamente diede avviso ai suoi possenti confederati del grave acer- Lo caso accariulo ne' suoi regni , instando , e cou- citando essi , accioche siccome si trattava di cau- sa comune : cosl etiandto insieme si pigliasse la vendetta di tale offesa fatta alia Maesta Reale la un subito una flotla imponente si vide veleggiare nel mediterraneo ; legni Inglesi e Francesi si pre- sentarono nella rada di Napoli per sicurezza delta Famiglia Reale , e de1 nazionali rispettivi. Alia vista delle impmenti forze , il gallo , come dice quel proverbio , abbasso la superbia , e calo gin le a!L II Re prese consiglio di sub'to imbarearsi sopra un vascello Inglese , a portossi in Vnnna. 1/ esercito imperiale chfl stava nelT aha Italia el>- be online di marciare subito verso INapoli L' as- Semblea naxionale crerlcndo di porre un saldo propiicnacalo iped) i nostri bgionaij ai confini del no , QUI le vennc fallito il pensicro j alia tc-
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duta degli Ausfnaci si sbandarono , e fu^girono tutti. AIT enlrare i vitloriosi imperial] , si sciolse T Assemn'ea , e si Irsnquillarono le cose pcste in sediziooe * auto egli e vero , e ce lo insegna la 5tona di tutte le nazioni , che gli uomini volen- dosi assicuraro da un p< ricolo , U rimedio the vi p»ghano e la loro gran runa ; per esser felid bi- sog?*a tssM* vmIuosi De1 molti gravissimi error! t che si son fafti daJ cnto nostro , niuno ne ^ for- se stalo ma^giore , che ci ha ^jutato a cadere do- Te siamo : stato assai peggiore di quello , che so- stenuto albiamo per tanti anni dalla guerra Qual infau^to pianola mai lo replico domina qaestc no* stro cielu ? ma tiriamovi un velo sopra , ed 10 vorrei che per onor del secolo , e del nostro re» gno fosse tanto denso e largo, che coprisse tutti a tutta la posterita. II popolo applaud! a" succes- si felici del Re , che adorava , egli li merito per la sua moderazione , poiche seppe vincere e per- donare. 1/ eta che verranno leggendo nella storia tanla umanita di consigli in tant auterta di armi bpnediranno sicuramente il nostro he, vtro no- stro Padre.
Ma dopo lante variate vicende avvenute per tanti anni dalla guerra il ncstro circondario e ca~ duto in un languore irreparabile , dal quale now possiamo noi risorgere , se non d< po una lun- ghissima pace , che rienfrati in noi stessi possia- mo sperare dalla iufinita Lenta del Dio dt^li e- serciti.
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Ma e tempo omai di ritornare donde siam par titi , alia discrizione in cui si tiova al presente questo paese, il quale ha una situazione lusinghie- ra f un clima temperato , una campagna fei tilissi- ma. Diamo una rapida scorsa alle colline e alle montngne , che sono al stttentrione , le quali ua tempo forse erano coverte di boschi e hoscaglie, son oggi quasi tutte diradate. Le colline sono co- verte di un1 erba eccelleute, e salina, cbe per tre parti de!T anno, esclusa V estate, alimenta greggi di bestiami , dando alia lor carne un grato sapo- re. In tutte le colline da levante a ponente vi si raccoglie la mortella , e '1 lentisco , ch' e un ra« mo di commercio che i nostri fanno in Santama- ria per la conch de* cuoi. Vi cresce in abbondan- za anche un erba detta dagli Spagnuoli sparto , nelT idioma del nostro paese fiesio verdeggiante per tutto 1* anno. I nostri in pu luoghi del cir- condario ( e sono forastJeri ) ne fanno strambe, stuoje , scope , gabbie ove mettonsi V olive in- frante per trarne V olio ; e delta erba serve an- che per alimento delle vaccine.
Le colline poi potrebbono essere molto grade- voli ai botanici , i quali ritrovarebbono molte piante interessanti e meJicinali : camomWa , is- sopo , rula , origono , cametrio , salsa piesana ec Al di la del commie di Giano verso quel I o di Croce , e quelle delta Rocchefta vi sono monti DiJU ilti , ailombiati dt neii CCipUgli , die gli do- minano , Ittlle loro vette hauno dense selve di ro-
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ven , elci , earpini e di cireggi ; la loro coltura e trascurata , cosl vantio deieriorando , facendo- sene carboni e tarcare y ed annunziano all uomo di quiche awed mciito una prossima carestia di t.i] genere.
L* base di dette colline e \aria e diversa ; in Btllona e di un sassM solido , o sia Iraverttno \ le ahre sono di tapillo e di una pietia pu tenera atla a calcinrsi } in C&m'gliano e ntlla Rocchttia \i sono drlle cave di solfato di calce , detto vol- gaimente stucco , di cui i nostri fabbricatori fan« foolfri uao per intonacare le mura
Scendiamo ora d<Jle c lline, e dalle montagne per viMtare i villaggi ; la situazione de' quali c delmnsa , ed i conform sono molti ridenti , cm* brtggiati da viti e da olivi. Le db)ta2ioni sono per lo pu quali de1 paesi ; le case sono fabbricatr di pietre di tufo,e consistono ordinariamente in un pian terreno , ed in un appartamento superior? j sono i tetti di canali o legale. Le strade interne quasi in tutli i comurai sooo bastantemente succi- de , senxa lastrico , e per conseguenza inondate di fango nelF inverno j peggiori sono le strade ru- rali. Gli uomini ph-bei vestono un giubbone , che al di dietro appena copre le natiche, ed una ca* xniciuola , calzoni, e scarpe di vitella , e portano in testa un cappello di lana. Nelle donne , le qua- li sono compagne delT uomo in tuUe le fatiche campestri h rimarchevole la loro vivacita, alia qua- le cogli annodati capelli aggiungono le grazie ;
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arm i) lusso del loro vestire divora in parte le sostanze de bracciah ; poiche in questi nostri pa- esi i \illani e le villane pr mpeggiano nelle foggie rustiche , ma assai ingemihte.
II dialetto delle popolazioni e \ario , dunque hanno avuta diversa origine , in Pignataro , Vitu- laccio e Bellona F idioma e Osco. II cib:> ordina- rio de' contadini e il pane di grano e di grano tF'iadia, e mineslra di cavoli e civaje , e poca companatica. In lutti i villaggi , ad eccezione di tre , F acqua bevibile si attinge da'pozzi. Queste popolazioni non lianno avula mai fama per qualche arte , onde avessero potuto dare maggior valore alle loro derrate. Sono principalmente occupati all' agricoltura , la natura ha condizionati gli ar- tefici di questi contadi ad essere artefici ccmu- nali.'Quelli poi che non hanno terre da coltivare sono vialicali , o sieno mulattieri , i quali col tra- sportare le derrate a schiena di muli , o di asini, o co' traini ne' m^rcati convicini e nella capitale somminbtrano a mr,!te faniiglie un mezzo onde \iyere con qualche agio. E sebbene F opulenza non sia pi li qUelia di UQ tempo , la mediociita nnn c iMi'i , e se in qua' che comune il territorio foss'* ptqrite , F imlustri.j supphsce a tutto , per- che Li (atica vi e in onore.
Andiamo a god ere la cantpagna , giacche collt sua frtschezza per le vQghisiime verdure de'semi- nati ondr & ricoperta su d1 uu orizonte estcsissi- n\o c invila c ci allelta, Prescula cllu uuo spit-
HI
tacolo variato in tutte le stagioni ; e nelT iuver- no ci fa godere le delizie della primavera Le pro- duzioni sono in generale le stesse in tutto il cir- condario , ma non sono per tutto ugualmente , siccome noteremo nella traitazione clie faremo di ciascuno di questi paesi j per ora diciamo sola, mente che produce tutto cio che serve al mante- nimento della vita ; grano , grano dindia , orzo , Liada , olio , vino , lupini , ogni sorta di ciraje, d1 erbe commestibili , e di frutti, e tutti eccellen- ti, e tutto cio che vi cresce ha un sapore di gran lunga migliore che in tutta la Provincia. Vi si tro- vano anche i tartuG neri. Ne' pantani e ne1 boschl vi e molto mele. Vi si alimentano pochi bachi da seta , perche pochi celsi ; vi si raccoglie poca ca- nape , che non basta al consumo , e pochissimo lino , perche mancano le braccia. Abbonda il pae- se anche di selvaggiume in tutte le stagioni ; di pernici , di starne , di beccacce , di tordi , di piccioni , di tortore , di quaglie , di beccafichi e di altri uccelli , di cui non rileva punto il par- larne } e ne' pantani neu inverno una gran copia di germani , o sia malarde , e di altri uccelli a- quatici. Merita pariment'i altenzione che qui non vi sono animali selvaggi feroci , ad eccezione dei lugi , che vi fanno alle volte qua] che s*rage spe- cialmente de* puledrucci e del bestiame lanuto.
Ma non e cio solo che rende felice questo cir- condario. Al mezzodi dopo circa tre mrglia nou ha altrc che paludi , le quali rimangono incolte*
27.
In quel pascoli grassi e Butrltivi vi si atleva mol- to bestiame , pecore , cavalli , buoi , varche , e molte bufale , le quali scmministrano Jaite pin- giie e squisito. Ma di quei terreni che so^o di somma fertilita ne parK remo nuovamente in ?p- presso , diciamo in questo lucgo , che il terreno del Mazzone e argilioso, e pemo t- nacissimo •, si spexza coll1 sjuto di fortissimi aratri , e Mibito che k rotto , manda zolle si granb e tante , che egli e di mestieri , \olendolo domare , ar^rlo di nuovo. Tal e il quadro gener-le del circondano } ci \or- rebbe un libro intiero , se si volessero descii\tre tutte le ricchezze naturali di questc paese , cd al- tri oggetti debbono occupare questo. Passiamo ora ad esaminare il suo clma , o sia V aria*
ARTICOLO II.
Dell aria del circondario.
N<
on s' aspetti il mio lettore da me una esatu. analisi delT aria , che si respira in questo nostro circondario , quale farebb^si da un pratico chinii- co j che con allato gli ord'gni sprrimentat< ri e- saminasse la quantita e le pioporxioni di tutti i fluidi , e di tutte le sostanae componeuti questo nostro atmosfera ; praticamente la descrizione po* tretibc ess«*r grata agli intelligent) : ma io non fui allevato nclla palestra di una scienza . la quale col- la guida dell' immortale Lauoisicr In f.«tti oggi i piii rap»di progressi ; soao bensl un miuistero del
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Santuario , che dopo un lungo corso di varia for- tuna , assai pero piu trista che buona , finalnunte raccolto, e solitario vivo in questo piccolo angolo di Terra di Lavoro , pressoche tutte le ore ado- rando i profondi consigli di Dio , contemplando le vicende del mondo , lo stato de* miei simili f e la filosofia de' costumi 5 e cosi divengo di gior- do in giorno un filosofo cristiano. Oede colle sem- plici scarse vedute della mia mente faro una de- scrizione, quale posso, utile ai miei concittadinu Incomincio e dico che i villaggi del circondario , come sopra accennai , sono locati in apertissimo, alle falde di una catena di colli , che cominciano dalle Alpi , e terminano a Lecce , percio V aria elementare , o sia aria volgare , la quale si respi- ra nel paese che noi abitiamo e huona anziche no. La prossimita delle anzidette colline , ed i cambiamenti dell1 aria per la forza de* venti sono la causa della sua salubrita. I venti scuotendo la massa delT aria , e qua e la sollevandone le on- date la purgano da ogni insozzanrento , e la ren- dono purgata e netla. E questa e una verita che Seneca nel lib: v. quaest. nat. cap. 18 sin da suoi tempi scrivendo : assidua vexatione aerem uiilemf ac vitcdem \ egli chiama il vento una vessazione delT aria 5 se 1' aria non fosse cosl tribolata , non sarebbe utile e vitale. Aggiungete , che i nostri abituri sono adombrati da arbusti , e da oliveti , le quali piante tutte anch' esse prestano buott servigio al nostro aere 5 perche ne attraggono , e
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succbiano la nequizia degli atom! mabgni , e per tal modo anche esse concorrono a rendtrla pura e salubre.
Di piu qui in ogni stagicne, specialmente nella pnmavfra godiarno una fioritura nella campagna la p u vez'osa , la qiirile profuma V atmosfera f mentamente appf-llata dagli a j ticln cacnp^na fe lice.
A miei concittadini semhreri che abhia detto poco della bellesza del paese e dell' aria che re- spiriam'j , ed a me pure sembra cosi . ma p^ro in parte ; perciocche in parte sembrarni che io n' abhia fatto un ritratto in profilo. Per disami- nar questo grave negozio interessdnte nulto il nostro scopo , fa d' uopo ritoruire ai venti che qui dominano , ed osserveremo le sta^ioni qin "variare a momonto. Che sia cosi , nell inverno a'le volte spirano i venli aquilonari salutevoh's- ;imi , i quali pissan<lo sopra monti di ghiacci vi si caricano di parti nitrcse , portano il freddo ; purgano , e forbiscono V altrosft-ra d' ogni umi- dore , ed allora e oltima. Ma per la pu qui do- mina i' Austro , il quale venendo da paesi ine- ridionali , si carica d' aria calda , ed attesi i m >nti che s.ono alle nostre spalle , i quali ne impedi- scono le on lolate , il vento qui stagna : ed erco la Dtnggia che ci nucera. L' epileto di pbtmbcus auster che gli da il nostro Oiazio sta pur bene ad tin venticcio irnido , e pigro , che stupidisce le fibre , cd i DHUSColi , toglie 1 appetito , pare che goafii il corpo , e reiide pOOOtp il respiro ;
allora P aria umida depone le particole acquose ne' polmoni , e c^giona le infreddature , la tossef ed it calarro ; ed allora non sono rare le neb- Lie , th1 esalatiO o dalla camp^gna , o piombano g'u da* monti ; e queste Delia primavera vi si f<m- no sentire moltissimo , perche adug^iano le pian- te , ed i s^minati , e (anno sovente failire le spe- ranie de1 coloni.
Noti i! iruo leltore clie per quest* allegata ragion Csica ne! precedente articolo io dtssi che la na- tura avea condannati gli abitanti di questo Cir> condario ad essere semplici artefici comunali } ed ora vi aggiungo , e meschini uomini di lettere j perche siamo sottoposti a venti nojosi , e spia- cevoli , e ad una nebbia grossa y e spessa , che cala dalle collide , e che levandosi dalle paludi si distende sino alP abitato ; percio uon produce sp*riti elevati , e vivaci , come sogliono general- mente altri luoghi , dove T aere e piu purgato, e pu sottile. Per comprovare il mio giudmo allego la sentenza di quel gran filosofo* Aculiorct enim sunt interna , et ad intelli^endum aptiora y eorum , qui terras incolunt eas , in quibus aer sit purul, ac tenuis , quam illorum , qui utuntur crasso catlo , atque concreto Ne mi si dica con Platone che la virtu in ogni luogo si ritrova , e si alii- gna • che V uoraa e una nobilissima pianta , la quale da se si solleva in alto , qualunque sia il suolo entro a cui spande le radici . Ed in fatti i Beozj passayauo pec uomini dj crasso ingegno*
e pure Teban! furono quel gran Capitano , V in- traprendente Epaminonda ; e quel singolare ge- nio delle muse, T innascrivabile Pindaro } e di Cheronea quel profondo filosofo , e storico f V im- mortale Plutarco , che fa la mia delizia , erauo terre della Beozia. Gli e vero , ma quel divino filosofo parla in geaerale ; ed io pnre segnaudo qui la generalita , dico die gli abitanti di questo paese sono grossolani , e da tanti secoli finora non hanno alcua monumento di genio , alcuna prodiuione della loro industria, che gli renda com- mendabili nella storia dello spuito umano . Poco attendono alle scienze , e niente alia vera filosofia.
Ma questo punto sara da noi nuovamente esa- minato nell1 articolo della pubblica educazione •
Jvi rimetto il mio lettore.
Passiamo ora ad esaminare se V aria delle no-
stre campagne nella stagione d' esta sia malsana , o
no : giacche i campagnuoli qui non s' invecchiano. 1/ esame proposto interessa moltissimo , cssendo
la maggior psrte di queste popolazioni agricola ; ed esigge ordine , onde possa conoscersi la ca- gione di un tal fenomeno si doloroso . In grazfa adunqne di tanti di questo povero popolo , die pure sono nati nostri eguali , e nostri fratelli , ed assai molto nostri benemeriti esaminero partita- mente le loro faticlie , cd il nutr mento *, e da quel poco ctie narrcro , si conosceia benissimo , the le loro fetiche sono continue dure recessive; <? quel die i peggio sono ma] nutriti. Diano pri* in* uu sjggio delle loro fetiche.
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,Appena un 6 gli nolo di questi mneri popolari giugne a^l? otto , o dieci anni d<!la sua eta , che da' senitori v<en locato al servizio ammale di qual» che affittuale massaro , destinanrlolo alia penosa fatica della cobur* de* campi. Q.iesto ragazzo di- vcnuto garzonctllo , e vestito nelT inferno d* un. lacero giubb^tto , e di uu simile calzore , e uella es a p- i d* un siHicio camice , e d1 una bracajuola di cann^varcio alia punta del giorno deve guidare gli armenti alia pastura sino all1 imbrunir del cie» lo , serondo le stagioni , e agli ordini del castaldo d- It masseria. Divenuto poi adulto , ed appresa T arte di guidare V aratro , ed i buoi che lo ti- rano , incomincia ad arare i campi ; e senva ve- run riguardo alia sua sanita , nella notte , nel giorno , fia la polvere , e fl fango , al vento , alia nebbia , al caldo , al gelo , alia piog^ia vien oc* cupato in tin assiduo travaglio in tutt* i lavori della campagua , succedendosi tuttdra gli uni agli altri. Qtiesto giovanetto eosi iaticato , in tempo d' in«- \erno avviluppato entro un lenzuolo , o cortina si mette a giacere su d' una panca , o uella casa rurale , o in una villareccia capanna , ma sempre aceanto alio stailaggio ; nella estate p >i peggio f a cielo scoverto sulla nuda terra intorno dill' aja dormiglia alquanto. Si pasce poi di cibi grosso^a- m i di pane di grano mesco col granodindia , di erba^gi t di legumi , di panats , di polente , alle volte uu poco di companatico di cacio, di pesce
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secco , e di carne salata ; ed appena in due me- si estivi ha un poco di \ino.
Consideriamolo questo medesimo giovane nello stato conjugale , e che lasciato di esser garzone , vivesse a sue spese. Gli e vero, che va a dormire unito colla raoglie, ma in affomicato succido ca- solare preso in fitto , essendo tali poveri braeciali privi d'ogni altro telto del cielo in fuori ; e nel fetore di quella stanza o' stalla per dir meglio , si mette a dormire sul letto del piaccre. Tali con- jugi poi vivono dl per di con disagio miserabil - mente con quel poco che si guadagnano ; ma le fatiche sono le stesse , e forsi maggiori. Accenno solo quella per macinare le olive j travagliano qua* si i giorni e le notti intere : fanno compassione in mirarli , leggesi loro sul viso il languore e lo spossamento delle forze. E questo nelP inverno ; iielT esta poi prima delT alha debhono uscire dal- rahitato, andare nella masseria a mietere il grano, a scognarlo , ad arare il campo ; in somma non pi adagiano in hraccio al sonuo , che lassi di fa- tica. Durante poi Y esta vivono a spese del pa- drone che gli ha condotti , con quel trattairu nto sopraccenualo , ed hanno un poco di vino da raU lcgrarsi lo stomaco.
Di grazia diamo una rapida occhiala tile dou- nc. Esse fin da' piu t<ncri anni avezzale dalle loro madri alia fajtica , vaimo a tarcbiare i sesninati , a raccoglier le Bpighe delle biade, i lupin! , WgKian- d? , lo olive. A lulte di circa scd'ti anni soppor*
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tano tulti i travagU dell* agricoltura in compagnia delT uiimo , e faticano con emuiazione tra loro» Una fanclulla che tiene neile mani gP istromenti rurali , una madre incinta forse del sccocdo , o terzo fi^lio in mezzo di una campagna a ^picola- re , e poi in mezzo di un aja batte le spighe nel mentre il sole neJ cocente meriggio le scotta la. p< lie , e le abbronza il viso senz1 avvedersene ; questo fenomeno e per chiunque \i riflette uco de* piu sorprendenti fenomeni che si presentano in queste nostre contrade , e che se-mbra invitare V occhio del filosofo per esser considerato . Io per me non posso abbastanza dire quanta doglia mi rechi quante volte mi abbatto a mirar queste donne sii d1 un1 aja dove si tritura il grano col calpestio delle cavalle « sparse di p dverio , e grondanti di sudore tutte le membra mezzo igoude , co' pul- moni inquieti , ed anzanti \ il solo ponente che ogni dl spira 6 qviello , che sostiene le loro forze^ K queste infebci soltanto durante la tritura del grano sono alimentate , come sopra accennai , ma non hanno il vino . Fanno compassion©.
Dal poco anzi dal pochissimo fin qui detto a me sembra trarsi argomenti non soggetti ad equi- vocazione , perche i nostri campagnuoli vivano as* sai poco . La fatica eccessiva, alloggi ammorbaii letti di stracci , il difetto di pulizia nella vita che menano , cibi grossoloni e vili , in sojnma niuna di quelle comodila necessarie ai loro bisogni sono le cagioni indu bitate del corto loro ^ivere.
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Iii primo luogo : V eccessiva fatica unita all* eo Cesivo calorc fa loro perdere Tumido naturale , e gfi epossa di (one. In secondo luogo : neli1 estate da per tutto si alzano dtlT esalazioni che rendono r aria malsana , specialm^nte nellc masserie , o sia aLuazioni rurali, ove vi sono i Ittam. j , ed i campi d ' intorno sono stablati ; qiull emaoaz ooi putiide del fimo , e qudP esalsz'otd , che la natura cao cia via da' Corpi, come sovcrchie , soiv> noci e a suggfrsi di dujvo ; perc 6 d divino vtcrbio Ippo- crate Fpidam XV insegna , che e m^glio dor- mire in In go amp o ben cop^rto , che poco co- P' rto in luogo ristretto j e cio perche s' impedi- sce la traspirazione.
La trasp raz one pof e quella rug^ada spirante del continue toot della carne , della quale tutti i medici sono ddigenti calcjlatori ^ nel s<>nno il nostro corpj e piu d^p>sto alia traspirazione, e per d»r cosl f la matura f perch& poi fuori se n' esca , e fljisca in sulT aurora . Or domendo a quel sereno si costringe la pelle peituggiata , e lUgante a racc">glier entro un nocevule umidore , pciche T aria di notte e varia , ed in estate si cambia tre volte , ed e vaporosa , o maligna . Peggio assai qtnudo piove uella esta , le notti , e le matl'me good freschissime , ad un eccesivo colore gudcedendo un omido frcolo , questa subi- tari»*« mutaaiooc impedendd la tfaspirazione, cor- rompe glj 1 1 f 11 o r i , ed il ive.ma , le OSlrutioni, le flu^iooi. le COlllpAtiouJ , l<" febbri Mzkot dop*
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pie sono iramancabili 5 a tutto ci6 da peso anche il giudizio d<-l signor dottore Giosue Bonacci va- lente professore di mediciua , al quale avendo proposta la sopranotata asserzione , rispose , che nella sua lunga pratica aveva osservato che nimio de1 nostn campagciuoli , non eccettuati neppure i massari andare esente dalla ostruzione di milza , in chi piu , ed in chi meno voluminosa , conseguenze di qu<sto genere d? malattie , anche ney buoi nati, e cresciuti ne' mazzoni si ritrova il fegato impe- trito , o fraoido in parte . N£ giova il dire che m-ilti di questi campagnuoli dormano neirabitato: giacche il basso in cui giace questa povera gcnte e gravida di aliti cattivi , specialmente se dentro vi dorme il cane , e la gatta , la gallina , il por- cello , e simili animali , il cui letame esala un fe- tore che appesta le loro dimore , Pafa , il sudor© del caldo , 1' insozzamento rendono 1'aere stagnan- te , immondo , e fecci.oso per modo , che dall1 o- dor tetro , dalla gravosa atmosfera si ammalano. <Jiascun sa che nulla piu giova alia salute , che la nettezza in tutto V esteriore.
Ne crediate che queste annotation! sopra la fecsia degli efluvj ' nocevoli del fimo siano vane sofesticherie , perche e ben vero , che certi corpi perfettamente temperati , e forti disprezzano nella loro sanita questi piccioli detrimenti : ma e pur vero che se questi detrimenti non fanno la loro impressione repintioamente , ma la fanno insen- sibilmente } ed a un urto improviso che sonnr**
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venga , si arcorgono J* eg^er infermi f e talvolta imsiedicahili, come m*li die ?»fl'^nno la vital vi- scera , che e il polmoue $ perche Taria ivtrefdtta e mobile a tener dilatati i nostri pulmoni , ed a mitrirci.
Passiamo alia terza causa , c*oe , ai cibi . la primo luogo la replizione del pane e pessima se» condo P Ftemplero : Valetudinarium infatile » E pessima anche la polenta o di grano , o di gra- nodindia . Quel la colla non pno non render gom- mose moltc giandole , e molti pori con periglio di cobche , e di o*truzioni , come osservo ancora T lldano osservazione 34 centur. 6. Ma io in que- sto punto bramo rontraporre ai nostri camp^gnuoli in confronto i nostri viaticali , o sia mulattieri , e provare co1 fatti alia mano che il cattivo nutri- mento sia una delle cagioni di render carti i lbro giorni.
I viaticfili tanlo benemeriti deMa soc>eta , o che negoziino coT traini , o eolle salmerie , sono fati- cati assaissimo. Travagliano questi poveretti quasi tutt1 i giorni , e per lo p li di notle 5 se t d' e^fa sotto la sferza del sole 5 se e d* inverno s' imba- cuccano enlro una cnp'rta , o cappntto , o the nevighi , o che piova , vanno ne' rnercnti , o al- trove a vendere , c comprare ; ognora pno co* palpiti nel ruore d' fetter* derubati da1 ladn , con pencolo anche della lor vita . E pure il i >ro co- lor vivido naturale mostra la loro smlta , e robu- ttezza , perche si cibuno di came Fresca , 0 motto
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vino ; vivendo al di sotto dell' ur>m* possidenle, cd al di sopra dei miserable ; Per cm *' 'oro Stato e raolto fe-lice Q usto confronto da me falto de' campagnuoli co mu<attieri dimostra ad evi- denza cbe i cattivi c»bi di cui «i niilriscono i primi sono una delle tre cause che abbreviano la loro vita. Ma qui usando della opportunity apro 1' a- dito a due annotazioni alia materia convenient?.
Nota prima : abbencho in questo esame io non abbia finora inteso di parlare ne di quelV aere die si respira nelle vicinanze de' Pantani , i quali for- inando -molti stagni , nella estate gli avansi de1 vegetabili s1 imputridiscono , ne corrompono 1' ae« re , e lo rendono micidiale , massimamente ai fe- restieri ; ne tampoco ho parlato de* campi adja- centi al rivo di Calvif il ( quale dovrebbe dirsi piuttosto torrente , e taP e nelF esta quando pio- Te , e con violenza ) ; in questo rivo in tempo d1 esta scorrono pochi filamenti d" acqua , la quale si marcisce , anche per la matura del canape , si solleva daH1 alveo un vapore f cbe corrompe V a- ria , e cagiena lunghe , e crudeli febbri $ sebbe- ne , rcplico , non abbia io inteso di parlare degji anzidelti luogbi malsani , aulladimeno pero il vento ponente scoirendo per sopra quelle vaste deserte maremme putride trasporta a noi que' volant) ef flussj pestilenziali : tanlo peggio , non esseadovi toschi framezzo , onde ne succhiassero almeno in... parte la nequizia degli atomi maligni . E c so si- gnifies , che neir ottobf e del 1817 si manifesto,
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•nche in queste can trade la cosl detta f>Mbr<» pr« ieechiale malattia fam sa negli annali tinfausti d. IT* mia patria , onde intristl tacituria squallida g< mU bonJa -f V origine progre*so , e irattamento di deN ta febbre furono esamiuati da volenti professori ue' loro cenni storici redatti per ordine del su« premi Com tato Sanatorio dl Napoli , i qu&li fu« rono dati alia luce ; a quegli invito i miei )ettor?f che voessero soddisfaie la loro curiosifa Infer! questo morbo cont^gg o*o massimam^nte in petru* to , Giino e Pi^nafaro E qui mi si permetta di dire tutto quello che so ; quella tu^ba di poveri ianguenti mentava d' ess*r nguardata con occhi p'u dolci % e can umanita particof*re in quei bi* sogni rtraordinarf . e rinvigorirla con qualcbe s*ra« ordinario soccorso ; io alio la voce f e dico ai pisside^iti , se vi sono casi , cioe si voglia usare vmanita pirticolare , come certamente furono que- sti di cui abbiam p«rIato , usar si dovea coi cou« tad jul de' nostri paesi contro de' quali massamen* te inferi.
Credo opporluno il dire , che nel med^s»mo xnemorabil anno il fligello della fubbre petecchiale dtgli uommi fu vinto da quello della spaventosa fierissima mdattia de1 buoi , animali $\ benefici y e si necessar j alia cjltura de* ompi . Quetfa f b« bre epidenaica qual fulmine veeraentissimo attacc6 lutla la sp cie bovina nel mese di luglio con tu* mori iufiammatoij m IV inferno delle coscie , nella bocca | e nella lingua • Era ua aifli^iuut generale
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Teckr la campagna tulta deserla. Vlglle il Gover. no ai hisogni dello stato vsubito pel canale della Intendensa fee perveuire in tutte le Provincie del Regno una istruzione compilata dalla facolta della regi'a scuola Vef.erioaria-.di Napoli r onde ar«* restare i progress! della Fpizoosia , cosl delta , carbonaria della specie bovina j trattava : de c&« nitteri generali della malaUia : de* pro%nostici i. delle cagioni occasionali manifeste , e cospiranti : del melodo preservative* : e del melodo curativo\ e della cura interna. Questa ultima consiste in far uso di china , canfora , genziana v e Valeriana... Date queste notizie al raio lettore , le q*ia!i po* trebbero dar lume in simile occasione (che voglia sempre Iddio che non avvenga ) , rimettiamoci suir abbandonato senliero.
Nota seconda . E fuor d' 05.n1 dubbio essersi. molto alterato il clima di questo Circondario dallo stato in cui era ai tempi dell' antica Rorua , spe- cialmente all!et& di Giulio Cesare iL Dittatore, ik quale nel sao primo consolato dedusse in Capua una Colonia di venti mila faraiglie , le quali ave- vano tre , o piu figliuoll per una . E questa fa poi ampliata , ed accresciuta dal suo successore Cesare Augusto ai suoi benemeriti soldati dopo la guerr>a Azziaca . Giova il sapere che di lutte le terre che i Romani acquistavano ne \endevano, una parte , e rendevan V allra di ragion del pub- blico , e distribuivanla ai citladini indigent! , che ae pagavaa uaa maderata coutribiuione all* era-
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rio ; impfegavano quest' enframe provvedendo $l tutl' i comodi delle Colonie : nel risarcimento del- le mura , nelle puhbliche strade , ponti , terme , teatri , templi , ed in altri pubbhci edifl^j , mas- simamente negli aquedUtti per coodurre le acque per loro use , e per incanalare i torrenti neile loro sponde , onde non stagnassero ne' campi 5 pensava il senato romano che non alfra esser do- \e*9e la sua cura , che questa : iutendendo be- niss>mo clie il ben essere delle Colonie era il so- Stegno , e 'I ben essere dell' Impero. Questo florido stato si gode da queste nostre Colonie durante la fehclta , e la grandezza di Roma . Ci ha conser- vati finora la storia i nomi di alcune CitU , e d' alcuni ( diro cosl ) villaggi ch1 erano loc^ti in questi campi un lempo si aubertosi , divenuti da tanti secoli stagni , e paltidi\
Palla invas'one de* b^rbari in qua1 per I'emi^ra- zioni de% popoli , per le vjcissitudini d( lie sorti f e Ae tempi queste vastissime campagne deserte rvst.arono abbandonate alle inondazkn) delle acque, ed a tutie le crisi della natura . Atiunque i sta* gni , le p^lii'li , i pantam ; e I1 aere malsano sono le cagioni effettive della mancaiua delia popola* zione.
Oinle non perche gli uominl non nasca no in (jn<\sto paese , ove nnn solo le donne , ma bensi le beftie sono frcondissime ; nell' anno 1817 ( se al contar u^n erro ) nel solo Pignataro tie don- ne p rtoriiono Ire figli per uud j e tre asine ne
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partonrono due per una ; ed una capra di Laia- ro Penna , mio tiipote , partorl quattro caprettij ma perche i nati non si conservano restando ab* bandonati ad esser dislrutti dall' aere xnalsano • Aggiungasi the non solo Uiglierebbesi qui V im^ pedimento alia propagaaione della stirpe umana, ma si glover* bbe molto all' intercsse del regio crario } perche drsseccaadosi qu^ste vaste marem - in*-* potrebbano pascere il d^ppio maggiore di be- stiame, ed mmentare c »sl questo fondo tV entrate. E chi sa se in qu' sto punto che scrivo , tra Je iwolte , e tutte grandiose opere che occupano la sublime m rite deJP amabilissimo notro Padre , c Re FERD N,\N«0 II ; nelP atto che sapiente- ni' nle c^lco^a le Finanze , e bilancia economical mente il denaro de' su< i popoli , chi sa , dico 9 non sia questa la prima ? importantissima , e p u d' ogni altra magmfica sartbbe l1 Mnpresa : che il poterla eseguire e riserbalo a questa nobil ram- pollo , a qu^sto novello genio dell1 augusta Fanii- glia de* Borboni , a questo degno pronipote dt% suo immortale CARLO 111. glorioso Re delle Spagne.
ABTICOLO III.
Delle Fontane , Fozzi , e Cisterne.
u,
'na snrgente perenne di acque abbondanti a pot^r abbeverare in tutte le stagioni delP am o anche il bestiame e uno de' pr'mi benefizj $ che possa aycre ua \illaggio ? o uua citla ; Sopra ua
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argomento si grave tutt' i popoli pm colti , e par» ticolarmente i Latini poseno in esecuzione I1 aurec Leggi di Plafone , e Hi Aristdtele ; i quali stabi- firouo che i Greci edificassero le loro citta , roc- cbe , e vUlaggi presso le' fonti , de' fiunn , onde avessero abbondanza d' acqua , anche per aver il comodo d' irr'gare in tutV i tempi dell' anno i camp' , e cosi ren^erli pu fertili , portando da pertutto 1 acqua con canali sotterranei. Leggi de- gne veramente del divino maestro, e del suo de« gno discepolo.
In ve3ere la situa2io"ne di questo Circondario aile filde de' mouti , a] prima intuito sembra do- rerci essere il suddetto beneficio delle fontane , e pure non e cosl.
Ognuno sa cbe le piogge , e le nevi (onde ban- rvo origine le fonti ) si perdano in alrune fondi- tnre , e s* ingolfano in profonde caverne , c'lie le mscondono rie1 loro seni , come in certe specie rP irabuti naturali , i quali poi in lontananza for- Tinno le sorgenti p<ii o meno cnpiose corrispon- r!«:nti a!Ia quantita delP aqua , cbe avranno piu o meno assorbita. Posto cio , il principal?, ostaco- lo , o sia una delle cagiom fisic lie si c, cbe que- st? nostie colline , o sien montagne non essendo com pott e xli terra mode , e cedtnte ; ma bensl di pi«»trc , e di dura argilla , \a!e a dire , di una inn benetfefol materia , awime cbe quando pio- vf non imbcvano , ma a gniia di un sodo , e l.-cio corpo trammdauo all1 lOgiu V acqua imme-
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Jiatamentt. Imped!ta cosi la penelrzzwn* deir a» cqua d ntro di loro , rimangann eite colline aseiut* te Q n< sti du** fenomiai , vale a d<re ♦ di cause, a di ♦■fifth ihsegnateci dalla esperi- nza ,^o<io tra essi congiuut! costantemente , ed ins parabdmente p f inodo , che d ta 1* esUtenza di uno, abbiamo ad aspettame aoche V alfro corrispondente.
Fd ecco d pnrthe gh agncoltori de1 terreni arl j k enti aile tiostre collinp desiderano la prima- Vna umida per i loro serainatL Al caso che la pioggin sJa ape^sa nel meso di maggi'o vi e tutto ii tomUmenlo a sperarne una buona raccolta .
Tal e stata la pr ma vera di quest1 anno 1827 in mi scrivo queste cose.
Ma perd 10 indino a cre%iere , che enche senza i) coocorso dell' acqua dell' enunciate montagne, V acqua sola delle piogge , che in un anno per T ahro cale in qoesta va*ta p anura d -I nostro Circomhrio, detratti gli altri dispen^j di essa t sia srilfr lenfcissima , dico , a somministrare P ali* mento ed alcuui p^cdoli ruscelli , de' quali par* leremo tra p >co , ed a sommliJstrare 1 acqua a tutt' i pozzi , i quau si vedono in molttis&imi luo~ ghi cavati nel g>a meutovato iratto di p&e$e co* minciando dalla reg»a Aguena 9 ed andando p ft ©ltre di Sparanesi f e 06 per la qudita del hr- teno che inibeve . Co'vvalidiamo qu-ste congHtn* re $ quanto p u $i scavano i pozzi vicino alle mon* tagne , ianto p u profondamente si deve cavar** per trow V acqua , cu*i m Pigaalaro »iuo dh pro*
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fondita di 1 4^ e piu palmi Napolitani : ma dalU parte de!!e paludi dopo 20 palmi , e meno si tro* fa 1' acqua abbondante > e di diverso gusto. Niuna mi condanni , se forse sembra , clie io cambii le mie opinioui , come i miei abiti . Io non faccio, cbe osservare la natura , pronto a farmi condurre ovnnque essa mi voglia guidare , non ostante la piu murcata mia ignoranza sulla maniera come essa operi . OJtre di cbe io. son persuaso cbe di lino stesso effelto possono essere diverse le cause, e cbe sia un vero male per la Fisica cruel voler generalizzare le cagioni produttrici . Ma esscndo <jueste Sf-mphci congetture ; e qtiestioni piutti-sto important! per i dotti , cbe utili alle popolazioni, aecenneremo V enunciate fontane cbe sono nel Cir- condario lungi dalT abitato , pnncipiando dalla parte orientale , cice , da quelle di 1 r flsco di- stant! due m glia dal Comuoe di B<jlloua.
Nel pie d< 1 la valle format* dalla catena de' mon« ti sgorgauo \arie abbondantissime sorgcnti j le quali acque dtfpo di aver animati nove molini si cciricano nel prossimo flume di Voiturno.
Nel Comune di Vitulaccio in miglio lungi verso mezzo-giorno in un fondo della nobil famiglia Ca- pece di Capua sorge la regia Agnrna , la quale sotto della strada delta di Roma anima un in-line p». opriela del Signor Michele Silvagni di Capua, ea mli scorrendo verso la pule meridionale for- ini i Iimiti del noslro Circondario.
Nl\ tcnimcnto dc' Comuni riuniti di Pastorano,
S. Secondino , e Pantuliauo sotto della delta Via regia di Roma sgorgono piii sorgenti , la piu co~ pio*a d' acqua detta volgarmente Ponte delle pietre*
Nei tenere di Pignataro tre miglia giu \erso mezzo-giorno sotto della strada di Roma sorgono la fontana detta dcqualata , e quella del Sergente poco lontana T una dalT altra ; ed altri piccioli ruscelli intorno al fondo di Pasquale Fimmiani di Pignataro stesso.
Nei distretto poi di Sparanesi vi sono tre sor- genti di acqua ; Fa prima dislante dalT abitato un miglio , a settentrione del monte Retuorno , nei confini tra Sparanesi medesimo , Calvi , e la ba- ronia di Montanaro, Quest1 acqua pel corso di mezzo miglio scorrendo sempre verso settentrione divide cosi il tenimento di Calvi e Montanaro , e poi si perde nei fiumicello Saone* Giova il ricor- dare the nella gran siccitA dell' anno 1823 V ac- corto S'ndaco di allora sig: Giovanni Colapietro fece un saggio se mai dett' acqua fosse perenne , siccome su<»l sempre addinvenire nella state, scor- rendo i fiumi ancora umili e bassi.
Le due altre fontane nascono presso il Beal De- manio di Calvi 5 la prima detta la fontana della Regina sorge nella parte settentrionale del Real Casino ; Queste acque nelT anno 18c 9 con sotter- raneo condotto furono portale al detto Casino ; e poco piii giii traversando il rivo di Calvi col me- desimo canale furono portate al Casone.
L$ seconda poi detta del Lauro sorge all* occi*
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dente delta anzidetta , ed a setientrlon* del lio«co« Queste acque unite ad aliri rusctlli d< po di a*er per un m^lto e mezio travtrs<to il detto bo-rof entrano net d^manio del con*une di S dndrta , ed ivi mute coll acque della Lama , tra il sud ©vest ntlie vicitiaiue del conuine di Caucello si perdono nella regia A/nena , e propriamente a tS . 1 erm ne , appunto nel luogo ov9 ejrajio AWo ed Ottavo sulla Via Appia , s ccome lo dis*'gna il nostro Pellegrino nell* apparato della Campania Felice torn. 1 carta tip grafica
F giac< he abbiatno nominate le acque del ca« Hale L ma * il quale srbhene sorga pel tener di Fraucolisi , pur tuttavia meritano che se ne f«»c« cia mjn«ione. Q leste acqne pregne di tufo petri- £cano la terra, for man do ins nsibilmenfe una pie* tra 9olida ed atta agli ed ficj. Si tolga , cite , la terra ove scorre V acqua , e si rspone all* aria a- ■cittltl , il tempo da a questa t» ira la dnrezza ('i Una pietra , volgarmente d tie Colinee. JVe percd le acque sono insalubr ; pniche ue gli uomini f ne il best m • si risentirono giammai dalT uso aU can danno Passifmo alia f ntana di Ctlfi , la quele merits un luogo distinto per la bonti delle KU6 acque , di esse puo verameute dir»i col Pe« trarca ,
Cbiare , fresche e dolci arque.
Nel recinte dell' antica Calvi a I p e d' un f^n- do della menM retcofilc Inn »o il ii\o icaturi ce la cost delta Fontana di Forma , chu ua il uuuit
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anche al Juo^o. In quest7 anno V acqua di dttta foatana e mvncata di un terzo nella quantita , forse mediante qnalche terremoto , o altra causa avia fatta altra via.
Or qui mi si apre 1* adito ad. esaminare bre- vemente se mai nel recinto de\V antica Citta di Calvi per comedo deT suoi abitauti da' canali sot- terrauei vi fosse stata porzione delT acque del rl* vo j che scorrevano accanto delle sue mura.
Su tal articolo , a dir vero , ncn mi sembra possibile a! primo asp^tto V assicurarceae con cer- tezza , consjderando che in niun luo#o osservansi ▼estigj antich? % come sarebbe dire , avanzi di mu- ra , e serbatoj.
Ci6 non ostante tin picciolo esame ci determi- nera a credere , cbe V antica Calvi avesse fon!a- ne , specia mente ne' tempi cV era Colonia di Ro- ma ; poiche sappiamo di certo , cbe il popolo ro- m*oo era assai accorto al ben essere delle sue Co- lonic j e dovunque vtdeva scorrere ruscelli in terre aride , e paludose si studiava con ingenti spese di rinvestirne le sponde di pietre da taglio, e lastri- carne i letti di selci . Queste circostanze ci per- suadono ; ma ce ne da certa congettura una vasca di una pcriola footana domestica da quatlr1 anni addietro scnverta nel mezzo di un cortHe ; nella quale una cannula di piombo gettava un zampiilo d1 acqua figlia sicurameute dell' aquedotto . Era ]i dctta fontana po hi passi solt delP orticello del Semiuario Dioceaaao verso mezzo-giomo rasente
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quasi la pubblica strada cbe conduce alia fontana di Forma ; ed in picciola distanza dalT ant'co An« fiteatro verso occidente del rnedesimo. Sarebbe so- verchio il trattenerci piu 'ungarnente su di una cosa manifesta. Dallo stato adunque deil' antlca Catai passiamo piut'osto alio stato presente del nostro Circondario rispetto aile fontane di acque vive prossime all1 abitato.
Questo beneficio cosl grande lo godono gli abi- tanti della Rccchetta , e que' di Giano , attesa la loro si'uazione neile valli , e ne' luoghi boscosi.
]Nel ten i men to del Comune della Rochetta sca- turiscono varie sorgenti ; una di esse dttta JRavi, ivi i naturali vanno ad attingere I1 acqua pei- beret Spinella , Salci , e la Cappelhi \ iu tutti e V e di esse vi sono gh abbeveratoj di fabrica p r comodo degli animali ; oltre poi altri piccioli ruscelli ; circa un me-z&o-miglio a mezzo giorno , luo^o detio a Laureto sgorgono le acque del rivo di Calvi , celtbre non pi* la. quantifa delle acque, ma fa- in >so per U menzione che ne fanno molti anli- ehi scriltori . Q \»$\e acque d >po ua valloncello traversano il Comune di Petrulo.
JScl ristretto del comune di Giano sito denlro una v^'l^ \i e la fontana detta Pozzillo accanto delT abtato j e verso la parte occidenlale distill* |< un nvglio qiiella detta di Coranto , ambedue copiosissime. Quivi sono le acque raccolte in un canale dal degno s gnor D. Micbele Tabassi no- bile Capuano in uu iuo specios& ioudo dcllo i
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Fiocchi ; le dette acqu^ fatlgano due molini ; ma per6 non sono sufficient! in tutte le stagioni a si utile opera. Due osservazioni : la prima che le dntte acque sono turchiniccie , come it siero del latte , attesa la terra cretosa ove sgorgano ; la se* coiida osservazione si e, che ne'P eseguire tal la» voro ritrovossi un antico csnale ripieno di terra, ed iudi una fossa , ossia ricipiente scavato dagli antichi , com' e probabile , per simil disegoo.
Quivi in Giano se ascc Ito diasi ai natural! , ci fanno questi sapere, che sopra di Fontanella nel fondo del sig: Mattia Tartagljone \i e un gran sasso con una buca , ove dicesi che si sente il mormorio dell' acqua che scorre ; chi sa , che que- sta non sia porzione di quella che scaturisce poi abbondantissirumente in Triflisco luugo il vallone de' monti ?
In tutti gli altri villaggi del circondario per mancanza delle acque sorgenti si rendono neces- saij i pozzi e le cisterne. 1/ acqua poi che si at* tinge da1 pozzi in tutto V abitato del circondario e ottima , ad esclusione di quella di Sparanesi , la quale e d sgu^tosa , e quasi solfurea 5 di cui nelle mie disertazioni sulP antica Calvi dissi 1' uso che se ne f-cea ne' temps della ignoranza. Poco lungi pero dalF abitato vi sono le acque bevibili nel luogo detto Pozzo nuovo 5 della cattiva qir* lita di esse e facile il giudicarne dalT azione che fanno su i denti sporcandone lo smalto : giacchi le altre acque noa producano que' caUiyi effett^
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Molti vanno in Calvi lung! due m'glla ad altinger- la nella fontana di Forma per bevcr V acqua sen« za disgusto e senza danno.
E perche non in tutti i luoghi dell' abitato , ne in tutti i pozzi si trova V acqua in abbondanza per dissetare anche il bestiame , cosi si rendono necessarie le cisterne , cha si empiono nelP inver- no di acqua piovana ; ma perch£ non sono ne vo* luminose , cioc , non capaci di contenere molta quantita di acqua , ne profonde } avviene che spesso vi manca , e spesso non si puo piu servir- sene neppure per uso di cucina ; conciosiache la stessa terra ove conservasi riscaldata dal calore del sole corrompe V acqua , e produce dei vermi sot- tili $ e T acqua bevendosi ne porta la semenza in seno , i vermi vi nascono , vi si nutriscono , e cagionano dei dolori insoffribili , e degli access! pericolosi. Non sarei stato degno di scusa se non avessi particolarmente fatti discernere i tristi ef- fetti dell' acqua delle nostre cisterne , la quale at* tacca i miei compatrioti 9 la salute dei quali non sara mai uno ogSetto d'indifferenza per un uomo cnesto , e pel vero Glosofo.
Or si perche le cisterne sono piccole , si per- che i pozzi non hanno gran copia di acqua , e si perche crescendo la popolazione cresce in ragioa diretta il bisogno , ne avviene che appena duran- te la primavera si consuma |! acqua delle cisterne; •yale a dire , che noi per tutta state , e porzione dtU' autunno a grazia abbiamo una cocoma di ac«
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ijua torbida atttnla ^tai poxzi. Io non esaggeroj mi si slringe il cuore \edtndo in giro tante per- SOne arid, r mrndicando da per cgni dove acquaj per i loro Lnsogni. Su d; un'oggttto cosi imp r- taote io con questa patetica drsciizione non in* tendu far alto che di rendermi pei tutti i roeztti mile ai cittadini , dei quali la maggior paile sono dgricoli , pastori e viaticali ; fo dunque di tutto per inGammarli a cosi ulili opere , c»oe , che le cisterne si scavassero volummose e profonde 5 e Se fossero vestite di fabbnea san bbeio <>tt me , e Y acqua pntrebbe beversi con gusto. Citiamo lo esempio del barone Bicca di Sparanesi , il quale non p«u fa uso dell scqua di Forma , avendo ri« trovata quella della sua cistern?* assai frfsca e pia« Cevole ) perche e profonda e vestita di fdbbr ca. Tali sono puranch* le cisterne dei Frati Alcanta* rini in Pignataro , una nel cortile rustko per ab« beverare i somieri : un altra grande assai nel chio- jtro per uso della cucina : una nello in^resso del* 1* erto , e due altre verso la fine ; di queste due ultime una per inaffiare gli ortaggi , e Y altra per bere , ed e fresca v limpida e gustosa.
Daro fine al presente articoio delle fonfane , e mi lusingo di far cosa grata ai miei lettori con r'ferire in ultimo le tre sorgenti di arqne mineral! cbe offre la natura al ben essere d\ queste popo« I*** 01 i nei loro bisogni
Tali sono il bagno di Assano , cl^bre per la sua salubnU j h acqde di irancohd f ristoratifc
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e purificanli , quel die ne proflttano son tenuii alia cura del Pellegrino , che ne design6 il luogo ove eran sepolte , haano esse Un gran concorso , siccome anche quelle di Tlrifiisco. Debbo avverti- re i miei lettori , che le surriferite acque di As- sano e di Francolisi sebbene sieno fuori del cir- condario , nulladimeno essendo poco lontane , ed i nostri naturali facendone gran uso , sarei stato in colpa se non le avessi accennate. Converrebbe csser poi un perito cbimico per ben esaminarle, ma per tale interessante oggetto potranno consigliare F aurea opera del sig. Gaetano Maria la Pira stam- pata in Caserta nel 1820 , il quale per ordine della Inlendenza analizzo anni sono con ogni e- sattezza le acque minerali di tutta la Provincia di Terra di Lavoro. Ivi rimetto i miei lettori per riscontrare quanto di hello , di interessante e di utile in essa si contiene.
AETICOLO IV.
Bella edueazione pubblica.
J[L presenle articolo , confesso con candore lo animo mio , £ per me di difficilissima tratta- zione si per la materia in se stessa assai grave ; si per le circostanze dei tempi ; ne V una , nr 1' altra delle quali cose non i gia picciola - sem-
brarai perciO chfi jion m per lorn^r mule lo wc-
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sporre prima tali cose. Impercioche dtbbo i$ cm esattissima cur a poaderare i vizj , e le virtu d» queste nostre popolazioni , affiuche vcdendo coi p>oprj caratt^ri dipmti il male ed )1 bene, e Sco« p rto < o>i T inganuo , s' ir cam nassei o sulla smar* rita strada del vtroj prima difficolta. Pass'amo alia secouda , qu* sta dissamina poi la dtbbo io fare in un tempo in cui non si parla che di amor pattriotico , e di umanita ; onde potrebbe sem- ))!nre a qu<>Iche genio stravolto che io poco , a nienfe curassi la gloria di queste nostre patrie 9 anziche le volessi caricare di obbrobrio , e di ca« Junnia qualora mettessi sotto esame i vizj , che le coutaminano e mi volesse accurare d* inciviha , e d1 ingratitudine, perche non si e mai giudicato di una pcpolazione intera da* d.ssordini di alcut >£ particolari. Dio non piaccia che io osassi accusa- re y e calunniare queste nostre patrie , sarebbe un inganno. Io seguiio su di un affare di tanta im« portanza il sentimento del grande Alessandro* tf Narrasi , dice Plutarco nella sua vita , che una M volta cenando Callistene con lui tra numerosa i, compagnia di convitati , e stimolato venendo a M lodare i Macedon! , si portd con tanta facondia Il sopra tal soggetto , che i commensal! gli git* ii tarono addosso ghirlande ; ma Alessandro disse if cbe secondo Euripide , cbi trovato abbia al sua n favellare
tin bel soggetto , rnalagevol cosa
Won i V esser facondo.
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So
5, Ma mostraci , segui a dire , il valor tuo , b»a* „ simando invece gli stessi Macedoni , accioche ?, migl ori divengano conoseendo i lcro falli. „
Questo & veramente amare la pafria , allonta- nandone i vizj , cosi ella diverrebbe pii Leila f con questa scuola si formerebbero sudditi savj f amatissimi del loro Principe , e perfettissirai cru stiaui. Io non aVrei ardito di toccare un punto sj spiacevole , ma quest' oggetto ci tocca troppo da \icino , e c' interessa moltissirao. Impercioche le \irtii furono sempre comunemente in pregio , ed i vizj detoslati , ed abominati 5 essendo quelle il legume del c< nsorzio umano , e questi la dissolu- zione di esso. Non saro adunque un detrattore , ma un vrro amatcr della patria, e terrei di com* mtttere un gran fallo , se meutr' esalto il bene f tacessi il male. Questo e quello cbe mi mette in istato di p< sare con aggiustatezza le azioni dei miei cittadini , di scoprirne i costumi , ed i ca- ratteri , e di notare i precisi conGni de* vizj , e delle rirlu senza mai confonderli , e senza mai dare all' uno quello cbe all* allre si appartiene. Ma saro taBto fortunato cbe gungero a far tanto? Per quanto almeno polra permettere la mediocri- ta dc' miei talenti procurero di ui^nte dire die non sia alia verita con forme ; nonostante cbe sia cosa assai umiliante per un immo il dover pro- \are il vizio de1 suoi compatrioti : ma tulto net mio cuore cedna ilia Porta della veriti e qualun- que cosa poita atvemrmene leguiterd a readerlt
quest' omalgia.
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Tempo e omai di creare le distinte , e sincere idee della educazione , che io intendo di esami« nare ; ma prima sembrami non fuor di proposita prevenue il mio lettore , ammonendolo di nou \oler subito dare il suo sent mcnfo se non dopo letta 1 intiefa tratta*i< ne , perche io non posjo tutte in un punto sviluppare le mie idee \ io dir<$ quello che sento , o per dir meglio , quello clie ho letto , e se le idee verranno in confuso , la materia ne sara la cagione. Fatta questa breve digressione m' inoltrd a discorrere sopra la mate* ria propostavi.
L' amor del suo prossimo e cesi essenziale alio animate ragionevole , che senza questo ei cessa- rebbe di esser tale , essendo il medesimo jl fon* damento e la base , siccome di tutte le attribu- zioni di tal animate, cosl di tutte le virtu. Kasce quest' uomo come un' animale nobile , perche for* nito di ragione, ma , direm cosi , informe. Tut- ta T arte consiste nel p^rfezidnar questa natura nei soggetto. A perfezionarla e formarla in modo , che in tutto non sembri soltanto un animale , ma si accosti nello sviluppo della ragione a qu gli spiriti celesti che sonrglia.
Dopo di avergli fatto conoscere il nobilissimo fine per cui e venuto al mondo, bisogna additar- gli la norma delle sue ragionevoli operazioni , se- condo la quale inalterabilmente dee regolarle. Or o noi attender vogliamo le speculazioni , e siste- atxi de' piu accreditati scrittori sul dritto di natu»
*
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ra 5 o non ci vogliamo appartare dallo spirfto del Vangelo dobbiam dire , che questa norma e V as- more -y tanto p u che il Redenlore nel Vangelo ncn ha fatto altro , che ricordarci i doveri Daturali , spiegarli nella p u grande Joro estensione , e mo- strarvi senza rag^iri il legame , che unisce i pri- mi principj alle conseguenze immediate* Tutta la cducazione adunque consistee nel far conoscere , che la norma , anz» diremo , che l1 anima delle azioni della creatu»a ragionevole e V amore; con- siste , cioe , nil amare Dio che ci e Padre ; nelT amare 1' uomo che ci e Fratello. Sminozzia- mo un poco questa verita Evangelica.
Ptr Dio noi viviamo , noi \iviamo coll' uomo* Tutto in somma e quanto siamo , e quanto esscr possiamo , tutto ci viene da Do $ tutti i vincoli della sociefa tutti ci derivano dal consorzio del- luotno cogli u« mini Perche Dio e [infinitamente superiore a qu nto esiste ; doLhiamo dunque a- marlo senza misura , c oe , sopra ogni cosa ; gli uomini son tutti figli del medes mo Dio ; hisogna adunque amarli con reciproca benevolenza , cioe, come noi stessi. Questi due amori sono cosl in- geparabili , che V uno necessariamente include 1* altro : poiclie non pud amarsi I1 uomo odiandone T artcfice. Dio adunque ha meritato che noi lo amassimo , avendoci imito il primo ; se deside- riamo die il nostro fratello ci ami , ne dobhiamo noi prima daw V epempio« Kcco riepilogali cosl nel solo amore tutti i nostri dovcii , ed i nbtroi
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interessi. P^r csser felici blsogna meltere in pra* tica questa mirabile lezione f che sentiamo nel nostro cuore ; percoc he tutti se non vogliamo af- fatto rinegare V umanita , s'am tenuti di giovare r un T altro ; onde si dice chf in qneste azioni di beneficarsi gli uoniini a vicenda , 1* uomo eua Dio all' altro uomo , immaginandomi , che c»6 6ia per la dolctzza , che si gusta del ben oprare in servigio altrui , comunicala per sin^olar grazia del grao Dio a noi mortali ; e questa lezione c' in* segno il nostro C apo Gesu Cristo
Data questa distinta , sincera e fondamentale idea della educazione delF uomo cr»sliano , io en- tro nel mio esame dicendo , che questo p^ polo * e quando dico popolo , non intendo le gepttrelle sole , ma etiandio le colte donne , ed i galantuo- mini pill onorati , qnesto popo'o e pochissimo istruilo nel Catfchsmo cristiano , e poco attendo alle scienze , e nieote alia vera filosofia ; siamo percio tra costumanze e maniere di vivere assai guaste e corrotte Qui non vi sono i bei costumi, inten'lo le vir»ii e la Rligione ; in pochi appari- scono le vir u mediocri , le quali altro non sono che negazioni di vizj. Esaminiamo brevemente ciascuna classe di qiiesta popolazione.
In prlrao luogo i contadini custodi de' bestiami, o lavoratori de* campi sono rozzissimi , di rado vengono ne* villaggi , ed avviene loro c»6 che ac«> cade a coloro che trattano gli animali , prendono quakhe cosa dtilo spirito e deirabitudine \icen-
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devolmente. Gli altri contadini , che non pos?eg- gono niente , quest' infelici appena dalla lor© fa- tica ricevono un misero sostentamento , non pos- sono ricevere veruna educaziowe I lcro bisoghi sono piu moltiplicati e p'u urgeuti , e pf r conse* guenza le loro virtu incontrano p u ostacol' , i loro vizj piu incentivi. Ed ecco il perche negli orti della miseria non piiHuuano che soltanto vi- 2J j i vi T arbore della virtu e un tronco sfronda- to a senza buccia.
Ne1 possidenti poi , che sono quei che ordian- riamente regolano i Comuui , sembrami ch>' manca *oro la noziene intrinseca della virtu, o sia il buou senso , io lo comprovo per mezzo di uu fatto.
Tra i tanti beneficj che la somma btnta di Dio la comparliti ai nostri tempi si d*ve certamente ascrivere , che i nostri Regnanti per dirozzare i popoli a loro soggetti forte cura si preeero d' i- stituire le scnole pubblicbe ^i carita ; opera san- tissima , diretta a far i popoli costumati e buoni cittadini. Certamente i Re di questo secolo in cui viviamo sono pieni di sapienza , di umanita , di -Religione ; I1 eta che verranno , le^gendo tanta umanita di consigli in tanta mozione d' armi , fcenediranno i nostri Rlonarchi sopra i piu ter- ribili , ed imperiosi conquistatori E pure il orcdercste ? queste scuole di carita si trova- no da piu anni sospese nel comune di Sparanesi. Si pud concepire una idea piu svantag^iosa f o. nello stcsso tempo piu vera ? Colla sospen-
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sion della scuola si tolse ogni speranza alia edu- cazione de'poveri. To ho narrato questo falto non gia per eccitare un atto di esecrauone contro de- gli amministratori comunaii , ma bensi per fare una nota di ponderazione f che qui la \irtu ap- pena la conoscono di nome Tanto egli e \ero che la ove e piu necessita ivi le leggi sono senza efbtto , perche senza esecuzione. Le qu»li cose essendo cosi cume veramente sono , mi meravi- glio , e con ragione del Consiglio d1 Intendenza , che approvasse col fatto una cosa , la quale si op- pone di fronte alia Itgge deila pubblica educazione. Un' altra ponderazione da farsi si e f che nelle Provincie i decreti paterni del Re non sono ese- guiti , non gia per malisia , ma perche ciascuno col compasso in mano conduce tutte le linee di tutti i fini , di tutte le azioni alT intesesse perso- nal che n e il centro. Pud darsi cecita maggiore di questa ? Non sanno eglino che dalla educazio- ne degl* individui dipendono le b^n rette , e ben costumate famiglie , le quali formano la felicita de1 comuni , e degli Stah ? Cosa ben consideiata da que' savj Romani , i quali e-ntrando nel S'tiato sul limitare , dice Valerio Massimo , ahjecta pri- vala charitate , publicam induebant , bb. 11 de Cumene rege Atine , il bene pubblico deve an« dare innanzi al privato.
Ma qui alcuno potrebbe dirrai , che le scuole si ianno sLadatamente ; e \ero ; ma tutte le cose sae' pnncipj loro nga sono perfette , e vi ab-o^q
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gna la industria e la diligenza nostra a coodnrle
al fine dicevole , ed alia loro perfezione ; ed a
cio sianao obbligati per legge , per giuramento f
per debita carita della patria : V umanita ha da
diffondersi nelle cpere , altriraenti e un sucno va*
no ; ed e cosl essenziale all1 uomo > che scnza
questa \irtii ei cesserebbe d1 f sser tale ( lo repl co )
essendo la medesima il fondamnnto e la b^se dj
tutte T altre virtu Jmpercioche tutto c 6 the si
apparliene , e che si pud specu^are appartenersi
O a sopportare gli uowiini , o a istruire gli uomi-
si, o a giovare gli uomini cello spirito , e nel
corpo , tutto e sottcposto a' dritti della carita E
perche la carita poi , e la giustizia racchiudono i
doveri della Rebgione , percio stimo in qa^sto
luogo d* esaminare quale ella sia in questi nostri
ab'tanti ; colla prevenzione che io non intendo di
parlare di quei disgraziati orgogliosi , che usciti
dagli orti del moderno filost fismo portato da cie-
lo straniero , col cucre corrotto , i quali a con-
fessarla come la e , hnnno in derisione Y osser-
\anza de' Precetti del Decalogo , e della Cliiesa ,
carichi di una soma gravosa di vi;j , e di mille
passioni nierite lodevoli. II male di quest1 inf< rm|
& umanamenlc parlando immedicabile j la sola sa-
pienza Increala potnbbe risanarli colla sua luce
dirina Ma io spero che di tali empj non vi sie-
no nel nostro ( ircond;«rio. Posto cio , potrebbe
francatnente dirsl che questfb popolo non abbia
della Rtligione, (be un rozxo e sfigutalo siaiola-
Cro soljineutc. £ che sia coal.
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Io qualora enfro nel sacro Tempio , come ho per uso o^ni giorno , per rendere alP Ente Su> preiio i) cutto divino parte prncipale , e hase della nostra Rtligione , tutlo mi colmo di conso- lazione vrdendo la decenza do' Leviti oelT eser* cizio del loro 6acro minisfero ; siccome mi con* s« lo ancora vedendo V uriiilta , e la divozione del popolo nelTdssistere al puro sacrificio delT aU tare, ed agli altri divoti esercizj , che ivi si fan no all' Alt ssimo Ma appena uscito da quelle sacre nmra ^engo a conoscere , che allro e paiere, ed altro e essere , cioe , che la Religione di Gesu- cnsto non e osservata che nelP esteriore ; poichi si reggono talune &\ quelle stes.se persone sciope- rate , ed oppnsse d1 ozio. e di n< j* giacere le giornnte intere dimenliche affatlo de' loro doveri, e con mettere a ripentaglio la loro persona , e la loro riputaslone. Ricordo a questi tali , che gli oziosi sono un grave td inutil peso della terra t ed indariio venuti al mondo. Al celtbre filosofo Montaigne Michele dispiaceva , e con massima ra- gione , che non vi fossero leggi contro gli oziosi e la inflngardaggine Taluno , secondo lui , po* trtbbe non offender guari le leggi ? e pure la fi- losofia lo farebbe giuslamente frustare Non potele credere quanta inpressione faccia nell1 animo del popolari V esempio specialmente di noi preti ; im- percioche quel popolo che si tede o per Y esern-* pio y o pel rispetto naturale dovuto alia rel!g;one Cattolica Apostolica Romans diyoto inChitsa j con
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faciliti , confradlttorio a se stesso , facilm^nte os« servasi proclive poi al dilitto ; e c»6 perche i sen- timent! di morale, e di religione nor* sobo ci no- se uti nella di loro minuta latitudine. Ii Clerd a- ^r^bbe V insito dovere d1 istruire , illuminare , e rischiare in si faiti sodi pr^nc \ j quel popolo che di sua natura e rozzo. Ma tutto cio meriter* bbe una trattazione piena , e meditazion^ accur^ta » ma non e questo il luogo , perche devrei uscke di strada , o aim- no piegar troppo da) segnato sentiero di questo articolo 5 e qui non e il luogo di cio comprovare.
II popolo adunque di sua natura e rozzo , ed agevolmente si muove a quello t a cui la stessa depravala natura lo cbiama , cssendo il cam»no che mena a cio che si \uole , un certo camino liscio , e in pendio ; e gi uomini per la niaggior parte t vogliono le cose cattive , per non aver e- sperienza delle buone. E V ingnoranza , qualora non e illuminata dalla fiaccola della ragione , puo stendere una improvida mano contro V uomo per annientarlo , e distruggcrlo , nel momento niede- simo , in cui si da a credere di beneficarlo, e di assisterlo. Per c!6 noi siamo in una continua ruo- ta di travagli , non trovando riposo. Io non fingo miserie , la co^a \a pur cosl. Cio sarebbe il voler dissent ire no' (atti piu >eri f e \i costritage a cre- derlo una padrona pu imperiosa , \ogIio dire la spefienta Noi siamo andfti a gr.ui passi verso la dccadciua } 1 progrefli del disordiue 7 c del dc«
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lilto furono rapidi ; e perche ? perch£ 1 tumulti, e le ruine delle popolazioni sono comp&gni iodi- visibili. Ditemi sul volto di chi si vedel'impron- ta di quella felicila di cui godevamo ? Siamo gia pmi della p'u bella opera della uatura , ch' e T amore delia societa , e delP unione ! fo sono invecchiato imparando sempre assai cose , ed ho cognizione , ed esperienza di molte facende ; si r T eta avvanzata fa giudicar delle cose cod piu di* scernimente , e per consegnenza con piii di ve- rita , e di saviezza. Chi legge la storia , cice , la scuola della vita umaBa , e della politics , rivol- ger poi deve le parole alle cperazioni , quando non si desse alia letteratura a fin di passatempo f e per una infruttuosa lcqu?»ci!a Io in qu^sto mio scrittojo spesso apro rispettc so il libro de' libri , il volume, cice, delle scritture sante, e mi racca- priccio tutto leggendo ivi le terribdi mi?accie inti- mate dair Altissimo contro i sediziosi, e contro i fomentatori delle discordie; indi prendo in mano gli annali deilo spirito umano di tutti i tempi , e di tutte le nazioni del globo, e col massimo mio dole- re le trovo ivi rigorosamente avverate da per tutto; c spesso esclamo : oh come insensibile e mai Tuo- mo ! oh come si lascia abbagliare da que) falso e pernicioso solletico di novita ! Ma dal profondo abbisso di questi miei tristi pensieri alzo la men- te al cielo , e adoro tali disposizioni divine. Si f Dio dispone nt' sudditi tali volonta straordinarie, quando >uol cangiare U Uro fortuna. Confessia*
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molo pure. La **U religione di Ge^ucristo pud ritenere i poprli ubbidienti alia leggi , ed ai So- prani 'y e fra loro pacifici e m< rigerati
Fatte tali ponderazioni , ripiglio il filo d-1 trat. tato L1 Augusto Imperatore delT Austra appeno intese il tumultuoso scoavolgmunto del nostra regno , subito ordino la marc a di un valoroso esercito per vindicare la Maesta Reale , ch' era Stata offesa nel sedizioso delitlo. Appena su i prin" cipj di marzo le vittoriose falangi Austriache giun- sero in qaesta nostra Capitale , che immediata* mente si sciolse , la cosi detta , Assemplea nazio- nale , deponendo Tautorita che aveva assunta per cosi hrulta cagione , e gli afLri ritornarono sullo stato primiero. II che mi e venuto a proposito di ricordare per confermazione di quel che ho proposto poco avanti , cioe , che V ignoranza qua- Jora non sia illuminata dalla ragione stende Id xnano contro V uomo per annientarlo e distrug- gerlo.
II popolo epplaudl ai success! felici del Re. Egli gli merito. Impercioch& in un negozio di tanta importanza fra pcricoli si grandi $ fra arnii si sospette , ira cuori si volubili , fra tumulti si repentini , fra mutazioni si improvise; ed a)T iu— conlro con tanta prontezza , ed iulrcpidezza di animo cosi sicura nel trattare f con partiti si pron- ti nel risolvere , con senno si maturo Del prcve. der gli estemi , con cuore si intrcpido pell eie* gmrc : salvare la viU a1 suoi ; I oaorc al Trauoy
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la Muesli a se sf*»sso,ed ?n scmma dagl' infortu- Xij far aorger le glorie Queste c^se a chi e dritfo estimatore mentan© esser celebrate nelle carte di pu felice scrittore , che non son 10 , e lasciata a* posttri per esempo di profunda politica , e p» r norma di sapu ntissimo Re.
Volen.iu egh poi il Re medicare i depravati co- stumi de' suoi amati sudditi , siccome ad uq cor- po viziato , e pieno d' ogni sorte di male , con- sumando , e cangiado con medicine , e con pur- gativi le ree quality , introducesse uVallra nuova forma di vivere , con una m nisteriale diretta al- T Arcivescovo di Napoli in data de1 3 novembre 1821 ordmo le scuole pie per 1* educazione de* fanciulli. Questo nuovo ordin di cose produrrebbe sieuramente un giorno il desiderato bene, ma ab- biamo bisogno di un lungo intervallo di pace , perche questo e frutto di lungo tempo sereno. Ma ancui che 1" operazione non riesca cosi tosto , non e da meravigliarsene, considerata la stagione, la natura del male, e la copia , e la malignita degli umori , che vendono la cura lunga , e dif- ficile ; ma per mio parere non e poco sempreche si Tien guadagnando.
In secondo luogo i mezzi ordinati dal Re Bella detta ministeriale saranno oltre ad ogni altro gran- dissimi ed efflcacissimi , ma nella Metropoli, o in qualche colta citta ; ma ne* piccioli paesi delle Provincie saranno infruttuosi , e giungeranno do- po che gl1 infermi saranno sepolti# Perch£ le pa*
terne intenzioni del Sovrano non sono sempre secondate dalTopere altrui ^ alle volte qui mancano i mezzi , o sia , 1 soggetti idonei ai dissimpegoo; alle volte la volouta di far il bene ; e sempre V interesse private ci estingue in petto ogui sen- timento d' umamta , di giustizia , di dovere. Una volenti vera non corrotta da passione alcuna ci potrebbe rendere atti a tanto fare,o pure la gran- dezza dell* utile ; ne V una ; ne V altra delie quali cose non e gia ptccola , ne secondo il corrotto costume presente. Egli e pero ben conveniente rimetterne la cura alia piena risolnzione de* Ve- scovi , piuttosto die abbandonare un tal rimedio. £ pure in questa estrema inopia di soggetti ha il piacere questo nostro Circondario d* avere il signor D* Saverio Rossi in Bellona Diocesi di Ca- pua ; egli e quale il bisogno richiede. II degno Sacerdote sta logorando la fiorente robusta eta nella pazitnza d' una scuola aggiranSosi per ogn' industna net gittare ser.ja disperderle ne* docili intelletti f e ne* cu'Ki arrendevoli de' fanciulli le prime cognizioni del sapere , 4 le prime veriti della Religione . Vi riempie V anima di una vera consolazione in vedere que* teneri figli'ioli infiam- mati dal loro maeUro prontimente eseguire, e con emulazione qualuuque ordinc , ei loro desse ; es- sendo eglino mirabilmente invaghiti di quelle com- pagnie de* fanciulli da lui instituite. Ivi invito tutt' i pj-lri di famiglia , c* maestri di scuola , i preti r rd i curati ad ammirarc V Opera di un deguo sa-
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cerdote , e degno cittadSno ; vedranno $"curam*n- te cK e poco c6 che ho scritto, perche il Tero s«*ns'> d«-l hello si puo assai pu facilmente pro- v^re , che evprimere. Mi duole assaissimo , che B llona nell alto che do alia luce questa mia ope- relta abbia perduto si degno Operarlo , tenendolo il fit to ma*e della podagra la maggior parte dell9 anno inchiodato in un letto.
SEMINARIO DI CALVI.
H
travagliato soverch'amente il mio lettore con averlo guidato per ua campo incolto pieoo di lappDle , e di «p!neti 5 ben e ragione di sol- levargii lo spirito , e perche la pienezza , e la dtgnita stessa il richiede il condurro ad esam'nare un luogo di mio genio , ove s1 istruiscono gli alunni nelle scienze utili all* uomonesto , ed al cittadino ; ove , cioe , si formano uomini onesti, Luoni cittadini , ed ottimi cristiani. II viaggio non e lung© , du^ miglia in circa lungi da P:gnalaro verso occidente , sulle mine dell1 antica Calvi 4 il Seminario Diocesano.
Non potevi certamente desiMerare miglior sorte di quella che mi venne , avendo ivi inaspetta- mente incontrato un amico tanto mio amorevole della citta di Napoli provveniente da Montecasino, egli e \\ Signor D, Candida Buonamici , uumo ia-
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vera di nobilissirno ingegno , di perspicace , c perfetto giudicio , di grande integrity , e zelanfe dell1 onor di Dio , profondo filosofo , e grave T«ologo , e quello cbe noa si trova si sp^sso nei Teologi , e anche molt?' am co delle pulite lette» re. Dopo mille teneri abhracciameoti , saputa la cagione della mia gita cola, si compJacque tener- mi compagnfa cod molto suo piacere, ed entr^m- mo in quel sacro Rec'atr. Allora io dissi , »nfor- mandolo, che Monsignor Positani fel. mem uno de' p ii grandi Vescovi che Calvi abb'a avuto, pu fortunato del suo degnissimo antecessore Hlons. de Silva era riuscito ccn. maggior felicita in que* sta si nobile impresa j come rilevasi dal processo della erezione del Seminario , il quale conservasi DtlT archivio della Curia Vescovile 11 suo ammo fermo , eWvato , coraggioso , intraprendente , la sua prudenza , e la sua destrezza Io fecero final* wente trionfa're di tulti gli ostacoli. Fece certa- meate stup re la Diocesi tutta con quello cbe a- vea fatto f e c©n quello che lascia\a di fare ai suoi successor*!. Solto questo illustre Prelato i co- stumi de' Diocesani incominciarono alquanto ad addolcirsi avendoli renduti uu poco meno rozzi f e meno ignoranti.
bignor D. Candido , in qupsto importantissimo servigio del Seminario renduto alia Cbiesa di Cal- vi veggonsi e vero grandi contrasegni di saviezza, 3i zelo , di giustizia ; nulla perA di qurlla previ- dcnza , la quale puo thiamaisi una sped* di di-
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vinazione. Terrebbe egli forse al di <T oggi \o stesso sentimento pel sito del Seminario Diocesa- no ? noi non lo crediamo; Ebbe consegueuze as- sai piii considerabili di quelle che si erano pre- vedute. Questa riflessione & degna <T essere av~ vertita. Impercioche il sito non sembra molto de- gno d* elogio , si pel continuo passaggio di trup- pe $ si ancora per 1' aria pessima , donde dove- vano gli alunni nella state neeessariamente slog- giare , ed abitare altrove ; e cio in un tempo in cui r oro e Targento erano rarissimi 5 il che fu poi per i Diocesani una sorgente di liti t le qua- li , a chi ha delle idee convenient] , sembrano puerilita , su di che il soggetto non mi permette di entrare in dettagli. Ma quale e Y uomo che mai non sbagli ? Su la scala leggemmo la seguen* le iscmione incisa su marmo frutto della ricono- scenza del Capitelo ver9o questo illustrissimo Ve* ^covo degno delta immortality
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Serrimrivrn' Hoc A* Philfppo* Positaoo dies' EpiscopO
A' Fvndamentis' eivcto
A* Benedicto- xt v Pontifice* Maximo
xvn K*l* Jvnias
Romam* Benevento Redeynte
Lvstralr Aqvae* conspertvnv Ac. oicatvm*
Atqve* Apostolicvm* Nvncvpatvm
Necnon* Sacerdotiorvnv B^neflciorvm
Accessions Avctrm
Atqve' Altari Privilegialo* in* pprp^twni
S mtl* in' Hebdomada* insiguitvm
Idem* Philippvs annvis* Redditibus* assignatis
Voti* compos
Omoibvs' nvmeris' absolvit
Crfpitvlvir Calvense
Tanto Praesvli* de* se* optime' mentd
Ob innvmera in* Ecclesianv BeneGcia
H>c* Grati- Animi* M \>numentum Posv it
Anno* Aerae Christianae* MDCCXXVII*
Avrcbbe dovuta essere una statua d' oro al me*
rito d' un Prelato si straordinario.
Era riservato poi a Monsignor Cappce Zurlo la gloria di dare forma al Seminario • Egli fu (be scrisse la regola > egli eccitd t emolaxione e '1 de« siderio di gloria in ciascuno de* giovani , facendo fare iu ogni anno gloriose comparse con due con« clusioni in Filosufia , e Ttologia , e con una Ac« cademia in Poesia % accii V nuo (come dicesi) to§* «t di riveruvrj UcU' oJtto . L cva qucfti JadeVoli
itsrentlvi il Senainario incomrnc'6 ad uscire ddll* ckcunta.
M* quest' epochs brillanti pis«ano , e son se* gtiite <1* Secoli d\ torpore , e d oblio. Signor miof questi glo'-ni luminosi si pcclissarooo tosto che fi| t»ltj da qusfo cielo di Calvi quell' astro benefi- ce* , il quale col sui fuoco iUumitiava f e fiscal* d»va insiem". Conciosiacoocbe pt >mosso all* Ar* civescovalo di l^apuli a 16 Dicembre 1782 si ven- n^ suhito a raffred dare quel la vcrecondia, e qutl- la emolazione che aveasi sotto gli art'coli del Pa- store y I entusiasmo si estinse , e gli succedette T inasione \ e pure merits d' essere rimarcato av* vertito i the si arre^d qui lo studio , essendo gli ttessi deejnissimi maestri e rettore.
TanU> e^li e vero ch<* que' c »rp' che p'u fa* cilmeote ric^voho il calore \ p u facilmente an* tora lo Idsciauo , raffreddandosi quandj allonta- nato ne venga il fu cj ! Fuori figure, Sebbene aiavi un Rettore abile , e di buona intenzione , T istituziooe va sempre m^Ie quando il Vecovo confida in altri . Imperciocthe non b<*sta che il su- periore ordini bene le sue cose f se quegli che ha da es 'guire eseguisce diversamente * o le abusa.
Signor mio , in un altro giorno quando vis le* tenio la Chiesa Catledrale vi riepilogherd I1 op*re pu segnalate delP amorevole Z urlo t del quale quanto piu si park f p u resta in sua lode da par- lare , avendo le sue virtuose azioui colla fama toe* tato U cielo » Pa* tore iatto secondo il cutfg di
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Bio , c sempre ammTratile e ne' suoi prosperi eventi , c mjl!e sue traversie ; facendo vedere che la vhtu non puo venire ingiuriata dalla fortiina 5 da paragonarsi sicuramente ai primi Padri delta Chiesa , e da servire di modello a tutt' i Vescovi neir amministrare , e pascere il Gregge di G. C. Io mi irmamrnorai talmenfe di Lui , che se io vd, se io st6 m tutf i luoghi , in lutte le azioni, mi si fa sempre innanzi la helia idea della virtu sua , e m imagino di senlire , ed intendere le sue pa« role dolci al solito , e pfene di am >revolezza ; colle quali parmi che m' imiti di continuo alle Luone , e virtuose azioni , cosi sappssi io hen in* tendfrlo , ed uhbidirlo ; se io m inganno , V in- ganno e p'acevole . Q.ielP anima ( cosi credo io piemente ) e in cielo . Fatta non senza rngione questa piccola digressione , ripigliamo il nostro trattato.
Signor D Candido : io tutto sacrifico alia ve- Tita , ed alia ragione , questa one*ta liherta e U- tolo mio proprio Voi hen conoscete la mia na. tura. Per le allpgale ragioni , e per molte alire che io potrei dire , e le preterisco, non tanto per Lrevita , quanto perche son certissfmo che voi le conoscete , e le considerate coii bene f e forse anche meglio ; che non fo io , a me pare che in quisle no*tre tnrholenze de' tempi , ed in queste occasioni dell1 apgregazione delta due Diocesi Calvi e Teano , mi par* , dico , per lo brncficio pub* ilico, di unirc cjuesti d-ic Sewiiiarj , e farue uno.
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Tanto ci delta la espenetua ; e la raglone , che nessuno che abbia buori senso richiamera in dub- bio , se pure qualche interesse secreto non lo spin^a a sostenere il contrario , del che pero noc? mi dispero , per un certo occulto presagio , che ne fa Y animo mio. Questa e la mia opinione in* lorno alia unione de1 due seminaij , rimettendomj sempre a qualunque altro miglior giudizio t E sic- come I' bo detta amorevolmente , e mossodalTaf* fezione , che porto al buono allevamento della giorentu , cosl vorrei che fosse ben intesa , e me* glio considerata da chi p;u dovrebbe intenderla y e considerarla . Io non posso non d-esiderare alia mia Patfia ogni bene , ogni felicita , ed ogni gran- dezza , essendo cittadino propriamente colui che ama la pallia ? e che desidera tulti buoni e savi. Quando questo mio ricordo altro eftetto non fac- cia , se fara egli aluieno qiesto , che potra de- stare qualche altro ncbile anirno , e geueroso % ed invitarlo a ragionare , ed a scrivere- di cio con maggior grazia , che io non ho falto , o forse con miglior fortuna , al quale per avventura sara pm creduto f che a me. Io voglio lultavia dire esser cosa chiarissima , che non faeendosi quesla unio» ne , in tal caso , per le cagioni che si son dettef patirebbe gravissimo danno questa nostra Diocesi, ©gni d\ faeendosi peggiore , e che in progresso di tempo diverrebbe una boscaglia , quando noa vi si provvegga in qualche modo . Faccia Dio , she qualche occasion^ tosto nasca , onda possum*
provar gli effetti 1e mfe parole ; Ci& detto: r?pi* glii il Bjonanrci , Signor Canonico , non «i p»6 pensar meglio di quanto avete dptto intorno alia unione de' due s^minarj . State di baon ammo j sarebbe fuori d' ogni ragioaerole opmione rimaner ingannato di questa speranca , la quale dovr*nno desiderare ♦ non che averla csra tulti e quanti . lie cose che concernono il b-np pubbbco p »rtano gloria a chi le promuove in qualu que m >dof av tregtidcch& non il propn'o cotn^lo , m» certo dU *in* spirit"* ci m^ova a proenrarlo • A<»n vnjjlia Coo aTtre ragioni m istrare il grande spl? n lore del'a terital , ch<? da se stpss* si fa %e<U re * e ric*no« Scere Avete ben esam nata quanta sia I* different Sa , e quanto p u impo£ti la pr^sen?^ d^l Pa<o. te | che qiiella de1 VI n>«ri . m-'ssim^m/ nte in due temm^'j { e tantj p'u in questa vostr d starve \ miglia da Teano $ onda alle vuhe cmivie e che i xnmstri con poco servigio d« D10 ♦ e p^co *au» taggio degli alunni p'etermettano •Mle cose, die al cospetto d<d Vescovo sarebbero fo< se agpvnli da €SPgu?re • Oserei d» dire cose di mag^ior mmento, ome sarebbe la d fficolia che si tro\a di tanti h 1 >ni maestri , e prefe<t> j appresso v tanti galan* tuonrrni di queste du^ D»ocesi sep*rati p^r la dii stanza de' pa^si , «i un r< bbero , e conoscerebbonsi Una folli , e fareLbesi una ftaterna unione , ed una amicizia ; ma per ora passiamo avanti . Caro Cla* Bonico , ben sapete che le c«>se di questo roondo 9QAO mutabili , « 1 Uopo poi malum ogfoi parte
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per a^rbo che s'a. Coir aggregazione della Cfresa di Teano a qnesta di Calvi in v rlii del Concor- dats de' X. Ecco superato ogni maiagevolezza , spezzato ogn$ intoppo, e vinto ogn' impedimentof che vi poteva attravers&re }, laon.de giudico che si abbia a condurre questa nave a buon porto . la non vl dico cic^p^rcbe io creda , che vi bisogni- no miei ricordi ; ma per rallegrarmi con voi della occasioned, che Dio-vi hi • mandata , di cui sipen* dovi servire avrete il desiderato bene Noi siam:> f b Dfo mprre , in un t^rnpo , e sotta an Princi- pe tdiito pietoso , ed amico della virtu, la quale ora va a second*, e non contra acqua , sicche chi noo sa avanzarsi sara colpa sua, e non gia difetto della eta . Discorrendj alternattvamente sopra ua argomento di tanta importanza , giungemmo all* Osp *io del s«-raiuario edificato in un quatrivio tra i villaggi di Vsciano , e de' Zoni Iv? giunti ett- trammo in quel sacro lu >go, e visitate le scuole, e le camerate , ci presentammo aLCanonico Ret- tore , al quale il Buonanrci disse*:.
Signor Kettore , il Canonico Peuna mio intrin* sMiissimo amico qui presente ha fatta gran testi- monianza della bonta , dottrina , e diligenza vo* slra , colle quali v' ingegnate cercar sempre nuo* Ta materia, e nuove industrie per la prosperity , e vantaggio di quest) alunni alia vostra cura af- fidati . Giusta e la cagione f e quasi necessaria della vostra sollecitudine che di giorno e notte *7i tiea de*l© per seminary , € far gerinogliare m
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quelle teneri menti 1 frutll raccolti nel campo de* vostri studj , per desiderio di farli letterati , e costumati , avvezzandoli da' primi anni a non co- noscer altra ricchezza che le virtu , e quantunque voi siate ricco de1 beni dell' animo , nulladimeno perche indifessamente cercate di accrescere coll* arte , e con lo studio quelli che vi sono dati dalla natura , stima che vi debbono esser grati alcu- ni miei reflessi per esegu re maggiormente i vo- stri gran disegni . Se i reflessi saranno vili per se stessi , diverranno nobili colla vostra accetta- sione. Signor mio , tenete per fermo , che co* vo« stri pari io non soglio andare riservato ; dir6 aduoque quello che conosco , e giudico senza dis- simulazione alcuna , non dovendo , ne volendo mancare a me medesimo , ed alia vostra persona, scopreudo gF incovenienti , ed apprestando gli opportuni rimedj , onde fossero meglio coltivati que' semi di virtu , che dalla Divina Beneficenza sono stati infusi in questi fortunati allievi ; assicu* randovi <T esser io sommamente al par di Voi ze- lante del bene del seminario , e dell1 onor vostro; dico:
Signor Rettore , ho visitato questo vostro se- minario , e con sommo mio dispiacere non vi ho osservati effetti degni di chi il guida. E tante vo- stre fatiche fatte per esercitare questo giardino y che una volta fiorl per la gloria dello studio , it delle scienze , tulle in danno, e piaccia a sua Di- vina Maesta , che non nc resti lesa la vostra ri-
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putazione. S. Luca nel Cap: mi presenta la
■Jmilitudioe nella parabola della ficaja tutta foglie, senza fruit: , e senza fiori , si-bbene merilate per- dono , poiche governate ora gii sfasciumi del se- minario , clic avea fat to naufragio in tempo svan- taggtoso. II bandolo ( siccome d'cesi ) della ma- tassa si e , che sebbene a voi non mancb! alcuna delle parti che si richieggono a chi tiene il carico cbe voi tenete , purtuttavia vi manca la presenza del Vescovo , attesa ora T eta di quel povero vec- cbio 5 quell1 autoreyole preseoza a voi , special- menle in questa male disposizione di tempi, ne* quali e grandissima variazione di vivere \ ben sa- pete dalla ccrrezione de* costumi , e dalla rivolu* aione degli Stali , e Dominj quante buone tisanze sieno non solo deciinate , ma cancellate ; e voi nelTeseguire i vostri ufficj ritrovale sicuramente grandi ostacoli , onde vi bisogna \\n autorita mag- giore per farli cetlere . Siete forse curioso di sa- pere la cagione per cui ho formato questo svan- taggioso giudicio del seminario ? acciocche io in pocbe parole concbiuda la qualita della mentemia, cbieggo licenza di spiegarmi cos4 . Signor mio , voi siete il primo mobile cbe regolate tutte le sfere a voi soggette ; ma dove voi siete il lumU nare maggiore , vi debbono essere necessariamente gli astri minori ; questi astri minori dovrebbero essere i prefetti nelle camerate de' convittori 5 ed i maestri nelle scuole. Aspexi caelos 9 el non erafi in eis luxf Se ia quest! cieli \i e notte , obi re-
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cbera i) giomo ? Niuno da quel che non fossiede*. Considerate se queste onorate uovelle piante con ta!e allevamento possano crescer dritte , e recare poi frutti soavi. Ai maestri delle scuole di Gram- raatica potrei dar taccia di molte cose , ma per la verita di una sola , contendandomi di f^rli buo* ne per ora tutte le altre ; ed e, clie nelle sud- dette scuole snanca lo studio delta Grammatica Italiana delta lingua vivente , la quale scienza e '1 fondamento dell' arte oratoria , che anzi di tutte le libere discipline, Molte, e sublimi sono le co« gnizioni nectssarie a chi la professa , da Quinti* liano minutamente ami overate 5 ed io vi fo fede cssere assai poco il numero di que1 n-s'ri che la possedooo • e percid questi Ggliuoli ( cosa disdi* ceyole ) pirlano un dieletto goffo , e plebeo ; pnr« cio ignorano affatfo it p>ter ordire e tessere una scrittura , ed abbellirla di vaghezza f ed ornamen- to : perche lo scrwere , come bn sapete e fl^iio delta pronunzia } devono dunque que' teneri ra« gazzi tsercitarsi di parlare coa buon l'nguaggia italianO , e pronunciare , cio& , con esattezza non solo le lettere consonanti , ma beosl le vocali y o aperte , o chiuse , con tutti gli altri precetti dati da* maestri a tat uopo*
Dum faciles animl juvenum , dum mobilis actas Virgil: Georg: lib. in. v. 166 , e biso^na pratica- re una Ul pronunzia ancbe familiarmeute tr* loro ( lo credo cbe le aualisi delta lingua Ttaliana, ed tnche dclla lalina non mai sitao slate cou wa^
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pior fe^clta impiegate qu^fcto nel Colle£g:o d^ PP« Gesuiti :n JNapoIi ). Per vantaggio di quest o Se* m nano bramerei the tutt* i maestri si porta sseio ivi ad amm rare tanli piecio'i Pompot.j Att»ei , ed apparare 1' ortografia emendata, e la venusta pro- nunaia , arte quanto necessaria , altreltanto ne« glelta. Si vari sono cb# possedono 1' idioma lta« Jiano in maniera di saperio ad altri insegnare* Appresso , va quasi per tulto , anche p< r qufsto SMiiinario la Itrtgua latina ruza % e cume forestiera fmarrita $ b?sogua ridurla a poiitezza , ed ed fi~ carle un bellp edificio } iatOrBo a! quale faticaro- no con t^nto studio gli aceadennci di Portoreale, e non si siudia , o almeno non si studia corns djvr bbesi da maestri. Sig: Reitore , lo d'.co , e lo ridico mille volte : per bene istru'ire couvieu essere istru'to 5 e per ben ammaestrare conviena di esser ben ammaestrato $ la s*ntenza e di P^pa Paolo IV presa credo io dall1 eccesso deli1 amor di Dio verso il genere umano , ed e , che il \e* ro bene & operar co' suoi incomodi , e percd , il \ero bene c operar co* suoi incomodi the gli aU tri abb'aao bene ; e che i) vero riposo & operar con le sue fat'che , che gli altri abbiano iiposo. Pass amo oltre alia scuola di R?t*orica , sig: mio per treppo spazioso campo mi conduce la verita, dal qu^le mi richiama il m'o poco sapere. Pert*n« to me ne pass* 16 di leggiero , ne mi fermerd per troppo d1 ora sopra $ imitando in cio i! cane di Egitto , il quale per Uma del coccodrilJo be\c o
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fugge in un pnnlo. Parlando dunque succintamen* te ti diro che ben ra1 incresce aver tra quei gio* vani ammirati alcuni per una grazia singolare deU la natura pieni di spirito , da' quali la Diocesi stava aspettando cose grandi e mirabili se fossera sotto la disciplina di dotto e diligente precetto* re, studioso di belle lettere e prudente, il quale gli ammaestrasse non solo n« 11a cognizione delle lingue , e de* loro ornamenti , ma de* concetti an- cora , e sopra ogn' altra cosa del giudicio , della prudenza , del decoro e del costuime degli scrit* tori non meno poetici , che oratorj : perche V'r- gilio e Terenzio, ed Orazio nelle Epistole, e nella Poetica : e parimente Cicerone insegnando F arte oratoria , fra quei precetti che danno intorno al* V arte del dire , apportano materia agP intelletti ji acuto sguardo , e di pronto ingegno di accor- gersi es$er nascosti in essi chiari semi y atti ad affinar la piudenza , e ad aggevolir il giudicio , perche son ripieni di esempj e di precetti , dei quali V uomo pu6 servirsi per disciplinarc la gio- veulii al ben parlare. Conciosiacosache senza sa- pere niuno puo esser el^quentc E cosi , non a- \rebbe potuto quel grande oratore Atcniese , ma- raviglia delle genti , con tanto spirito commovrre i cuori degli ascoltanti , se o del divino Platone stato non fjsse diligente disccpelo , e di qualche altro ililistra maestro sollecito imitatore. INe si lo- derebbe Roma per la copia di tanti oracoli ( cosi \oglio cliianur i fcri oralori ) Tullio, Cusso, Ur-
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tenzJo , Antonio , se da' primi loro anni , e del continuo in ogni eta non avessero collo studio accompagnata la dottrina del sapere, E veramen* te i bei concetti sono padri delle scelte parole ; ed al saldo giudicio di chi ragiona la lingua si trova conforme. Pud ben essere che l1 uso , e la imitafcione vagliano alcuna cosa $ ma ne quello , ne questa faranno un uomo singolare ; perchi T uso , e senza cognix one e come un cieco nato , che per ogni luogo camina. E degna di biasimo e quella imitasione , che si acquista col furto , e quel furto cbe non \iene dalT arte , percbe V arte e madre della somiglianza. Ha ve* ramente ciascuno da natura il suo genio separato dagli altri , come la voce , la faccia , la scrittura e molte altre cose , le quali in virtu delP artefi* cio non pur convengono ; ma diventano confer- ini. Ecco che coll' arte non solamente le voci u- mane, ma i fischi degli uc«lli,e degli animali si fenno somiglfanti : scrivesi per arte ad uno stess-o inodo da molti, ed alcuni usano di cosl ben imi- tare , che come pittori rappresentano gli atti al- trui , le facce e 1 movimentL Per6 quelli , che credono ess^r poeti , ed orator!., perche rubbano e gli orotori , ed i poeti , non sanno che nella infiniti delle cose , alcune pajono , alcune \era- mente sono. La bellezza del corpo puo esser na* lurale, e pu6 ancora dalPinganno procedere. Gra non e cid , che risplende , n& gemma cio che rU luce ; conoscesi 1 oro alia pruoya , e la gemma
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nel psragonp. I! r*g!onare come g*i altri , tintt f* , die noi lali sumo , qiuli essi sotio. lVlanci alctina volta la natu^a , o^ero i1 ind bclisce, e se T arte non le da vigore , O i! a;ii licio valore , si resta frcdda e lftft£>ta« II sig: B it lorn o Ziiccbi gMitiluomo di IVlonza ha scritto un tiMttato d<ll' ?• m;U*ione U'iiissTn^ a!la gpoventu ; insegilando 1* arte cogli es< mpj % la quile a giu licio de1 sa*j e p^rte lanto neeessafia , quanto a giudicar luia pittura e necessar 6 il lume>
Molto frutto cogliera il giovane se dara operi alio studio deli* istoria i ehiamata a?iima delT uso civile , e nnes'ra della vita umana , noa alten* deu'io lolaAlenta al dileltd de' varj accident! che per ftitro vi trova sparsi 5 ma consider >ndo pr'n* c pajateflta » che c >sa , in che modo , ed a qu*l fine si condura . E veraraente la co* gauione dt-lle cO^e pass Ate 6 oltimi amniae* stramento nelle imprese , e partiti s the si lOglion no premiere sopra i casi presenti e fuluri Gio- \ami oltre a c 6 di ricordtre , (he ia raccolta de^li esmpj, d lie axiom f iitdi)*e , ed eroiche de' Roma D i , Greci , ed allri , die p M4iaofrO 1< g- gere appresso tttolti , de' quali gran parte Valeri* Matlimq raccolse ins>r rm f e con uiolta pruden/a descnsse , driranno grande slimolo a s^guir la vir* tu, ed a fu^gir il vi/.io , c faranno sen pert a al giovane delta PCcatlooi , ed accidenti , ch*' d.mrio materia I tmte talorpie , e non m»i a piem» ce- rebral* azioni } 0 perfihi ^h scntUri f cd i uue*
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'Mil de* passati secoli hanno investigato , e cavato dalle tenrbre , nelle quali erano involti i precetti del b'jn viv.-re , e delT operar virtuoso , hanno e<ts» fatte tante fatiche non pur per h ra s'essi ; ma etiand»o per noi ; perd vorrei che il giovane dopo questi stud] pon* sse cura di raccomandar alia sua m^moria le pr'ncipali senlenze degli au- tori , il clie facendo , averra , che iunammoran- dosi della bellcz/a degli aur*i ammaestramenti lo- ro , e dello splendere della virlii , avera dico ^ che tenendo egli in Sommo pregio gli autori del drcumenti predetti f e gustando la varieta delle Icro dottrine , con tali vere e saggie guide Sari condotto al scrrmo della jelicita altiva. Questi sono studj da farsi da' givani ^ essi han copia di tempo , ce increscon lor le fatiche ; e perche non ha voluto la natura , che cosa alcuna eccellenle csca da noi sen 2a fatica. Dee cohivare aduuque cgnuno i solchi delP ir.gegno suo con le buone arti , seminandovi le sacre, e tanle sentenze delle dottrine , accioche raccolgono i fiori delle ornate parole f ed i frutti dell' opere gloriose in utile , e ricca possessione della patria 5 e della famiglia sua.
Ritorno al maestro: e dico t che dalla disci- plina di un Rettore perfetto , molti perfetti ora- tori possono riuscire , siccome d3 un suggello mol- te forme. In Grec*a eravi Libanio compagno de- gli studj di S. Basilio ; celebre Rettore , ed ora* Sore , coias nleTasi dai conimercio leUerauo /ra
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ambedue,ed era Ule la cpitiione di Lib3nio,clio S. Basilio ritirato in Cesarea di la gli racconian- dava de' buoni giovani , perche V istituisce. Ua buon maestro produce delle buone piante ; ma che noa puo il Rettore esser perfetto , se dal suo dire , e da1 suoi scritti non si conosce che egii prima sia perfetto oratore , percioche V in- segnare la ragione e proprio del Rettore : ma il saper figurare la ragione colT esempio e pii proprio delP oratore, che del Rettore. E benche la ragione sia piu che I1 esempio necessaria , e per se stessa grandemente ci giovi : nondimenof perche molte volte non vediamo ehiaramente quel ch1 ella signiGca , ci gioveri molto p u , se saia secondo il bisogno illustrate dagli esempj , i quali a guisa di specchio rappresentano ill1 intelletto nostro la Cgura dell' arte.
Percio , io non voglio ( dice Paolo Manuzio ) che il Rettore mi mostri ove sia la narrazione , ove si divida , ne dove si contemn" > Questi non sono i semi : onde puo nascere la vera e pura sostan2a della eloqueuza. Questa e una cornune e materiale vivanda,che contenta e sazia il vol* go : p'u delicato assai o piu spirit uale e il cU bo , che appetiscono i nobili iutcllctti , i qua- li non si contentano della m^diocrita , ne abas- se , ei ordinarie imprese degnano di chiamarsi f ma sempre alia gloriosa clma della immoralita pensano di ascenderc. A questi tali adunqtie ( di- cc T egrcgio nomiuato scritture ) io voglio cha sia
St
farmila una rettorica sopra Demostene , e Cice- rone f e ridurre quelle due perfette nature sotto T arte : percioche quella sarebbe arte perfetta , la quale colP esempio di perfetta natura forse di- mostrata , non potendo essere eccellente una idea, se non sono eccellenti i particolari onde nasce. Ma chi e , che tanto vaglia ? the sappia fare pa- ragone delle singolari virtu di que' due divin? in- telletti ? Chi scoprira 9 ove son simili V uno all* altro f ove diversi , ove contrarj • Chi mostrera le ragioni , perche essendo diversi , o contrarj r ne r uno , n& V altro pecca j ma 1* uno e 1' altro & raaraviglioso f ed eccellente ? E se questo e dif* licile , come e veramente f quanto piu difficile sara sopra i loro esempj formare altri esempj , che di bellezza corrispondano , ed affigurare il lume dell* antica eloquenza ? Ma perche questo Rettore , il quale ci ammaestrasse co' suoi scritti , io per me non so vedere , ove egli sia ; sara gran ventura* se con la regola sola de* precetti , che finora in- torno a quest1 arte si hanno , potremmo appres- sarci, non che arrivare f alia forza di Demostene; le cui parole erano folgori 9 e tuoni 3 ed a quella di Cicerone , il quale pote tanto col suo dire , che indusse alcuna volta il Popolo Romano a ri^ provare quelle leggi , che manifesto beneficio gli apportavano : tanto potremmo ancora noi , se tan- to sapessimo : e tanto sapremmo , se di sapere ci fosse mostrata la via,
Passiam<? aduuqmj a parfire della tfraa parte
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dell* officio delT oratore , cioe , della elocuzione, t del modo di esprimere con, lodevoli parole i concetti t clie avra compresi , e disposti nelPani- rno suo. Conciosiacosache necessario k , die quel- le parti , le quali concorrono alia perfezione del tutto , ciascheduna nelP esser sue sieno perfette : ne senza dette pietre fermo edificio fara qualsi- voglia hene intendente Architetto : onde fa di mestiero , che V arte sia con la natura accompa- gnata. E questa terza parte e tutta nel giudicio f e nella scelta delle voci , nella congiunzione di esse , nelle figure del parlare , nel suono , nel numero , e nelle altre qualita , che o vengono insieme colle voci , o intorno ad esse si conside- rano.
Tenendo adunque la elocuzione quel medesimo luogo nel coraponimento , che liene la pelle nel corj>o umano , deve V oratore intorno a questa parte, sotto la quale stanuo tulte le altre, porre quello studio , che pone la natura intorno alia pelle del nostro corpo. Dunque , come la natura giudiciosa componitrice ( per virtu della intelJi- genza che la regge ) delle cose , ch' ella produ- ce , ha messa una gran cura , ed una gran dili- genia in fare Ja sua pelle molle , vaga , soave t delicata , e datele le sue grazie co' dehiti color! f accioche ella s' offra ogli occhi nostri dilcttevole, e ci faccia piacere tutto quello che tiene sotto se, cosl deve V oratore porre rnolto ingegno e moltof Ahulio in questa parte, che alle voci appartieuei
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cb1 essendo esse quelle, che restono i nostri con- cetti , c gli portano agli occbi del nostro intel- letto , debbano esser ornate di tutta quella bsl- lezza , cbe loro puo dare la industria di cbi corn- pone. La bellezza poi n6n e altro cbe una con- venevole , ordinata e misurata proporzioue dell© membra , asperse di dicevoli colorize questa bel- lezza si desidera nella composizione , ed in tutte le altre cose cbe hanno grandezza. Benche in que- sta parte nenmeno che nell* altre si dee scbifare la sovercbia diligenza, E per dare di cio una re- gola generale , e da sapere , cbe il piu bello del- T artiflcio e con tanta arte nasconderlo , cbe ap- pena vi si scorga.
Dalo questo generale precetto intorno a que- sta parte , la quale abbraccia e cootiene tutta la vagbezza delle parole cosl semplici , e da se po* ste , come insieme aggiunte, \engo alie cose par- ticolari. Intorno alle quali e prima da sapere t cbe le voci sono state trovaie , accioche elle sie- no ( come disse appresso i Latini Ornzio ) inter- preti degli animi nostri , e portino per io senti- mento degli oreccbi i nostri pensieri , e i nostri concetti agli animi altrui , e questo fu cagione, cbe Aristotele drsse , che le voci non erano altro, che segni di quelle passioni , che noi abbiatno neir animo , chiamando egli passione quello che noi ora chiamiamo concetto , o pensiero , o in- tenzione , la quale passione fa poscia da lui nellai sua poctica chiaraata senUnza. E come le voci
ci servono a rappies^iilare i nostri concetti , cost le ltttere sono al servigio del concetto , e delle vo- ci non solo per aprire i nostri pensieri a quelli 9 che sono present^ ma ai loutani, ed a quell' an- co , che dopo not verranno per molte centinaja tP anni. Peio se usiamo molta cura , e molta di- ligenza , quando parliamo coa quelli che ne sono present! , perche il nostro parlare loro piaccia e diletti *, la dobbiamo usare molto maggiore nello scrivere. Perche la voce , tostoche e man data fuo* fri se ne muore , e non sta sotto il giudicio , se non in quanto ella e udita , ed essendo ajutata dallo spirito , dalla grazia , e da IP azione del di- citore ? molte volte non lascia , che si veggano i difetti suoi. Ma la scrittura sempre rimane sotto gli occhi , e sotto il giudicio di chi legge , priva di ajuti ; che ha la voce, quando si manda fuori. Onde non ha cevsa alcuna esteriore , che le possa dar lode , s* ella con essolei non la si porta. E per questa ca^ione dev' essere molto diligente chi scrive in irovavre voci cV abbiano molto con es- soloro tanto di prazia , di splendore , di orna- rnento , che poss-ono dilettare , « far piacere il il soggetto , ch' clle con esse portano, alle menti di coloro , che con molto giudicio leggano. E chi non usa questa diligenza , si puo rimanere di scri* vere.
La prima cura adunque dello scrittore , quanto * questa parte , deve essere intorno a quello che disse Ccsare essere il foudameuto del ben dire,ch'c
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U scelta delle voci , intorao dlle quali non solo si debbono considerare le voci intiere e perfetle , ma gti elementi e le sillabe che le compongono- Perchfe queste sono le radici della beila e lodevole elocuzione. E come senza le radici non pu6 es- sere V arbore , cosi ser^za questa considerazione non si pu6 scrivere lodevolmente* Ma qui non mi afTaticher6 molto.'Perche questa parte e stata mol- to gentilmente, e con molta diligenza trattala <lai nostri Italian! , e tra tutH, con mirabile artiGcio, ne ha dato gran cognizione il Cardinal Bern* bo ; al quale dee ixm men la nostra faiaella , che ai loro padri Dante, Petrarca, Boccaccio, die se costoro la generarono 5 Egli la ha risuscitata , e con raolta lode arricchita. Questi adunque nelle prose *, nelle quali ha parlalo delTarte dello scrive- re, e del ragionare regolatamente in questa lingua, ha raostrato abbastanza lutto quello, '/he intorao alle voci , ed alle lettere e da considerare. Rinietten- domi adunque , per la cognizione della qualita delle Toci , alia lezionc di questo giudizloso scrittore • non diro altro, che sebbene paja cosa piii faticosa, che non bisognerebbe il misurare , ed appesare cosl minutamenle le lettere, le sillabe, e le vocij e non dimeno tanto necessaria , che chi non vl pon cura , non pu£r scrivere con lode* Ma & questa mal agcvcffezza agevole V uso , che e mae- stro di tutte le cose, e la natura da esso ojut.i(a. Perche i nostri orecchi , over gli animi nostri , per gli suoni a lorp mandati per lo seutimeut&
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delPorecchio, hanno naturalmente in se una cer»
ta misura del suono delle voci , che genera il
giudicio , il quale , se viene poi ajutato dair uso
e dalla diligenza , diviene di modo perfetto $ che
> tostoche la mente ( deila quale non e cosa alcu-
na piu veloce ( ha composta la sentenza, vedc e
conosce le parole, colle quali ella lodevolmente
1' esprima. £ questo uso s' impara e dal leggere
gli autori eccellenti y e dal comporre assiduamen*
te j perche tralasciando o V uno , o V altro si
fan no rugginosi gl' ingegni. Dobbiamo adunque e
col comporre , e coll' assidua lezione de' buoni
autori avezzare in guisa gli orecchi alle voci , che
essi ne sappiano fare ottimo giudicio, e discerue-
re con che ordine , e con che misura dobbiamo
esser congiunte insieme : si che il periodo diven-
-ga numeroso , e col debito suono , accioche egli
abhia quell' armOnia , che e dal suono e dal nu*
mero dipende. Ma si fatta opera non richiede Tan-
gustia di pochi fogli , ma vorrebbe bens} 1' ampi-
ezza di ben compili e giusti volumi , siccome han
fatto tanti eccellenti maestri , a' quali io mi rimet-
to.Per6 facendo qui fine entrer<5 a dire di quel-
la parte della orazione , che da la vita all' opera,
la quale i maestri delT arte assomigliano alT ani«
IDA | o sia a ([uella vitale vivacita della orazione y
onde entriiio gli afletti nel cuorc di chi ascolta.
lutorno a che e da saptre , the qucsla anima appresso a tutti gli oratori greci e latini si da al- ia pronuncia , cd all' azione ( la qnale i tlltU
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quell* parte , die si appartiene ntm pure alia vo- ce 9 ma alia grazia , ed alia dignila de' movimeu- ii del capo , del volto , degli occhi > delle rmni € di tutto il corpo mentre V oratore dice ) ; e vogliono , cV ella sia quella , che dia lo tpirito e la vita a tutta l'orazione, e questa parte fu delta dal padre delta lingua latina eloquenza del corpo. Questa arte principalmente raccoxnandava ai $um discepoli il greco Demostene ; e Cicerone ne ap prese Tesercizio dal famoso istrioue q: Roscio $ il quale con varj gesta , variando voce , variamen- te rappresentava quando esercitava l1 oratore Ro- mano , e dalle stesse parole ne faceva nascere al- tro numero f ed altro suono. Ma qui non si par- la di quel movimento Miraesco , ma del grave f cbe accompagnava la favella del dicitore con con- venevole misura. Che anzi al tempo de' romani per Tampiezza del luogo ove si aringaya , e per la gran copia del popolo era bisogno che V oratore usasse e gran voce e gran movimento del corpo t e perche ci voleva misura , per aver grazia 5 al- cuui dicitori erano accompagnati col suono della Tibia 5 era quel suono solo per dar la misura di alzare, e di abbassare la voce ai dicitori con con- venevole moTimento de! corpo , quanto alia soda azione della eloqnenza. Come leggiamo di Gracco appresso a Cicerone nel libro de1 cbiari oratori , e altrove : il quale mentre orava , avca sempre dietro a se , clii gli dava col suono la misura Ael.la voce , il quale suono non era pero udi^o
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dagli ascoItanti.Questa btll'arte i molto Utile anche ai sacri oratori , quando sia accompagnata con le altre virtu , che ai buoni prcdicatori sono neces- sarie ; le quali , come sono molte e varie , cosl sono messe da pochi in opera : che pare oggidi ad alcuni di questi nostri predicatori, che, come hanno con orribile voce piena la chiesa di grida, ed usate maniere e movimenti da cerretani , ab- biano compito di fare tutto quello , che loro apparteneva f quanto all1 azione. Ma lasciando , cbe ogaun faccia di se quel cbe gli piace , con* chiudiamo questa prima parte , che se P oratore non rappresenta con la sua azione quelle passio- ni | che sono da essere impresse negli animi di quelli , che ascoUano , rimangono gli afletti fred- di e senza efficacia : ancorche V autore abbia fat- te tali le parti degli affetti , che tieno efficacissi- me nella scrittura $ nondimeno se elle sono mal rappresentate , rimane V oratore senza pregio , quanto alia rappresentazione ; perche la forza del- la viva voce e maravigliossima , qualunque volta ella accompagnata dall' azione si accorcia alia qua- lita delle cose , delle quali ella ragione.
Mi pare qui opportuno , sig: rettore , di fare un piccolo discorso intorno alia poesia f giacche in questa scuola i giovanetti studiano Ovidio , Orazio , Virgilio , Terenrio , e tutti i classici , per for acquisto della lingua latina , delF arte po- etica , e deila eloquenza. Ma mio intendimento e di parlare loltmente dt' prectlli , che si Itggono
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in delti aulori inlorno al viver politico e morale per fame regola e norma ai giovinetli , senza toccare alcuua cosa di quelle che potranno da lo- ro stessi imparare da' commentatori , o da altro acrittore sopra que' poeti.
E per dar capo a quello , che 10 son per dir- vi intorno a questa leiione ; avete da sapere che arico ne* LuonJ scrittori si trovano delle cose di- sdiceToli e scandalose contro la consuetudine del hen vivere,le quali essendo mescolate con quelle che sono piene di virtu, entrono di nascosto ( se hod sono prevedute ) negli animi di chi legge , ed alle volte per la imperfezione della natura no- stra , che agevolmente si appiglia alT imperfefto, piu possono in noi , che le virlii. Onde non sen* za cagione volera il divino Platone , che i poeti fossero cacciati dalla citta come corrottori defhuo- ni costumi. Ed in vero sc i loro vorsi e compo- nimenti non sono giudiciosamente interpretati da Luoni e dotti precettori , generano negli animi de1 giovami un certo dispregio della oneste e del- la rcligione quando sentono gli adulter] , odii > risse , ingiurie , vendette , ed altri vizj nefandi , che per i loro libri si leggono , i quali sono atti a radicarsi piu tenaumente ne' petti rozzi , che le cose huone , e sogliono crescere insieme colP eta. Che perci6 deve il savio maestro fare scelta di quei buoni Poeti , che non solamente trattano di cose piacevoli , ma di gra\i sentenze alia vita nostra appartenettti.
9° B
Ma dovefe sapere che qucsti shnili vizj proce*- doBO per lo piu o dal luogo ove ion nati , o datf eta , nella quale scrissero 1 btaoni Poeti f i quali noi leggiamo , o dalla natura del Poeta Vir- gilio f per esser troppo vergognoso , molte volte nelle cose arnorose ha lasclata quella vaga lascivia, che fu poi troppa in Ovidio f per esser egli d* altra natura , che Vergilio non fu . Ed Omero il grande , per esser nato in Grecia abbondevole di vixj , e per avere avuto egli la natura pie* ghevole al \ino , ha piu volte forse di lui par- lato , che non sarebbe stato convenevole a pru* dente Pocla. Similmente per F eta , nella quale egli scrisse , semino tra i lumi della sua poesia molte cose , che poi sono rimase hiasimevoli nelF eta f che sono venute di poi . E che questi fog- sero vizj della eta di Omero , e delle seguenti, e non del Poeta , il mostra anche Euripide nelle sue tragedie • Simili cose anco si trovano in So- focle # che al tempo di Euripide fu , ed in Eschi- lo , che alF uno , ed all' altro fu superiore , c men colto , e men giudicioso d' entrambi , talche dopo lui lc sue favole non furono ammesse ne* giuochi , se prima non erano corrette. La quale cosa volesse Iddio che si facesse anco a nostri tempi ; che non si vedrehhero le rappresentazio- ni , clie tutto dl con gran vergogna del nostro M>colo si vcggono vili , cd obbrobriose , e di male tietnpiO . E fj'ic lo allora avveniva pcrche i Poeti
'I' ijue1 piimi tempi iegurf*no una certa loro
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rozza sempliciii , ch' era lonlana da quella Mac* sta , che ceu faccia reale , e piena di riverenza apparve poi insicme con V eccellenza dell1 inipcro di Roma, la quale maesti (quantunque perduU la grandezza delT inipcro ) e durata in eran parte in sino a' nostri tempi. Ne* quali sarcbbe graa ifizio voler seguitare i Greci in quelle rose , ch* come al lor tempo convenivano , cosi riraasero nella maesta di Roma sconvenevoli t e similmente sconrenevoli sono ne1 tempi nostri ; clie chi vo- le*se ora traporre dc' suoi componirnenti quelle cose f che parvero indegne ai giudiei Romani , ( e specialmenle al giudiciosissimo Vergilio v che quasi una nuova Ape da i fiori nati riei tHr»pi della Poesia delibo semtpre solamenle V ambrosia, onde condl la sua soave composizione ) hieoire- rebbe in grandissimo biasimo • Perche Virgiiio si pote verarnente chiamare la regola delle cose gra- vi e magnifiche , cbe parve proprio clie la natu- ra ccnoscendo la imperfezione umana essere tale, che un uomo solo non poteva da se perfettamcnle compile la virtu del comporre le cose grand! , pro- ducesse Vergilio , che con maraviglioso giud'uio si desse a sceglier tutto il buono , cbe in tulti gli altri autori e Greci , e Latini si ritrovasse , lo migliorasse , ed in uuo lo accogliesse, per sop- porlo agli occbi di quelli , cbe dopo di lui do- \essero scrivere , come veracissimo esempio del compimenlo della grandczza eroica, Perthe a qufl tempo nacque Vergilio , cbe la Maesla Romany
era in guisa cresciula j the non polca piu oltre andare , e le cose della Poesia , sparse nella mol- titudine delle composizioni degli altri , erano tali, che solo vi mancava uno , che le levasse dalle tenebre , e le facesse coooscere tutte insieme rac- colte , e maravigliosamente disposta in un bellis- simo corpo • E mi pare che Virgilio in cio imi- fasse gli eccellenti dipintori , i quali volendo for- mare una imagine singoiare rappresentante la don* nesca bellezza , mirano lutte le belle dbnne , che mirar possono : e da ciascuna togliano le parti mi- gliori , ed accoltene tante , quante lor pajono Lastare a compire la idea che hanno nell' animo, si danno poscia a fare la conceputa figura f la quale essendo composta deli' eccellenti parti di molte bellezze , riesce ella non pur bella , ma eccellentissima : tale che uon si trova forma uma- na , che in rira donna le si possa rassitnigliare : Tanto desiderano i nobili arteGci asseguire Y ul- tima perfezicne ! Che percio , parve a Tucco e a Vario , che fosse un neo in Virgilio , e fuori del decoro della Maesta Romana , che Enea nell' incendio di Troja , veduta Elena , si accendesse d' ira , c spinto dal furore la volessc uccidere. E perci6 dico , levarono dal secondo libro della Encidc que' ventidne vcrsi che qucsto fatto con- tencv.mo. Contra V opinione de1 sudctti comenta- tori ha scritto eccellenlcmcnte Francesco Campano r.\olto ragioncvolmcnte.
Ffttta qncsta picciola dlgrcslione ictorno ad ti«
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c*mi difetti de classic! Auteri Grecl , e Latin i , ritorno al mio intendimento.il nostro Orazio diss* che o dilettare , o giovare v0gliono \ poeti ; ma gli eroici , che furono sopra tutti gli allri stiinati, lianno tenuto una forma di scrivere p u nobile e giovevole alia vita umana di tutti gli altri , ed a quest' altezza sono giunti col mettere i documen- ti della scienza morale e civile sotto favole, e fm- zioni poetiche : onde Omero , Virgilio , ed Cvi* dio nella sua Metamorfosi , comeche non degna del nome eroico , volendo ciascuno di essi istiluir 1' uomo nella vita politica morale : come so\pra abbiam detto , preso a scrivere i gesti di ua uo- mo forte e prudente. E Ovidio nelle sue mutazi- oni , tolte per la maggiore parte da1 piu anticlii poeti greci , oltre ai sensi della mistica Teologia^ e Filosofia naturale espressi in molte di es*e , lo- da con narrazione di questa , e di quella era una virtu , ed ora un altra , e danna quando un vi- zio, e quando V altro, Un1 altra fcrma di scrivc- re anno tenuta Pindaro , Orazio , ed alcuni altii poeti lirici , ai quali e venut0 fatto di scriver fc- licemente le cose per li termini loro proprj e na4" turali senza cercar fav0lose finzioni , o altri cosi fetti veli poetici di ricoprirle j onde Orazio vo- lendo lodar alcuno di fortezza , di prudenza , o di altra virtu, lo fa per la via cUU' enumerazioni delle sue parti ; e cosl dei beni dell* anitno , del corpo , e della fortuna , e la araplifica p^r le vie ordinarie jjjseguate dali1 arte; Usando era V ordU
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ne naturale ^ ora Partificiale, quando una manierd ili artificio , e quando un altra. E perche quests molo di poema non ha sollevamento di materia eguale alle altre , e inassimamente all1 eroico si ab- bassa alquanto j fu forza a quelli come plii biso- gnosi dei modi e figure esqtiisite dtl parlare lo scri- ver le cose , che presero a traltare , e massima- mente ad Orazio nelle sue odi per via di elocuzi- oni figurate, forrne topiche , e piu concetti astratti. Delle quali ciascun di loro ne ha ricco apparato. Olire di cio e d'avvertirsi clie le quattro vjrtu principal] , cioe la Prudenza , la Giustizia , la Temperanza e la Fortezza , si considerano in due modi : nel primo con la generality di Platone , con la quale fa , che ciascuna di esse sia in tutte le altre , e tutte in ciascuna ; nelP altro modo , quando sono considerate secondo la sua partfco- lare proprieta , ciascuna di esse separate V una flail' altra: Ora parlando di esse conforme a que- sta scconda maniera d' indendcre , la Giustizia e \irlu , che consiste nel beneficare altrui , onde e ehiamata da1 savj Bonum alienum \ la Temperanza sc stcsso ; e la Fortezza , e la Prudenza poi co- me siano gfoTcVoli agli allri ancora , alT uomo nondimenc , che le pos9iede sono di principal gif'vamcnto. Or Omero e Virgilio presero a cele- hrare , e ad insegnare questc due : ne fu sola in- teariM loro di traltarc e 5criver solamente quegli V asiedio e la ruina di Troja , e gli crrori di 1'Iisse J e qii'Sti il succcsso di Bfftl , c degli al«
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isi trojani dopo perduta cd arsa Troj a -, ma vol- Jcro bensl T urio e V allro solto le pe»sone t)i A- chillc, di Ulisse e di Enea con gli esempj delle virtuose azioni luro insegnarci come dtbba- esser T uomo forte , prudente e pio.
Attesero anco all* altro principal tine del poeta eroico , che secondo Aristotile e il diletto per la ■via delle meraviglie , !e quali tanno spargendo nelle loro favole , ma con tal vaghexzi delSe pa- role ^ cosi tal felicita di stile e del numero , ed armonia del verso , clie tanlo diletta a guisa ,di pittura J in modo che anco le cose spiacevoi! e orribili all* occhio , dilettano grandemente , ed aU Jettano il mondo alia lettura de' loro scrilli, Ove imitando, dico, il poeta col suo Gngere le azioni il-* lustri, e proponendolesi non quali sono , ma quali esser si debbono , ed accompagnando convenevol- mente le cose , che portano con esso loro il vi- z\6 r coll' orribile e col miserabile ( che cio non e meno del poeta eroico, che sia del trag.co quan- do la materia il richiede ) purga gli ahimi noslri da simili passioni , pcnendole in odio , e ci desia alia virtu. Ma leggendo tali scrittori non basta censiderar nella scorza , ma bisogna pentlrar« Jiella midolla def loro concetti , ponderaado , e tiducendosi a memoria gli avvenimenti delTeroe, ed l partiti presi in essi, e formandone le buoha xtegole si diventa savio , anco coll' esempio del sa- pere , e degli errori altrui, modo d* iraparare piu tyvanUggioso e piu lodato da Polibio Itovico di
quello che si tiene dal por ntente agU errori pro* prj , tuttoche sia pu efficace nelP ammaestrarci* AH' acquisto pero di s\ necessaria lezione vi con- vene necessariamente luugo studio e diligenza j si possono osservare g!' insegnamenti nelle fatiche di molti e vari scrittori filosofi, e non puri gram- matici. Questa materia vi dico , che tiene quasi dell' infinito , e non richiede V angustia di pocbe parole , ma vorrebbe V ampiezza di compiti e giusti volumi ; siccome han fatto tanti eccellents ma*estri f a' quali mi rimetto.
Non voglio perd lasciare un avvertimento. Sap- plate che tutto il buono indirizzo , che procura- te di dare alia gioventu si con la buona educa* zione, come collo studio delle belle lettere, tut- to ha per fin principale di abituarla nella cogni- zione ed uso del buon vivere , ed operar virtuo- so 3 La perizia poi del ben operare si acquista prima dalla cogniziona de* particolari , e della qualita loro , ed insiem del conoscer quello, che a ciascuna cosa si convlene. Poi deriva dalF alte- rar gli affetti t nel dedursi all' atto dell* operar temperatamente , sicchi Timpeto deli'afTelto non sia maggiore del negoxio ; siccome fu quello di Enea presso Virgilio nel prender licenza da Di- done per Italia , e nel rimanente delle azioni sue; e questo riguardo al concupiscibile. Perche poco giova aver colT animo sedato e tranquillo cogni- zione di 6timar lc cose no piu n& meno di quel- lo che vagliano , s« nel senirsi dciraffetto «U'o-
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per* , 1' uomo cosi ncl moto dell' amorc , come dell* odio , oil' a I tra cotal passione si perturbi , e alteri la notizia do' particolari , ondc sia piu veemente , o rimesso di quello clie porta il negozio , siccome Vergilio ci rap- presenta Turno sdegnato parlare contro Drance , e nel- T afore sue impicse , c cio riguardo all' irascibile ; cioe il bo! lore , c '1 subito moto , ritardato il primo , e mo- derato il sceondo. Quanto furono vaghi gli antichi di ascendere sotto il velo delle loro favole concetti vcri , e mirabili awertimenti. Al qual proposito io piu volte passo il tempo in essi per lo piacere , che sento , men- tre scorgo 1' artilicio grande congiunto colla profonda dottrina , che tiene Y animo sospeso di maraviglia : e per le alte , e divine sentenze , che fra que' figurati con- cetti a guisa di gemme fra loro , vagamentc risplendono. Di qui nasce , che io sono sforzato per via di ragione a credere , che Vergilio sia tra tutt' i Poeti eroici il piu degno, che si Iegge a'figliuoli , non tanto per la maesta del verso , dell' ingegnosa invenzione , e dell' or^ dinato Poema ; quanto per le gra\i sentenze, ch' egli ha con furore veramente divino per tutte 1' opere sue dottamente sparse , tra le quali come vero conoscitorc dell a grandezza di Dio , lodando Enea Io fa religioso , e pio nel salvar li Dei penati dall' incendio di Troja ; nel libcrar il padre dalla morte col portarlo sopra lc spalle nel continuo ricorso all7 ajuto delli Dei a placarli ed a render loro grazie co' frequenti sagrific] ; cosi ne cosi prosperi, come negli avversi, e linalmentc in tutto U progresso delle azioni sue va spargendo oltre alle virtii di sopra notate la giustizia , la Tcmperan^a , la Carita col-
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V altre compagne , formandolo alienissimo dalle frodi , ed inganni d' Ulisse , e chiamandolo quasi sempre con epiteti di padre , e di pio.
Imparate pieta quinci , o Mortal! . e specialmente noi Cristiani sopra ogni altra cosa ci vien comandato di riverire , ed adorara Dio come Signore , Padre , governatore , e donatore di tutt' i beni del mon- do ; il quale poi da noi altro non vuole per tanti bene- ficj , die la riconoscenza di quelli , con 1' osseivazione de' suoi comandamenti , e col sottopporre a lui la vo- volonta nostra , e ofFerirgli la mente pura , e le buone opere di vero amore , e fede accompagnate: Chi osservera dunque questi aurei ammaestramenti , non pure farassi grato a Dio ; ma acquisterassi ancora fama appresso il mondo. Leggesi appo gli anticlii , clie quegti uonilni , che cura avevano delle cose divine , e della religione era^ no in -vita onorati , e dopo morte come Dii riveriti ; onde quel famoso Enea perche fu religioso , amorevole verso i Dei della patria , liberandoli dalF incendio Tro- jano , s' acquisito , siccome dicemmo , cognome di Pio, c dopo moite da' popoli Latini l'u come Dio esaltato. Numa Pompilio per la grande religione meiilo d' csser creato lie de' llomani , i quali comeche avesseio per nemici tutti i popoli vicini , non furono pero mai da alcuna paite travagliati per via di guena , merce della liverenza , e rispelto , clie avcano i popoli al Re per la sua gran divozione , e riguardo al culto divine. LasciO di allegare I'esempio di molti rapportati da Valerio Mas- simo , i quali |><: I Contrario , avendo speszata la reli ligione , crudelissimamentc Qui ono la vita loio eon in ami a pe rju lua.
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Ma poiche io con qucsta digressione sono giunto cosi innanzi a parlar della religione ; voglio ridire , che tra tutte le altre la nostra e la piu santa , piu onesta , e piii perfetta , clie fosse , o saia mai , essendo di lei capo il piu santo , piii onesto , e piii perfetto , che e Cristo fij*liuolo del sommo Dio , e con tutto che in questi tem- pi la reglione da' malvaggi , e licenziosi uomini aiterata sia j non pertanto voglio tacere , anzi con alta voce vo- glo gridare , e avvisar tutti , che , per veruna occasio- ne , che nasca , ne per persuasione d' nomo , che viva , quantunque dotto , o grande , non vi di partite mai col. T animo da quello , che la S. Ghiesa Gattolica , e Ro- mana crede ; tenendo sempre la via degli antichi padri , con aver a cuore , e fedelmente efFettuare , quel santo ricordo , che diede Gesii Cristo a' suoi discepoli , dicen- do , che dovessero come serpenti esser saggi : e come colomhe semplici ; volendo inferire , che facessero come i serpenti , i quali quando si vedono in pericolo di per- der la vita , procacciano solamente la salute del capo , non facendo conto del corpo ,• percioche riaianendo il capo sano , si ravviva di nuovo il corpo quantunque sia stato percosso. Voleva adunque , che i suoi discepo- li non avessero cura de' loro eorpi ; ma del capo , ch' era egli stesso ; e che di semplicita s' assomigliassero alle colombe , cioe , che non si dovessero partire dalla Ghie- sa sua , dove erano nati , come fa la coloraba , che non s accompagna con altro Colombo , che con quello , che pnmamente prese per compagno alia generazione. Aque- sto proposito sartjmo saggi per amore della religione di Gesu Cristo ; e, semplici in osscrvar la dottrina come
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legittimi , c non adulteri Cristiani : le quali cose se fe- delmentc eseguiremo , tcniamo per oracolo ccrto , che passcremo gli anni nostri seiup^c con grande contentezza di noi medesimi ; oltre che cosa molto lodevole farcmo nel cospetto degli uomini , e sopra il tutto a Dio ag- gradevoli.
Ecco un saggio degli ammaestramenti , o avvertimen- ti , clie i maestri dovrebbero necessariamente fare nel- le lezioni loro sopra Vergilio , e gli altri poeti , per ot- tenere il piincipale , e lodevole fine , ch' ebbero que* rari ingegni , di licbiamarci cosi dal vizio , ed abbrac- ciare la Virtu. VI bo accennata una millesima parte del- le sentenze , di cui si son f'atti i libri interi da* dotti jscrittori , ch' ebbero a grado d' irnpiegare Ic fatichc loro facendo dell' utili osservazioni sopra di essi , e massima- mente sopra il meritevole divino Poema detP Encida. Dissi necessariamente ; percbe clii legge , se col suo intelletto non considera che cose si possono intendere sotto il Yclame di figurati ornament! quelle , cbe si lcggono , allettato daila copia di tanti figurati, ornament i anmiinistiati dal- r arte , rcsterebbe sienramente ingannato. E tan to e ne- cessario per cvitarc il succennato pcricolo , cbe V im- morfalc no^tro Torquato Tasso nella prima cdizionc , colla data di Ferrara , del mirabile Poema della Gcru- saleinmc Liberata , pose ad og.m canto una AHegftria ; le quali poi dal)' Aulore i'uronn tolte a COnsiglio de1 Let- terati suoi amici , eocettuando (Jtcrf discorso intitolato »» Alkgorta del Poema, il quale si canosce esscr deir au- « tore , si perche tooca le oosecoll1 ago j si perche quel-
n \r parole , A <fUA9tt rttgiorti , v a q?4'csli eseui|»j a-
101 » vendo io riguardo , formal F Allegoria del mio Poe- » ma talc quale ora si manifcstei a , perche insegna piu » solo questo discorso , die tuttc quelle altrc cose , quan- » to apparticne all' Allegoria » Cos! Orazio Lombardelli nella sua lettcra scritta al sig. Maurizio Cataneo colla data cli Siena 28. ottobre i58i.
Sugli csempj cli Giustizia , di Temperanza , di Cavita ritrovati dV maestri negli anticlii scrittori bisogna fare siniili osserva7ioni per confonderc ogni cristiano , che trascurasse di pi aticar le virtu , dopo di esserci slate m- segnate tlal medesimo Iddio. E spesso far considerare cogli spaventcvoli sconvolgimenti passati cagionati in tut- to il mondo dalle novita politiche , debilitando la Po- tenza , e la Maesta Reale , e riducendo quasi all' estre- mo tanti rcgni si floridi , senza aver potuto ripigliare la loro prima forza , se non coll' abbattere tante novita , e novatoii , e che i cittadini ubbidienti alle leggi sono la vera gloria degli stati. Gosi bisogna piantare , ed ir- rigare quest' orticello , e pregare ])io di somministrare T accrescimento. Badare di non farle poi come lezioni , ma bensi come famliari discorsi , perche piu grate en- trano nell' animo. Res! a finalmente a parlare di Terenzio.
Terenzio riguardevol poeta , quanto alcun altro , che scrivesse Gommedie ; le quali furono fatte a istituzione de' cittadini , e del popolo ; per correggere , cioe , e ri- formare i costumi in meglio. Ma i concetti deli' amor pro fa no essendo la sostanza principale di taL Poesia, sem- bra un mezzo totalmente opposto al suddetto principal fine. E' cosa degna di gran considerazione . Argomento pericolosissimo per la gioventu ; perche agevolmente gli
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animi nostri si mnovono e quello , a cui la stessa natu- ra gli chiama , che per cio fa d' uopo guardarsi atten- tamente dalle prime impressioni , clie possa fare questo allettamento lusinghiero de' sensi: Mettendo dunque il maestro innanzi agli ocelli de' figliuoli le vive immagini della vita umana , fara loro vedere gl' ingannevoli allet- tamenti del piacere , e delle femmine j i ciechi trasporti d'una gioventu. impegnata in un passo difficile, e lu- brico dalle adulazioni , e da' maneggi di un servo , la quale non sa che operare , tormentata da 11' amore , non sottratta al male , che da una specie di miracolo ; ne ridotta alia quiete , che ritornando al propio doverc. Fara osservare i costumi , ed il carattere d' ogni eta , e d' ogni passione espresso da quell' ammirabile Autore , con tutte le faitezze ad ogni personaggio adattate , coi seutimenti naturali , ed in somma colla grazia , e col decoro . che domandano le Opeie di quella natura.
Nulladimeno non pcrdonarc cosa alcuna a quel pocta si ameno , e riprendere que1 luoghi , nc' quali con trop- pa licenza egli ha scritto ; non ostantc che Cesare lo tacciassc come poco faceto ; cioe , poco confacevole al gusto depravato della moltitudine. E pure , Tcrcnzio che ad esempio di Mcandro si e alquanto moderate ncl huilesco, non e per questo piu casto , c s' incontrera sempre una gran difficolta a separare il ridicolo dall' il- lc( i!o , e dal licenzioso. Laboriosa lezione in verita. Ma a eio solo dec* t'aocorto maestvo <i«n- opera, a cio solo attendere , ed «i ci6 solo tutte le fatiche , tutt' i pensie-
ii ; ed o^ni shidio COmpai lire. An/i ncllo slcsso pimlo
com merayiglia aYveitire i gicvani , che molti de* nostri
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Autori toscani hanno scritto per lo Teatro con assai mi- nore modcrazione , e condannare una maniera di seri- vere si poco onesta , come ai buoni costumi dannosa.
Ora che abbiamo ispedita la lezione clie debbono i maestri dare ai loro discepoli intorno ai costumi , ritor- neremo succintamente a parlare della Rettorica. Yoiben sapete cbe a' nudi argomenti della Dialettica adunati co- me ossa e nervi, la Rettorica da carne, spirito, e moto. Cos! il/ figliuolo non far a di essa una ciarliera , le cui parole altro non abbiano clie suono , non la rencla gon- fia , e vuota di cose , ma sana , e vigorosa , non im- bcllettaila , ma darle una carnagion naturale , e tale colore , ch' ella non abbia altro splendore , se non quel- lo cb' esce dalla medesima \erita. A taj fine bisogna servirsi degli esempj ; leggendo i discorsi che piii muo- vono , toglieme le figure , e gli ornamenti di parole , cbe ne sono come la carne , e la pelie ; cosiche , non lasciandoyi cbe 1' adunanza d' ossa , e di nervi , cioe a dire , i soli argomenti , e facile al figliuolo il yedeie cio cbe nelle sue operazioni fa la Dialettica , e cio che -vi aggiugc la Rettorica. E cosi vedra , che tra loro due sono alcune pocbe differenze ; perciocche la Dialettica stringe il suo ragionameniO in pocbe parole risolute ; ma la Rettorica piglia assai piu campo di parole in di- scorrere delle cose , cbe 1' uomo vuol dire con vagbezza per far 1' uditore capace di cio , cbe ha da trattare: onde soleva un certo Filosofo assomigliar la Dialettica alia mano chiusa , e la Rettorica alia roano spiegata , vo- lcndo egli accennare che Y una di queste piu stretta- me nte dell' altro , una cosa stessa dicbiara.
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Or perche all' acquisto di si nccessaria lezione si con- viene necessariamente lungo csercizio , ne avviene chc i figliuoli s' innamorano alio studio per giungere all7 abi- to di questa cognizione. E perche 1' animo nostro per un certo suo naturale istinto cerca sempre cose alte , procurate per cio non opprimere i voli dell' intclletto , ma bensi dargli incendivi di sollevarsi. Faranno essi co- me i picciolli ucclli quando lasciano il nido, i quali co- me hanno seguiti volando un tempo la madre ed il pa- dre per apprendere il valore da loro , tostoche appresso r hanno , e si sentono fermi sull' ali , senza ajuto al- cuno le spiegano audaccmente per 1' aria ; ed ovunque piu loro piace animosamente drizzano il lor volo. Ed a conscguire questo fine giova molto 1' cmuiazione ! clie c spcsso lo stimolo principale per fare avvanzare i giova- ni ncllo studio la quale cmuiazione non e altro, clic un fermo desiderio di non solo eguagliarchi glf cone avanti ma cercar di tanto avvanzarlo , ch' cgli piimo ri manga. Ne questa e cosa tanto malagcvolc , quanto altri stima, purclie il giovinetto stia fermo in questo pensiero cd a questo asseguire metta tutte le forte sue. Perche c fa- cil cosa ad uno , clie corra , poiche egli e a I paro di quello clic gli era innauzi, trapassarlo, c lasciarlosi die- Iro : che IXM] e a qucsti tempi la madre natura dive- nuta si madrigna a^li uomini nella eloquema , che non
dia l«)!o viilu di sn |>lm ar<? nrllc COSe imilalnli coloroeha
sono i primi tennti. Siccome tentJ CQgli esempj ci han- no chiaramente mostralo, che i begli ingegni non ii la- sciano Bgomentare ail' eocellenza de'sommi Orator! , e Pocti , sicchi non penstno <li giungcrgli , > <li apprct*
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sarsigli, il chc sebbcne spesso tentano invano, non e peio il loro desiderio sc non lodevole.
Uno dc' piu efficaci rimedj per ineitarli alio studio e guadagnarsi 1' amore de' figliuoli. Non entrero gia ora qui a ragionare per quante vie si possano acquistare gli ani- mi loro : ma sol dir6 che 'I vedersi accarcizati , c '1 co- nosccrsi onorati , e una di quelle cose, che lega gli uo- mini rtiolto strettamenie. A qual oggetto vi reco un sen- timento di Teofrasto rapportato da Plutarco nclla vita di Agide ; dice quel Filosofo che le virtu nascono , c germogliano ne' giovani , e si eonfennano colle lodi , e crescendo vanno , e si sollevano insieme col coraggio. In conformita di che , udite quel che ordino Numa Pom- pi lio per incitare i Romani alia coltura de' campi : fece dividere tutt' i campi in ville , e a ciascuna di esse pro- pose i suoi magi strati , i quali vedessero , ed csaminas~ sero con diligenza , quali fossero i huoni , e solleciti lauratori , e quei no , ed a lui notati gli rappresentas- sero. II Re fattili a se venire , con lieta fronte , e con doni , diligenti , ed industriosi molto accarezzava , lo- dandoli , ed esaltandoli grandementc ; Dall' altra parte con turbato viso mirando gli oziosi , e ncgligenti, acer- bamente della loro dappocaggine gli riprendeva ; intan- to che tra per la vergogna ricevuta , e tra per la spe- ranza , e desiderio , che aveano di conseguir qualche premio si sforzavano a gara 1' un dell' altro , di faticarsi il di , e la notte, per far si, che i suoi terreni dagli of- ficiali del Re meritamente fossero commendati. Cosi do- vrebbero regolarsi i maestri di questi \ostri Alunni. Cosi eccitare 1' cmulazione all' opere desiderate. E qui faro
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fine a questo mio cliscorso intorno aila Rettorica. Ma forse mi sono intorno a questa materia piu lungamente disteso di quello che conveniva, avvegnacche molto me- no di quello , che richiederebbe il bisogno. E per6 per- donatemx e dell' aver detto troppo , e dell' aver detto poco , posciacche Y lino e Y altro deriva dai soggMo , il quale e tanto pieno , che sforza dire , e tuttavia non se ne pu6 mai dire tanto che basti. Questa materia no- bilissima tiene quasi dell' infinito. Laonde e per non fa- stedirvi con si prolissa lezione , ed anche per non affo- garmi in cosi vasto pelago, rimetteio il Maestro a quel- lo che ne hanno scritto tanti rinomati Autori. Voglio finire con la seguente apostrofe diretta agli Alunni.
Cari ed amati Figliuoli: in questi tempi , che colTeta fiorisce Y ingegno vostro , da questo mio disco rso age- volmento potrete giudicare che ordine avetc da osserva- re in queste discipline per apprendcrlc , le quali poscia- che sono cosi necessarie a chi vuole avvanzar il volgo, e conversar fra uomini grandi di sapienza , e virtu , vi esorto caramcntc a volerle con quest' ordine , che vi ho tignato apparare con tutte le forze dell' ammo , e del corpo , c con tutto lo studio , c diligenza vostra , ac- cioehi; siate sopra gli uomini dozinali alzati per Y acquisto di queste tie grazic raccoite insienie , Grammatica , Dia- lettica , e Rettorica. E siccomc siete uati galantuomini , e di costumi gentili ornati , desidtro anoora , che in questa parte siate siiniinieiite illustii. E potrete poi ani- mosamente salire all' aide ouoiate , e divine seien/e ,
die s'iiiia I ajuto di quelle potreste molto fkticanri ; ma liporkevaste dalle vigili* , e fatiche poco frutto; onda
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pe 1 contrario con minor fatica , e con maggior riputa- zione vivretc ncgli anni vostri maturi , quando avrete compiutamente vagato , e praticato in quest! si onorati , e dilettevoli studj delle vere scienze , che fanno V uomo un Dio in terra ; e * lasciei ete di voi fama immortale presso il mondo , gloria alia casa- vostra , contentezza giande agli amici , e parent! , e finalmente alia patria. E questa mia opinione son certo , che non solanaente avra effetto ; ma che per la bonta del vostro ingegno , e per P amore che portate alia virtu , di gran lunga con T ajuto di Dio trapasserete. Si , Iddio vi sia scorta in questo faticoso camino , con la colonna, e colla nuvola. Con che mi vi raccomando di cuore. Addio Figliuoli miei gentilissimi , ed amabilissimi.
Lo studio poi della Filosofia appenaappcna puo dirsi d' esse re nella infanzia , ed io ne ho quella compassio- ne , che voi stesso signor Rettore , vi dovete imaginary. L1 anima dell' uomo , dice Platone, e naturahnente Arit- metica , hisogna adunque investigarne i prineipj , e i pvogressi scientifichi di quella , la quale al parere dello stesso divino filosofo chi togiiesse dal mondo, tutte le aiti, e tutte le scienze senza rimedio verrehhero meno , e si perderebhero. Questi studj nutiiscono; e fecondono i se- mi dell' altre scienze. Frutto cosi ordinario di qualsisia delle Mattematiche speculazioni ; che ii mentuato filo- sofo non voleva che per altra porta , che della Matte- matica , entrasse la studiosa gioventu nel vasto camp* della Filosofia , e di tutte le intellettuali discipline.
Dello studio di Teologia , e di questi vostri student! nc parleremo in ultimo , Signor Rettore ? -non si puo cu~
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rar bene la piaga , che non bene si penetra prima , e che talvolta ancoia non s7 allarga , per meglio scopiila , onde maggior dolore si eagiona al paziente , il quale clolore pei 6 e principio della cura salutare. Questo e 1 caso presente. Dal breve racconto fatto delle cose da me vedute , ed udite, persuadelevi di non aver fatta gran cosa in fine ad ora , perche sc col vostro giudicio mi- rarete bene dove siete giunto , c fin dove avete ancora a distendervi , voi senza clubbio riconoscerete clie non slete giunto neppure a mezzo cammino. Ne mi parlate di mediocrita. Siavi sempre a mcnte , che la mediocri- ta non e quel segno , ove mirano gli cccellcnti ingegni: percioehe nelle imprese onorate , a chi poco puo , il mediocre dee parer mollo ; ma a cbi e lecito di poter assai , quello , ch' e mediocre , e p:>co , e quello ch' e molto , e men che mediocre. Io tra questi Gianfranee- seo Buddeo (i) nella immoilale sua Opera del Dritto di natura , e delle Genti , ove paila della cultura degl' in- gegni ci ba tramandata , che fa al nostro uopo , la no- bile similitudinc pr^sa dall' agricoltura da quel divino filosofo sempre ammirabile in tutte le sue osservazioni sovra la natura , volli dire , Ippocrate. Or perche la delta somiglianza e degna di si degno autore , e dtglMI aurora che voi , lignor rettore , la sappialc per cavai ue col vostro sano giudicio quel frutto die viene ill voi , t da tntti desiderata. L7 ingegno umaiio destinato aHe iciense il lodato Mo*
(i) lh. culture ingtnii pag. 3o& Kal. Si/.' i [9*
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sofo lo assomiglia in tutto a quel campo addetto alia coltura del fiuuento. II terreno , egli dice , se bene di sua natura sia feitilissimo , nulladimeno se al seine del grano commessoli , come nelf utero suo , per esser fecondato , manchera P opera continua d' un diligente agiicoltore , non dara giammai il desiderato frutto. Go- si e non altiimenti dall' allievo delle muse , abbenche sortito egli avesse dalla madre natura una mente pronta cd clevata , pure non e da concepirne una vantaggiosa speranza , qualora non abbia al suo fianco dotti , ed intelligent! maestri per guida nel difficilissimo cammino del sapere.
In si grave materia , e di tanto momento vaglia solo il propostovi sentimento del greco Filo^ofo , e cio non per altro fine , se non perc.he tutt ' i filosoii e Greci , e Latini c' inscgnano lo stesso. Mi duole poi non poco , ciie tal mclodo si utile al pubblico , e piivato commo- do non sia praticato , cbe dai soli Ordini de' Religiosi , i quali persuasi dclla ragione evidentissima faticano in- cessantemente per ammacstrarc i loro allievi , negli stu- dj , e nella virtu , e ci6 sia detto a gloria loro.
Intorno adunque ad un affare di tanta importama , potete assai bene comprendere il rnio parere riguaido ai Prefetti , e Maestri di questo Seminaiio. Sull' auto- rita d' uomini in questi studj assai fondati vi consiglio d' imitare i Monaci. Essi vi mostreranno il cammino cbe dovrete tenere per uscire dalf orrore presente , e per emendare il passato e per infiammarvi a ci6 fare vi di- co , ( e voi ben il sapete ) cbe prima dclla ere/ione de' Seminar] , solevano allevarsi i giovani con sommo pro-
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fitto ne' Monastcii , c chc per compilure le Costituzioni
dc' Frati vi travagUarono uomini sommi ; giaeche cia-
seun Outline Rcligioso vanta nei suoi annali personaggi
illustri per santita di costumi , e per vastita. di sapere
c della natura ottiini osservatoii. Tali genj della uma-
nita con ogni diligenza studiando la natura , con gran
fatica , e scrupolosa esattezza scrissero quelle regole per
hen disciplinare i loro Fratelii ; quali statuti vennero
approvati dagli oracoli de' Pontcfici Mass. e de' Concilj
ecumenici. Moltissimi di tali religiosi sono celeb li negli
annali della Chiesa , a cui ne' tempi piu travaglioai re-
carono co' loro talenti gli oppprtuni soccorsi ; e non po-
clii sono immortali nelia stoiia universale per essere
stati Lenemeriti delle arti , e delle buone lettere , le
quali in gran parte si riconoscono dali1 industiia , e di-
ligenza loro , stabilito qucsto necessario fondamento , c-
saminiamo ora la pratica de' Monaci per maggionuente
contcunarci , eh' essi sono degni d'esser avuti per no-
stro csenipio nel cainino della virtu.
Neoli ordini di Mendieanti 1' esserc Maestro de1 Novi- ce
zj , e (le^li studenti ( chc corrisponde a1 nostri Preietti delle nostre cameratc ) e uilicio tie' piu rispettabili mae- stri dell'Ordine, e tal pratica e gelosamente osseirata. Gli Ordini religiosi , chc ricevono alcuni , come Bene- dettini , Tcatini , Gesuiti ec. , praticarono la stessa re- g-ola (l< i Mendicant] , sono maestri degh alunni i piu c- semplari Padii dell' Ordine j ed in ci6 piu <L%;li altri furono lodatissimi i PP. Gesuiti tanto applicati .ill i- fttruzione della Gioventii. Per foria i!i cducazionc in poco tempo ( cosa ammirabtlc ) i ligTiuoli divcniTano
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quasi altri , c facovanli diventar divcrsi da que' ch'eg li- no erano ncl loro grave portamento , rapprcsentando la viva imagine de1 reverendi Padri ; perche la volonta no- stra per suo naturalc istinto si sforza trasformarsi nel • T oggetto chc lc si propone da imitarc. I figliuoli adunque hanno da essere tirati dalla forza dcg\i esempj , come il ferro dalla calamita. Percio , se cosi vi place , fac- ciaino un nuov' ordine di cose, lo v' invito ad imitare le regole de' Monaci , e linnestarnc una nuova simile per quanto si puo a quclla , cd accioche in poche pa- role conchiuda la qualita della mente mia intorno alle doti de' Prefetti , e de' Maestri badate a queste tie cose: Assistenza , Scienza , e Comunicativa. Voi Leu sapete , mi giova il replicarlo , che tutta la forza che V educa- zione spiega su de' figliuoli , si fonda sulla voce , e sul- V escmpio , cioe , parte ascoltando , e parte vedendo di quelle cose che debbono imparare ; forza , per la quale fu detto gia in proverbio , che V animo nostro ahitava nelle orecchie , e ncgli occhi ; fermato questo cliiodo nelP asse del vostro petto ; eleggerete persone di gravita veneranda , le quali colla varieta delic scienze , col la candidezza de' costumi , colla integrita della vita pre- sentino un chiaro specchio , nel quale abbiano a raf- figurare , i figliuoli la loro imagine , ed abbellirla di dottrina , di creanze , e di doti cristianc ; e soprattutto esortandoli a scrivere ne' loro cuori , che il piincipio della scienza e '1 timor di Dio. Ma sieno percio cssi i i primi ad osservar la Regola. Di questi uomini bigogna averts in questi vostri bisogni. Nelle elezione state in cervello a non giudicare dalla faccia , come c'in
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il gran Maestro della vita , ma credete alle opere : e hen veggiamo che un bel viso fa anche spesso de'brutti scherzi. Io per lunga esperienza che ho , vi dico , che nella Universita, di Napoli su quelle cattendre del sape- re non mai ho veduto assiso un debole di spirito , ne tampoco un falso divoto , ma hensi tutti e secolari ed ecclesiastici veri cristiani , e pieni di dottrina , e di ze- lo per istruire la gioventu. Opera e questa grande nobi- le , e giusta ; ma fuori di modo malagevole , per non dire impossibile , specialmente per voi ( lo replico piu volte ) mancandovi l'assistenza del Vescovo. Ma la forza di un animo risoluto e grande , la vostra abilita e mol- ta. Gi6 operando soddisfarete al desiderio di tutt' i buo- ni , e della Diocesi , la quale ad alta voce in ajuto vi chiama, non mancate al suo bisogno , ne fate ingiuria al vostio sacro ministero datovi da Dio a simili opera- zioni di virtu , nelle qiiali V uomo e Dio air altro uo- mo. II che secondi la divina bonta.
Signor Rcttore : 1' educazione del Scminario e opera che intcressa il Pubblico ; ed il Pubblicoeun «ran giu- dicc , e bisogna averne grandissimo rig uardo. Avviso importantissimo , e vedesi per esperienza , che dal non cssersi curato , tutti que* falli son nati , di che ora piangiamo. Vi prcg-o a pig-Hare ogni cosa in huona par- te. M' incrcsce bene aver veduto , che al buon aniuio vostro non conispondano i buoni effetti con grave dan- no degU alunni , delle famiglie , c della Diocesi. Passano gli anni , ed i lust ri e si va da male IB peg-gio. B' "c- cessario adunque , che quelle parti , le qmali oonconwie alia perfezione del tutto , ciaecheduna aelP esser sm<>
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sicno perfette ; ne scnza elette pietre fermo edificio fara qualsivoglia bene inteso Arcliitetto. Onde al piu presto possibilc cleggerete cccellenti Prefctti , e Maestri per far uscire dalle tenebre nelle quali si trova queste Semina- rio , e condurlo a qualche piu cliiara luce.
Nella elezione adunque di tali ministri abbiate avanti gli ocelli della vostra mente Y insegnamento datoci da' poeti. Vedete di grazia come essi dipingono Y A mo re cieco ; strana cosa in verita. a chi sol la considera nella scoiza, ma a chi con occbio sano il rimira , e penetra nel medollo , non fu fatto senza mistero. Percioche 1' amante quando o di se stesso , o dell' amata cosa giu- dica , spesso s' inganna ; e eonciosiacosache gli uomU ni niuno amino maggiormente cbe sestessi , certo e , cbe da niuno piu cbe da loro stessi so no ingannati , ognuno giudiea , ognuno apprezza sestcsso piu. assai cbe non si conviene. L' amor proprio corrompe il giudicio , appor- tandoli false immagini dinanzi , in modo , nello stimar sestesso , ognuno s' inganna dolcemente. Non vogliate adunque a Voi cosa aleuna credere , ne vogliate ancora da voi stesso sola mente consigliarvi ; ma abbiate molti , che vi consiglino ,|e quelli sieno vecchi , i quali la lun- ga esperienza delle cose abbia ammaestrati , e i costu- mi de' quali una costantissima fama , come perfettissimi vi lodi , e la cosa stessa poi manifestamente vi mostri i quali con piu giudicio bilanciamo le cose , che a noi per le passioni nostre non pare. Per vedere qual ajuto vi possa prestare in questo vostro reggimento Y inform** ~ zionc del Pubblico non voglio passar sotto il silenzio uu avvedimcnto che Rusten Bassa genero , e pvimo Yisi r di
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Solimano celebre Imperator de' Turchi prcse per agevo- larsi alia pratica sopradetta.
Questo gran Visir , celebre nella Storia Ottomana , una nazione da noi chiamata barbara vedendosi posto solo al reggimento di quell' immenso impero senza pur minima cognizione di governo di Popoli , di materia di Stato , e degli affari privati , chiamo a se molti suoi amici , a' quali impose , che in praticando per Costan- tinopoli andassero con accurata diligenza osservando dai ragionamenti degli uomini di maggior senno , c preggio degli altri , i discorsi loro intorno alle corruttelc , cd abusi della citta , e dell' imperio, ed a' difetti del reg- gimento di quelli , cosi circa la giustizia , all' abbon- danza del vivere , all' abedien/.a de' soggetti , alle im- posizioni di gabclle , ed altre gravezzc , come alle impre- se della guerra , ed a' trattamenti della pace , e buone intelligenze di Principi ed in soinma di tutto quello , che con nuova . riforma potcsse stabilire , assicurare , ed accrescere piii la Signoria di quell' amplissimo Impc- rio , e quanto vcnisse loro a notizia riferissero in vo- ce ; c dcsscro in iscritto a lui ; e parimentc fat- ti venire alia sua prescnza molti altri ordino lo- ro , che con la mcdesima diligenza do' primi ponessero mente , C facessero conscrva di tutt' i bei detti , delle scntcnze , e de' precetli apparlenenli Don tneno al viver virtuoso, c civile, clie al buon governo degli Stati , che vcnisscro loro all' orecchie , e quelli andafiero alia giornata conferendo , e ricordando a lui ; Dal qual p^T
lilo ne linsci che fra lo sludio , clie pose pOl DCX la
buona amminiatraiione di quel governo , e tra U poi
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mente agli errori , ne' quali la sua imperizia lo condu- ceva , ed al correggcrsi di cssi pervenne nello spazio di poco tempo a tanta finezza di awedimento intorno alia carica a lui imposta , che nelle principali occorrenze di quell' Impei io dava mirabile sodisfazione di sestesso , cosi parlando quasi sempre in sentenza , come operan- do con somma sapienza. JYon minore , anzi per avven- tura maggiore frutto coglierete voi nella elezione degli ufficiali del Seminario se praticarete lo stesso. Sappiate , che tutti gli esempj , sentenze , e precetti , che intorno alia vita umana hanno lasciato scritto tutt' i Filosofi di quei prinJt seeoli della Grecia , e tanti altri savj , tanti poeti , Istorici Greci , e Latini , de' tempi che seguirono dopo loro sono sempre stati , e] tuttavia sono ne' presenti tempi della umana vita maestri. Percioche in essi si trova sempre che imitare , e che osservare , postoche tia i tempi antichi , e moderni mostrar ci si possa qual- che alterazione alcuna volta.
Fatta poi la scelta de' Maestri , e de' Prefetti , i quali sieno pari in tutto ai maestri , pieni di erudite , ed ele- ganti maniere , e che avessero impresso il ritratto della honta non finta nella fronte , ma quali la qualita del hisogno richiede ; e pure non hasta. Non vi fidate mai , signor mio , tauto di loro ; ne riposata assolutamente sulF opera loro , che vi troverete defraudato , perche es- sendo mercenarj non hanno certamente la dovuta premit- ra d' istruire. Conciosiache ne' Religiose ( proposti per esempio ) l'amore di educai^e un fratello loro puo mol- to in essi , ed e ben ragionevole ; pcrciocche i fratelli non son^o altro che una porzione della loro ercdita , os-
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sia una parte del corpr> loro ; sudono per loro intcresse , onde se la man dritta dee a mar la manca , parimcnte T un fratello dee amar V aitro ; i mercenarj all' incontro non esercitando V ufflcio loro con quello stesso amore che i religiosi , per una tacita conseguenza , non potre- te giammai avere uguali effetti a que' de' Monaci i mer- cenarj non si muovono a giovare se non principalmentc per utile loro , uomini dissutili , come sono tutti quel- li , clie sudono per loro interesse. I Vescovi soli potreb- ])ero in proposito uguagliarc in ci6 i Religiosi ; ma qua- lora e*si avessero la volonta vera di abbellire la loro sposa.
Fissato questo chiodo neli' asse della vostra mcnte , vediamo come supplire almeno in parte a tale impor- tantissimo bisogno. Signove mio , qui vi bisogna assolu- tamente la presenza vostra ; ma in mezzo a tante oeeu- paziou , che non vi danno un momento da rispirare , voi dovete nccessariamente mancare in questo preciso dovere , mi e ricordo di un detto di Euripide , qui a- git plurima , plurinuuti pcccat , onde dovete toglicr- vi dalle spalle il peso della le/ione di Teolo- gia , cd assumere Y ui'Iicio di Prefetto degli studj ; uf- fieio degno del Reltore ; cosi voi sarete un aigo non iavoloso ; ma dim me^lio , scrvendonii della visione di (rcremia Virgarn wgifant$m ego video : oecliio e Bella Scuole , c nelle Cauiorate per ben vedere le ope re de' miriistri ; c b^cchetta , ma d* amore per correggere le mancan/.e. So clie suppoi terete uioltc impcrfoitioni pern buon efietto , sapendo , che qoo si p tssono eorre le ><> e M p . ,i puogerti k taani. VLa per necewiti dovete tare in
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proposito quest' allro sacriiicio. Tcngo per certo che mi ringrazicrcte mille volte di questo espediente salutare , vedendolo si abbondantemente fruttare la vigilanza e 1 principal freno , ed e qucllo , che fa eseguire a ciascu- no i suoi doveri. Non resta adunque da far altro , se non riposarsi nella diligenza , ed intelligenza vostra , e pregare lo siesso Bene di tutt' i beni , da cui tutti que- sti beni abbiamo da ricevere , die tribuat tibi secundum cor tuuni.
Passo alia Seienza. Sopra questo punto non mi s ten- dered piii oltre , parendomi aver detto quanto mi era stato lecito di dire. Questi figliuoli vengano qui tronchi, e non statue gia fatte , vi bisogna lavoro d' industrioso scarpello per dirozzarli , e dargii la dovuta forma. E leggerete adunque i piti utili , ed i piu proprj all' im- pi ego , perche se Dio voile periti gli artefici del suo Tem- pio materiale di (rerusalennne , sino ad infonderli la seienza necessaria al lavoro , pensate come vorra i mi- stri di questo suo Tempio formale. Sieno dotti, e pieni tutti di erudite, ed eleganti maniere; a tal proposito rac- conta Aristotile , che un infermo galantuomo disse al suo medico : medicami , ma non medicarmi come xin villano : non me cures ut bibalcum. Certo zelo indiscie- to , certi schiamazzi fan no come i raggi del sole , che sferzano il fango , e maggiormente lo indurano. Da que- sto che io non ho saputo sx bene esprimere , avete voi colla prudenza vostra potuto intendere quel molto che io vorrei dire. Passo all7 ultimo } e terzo ricordo , cioe:
Alia Gomunicativa. Insegnare 1' arte cogli esempj , la quale a giudicio mio e parte tanto necessaria quanto a
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giudicar una pittura e necessario il lume. Queste dotti sono dalla nattira conccdute a pocbi. Gli ajuti natural! provengono dal nascimcnto, e dalla temperatura del cor- po , senza de7 quali sono violenti , e di poca grazia gli studj dell' uomo. Bisogna adattarci alia capacita de* fi- gliuoli , imitando le industrie delle nutrici , le quali vo- lendo cibare i loro teneri fanciulli, gli sprezzano il pa- ne , e glielo masticano , altrimente resterebbero digiuni, perche pochi hanno mani , e denti a proposito per spez- zarlo. Cosi per far piu impresse nelF animo dei figliuoli le dottrine , fa d'uopo dilatare V ingegao loro con in- vcnzioni , c similitudini. Non e sconvenerole il ritoecar o alquanto cogli esempj.
E' assai divolgalo F awedimento di Menenio riferito da Livio , nel conciliar la plebe con li cittadini di Ro- ma , quando ella dolcndosi , die sosteneva la carica di quasi tutti gli affari di pace , e di guerra , che la no- bilta se ne viveva in delizie , e piaceri , si ammutino , e si ridusse ad abitare il monte sacro. Questi mandato ainbasciatore dalla citta , disse loro : come altre volte le mani, cd i piedi, e le altre membra congiurarono con- tra il ventre, accusandolo , die mentre esSi portavano la fatica di acqoistare , e somministrargli il vivere, es«o se ne giaoeva immobile , ed o*ioso , godendo de* loro rtenti, e travagli xvn/.n porger loro per minimo ajuto. C> 1 1 f I e si rimasero di piu nutrirlo; ma accorgendosi poi, che non -li porgendo Fordinarid cibo, essi ancora s'in- debolivano , e conwimavano , preso miglior consiglio , facero pace col ventre, somministrandogli il vivere sic come dianti facevano > che Rgglunae poi , <l»«4 <,(>o n
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gliava essa plebe premier quel partito per elezione , die poi continnando nel loro ostinato parere avrebbero con- venuto prender per necessita , siccomc era incontrato alle membra ; e cosi con questo leggiadro Apologo mettendo Menenio al Popolo dinanzi agli occbi il male , eh' era per avvenirgli, dove colla nobilta non si fosse pacificato, il persuase a riiinirsi , e tornar a Roma. Cosi voi stu- diarete sempre i nvezzi come diriggere al ben oprare par- lando fondatamente , e dottamentc porgendo ai giova- ni le istruzioni con belli esempj colti da' detfci , e fatti di uomini grandi , accompagnandole con quella piace- vole , ed affabile maniera vestra , imparata da voi nel- la politissima capitale di Napoli , madre di *g*enlilezza , c scuola di tutte le arti , e scienze , mista di tutte le nobilijprofessioni.
Non vi sara grave sentirne un fatto illustre assai adat- tato al nostro proposiCo , per dare maggior forza a que- sto mio avvertimento ; e perche si diventa savio anche coll' esempio del sapere degli altri , al fatto surriferito del famoso Romano faro succedere un altro di un no- bile francese non indegno di succedere a quello di Lui.
Montausier ( Carlo de Sainte Maure duca di ) pari di Francia , Cavaliere degli Ordini del Re , e governa- tore di Luigi Delfino di Francia.
Con avveduto mistcro , e consiglio condusse questo signore un giorno il Deliino in una capanna , per in- formare il cuore del Principe ad atti di generosa uma- nita , e vedendolo intenerito alia vista di quella povera (amiglia , servissi opportunamente della conginntura il duca, e gli disse « Vedete , Monsignore , sotto ques
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» coperto cli stoppia , sotto questo miserable ricovero » albergano il padre , la madre , ed i figli , che trava- » gliano incessantemente per pagare V oro di cui sono » adorni i vostri palagi , e che muojono di fame per » so v venire alle spese dell a nostro tavola. » Io so clic gli oggetti nohili fortificano V animo , e lo renclo- no grande ; ma nel fatto surriferito seppe il Ca- valiere veramente grande dalla bassezza di que' poveri campagnuoli trarne argomento degno dell' Altezza di un Principe Reale a favore di una classe d' uomini tanto henemerita della umanita. Queste ammirabili industrie devono praticarsi e quanto ai costumi , che si hanno a • stimare sopra ogn'altra cosa , e quanto alle letterc per meglio imprimere nelle tenere menti degli alunni le Ve- rita ,* perche se ne vedrebbero sorgere in alto piante con profonde , ed inestirpabili radici , e con abbondante co- pia di soavi frutti ; e se avvenisse altiimente , sarebbe per difetto della loro volonta.
Io non sono qui a farvi un trattato di educazione ; sopra di che potrei scnza dubbio infiniti Autoii cli tutt i tempi , di tutte le gcnti con verita produrre , i quali hanno dettate le leggi cV intorno V educarc i figliuoli e ne' Collegj , c fuori ; ma torto larei al merito del no- stro Gavaliere Filangieri , il quale colla sua auiea ope- ra della Le^isla/.ione ha illustrata tanto la nostra I\la- poli , che gi& a lutte le straniere piii nohili Nazioni ili- vciiiic , 111! vivenl.e ( cosa rara ) , si earo , si dimesli- co , che neHe Hague loro seppe gUi parlare , ed i:.i n\c- liiaTo d' essere l<> amorerole oittadfaio.il lib. V. riooft- siglio a leggere per foitro ragolanento , affinche U vo-
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stra disci plina ancora non si accomodasse alia tristizia del clima ; Conciosiacche il nostro clima crasto, ed umi- do illanguidisce lo spirito. Questo e affare premuroso as- sai , altrimente il ragazzo diverrcbbe un tronco inutile. Qui bisogna grande esperienza , industria , e latica per non arrestarlo nel suo cammino alia perfezione delle scienzc umane , ed ammacstrarlo od essere buon Cii- sliano , e fedele suddito.
Si risponde ad alcune difficolta*
Ma mi direte forse , che le Diocesi circonvicine in un medesimo errore ( se cosi vogliamo dirlo ) sono coi loro Seminar] intorno ai Profeti ; e che Voi state pra- ticando le costituzioni di Monsignor Zurlo , colle quali questo vostro seminaiio fiori per la gloria dello studio, e delle scienze.
Non nego ( per rispondere alia vostra tacita obiezione) la prima parte liguardo ai seminar] circonvicini • non mi a (legate , signor Rettore , quello clie si fa ; perehe vi dico quello , che si dovrebbe fare • e se voi volete camminare per donde si va , e non dove si conviene andare , non accade cercar parere. Voi ben sapete , co- me le leggi sono hiedicine dell' infermita delF animo , avvegnacche variabili secondo i tempi , e secondo le oc- casioni ; Voi specialmente avete bisogno di prendere tal espediente secondo il vostio stato presente in ripararc que' mali massimamente , i quali a similitudine di al- cune infermita di corpo vogliono il rimedio pronto , ed attivo , attesa cosi la corruttela de' costumi , come la
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mancanza dell' autorita del Vescovo ; perciocche sforza- to da contrario vento vi troverete in un mare molto vasto , lontano dalla riva , e dal porto , e non copren- dovisi la stella del suo ajuto naufraghera sicuramente la vostra riputazione con grave danno di questi Alunni. perciocche miglior vino non pu6 render il vaso, di quel- lo , che vi hanno messo i Prefetti ; ed io gli compati- sco , perche chi da quello , ch* egli ha , non e tenuto a piii. I figliuoli non possono giammai imparare alia loro scuola lezioni, ch' essi Prefetti non hanno mai im- parate. Cio e un volersi chiuder gli orecchi a hella po~ sta per non udire la verita. Aggiungo : prendendo qu- sto utilissimo partito moverete gli altri a praticare lo stesso. Vengo alia seconda parte della vostra obiezione cioe , alia regola scritta , c praticata da Monsignor Zur- lo ; ma vi manca una gran parte , vi manca la pre- senza , ossia V assistenza dell' Autorc , che era J" anima della regola , io so che Zurlo feec , pel vostro Seminario non meno certo di quello , che doveva ; pin veramente che non poteva fare un uomo. Ma 1'amorc gli dava T ali per volarc. Tanto e vero quell' oracolo , che tin uomo vale mille , e mille non vogliono uno.
E pure , salva la pace di si cminentc Pcrsonaggio, al quale io non sarei degno di scion e la convggia del calciaincnto , cadde in un errore quamlo voile render pari il Seminario Urbano di Nap >li , ove io alloia era ennvittorc , a queslo di Calvi. hi per un' antica loilr-
\olc oonsuetadina i prefetti delie oamerate erano 1 1 * 1 1 i
Saeerdoli , egll 1 C.udinalr pete in loro IllOgO i Semi
narietfi Avrebbo doruto awertira la disparity noUbllw
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si ma , ch' e tra la Diocesi di Galvi , e la Metropoli ; vo ramente sono molto dispar^ in parita. di comparazione. La moltiplicita degli affari ivi non gli permetteva , clie rarissime volte visitare il Seminavio. Degno di perdono sicui amente per es<?ere stato anch' egli uomo , Y errare e cosi congiunto eolla umana natura 3 che sarebbe divino chi non vi cadesse.
Qui mi si para d' avanti una seconda obiezione assai piu importante : la difficolta che si ritrova de' Prefetli , e Maestri , clie sapessero ammaestrare questi alunni alia pratica di si nobile esercizio.
Mi direte forse che sembra impossibile trovar persone , che tenghino in Ioro queste prerogative ; si desiderano , e si ricercano , ma non si sogliano cosi facilmente trovar insieme ; trovar persone di tanta qualita , uomini i piu nobili , ed i piu pioprj a dare il latte a' bambini , egual- mente che il pane a' forti di questo Seminario ?
Oltre che ? che se pure si trovassero ; come pagare a tanti opera r j ? perche a ciascuno che si fatica deesi dare la dovuta mercede.
Rispondo alia piima parte , ove trovare tanti sog-getti degni ? come rispose Archita dopo letto il Mercuiio d? Eratostene , subito soggiunse con un verso Greco que- sta sentenza — Tutto insegna il bisogno , e tutto trbva.
Che piu ? non avrei mai creduto , che questa Diocesi di Calvi fosse neila indigenza di soggetti quali si desi- derano. Qual influsso di maligno pianeta ( siami lecito di parlare in tal modo ) ha potuto distruggere cio che con tanta fatica aveva quel santo uomo di Zui lo edificato? Procedendo io oltre col discorso affermo pure che gV
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eeeellenti furono sempro pochi ; e non possono esser che poclii ; ma puro so che questa Diocesi ebbc tanta copia cli so.jg-etti degni , che pote dare maestri ai seminar] di CarinoJa , e d' Isernia , ed alia citta d' Alvito ? ed ora ( seguiamo innanzi ) ehe vi e aggregata la colt a e no- bile Diocesi di Teano , val quanto dire , tra trecento Preti , e piu, mancano soggetti a tal uopo ? Che dire- mo ? io non voglio essere uno spiacevole , ne contradire oltre il doverc ; Molto meno V avrei ora creduto.
Discendo alia seeonda parte della abjezione. Gvanche • ( mi sara egli permesso il dirlo ) noi altri meschini tostoche senliamo lin dolor di capo mandiamo per i piti eeeellenti Medici , rieorriamo ed adoperiaiuo le piu efiieaei medicine al bisogno ; non si manca d' ogni di- ligen/.a , non si bada a danaro ; e per alioataaare poi i viz j dall' animo , e per lnfondeie la virtu , ci conten- tiatno di so^getti comunali , c non quali lichiede il bi- sogno. Non posso restar di licordarvi , il che fa molto al vostro proposito , quel hcl detto di Alessandro , il quale c*sendogli domandato a cui ayesse maggior obbli- go , a Filippo suo padre > o ad Aristotele suo Precetto- re , rispose , che pin era tenuto ad Aristotele : perche iuio padre , disse , e cagione che io sia , ma Aristotilc e cagione die io sia uomo da bene , ed il carattere di mi ufficio si grave in questo Scininario e come un s<>- naglio da fanciulli tra I*' mani di cbi non sa cio che si Ea •< i.i ? Siguor Rettore , scguite i aiovimenti delta fo uttB coscienza , desta^evi, e raddoppiate i vostri sfonu , c<! .niiiicj a misura degli ostacoli che incontrate j la salute li questo vostro S •iniii.M io i in pericolo. Mi ('«>n
125 doglio secovoi assai , che in questo misero stato in cui sietc ridotto , ed in questo utilissimo ncgozio, ed in que- st' oesjetto si grave mi rattristo die vi ritrovate abhan- donato dali' opera del Vescovo. I Vcscovi , signor mio , lianno le niani lung-he. Lcggete di grazia Y artieolo XVII. dell1 ultima Concordato tra Pio VII. e S. M. Ferd. I. del- l1 anno 1818.
» L' ordinal io , e S. M. per mezzo del suo regio Mi- 5> nistro erogheranno di concerto i frutti percepiti da' so- » pradetti vacant* a bencficio delle Gliiese , degli Ospe- » dali , de' Seminar] , in sussidj caritativi , ed in altri j) usi pii. Sara peso riservata la meta delle rendite del- » le Mense Vescovili vacanti in favore del futuro Ve- scovo. Dunque i Vescovi banno I'obbligo di soccorrere i Seminar] nelle loro emergenze. Io so che voi conoscete bcnissimo quanto io dico , e molto piu : nondimeno pi- glio volentieri V occasione per farvi riconoscere notare quanto fruttuoso sia il potere di un Vescovo quante volte adempie V obbligo di quella rispettabile dignita di cui va adorno.
Io voglio a proposito farvi ammirare 1' opere di un Prelato , fra gli altri, gravissimo , e dottissimo , un tem- po mio Maestro di Poetica , e lingua Greca nel famoso Seminario Urbano di Napoli , ove fui convittore , ora Presidente dell' Accademia Borbonica , interprete de' Pa- piii Ercolanensi , e membro della Consulta generate del Regno, Monsignor Carlo Maria Rosini. II solo nome for- ma un elogio. La Divina Provide nza ordino inPozzuoli questo perfetto Pastoredcl Gregge di G. G. Ei nulla fa , che non sia grande j non guardando ne a disaggio , ne
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a fatica veruna per non mancare di caiita alia sua Dio- cesi. In quanto alle sue virtu e stato ammirato da tutti in tutt' i Governi per forza , pcrche ella sforzatamente s' insignorisce de' cuori degli uomini. Gosi la bellezza di un uomo , che per virtu , e per dottrina risplende ha potere di conciliarsi gli animi , che del tutto non sieno aspri , e selvaggi. Per amor della verita io la voglio dire con pace di molti ; egli colle sue ope re sta facendo una gran lezione a' suoi Fratelli di quanto dovrebbero , e potrebbero fare , e purtuttavia non fanno. E' senza dubbio ne' fatti , ed in tutt' i suoi consigli un eompiuto Vescovo. In una Diocesi di circa ventimila abitanti il suo Seminario oltrapassa centoventi alunni ; ne ha luo- go per soddisfare alle prcmure che gli vengono fatte da tutte le Provincie , e speeialniente da peisonaggi molto illustii della Capitale , i quali tutti , e con profitto bra- mano essere educati sotto la sua disciplina. Apprcsso ; qui non tnrvate degni maestri , cdhi fanno impegno per essere sotto di lui , essendo egli la stella polare , oolla luce di cui si apprendono i lumi d' una vasta erudizio- nc. Le scuolc sono : i. Teologia Dommalica , e Morale: 2. Filosoiia ; 3. Reltorica : 4- Umanita ! 5. Mezza Uma- nita : 6. Primi ruiliiucnti di Gramatica latina cd Ita- lia na .
j\clla citta poi due stabilimenti sono stall foiulati dal lodato Vescovo , il primo , il Riliro di donzeUe nel ^ia monftftero de* PP. Carmelitani , oggi soitu il titolo del- la Coofol&zione. In questo stabilimeato s'inaecN tuMo « iu che |)uo oottituire una donna educate ; oltr* delle duti/elle In i rttirate , oft* I educj tone alio ragasse hit-
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tc della citta , chc vi si poitano giornalmente. L' altro stabilimento e intitolatp il Lanificio , ove vengono man- tenute le donzelle di Lassoceto. Troppo lunga sarebbe a tela , se io volessi raccontare tutte le grandi impre- se , the questo illustrissimo Vescovo al picsente tiene fia le mani , ne si vede mai stanco , per sempreppiii miglioraie la sua benavventurosa Diocesi ; ma bastin queste. Piacesse a Dio , come i Romani conservarono quella statua , che cadde loro dal cielo , cosi consei var la \ita di questo raio Vescovo per beneficio di molti ; ed accioche cosi per tempo non s' estingua in terra uno de' primi lumi della virtu di Napoli.
A me pare per6 , quando tanti beni, e tante lettere, e virtu sono unite in un animo , che facciano guer- ra al corpo , e cerchino quanto piuttosto possano di sa- lire insieme con V animo alia stanza , ond' egli e sceso; ed aggiungere a' celesti lumi un nuovo lume*
Signor Rettore , andate ad imparare ivi quelle lezioni necessarie pel vantaggio di questo Seminai io ; pcrche io non veggo qual altro a pari gU vacla.
TEMPO DI RICREAZIONE.
La ricreazione serve di respiro alio spirilo oppresso da necessarie , e virtuose applicazioni.
La condizione umana , sig. rettore , e bisognosa di sollievo , conviene percio concederle qualche onesto trat- tenimento, e d' uopo adunque, che un figliuolo si diver- ta , e si ricrei ; ci6 lo risveglia ; ma non si deve in tal
128 maniera abbandonarlo alia ricreazione , clie giornalmen- te non si richiami a cose di maggior serieta , lo studio delle quali sarebbe languido , se troppo fosse interrotto da' passatempi. Come la vita nostra ( in qualunque sta- to o ecclesiastico , o secolare ) e una occupa/ione conti- nua , ne v' e alcuno de' gioi ni nosti i , che sia esente da gravi cure , e bene P esercitarci sin dalP infanzia in o- gni giorno per lo spazio di qualcbe ora : ainncbe il no- stro spirito , alloicbe ci mettiarno negli affari , sia gia piegato alia fatica , ed in tutto assuefatto alle cose piu gravi. Questo e parimente una parte di quella dolcezza, che tanto serve a formare gV ingeg-ni inespcrti : perche la forza della consuetudine e dolce , ne v' c necessita di avvertimento intorno al proprio dovcre , da che ella co- mincia ad avvcrtircene da noi stessi.
Per queste ragioni devono frammettersi modesti trat- tenimenti per tenere P animo de' figliuoli in una dispo- sizione aggradevole , e di non far loro appariie lo stu- dio sotto un aspctto orrido , e mesto , che rccasse piut- tosto spavcnto. Nel che ascrivo a vostra gloiia d' aver introdotta nel seminario la inusiea ; Non fa mcslieii ccr- car altii modi ; P armonia piace a Dio , e giova, e di- letta agli uomini. Caro trattenimento , voi con questo mezzo efficace , e sodo riincdiaie a molti danni , e me- dicate molti mali. In cssa io mi eompiaccio soiuimunen- te. Continuamola. Lo replico con piacere , io lodo assai questo artiicio ool quale tenete occupato nobilraente il tempo delle ricreaiioni. In somma non tralasciamo oosa reruna , die learrir potesse I lomnunbtrare a^li alunni
129 o^ni forza a loro neccssaria c quanto al corpo, e quan- ta alio spiiito ; e cio con una insuperabile attenzione.
Intorno a die pero mi giova qui di ricordarvi per vostro regolamento quanto il dottissimo Vescovo di Meaux' Bossuet riflette. Egli il zelantiss. Prclato non critica Fuso corrcnte , clie ha introdotti i musicali concetti nelle no- stre Basiliclie , per lisvegliare la sonnolenza de' Fedcli , e pone loro avanti gli ocelli la ma^nificenza del Culto di Dio , avendo bisogno la freddezza della loro fede di tali incentivi. Ne pretende percio di liprovare queste pratiche novelle , in confronto della schiettezza dellan- tico canto ; anzi ne pure in confronto di quello piu grave , che fa ancor oggi la sostanza principale dell'uf - ficio Divino. Ma si lamenta bcnsi , clie siensi a tal se- gno dimendicate le rcgole de' Santi Padri , e clie si por- ti tanto avanti la delicatezza , e profanita della musica, clie in vece dei Cantici di Sion , si procuri di dilettaisi con quelli di Babilonia. II mcdesimo lodato Autore di- ce , clie S. Agostino riprendea certun i, i quali faceano pompa del loro bell' ingegno , nel travolgere , e rag-gi- rare graziosamente inutili concetti nei loro sciitti , e dicea loro , vi prego di non render dilettevole cio cli' e inutile : ne faciant delectabilia , quae sunt inutilia. A- desso vi vorrebbe permettere di poter rendere amabilc cio ch' e nemico , ed un disegno cosi pernicioso batro- vato ncl mondo chi lo favorisce.
A tal proposito ncn voglio colla scorta del prelodato vigilantissiino Vescovo di Meaux mancare d' avvertirvi d' un fatto disdicevole , e scandaloso contro la consue- tudinc dej ben vivere. Emmi dispiaciulo rnolto che
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ncl carnevale passato per recreazione de Convittori fa- ceste da loro rappresentare sul Palco un Dram- ma del Metastasio con forze di femmine ; le qua- li cose essendo cosi , par che i viz] divengono costu- mi. I personaggi di femmine si escludono assolutainente dal Palco per molte ragioni , e singolarmente per evi- tare il travestirsi , cotanto biasimato fin anche da tutti i filosofi Gentili. Questa fu una ragione di Plato ne per condannare generalmente il Teatro , perche il costume non permettendo conforme le regole d' introdurre in pal- co le femmine , erano i loro personaggi rappresentati da uomini , che dovevano in effetto non solamente vestirsi in abito femminile , ma ancora esprimere le debulezze di quel sesso , da lui giudicata indegnissima cosa , e che sola g\i basterebbe per motivo di condannare la Commedia , e noi poi ccclesiastici contro tutt' i canoni antichi , e moderni della Ghiesa , sen/a menoma restri- zione , e contro 1' universale disapprova/ione de' Santi Padii mettiaino in pratica ci6 , che maccbia Tonesta, c santita della Chiesa ? la contaminazione di quel tempo , che il piu santo era della Chiesa ? e le punizioni ca no- niche non si temono ?
Signor rettorc , bisogna tfktto guardarsi dalle imprcs- sioni che possono fare in ela tenna quegli abigliamcnli femminili , che sorprendono la fantasia , non debh.->n.» neppure nominarsi alia gioventu ; non che perni; Ateft di vederli rappresentare in paleo eon nttUl ale//a , e viva- cita ; Coneiosiarosarlii LiaparanO COn qnesla seuola le- vioni , okc »«<»n (lovrehhero inai sapere. Colesti panni
ganti . cotestc divide cvai ! Ik non bastano a nntili
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carvi i pcnsieri , ne vi rendono invulnerabile il cuore , la gioventu , ancora per loro potrebbe essere una rea consigliera.
Mi di>a foise , chi sara cotanto rigido , cbe voglia censurare quelle rappresentazioni sceniche affatto inno- cent! , lc quali s' usano ne' Collegj , per esercitare la Gioventu ben morig-erata , o per ajutarla a formare lo stile, o per avvez2aila a far fronte di compariie in pub- blico , o anche per concederle nel Carno\ale , o alia fi- ne de' suoi studj annua li quest7 onesto respiro ? e nulla- dimeno leggiamo nelle costituzioni de' PP. della illustris- sima Compagnia di Gesu , tanto benemcriti della Gio- yentti (a). « Cbe le Tragedie , e le Commedie , non si « debbano fate se non in lingua latina ; cbe il loro u- » so sia laiissimo, il loro soggetto sia Santo, e divoto : »> Cbe gY intermezzi sieno tutti in Latino , e cbe non » abbiano cosa alcuna , che si scosti dalla modestia. » E cbe non •' introduce alcun Personaggio di Donna , » ne giammai I' abito di quel sesso : » Sotto gli occhi di Maestri Religiosi , e vigilanti si tiovano tante diffi- colta. Dopo queste venerabili autorita se ne deduce co- me da antecedente , cbe io non sono di quegli uoruini inquieti , che non sanno , che declamare contro al loro secolo , e gemere sopra i vizj degli iiommi. Convengo nulladimeno darsi de1 Roman/ i utili, cbe istruiscono l'uo* mo nella cognizione degli uomini , e piii nella cogni- 71 one di se stesso , che puliscono i suoi costnini colla
(a) Rat. stub tit. reg. Meot. art. i3.
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piu iina urbauila , e che analizzano filosoficamente tutto le passioni del suo animo. Darsene dei moral! . che 1 a- liio: e des tano d' ogni ottima virtii ; e tra questi ricor- dero per cagion d' onore il Telemaco scritto per infor- mare nella reggia V ingegno , e '1 cuore cle' principi ad ogni buona disciplina , e ad og-ni aggraziato costume. Monsignor Fenelon e un Menotorc cristiano, che inscg-na anteporre la Religione e alia buona e alia cattiva for- tuna , ad amara il padre , la patria , gli uomini , ad esser cittadino, amico , re, scbiavo se l'avversita ilvo- glia , ma sempre costante; ma sempre generoso ma sem- pre libera aucora IVa le catene. Di questi potrete far uso. Io poteva per avventuia assai onestamewte far qui line allc parole, che ho speso intorno a quello, che io cre- do che vi bisogni secondo il yostro presente stato , ma prima, ch' io faccia iine voglio laseiarc un impoi Unite ricordo a cotesti vostii scoiari, che hanno disegno d at- tendrc al Sacerdozio. Che non tenessero guadagno al- cuno maggiore di quello dello studio sacio procurando di farsi soggetli buoni per la Ghiesa con lellere, e co- stuini , e che il reslo lasciassero fare a l)io, e per me- glio persuader loro quello , che io ho prima persuaso ii ino stcsso , cito loro quella bella senlenza degna di perpctua memoiia presa dalle divine seiiu.me: confide. La Deo , (t mane in loco tuoi facile est enim in ocur lis J)ci cito hones tare pauperem. (n P&o e da sperare, La sua m's rricordia e miinita e !<• sue grade non ban- pq 1 1 ii Hi • 1 1 > : e la loa potenza e ibile; qo si puo
l.i Mia libcralita comprcutlere pei intclletto. In Liii a- diroque 1 anion , c l«i spcian a vostia formate, studia-
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t€ adunque i sacri scrittori , ed imparate eio ch' essi seppcro per inscgnar poi agli altri aneor se fia possibile piu ch'essi non seppcro ; seguite il vostro Maestro col- la intenzione di volerlo ancora trapassare.
Signor rettorc , 11011 vorrei venirvi a fastidio , esscn- do T animo mio d' onorarvi , non di molestarvi , e de- siderando piuttosto aver occasione di farvi seivigio, clie a porgervi noja alcana. Io non ho avuto mira ad al- tro , chc a procurare con ogni fatica , e con tutte le forte dell' ingegno mio il bene della gioventu, nel qua- le mi sono sempre faticato , e mi fatichero con quel leivore , clie conviene all' importanza , e che brama fuori di misura ogni uorao dabbene ; cosi parimente vado sempre imaginando i modi , che io possa tenere , e le opere che debbo usare per giungere al frutto di questo desidetato bene. Yi propongo alcuni miei stud] , ne' quali vorrei che fosse istituita la gioventu dedicate alio stato ecclesiastieo. Questa mia operetta la tiovera coniurmc a qucllo che trovasi scritto de' piu periti Scul- toii , ed Architetti , i quali tanto piu degni di lode sono stati avuti , quanto le opere loro a quelle degli antichi si sono maggiormente accostate , e assomigliate. Su di che ne parleremo a miglior occasione ; c intanto ne farete quell' uso che merita.
Io sono in Napoli , e sappiate che ho un animo , ai quale sc respondessero le forze , sarei piu pronto a far beneficio , che a riceverlo ; adunque a tutti insieme e Maestri , e Gonvittori , cd a ciascuno per se, ed a Voi specTalmente mi offero , e raccomando ; soprattutto V o- peretta che consegno nclle vostre mani.
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Terminate) il corso di una buona Logica , e Metafi- sica , bisogna manodurre il giovane nel santuario della S. Teologia , perche quelle idee , che ci da la Metafi- sica di Dio non sono suffi .uenti a farji concepire un Dio , ossia un essere Supremo in tutte le sue parti, ed operazioni , siano necessarie, ed interne , chiamate dal- le scuole ad intra , siano le accidental , ed esterue , che vengano nomate ad extra. La sola ragione Iasciata a se stessa senz' altra risorsa ci presenta un esser Su- premo , ma dico cosi , in astratto. Gli antichi Filoso- fanti pin. specolativi, e sistemivtici conobbero I Idio , ma errarono nel concreto , ossia con nn parlar piu preciso, ebbero idee della divinita , ma non poterono formarsi il concefto di un Dio in tutta Y estensione perfctlissi- mo , ed infinito , percio non poterono addattargli il cul- to corrispondente. Dobbiamo all' Apostolo delle genti qucsta nobile sentenza: Dewn cognoverunt , sed non sicnt Deurn glorijicaveru/it. (a) Di fatti essendo la na- tuia di Dio ineffabile , ed infinite di numero , e di grado le di Lui peifezzioni , come potra mai la mente umana in se stessa limitata , e iinita salire a tale ab le//a ? Sarebbe una contradizione. Percio dice* con tutta ragione il Filosolb ad Alcssandro Magno se po- tessi io parlare di Dio , o io lard un Dio , o Dio non sarebbe Dio , e con verita disse Y Apostolo: Que sunt Dei, non novit nisi spiritus Dei. Ad Cor. 1. c, 2. v. 10,
SobUo che il giovane dalla MetauYica av;«\ iuipaialo
(/) ad Rom. I-
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con moltiplicf argomenti a dimosti are Y esistcn/a di Dio, e conoscerlo in parte, bisogna passarlo alia &i relatione. Solo Dio pu6 palesarci ciocche Egli c , e ciocche gli appartiene. Ma parlando Dio , un essere iniinito , per quanto si ahbassi , e si adatti alia nostra capacita , sempre parla di Dio , e da Dio , e percio restano dopo la di Lui parola moltissime cose* anche ascose , e ri- mote della nostia cogni/ione , Deus inhabitat lucent inacccssibilem , dice 1' Apostolo ; dunque dalla sola Ri- velazione , e dalla Fede dobbiamo noi riconosceine , e ritrarne le idee , e la cognizione di Dio , e delle cose sue. Ragionando 1' Apostolo di questo argomento chia- ramente si spiega ; perche dopo di aver inseg-nato , cbe dalle opere esteriori di Dio si conoscono le sue gran- dezze: invisibilia Dei per ea quae facta sunt , intelle- ct a conspiciuntur ; poi decide: accedcntcm ad Deum , oportet credere quia est ; Yal quanto dire: per conosce- re Dio da lontano , basta volger lo sguardo alle eiea- tui e ; per conoscerlo per6 da vicino , \i bisogua la fe- de: oportet credere. Questa secondo 1' Apostolo presto ci da la convizione delle cose o vogliamo , ed e neces- sario sapere , e ci fa conoscere, ed intendere quelle co- se , a cui non arriva la scienza , e la Filosofia: percio diceva il gvande Agostino: credo. , et intellexisti.
Da questa ineluttabile veiita ben impressa tm cuore del ^iovane Candidate ritrarra egli tutte le risorse per jibattere i nemici della veraoe Religione , e precisamen- te i Sociniani ; purehe intenda per6 in tutta Y estizio- ne T applicazione di tal novita , bisogna dare per primo trattato quello della Religion naturale , e riyelata. Ma
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e stata , una e , una sara la religione. Quella stessa , che imj>resse Iddio nel seno d' Adamo. Se cOstui fosse perseverato nello stato primiero , non sarebbe abbisogna- to altro ; ma poiche fu la ragione svisata dal pecca- to , e deturpata la religione , piacquc al Signore , po- tenclolo Egli solo , richiamare 1' umanita a' suoi clove ri , e rinnovare , ossia propone quelle stesse natufali veiita con maggior precisione , e cbiarezza. Ed ecco come ii Canctidato vena manodotto a conoscere la necessita del- la Rivelazione , e spaziarsi nel vasto campo clelle verita rivelate , e conoscer la connessione , e ligame dell' una coll' altra , e conchiudere, cbe una e stata , c, e sara la Religione.
Tostoche siasi fondato ii giovane in queste veiita , c conosciuta la necessita dclla Rivelazione, s' impegnefa co' respettivi argomenti a ciimostiare , che la Rivelazio- ne e santa , che Dio ha parlato , e che questa parola si contenga nel libro , che clicesi Bibbia ; ossia S. Scrit~ tuia. Bisogna j^eio fargli osservarc , che Dio ha parlato tie volte : la prima nelP impiimere nella crcazione nel- 1 uomo la ragione, cd in qncsla la religion naturale (a) « la Beconda per mezzo de' Patiiarchi , e Profeli ; la Icr- vn per la bocca del 8UO unigenito fatt' uomo ; Per mez?o di eostui , come vciila infallibile manifesto Dio tutto , e qucllo , che neecssilava per le cogni/ioni dclla l)i\i-
(.i) Ad Rom. 2. osienduHi opus legix scriptwh in cor dibits .
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liita , c quello , cti era nccessario per educar V uorao ragioncvolc , e diriggerlo al suo ultimo fine.
Ma quest' Uomo Dio conversando cogli uomini , c fami- liarmente co' suoi Apostoli prescelti , e destinati a pro- pagarc la vera Religione rivelata , tutto disse loro ; ma qucsti non tutto scrisse , protestandosi il diletto Disce^ polo , che se si avessero voluto scrivere le dottrinc , c opcre ammirabili del Redentore , non vi sarebbero ba- state le carte , che avrebbono empita tutta la superficie della terra. Ed ecco come si manoduce il giovane a ri- conoscere la necessita delle Tradizioni divine ; ed Apo- stoliclie. Di fatti V Apostolo quanto istituiva Tito , e Timoteo , gli esortava a star forti nelle dottrine , che oltre le cose scritte , aveva ad essi oralmente dctte , tenete Traditiones , e poi da loro il norae di Sacro de~ posito : depositum custodi ; ed altrovc ricorda che aves- sero osservate le cose o dette , o scritte : sive per sermo - nem , sine per epistolam nostram. Qucstc Tradizioni sono chiamate da S. Basilio c. 7. de Sp- S. ant ic/ui ta- lis majestas : majorum Traditio , e c. 27. ex-asserva- tis in ecclesia dogmatibus aliqua nabemus e doctrina scripto tradita , alia voce nobis in mysterio tradita re- cepimus ex Traditione apostolica : quorum utraque vim eanidem habent- E sono tante le cose in Religione , che si hanno dalla Tradizione , che disse lo stesso Dottore ncl cap. citato : dejiclet me dies , si ecclesiae mysteria citra script urn tradita per gam recensere, Questo dimo- stia T unita della Chiesa , la quale fondata da G. C ; propagata dagli Apostoli non ha insegnate altre novita , che quelle rivclate dal Redentore ; e percio della stessa
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ragion sono le verita scritte , che le damniatiche Tra- clizioni.
Posto dunque e stabilito , che la parola di Dio si con- tiene nella S. Scrittura , e nella Tradizione , intendera il giovane Candidato , che V intei petrazione della divina parola non e opera dell7 ingegno umano , ne della ra- gione ; ma che dalla rivelazione stessa debba ricavarsi 11 verace senso della divina parola i. perche la rivelazio- ne non e opra umana , ne parto della ragione ; 2- per- che le cose , di cui tratta , sono infinitamente superioii alia ragione , e filosofia umana ; 3* perche non volunta- te humana , sect Spirilus 5. inspirante locuti sunt san- cti Dei homines , disse 1' Apostolo S- Pietro Ep. 2. c I. y. 19. 20. 21.
Ora per trattare con chiarezza le verita rivelate uopo e prevenire il nostro Candidato di quest' irrefragabili ca- noni. 1. non far miscuglio d' idee livelate colle natura- li. 2. Non misurare le idee rivelate dalle naturali , poi- che essendo di un ordine infinilaaicnte di verso non am- mettono comunc misura , come dicono i Matcmatici. 3. Siccome nolle cose naturali non si possa oltie il senso esterno , od intcrno , ed il ra/iocinio dedotto o (Ml' uno, o dali'altro, o d' ainbedue; eosi nclle cose rivelate non bisogna passar oltie la livela/ione contenuta nella S Scrittiira , e Tradition*. E se poi pan a Lncontrarai
qualehe eonlradi/ione IVa le voii'a rivelate, e dimostra- te , sara apjiarenle , non veia , gUcchi ha una Verita irak- dimostiala , e la ii\cla!a non jmo na^eei eonhadi- tione 1 essendo l,i ve.ila una. Tenendo>i presenli (push canoni non pOtrAMl inai nsei;e di sliada , cd en are.
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Pcrcio predicava l'Apostolo, clie in materia di fede , siccome n©n arrive* la piii sublime sapienza , e filosofia dogli antichi , cosl giungervi non possono le piii argute speculazioni umanc sortc dagli sforzi clella ragione , e diceva a' Corinti i. c. i. Perdam sapientiam sapien- tiiim, et prudent i am prudentium reprobabo. TJbi sapienz? ubi scriba? ubi conquisitor? hujus saeculi? Nonne stultitiam fecit Dens sapientiam hujus mundi, ed a' que' di Golosso Videte ne quis vos dccipiat per philosophiam , et inch nem fallaciam , secundum traditionem hominum , secun- dum elementa mundi , et non secundum Christum. Ed in fatti 1' intelligenza delle cose rivelate non fu lasciata dal Rivelante alia ragione , alio spirito privato , alia di- sputazion dell'uomo , ma privativamente alio Spirito San- to autor della Rivelazione : Spiritus Paraclytus , quern mittet Pater in nomine meo , ille vos docebit omnia , et suggeret vobis omnia , quae dixero vobis. loan, i^.. Ed Egli comincio ad eseguir da se la promessa , perche a~ peruit illis sensum , ut intelligerent Scriptwas. E mille altre osservazioni , che possano farsi sulF oggetto nella le- zione del Vangelo , e degli Apostoli.
Eeco le chiavi principali , colle quali puo il Candida- to aprire il sacro Tempio della Teologia. Colle verita naturali , ed idee naturali restera fuori V atrio per con- templarne la intelligenza esteriore , ma verra rimosso dair entrare ; dovra deporre le idee acquistate , e dispor- si a ricevere le rivelate. Ricordiamoci , che quando voile Iddio parlare a Mose da! roveto gli ordino che si fos- se scalzato , locus enim , in quo stas , sanctus est ; e quando gli piacque parlare a' Profeti gli faceva uscir
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fuori del consorzio umano , e faceva aprire i cieli ; Quando calo lo Spirito Santo sugli Apostoli nel Cenaco- lo , erano chiusi, discorrete. Tutte manifestazioni , che nel Santuario della vera Teologia , che parla , e tratta di Dio , bisogni allontanare le idee umane.
Dunque sara , diiete , inutile la ragione , vano lo stu- dio della filosofia : ma non e cosi , perche 1' Apostolo stesso ci avverte , che il nostro ossequio alia Religione debba essere ragionevole ; ed eccoci ad tin altro oggetto, che dee analizzarsi , e chiarirsi al Candidate di Teologia. In primo luogo e da osservarsi che V Apostolo col ra- tionabile obsequiiim non parla della sommessione della ragione alia fede , ma bensi del culto , che si dee a Dio Xoyixov \arpfiav c dice, che non basta il culto c- sterno , ma piu V interno , perche Dio e Spirito , e bi- sogna adorarlo nelio spirito , e nclla vcrita ; e questo una conseguenza naturale , che deducesi dalla ragion natu- rale , come commenta il Grisostomo , Tcodorcto , ed al- tri ; percio avea detto , che il nostro corpo deve essere una ostia vivente , Santa ; ed accetta a Dio. Riguardo poi a quello che la cognizion risguarda della verita , chiaiamente si protcsla , che queste non gia dalla ra- gione debbono ricavarsi , ma dalla fede. S&pere ad so- brictiUcni , ct uhicuu/uc sicut Dcas divisit mcnsurani Jidc'i. ad Iloiu. c. 12 : v. 3.
M;i Lo amo , che in quest' articolp il mio Candidate nassi piu innanzi , e si tnetU nello si.iio di libattere lull i colpi , che sogliono scagliare i Sociniani , ed i Saccenti del oecolo abbagliati di speciosi sofismi deglin- cmlufi. TutU la sommbsionc che noi lodelvolincotti pre-
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stiamo in tutta V estinsione alia Fede , h ragionevolissi- nia. i. pcrche e cosa piu ragionevole, che noi ascoltia- 1110 la \oce di un Dio infallibile che quella dell1 uomo , die non ha in scstesso , die mendacium , et peccatum. 2. pei che essendo le cose rivelate fuori della sfera delle umane cognizioni , e cli molto supeiiori alia nostra in- telligenza, e cosa ragionevole, che sottomettiamo la ragio- n e alia Fede ; e dobbiamo esser molto cententi , quante volte non comprendendo , ne sapendo render ragione delle verita rivelate rispondiamo , come i discepoli di Pitagora: otVTo<r wpe ipse dixit. Basto neir antico Testa- mento per obbligare gli Ebrei alia esecuzione V espressio- ne : ego Dominus loculus sum ; e non bastera a' figli della gi azia , e della luce ? 3 . Quante volte sono positi- vamente dimostrati tut' i motivi della credibilita sino alia evidenza , e cosa ragionevole , che il savio sottometta il suo intelletto alia Fede. Due cose noi abbiamo : eviden- za di credibilita , e rivelazione , oggetti rivelali : questi non sono tutti evidenti , ma e evidentissima la ragione , che ci detennina a crederli senza specolazioni , perche e evidente , che Dio gli ha rivelati. Amerei che costoro , che tanto inalzano la ragione anche sopra la Fede leg- gessero il libro della Rivelazione fatta all' esfcatico di Patmos ; esso era chiuso dentro , e fuori , e nessuno si trovo ne fra le terrene e celesti Creature , che fosse sta- to capace di aprirlo : il solo Agnello divino Sapienza del Pad re fu trovato degno , e ca*pace di apiire il libro, e sciorne i nodi ; ed e possibile , che un uomo , che appena si trova iniziato nella umana filosofia , si sollevi sopra sestesso , e si ereda superiore alle celesti Intclli-
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genze? La ronocchia credendo poter divcntare , come un hue , crepo : cosi accacle a' dotti del secolo , dice V Apo- stolo : la seienza ci rende suberbi , come un Lucifero , e * ci fa concepire il sagrilego disegno d' essere simili a Dio neli' intelligcnza delle cost* di Lui ; scientia injlat : la sola fede operants per la carita e quella che ci edu- ca , c' istruisce , e ci fa capaci di penetrare le verita ri- velate. Quando siamo in faccia a queste , dobbiamo di- re alia nostra ragione : non andar piii avanti : hie con- friges turnentes Jluctus tuos. lob. 38.
Con queste cognizioni ciopo il Trattato delia Religione 2^assera il Gandidato a studiare quello de'Luoghi Teologici per salire cosi di grado in grado ad impararc a disco rrere da Teologo. Si avvezzera a here he'fondi lhnpidi, e distin- gue re i buoni pascali da' pestilenziali , e le sane dott li- ne dair erionee. Imparera che Iddio non ha lasciati i figli della sua credenza soggetti ad esser urtati da ogni vento , come una nave senza timone , e Piioto ; ma ha formata una Madre , in mano a cui ha deposto il suo Te'stamento , e Y ha fatta interprete intallibile della sua volonta , dalle di cui mammelle soltanto si pu6 suechia- ve il puro latte delle cclesti dottrine. Mi luim<> ridere i nostri lilosofi miseredcnli. Quanto il Legislators ha for- mato , c sanzionato il codice delle leggi , non ne lus< it T esecu/ione , ed intei prela/.ione a tull' i suoi iudditi , mi stabiliace de'magistrati pet quest' oggetto, etahrolta Lucia a lestafeo la diluddazkuie <li alcuni punti piu iit- t Igati, i oegheraae a Dioqueita Prorrideoia? non mai. E^U hi dale le tarole del 100 Testamento, come parla Aiostino*, le ha depoeitate in mano alia sua Chtesa, ed
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ha stabilito un Magistrato , che ne spicghi le cose dif- ficili , e ne proponga con chiarezza gli avticoli , aycndo promessa la sua assistcnza , e direzione continua , per- che non si allontani dal Vero : questo Magistrato e il sommo Pontefice , come Capo , e Presidente , e 1' unio- ne de' Vescovi successori degli Apostoli , come Giudici nclla sala di tal Magistrato. Cosi praticossi nel nascere della Cliiesa Santa e nella sua continuazione. II preten- dersi da un particolare farsi giudice in materia di Re- ligione , e lo stesso , che sVcgli volesse capricciosamente introdursi , e dar legge in uno de' nostri Tribunali ; o se uno volesse paiiar di Astronomia senza pria conosce- re la natura de' corpi celesti , e le leggi del di loro moto.
Nel primo concilio degli Apostoli spiego la S. Sciifc- tura sulla nata controversia S. Pietro , come capo ; ri- spose Paolo , e Barnaba rapportando i prodigj operati dal Signore nelle Genti , e S. Giacomo rapportandosi alia decisione di Pietro la confermo. Si vedono gli Apostoli decidere il senso delle antiche Rivelazioni : ma il popolo , ed i dotti del secolo si tacquero , omnis mul- titude) tacuit , ascoltarono le decisioni per eseguirle , ma niente ci posero del loro.
Dopo il Trattato de'luoghi Teologiei potra indistinta- mente passare a tutti gli altii oggetti rivelati , e cosi perfezionarsi in questa scienza drvina*
Debbo per6 fargli osservare due cose* i» II modo di tiattare le matelie Teologiche- Questa Scienza si divide jn Positiva , e scolaslica. La positiva abbraccia le sole materie di Fede , e la nuda esposizione della vei ita , come si contengono nclla S- Sciittura , Tiaduzioni , de-
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finizioni dommatiche del sommo Pontefice , e Concilj Gencrali secondo V unanime senso de' Padri. La Scola- stica poi tratta le matcrie stesse , ma con un metodo , diremo cosi , di dibattimento. Se non vi fossero stati eretici contradittori , basterebbe la positiva ; ma per ri- cbiamare i fanatici al dovere , bisogna cbe il Teologo non solo dimostri la verita , die propone , ma sciolga eziandio i sofismi ereticali ; ut potens sit exhortari in doctrina sana , et eos qui contradicunt arguere , diceaa S. Paolo. E questo e Poggetto della Teologia scolastica. Basta svolgere gli scritti lasciatici da' Padri in tutt' i tem- pi per dare il sano giudizio in tal materia. Percio non e da odiarsi , e disprezzarsi la scolastica , come fanno alcuni non profondi in tale oggetto.
Egli e vero , che questa sorte di Teologia tratta delle questioni ancora , che non hanno conncssione col dom- ma , e percio si crede da taluni dovcrsi risccare : «ia quest i hail no tutto il torto ; primo percbe non sono tali digiessioni contrarie alia verita dogmatiea , anzi la sup- pongono ; secondo percbe cmpiono la mcnte del giovane Teologo di tante cognizioni Teologicbe ; tcr/o percbe questa tattica e sanzioiwta da scrittori di Teologia , che fanno onore a tutt' i secoli.
Per maggior cbiarezza recbiamo qualcb' esempio : e necessaria la grazia per fere il bene : eooo il domuM ; come operi questa ^ra/ia , ecco ]c disputauoni del Teo- logo ; ma questo lede il doinma ? mai do. B1 necessaria r intenzione nel ministro , che la il Sacramento : inten- zione vera , interna , efficace : ecoo il domma , Se ]>*>i ijursia intenzione si contenga nel rito estcrno fatto <«>n
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tutta la sericta , e colle circostanze dcterminante il mi- ni stro ad aggire nel nome dclla Chiesa , ecco 1' oggctto delle dispute Teologiclic. E cosi di altre. Bisogna pero, die il Maestro nelP insegnare la Teologia faceia capire al suo candidato quali sieno le proposizioni di Fedc ; quali le Adiafore.
Final mente e da osservarsi , che la nostra Religione cammina con due ali: una dirige P intelletto , V altra il cuore ; e percio dee essere la Teologia mentis , et cordis. In una parola: la Fede, e'l costume analogo alia Fede. Ricordiamoci che la statua di Nabucco aveva il capo d' oro , altra parte di duro metallo: eppure una picciola petruzza la rovescio , e la ridusse in polvere, perche ando a ferire i piedi , ch' erano di loto. Quan- do il costume de' credenti e di loto , e facile perder la Fede ; lo disse cliiaro 1' Apostolo , bisogna aver premu- ra per una buona coscienza , quam quidam repellentes naufragaverunt in Fide. I piu focosi eretici , e Mao- metto per tirare ai loro partito i fedeli allargarono la briglia al senso , e corruppero P umanita. Per vincere gli ebrei non seppe dar altro consiglio Balaamo che di tirarli a sensuali piaceii. E cosi discorrete. Chi vive da savio , chi vive da buon cristiano non cerca novila in materia di Fede , e di Religione*
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Usciti fuori di quel sacro recinto ripiglio il Buona- mici dicendomi , sig. Canonico , dopo il lungo ed acu- to esamo fatto , avete vedulo in che pessimo stato rat- trovasi il vostro Seminario ? Mi perdonerete se affermo senza dubitazione , che per il cattivo indirizzo sconcia- mente impediscono il felice progresso della gioventu. La somma delle cose e grandissima, ed io liberamente ho suggerito al rettore la norma del modo,conche ha da governare quegli alunni alia sua cura affidati. Qual compassione non mi desto nel petto vedendo que' mal- avventurosi figliuoli incappati in tempi cosi miseri! sig. Canonico la natura non manca mai di far nascere in tutti i paesi degli spiriti vivaci , ma a formarli vi hi* sogna locare ogni opera , ogni fatica. Fra quei tencri fanciulli ., fra quei hiondi giovanetti vi ho ammirati molti d* ottima aspettazione , e di vera speranza da di- venir degnissimi , che potrehhero render nuovamente? chiare , e luminosc queste vostre contrade, quante vol- te fossero amorevolmcnte , ed ottimamente ammacstrati; poiche agcVolmente gli animi nostii si muovano a quel- lo , a cui la natura gli ha chiamali. Tali sono i vofi dclle famiglie , e della Dirxrsi.Piaecia al fonte d1 ogni betie di hencdirc dal cielo la buona volonta di que' gio- vani studiosi , i desiderj do' parent! , c le speranze di tutti i huoni.
Ma ditcmi di gratia, sitf. canonico, con Bincerita, in (jnosio termioe delle cose, voi che vi trovate in fatto penetraado alia radice , quale credete ><>i ossc-c stata la cagione della decadenza (!' questo vostro semi- nario ? e bisogna •'■• Buonifmi i , che io dica qii |
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die lio neir animo , ancorche forse paja cosa indegna a dire ; ma il dire la verita non e cosa indegna , poi- ciie nicnte e di lei piu degno , e poi trattasi d' un af- fare importantissimo ; tanto niaggiormente, che voi nel discorso al rettore gia ne avete dato qualche saggio* Rispondo alia vostra domanda per sentire da voi i mez- zi a proposito per rinvigorire se fosse possibile il se- minal io.
La sperienza ci ha dato pur troppo a vedere , che F assenza del vescovo fra V altro , ha causata oltremo- do la dolorosa ruina del nostro seminario. Dopo aver tra me stesso mclto pensato tocco con mano che la re~ sidenza e ai vescovi un obbligo strettissimo in tutte le circostanze , soprattutto pel governo de' seminar] ; A confermazione di questo arrechero due similitudini da- teci dallo Spirito Santo al nostro bisogno. La prima, (i)
II ministerio del seminario e una milizia: il vescovo ch' e il duce dev' essere come un re chiuso in persona in una piazza assediata da' nemici — II Re va intorno , e '1 tutto vede , e cura , altramente la piazza sara espu- gnata , e posta a sacco. Ricordo la seconda. (2)
II verbo di Dio fatto Uomo G. G. ha destinati i suoi Apostoli perche sieno la luce del monclo , e gli ha col* locati sul candeliere per illuminare la casa di Dio , ( e dice monsignor Bossuet , anche piu a cagione del loro buon vivere , che della loro dottrina ) j affinche non
(1) Eccl. lib. X. 2. cane. Trlcl. sess. 2^. de re/or, (2) Matth. V. i£. 1 5.
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caclano in disprezzo i lore Ministri. Ma se la luce ch' e in noi non e die tenebre , die saranno le tenebre stesse ? La riputazione loro si diminuisce ogni di , e per- duta la riputazione , e i fondamenti ;?non sara poi nul- la a tempo , quantunque duplicassero le f orze.
Alcuni di questi ministri apprezzono loro stcssi assai piu clie non si conviene , percioche V amor proprio cor- rompe il giudicio , apportandoli falsi immagini dinanzi , in modo , che nello stimar sestessi s' ingannano dolcemen- te ; mostrando troppo di saper poco , e di presumer mol- to. Conciosiacosache di giorno in giorno all' improviso nascono de' peiicoli , che per allontanaili vi bisog-na as- solutamente 1' autorita del Yescovo , ed alloi a trovano il peso piu. grave, e mala^cvole , quanto pama pensa- vano di trovailo piu lieve , ed agevole.
II volgo di cui non vi e cosa ne piu sciocca , ne piu insolente , e di cui proprio e non intender cosa aicuna, che buona , o virtuosa sia , compiacendosi soltanto delta pompa csteriore , stima V Episcopate un cccellentissimo benefieio;magli uomini di buon sentimento lo credono con vcrita un ufficio, ma un ufiieio gravissimo, e laboriosissi- moj perciocche sotto dellapparenza degli onori ecclesiastic! sono pesi cosi gravi , ed important! , che e ben ragionc compatire a coloro , che sono chiamati alia cura di Pa- store. Per tanto parendomi avervi abbastanza informafo sulla vostra domanda potrei qui finire.
IMa io rogho , perche qui mi cade applinto in ao- concio , fare un riflesso, perche mai -li abitanti di que- sti nnsiii paesi , i quali banno per altro delta intelli genza , ed aiiche della penetrazione per !<■ scienze , le
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coltivano poco. Avcndo fatto considerazione con me me- desimo sopra un affare cosi grandc , primo luogo co- nosco , perclie lo studio non mai lia fatto grfon progress!, dove il picnrio , e la gloria ne sono separati , e se vi fu per aecidente qualclic genio felice , divenne subito il bersaglio dell' invidia ; perclie i talenti sono stimati vi- zj ; potendo la perfidia assai piu che la purita ; e Ja fiode piu assai che la bonta : Ed io ne ho quella com- passione che voi stesso vi potete immaginare , parendo- mi che oramai non sia piu sicuro il camminar per le strade della Virtu , e delta Verita. Ne arreco un esem- pio in persona di un Giovane , che ha saputo sostenere quest o colpo di fortuna con franchezza d'animo ; poiche colle sue virtuose operazioni corrispondenti in ogni parte alle pregiate doti, che in lui si trovano, e che in lui si ammirano forma il decoro degli uomini onesti della sua patria , e sarehhe stato la gloria del sacerdozio , se non se fosse stato attravesato. Egli e il signor Giuseppe Mar- toni fu di Domenico di Pignataro. Preghiamo Dio , per stabilire in lui henbene i fondamenti della incdminciata carriera mil tat ei auxillam de sane to.
In secondo luogo il giudicio che ne do si e : perclie vivendo la nostra gente ordinal iamente afflitti da' biso- gni naturali lo spirito non puo acquistare facilita di ri- chiamare le idee , di ritinirle , di compararle , onde arnano piu. soffrire i mali della natura , che la pena della fatica"; questo bisogno facendosi sentire con tiran- nia , inspira a coloro che ne sono i martiri tutti i mczzi per sottrar^i da quello, e diminuiilo. Ed ecco il perclie siamo condannatti ad essere sempre semplici aiteiici co- munali , e meschini udmini di lettere.
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Dctto queste cose da me, ripiglio nuovamente il Buo- namici , singolarmente prima cli dirvi i miei sentimenti sopra i vostri dispiacevoli riflessi ditemi di grazia per- che voi finora non avete insegnato privatamente qualche giovanetto clie pvometteva delle speranze ? Avveitite die quanto non sia stato uri sotterraie il talento , o meltere la lucerna sub medio ? giacche io veggo con somma con- tentezza mia che avete lo spirito vigoroso , e la carne non e ancora inferma.
Deh cosi fossero in me , rispose signor mio , come non sono , quelle parti , che voi dite , e so che voi lo sapete , ma lo fate , perch e vorreste che ci fossero , io arrossisco qualora mi fate tale , quale io conosco di es- sere ; io sono ignoraute perche conosco me mcdesimo , o non mi gabho di molto ; e poi a chi passa settantot" to anni , e prima ancora , incomincia la sua iimana pianta a seccarsi , ed inclinarc al suo interito. Trala- seiando io adunque la risposla al capo delle lodi , come non conveniente a me ; mi conteutero di venire al rima- nonte delta sua dimanda , sulla quale dovrei pur taeere. Ma pure io voglio piu tosto esscr tenuto poeo prudente in compiaceivi , che poco amorcvole in negarvi qucllo, che voi amorevolmente mi chiedete : pregandovi pero di perdonare a voi medesimo le mie colpe , come a eolui che di comtnctlere questo errore mi da cagione. Or su giaeclic.
hifdndum, Boiiamice, jubcs rcnovavc dolorcm-
L I io ne sia cosi lustedito c lie 06 ftlggo la nn'inoria piU che mi sia possihilc , in poche parole scloi'llamrnlc m dim j d )])o la niorle di mio fialcllo accadula ik! di
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5 scttembre dell1 anno 1802 mi ripatriai ; e sebene a- vessi povtato con csso me lc mie impcrfezioni , che col mutar del ciclo , non si camhiano , pur tuttavia con o- gni studio incominciai ad istruire alcuni iigliuoli. Ma cbc il dcmonio che s' oppone sempre al bene frastorno un' opera cosi santa , c cosi accetla o Dio , yenendomi impedito P insegnare , e 1' istiuire. Gome questo sia sta- to , non saprei io dirvi se non cosi fu. Sospettai qual- che calunnia ; ma qualunque fosse stato il motivo , ii fatto e certissimo , e cosi va la cosa , ben potete per voi pensar quanto dispiacere ne sentissi , pero se esser since 10 , ed accur ato ecclesiastico , e non essere adula- -tore , ne iniquo uomo , e colpa , confesso in ci6 aver peccato ; ma di tal peccato non domandeio mai per- dono. Ne io percio sono restato n*ai di fare il debito mio , come ho fatto, avendo sempie fissa nella mia mente quello di S. Paolo disse , e non pote mentire : che Virtus in injirmitate perficitur. Io vivo in Pigna- taro , sicuro porto de' miei naufragj , con tanta pace , quanto non ho mai per 1' addietro gustata dove in que- sto quanto si puo da ogni parte tempestoso secolo lieto mi viyo in un ozio non ozioso co' miei libiecciuoli, che nella contiaria fortuna mi sono di grande ajuto , poiche con cssi quante volte voglia me ne viene , senz' alcun impaccio , posso liberamente parlaie. Signor mio, le na- ture , gP istinti , i desiderj , i piaceri , i giovamenti non sono pari in tutti gli uomini , e sieno influssi di stelle , o diversita di temperamenti , o varieta di cdu- cazionc , molte cose dilettano un animo , le quali no- lano un altro. Io non sppendo uniic insieme la Govte ,
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e la Sagrestia , per la mia debolezza e piu acconcia la vita ritiiata , e quieta ; e son contento serpendo la ter- ra , di epilogare il fine della mia vita col principio del- la mia uativita. JYacqui povero , morro povero , c non me ne angustio ; percioche se il nascer povero, e morir povero, e colpevole , non v' e uorao che vada scarico di questa colpa , se vero e che Nihil tulimus, et nihil au- feremus , ma per6 portanvisi alF altra vita i beni del- T animo. Ma voi , caro Buonamici , ben sapete come questo amplissimo luogo e da' filosofi largamente tratta- te , da' piu degli uomini non intcso , da molto disprez- zato , da pocbissimi creduto , e da quasi niuno seguita- to. Non dico , che Dio non piova sopra di me della sua pioggia d' oro ,• ma contesso ch' e simile al seme , che cade sopra la pietra , e tutto e per diictto , colpa , ed incaj>acita mia. Ed ecco , signor Buonamici soddisfatto al vostro desiderio ; ed ecco perche non avendo io mc- ritato a cagion del mio destino , e de' miei difetti d' es- sere personalmente impicgato nelF Apostolico ministero, a I quale per altro mi sentiva portarc sin da' priini anui del mio statu Sacerdotale , godei di poter Blipplire in (jucsio pooo colla penna , a quel molto piu, che avrei ivi pptutd laic colla nresenza , e colle voce. E nun li- marro di pi$gare Dio , conic ho fatto pel passato , che in quest' ozio santo meglio riconoeca le false mostre del mondo , ptuc troppo avezzo ad ingannare eon le appa- renze sue la sempliciti i\c puori ; e che si oompiaccia
di iniit.mni liillo, con larmi atlenderc a nic s(,lo, pian-
• mio i miei peocati, ed appareochiandomi a morir b
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A qucslo racconto fatto da me , disse il BuOnamici e purtroppo mi ha conturbato I'animo in sentire 1' acerbo caso occoi so a voi ; c quel , clie piu m' incresce sem- brami che qui si voglia i mi tare la legge dell' Osticismo, sccondo la quale era no mandati fuori di Atcne i piu ec~ cellenti per virtu , e per gloria. Ma e vbio quasi uni- versale , Sig : Canonico , e tutti sanno che il vizio di sua natura e nemico capitalissimo della virtu ; e dove non e luce , non e ombra ; cosi dove non e virtu , non e invidia, e poi la qualita de' tempi rivolge lo stato del mondo , e muta la forma alia vita civile ; e fa giusto quel , che gia fa ingiusto , ed ingiusto quel , che per giusto fu tenuto. Hipeto mi dolgo di tanta vostra di- sgrazia , ma mi sono rallegrato assai Ldi vedervi con- fonnato tutto alia Divina Volonta , che per eseicizio , e merito vostio , ed esempio d' aitri dispone le cose in que- sta maniera. Orsu cosi s' affina V oro : ne in questa par- te vi e sembrato duro sofferire ci6 che Gesucristo , il quale fu Uomo e Dio sofferse. Io vi fo fede , che me ne sento mirabilmcnte consolato. E questo so che vi ba- stera in luogo di tutti quei sollievi , che in simil caso si sogliono dare. Essi a far male , e noi ad operar bene.
Vengo finalmente a parlare sopra i vostri prenominati liflessi , co' quali mi e noto 1' infelice stato in cui osti litrovansi F Arti , e le Scienze non per vostra colpa , ma per mala soite. Perche la virtu non ha tanto biso- gno d' esserc ammaestrata , quanto d' esser ajutata.
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Rispetto alF altro riflesso , che riguarda la mancanza clella residenza , sembrami non fuor cli proposito nar- rarvi il memorabile fatto di quel Veterano die aveva una lite in Roma , il quale avendo veduto stare nella piazza in compagnia de' piii grandi della citta T impera- tor Augusto*, pieno di fiducia presentandosigli aranti , gli fecc istanza di prendere la difesa della sua causa , percbe quello era il giorno della decisione. Accolse Ce- sare con piacevoli maniere i voti del supplicante , e prontissimamente gli die per difensore uno di que' nobili della comitiva , e caldamente ce 'I raccomando. A tale inaspettata risoluzione, Yedendo il Veterano delusi i suoi conceputi disegni , alto alzando la voce csclamo : At non ego Caesar , periclitante te Actiaco hello vicarium quae- sivi , scd pro te ipse pugnavi , e mostrogli le cicatrici delle ferite nella battaglia ricevute Si airossi Augusto , e per non comparire agli occhi del pubblico ne super- bo , e ne anche ingrato con aria graziosa , ed afiabile ando a patrocinare cgli stesso il litigante. Dobbiamo a Macrobio la notizia di questo fatto in cui riluce Augu- sto esser nalo all' Iinpero. Fatto dcgno d' csser iaiitato da tutt' i Vescovi nelf amrnuvistia/ione delle loio Cbitse, i;iacbe dove non e Y autorita del Vescovo , non si pu<\ far cosa buona. Gbe anzi per maggior inooraggimento a tan to opeiare, c per caivarne, ch'ttflt, e tutl i l>u<>« ni dcsideratio , voglio recarne un cliiarisshno esempio di un vero PadbfC , e Pastore vivenle , il quale nello sea- broso icntiero ddl1 Epbcopato potrebbe servire per gui da ai suoi FiaUlli j l- non accade cercarlo Ionian » , Egli i 1 hoImr- e /elantc licivescovo di Capua France*
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sco Sena do' Duclii di Gassano Patrizio Napolitano , e Genovese , chc per i suoi meriti e stato inalzato all'emi- nente grado di Sena' ore della Republica Sacerdotale, cioe , Cardinale di Santa Chicsa.
1/ Eminentissimo Arcivescovo ha questa cosa della re- siden/a hen considerata ; impercioche tutto vede co' suoi proprj occhi , e tutte I.e cose bilancia colla sua bonta t e giudicio , facendo tutto ci6 che crede prolittevole alia sua Diocesi ; ne Y opere della sua gelosa cura giammai affida ad altri , i quali , dice egli , sempre piomettono assai , e fanno poco ; non volendo^ esser attori altrui senza molto utile loro , e per lo piu con molto danno della giustizia. Egli e cosi saldo in questo lodevolissimo pioposito , che spesso vipete col Santo Re Davide — Si mei dominati non fuerint , tunc irnviacidatus ero , et etniuidabor a delicto maximo ; onde sta sempre fisso nclla residenza in una continua iuota di fatiche senza dar ascolto , che alia sola Verita , promovendo sempre coloro che sono gli uomini piii da bene , ed i piu pro- prj agl' impieghi ecclesiastic*!. II fondator di Chiese , cosi lo chiamo io , non manea d" impiegare tutt* i mezzi e fare ogni opera perche tenga lontani dalla sua Yigna i peiicoli che vanno attorno , e che di giorno in gioino all improviso nascono , usando anche alle volte la vc:- ga per correggere , e raddiizzare cio che vi ha di torto, e di difettoso ; siccome le fasciaturc de' medici , le quali quantunque apportassero noja , e dolore all' infermo , \nir tuttavia altro non fanno che rimettcre , cd obbliga- re a stare nella loro situazione naturalc le parti sloga- re. quel che piu monta si e la cu ra del Seminario.
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Egli si rende quasi inhnitabile in una tal materia , sa- pendo clie e la piu unpoitante , e di maggior pensiero, cbe quante altre insieme Egli n' abbia con tutta la sua Diocesi. Felice Seminari'o ! dal quale sicuramente usci- ranno come dal cavallo Trojano in poco tempo eccellcn- tissimi uomini , ch' empiranno non pure la Diocesi , ma il regno delta gloria del nome loro. Felici i popoli se i loro Vescovi non dassero clie simili esempj. Io vi ho detto in un fiato ci6 , cbe aveva bisogno di un compito discorso. Vi basti pero questo esempio molto rare a tem- pi nostri , a confusione di taluni aml)iziosi f cbe metto- no sossopra il mondo per intronizzarsi , e vestire que* panni tinti di privati colori , e la cura poi anncssa al loro Ufficio addossarla ad altri , e credono di opevar sa- viamente stando sulla fede di quelli , cd intanto nulla essi vedono, ne sanno la verita; e qualunque sia la loro buona intenzione , capacity , e prudenza , eglino sono in- gannati , c venduti , e danno le caricbe a cbi meno le merita , e le togliono a cbi sarebbe piu alio ad escrci- tarle. Io tutto mi raccapriccio quando considevo il detto del profondo Taeito O/ficia vciuilia sunt $igna cade litis imperii. Quando gli ui'iiej vendonsi alle loro passioni.
Signor Canonico : duolmi assai , olio quesli miei delli non abbiano ItlOgO prcsso il vostro Vescovo , a oui di- ce^ essersi vi/iala la uieule , e quasi appassila dalla de-
crepita eta, fenircli a poco a poco nianqando. Sallo Id- dio se gli porto quella compassione clie ad un Paplorc, c ad un renerabile Vecchio ii dee pott,arc; Dio chiamo in mio testimonio , il quale <• solo scrutator*: de'euori
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iimani. Signor Canonico y altro ajuto vi bisogna die il mio. Se io potessi non sarei negligcnte in vosl.ro bene- ficio , potete pensare > che non lascierei alcuni degli ui- ficj a nic possibili , come il debito , ed ogni iagione vuole. Se pero il niente e buono a far qualche cosa , vedendft io adunque die V incurabil nostra piaga ( la quale vi sta consumando a poco a poco ) non puo da ultra mano , che da quella di Dio , e del Re aver soc- corso , Vi consiglio di ricorrere al benigno favore , ed eificace rimedio di Sua Macsta , supplicandola quanto piu umilmcnte potete a degnarsi di soccorrervi in un nego/io della ma^gior importanza , cha aleun altro , che possa.
Voi ben sapete , che il Re vive impiegando la sua po- test a , peiche Iddio che a lui la concede resti servito ; e tiene mano alia esecuzione della sua Legge , apparte- nendo a Lui de' Ganoni , e delle regole Ecclesiastiche la esecuzione , la protezione , e la difesa. Da cio potete pensare quanta obbligazione abbia di darvi ri medio il nostro Re , che de' suoi popoli si puo dire anima pi a tosto informante , che assistente ; il quale stima come suo proprio il bene , ed il male de' suoi soggetti. Cento esempj lo farebbon vedere , se la cosa fosse dubhiosa , ma e manifests appresso ognuno , che solamente mira il carico , che Dio gli ha posto sulle spalle , e nien- te piu.
Le braccia poi delle sue forze sono lunghissirne ; ed alia prudenza sua niente c impossibile ; adunque siate sicuro , che scarichera la coscienza sua come dee , e eon quello stesso affctto che farebbc per la educazione degli
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stessi Piineipi Rcali suoi amatissimi Figli , egli (ringra- ziamone il Giolo ) e vero strumento di sua Divina Mae- sta , attissimo ad operar bene , cd a fare ogni g-ioi no cose magnifijhe , e Reali. Pregate dunque Dio die gf in- spiii cosa debba fare , e mostri ancora a voi cosa si debba domandare. Replico pertanto , che sia oia non meno necessario , die utile partito ricorrere. Conosciuto- si poi esser bene ricorrere al Principe, necessario e an- cora farlo piu tosto cbe sia possibile : percioccbe, cssen- do senipre nelle gravi operazioni , dopo il savio consi- glio , circa 1' esccuzione , ogni dimora pericolosa, ponen- dovi a riscliio del non esseni in tanta occasione saputo \aleie della bonta del nostro Sovrano.
Mi dircte forse che giovano a noi le provvidenze rcali, se poi gli effetti seguiranno scinpre in contiaiio peggio- jando? Non basta cbe il Re oidini bene le cose sue , se quegli cbe ha da eseguirc , escguisce diveisainente , e le abusa ? Meglio saiebbe in un tanto intcresse tn oc- casions cosi urgente fare quelle altri Santi Re lodati nclla Stoiia Sagra , ed Eeelesiastica feceio altre molte ><>lfe impicgando i nicdcsinii niezzi , ed applicando le medesime medicine per o( leucine i nicdcsinii salulari ef- ietti. Fare una rispeitosa rhnost ran/a aecio niandassc uomini zelanii del bene puhblioo , daado , come inte- ressati aneh'essi nella causa, quegli ainorevoli consigli cbe giuclicasseio in propositi) . Vcnissero vindicatori tali cbe sapessero per cspciienza quel , cbe convenga , cd i pailili cbe sjiesso al lii e coslrello di pigliar sulfallodi-
saiuinando tutte le cose eon ogni vicilanxa , ed industria per giovamento de Suddiii. Cosi face il Santo lie Gio
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salat , imitato poi tla trc gran Santi Principi Stela no re d' Unghcria Luigi re di Francia , e Vincislao Duca di Boemia ; e vollero con fare cosi inscgnarci quello , che dovriano fare gli altri Re.
A questi miti raziocinj rispose il Buonamici di- ccndo , Signor Canonico , io approvo il vostro giu- dieio ,' consultando i vostri interessi fate tut to il possibile per adempire cio , che voi avete dritto d- as- pettare dal Sovrane all' uopo. Molte altre ragioni a con- fe rmazione de' vostii sentiinenti vi potrei allcgare , ma non voglio piu tediarvi. Doletevi poi del mio poco sa- pere , se i miei consigli non sono stati prudenti ; ma non della mia fede , e fate tut to cio , che il vostro ani~ mo piii esperimentato del mio vi persuade. Caro amico, io altro non so che mi dire. Spendete ogni mia forza in bcneficio vostro , che piu pronto mi troverete a ser- vhvi , che ^avio non mi avete trovato a consigliarvi. State sano : raccoinandandomi a voi di vero cuore , e pregandovi cumulatissime grazie dal Signor Iddio..
Dio vi prosperi , diss' io , nel viaggio di Napoli a consolazione de' vostri congiunti , degli amici , e mia in particolare. Io resto col desidcrio di rivedervi fVa bre- ve in questi nostri paesi , ne' quali vi giuro che siate piu che nccessario.
Sinrlaci , cletti , decurioni , voi tutti che componete i piccioli senati di questi nostri naturali paesi ; voi siete i ministri della Legge del Re ; sotto la vostra cura e posta la fclicita della patria , voi nelP ordine politico
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siete a noi , came i figii alia genetrice nell' ordine na- turale ; all' autoiita , ed integrita del vostro magistrate) sono affklati gli affari del Pubblico , percio dovete at- tendere con maggior opera che non attendea la pecchia al suo faio ; a ci6 siete tenuti per legge, per giustizia, per carita , per religione : Sento pero un dolor vivo , debho pur dirlo , vedendo le vostre cure in parte ne- glette , e trascurate. Voi credete , e forse non senza ra- gione , d' aver compiti i vostri uffizj qualora abbiate hen amministrate le rendite del pubblico , che le strade sian pulite , che le hotteghe sian hen provvedute, e che sian giusti i pesi. Se voi cosi credete shagliate il con- feggio; levatcvelo di testa : non e qnesto il solo ; ma il principale vostro dovcre e hensi allontanare dalla patria i vi?j , e la corruzione , e conformarla con belli , e santi custumi; per bellezza di costumi intendo le virtu ; cioe lo disci plina , la mansuetudine , la concordia , 1' a- mor del Vero , e dell' ordine , c la pura e santa Reli- ligione di Gcsucristo , ch' e la vera luce che illumina T intelletto ; ed ora piu che mai ne abbisog-na , mentre le facende pubbliche altro modo non Iianno di riaversi dalT crrore in cui si trovano. Che scene luttuose non fix egli nnsccre il vizio nel monilo \ il seme ontle a noi suoucciarono inesprimibili mali fu una indocilitik di spi- ritO , ed una dmczza di cuore niente comune ; traspor- taii i nostri national! dalle loro ree passioni , non to- lendo §otto«tare a quell' autoiita legittima di regime «otto
mi CI siamo inco'itra'i di \iveir , si ahliandonarono ,
cosa dura e detestabile! w ituperosamente , e perduta-
mrnle in preda all1 0008680 , UU p.»^s<> COtantO inseQSatO
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ha dato al nostro regno un colpo funesto , perocche , e Plutarco che da pro fond o politico parla , « in tal caso » avvenne a noi ci6 clic avvenne appunto a quel drago- » ne , la coda del quale , come racconta la favola, vc~ » nuta cssendo in dissenzione col capo , prctese di vo- » ler anch' essa andar innanzi a vicenda , sdegnando di » star soinpre al di dietro di quello. Prcse ella pero la » direzione , ma ridusse ben tosto a male se stessa mo-
* vendosi senza discernimento ; cd andar fece squojato,
* c lacero il capo , che costretto era tener dietro , con- » tro natura , a quelle parti che cieclie, e sorde sono. » fin qui T ammirabile Sciittore. Cosi appunto nostro mai- grado veggiamo esscre accaduto a noi negando la dovu- ta subordinazione al Sovrano. Promisero i malcontent! di modcrare i daz] , riformare gli abisusi , e promisero tutte le altre cose , che sogliono promettere coloro , che vogliono far servire a' loro interessi il pretesto del bene pubblico ; tutto pero era permesso a loro , sfogando ciascuno impunemente le sue malnate passioni ; in tal guisa il regno Iacerava di per se stesso le sue viscere. Lo replico piu volte , perche non mai si dice abbastan- za : una deve essere V idea de' sudditi , una la volonta ; cosi comanda Dio , il quale indivisibile di sua natura non ammette in se divisione , ne mai favorisce la di- scordia negli altri. Uniamo adunqe i nostri voleri a que' di Dio. Stando siccome pecchie attaccaH sempre insie- mc , ed intesi alia difesa del nostro Re.
S il modello del pio Re Giosafat, il quale atterrata 1* i- dolatiia , volendo ristabilire il culto a quel J)i^ viven-
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te t che a forza di sorprendenti miracoli avea liberati i loro padri dalla schiavitu dell' Egitto , invio i primarj del regno , come sopratendenti ; i Leviti , e Sacerdoti , come catechisti , colla leg-ge nelle mam per insegnarla in tutte le citta di Giuda. Su tal lodevolissimo esempio il nostro Re correggitore de7 nostri reissimi costumi , in tale sconvolgimento di cose compassionando i suoi sud- diti , e volendo preservaili dal rischio di rimaner de- solati , quasi medico, che risanar volesse il suo regno , senza usar di que' rimedj che apportan dolore , con u- na Ministeriale diretta al Gardinale Arcivescovo di Na- poli in data 3 novembre 1821 ha ordinato, fral'altro, di ristabilirsi le scuole nel Reg-no , come unico farmaco contro il pestifero velcno , aflinche i figlfuoli hen gui- dati dalla educazione, fatti adulti introducessero una nuo- va forma di vivere , e riparassero co' loro purgati co- stumi che una trista prog-eme hon ne generasse un altra piu trista. Ottimo consiglio. Ed ancorche Y operazions non riesca cosi tosto , non e da maravigliarsene , con- siderata la stagione , la natura del male ; c la copia, c malignita degli umori , che rendono la cura lunga , e difficile ; ma per mio parcre non e poco , sempreehe si venisse gixadagnando. Ma mi si ristringe il cuore, che , abbenche la retta intenzione del Sorrano siasi oonosciu ta , pur tuttavia non venghi secondala eon ajuto pro- porzionato.
Ma mi direte csscr cosa difficile ail infondere intrl- ligcnza a chl non nc ha, He ha |>unlo voglia d' avei m';
ed esserc asbai piu difficile far nasoere la volonta a cbi h aflatto priyo d' intendimento. Non me i^noto: e s<»
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die lo spirito dell' uomo forma to da Dio con un' attivi- ta sorprendcnte , lasciato nclla sua piena libcrta non sa soJQfiir le violenze. Volcrlo addhittura rimproverare , c corrcggerc , e lo stesso die il volerlo rendere piii osti- nato ; rli si mostri a poco a poco la verita , gli s' insi- nui , ma con dolcezza , la cognizione de' suoi doveri ; gli si lasci libero il campo di rifletteivi da se ; cosicche quasi ingannato creda frutto de' suoi pensamenti, quello che sara solo effetto di un rimproYero fatto a tempo, di una istruzione ben regolata ; scorga sotto V apparenze di un altio il proprio difctto , ne veda tutt'i disordim , e tutte Ic conseguenze. Imitate poi quegli amanti , che quantunque non ottcngono il loro fine , pur non resta- no da far nuove istanze. L' affaticarsi in somma per cor- reggere il depravato costume e un' opera lodevolissima , e meritevole ; nia , lo replico, si faccia con dolcezza. Si colic vostre dolci maniere dovete traerli colla persuasione, e colla ragione alia necessita di obbedire alia Potcsta Suprema. Gosi opcrando , io spero , che siccome si rat- trista T infermo bevendo le medicine amare, ma poi per ▼ii tii di quelle riacquistata la pristina salute , bacia vo- lontieii la medica mano die la poise. Vorrei che gli ef- etfti mi rendessero buone testimonianze.
La carita dclla patria e come un nodo, Y oro che ci lcga tutt' insieme , per cui tutte le anime rette debbono procurar in comune , e vicendevolmente la nostra sal- vezza ; quest' oggetto ci tocca troppo da yicino, e c' in- to ressa moltissimo ; e se I' autorita mia ha punto di vi- gore nel cospetto vostro^, in quelle cose specialmcnte , che io tocco con mano , vi consiglierei a darci soccorso.
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Dopo si fatta consiclerazione non posso trattenermi d' invit ire i Gurati , e tutt' i ministri del santuario , di qualunque grado essi sieno , a raddoppiare il loio zelo per rimuovere il pubblico da quest! delitti , contro i quali le leggi hanno si poco potere. Questa e una occa- sione fra tante in cui si sente , come il soccorso della religione Cristiana e necessario ai mantenimento dell' or- dine pubblico , ed e il freno* piu salutare.
Io sono figliuolo di una vostra Comunita , io sono tutto vostro , non pure per le Comunita ; ma per li lo- io paiticolari , i quali tengo tutti per fratclli , e mag- giori miei ; a tutti adunque in buona grazia quanto posso mi raccomando.
4 Tempo e ormai clie il mio lettore raccolga i suoi pcn- sieti dissipati foise dalle mie si vaiiate narrazioni, e de- posto sul tavolino il mio trattato , scorra tutt' i miei divisamenti , e mediti seiiamente , se abbia io dipinto co' suoi veri caratteri il Vizio , e la Virtu \ cioe , se abbia posti in ta!c vista i difetti , die dovrebbe il vizio arrossirsi , ed il vizioso per erubescen/a cmcndarsi ; e se abbia contemporaneamcnte dipinta co' proprj eolori la »hcllczza della virtu , onde ciascuno s' invagbisse d1 ab- hracciarla. Se i miei liflessi gli avra ritrovati convcnien- ti alio scopo prefisso , io ne godo ; in caso contrario ne iocolpi i miei scarsi talent] , che non ban no saputo cor- lispoodere alia graodezza della materia*
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PIGNATARO
Questa Terra Capoluogo del suo Circonclario , a cui va unito il vicino Partignano e in perfctta pianura si- tuata. Essa e lontana sei miglia cla Capua , ed ha per confine a Lvantc il Villaggio di Pastorano , a ponente il rivo di Galvi , e mezzogiorno la strada reggia d'Abruz- zo , cd a settentrione la catena de' celeb ri monti Calli- cola. La sua popolazione , secondo la pubbiicazionc jkt- tane nel 1812 era in quel tempo di due mila cento no- va ntu^ anime , oggi anno i832.
Pignataro num. 2642
Partignano unito 27^
2916 29*6
II numero de' matrimonj , de' Nati , e de' Morti in ciascun anno , cominciandosi dal primo gennajo 1823 , e finendosi a' 3i dicembre i832 apparisce dal quadro presente per Pignataro , e Partignano uniti, come dissi.
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Matrimonj
i823 1824 1825 1826 1827 1828 1829 »83o i83i i832
>j |
Nati |
16 |
95 |
8 |
124 |
14 |
91 |
24 |
91 |
12 |
96 |
'9 |
92 |
26 |
96 |
23 |
95 |
8 |
108 |
22 |
79 |
Morti
66 67
7* 97
9°
87
7° 46
76
TzrrjstrzzxxTB
Da questo quadvo costa clie il vantaggio e in favor della vita.
L' cstenzione del territorio c di moggia 9877 p. i£. Ghista il Gatasto- provisorio de' 29 settembre 1816 la rendita imponihile per i territorj , e per le case e di ducati 4°S68 , e grana i£.
La rendita poi di quest! Comimi comprcse le iinpo- sizioni , inclusivamente i grani addizionali sulla conlii- buzione fondiaria due. 8i55 gr. 60 senza talv imposizio- j.i , e senza essi grani addizionali c di ducati 4>o568 i£.
La rendita de'detti Comuni totale ascende i quest'an- ii<> 1 8?>?. a ducati
La rendita ordinaria due. 1610 02
QueUa straordinaria due. ag3 S.|
iqo3 66.
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Edificj Pubblici. Questo Comurie ha varj puLLlici edificj, propiiamen- to la Cliicsa Parrocchiale sotto il titolo di S- Giorgio , la Chiesa cli S. Maria della Miscricordia, la Cappella di S. Micliclc detta dcgli Jlvini , il Vescovado, e 1 Moni- stero de' frati Alcantarini ; oltre ad alcunc cappclle ru- rali. Vengo oia a parlare di ciascuno di essi edificj.
S. GIORGIO.
La Chiesa di S. Giorgio e fuori le mura della Ter- ra. Questa e la vera ed unica Paroccliia di Pignataro. Dalla pcrgamena num. 3792. dell' archivio Arcivescov ale Capuano , e dalP atto della Visita , fatta da Monsignor Maianta Vcscovo di Calvi a1 28. apiile i583. appari- sce ; die FArciprete nel i528, ed in altri tempi succes- sivi non avea la cura dclle anime , ma possede.isi P Ar- cipretato come scmplice beneficio. Lo stesso abuso regna- va in tutta la Diocesi ; in maniera che era la cura del- le anime a' semplici Gappellani affidata, Nel Sinodo Provinciate Capuano cclebrato dalP Arcivescovo Niccolo Gaetano, detto il Cardinal di Sermoneta, essendosi decre- tato , die gli Abati , e i Rcttori cessassero di esser ta- li , e che avessero essi la cura delle anime , restando i Cappcllani loro coadiutori ; Monsignor Marchesini Ve- scovo di Calvi paternamente persuase il clerico Gio : Gi- rolamo Galluccio nobilc Napolitano, a rinunciare il be- neficio cura to , che possedea sotto il titolo di S. Giorgio di Pignataro ; poiche non poteva egli occupai lo , non esscndo saccrdote ; il clerico Galluccio vi rinuncio. Mon-
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signor Vescovo lo uni alia Cappellania , c ne fece un beneflcio solo , con decreto , che in avvenire uno do- vess'essere il Cappellano , e Y Arciprete ; e cosi D. Tom- maso Barricelli , ch' era Cappellano , f u dichiarato an- clie Arciprete , e fatto curato , e Parroco , portando la bolla la data di Calvi , e de' 2. giugno 1^77 : cio T ab- biamo dagli atti della Visita soprannoroinaia.
Vedremo in appresso come questa chiesa di S. Gior- gio sia stata insersibilmente abbandonata , non serve n- do al presente, che una sola volta al mese alia Confra- ternita , che prende il suo nome dalla Chiesa
Questa Confraternita eretta ab antiquo in detta chiesa Parrocchiale ottenne assenso regio non prima del 1777: mcntre avealo prima oltenuto 1' altra Confraternita di S. Maria della Misericordia , della quale parleremo tra- poco : percio nelle processioni intervenendo ambedue le Congregazioni , precede quella di S. Giorgio , il che fu deciso negli anni scorso dopo una dispcndiosa lite.
In questo luogo sembrami opportuno di far osservare che in essa chiesa di S. Giorgio , perchc sita fuori Tabi- tato , e quasi abbandonata , potrcbbesi stabilire il pub- blieo sepolcreto ; procureio di superarc le difiicolla nel.« T apostrofe diretta al Decurionato. Questa misura oltie che impedirebbe nelT abitato la cattiva influenza de1 cor- pi morti a danno dc' cittadini , porterebbe un1 opportu- no rimcdio ad un costume che si e introdotto dalla paz- zia di lanli particolari , che hanuo la pia vanila di sfog- giare pell1 esequie de1 loro parent! , gravanaosi di g\ au- di spege col fare trasportar il cadavere alia chiew de' Frati Alcantarini, Gli antichi Ciistiani erano in tali ipe*
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se parchissimi , e non crano intcstati deir crrore di oggi, che per salvarsi sia uecessaria godere dolla eecksiastica sepoltura. Essi spcndevano il loro per nutrire i Tivi , c relativameute a' trapassati pregavano solamente Dio pel loro eterno riposo. E cosl i Principi dclla Casa d Au- stria si sepelliscono senza pom pa funebrc nclla Chiesa ae Gappuccini. Geografia di Busching tiaduzione dal Francese. Tomo III. pag. 4.0. Tanto variano i gusti ! Tanto i giudizj sono opposti !
S. MARIA DELL A MISERICORDIA
Ci ha in Pignataro anche la Chiesa detta di S. Maria dclla Misericordia attaccata al Vescovato ; era qucsta in principio piuttosto una cappella edificata dalla Congre- gazione detta dclla Madonna delta Misericordia , e ri- cevuta sotto la protezione di S, Giovanni Laterano , di cui era come uu membro , con pagarli in ogni an- no , come un censo , una libbra di cera ; ed in ogni quindici anni rinnovavansi le bolle sotto pena di devo- luzione a quella di Roma , essendo la chiesa Lateranen- sc come capo. Le holle che si leggono nclla prima delle Visite di Monsignor Maranta , portano la data de' 19. Tnaggio 1 54g. Giova il sapere che Monsignor Fcdcrico Mizio Galatino Vescovo di Termoli lascio a tal Congre- gazione di S. Maria della Misericordia ducati trecento per compel ai si terreni , dalla cui rendita darebhesi nel giorno de' SS. Apostoli Pietro], e Paolo , o dell' Assunta un maritaggio ad una povera vergine di Pignataro. A talc somma ne fu aggiunta altra eguale , e con questi
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600 ducati furono comprate ventiquattro moggia di ter- ra nel luogo detto S. Gio : a Sauciano , o come dicesi corrottamente a Cauciano , con istromento ro'gate dal not. Gio : Antonio Pellcgrino Capuano addi 29. agosto 1612. Questo territorio fu verso la fine dello s orso se- colo dal nostro Re Ferdinando I. venduto ai due fratelli D. Nicolo , e Gabriele Borrelli , Pignataresi.
II Sacerdote Cappellano di questa Confraternita e uno degli undici Goadjutori dell' Arciprete , e quando vaca, i due Economi nominano il successore al beneficio.
Monsignor Fraggianni ,per maggior comodo di questa popolazione , essendo la detta Cappella quasi nel centro dell' abitato , scgnato d' una supplica prcsentatali dal po- polo , e del clero , con holla dc 22 giug-no 17^2 tra- sferi T amministrazione de* sacramenti dalla cliicsa Par- rocchiale di S. Giorgio in questa di S. M. della Mise- ricbrdia ; c nello stesso giorno ed anno creo undici coa- djutori , i quali uniti all' Arciprete dovessero in tutt' i giorni recitare V officio divino in coro , cd attendere alia cura della anime , specialmente coll' assistenza degl1 in- fermi , con amministrare i Sacramenti , c con insegnarc la dottrina cristiana. La citata bolla fu seguita dalle bolle Pontincie e dal rtgio assenso , come costa dal pro- Gesso esistente nelT arebivio vescovile. Tulto cio ebbe il suo pieno compimento sotto il Vescovo successore Zuilo a' 3i giugno 176a con frasportarsi in St Maria della Misericordia il Fonte battesiufale , i Sacramenti, e Sa- cramental] , ed altro opportune Tutte k difficolta pit- 111c incontrate erano st.tic superate, il cbe & cbiaro dal decreto della curit Yescorile, e dell9 istromento rogato
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a di 10 maggio detto anno dal notar Giancasto Barri- celli. II process o ha per titolo : translatio Parocchialis Sancti Georgii emails Pignatarii 9 el erectio coadjuto- rum Parochi nuncupati ^f r chi presbyter i ad ecclesiam Stinclae Marlae Mi sen cord* ae. Tale coadjutoria fu da Monsmnor Zurlo decorata in S. Visita della insesna mi- nore , o sia Dalmuzia agli n. maggio 1769.
Pochi anni prima che cio succedessc erasi accanto alia stessa chiesa cominciato a fabbricare un' altra , ch' e sot- to il medesimo titolo. Questa novella chiesa e una delle migliori del Circondario , ed e V unica chc vien servita colla decenza debita al sacro culto della nostra Santa Religione con edificazione di tutto il pubblico. Gonfesso il vero , manca qui il tempo , e non la volonta a' mini- stri del Santuario : la mattina in coro a salmeggiare con divozione : Yesperi al gioino : alle ore 23 si espo-ne il SS. con gran concorso della gente divota. E sia detto a gloria di Dio , questa popolazione , come diremo al- trove , pati negli anni scorsi la febbra > cosi detta petec- chiale , ed il Signore conservo essi ministri dell' altare illesi da quel morbo epidemico pel bisogno degli af- flitti ; me ne congratulo colla chiesa. Tutto e "f rut- to della presenza del Vescovo , la quale c' infiamma ne' doveri del sacro ministero. Non deesi omettere che nel fabbricarsi detta nuova chiesa Monsignor Capece Zurlo chiese il perniesso di costruirsi nella meclesima un coret- to per adorarvi il SS. Sacramento dell' altare , ed inter- venire alia predica , e alle altre sacre funzioni. Fu la dimanda rispettosamente accolta , a condizione che i soli Vescovi ne avessero il diritto , proibendosene 1' accesso
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ad altre pcrsonc. A qual effetto esso Zurlo custodi scra- pie gelosdmente presso lui la chiave del coretto. Sensi- ble questo gran Vescovo all' attenzione de' Pignataresi contiibui qualche somma per detta fabbriea , imitando forse T esempio dell' altro Vescovo suo predecessore , e dclla stessa Congregazione Teatina , Monsignor Filomari- no , che fece dono al Comune di Pig-nataro della cam- pana del pubblico orologio , la quale anclie oggi esiste, indicando ci6 la sua impresa , e P anno 1628 , che stil- la campana stessa leggesi col motto dclla sua nobilissi- ma famiglia : Verbum car o factum est.
CAPPELLA DI S. MARIA LAUBETANA.
Questa e una semplicc , e stretta cappclla sotto la casa de' signori Alvini , e po-.ta il titolo di S. Maria Laure- tana , juspatronato di detta famiglia. Altia Capp-lla per tal beneficio era stata fondata dentro la cliiesa di S, Ma- ria della Misericoidia da Gesare Bovcirzi. Con esser poi passalo il juspatronato nella casa de1 pre fall signori nol- T anno 1659 , quando Annaniaria Boreari sposo Barto- lommeo Alvini loio ter/avoio , tcir era di Falciano vil- laggio del contado di Carinola , lasciata la prima dclla cappella , fu fabbricata questa di cui parliamo , e nella
quale Tu anche traiSpOltato il quadro dell' allarc Fappre-
sentatc Nostra Signora di Lorcto , ed e dell' anno 1616.
Esse e posta sullashadi una villa detta del PendtO vol-
garmente delle Pendite, ora strada .//e////.\ i era una sola jKM^a sulla itrada pi'bMicai Monsignor Zurlo ptnwisc a' signori AKiul d'apkjrnc un'altra piccab nel cottilc dl dentro pei !»>i" \xfiO pa&tirolare,
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V E S C 0 V A I) 0.
Quanta si osseiva In qncslo , quasi tutto e opera di Monsignof Zuilo. Non e qucsto il luogo da tessere gli elogj a si degno Prelate ; ed il mio lettore a pieno re- stera intarmato dell' opera leggendo le due seguenti iscri- zioni i'atte dal canouico Siinonetti ; la prima sita nel muro su marnio alia sinistra , andando verso la cucina.
JOSEPIIVS. CAPYCIVS. ZVRLO CALENORVM. ANTISTES VETVSTAS. PONTIFICALES jEDES VSIBVS. PARVM. COMMODAS A DEGESSORIBVS. AGCEPTAS COEMPTO. SOLO. LAXATIS. SPATIIS VESTIBVLO jEQVILI. CAVAEDIO RHEDARVM. RECEPTAGVLIS HORREOQVE. DOMESTICO AG PVBLICO. MONTIS. FRVMENTARII DEMYM. SCHALIS. CVBIGVLIS NOVIS. SVBSTRVGTIONIBVS. FIRMATIS VEL AB. INCHOATO. EXTRVGTIS AMPLIORES. DEGENSIORESQVE
SVCCESSORIBVS. REDDIDIT OMNIQVE. GVLTV. EXORNAVIT anno cioiacr.Ixxv.
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La seconda dentro della galleria segnata sul muro.
EPISCOPIS. CALENIS
PRAE. DIGNITATE
SATIS. AMPLO. CARENTIBVS. DOMIC1LTO
-EHES. A. FVNDAMENTIS. EXCITATaE
JOSEPHO. MARIA. GAPYCIO. ZVRLO. PRAESVLE
ANNO. DOMINI. MDGCIXVII.
MONTE FRUMENTARIO.
Ncl cortile del suddctfo Vcscovado a man dritta era il luogo del Monte Fiumentaiio colla iscrifione toltadal Sal mo di David.
TIBI. DERELIGTYS. EST. PAYPER ORFANO. TV. ERIS. ADJVTOR.
Quest' opera pia , tanto utile alia Dioccsi , in tutto c perduta. Fu il detto montc ibndato dal pietosissimo Mon- signor Positani , tantq moritevole d^ questa Dioeesi , e di cui ammharemo lo zelo , allora quando pailereino de' Vescovi di questa Chicsa di Calvi. Avcndone al'flit- tissimo io domandato il picsente Yeseovo de Lucia , alia cui vigilanza , c cura era aiiidato ; risposemi , cs- scrsi perduto per non aver volute pagare i poveri de- bitori ; c cti Egli vi aggmngeva in jogni anno alcimi tumoti di grano , ma chc pensato avtva in awenirt di fame limosine* Oh diversita di pensarc ! oh dugrarU delle grand) opart I
CARCERI CENTRALI.
Qui era una fabbrica appaitencntc al Comune nppel- lata lo Spedalc , perche serviva una volta per li poveri in lei mi , ova serve per le carcari del Circondario ; per la costruzione di esse concorsero tutt' i Comuni colle loro quote. Pignataro fu tassato per clucati centonovan- ta sette , e gr. 55. L'apprezzo totale fu di ducati cin- quecento quaranta due , oltre della spcsa Umprcvcduta posta dell' ingegnere Rossi nello stesso apprezzo di due. einquanta , coll' unione de' quali hassi il totale di du- cati 592.
Passiamo ora a parlare degli edificj puhblici , che so- no fuori dell' abitato , ed in primo
Del Monastero de Frati Alcantarini.
Monsig-nor Positani d' immortal memoria fu qucg-li che invito i Frati scalzi di S. Pietro d1 Alcantara in questa sua Diocesi , cooperandosi , clie Pignataro loro donasse moggia cinque di terreno sopra d' una collina alloradet- ta Monticello , ora di 5. Pasquale ; ed a' medesimi as- segnasse annui ducati ti entasei per lo sostentamento, con istiomento rogato dal notaro Francesco Barricelli addi 8 dicembre 17.30. Fu nel di 23 marzo anno seguente , giorno di Iunecli santo buttata da esso Vescovo la pri- ma pietra di questa pia opera.
Essi Frati sul principio quando furono qui cbiamati f unzionario in una chiesetta chiamata la Croce contigua alia Parrocchia di S. Giorgio fuori V abitato. Quivi e-
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rano nel 17 3 a quando la Diocesi venne a perclere Mon- signor Positani , clie fu sepolto in detta Chiesetta ; indi trasportato nell' altra provisionale cliiesetta da loro nel Convento faLbricata , la quale ora e 1 refcttoiio. Orazio d' Alessio in questa seconda pose sul scpolcro la seguen- te iscrizione , la quale fu in seguito trasportita nel la nuova Clnesa doYe oggi si vede.
D. 0. M.
SISTE. VIATOR. ET. AVDI
HIG. REQVIESCIT
PHILIPPVS. POSITANI. CALVORVM. EPISCOPVS
QVL HOG DISGALGEATORVM.MONAST. EXG1TAVIT
SED. MORTE PRAEVENTVS.XVII.DEC. MDCCXXXII
VT.CONSVMARETVR. PIYM.OPVS.ANIMAM.SVAM
PRO. FVNDAMENTO. POSVIT
IIORATIVS.DE. ALESIO.EJVS.CYBIGVLARIVS.GRATI
ANIMI. MONVMENTVM. FECIT
Ma compita la cliicsa quale ora si vcdc nel 17G0 le sacre ccneii furono trasferitc in quclla con tutta la pompa , accrcsciuta coll' intervento di Monsignor Zurlo.
L' immatura morte di Monsignor Positani snnbiava , clie avessc dovuto litaidare Y incominciata fabbrica del convento , e pure non (11 cosi ; an/i vieppiiJ maggior- mente infiammat' i divoti Pignatareai si accinsero al- ritdpresa sottentrando cssi a'vpti del fcelantissimo Ve- ioqto a quella deliberation*. Era ammirabile , per rap porto di mio padre, il redere in tui.fi giorni , sopral
tuttO lie' icstivi , uoniini , C domie d' <>:;ui eti , C COD-
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di/ione da ogni parte concorsi , con bell' armonia tutti operosi , clii sullc spalle , chi someggiaudo a gara portare lassii acqna , pietre, arena, e tutto V opportune* a tal uopo ; cd aggiungea , che cio faccasi allegramen- fc.j perche godea V Indulgenze chiunque interessavasi di somministrare 1' opera sua in qualunque modo per si while impegno. Provarono i Frati quanto questo mez- zo spirituale fosse efficace , dappoiche non and6 guari , che poterono ivi abitare , e forse cio avvenne nell' anno 1734 ; siccome lo indica F epoca apposta sull' arco del cortile rustico. Nell' anno 17 4-7 i ^u terminato il dormi- torio , o sia chiostro: cosi era segnato ( comeche ora per negligenza si e cancellato nell' imbiancarsi nuovamente ) nel muro , ch' e sito a mezzogiorno. La clausara fu pubLlicata nel iy54 j assicurandocene V iscrizione incisa su di una piccola tavoletta di marmo, ora opposta sul- 1' arco del detto cortile rustico sulla quale leggefi
LIMINA. SACRA, SVMUS ; PROCVL. O. PROCVL ESTE PROFANI ET VOS FOEMINEL VERTITE TERGA. PEDES.
Nell' anno poi 1^55 ; fu gittata la prima pietra della odierna Chiesa ; ed in sei anni ebbe il suo compimen- to ; talmente che in maggio 1760 ; furono ivi transla- tate le ossa di Monsignor Positani , a cui dal suo ca- meriere Orazio di Alessio fu alzato un monumento ben decoroso , e corrispondente non gia al merito di tal per- sonaggio , ma bensi alia sua condizione di cubiculario; colla sua figura maestrevolmente scolpita.in bassorilievo di finissimo marmo colla segue nte iscrizione.
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a. x. a
HIC. IACENT. OSSA. PHILIPPI POSITANI EX MARCHIONJBVS. MARESCOTTI.
IKTER. PRIMAS. BHEGINAS. ET AMALPHITANAS. FAMILIAS
CLARISSIMI.
EX VETVSTO. VBI. DEPOSITA. ERANT. TEMPLO
IN. NOVVM. HOGCE. TRANSLATA
VIXIT. ANNIS. LIV.
EX. QVIBVS. XII. CALENAM REXIT. EGCLESIAM
CVIVS SEMINARIO. INSTITVTO.
HOG. DISCALCEATORVM. MONASTERIO
A. FVNDAMENTIS- EXCITATO
ALIISQVE.OPTIMLPASTORIS.PERFVNCTISOFFICIIS
MAGNVM. SVI. RELIQYIT. DESIDERIVM
XVII.DEGEMBRIS.MDCGXXXII.E.VITA.DISGEDENS
HOR ATI VS . DE . ALESIO . EIVSDE M G VBIC VL ARI VS
POSVIT. A. D. MDGGLXI. M. FEBRVARII.
Vi furono mcdesimamente translatati nello stesso mc- se i cadaveri tie' clue sacerdoti D. Antonio Borrclli , e D. Francesco Banicelli , i quali erano stati umati in detta cappella , ( ora refettOrio con forme si e detto ) ; cosi trovasi annotate* ncl libro di memoria seritto dal notaro Giancastio Banicelli ii-lio di detto Francesco, a me esibito dal canonico D. Francesco , nipote , e figlio lespcltivo di essi Francesco , e Giancastro ; ivi leggesi , che (juesti due preti essendo slati di fraud' estimauone iiJSL cittadinj eransi moitissimo inferessati per tal opera. II teste ricbrdato D. Antonio Borrelli e quegli ; che a- \<:a dato a' Monaei 1 alnla;ione in sua casa , come &C- c< -niiai di sopta.
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E' da notare ch' erra chi stima compita delta chicse nel r76i per troVarsi tal anno segnato nella rappor- lata iscri/ione. Dal citato libro di memoria de' signori Barricelli costa die le dette translazioni seguirono in inagjrio 1760 : e se nella iscrizione vi lia il 1761 ; cio non indica di compimento della fabbrica, e lapertura di essa , ne la translazione delle ossa di Monsignor Posi- tani aver avuto Iuogo in detto anno; ma bensi solo die in esso fu alzato il monumento da Orazio d'Alessio.
La strada che mena al Convento aperta nel 1777 • carrozzabile , ombrata da due filari di olivi proprieta del comune di Pignataro. II convento c uno de' piu bel- li ornamenti di questa mia patria , sito a mezzogiorno sopra un piacevoiissimo colle, prima cbiamato Monticello ora »S. Pas c ale; pare che la natura piu larga , e piu li- berare , che in verun altro luogo del Gircondario stata sia di renderlo hello , e dilettevole. Di la miransi le fiamme del Vesuvio , Y isole di Capri , Procida , ed I- schia , e di tante altre citta nel suo orizzonte. II cratere che si apre a mezzodi , da' monti Tifati , e Sorrento da quci ridenti colli Sorrentini nella sinistra , celebre per la nascita dell' immoi tel Torquato Tasso , e da' Massici nella dritta chiuso col mar Tirreno , e un colpo di vi- sta che solleva 1' animo.
La famiglia ivi commorante e di ventuno Monaci, Sa- cerdoti num. cinque , studenti num. sei , laici , e Ter- ziarj num. dieci.
Sono essi religiosi osservanti della loro regola , e di grande esemplarita , essendo tuttx usciti di questo mon- do , cd incentrati nelP altro. Si ammira Y asprezza del-
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la lor vita , e la povei ta , che per le leggi , e costitu- zione dell' Ordine hanno a sopportare , seguendosi in quella Religione non Y appctito, ma la necessita. A per- sone che vivono in tanta strettezza fa bisogno di poco. Poco vogliono nelle loro necessita , e col poco hanno ogni cosa j onde nella loro poverta non sono poveri. Ma non e il meiito di quelli , che loro sovvengono , ne po- co la parte , che si ha nelle loro orazioni.
Visitiamo la loro chiesa dedicata alia invenzione de- Legno della S. Croce di Gesucristo , e '1 quadro deli' Altar maggiore , che rappresenta questo fatto siccome e registrato nella Storia Ecclesiastica , e di eccellente pit- tore. Nelle due navi vi sono poi quattro altari in onore della Immaculata Concezione di Maiia SS. di S. Pietro cV Alcantara , di S. Pascale , e del Beato Giangiuseppe della Croce del loro Ordine. La chiesa e Leila , ed e servita con tutta quella decenza dovuta al culto di Dio. Ella ispira da per tutto divozione.
II nostro Augusto Sovrano Francesco I. mosso dalla veghczza del Gonvento , ma molto piii dalla pieta verso tali religiosi , trovandosi nel real Casino di Calvi nel di 1 5 gcnnajo 1826. giorno di domtnica , colla Regina , e sua real Famiglia portossi in efttesto sacro luogo. In menioria di tal venuta i Frati posero alia sinistra dell' Altar maggiore una piccola lapidc , brlla percho corri- spoudente solo alia Wro poverla , 1' iscrizidfie e la scgucnte
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FRANCISCO. I. ET. MARIAE. ELISABETH
PP. FF. AVGG.
QVOS. NATIS. SEPTOS. CARISSIMIS
HVC. IN D. PASCALEM. BAYLON.
AMOR. TRAXIT. FERVENDISSIMVS.
XVIII. CAL. FEB. A. D. MDCCCXXVI.
F. LUCAS. A. IESV. CHRISTO
GOENOBII. MODERATOR
REG1A. OVANS. MVNIFICENTIA
HOC. GRATI. ANIMI. MONVMENTVM
D. D. D.
Giova notarsi anche I' iscrizione incisa sulla lapidc della sepoltura de'Fiati; prima era una picciola , esem- plice fossa in mezzo della chiesa , ma nell' anno 1820 fu ampliata , e ridotta nel nobile stato in cui si vede
D. 0. M.
HOSPES
EN. HOMO FELICITAS. HONOR
IN. CINERES. SILENTIVM. NIHILVM. ET
VLTRA
SIC. VI VI. MORTVI. FVERE
QUI. HOC. CLAVDVNTVR. KARMORE
DISCALCEATI. NVDL PAVPERES
NE. TEMERENT
VADE. D1SCE. PROFICE
A. D. MDCCCXX.
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CHIESA DETTA .01 GRAZZANO
Questa e una picciola cbiesa di lunghezza palmi ses- santa , e di larg-hezza ventiquattro ? verso mezzogiorno distante circa mezzo miglio dad' abitato , data in custo- dia di un romito , detta la Madonna di Grazzano. Fu un tempo questo sacro luogo frequentato come un San- tuario 5 ove pendevano dalle mura molti donativi in oro, argento , in cerej offerti alia Vergine SS. da' pii fedeli in ringraziamento di varie guarigioni ottenute. La fab- brica della cona e de' tempi di mezzo tutta costrutta di piperno a misura , come la cona della Catted rale di Calvi : e cosa in picciolo si , ma degna di comtncmora- zione. La nave della cbiesa non e costrutta su lo stesso modello. Nel fondo dietro V altare sul muro e dipinta a fresco la Vergine in mezzo a' Santi Apostoli Pietro , e Paolo colla iscrizione sullo stucco : Anno Incarnationis Domine nostri i5o8. Berardinus Canzano hoc opus FF. in honorem Beatae ec. , e in parte corrosa dal tempo.
Fuori dclP atrio della cbiesa si osservano tuttora due colonncttc di pietra coll' antica impresa ( ossia stemma ) di Pignataro , la qual' era un pino ; c vi c scolpito V. P. Villa , o Vniversitas Pignatarii. Vi e un orticello , cd ancbe degli olivi avanti l'atrio , ma molto ristretlo da^i'ingordi coofinanti proprietarj.
La pieti poi de' fedeli yeno queeto Santuario si h mol- to raffreddata. In ultimo sappia il mio lettore , che il s to di Grazzano e alquanio insensibilmente elevato , ove si respira un' aria amena assai, nonoetante che sia occu- lta dair onilna di fblti arbusti ivi piantati.
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CAPPELLE RURALI DE' LANZI , E DI SICILIANI
La prima dcllc dette due cappelle rurali sita sulla Itrada di Roma in distanza di Pignataro circa due mi- glia verso mczzogiorno e della nohilissima famiglia del Marchese de' Tommasi. La seconda e sita piii lontana nel procojo del signor Conte Sicilian! di Capua.
Ambedue dette Cappelle non sono considerabili, che per il Sacrificio della Messa in tutt' i giorni festivi di pre- cetto per comodo della gente ivi addetta alia coltura de' campi , ed alia custodia degli animali.
CHIESA DI PARTIGNANO
La detta Ghiesa Parocchiale sotto il titolo di S. Vi- to , sita pochi passi lontana dall' aLitato verso levante , e dedicata alia SS. Annunciata. Questo e '1 piii ricco Sacerdozio della Diocesi di Galvi
Strade interne ed esterne.
Le strade interne sono de' Guindoli ; di Casa Vita ; di Casa Pettrone ; di Casa Cerbo , ora del CafFe : di Casa Marano : di Casa del Vescovo ; della Cavella ; del Pen- dio ; e di Casa Giuliano. Sono esse strade lastricate ; o ciottolate ; vantaggio di cui in tutto il Circondario fu Pignataro il primo a godere sin dal 1766 essendo sin- daci D. Ettore de Vita , e Giuseppe mid padre , che sara per me sempre di tenera , e preziosa rimembranza.
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Le stvade esterne poi sono molte ; e quella della cam. pagna sentono tutta V economia dell' amministrazione municipale. Le due principali , una detta la strada del- la osteria di Pignataro ; e 1' altra che diccsi di Calvi , meltono capo ambedue nella regia strada degli Abruzzi , e sono costrutte di lapillo sul modello delle regie strade. La prima delle due , comoda per andare verso Capua , e una continuazione della strada interna detta del Caffe , e termina nella regia strada degli Abruzzi, e propriamen_ te dirimpetto all' osteria di D. Salvatore Vecclii di Ca- migliano. Questa lunga circa un miglio fu decretata in maggio 1811 ; Fingegnere Domenico Rossi di Caserta rifeii che potea cos tare ducati ottocentosessantotto e gra- na 5j 1/2 ; ma essendo concorsi al trasporto del mate- liale i proprictarj del comune con carri , traini , e so- mieii , la costruzione di essa costo due. trecentosessan- tasei , e grana 66.
La seconda strada detta di Calvi, verso cui porta, princi- pia dalla estremita inferiore della strada interna di Ca- sa Vita , facendo con questa un angolo retto accanto dell' oito di D. Salvatore Savastani di Capua, cdavvan- zandosi verso Calvi va ad unirsi alia strada regia degli Abruzzi in non molta distanza dal poute di Calvi.
Tale Via lunga palmi diecimila oitoecnsessanta , o na circa un miglio , e mezzo costo due. miiie novencento novanta sette , c gr. go; come trovasi espivsso inlT istro. monlo di appal to st.ipulato a* 2. mar/o i8i3 , rcgistrato
a i3 detto ue] I)ino di Capua. Pe*si aggiungere che
per V aniplia/inne del poul.r coiivcuul.o url citato ishoiuru- to costo al (loinunc ullti ducati s<'Uanta , >lhr alia $0111-
i85
ma cspressa ; chc anzi altii ducati qua rant a bonificati all' appaltatore per V espurgo de' fossi dopo un temporal le accaduto. In tutto fanno la somma di ducati 2107-90 Hanno le teste descritte strade i loro difetti , de' quali parleremo fra poco al Decurionato.
FIERA , MERCATO , E PIAZZA AMPLIATA.
Due Jiere in ogni anno la prima neW ultima domenica d! Jprile : e la seconda nell ultima domenica di Maggio.
A* 10 febbrajo 1810 fa decratato che il Comune di Pignataro venisse autorizzato a tenere un mercato in ogni mercolodi dell' anno , ed a celebrare in ogni anno la Fiera nell' ultima Domenica di maggio.
I Calvesi reclamarono che il sudetto giorno assegnato pel mercato , era stato loro accordato molti anni prima in seguito di tal reclamo a' 21 gennaro 181 5. l'uditore il Consiglio di Stato , sottintendeute di questo Distretto participo a questo Sindaco esser volonta del signor In- tendente della Provincia , che il mercato nel comune di Calvi proseguisse a celebrarsi '1 mercoledi ; e che qui iu Pignataro si celebrasse il venerdi.
Contro tal disposizione ricorse questo comune , ed il Ministro dell' Interno addi 25. Fekiajo ordino , che re- stasse assegnato il mercoldi di ogni settimana per la celebrazione del mercato di questo Comune , ed accordo nello stesso tempo al Comune di Calvi la facolta di see-
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gliere altra giornata pel mercato da tenersi cola , che e oggi il martedi.
Debbo qui aggiungere che la Fiera si celebra in ogni anno , e fa sperare un feiice successo ,• ma il mercato lini sul nascere.
Sotto la medesima Amministrazione a* 3o giugno i8i£* avendo questo Decurionato deliberato di rendere piu am- pia , e regolare la Piazza , ed avendo ci6 trovato espe- diente il Consiglio dell' Intendenza ; fu decretato , che questo Comune restava autorizzato ad acquistare gli edi- ficj di Francesco Stavolone , e di Pietro Tedeschi posti sulla piazza del Comune il primo per la somma di 2870 ( pari a ducati sei cento cinquanta due ) ; ed il sccon- do per 44° • ( Pari a ducati cento ) ; a norma dell' ap- prezzo fattone ; dippiu che gli editicj indicati sarcbbero demoliti ad oggetto di rendere piu ampia e regolare la suddetta piazza ; che la spesa della demolizionc fosse fatta dallo stesso Comune , il quale fosse Inoltre tenuto a costruire un muro che divide la piazza dal contiguo arbusto del nominato Stavolone ; e cosi fu eseguito.
ARTI, E COMMERCIO.
Tn questo p&ese vi sono poche arli , e mestieri ; c gli
«rtefici son comunali. Vi % una fabbrica da oonciar i
uoj. La negoziaiione e bastantemente animata, ed % un
amo di ricchezxa per i Pignataresi. Vi e una bcuoIo
pubblica per i tanoiulli coir onorario di annul ducati
s< ssanla.
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UOMINI ILLUSTRL
Vengo a parlare dcgli uomini che si sono distinti in questa mia patria fra tutti i Villaggi. Con rincrescimen- to debbo dire , che il loro rmmero non e in ragion del- la popolazione : son rimpxovero ai nostri ocelli gli Zoni, un de' Villaggi clic rappresentano Calvi , e die vanno gonfj di glona pel loro cittadino Muzio Zona Prodomedi- co , e Presidente del Protomcdicato delle Spagna ; come Visciano , altio de' detti villag-gi , che dieda la nascita a Lorenzo Zona medico primario della Provincia , e let- tore di Fisica nclla Universita di Capua , ivi stabilita dopo la soppressione de' Gesuiti ; Pastovano giuhila per Vincenzo Rotoli , chirurgo della Famiglia del nostro Re Ferdinando I. Vitulaccio vantasi d' aver dato un illu- strissimo Vescovo alia sede di S. Agata de' Goti ; Garni - gliano gloriasi d' a^er dati due Giudici togati al Foro , e tre Pastori alle Chiese di Bisceglia , di Conversano , Tea- no , ed Aquino ; altri Gomuni se non del nostro Circon- dario , pure molto a noi vicini gloriansi , ne con minor vanto d' aver prodotti uomini singolari nelle arti libera- li , e nelle scienze sublimi- Intanto noi non possiamo vantare , che una mediocre dottrina , la quale io appel- lo neg-azione d' ignoranza. I hravi , e saggi mici com pa- trioti dehbono anzi compiacersi , che dolersi di questa mia osservazione , la quale piaccia al Gielo , che sia d' incitamento a scuotere dal letargo la nostra docile gioventu , che io amo per genio , e venero per doverc, Nell' accennata scarsezza di uomint illustri io piendo pero in considerazione alcuni , che credo tali. Prima intanto
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di Tenire a questo , prevengo il lettore di due cose. In prinio luogo fa d' uopo ch' egli allontani il suo pensiero tlalla seconda roeta del passato secolo , e dal secolo pre* scnte , a cui erano in questi luoghi riserhate le cogni- zioni delle inteliettuali discipline , che si sono anche fra noi alquanto inoltrate verso la perfezione. In questi no- stri piccoli villaggi dominava anche nel secolo XVI , c XVII ; e nella prima meta del XVIII. un ammasso d' ignoranza , di cui ne faro il quadro co' pennelli di due benemeriti , e sempre mcmorabili Vescovi di que- sta Diocesi Monsigor Silva , e Monsignor Positani.
Monsignor Silva nella S. Visita dell' anno 1692. per aver trovati non solo i fanciulli , ma gli adulti ancora ignoranti a segno di non saper ne anche i principj della rcligione Cristiana ; esprimendo il suo cordoglio , dice cio evidentemente piovenire dalla insufficienza del Clero f che per ignoranza era incapace di occupare non che i Canonicati , ed altri heneficj curati , ed esercitare il Sa- cramento della Penitenza ; anzi non saper nemmeno ci6 che con>eniva ad un semplice sacerdote per la celeb ra- zione della Messa , e cerimonie de' divini offiej ; onde pareva a Lui potersi di essi dire : Talio populus , qua- lis Sacerdos.
Monsignor Positani nella sua lettera scritta ad sacra Litnina compiangc lo stesso. Avrci allontanato da que- ste carte si fatta lagnanza , so avessi potuto cancellaine anche la memoria nel foglio 5. del proccsso della cre- zione del Scminario , la quale conservasi ncll archi- vio Vcs<*ovile.
Seacondo: quandu io duo, che uno e statu, o sit
per csempio , buon filosofo , buon tcologo , buon orato- re sacro , buon poeta , buon letterato , buon ccclcsia- stico , non intenclo di dire , chc sia stato , o sia tale da poter esseie paragonato ai primi teologi , filosofi , sacri oratoti , poe'i , lettetati , buoni ecclesiastic! de' tempi suoi. In qucsto circonclario , ed in tutta la Dio- cesi di Calvi non ci sono stati , a risei va di pochissi- mi, arcipochissimi , uoinini dotati di qualita da poter aspirare ai primi ranghi ncl mondo scientifico, e lette- rario. Niuno , che ha professato , o professa la teolo- gia ha avuto il corredo delle lingue greca , ed ebrea , della scienza de' sacri canoni , e de' concilj , della let- tura de' SS. Padri , e di sana metafisica. Niun filosofo de'nostri si e inoltrato molto avanti nelle cognizioni me- tematiche , e fisiche ; niun Oratore sacro ha intrapreso ad esercitare il suo sacro mi nistero dotato de' lumi per esso indispenzabili , e con una buona cognizione della lingua italiana , mentre la scelta delle parole , e , come ognun sa , T oiigine dell' eloguenza : spesso non sola- mente non si puo sciegliere una parola in pi eferenza di un' altra , ma benanche manca una parola sola , per dare ad intendere la cosa che vuolsi esprimere. II me- desimo presso a poco pu6 dirsi de' poeti , de' buoni letterati , de' buoni ecclesiastici. Fra quelli de* nostri , di cui faro onorato ricordo , di Pignataro , e di Paiti- gnano ; che gli e unito il pi imo sara
Tommaso Barricelli, il medesimo che poc'anzi osser- vammo il pi imo Arciprete curato di S. Giorgio, fu anchc Vicario Generale di Mons. Maranta.
Decio suo nipote di fratello , fu dopo lui Arciprete
curato cli questa Chiesa , e Vicario generale del prelo- dato Vescovo. Era egli Notajo Apostolico , e ne suoi protocolli compilati dal 1602 , sino al i632 : trovansi alcune particolarita , che interessano coloro i quali so- 110 cutiosi di sapere gli usi di que' tempi in questi no- stii paesi dipendenti dalla Citta di Capua. Per esempio si ha 1' antico costume de' futuri sposi nell'atto de'ca- pitoli matrimoniali, ch' eran detti biquadialia: in quel- 1' atto il futuro sposo mettea V anello nel dito della futura sposa , e puhblicamente la Laciava , e dichiarandola co- si sua moglie. Ecco le solite parole cli cui si serve: daiUibur sibi fideml, annulum subharravit , et pubblice osculatus est earn, et secundum legem earn sibi asso- ciavitet fecit uxorem. Ed e notabile vedersi ancora la traccia di tali antiche costumaze in ceite canzoni , che dalle nostre condadine tuttavia si cantano :
come saria ; a chi mi diede il primo bacio. Tale rito pero trovasi in essi Protocolli praticato fino a' 28 novemhre 1610 , in cui ne osserva V ultimo esem- pio ; ncgli anni seguenti leggesi la promossa , che fa lo sposo della quarta detta basatura pro tola dote, pro te- nure primi osculi , 1 estando pero come tin formolaiio , sopra leggersi V atto desciitto. II Canonico Mazzocchi pubbticd sopra di questi statuti municipali le piu utiii, cd interessanti osservazioni , nel la disei ta/.ione Teolo- gioo legale di Monsignor Muscettola de Spmsabilu$\ pio- priamente alia pagina 201 edizione Napolitane 17G3 ; m interpretando Porigine di tali usi no trova L' origine •nulla legge Mosaica. Per appagare la cuiiosita del leito- vt eccola qui gia annotate. (1)
(1) Num. b Atqui hoc ipsum scire Ubct , und<>, H
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Nel protogollo poi di Vincemo fratello di Dccio nol fol. i4- leggcsi clie Stcfano Villano vende una casa , e
(jiuznclo primum ea desponsalibus matrimionio paribus , Usque osculo Jirmat is consuetudo invaluerit. Nam ha- etc nus non ultra Trullanam Synodum hoc est anno 692 proccssimus. Nunc antiquiora adhuc vestigia quaero. Sane nihil anliquius in hoc genere reperio Constantini sanctione anni 336 , quae est lex 16. Cod. de dona- tionibus ante nuptias, quae sic incipit : si a sponso re- bus sponsae donatis , interveniente osculo ante nuptias tunc vel illam moi i contingent , dimidiam partem re- rum donatarum ad supertitem pertinere praecipimus , demidiam ad defuncti , vet defunctae haeiedes . oculo vero non interyeniente , sive sponsus , sive spon- sa obierit , totam infirmari donationem , ct donatori sponso , vel haeredibus eius restitui. Mitto cetera con- stitutions hujus : cujus rationem Codicis Justiniani in- ter petres non sunt assecuti, ut qui existimarunt in os cu- ll poenam {per quam pudicitia delibatur ) earn dispo- sitionem fact am : cum contra certum sit , favor e spon- saliorum osculo , et arra Jirmatorum ( quae ferine apud Christianos nuptiis exequebantur ) ita fuisse ab Impe- ratore dispositum* Post hanc autem legem ostenditur anno 336 collata fuit j am in usu fuisse hoc genus spon- saliorum , quod cum utoriqui juri Pandectorum sit pe- nitus ignorabile ( nee enim alia in Digestis aut scri- ptoris prisci aevi usquam est osculi sponsalitii mentio , mulfo minus quod sponsalia nuptiis aequiparentur, imo
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nel fol. 1 5 colla data de' 12 stesso mese ed anno Giam- battista Bovenzo vende due moggia di territorio : am- bedue i sudclctti istrumenti in carta bollata , leggendosi
tontrarium possim in Pandectis ducantatur ) adhuc 0- rigo quaerenda est sponsalitii.
Num. g. Equidem cum me in omnes partes verterem, nihil verisimilius afferre mihi posse videbar , quam si; hanc consuetudinem a Chris tianis repeterem^ apud quos nihil osculo sanctius , et usitatius erat. Eo se in ora- tionibus , et in sacra Synaxi in signum mutae chari- tatisy at foederis complect ebantur , nee aliter quam cum osculi impressione sese invicem salutabanU Itaque nihil frequentius in Apostolorum epistolis Legimus , quam illud salutate invicem in osculo sancto. vide Rom. X Vh 16. et I. Cor. XFI. 20. et 11. Cor. MIL ia, et 1. Thes. V. 26. et 1. Pet. V. 1 4- Itaque antiquorum Christiano- rum ingenium , et eorumdem Angelicam simplicitatem osculum sponsalitii redolebat. Accedit quod Chistiani poterant moris ejus auctorem. Laudare Sanctissimum Patriarcam Jacobum , qui Gene&eos XX ZX. II. oscula- tus est earn (Rachelem) in pignus desponsationis utique. Confer quae super ex Graecis Canowstis ad Trullanum canonum 98 depromsi , ex qui bus apparct et sponsalio- rum indissolubilitatem , et quod eadem nuptiis omnino exequarentur , id toturu ve.tercs christianos ad imittitio- nem legis Mosaicae retulisse. Ergo non antca jus Cae- SOrium Sponsaliorum kujus generis meminit , quam et
Caesares ChrisUcuuimum amplest $s&nt*
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nell impronto — sigillo quarto ncl regno di Napoli tor- nesi cinque anno mille seicento quaranta , e cio colla data del mese di agosto 164.0 ; ma nel seguente mesc di settenibre non si adopcra piii carta bollata , per essere -veiisiinilmcnte ccssato il bisogno.
Delia stcssa famiglia fu Francesco Barricclli il veccbio na cquc costui nel 1680 , fu notajo , e Dottore in legge, per cosi dire , il braccio dritto di Monsignor Positani , specialmcnte per la fondazione del Gonvento de' Frati scal- zi di S. Pietio cV Alcantaia presso questa Terra. Que- st' uomo dabbene sentivasi oltremodo inclinato alio stato ecclesiastico , per la qual cosa , morta la moglie , vesti Falbito cleiicale , ed intraprese un nuovo tenor di vita d' al ti a impoitanza , cbe quello non era , cbe avea lino allora eser citato ; aggiugnendo al capitale della dottrina, cbe gia possedeva , anche quello della pieta , quel dop- pio capitale , ch' csige la grandezza del sacro ministero, al quale si disponea. Fu ordinato sacerdote da Monsignor Fraggianni a' 25 maggio iy55 in eta di anni scttanta cinque ; e nella piima Messa da Lui cantata venne as- sestito da due suoi tigli preti Matteo da Diacono , e Se- bastiano da Suddiacono ; e distribui la SS. Comunione a tutt' i suoi figli ; morti non molti anni sono degni di si pio , e degno genitore. Non so se alcuno abbia mai letto nellc antiche memoiie un fatto notabile come que- sto , cbe riscosse le benedizioni % e le lagrime di tutt' i compaesani.
Ha prodotto questo Comune anche dottori in legge fin dal piincipio del secolo XVIII. Giovanni Caprio lo fu, c fu ancora commissario delta
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fabbrica di S. Pietro di Roma nel 1616 , come costa clalla Visita di Maranta. Dottor in legge fu anche il sacerdote D. Antonio Borrelli , come apparisce dalF iscri- zione apposta nel sepolcro della sua civile famiglia nel 1660. eretto nella cniesa di S. Giorgio. Bartolomeo Can- zano , anche Pignatarese , esercito la professione legale in Napoli. Tre suoi figli , cioe , Giuseppe , Vincenzo , e Gaetano esercitarono con decoro la stessa camera ; altri due Serafino , ed Antonio intrapresero la onorevole arte Militare , ed il primo fu Tenente Colonnello , e V altro Capitano delle truppe di S. M. Un altro figlio vest! 1' abi- to religioso nella venerabile Congregazione Verginiana. Antonio Ganzano , parente cle' suddetti , Francesco Nun- ziata , Pietro d' Elena , Lorenzo de Vita , e suo figlio Gabriele , tutti esercitarono decorosamente la stessa pro- fessione con gloria della patria.
Avendo parlato delle ^persone distinte di Fignataro , vengo a quelle di simil merito di Partignano. Pietro Santagata il vecchio era Vicario generale del Vescovo di Calvi nella fine del secolo XV. forse Monsiffnot Anselo II. Marotta. Francesco Antonio Bartoloiaeo di Giacomo Santagata nato a' 25. agoslo 17 1£. da gioranetto vesli l'abito Gcsuitico j nel Collegio dell' Aquila insegno nolle scuolc minori ; tomato in Napoli iraegndi per cinque anni continui la Rettorica , e la Poetica nel Collegio massi- ao ; diede nello stesso Collegio un corso <li Filosofia , ed aveva inoominciato il corio <li Teologlt , ma in r\o in ititerotto <Iall<r turbolence, che insonero contro la nia Compagnia. Scrisse la Vita del Caraliere 1). EttOrs Pi aate Hi , principe di Marsico nuovo , come anche le
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Vite del Servo di Dio Padre Francesco Comacho dtll' Ordine di S. Giovanni di Dio; e del Padre Giambattista : Cacciottoli della sua Compag-nia , tutte pubblicate colla stampa. Pubblicate nello stesso- modo furono la terza , e la quarta parte della sua storia della illustre Compa- gnia , appartenente al regno di Napoli, restando ma- noscritta la quinta parte scritta di suo carattere , a quale conservasi da' suoi parenti , come anclie il suo Quaresimale , diver si sermoni , panegirici , ed altre composizioni parte stampate , e parte inedite. Egli mori in Gori nello stato Pontificio a' a4 aprile 1780.
Ma io ben mi avveggo che '1 mio lettore dopo il gi- ro da me fatto per gli anni trapassati , mi attende al varco della eta presente ; io cerchero dJ appagarlo ma con due prevenzioni. Prima; che sarei infinito se voles- si qui nominar tutti que' valentuomini che mi si affac- ciano avanti a' pensieri: ma contentare ognuno e co- sa troppo difficile ; pure mi vien talento di produr- ne due, e d' illustrarli con alquan*e illustri parole per dare agli altri con questi due specchi un caldo incendivo , ed un impulsoal ben operare. Seconda pre* ven/ione: non vorrei che il mio leggitore leggendo i due seguenti elogj mi avesse a tenere piu afiezionato , che veritiero , cioe , che Y affezione con dolce inganno mi avesse fatta altcrare la verita ; se cio mai fosse , io ri- juardo alia particolare affezione risponderei di si ; ma ijuest' affezione e cagionata in me dal merito delle loro Irirtu , le quali di giorno in giorno crescono , e si fan- no maggiori assai ; e che sia cosi , le loro opere son anti testirrionj de' miei detti ci6 posto dico
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Primo e il sig. D. Pietro Borrelli di cui tesso un epilogo , e non gia la vita , nacque in Pignataro ncl di 22. marzo 1786 ; doll' onesto ma povero genitore Cre- scenzo, buona memorise. Fin dalla sua fanciullezza ve- devansi in lui trapelare cliiari presagj d' aver egli ri- cevuto dalla natura tutte le disposizioni ad essere un uomo non ordinario , come le molto, e molto belle sue operazioni abbastanza il dimostiano* A tale lodcvolc og- getto F amoroso padre non ostante la sua nota poverta desidcrando di veclcre il suo figlio ben istruito nella piu tenera sua gioventii lo pose per alunno nel seminario Diocesano di Galvi ; appunto quando questo sacro luo- go usciva dall' oscurita , e faceva scntire 1' onorevole suo nome per i rapidi progressi neg-li studj ameni , ed intellctuali , media nte V assidua paterna cura de' due gran Vescovi immoitali nella storia di Calvi , V Emi- nentissimo Zmlo , e Monsignor de Lucia. Ivi il nostro novcllo alunno tosto concito mirabilc cspettazione di so, e con gli effctti le corrispose. Nudiito egli del latte della dottrina Ciistana diode cliiari ind'uj qual rim* scita avesse a faro s' ogli giungosse a' suoi matuii an- ni. Ed in fatti Mons.. de Lucia giusto ostiniatore del valoie , e dol moiilo di qucslo SUO novcllo Sacordoto no concept una giusta opinione ; impercioche appena ordinato prote lo closso por maestro ncl detto Sfemina* no, ed il felioe suctesBo uguaglio In tal mode Laapet- tazione del degnisaimo prelato , < lie ml meae di Luglio dd 1618 ; lo chiamo a parte della sua cura prowoven- dolo ..11a Cbksa Parrootfaialc in Pignataro sotto il ti- koto <li Auciprtte di S. Giorgio, con applaiiao iiulicibilc
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di tutU qucsta popolazione ; e con ragione , poiche Pignataro in tempo di tanto bisogno non poteva certa- mente desiderare dal Cielo grazia piu grande ; concio- siache posto su questo caodeliero dell7 Arcipretato fu la forfcuna della nostra madre patria , colla quale io oltre modo mi rallegro di questo suo figlio si valoroso , e cotanto operai io ; c me ne rallegro con me stesso del giudicio clie io ne fo, beriche e^li sia il medesimo clie ne fa ognuno che il conosce , essendo da ognuno e co- nosciuto , e predicato per uno de' piu notabili ecclesia- stici della Diocesi di Calvi. Essendosi in lui verificata F opinione di Platone , e degli altri filosofi , i quali hanno creduto , che i nomi degli uomini non si pongo- no a caso , ma per provvidenza della presaga natura , accomodati alle qualita 7 ed ai futuri avvenimenti delle persone , per falsa clie riesca negli altri , si verifica in tutto nel nostro amabile Arciprete , a cui pare di rice- vere vigore dellc fatiche stesse , non cessando di porsi addosso ogui di qualche nuova sopiassoma per benefi- cio dell* animc commesseli , e per meglio corrispondere alia sua vocazione , ed alia espettazione clie si ha di lui ; di maniera che . quantunque il peso sia grave ; nondimeno gli giova tanto di portarlo , che in questo vengo a conoscre per pruova , che le opere sue sono corrispondenti al nome. Diamone un saggio. Non si potrebbe raccontare cio ch' e^li sta faccndo per la sua Chiesa ; basta il dir solamcnte iu questo augusto luo- go , che la Chiesa sotto il titolo di S. Maria della Mi- sericordia , ove esercita la sua cura , per la nettezza degli Altari, per i vasi , e per gli arredi sacri e la piu
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commendabile del circondario , c un g-iojello di pregio inestimabile. A conti fatti egli per esercitare la sua ca- rita verso i suoi pan occhiani con limosine secrete , ed a far vieppiu risaltare il libei alissimo suo dissintei esse se ne vive stretto stretto contentissimo senza neppu- re avere la Congrua ecclesiastica. Non inferiore alia caiita e lo zelo clr egl'i ha per la gloria di Dio , e per la salute delle anime ; e quindi esercita scmpre con somma cura , ed attivita i doveri di un' ottimo Parro- co , anclie a costo d' affievolire la sua salute. Ma io non voglio piu oltic piocedere temendo di non offendere la sua modestia , ed aceioehe ii mio Iegitore non pen- sasse, clie io volessi col lume delle mie parole far chia- 10 il lume del nostro Arciprete ehe per suo proprio splendore e illustre , ed e soggetto degno di maggior grado; e sebbene il conseguire tale dignita sia in mano d'altri, io ce 1' auguro , e poito lerma opinione che non gli possa maneare , imperciocche le Potcsla Supre- me rhnuncrati iei delle fetiche , e feutiici della viitii la; anno conoseere chiaramente quanto possa sperare chi virtuosamente operando ad altio non mira, che a quel bene che mai non suol eBsere disgiunto dal medio. E qui lb flue. Ma Delia pienezza della gioja ehe ne sento al/.o gli occlii al cielo pregando la Divina bonia , che siccome e stata liberate in dopare quest' operario alia nostra Patria per consolarla da' .present! krayagli , cosi
sia cliandio larga a far soigere in riascuu CSomune non
che del nostro Circondario solo, ma di tutto il R^egno operarj umili , onde i popoli direnissero piu virtuosi) e piu ooetumati, e nel seno delle lore madri patrie man-
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tones scro quella pace , che alcuni animi tristi tentasse- ro tli sbandirla. Si mio Dio fatti cosi sorprendenti son degni solo di Te , giacche nelle sole tue divine mani sono i cuori , c le ling-ue di tutti gli uomini.
Sebastiano de Vita , ch' io propongo per esempla- re a' miei cittadini nacque nell' anno 1778. agli 1 4- apiile da una onesta , civile , ed antica famiglia di Pignataro , da quell' appunto clie ha dato il nome ad una stiada di detto Comune. Gli affettuosi , e saggi ge- nitori ebbero tutta la cura della buona educazione di questo loro unico tiglio ; tenero giovanetto fa mandato nel Seminaiio di Calvi ; ivi in que' felici tempi di pace fu formato non meno alia pieta , che alle belle lettere , sotto il celebre professore , di lodevol ricordanza , Simo- netti. Dopo tre anni di educazione in quel sacro luogo, vedendo i genitori , che i talenti del figliuolo davano liete speranze , lo mandorono in Napoli , e per iscansare i lacci , che ivi si tendono alia incauta gioventu , m i addossai io la cura facendolo ivi meco coabitaie. La magnificenza della Metropoli : qua (che mio breve eserci- zio : le vaiie , e sagge lezioni di Francesco Vela rino- mato maestro di Rettorica negli studj dell' Arcivescovato svilupparono viemaggiormente il suo intelletto. Impedito per6 di fare que' progressi , che avrebbe potuto sperarsi si restitui nel seno della patria , e de' suoi parenti. Nel ritiio, in cui viveva , non cesso mai di colli vare la sua anima collo studio delle belle lettere, perle quali parea nato espressamcntc. L'elcganza , con cui scrive le due lin- gue, in prosa, ed in versi , ne fanno chiaia pruova. La patria conoscitrice del suo merito , e pel saA- re e pel
200 candore , e soprattuto per lc qualita che formano il vero filosofo cristiano , Io nomino maestro delle scuole pub- pliche coll' annuo assignamenlo di ducati Settantaduc. Destinata poi questa Terra Capoluogo del Circondario f u nominato supplente al Giudicato Regio. Ecco il punto , in cui egli fece ammirare V acume del suo ingegno. Scrupoloso del nuovo incarico addossatoli , s' applico con sommo inpegno alio studio del Codice vigente , col tal succcsso , che in tutti gV incontii , ne' quali ha funzio- nato da Giudice , ha dato sempre luminose pruove non solo d' essere dottore pratico nellc leggi , ma di una soinma rcttitudine , che non si smentisce giammai , esa- minando tutto co' proprj occhi , vigilando acorreggere, ed a repiimere gli errori , o gli ahusi che potessero commcttersi dagli scribi della Corte. Laonde soglio io dir di lui quel, che gia si diceva di Gatone ; otcfelicem, Marce Porti, a quo rem improbam petere nemo audet. Per la sua costanza nello strcttissimo sentiero della giu- stizia ha mcritata la stiina , e gli encomj di tutt' i Regj Piocuratoii delle Coiti civili , e criminali a segno, che la Commissions de' Magisrrati lo ha proposto per Giudi- ce regio cffettivo del Circondario addi i5. gennaro del 1817. nam. 2288. Ma nell' alto che segnava queste po- che righe , il prelodato Supplente , a cagion di salute , ha linunciata la cafioa.
Iddio li dia salute per bene di qua«te popolasiooi , le quail ogni giovno vaimo a sentire i suoi consigli nel- lc lo.o controrersio. Imperciocch^ senca easere opuknto, cd in mi z/o a1 UtogfH della sua famtglia , odaa ran , eomparisju lemprc disslnteresaalo , spcciajmcnte verto i
20I povcri ; cffotto sicuro dello spirito della vera Religionc ond'c pcnctrato. TJomo nato veramente per onore del- ta Patria.
Malgrado la modestia , sua particolar virtu , voglio scoprire alia luce pubblica , per incentivo di fame far acquisto , un tesoro tanto piu ricco , quanto piu nasco- sto di un eseaiplarissimo Gristiano , cbe forma 1' orna- meuto del chericato di questa mia patria ; ed e V otti- 1110 fra i buoni , che vivono in questa Dioeesi , crecle- rei che meritasse d' essere amato , ed imitato da ognu- no. E' giovane , se gli anni si contano , e vecchio se le fatiche si considerano. Egli e
Antonio Palmisani fu di Pasquale nato in Pignataro a' aa. giugno 1778 ; venne egli educato nel seminavio di Calvi , e nel mese di Aprile deli' anno 1804.; fu or- dinato sacerdote. Avendo Monsignor Vescovo ben esa- minata la buona indole del novello unto del Signore lo clesse sostituto nella laboriosa cura dell' Arcipretato di questo comune. E ben si appose il savissimo Prcla- to ; imperciocche in una catena di fatiche, e quel ch' e piu eon una complessione di salute ad esse non pari , non ba mancato in niuna prontezza d' animo al suo ufficio. E una grandissima testimonianza che da tutti e predicato il tutto di tutti. Io per me V amo, e lo ammiro quanto pochi altri per 1' umilta sua , e per la sua cari- ta ; le quali virtu sono in lui cosi bene unite , che sem- pre accompagnano ogni sua azione , e che gareggiano qual di loro due debba esser principale. Imperciocche mi pare ch' egli rappresenti espressaniente la vera idea che in si pio esercizio deve imitarsi da chi vi fatichi per
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202 scrvizio di Dio , e frutto del Prossimo senz' altro fine umano. Di die pare, che facciano fedc quelle divine parole di Cristo , che non potevano essere altrimenti , il quale avendo in se cento mila virtu , o ahiti virtuo- si imitabili a noi , non disse altro se non Dlscite a mo quia mitis sum , et humilis corde : sentenza degna d' es- sere non dir6 piu spesso letta ; ma considcrata mcglio y e posta in opera , da quei niassimamente a cui si ap- partiene con le parole, e coll'esempio istruire altrui. Que- sta parte adunque , die con mio grandissimo piacene io assai piu venero in lui. Preghiamo il Cielo di soccorrcr- lo colla sua divina grazia , onde possa perscverare nel suo santo proposito , e mostrare al mondo col santissi- mo suo esempio , che fuoii del servizio di Dio , tutto il resto e vanita ; si fuori del servizio di Dio tutto e ve- nita. Mi diranno forse taluni essere i sopralodati due figli seraplici; quali riflessi, o signori , son questi ! Sono dello stesso avviso anch' io i ma questi semplici pcr6 sono ahili , di un merito distinto- Possano tulti i miei coneit- tadini , o ministri del Santuario ricavamc profit to che si vedrchbero queste nostre popolazioni piu vii tuoso , c per conseguenza piu belle. Io per me gli chi en-go solo a Jarmi parteciparc delle loro sante , e divotc orazioni , affmche Dio benedetto ajuti la daholecza dell* mie Jbr-
ze in quesla niia cadonla cla , e mi dia gratia di sanfa- mente vivere ; e di sanlamenl-: mm ire.
Dopo till to qucrsle cose io invilo qui il mio lettore a far meCO una considcra/ione : peirlii: m.ii quesla mia pahia aUbenchi di una anli< Iiila noil mollo ivmoia juir
tuttaria anno pci- anno tuta notabilissimamente
migllorare piuochi gli ;i!iri circonyicini Corauni,
203
Qucsto paesc ha due Condi perenni di ricchczze , il Commcrciu , c Y jfgricoltura ; qui sono moltissimi via- ticali ; qui abbiamo una vasta campagna da cojtivare ; che sono i due iiumancabili Gggetti da procacciare i co- modi del la vita. Questi adunque sono stati i mezzi da far uscire i giovani figli dalle palrie mura , ed inviar- gli in Napoli , o altrove , per allevargli al foro , alfal- tare , alle arti. Questa bella risoluzione di spiegar le ali , ed uscir dal nido non si e usata dalF altie Comu- nanze , almeno non in tanto numero come in Pignata- ro j ma bensi tutto il capitale , guadagno , e?l interes- se lo hanno consecrato agli Dei patrii, e dimestici , val quanto dire , molte famiglie nell'eta preterite si sono ag~ girate , fra un cerchio di anguste idee ; e quel ch' e peggio , non sono ancora bastantemente persuase. II Re di Persia sembro ridicolo , che non volea here , cbe Y acqua del suo fiume Coapse.
Passiamo a fare una seconda annotazione. La, dimora de' Vescovi di Calvi fissata in Pignataro e stato il seeon- do mezzo di civilizzare in parte questa popolazione. Fis- sato qui il Vescovado fu il massimo incentivo a pi it fa- miglie di educare i loro figliaoli , ondc fargli compa- lire un giorno civilizzati , e si videro gli effotti corri- spondere alle speranze concepite-
Queste non sono sottigliezze, ne sofisticherie, ma ben- si vcrita di fatti , che io propongo al mio lettore , e spero che avro la compiacenza di piacere anche a Lui. Si restano ancora scappati i monumcnti infelici , ed u- milianti di questi nostii natali paesi ; leggasi la Visita di Monsignor Maranta, ivi nel i583 e registrato che in
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tutt' i ViUaggi delle Diocesi i Cappellani ( quelli che al- lora portavano la cura delle anime ) , erano tutti preti forest ierijtli aliene Dioeesi : cosi
Calvi , Petrulo , e le Massarie di Galvi , cioe , Vi- sciano , ed altri piccioli luogbi erano sotto la cura del Capitolo.
Groce , sotto quello di un prete di Formicola.
Sparanesi, sotto quella di un prete di Calabria.
S. Lorenzo , sotto quella di un prete di Pietravairano.
Francolisi , sotto quella di un prete d' Isernia.
Gimirisco , sotto quella di un prete del Pizzone.
Montanaro , sotto quella di un prete mandato da'Mo- naci Gasinesi di S. Lorenzo di A versa.
Partignano , sotto quello di un prete di Bisaccia.
Pastorano , sotto quella di un prete di Marcianesi.
Camigliano , sotto quella di un prete di Formicola.
Nelle tre Parrocchie del comune diGiano, cioe de'SS. Filippo , e Giacomo : di S. Giovanni Evangelista : e di S. Martino , erano sotto quella di tre preti di Marzano.
Nel solo villaggio di Pignataro vi era un prete natu- ralc del luogo — quel Tommaso Barricelli , di cui al tro- ve abbiam fatta degna commemoratione.
Con lodcvol emulazione adunque i noetri padri di famiglia si so no tuttora applicati a ooltivare i bei
.semi di virtu, che vedevano infusi nell' anima de'Joto
Ggli. 1£ tale dowebb' essere la pregipua cura ili lull' i I ». i< 1 1 i affettuosi , e savj 7 r<>n tencr seu&pf* icolpita nel cuore quella, che divenne massixna <!i mi gran Princi- pe : • usual esser /./ coljxi di chi trcLsanda lit collura
Ji cfu procura mi iihvriu ; I wio <•
2C)5
» V altro ugualmente togliendo quanto a sc un padre » dalla Patria. »
L' origine poi di questa nria patria s' ignora affittto , e resta occulta sotto una oscura notte per mancanza di scritture. Lc dissavventure troppo f uneste, che afflissero la citla di Capua ne' primi anni del secolo XVI , di cui Pignataro era uno de' casali , ci pvivarono delle piu ve- tuste memorie. Mi diede cura di visitare V Arcliivio Ar- civescovile , colla spcranza , che tra le tenebre dbll' an- tichita apparissc per avvetitura alcun rag-gio di propizio luine atto a risehiarare l'oscurezza. Ne mi ando in tut- to fallito il disegno. In quelle auree Perg-amene, in quel tesoro naseosto , ritrovai fatta piu volte menzione della Villa di Pignataro. Lasciando da parte tutte 1' altre, mi giova solo ricordare quella che poi ta V epoca dell' anno 12G8. Perg. 2427 ; adunque non per essere di una ri- mota antichita , il che e certo, possiamo dire , che non oltiapassa il secolo XV, e taluno cosi pensato avesse e andato lungi dal vero.
Eravi in quel tempo a Capua una civile famiglia , dctta Pignataro, di cui si fa degna commemorazione in in esse Pergamene , nelle quali si trova : a Camyo Pi- gnataro , a mio intendimento dal luogo del tenitorio ritrae il suo nome. Lessi di vantaggio in quelle perga- mene nel tenere di Pignataro esservi state due Ville di- sperse nella region dell' ohlio : Villa de' Lanzi ; perg. 1.357. Sc. 3. fas. 2. let. C. dell' epoca del 1279 ; e Vdla Ciccotito perg. i3io, e perg. 1^8 , delle quali non si trova ora vestigio alcuno ne teste citati luoghi , che conservano tuttora i loro nomi, dc' Lanzi, e di Ciccotito.
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Io bene mi avveggo d' aver passati i limiti della bre- vita prescrittami , in grazia della mia patria , abbia dun- que pa/ienza il niio lettore , non essendo questo ne un punto d' importanza , ne Y oggetto principale del nrio scrivere, passo ad esaminare qual sia il carattere di que- sta popolazione. Questo quesito ricerca occhi diligenti e molta considerazione.
Non e possibile parlare de* costumi in generale , sen- za entrare in un minutissirno esame , ed in distizioni particolari. Io qui segno la generality , e dico , cbe so- no di differenti costumi per i differenti mestieri ch' e- sercitano ; cosi i niercadanti , o Vaticali adottano il ca- jattere de' mercati ove traficano. Io qui iu ultimo diiig- go alcuni miei liflessi ai Deeurionato.
RispettaLili signoii voi clie tenete la paite di qucsta mia patria , desiderate sicui amente sapere da me eio clie vi e d' inconveniente in essa , e cio cbe lia da to oeca- sione alle riflessioni seguenti ; e ben convenevole , e la giustizia vuole cbe siate soddislatti , per quanto peio po- tra permetterlo la mediocrita de' miei talenti.
Voi ben sapete come tutto e soggetto a vieenda nel tuoodo lisieo , cosi del pari nel mondo morale ; ([nasi (liio per una curva suecendendosi gli umaiii avvenimenli incominciano , e finiscono, per iiuti incouiinciarc di hftl nuovo. Ed ecco il poicho dopo alcuni BtOOll di tempo veggonsi un allra \oIla eompaiire , e spargers! fra gU no.nini quelle opinioni , B < ] 1 1< i scnl'nnrnti , spirialmrnlo
nolle cose della religiose , che <!■» tanto tempo prima eiano In voga< Questa i una rcriUi che aasai davieino tocca il nostra scopo, lo park) ddla sepoltura da1 1'iati
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Aleantarini clctti tli S. Pasqualc. A ben csaminare la cosa, qucsto c stato un rinnovcllare gli stessi pregiudizj , e gli stessi sconcerti delfcta passata. Conciosiacosachc ciascun sa che una volta i Cristiani faceansi sepellire coll'abito deVeli- giosi; ora vogliono esser scpclliti nella fossa tie' religiosi ; T uniformita e nel fondo, la varieta e solo nella forma. Cosiehe dir si puo esser a noi in un certo modo quello ac- caduto , che alia materia veggiamo avveniie , la quale varie forme suol vestire , e prendere differenti sembian- ze , a tenore dci diversi esseri ne' quali passa , come- che la sostanza sia sempre la stessa. Tutti questi awe- nimenti nascono dalla ignoranza , e da falsi pregiudizj coverti dal mantello della religione malintesa ; ma 1' in- teresse e quello che sigtioreggia sempre sul cuore umano, questa vile passione dell' interesse divide qualche volta anebe quegli stessi i quali c la comune religione , e la carita f raterna , che n' e il fondamento , dovrebbero u- nire. Son persuaso , e non ne dubito affatto , che que- sta non e stati giammai , ne ha potuto essere 1' inten- zione de' Frati , i quali vedrebbcro con piacere ( quali uomini religiosi che sono ), che si prevenissero que' ma- li , ai quali eglino fatta non aveano bastante attenzione. Io so che i Preti hanno spesse volte declamato avver- so tale condannevolissimo errore , introdotro dalla pazzia di tutta questa propolazione , che ha la pia vanita , di sfoggiare noil' esequie de' suoi parenti gravandosi di £tandi spese (i) ; ma tutto inutilmente , giache fra noi
(a) Esiggono per gli adulti non meno di ducati ro. e 5 libre di cera , per i fanciulli non meno di ducati tpc , e ire fibre di rem.
2o8 ministri del Sanluario niuno godc V opinione cV uomo veramente daLbene , di cui una parola , o un cenno solo puo ugualinente valere che mille argomenti rettorici , e mille periodi. 1/ opinione e quella *;he governa le popo- lazioni, e qui 1' opinione dominante e di sepellirsi nclla fossa de' Frati per punto di religione. Ma qui indubita- tamente mi domanderete in qual modo si potrebbe prov- vedere a tal inconvenientc. Io vi distendero tutta V opi- nion mia intorno a si interessante oggetto, e mi do a cre- dere che voi interpretando umanamente questo mio di- segno , sarete con tutt' i buoni uniformi ai miei senti- ment! , giache io non bo mai fatta professionc se non di giovare alia Patria , come ul)bediente alia natura
L' abbellimento , come dicemmo , che si fece nella nuova costiu/ione della sopradetta sepoltura mciita tutta la vostra considera/ione. Fece quella novita grande im- pressione nella immaginazione ; voi ben sapete che V uo- mo vive puitroppo col giudizio de' sensi , e Y impressio- ne de' sensi e prepotente , e incanta , ed affascina T in- telletto , e V occliio gode assai piii , clic non fanuo gli alt li sensi de' loro oggetti. Questa e una verita clie as- sai da vicino tocea il nostro scopo. Conciosiacosache quell' abbellimento accrebbe il nuvolo de' pegiudixj po- polari, i quaU si accumulano a scorno, e danno della pahia .
Mosso adunque dalla verita della cosa dioo che oon- verrebbe fate in questo nostro paese un sepolcreto pub- i>lic<> , come ne boho in moltissimi all 1 i luoghi , colls Nol.mia del Re 1 e col Breve Pontificio, come direino da qui a pooo. E certo quanta vi fosst fabricate sullo stesso
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disegno di quello de' Frati , anzi piu sontuoso nell* Chiesa di S. Giorgio* questa opera sarebbe grata a tut- ti ; perche oltrc agli altri beneflej , avrebbe la nostra patria principalmcntc questo , clie impedircbbe la catti- va influnza de' corpi morti a danno cfe cittadini , cs&en- do delta chiesa fuori 1" abitato ; e si risvegiiarebbe nuo- yamente la divodone alia prima chiesa fabbricata da nostri magglori , venerabile per V antichita.
Vi ho esposto il bisogno di fare un sepolcreto pffo* blico ; vi ho accennato il luogo della chiesa di S. Gior- gio , in parte gia fatto ; passo ora a provedervi i da- naii per la costruzione. E ceitamente in queste nostie pubbliche streitezze io credo poter voi avere fino a i5oo ducati , e ancora piu per tal' effetto; e se voi tralascerete tal occasipne , io ne saro lungamente molto malconten- to , e ne appcl!ero alia posterita
Vol ben sapete , cbe il fu Pasquale Formicola di questo comune , morendo lascio una eredita di ducati 3000 , e piii, da celebrarsene Messe per V anima sua , e gia ne sono state (mora celebrate ducati 3oo. a morte poi della sua moglie usufruttuaria dovra venders* la detta eredita , e celebrarsene anche Messe.
Voi come rappresentanti il volere di tutta questa popo- lazione dovete ricorrere a Sua Maesta5 e supplicarla de- gnarsi colla sua bonta , e potesta colla quale corregge 5 ed emenda tanti , e cosi gravi erroi i ( specialmente nelie cose di religione ) de' suoi popoli ? correggere , ed emen- dare questo; concedendo detta eredita del testatove a tal opera pia in tempi si necessitosi. A qual opera piu si conviene chc yada i{ lasciato ad pias caussas, chc
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no
alia carita verso tanti suoi poveri confi atelli? E qual piu pia causa puo esser die questa? come si possono spen- der meglio , che a questa opera pubblica ?
Ecci questo ancora di piu , che potrelbbe fondarsi colla detta credita anche una Cappellania quotidiana , ed il Sacerdote sarebbe obbligato a celebrare in detta chiesa, Adunque non e questo negozio da fame si poca stima , e da lasciar perdere ; anzi e di maggior importanza cbe non si crede. Conciosiache detta opera riuscirebbe d' u- tile alia patiia , merito appresso Dio , al quale si fa- rebbe cosa gratissima , e molto acetta : oltreche sarebbe di maggior soddisfazione , e memoria di quella persona pia , cbe ha lasciata la sua credita per taF effetfco. Ma io per avvcntura dico piu, che con voi , i quali arete i lumi piu estesi de'miei, non bisogna. Fat o dunque fine ricordandovi che da tutti gli uomini , c in tutte P eta, e secoli e stato hello , c lodcvolc riputato fare per la patria tutto quello che fare si pu6 onestamente. Io nclP atto che vi esoito a pensarvi seriamente , passo ad un secondo inconveniente , che sono le S trade.
Lestiade interne sebbene fossero lastricate di ciotloli purtuttavia sono sporche , ed in tempo d'inVerno fango- se per il continuo tiaHico de1 tiaini ; onde per lo stesso motivo Ic (trade della compagna lisenimm tutta P eco- nomic della VOStra ainininisha/ionc.
Noi al)!)iauio due shade traverse , die tcrminano cqj- la regia degli Al>in//i , fatte con molta spesa , a somi-
fljJMlza drlle shade regie , Sefcene di minor Iaiglie/za qitella defla della favcrna di P.;;na!aro , e P all. a detja di Calvi. Io esamino quesla M"oiii!a |Mie)it- <• ([nasi Ogfll
21 I
giorno battuta da mc , e petche mcrita maggior opera per rlmetterla in paite.
Dico adunque ch' essa strada di Calvi , la quale do- Vrebbe esscre sicuramente molto meglio , qaalora fosse sempre buono quel che eosta essai , pure in molti pun- ti , pcrche bassa , in tempo d1 invenio \iene allagata dall' acqua , onde avviene , cbe i passaggieii anche co- gli animali da soma fan no la strada su i terreni adja- centi con danno de' seminati , perclie la^necessita non lia legge. Ella non ha fossi laterali , e dove gli ha non sono come dovrebbero essere , e si perclie quando piove le acque sogliono venire ingrossate di terreno , percio riem- piono i fossi ; ove vi sono , sormontano la strada por- tandone secoloro la ghiaja , cio si vede alia gioinata. E neir anno 1827. in cui scrivo queste osserva/ioni , la strada e quasi ruinata.
Convenebbe adunque fare ne? due lati , massimame Li- te ne' luoghi bassi una fossa quanto si potesse piu lar- ga , la quale continuasse per tutla la lunghezza della strada , acciocche essendo piu grande il vaso potesse an- cora ricevere maggior copia d: acqua , e 1' useita fosse piu libera.
Farsi un ponticello sopr' al canale di Santoiatine ; el anche farsi sopra le carreggiate delle masserie contigue, onde le acque per i canali liberamente corressero ; ed in somma piovedere ch' esse strade non solo non si perdes- sero , ma che fossero nel loro buon csse.e conservate; e mantenute lungamente. Dalle quali tutte provisioni, ol- tre agli altri bcnelicj y sarebbero allora i terreni adja- centi di maggior valuta , che ora non sono.
1 12
Signori , per qual cagione avete iatte queste stri- de coti tanta fatiCa , e con tanta spesa , in tanfci anni , per abbandoaaile poi , e lasciarle andar in ruina ? E certo poten losi cosi ikcilmente provedere ; o nel modo , che io dico , o in qualunque altio migliore , che una si bella Terra, Capoluogo di si eccellente Gircondario , non avesse a perdere queste opere pubbliehe , non si dovrebbe mancare. Finalmente e degno di particolare avvertimento per assenso d' ognuno , cbe il Decuiionato facesse iitanza al consiglio dell' Intendenza di promuo- vere su queste nostre colline la piantagione degli Olivi ; opera di so:nmo momenta , la quale fra gli altd van- taggi aumenterebbe la retidita del commie ; inigliora- rebbe 1' aria cbe res piria mo ; e verrebbe a miticarsi lec- cessivo calore dell' esta. Qual beneiicio puo essere im\g- giore di questo ? donde dipende utile si grande in uni- niversale di questo Circondario , siccome si vedra con breve corso di tempo in effetto. Ora , peiche le cose , cbe non sono per avvenire di qui a qualehe anno , io non ho a vedere , per lo stato in cbe mi trovo della mia cadente eta, hastandomi d' aver soddistatto il me- #lio , die bo s<.< . all' obbligo, ed all' a more, cbe bo alia mia patria , mi iporttrd a coloro , cbe ne banno , c ne sono per avere maggior carico , i quali a qualrhe tempo meglio discorrendo , e consi ^liandosi 4 pmvrd»T iianno iorsc per comun beneiicio a quello , (lie o:a pa
re the ognun manchh b> sono fuoii d' ogol expressions
Co' Mfttimenti i piu Miicen , ed i }>io nspctlosi.
2l3
BELLON A.
Scofrei'cmo ora rapidamente i Villaggi siti nella par- te Oriental* del nostro Circondario , lungi quattro mi- glia da Pignataio , tutti ombreggiati d' oliveti, da'quali traggono un considerable prodotto gli abitanti. Preven- go peio il lettore , che qui manca la materia ai lavoro, non potendo di essi fare che una discrezione un poco vaga ; ma quanto piu sara corta , tanto meno conterra rose poco sicure. Conciosiacbe lunga fatica richiedereb- be il voler raccogliere tutte le memorie di questi luoghi tanto de' tempi antichi , cbe de' secoli baibarici, le qua- li o hanno perduto affatto il nomc , o son decadute as- saissimo , o ban no mutato sito.
Ed in primo luogo io non mi fermero sull' etimologia di essi , cssendo el la incerta , percio non potrei spaccia- re cbe eruditi fcogni , su quali non si e d' accordo , e cbe non vagliano la pena di fame una occupazione; so- no oggetti piu cuiiosi , cbe utile. Vediamolo. Molti sti- mati autori attribuiscono le dehominazioni di tutt' i pae- si j cbe pottano il nome di qualebe name della Genti- lita alia costruzione di qualebe autico tempio ivi dedi- cate* a quclla Divinita , ma forsc un piu seiio esame le fara disparire , e le cangera. Arrecchiamone un esem- pio del nostro Circondario :
Monsignor Granata nella Storia civile dell' antica Citfa di Capua nel capitolo secondo ove parla dela religione del culto degli antiebi Capuani nel fol. iG dopo d' a- ver parlato del tempio del Dio Priapo dice cosi : « si » vede cretto 1 altro al Dio Giano sulla cima d'un mon-
2l4
» te piu alto degli altri circon\icini , per dimcstrare 1& » superioiita di questo Dio riguardo agli alii Dei. Ed i> oggi ancora si vcggono di tal tempio diverse vestigia, » verso la falda del monte , essehdovisi in esso edificato » poi un Villaggio , al quale e rimasto 1' antico nomc » di Giano. Edificarono di piu dalia parte stessa setten- » trionale della citta , un tempio alia Dea Bellona, pres- j> so alia sponde del fiume Triflisco , dietro del quale » fu edificato un villaggio , che ha ntenuto, e tuttavia » litiene il nome di Bellona , per la situazione nelle » mine di detto antichissimo Tempio ec. » Ecco dun- que su di clie conchiude la sua crcdem a , vediamo un niomento se sia veramente cosi.
Non si deve pronunziare the con rispetto il nome di detto Scrittorc , senza duhhio , ma questo nome per quanto rispcttabile sia non puo camhiare le supposizioni in fatti , le Congetture in piuove. Per attribuiie a tutti i villaggi questa opinione vi hisognarchbe non una vaga congettuia , non un nome , ma la sloiia bensi antica te ne dovrehhe assicuraie ; cio che Tautoie non allega nffatto ; quant unque per altro in altre occasioni sia so- lito di dare tali noti/.ie ahhondanfecmente ; e di aggiun- gere da quali storici tolte le ahbia. Non posa adunque SOpra sodi fon<lamenti quesla senlen/a , pcrche non vie
nc appoggiata , e sostenuta da qualclte punto di itoria aiitica. E cio clie al nostra proposito da maggior forza, si c , clie V originc di qucsti nostri villaggi e dopu il millc , in tempi che dunaya iJ costume de'primi aelanti di abbattere , biofci le cose tdtte contrary al rituale d" aNora , per lame pefdeit U mcraoria della pagans i*lo-
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iatria , e mettevano ai Villaggi i nomi dei loro Santi protettori. Non addurro esempj lontani , i Villaggi di S. Angelo in Formis , e di S. Prisco , edificati sulle mine del famoso tempio di Diana Tifatina dell' antica Capua appoggiamo il mio divisamento. Ecco alcune ra- gioni per dnbitarne.
Ma io vado avanti , ed osservo che lo scriltore non e d' accordo con se stesso. Prima di nan are queste no- tizie era necessaiio di assicurarsi della verita de' fatti , per non esserli con troppo franchezza, poiche prima di- cesi il tempio eretto sulla cinia di un monte piii alto degli altri convicini ( e pure questo e un monticeilo , o sia un colle rispetto ai convicini ) ; indi a poco , quasi che co' propri occhi 1' avesse vedute , dice, di osservarsi di tal tempio diverse vestigia verso la falda del monte, ove e cdificato il villaggio , al quale e rimasto V antico nome di Giano. Per amor della verita debbo io dire, che lasserzione di quei rottami sia falsa , essi sono pel piano della valle , luogo delto 5. Jdnne poco cliscosto da Pozzillo , e sono gli avanzi dell' antica Chiesa Par- rocchiale di S. Giovanni Evangelist a.
Dippiu y dissi , che vi bisognava altro che la somiglian- 7 a del nome antico latino , o greco che fosse ; gli esem- pj potrebbeio esser molti , ma io voglio allegarne uno senza uscire dal nostro Circondario , clla e la stia- da detta alia selice. Questa stiada pubblica , che tuttoia esiste col suo nome , usciva dall' antica citta di Calvi , e costeggiando le falde del monte Callicola andava dirit- ^mente per il tratto di otto miglia a congiungersi col- V Appia sul pontc di Casijino. Se ne vedono tuttoia di
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avanzi sotto Pignataro , Panluliano , e Bellona ; ed i primi frammenti si osservano nel luogo detto S. Lazaro fondo del signor D. Francesco Vito di Pignataro , ac- canto alia strada regia detta degli Abruzzi. Ognuno di- rebbe detta cosi alia Selice , per esser Jastiicata di pie- tie Selice scarpellate , a soiniglianza della Latina , e del- T Appia. E pure non e cosi. Ella era rassodata con ghiaja , e diceasi alia Selice , percbe terminava , unen- dosi alia strada di selcio nero. Io direi di pui , ma uscirei di strado , o almeno piegherei troppo dal segna- to sentiero del mio argomento. Basta il fin qui detto , e sia di ci6 quel clie ne pare ai piu dotti , clie io non voglio su di tale og-getto venire a contesa con alcuno. Ma certa cosa e clie tali denominazioni non meritano approvazione. Per dame una idea in breve , possono per avventura aver dato motivo a tali denominazioni i nomi di quei , che banno i primi abitati tali vilie , ma que- ste cose piu per cong-ettura si dicano , che per sicurezza di storia.
BELLONA e in dislanza di quattro miglia dal Ca^ poluogo ; conflna a lyvante col Burnt Volturnu f c colla nuova regia strada detta Fcn/?iz/ino* a inezyogioino col- la regia strada di Roma j da settenh ione confina e<>l (<• nhnento di Formiobla , i da pomttte con quelle di \ i tolaccio , da cui e lontana im liro di nioschrlto. 11 Vol! in no , e le detle due strade set;nano MMX>f8 i con- fini (M nosfio Circondauo , 6 di qnrllo di Capna. ()iie-
sio Villagglo | eome Vltolftocfo , fartoliano , i Fafebi, Leporafco e h Baitoochta della Maddalena dl Gianq otHo spiritual* dipamfono £aM' ^.reireMcwo d) c*j>ua.
2 I J
La sua estensione territoriale e tli moggia 3278 p. 17, La rendita imponibile e di due. 26307.
La contribuzione fondiaria di due. 524.8.90.
La rendita poi del comunc , secondo lo stato discusso dell' anno 1823 sopra varj cespiti somma annui ducati 810,92, Questo paese e ameno per i punti di vista, per cui i suoi contorni sono abbelliti da molte case di di- poito de' galantuomini Capuani ivi invitati dai comodi della vita. II suolo e fertilissimo , il grano che vi pro- spera e prefeiibile a quello de' paesi vicini , e sono sin- golari i suoi Lupini in tutto il Cireondario.
Entiiamo nell' abitato ; ivi nell' anno 1826 si conta- vano $858 abitanti.
Per un decennio eccone un quadro de*
Matiimonj |
Nati |
Morti |
|
1817 |
16 |
€6 |
65. |
1818 |
10 |
88 |
3g. |
1819 |
39 |
80 |
55, |
1820 |
17 |
85 |
64. |
1821 |
12 |
72 |
77;r |
182a |
*7 |
73 |
64, |
1823 |
*4 |
86 |
68, |
1824 |
II |
83 |
94^ |
1825 |
II |
68 |
73. |
1826 |
H |
75 |
57. |
161 |
776 |
646 |
|
e per !a v'ita; |
22 |
2l8
Le strade sono bastantemente succide , senza lastrico, sono fangose in tempo d' inverno. II popolo in generate e rozzo , ed incolto , siccome sono tutti i Villaggi. La Chiesa Parrocchiale sotto il titolo di S. Secondino me- rita d' esser veduta ; si e rifabbiicata dai zelanti cittadi- ni , ed e bella , poco manca al suo compimento. Oltre della detta Chiesa Parrocchiale si numeiano nel suo tenimento
La Cappella rurale sotto il titolo di S. Francesco.
Un' altra sita in Triflisco.
La Cappella del Fondillo patronato di Luigi.
Mascia di Napoli.
Un' altra cappella de' signori Silvagni di Capua.
Ed un'altra pxcciola de'signoii Altiui della stessa citta.
Sulla montagna poi che la signoreggia a lcvante era una volta il convenlo de' PP. Serviti , detto il Monaste- ro di Gerusalemme celebre per i divoti. Intorno al qual Santuaiio Monsignor Granata sara la nostra guida ; e sarebhe difficile averne una migliore. Egli il dotto Sci it- tore nella storia sacra delja Chiesa Metiopolitana al fol. 4 sciive , che un nohilc Capuano nella sacra guerra del- la citta di Gerusalemme movtalm'ente ferito in un' a/io- ne militate fVee voto alia Mad re di Dio , che sc fosse ritornato sano e salvo nella sua patria, i\i 1»% avrebbee- dificata una Cappella colla sua iminagine sul modello di quella di Gerusalemme. Ricevuta la gratia , sciolse il voto edificando una chie9etta sopra al detto monta <<>l titolo di S. Maria cH Gerusalemme. II piissimo Capitolo della Metropolitans chiesa, ed i Principi della bai di Formioola ooncorsero a f.il pla opera donando il
219
fondo , onde la Cappella vcnne ampliata , e ridotta ad un Monastero de' PP. Serviti. I pii , e divoti Bellonesi nell' anno 1806 ? ercsscro una statua sotto lo stesso ti- t.olo alia Gran Madre di Dio , la quale con gran divo- stione si venera nella Chiesa Parrocchiale. II convento poi e il termine die divide il nostro tenimento da quel- le di Formicola.
VITULA CGIO.
Questo Villaggio e , come dissi , in picciola distanza a ponente di Bellona ; laonde essendo contigui hanno la stessa situazione , e le stesse produzioni. Comprende nella sua estensione territoriale moggia 6068. p. n»
La rendita imponibile sono ducati 4^009 g. 92.
La rendita poi del Comune secondo lo stato discusso dell' anno 1823 sopra varj cespiti si fanno ascendere a due. 733 4°
Nell' anno 1826 si contavano i3oo abitanti ; eccone il solito quadro per un decennia de'
2 20
Matrimonj |
Nati |
Mofti |
|
i8i7 |
7 |
39 |
43. |
1818 |
5 |
44 |
28. |
1819 |
16 |
44 |
34. |
1820 |
10 |
5o |
34. |
1821 |
°9 |
49 |
4l. |
1822 |
08 |
38 |
40. |
1823 |
07 |
46 |
32. |
1824 |
04 |
39 |
25- |
1825 |
06 |
45 |
4,. |
1826 |
06 |
39 |
23. |
!* |
433 |
341- |
E1 per la vita.
Le strade interne fanno conipassione tanto sono ini- pratticabili ; in alcuni punti possono riiinare da fonda- menti le fabbricbe contigue delle case se non si prove- de a tempo al bisogno. Questi pacsi esscudo loeati al pendio de' monti, le acque piovane, corrono preeipitosa- mente , e ruinano it suolo senza lastrico.
Questo Villaggio penurik a acqna sana , e non oflYe cosa alcuna di riroarchevole , fuorclic la Chiesa Parroc- chiale sotto il titolo di S. Maria i\dV Agnena , la quale bastantemente h bella , e deccnteincnte mantcmita. Sulla soglia dclla porta su di un marino vi e la segiicnlo i- scrizione.
221 TEMPLVM. HOC OLIM. FABVLOSO. VITVLAE. NVMINI D. 0. if. J\r. HONOREM. DEIPARAE. MARIAE ANGLENAE. TITVLO. INSIGNITAE VER/E. HILARITATIS. PR^SIDIS POSTEA. DIGATVM. DECVRIONES. P. Q. VITVLACIENSJS ANNVENTE. FERDINANDO IV. P. A. F. EX. REDITIBUS. EIVSDEM TEMPLI STIPEQYE. PVBLICE. COLLATA A FVNDAMENTIS. AVGVSTIORI FORMA RESTITVENDVM. LAXANDVMQ. CVRARVNT
A CI3I3CCCIII.
Oltre a questa Chiesa piincipale conta il comune va- rie cappelle rurali , come quella de' signori Murasta sul- la strada ltgia di Vana , e Y altra de' signori Luciani di Capua , che i divoti venerano come un Sant.uario.
Nel tenimento di Vitulaccio e situata arieora la ee- lebre Villa de' Duchi di S. Cipriano detta Tutuni , ov- vero Tuturo spettante ova al signor Duca di Bagrmoli , che con lodevole esempio ne ha nobilmente riattata la cappella.
Al settentrione di questa Villa , e propriamente alle falde della collina Ie giace dirirapetto una altra piccolu Gasina denominata Belvedere , donde si gode una sedu- cente veduta della campagna della piu Leila verdura ah- hcllica su d' un esteso Orizzonte che giunge sino al ma- re piii leghe distant*. 1/ aiia e dolce , e sana , e fcr-
222 tile n' e il suolo ; la qual cosa con tutte ragione spinse il nostro facetissimo Amenta a cantare ( Cap. XVII. ) . . . . . e di Tuturo.
Ma affiso all' amenibsima pendice.
Tuturo , luogo. ch' io attesto , e giuro
E' il piu hello di quanti n ho veduti ,
Ove si gode aver tranquillo , e puro.
E' da notarvi , cli' e'ssendo ora la Parrocchia vacante il vicecurato e un Sacerdote di Camigliano Diocesi di Galvi ; sopra di che paileremo nella fine.
Questo comune conta nel suo tenimento le seguenti cappelle rurali : quelia de' signori Marotta sulla strada regia di Roma la cappelJa de' signori Luciani di Capua, la quale si venera come un santuatio : e in Tutuni la cappella de' signori duchi di S. Cipriano , ora nobil- mcnte riedificata dal duca di ftagnuoli erede; ella e sita nella casa di dipoito. Al seUcntiione di detfa ca?a di campagna a pie del monte vi e fabbricato un casino donde si gode una seducente veduta della campagna ab- bellita dalla piu bella vcrduia su d' un orizzonte sino al marc , da cui e lontano piu leghe. L' aria e dolce t e sana , ed il suolo fertile ; forma uno de1 piu belli col- pi d' occbio di questo Circondario.
223 CAMIGLIANO, FALCHI , E LEPORANO.
La posizione de' tre Comuni puo considerarsi una , e la stessa. Situati nell' angola d' incidenza di due calene di montagne , delle quail la piinia detta Montegrande dal settentrione corre verso oiiente ; e la seconda di u- na minore elevazione denoniinata Corrwo dal Nordovest scende sulla linea di mezzogiorno ; il di loro teriitorio ha tanto di scoseeso , quanto glicne danno le falde , ed acqua pendente delle medcsime.
La supeificie piana in pocbissima estensione si dilata e stende sulla direzione del mezzogiorno sino alle linee della sua confinazione col tenimento degli altri Comuni. Le fasce superiori , o sieno le vette de' monti presen- tano la natura. Steiile montuoso. Le inferiori 1' incoito olivato— le basse — il seminatoiio arbustato. Un nume- ro di 01 ti ben coltivati, ove gli abbondanti ingrassi inaf- fiati dal I' acqua sorgiva aflrettano i progress! della vege- tazione , sono nel circuito dell' abitato di Camigliano, e de' Falcbi.
II tenimento de' Comuni riuniti confina all' oriente con Vitulaccio: a mezzogiorno ed Oceidente con Vitulaccio stesso , e Pastorano : gd a settentrione con Formicola.
II comane di Camigliano e attaccato all' altro de'Fal- cbi j ed il terzo di Leporano e da questi alia distanza di un sesto cli miglio. Distano poi tutti e tre nella mi- sura di due iniglia circa da Pignataro , capoluogo del Circonrlaiio. La strada ^eVia di Roma e lontana ancbe due miglia .dal!' abitato.
Camigliano ncllo spmtuale dipende dal VVsoovo di
2^4 Calvi ; Falchi , e Leporano dall* Arcivescovo di Capua. L' estensione della superficie territoriale del distretto de' tre comuni occupa moggia i8o5
La rendita imponibile tassata due. 5782 55
La rendita ordinaria , e straordinaria de' comuni secondo lo stato discusso , per quel che ci viene assicurato, annui due. 1257 73.
La popolazione a tutto 1' anno 1826 era di 1703 abitanti.
Eccone il quadrato per un decennio de'
Matrimonj |
|
1817 |
1 1 |
1818 |
9 |
1819 |
11 |
1820 |
10 |
1821 |
3 |
182a |
i3 |
1823 |
7 |
1824 |
7 |
1835 |
11 |
1826 |
12 |
Nati |
Moid |
65 |
41. |
55 |
52. |
67 |
45. |
68 |
3o. |
44 ' |
5o. |
54 |
5o. |
68 |
42. |
49 |
38. |
72 |
64. |
40 |
38. |
94 582 /\So
e per la vita II suolo c fertile di iVumenli d'ognisortc; cd ha pro- <lolti uoinini istruili. Ivi piu che allrove le domic col- li va DO i Bachi da seta.
Camigliano in qoalche tempo baronia , il feudatario fa D. Marcatitonfto Natale, liccome appare dal Pidott- so ibtento ncU'archino Veacorilc di Calvi , nd pHpcipiQ
2l5 del libro de' legati pii della cappclia del Rosario di delta Comite. Le stiade interne sono otto , denominate la x. Strada Piazza. 2. Varacchi. 3. Rotqli. £. Parisi 5. B&C, chi. 6. Cortegrande. 7. Falchi. 8. Leporano. Le chiese sono sei , cfenottliu^te
Chiesa Panoecliiale xli S. Siraeone Profeta-Canrjgliano. Chiesa Parrocchiale di 3. Niccla di Barine FaloLi. e la Chiesa Panoecliiale di S. Maria ad Rotam— Leporano-.
Ciascuna delle suddette chiese ha un picciolo cdifieio per uso di abitazione del 1 ispettivo Paroco ; ma solo quello di Leporano vi abita ; il Paroco de' Falchi lo tie- ne dato in iitto , abitando egli in casa propria 5 sicconie anche il Paroco di Camigliano ma per necessita , perche
V edificio della Parrocchia e in ruina , cd ahhandonato. La Chiesa del Conservatorio di Donne monache sotto
il titolo di S. Francesco d' Assisi- Camigliano. La chiesa comunemente dctta S. Maria a Grotta , patronato delle suddette Donne monache. Ouesta chiesetta e addetta jfpv
V Oratorio, o sia Congrsgasio ne de' fratelli , che in Oghi giorno di doppio precetto ivi recitano il SS. Rosario alia Madonna. Ed in tutt' I gabbati , e gibrni £estivi, vi si radunano parte de* Fratelli medesimi per recitare Y Ufli- zio della Vergine , e per esercitarvi altre opere di pieta.
La cappella patronato del Conte Abbamonte Siciliano di Capua , in Camigliano. Ivi i?j tutt' i giorni festivi vi si celebra la Messa fl$ $r\ figte clestinato daf gppralo* dato Conti.
La scsta Chiesa e rtel rieinto della Parrocchia de' Fal- chi , denominata ia Chiesa al Mordicello patronato de* Puchi di S. jfipmjlq: sotto il titolo di Maria V^rcinf
2 26
Ivi eravi una Cappellania quotidiana , alia quale veniva nominata dal Duca il Cappellano. Ora la detta cappella- nia e stata destinata alia chiesetta del casino per comodo del Duca ivi risidente.
Ma e omai tempo che io rivolga questa mia penna alle particolari lodi di due suoi cittadini viventi degni di memoria , e deg-ni d' esser imitati da noi uuti del Signore
II Canonico Argangclo Sgucglia singolare ornamento del nostro Capitolo di Calvi nacque in Camigliano add! 2iJ' ottobre iy53. di fami^lia pia , civile, ed onorata. Fin dalla sua giovanezza nel seminario di Calvi concito mirabile aspettazionc di un com pi to model lo di vero ec- clesiastico , e cogli effetti le conispose. In tutta la sua vita , ed in tutti gli uffizj ha da to sempre saggio delle sue virtu , tra le quali non vi e dissonanza veruna. Gra- ve , ma dolce , ed amabile. Molte cose si potrebbero dire di questo unico raggio di antica virtu se non mi fos- se amico caro : e se il luogo non fosse cosi strctto. Non VOglio pero mancarc di dire , clie io lengo per certo > die quel santo Vescovo Giuseppe M. Capece Zurlo quan- do lo promosse al Saceraozio nella sacra Ordinaxione gli infuse nel cuore Y Apostolioo buo spirito , tantp Egli e zelantc dell1 onor di Dio ! Qurslo degno canonico on oppreaso da infirmita non interviene al Coro , e viye spj- tanto a sesteaso , attendendo al principal negozio dell' a« niin.i sua , v come devono fare tun i cristiaqi , che aspirano alia Patria celeste. Degnisslmo, chi pol confix
P di viv< re quanlo pin si puo, \ivcio per bene <lr'
eri ma in paxticolarc di Fratvlli deirX)ratofi# d'
2 27 S. Maria a Grotta , de' q tali tuttora e Pivfetto , e che 'argamente soccdrre.
Giacomo Rocco nobile specchio di picta , e di religio- nc non pure alia sua patiia , ma a tutto il Chericato , ed alia Diocesi ancora nato in Camigliano addi £. otto- bre i j 82. da genitori onesti, civili , e comodi di fortu- ne , anelr Egli richiede d' aver un luogo distinto in que- ste carte. L' esser ben nato , e modestemente educato raffiena , e modera , per quello che appare , la mente nostra ancbe ne' contrast! ambiziosi. Dapoiehe nella fine dell' anno scono 1826. essendogli stato offerto il canoni- cal di Calvi , come quegli , ch' era intcnto a ren- dersi decno desli onori ecclesiastici , non Tad ambir- li , lo rinnuncio , ponendo cosx in pratica la mirahi- le lezione , che inscgnano i Canoni antichi de' Cpncilj ; moderazionc molto rara a' nostri tempi : e molt' bpposta all' ambizione di tanti altri , i quali niente curando le minacce de' canoni mettono il mondo sossopra per esser promossi , e distinti ; altro non so che mi dire , che gli ambiziosi trovano sempre delie riconciliazioni col Gie- lo , o pure sc ne dispensano,
Noi intanto auguriamo a lui salute , e che sia in lui pcrmanente Y onor dclla virtu , il quale porta seco il primato ; dapoiche se pria superava gli altri nella vir- tu , ora con tal rinuncia ha superato sestesso. Questo basta per la sua gloria, e che viva eterno il suo nome.
2^8
PASTORANO S. SECONDINO , E PANTOLIANO,
La posizione de' sopranotati tre Comuni riuniii puo consiclerarsi una , e la stessa. Uniformemefite piana nella sua superficie , uniforme nella qualita degli strati ele- mentari delle varie nature di terra j quella degli eh'ttri- ciati Comuni e general mente buona , e delle piii produt- tive nel parallel© dell' altre site alia parte settentrionale dell' agio capuano
Discendendo dalle falde del monte Caperrina il teni- niento de' tre Comuni diviso rispettiyamentc in tre fasce di una eguale Iatitudine si vede avanzare al niezzogior- no dirim petto alia strada regia , c sulla direzione dello Spartimento di Roma. Qitello di Pantoliano si allunga pm dell7 altre , oltrapassa di molto la detta strada , e va a perdersi sopra contrade grasse , e paludose denomina- te la Murata.
II tenimento di Pastorano confina all' oriente con quel- lo di Camigliano , e Vitulaccio ; a mezzogioino con Vi- tulaccio , e coir agTO Capuand : ad Occidents con Pigna- J.aro : ed a sclicntrionu col Comune di Giano si to nella ValL* dc'monti. I tie comuni so no a piccola distanza tia di loro. Da Pastorano a S. Secondino sulla direzvionc al mezzogioino non vi e die un sesto di miglio ; e questo e diviso da Pantoliano per la semplicc Iatitudine di una strada. Distano poi tutti e tre nella misura di un miglio e mezzo da Pignataro Capoluogo del Circondario. La strada regia ne taglia il tenimento nella parte inferiorc « distanxa di due mifilia dall'abitato
229
L* estensione de' tre Comuni e tli Moggia 8766. p. *4- la rendita imponibile e di ducati 20281 78*
la rendita de' Comuni ordinance secondo
lo stato discusso , e ducati §02 £o»
la strdordinaria ducati 186 62.
Totale 689 02
Entriamo hell' a-bitato.. Le strade interne sono senza lastrico , e percio incomode. L' esterne pessime. I tie comuni nelF anno 1826. numeravano abitanti Pastorano bo^.
S. Secondino 202.
Pantoliano 412-
1817
1S1S
1819
1820
1821
1822
1823 1824 I82S 1826
Totale |
12x8 |
|
Mairimoni |
Nan |
Morti |
6 |
43 |
37. |
12 |
57 |
28. |
i5 |
44 |
32. |
9 |
£8- |
38. |
4 |
40 |
42. |
8 |
49 |
28. |
i3 |
44 |
38. |
9 |
54 |
29. |
. 9 |
45 |
35. |
9 |
52 |
37. |
» A |
4^r |
344 |
e per la vita |
EDIFICJ PUBBLICI.
Ne' tie comunl vi sono tie cliiese Parrocebiali ; e da notarsi , che accanto alle dette chicse di Pantoliano , e S. Secondino vi e l'abitazione per il Paroco • in Pasto- rano non vi e , ed abita in casa propria
In Pastorano poi oltre la Parrocchia vi sono nelP abi- tato due altre cappolle ; una juspatronato della Famiglia Cervo ; V altra d' Capezzuti : Famiglie g»a estinte.
Nel tenimento poi di Pantoliano vi sono tie Cappelle rurali ; una accanto all' abitato patronato della nobilc Famiglia Fiiozzi , come anclie Y altra nella Difesa di 0:tello proprieta della stcssa famiglia e la terza sotto il titolo di S. Maria Lauretana , una volta della Famiglia Pera , ora di Domenico Monte , in tutte si celebra la Santa Messa ne soli di festivi.
Nel tenimento di S. SecomUno vi e la cappclla rura- le sulla regia strada di Roma , ove dieesi Spartimcnto della quale parlando anclie P amenta nel luogo rappor- tato sciive : Onde in una cappclla use si dice messa non so , m' as$ido.
Poco lungi dalla Cappclla si osscrva il Casino del Cav. Lanza di Capua , che si e rcso tanto celebrate a' nostri giorni pclle storie c pel tialt ito in essa (alio nel- l'anno 1816. 6 per aver dato il titolo di Baronedi I Lanza al General Austriaco, che lo coiichiuse.
Quest! tre Comuni riuniti ncllo spirit uale dipendooo il primo dal Vescovo di Calvi , il secondo dai Patri Bc-
nedetttni Canned, el terio dal Mctropolitano di Capua. Queeti Villaggi non offrono altra 001a da noUm* <»li
23l
uorniai senza industria , e nella iadigenza noa preseata- no uiio spettacolo che possa ccmsolare*
GIAffO
Rlaiontando le coste delle montagnc site al setteatrio- lie di Pigaataro si trova Giaao £ael ceatro d' uaa valle coaiposto di ciaque piccioli borg-hi. Nel piaao si vedoao Pozzillo , e Fontanelld ; luogo propiiameate dctto Gia- no i verso setteatrioae alia ialda della moatagaa e sita la Villa ; piu su le Curd , e 1' ultimo e Rocciano. Que- sti borghi comprendono quattio Parrocchie , tre delle quali SS. Apostoli Filippo , e Giacomo : S. Giovaaai Evaage- lista : e S. Martino Vescovo ; aello spirituale dipeadoao dal Vescovo di Cah i ; la Panoechia detta la Maddalena appaitiene al Metropolitaao di Capua. Nel riciato di Fon* taaella evvi uaa cappella sotto il titolo di S. Lucia.
E' da aotarsi clie il Paroco di S. Giovaaai noa ha cliiesa , ma esercita le sue fuazioai nella Chiesa del Co- muae sotto il titolo del SS. Corpo di Giisto , »di piu. , tutti e quattio le Panoccbie lianao la casa di abitazio- ne per i lispettivi loio Parochi.
la queste quattio Panoccbie nelP anao 1826, si nume- avaao abitanti 790.
232 Ecco il Quadro per im decennio de'
Matrimonj ]\rati Morti
1817 I 16 17.
1818 2 l5 22.
1819 I l4 20.
1820 9 23 9.
1821 3 17 8.
1822 7 *22 12,
1823 4 20 *4*
1824 IO ig 10,
182$ ' 5 19 29.
5r 182
h per la vita.
1/ estenzionc del tenitorio montuoso ,
arativo e di moggia 268c). 2G
la rendita imponibilc ducati 6*>>(J7- qS la rendita poi del coinunc sccondo Y ultimo
stato discusso e ducati 56 3. 2c.
Noi daicmo di passaggio una oecliiaia a I suolo , il
quale confina all' orienle eon Pastormo , all' oeoidenio
col rivo di Calvi , a mezzogiorno con Pignatavo , ed a seilentrionc col teniniento di lHetiaimlaia. II suolo adun- <\\w essendo montuoso , c oretoso esigge cura , ed aito )X'iche produca : e gli abitanti laboriosi , egtiffclmeti?
tfl die industiiosi, vincendo la slnilita ualmale , lo ttt\ dono fertile ; sopiattulLo nella valle product guini , a
233
Jegumi cTogm sorte. Ma negli anni fertili la principal ricchezza di questi montanari , e V olio , perche nell$. qualita e '1 migliore di tutto il Circondario.
Gli abitamti sono un poco rozzi , ma affahili , sinceri , e piu robusti di quei delle pianure , mancano di mezzt per istmiisi. he donne in tempo dclla niesse calano ne* nostii campi a mietere le biade accante degli uomini.
Piima di partire da questo luogo mi sia lecito di rac- comandare a tutt' i Viliaggi contigui , e specialmente ai miei pulitissimi Pignataresi d' essere piu grati verso que- sta povera gente tanto loro benemerita ; e che tenessero $empre fisso nella mente , che le case deT Gianesi furono tanti asili aperti per intiere Famiglie , che ivi si rico- veraroiio cpi loro bestiarae in tempo delta passata guer« j3l f fuggendo la vista di tante nazioni annate.
E' hen ragione omai , Eminentissirn Arcivesco- vo , ch' io a Voi presenti questo mio esame sopra di ci6 che interessa il hisogno di questi Contadi ; perche una buona porzione di essi dipendendo nello spirituale dalla vostra cura, f^te ogni prepaura per saperne gl' in- convenient* , che vi sono , ed i rimed j necessarj ail' uo~ po. Incoraggito io dal vpstro si giusio desiderio colla jnia solita 9 ma rispettos* Jiberta sopra si grave, e dili- cato argomento vi umilio questi miei riflessi, qualunque essi siino , e Yoi poi ne farete quell' uso che vi detteii la vostra alta prudenza.
Eminentissimo Signore : La povera gente di gjuetti ^esi , b , come diss* , rozza , ed iacolta
s4
234
e noi ecclesiastici sicuramente ne siamo i colpevoli. Le guerre pa? ate d' Europa hanno cagionati , secondo it solito , Liille mali alle popolazioni , ma la maggior par- te e caduta sopra di noi , indubitatamente per nostra colpa ; poiche avendo noi traviato dal resto sentiero del nostro sacro ministero , siam caduti nell' avvilimcnto ; disordine autorizzato , e sofferto dal mal costume del se- colo. Io credo , e certo sono , che in queste Parrocchie di vostra giurisdizione vi sieno degni ministri del San- tuario , ma la viitii e conosciuta da poclii , e le false opinioni son ricevute da tutto il restante del mondo : cosa miserabile , e lamentevole ! Sopra tal perdita da noi fatta ne ho detta qualche cosa nell' aiticolo dell' E- ducazione puLLlica , a c;a mi rimetto. Ma domai ^ate forse da me in qual modo si potrebbe rimed ia re a tal inconveniente. In un negozio di tanta impoitan?a io stimo esser vano curare le membra , se i < api si lasciano de- boll , cd infermi ; in aki.ni de' quali manca la vototl- ta , in altri i talenti , in iakmi le foizc. Lasciato que- sto piamLolo ircngo alia materia.
Monsignore i ncl \isitare qucsli Villaggi Lo avuto in- fastidio il vcdere in Pantoliano , no' Falcbi , in Lepora- no , e in Giano un Pre to soio , v. quel di'c pii in \ i- tulaccio di i3oo abitanti Un solo Vicectiiato lo.astico, naturale di Camigliano Diopesi di Calri ; per cui'leChie- se Parroechiali son sempre quasi chiuse', Ho stimato mio dovere farrene parte, sapendo benUsimo I'aflferioriej e
volonla ( be poitatc a queste jojola.inni , l< neiu!o , in
rirtu del rostra sublime carattcrc, i loro tnteiessi pei roprj , aadc prendo ammo di ricovdare alia vosl * pru*
a35
clenra i mezzi die tornerebbeno ntili come istruire , c ben gorernare queste cLuse alia vostra cura commesse. I rimed] son facili , eel efticaci ; essi sono in mano ro- stra , e dalla benefica mano vostra essi si atlendono.
Tutti gli uomini , e specialmente i Preti sono natu- lalmente guidati dall' interesse , e dall' onore ; nella sfe- ra dell' interesse , ch' e quel desiderio insaziabile del da- naro , si aggirano i piu ; in quella dell' onore ; ch' e quell' ambizione di esser distinto fra gli altri , si aggi- rano i meno ; ma tutti poi e i priori e i secondi ope- rano nella vigna del Signore mascherando le loro inti- me passioni col manto del bene pubblico ; ma non sem- pre e cosi. Questo sol riflesso vi faccio , e questo sia sol di passaggio.
Monsignore : interniamoci nella materia , e scopren- done il piu bello , ed ii piu occulto , mettiamolo in pi a- tica per il hen essere de' vostri Diocesani. Ecco il rime- dio : Vn uuovo ordin di cose ; ma. tutte secondo il Van- gelo , secondo i Concilj , e secondo la pratica dellc Dio- cesi le piu ben governate della Cbiesa. Conciosiacbe il volersi opporre alia corrente del secolo , e pretendere di voleilo fare con applauso , e profitto opera ndo sull' esera- pio de' vostri illustrissimi Antecessori sarebbe ora una presunzione , una vana speranza , anzi peggio ne vei- rebbe in appresso. x
Laonde si dovrebbeno mandare per le Ville tra con- tadini grossolani i piimi Soggetti della Diocesi , ove si facessero ammirare come nobili esemplari di veri eccle- siastici. Quegli animi , cioe , religiosi y che fanno le co- se , non per vile guadagno , ne per superbia , ma per
236
diletto \irtuo6o , e per servigio di Bio. Giova il repli- fcarlo : Manclare per Curati ne' Villaggi genj nobili ed accreditati a poter illuminare , e corregg-ere g\i uomini ne* loro difetti ; e non gia quclli die cercano col mezzo delle loro fatiche awanzare le loio fortune. Cos! si ono- ierebber o le Parrocchie per mezzo de' Curati ; e r:ou gia i Curati per mezzo delle Parroccbie. Leggi sante j ma poche volte praticate. E pure non basta cbe abbia- no una ottima volonta ; vi bisogna dippiu clie lo sap- piano fare.
Che percio fossero rersatissimi nelle sacre dottiine per ben imprimere negli animi altrui verita ardue , subiinii, importantissime. A confermazione di questo mi ricoido the nella Visita della Diocesi di Napoli dell' anno 178^ fatta dal Cardinal Zurlo , nel Villeggio di Massa di Som- ma eravi in qaella Parrocchia di S. Sebastiano un Cu> rato natio di Procida , il quale con somma facilira in- segnava ai suoi Parroccbiani le difiicilissimc massime della Grazia. Eceo quel f tcilu difficile. Tali pastori prov- vederebbero sicuramente colla forza delic loro istruzio- in , e molto del loro esempio le vostre veei.
Che piu fosse ro abbonJanti di fortune da poter vive- je comodamcnte , ed ainministrane lte rttidite della chic- .sa secondo i canoni per sollicvo dcgf indigent!. Coneio- niaclje I* elemoaina oltre che e una giusttzia in persons del Curato ; c benanohfc una specie d' inc&ntesimo pet farsi ama.e da tutti. I) fbndamento dd cristianetiifto )l I1 tmore , e la carita del Prossimo.
Ma mi si dirj lose , che tali gcnj sublimi , t si 1 n
dinaij , c!j<- invasi da uno Spin! 1 divine trolefSeiU p "'
fceio deila relig-ione sacrificare se stessi in un Yiilaggio, e virtu rara a ritrovavsi , e che risplende in pochi Eroi del Cristianesimo , alcuni de' quali la Ghiesa venera su- gli allari |>er nostro esempio. Son anch' io di tal senti- inento ; ed il cielo finora non mi ha data la sorte di conoscerne alcuno fra i mirristri dell' Altare. Quando io dissi Genj suhlimi , intesi di piescegliersi gli ottimi tra J primi , quali sicuramente non mancano nell' esempla- rissimo vostro Clero , basta per6 di non sbagliare nella scelta ; per altro son frequenti le occasioni di correggersi. Per conoscer poi 1' indole d% ognuno non vi e cosa di piii facile. Gli uomini per quanto procurino di celarsi Hon possono stare nascosti di maniera che uno si cono- see facilmente. A tal uopo eleggerete alcune persone le piu anziane , e le piii illuminate tra '1 Clero , le quali pigliassero conto di ciascuno , e ne facessero un esatto scrupoloso scrutinio. Tanto piu che bene spesso ingan- fiano le apparenze ; e la virtu non di rado sta celata dove meno si crede ; ed il vizio sapendo di sua natura nascondersi sta copcrto sotto 1' apparenza della virtu piu incorrotta. Gonosciuti cosi i degni di tal Ministero , fa d' uopo fare una Statute* fondameiitede , e sia inviolabi- le ; che per ascendere alle Prime Dignita di cotesta vo- stra nohilissima Ghiesa necessariamente vi abbisogni il requisito <T aver esercitato con frutto la cura delle ani- me ne' Villaggi. Con questo mezzo riuscirete senz' alcun duhfcio nell1 intento ; cosi accrescerete ( se accrescer si pu6 ) e l'amore che vi porta la vostra diocesi , e V ob- bligo che vi ha ; servirete a Dio , soddisfarete alia co~ scienza vostra , ed all' aspettazione di tutt' i buoni.
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Qualora questi soggetti , come abbiam detto $ che id un Villaggio esponessero per servigio di Dio , e delle anime il loro coinodo , e la vita , i quali Dio ha dotati di tal grazia , che non ricsusino di acoettare gratamente sopra di se le ineommodita propria a pro degli altii ben presto fosse to differenziati dagli altii nelle prime vacan- ze , e nelle prime dignita della vostra Chiesa , tutti al- lora si ofFiirebbero a tai gravoso dissimpegno. Niuna cosa a buon conto e piu atta di questa a rimettete nel- 1' antico splendore la vostra diocesi ; che andassero del pari 1' ubhedienza de' Profeti , e la promessa del Pasto- re ; conosciuta , cioe , per cosa immancabile a pruova di falti , che cbi ubbedisce al suo Pastore non puo giam- niai restar p^ivo del suo patrocinio , e dolle sue grazie.
Che piu ? Ogni Gurato di questi VHlaqgi avesse alme- no un Goadjutore foraito di virtu tali da poter es- se-e un giorno aneh' esso Parroco. Questi sostituiti ?otto cli oechi del vigilante lor curato celebiassero nella ehie- sa Pauocchiale la inessa per comodo de' figliani ; assi- stesseto con tutta carila agl' infeimi nelT amministia/io- ne de' Sacramenti ; cd insegnasscro la dott) ina Ctistia- na. E qui , attese le qualila de' tempi , present! , e la u."ioiie , mi cado in acconcio di fare una nota aila Dot- trjni listampaU per online <1<I Cardinal fin (To Ateive- loort di Napoli nell'anno 1S24. Spiegandosi il IV* Pre- cetto del Decalogo lommamente desidererei che rl si ag* giungeete qoaoto dice Bfonsignor Bostuet, che oltre U obblieazioni comuni delta vita cristiana . vi sono dell*
o
vartiedari ad ogni profusion* \ t c/n- i sudditi ha/uio ccrti obblighi rcno il Principe , ai quali mancpr non wo sent* committer* gli error, j>,-( gravi*
23g
Questi vlcecurati nell1 oiio delle ville per non esser nojosi a loro stessi insegnassero i primi elementi di leg- gere , e scrivere a que' povqri fanciulli , maggior parte de* quali sono d' imparazzo alle strade ; e conoscendo tra essi quelli che distinti dalla natura di un talento piu elevato , e che promettessero gran profitto se fossero colli vati ; prenderne cura speciale , e presentarli al Cu- rato y il quale a tempo oppoituno li presentasse all* Ar- civescovo per farli licevere nel Seminario , e quivi esser coltivati g'ratuitamente a beneficio della Diocesi. La ca- rita di cui e proprio il faisi debole co' deboli , accomo- darsi alia fiacchezza de' fanciulli , e una virtu non or- dinaria. Questo esercizio oltieche servirebbe ad acqni- starsi vie maggiormente la benevolenza del popolo , ser- virebbe etiandio per una strada piu facile al regolamen- to delio spiiito , e del buon costume. Conciossiaeosache ognuno nel suo stato pu6 esser felice , basta sapervi cooperare , e si ottiene. Tali Coadjutori pero anch' essi dopo d' aver meiitati , e ripoitati pubblici encomj delle ioro faticbe , abbiano hen presto a riceverne la mercedeP Cosi operando si vedrehbero queste popolazioni insen- sibilmente ridotte ad uno stato piu virtuoso, e per con- seguenza piu felice , e piu bello. I frutti che nascereb- bero da piante si nobili sarebbeio a Voi di consolazio- ne , come promotor principale di si gran ope: a ; ed alia J)iocesi di vantaggio , e di gloria. Che se mai mi si di* cesse, untie ememus panes ut manducent hi ? come prov- vedere al mantenimtnto di tali Coadjutori ? In primo luogo io direi di assegnare alk: Parrocc hie del Villaggi quelle Capptllanie curate , che ndla eitfa di Capua noti
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sono tanto necessarie , quanto in queste ; in secondo luo- go direi • quel che comunemente dicesi , che i Vescovi ban no Ie mani lungbe.
Monsignore ; queste popolazioni sopra tutte Y alt re ra~ gionevolmente devono esser amate da Voi , poiclie ad alta voce in ajuto vi chiamano : non mancatc al loro bisog-no : ne fate ingiuria al vostro nobil animo datovi della natura a simili operazioni di virtu , e di gran- dezza. Voi oltrecbe avete Y autorita insita di comanda- re , ed i sudditi il giuramento di ubbidire ; possedete benanche Y arte di saper ol»bligare ad ubbidii vi , con quella dolcezza cbe vi e naturale , la quale con una im- petuosa , ma dolce violenza trae i cuori ad ubbidirvi.
Iljine fidla prima Parte.
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SEC ON DA PARTE
Alia diitta di Pignatavo due miglia lungi verso po- nente sulla stiada regia degli Abruzzi giacciono i campi ove fu T antica nostra citta di Calvi. II mio lettore pri- ma* di passar oltre all' altra sponda del rivo , il quale ora divide il tenitorio di Pignataro da quel di Calvi , dia meco un' occhiata sulla magnificenza del ponte, che con ampia altezza di tredici archi della larghezza di palmi 32 , e di lunghezza palmi 45o da passaggio assai eoniodi ai viandanti j famoso presso V Amenta che dice \
a Vedemmo la fu Calvi , e sotto quella
» II gran ponte ch' e appunto come il nostro ,
» E di sotto vi passa un" acquarella. il detto ponte due anni sono fu riattato daila Direzio- ne di Ponti e Strade del Regno , e furono spesi ducati 4.000 , e piu.
Ora io qui curioso cerco Calvi in Calvi , ed appena vi ritrovo pochi frammenti di edifizj antichi dalla rab- bia del tempo consumati , e rosi. La cerco ne' volumi dei piu eruditi sciitiori delle antichita di questi nostti paesi , e ne trovo designate , e chcoscritto il sito da
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settentiiooe cominciando dalla strada regia degli Abruz- zi , ove appunto e 1 seminario Diocesano , sino al pon- te detto delle Monache a me/zogiorno ; da oriente co- minciando dal ponte detto di Calvi lungo giu il livo ; c da occidente dalla stiada suddetta sceudendo lungo il campo detto di S. Leo sino al canale di mal tempo, il quale passa di sotto al ponte defle Monache , e va a terminare al rivo ,• questo e il ricinto del campo ove fu T antica nostra Galyi.
Essa la trovo appellata dagli Scrittori Latini Calesium nel numero del piu , Calenum ni , ed anche una volta da Silio Italico lib. XII. v. 525.
Cale es , nel numero del meno :
Trciciamque Calen vestras a nomine nati 9 Orithyiay domos. E notisi specialmente la denomina/ione di Cale- num ni servendo di lume, perche hovasi con en ore a- doperato da' moderni a significare anche Caiinola. Gli abitanti vengono delti Caleni, orum. Caj. Gracchus a- pud. Gell. lib. X. cap. 3. I elassicici autori si latini chc greci , che hanno fatta degpa commemorazione di Cal- vi , sono tra'primi Cicerone, Tito Livio , VirgiUo , Ora- zio , Vellejo Patercolo , Plinio il Tecchio , Taeito, Aii- sonio , e Silio Italico, taoendo altri ; e tra* second] Po- libio , Strabone , Oione Cassio , e Plutarco.
Non s'aspetti'l mi<> lettore, che mi abbadoni ncll'in- vettigare oode sia tiutto il doom Gales; nelle disserta- /ioni suir originc di Calvi , stautpata ool Dome di Ma- no Paganoft si disse h perchfe V antica citta di Calvi fbssc • itata denominata col numero del piu Cales , vale a »» dire, chc nell'oii&ine sua sia itata I unione , e l*as
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j» gregalo di tanti Viol/i di tamiglic aborigini , le quali * p ima dispense sullo cime delle vicine montag-ne di- » sceseio nell' antico agro Caleno ; quindi per lo biso- » gno raano mano fra loio si avvicinarono , onde sur- » seio tanti Vicbi , e di poi la citta. » E' tale fu an- cora il sentimento deir immortal Torquato Tasso , 11 quale nel canto XVII. stanza 70 clella Gerusaleinme li- l>erata , ove tesse la g-eneologia, deiranticbissma famiglia d1 Estc , parlando di Altino.
Cedeva ai fati , e non agli Unni Altino :
Poi riparava in piu sicura sede :
Poi raccoglicva una citta di mi lie
In Val di Po case disperse in Ville.
Ma considerandosi meglio la cosa , credo non csser punto d' impoitanza , anzi inutile gire specolando circa tal materia , perche la questione yia piu si ravviluppa , e s' intiica, e nulla si conchiude dopo un cancianun'o iniimto. Ne mi condanni il mio lettore , se l'orse sem- bra die io cambii le opinioni , come i miei abiti. L> non faccio altro clie considerare le cose , pronto a far- mi condurre dalla ragione ovunque cssa mi yoglia gui- dare. Si creda ci6 cbe si yuole , per me non mi acca- piglio con niuno. La credo io una fatica infelice studia- re , e solvere per dar noja ai lettori.
Ancbe I' origine della nostra Calvi s' ignora affatto , ella nella deserta ragione della piu rimota anlicbita nascondendosi , nel bujo paese della storia tra poche re- liquie abbandonata presentemente si giace. Livio dice , che 1' abitassero gli Ausoni , gente cbe ancbe diede il suo nome all' Italia ; detta percio Auscnia, Ma clu fu-
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rono quest! Ausoni f Su tal duLbio gli scrittori discon-
Yengono infrascando , intricaudo , e mettendo sossopra il
tutto; alcuni credono, come Servio presso Yhgilio , che
gli Ausoni , e gli Aurunci fosse la stessa gente discen-
dente 1' una dali* altra ; il Cluverio scri\e, che non solo
gli Ausoni, e gli Aurunci furono gli stessi ; ma anche gli
Opici, e gli Osci; Polibrio presso Strahone tiene gliOpici per
popoli che abifcarono vicino al mare: il Sigonio non men
celebre che gli altri , divisa in tre parti V antiea Campa-
nia,^e vuole che questa nostra regione fosse sfcata abitata
dagli Ausoni , Aurunci , Sidicini , e Gapuani ; V altra
al lido del mare da' Cumani , e dagli Opici ; la terza
da' Nocerini. la tanta diversita di pareri un mademo
Scrittore dice « io non piesumo di essere un critico sot-
» tilissimo , pure a' disco disfidare i ptiml scrittori a
» dirmi gl' Itali antiehi dove sono ? » Non mi pare pef-
cio panto da maravigliare che nelle cose par V anlichila
tanto lontane dalla roemoria nostra , la s!oria sia diver-
sa , e non abbia in so oertezza ajcuna ; laonde non csa-
mineremo neppure se i sudetti popoli dinV.enti di noma
avessero una online comune ; Tutfce queste anticaglie
inceite lasciamok ceiebrart a' poeti , che nc ban fatto il
maggior goggettO delle loro poesie , e noi inoominciaa&o
a trattare un punto di Storia oerta , esicura. Io in
sto riitretto aiticolo dell1 antica Calvi per tacMvara ogni
occasione di ripreaione Mguitero appuntino T. l,ivi-> Era
^li Stbrici latini fcutti 1 p imo , il quale ( II' ammi i' i
le sua opera ordinj^ diipooe, e diede luce •»!
rue Bsioni di Roma , i;< qu ll
:.tOi>a pr*MO tutta la n i doni d< I
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ne die i popoli che Li\i<» appella Ausoni , io cliiamero Calvesi , perche da tanti secoli che avevano abitato que- sto nostra paese , si erano gia qui naturalizzati.
C A L V I A N T I C A.
Calvi fu una eitta della Campania , la quale sebbene non avesse paneggiate le principali , pu'rtuttavia, ne oc- cupo il secondo grado.
Ben si sa che lejknliche nostre patrie erano tante picciole popoiazioni libere, e per neccssita guerriere; essendo sen- timento presso tutte queste picciole repubbliclie 1' amore della indipendenza , del travaglio, e della guerra. Con- ciosiache la mancanza di on sistema federative- perma- nente era cagione di spesse guerre , e di la le alleanze straniere , e da queste finalmente ( come sempre ) la mine di tutte ; giacche riflette Plutarco * non era pos- it sibile che quti lino stessi essendo confinanti , e conti- » gui fosse ro stati in quiete senza commettere veruna » ingius*izia contra il vicino ; ma necessaiio era che » sempre guerreggiassero , insito avendo in lor medesi- » mi lo insidiarsi, e 1 poi tarsi odio ; ed usavano i due » nomi guerra e pace , quasi monete , spendendole, se- • condo 1' opportunity che loro presentavasi , riguardo » al propiio utile , e non gia alia giustizia. Non per- » tanto appellavano amicizia , e giustizia quel suffermar- » si , e quel riposarsi che facevano dalle ingiuiie » ci6 manifestamente si diede a dividere da' Calvesi, Sidicini, e Romani. E qUi mi cale non fuor di proposito per co- gnizione delle cose da me cspostc il rivendicare il torto
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fatto all7 antiea nostra Calvi da Consignor G anata , il quale nella pagina 3g delle sua storia civile di Capua, saeiiiicanda la verita alia sua passione, fVancamente as- serisce d' essere stata 1' antiea nostra Calvi sotto la di- pendenza di Capua. II paese natio vuolsi dall' amoroso cittadino rialzare per ogni possibil maniera studiosa- mente ; ma nella studiosita si debbe scbivare il troppo; perche V eccesso in simili esaitamenti negli an'uni diin'- cili fra gli stranieji cccida lo sdegno , ne miti il xiso. Anzi con tutto il rispctto dovuto airingegnoso scrittore, aggiung-o , che Y antiea nobilissima citta di Capua non avea bisogno d' una tal lode, la quale piii tosto ombra, **be luce alio splendore delie sue cccclse glorie potrebbe recare. In confermazione di cio voglio addurre una si- militudiiie acconcia al bisogno : ne cerco permesso al letture , se Y immagine abbia un poco di pjesia la compatira in grazia cbe serve a spiegare cosa in se assai grave. Noi veggiamo Yolcntieri il viso d'una bell a donna cbe sia colorito e mondo ; e ci place per anche se si ri- tjova ajutato con modestia e gentile/za dall' arte della donna , cioe , cbe V abbelliir.cnto cb' clla a ggiunge alia sua natia bellez/a paja non finto , ma nalo insieme con cssolei JNla.se poi tanto e il liscio (come in molte veg- giamo tutto giorno avvenire ) , cbe la grazia nalmale si ri manga soffocala , e stlo vi si regga L'arte, viene la donna ad (sscni odiosa ; vd ove si ccrca di piaccre, co j Bpiace, jwirlie <>(!<Jiio sano TUol mirare pitlttOSto una
gem p) ice paston lla sen/a oraaiuento alcuoo, che lei ornatis- gima, Gosi nel caio presents, larebbc ftata poca ripntario
ne fli Capua , se fofM sL«(a a >«\lere , ed avesse per-
!247 xnesso che i Romani le togliessero una citta confederal*, ed entrassero a stare dentro delle mura, siccomc da qui a poco vedremo. Per esaminare bene la sua asscitiva la metto sotto gli occhi del lettore. « Fu elia (Capua) ca~ i> po di Teano , o sia dell' antico Sidicino , di Calvi, » di Cajazzo , di Casilino , di Cariaola , di Suessa , di m Atella , di Nola , di Acerra, di Cuma , di Pozzuoli, » di Miseno , di JNapoli , e di altre citta illustri , po- » tenti e r inornate. Capua dava loio 1c leggi , Capua le j) sosteneva , e le difandeva nelle occasioni di guerra , » esse quella citta riconoscevano per assoluta p'otettri- » ce ; la chiamavano in ajuto , e dovevano esser pron- » te contro chi aidiva con Capua pigiiaisela. Essa la » citta di Capua dava loro assistenza in ogni quaiunque » disastro ». Io nelf esaminare quest' oggetto non mi fennei 6 a confutare a parte a parte la soprascilta as- sertiva , poiche lo scrittore non si ha preso il pensiero di piovarla ; ne tampoco decide 16 quali doveano essere i diiitti lecipiochi delF autoiila di Capua, e della di- pendenza di Calvi; questa sarehbe troppo irnplicata que- stione , e che si disputa fcda' Sovrani col mezzo ei'licace delle armi , anziche con i canoni della Giuiisprudenza. Cio posto , suppougasi vera 1' allegata assertiva di Mon- signor Gianata , dunque nelle circostanze di guesra tra Calvi e Roma , ch- qui sotto narrarcmo , Capua av*eb~ be dovuto pigliar le armi in difesa di Calvi ; ed invia- re ambasciatoii in Roma per far piescnte al Senato es- sere la nostra Calvi sotto la sua dominazione ; a tanto Ja ohhligavano i giuramenti gia santissimi vincoli delle umane socLta \ niuno di questi indispensabili ufficj tro-
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vianio praticati , ( come chiaramente si manifestera da ci6 clie scriveremo parlando dclla guerra tra Calvi e Ro- ma), dunque Capua porterehhe una marca d' infedele a* trattati di confederazione. Che se poi il lodato Storio- g-afo Capuano si ripigliasse allegando al suo proposito : che se le relazioni si variano al vaiiar delle circostan- ze , e per gli spazi de' tempi , e per gl' intervalli dei luoghi ; io risponderei di si; ma purche Capua distaste da Calvi 4-4o leghe , quanta appunto distava lloma daL la Giudea T avrei allora per iscusata , siccome compati- sco ( se pur lo merita ) Y antica Roma , la quale avcn- do hen due volte giurata una difensiva alleanza colla nazion Giuclaica per opera de' fratelli Maccabei , prodi e zelanti difensori delle loio patiie costumanze , pure quella Nazione, e i Duci Maccabei restarono vittima del Re Antioco , e Roma non adempi alia santita de' giura- menti iatti ,. testificando il suo Giove ; e pure stava nel Campidoglio sospeso lo scudo d' oro segno memoriale di tal trattato ; ma forsc rimprovero insieme della religio- ne offesa. Ma le circostanze di Capua eran hen diverse: Capua non era assai migliaj lungi da Calvi ; il campo Caleno era liinitrofo al suo ; an/.i di piii , le rapaei a- quile roniane fafohricavansi un nido troppo vieino alio rape) be sue mm a. Cancclliamo an/i dalla stoiia civile di Capua le soprannolatc lighfi , 6 rendasi s.-hirttamentc ad ognuna il mo ; cos) restart onorata , e fedetissima V antica Capita^ e reateri libera cd indipendente da 1 « -i \% antica nosh a Calvi. Mi si perdoni cpiesta forse lun- ghissima digression* i»» Iav<>r della mia Calvi siimahU ii , «• »i 11a vcriti. fjjsciate poi waste gave di mag^
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giorame alle anticlic citta della Grecia , le quali da'ro* jnani per iscberzo appellavansi malattie greche , rimet- tiamoci sul seniiero della nostra Storia.
Calvi dunque era indipendente c libera , e gode la sua liberta sino agli anni di Roma £19- quando Roma ay^a gia concepito il grandioso disegno di renders! si- gnoi a dell' Italia ; e non attendeva che il momento di sottomettere al suo giogo ad una ad una tutte le citta , e repnbbliche divise ed isolate. Nell' anno 4-I4* c'* R°~ ma gli Aunmci divenuti soej della romana rcpubbli- ca divonnero Y oggctto della gelosia de' Sidicini ; irn- perciocche la grandezza di Roma gittava dai sette colli utt' ombra troppo lunga , e troppo larga per gli occhi de' Sidicini ; e quella vicinanza de' socj de' romani in Aurunca non pareva una comoda vicinanza giacclik la. sola tana del leone spaventa. Quattro anni dopo sot- to il consolato di Sulpizio Longo e di P. Elio Peto pre- s,ero le armi a danno degli Aurunci , i quali si ritrova-* yano gia disarmaU , onde vedendosi impotenti a poter resistere allc poderose forze de' nemici abbandonata la loro citta , si rifuggiarono nella vieina Sessa. Entrali i jSididni nella infclicissima Aurunca senza veruna resi- stenza , percbe vedova d' abitanti , ed uso de' seivaggi la schiantarono da'fondamenti. I Sidicini dopo dj. aver devastata Aurunca ( se pure questo trattato di alleganza non fosse stato conchiuso prira% ) , invischiarono i Cal- ve si ne'loro interessi , e fecero causa comune la loro di- fesa senza cessare <V esser indipendenti gli uni dagli #1* tri. Ma i Calvesi non si consigliarono salutevolmente an* flandosi a gittare in mezzo a genti bellicose , oiick per
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aver voluto essere a parte in queste scene sanguinose si ritrovarono essi i primi schiavi de' romani ; come il piu clelle volte avviene , che la speranza , e 1' opinione so- t;liono ingannare gli uomin: nelle cose del mondo , ri- flette Plutarco nella Vita di Annibale.
II fuoco d' Aurunca accese un grandissimo f uoco nci Senato di Ho ma. Conciosiache pervenuta tat funesta no- tizia a! Senato , il quale prima del funcsto caso avea gia ordinato ai Gonsoli di soccorrere Aurunca, cruccios- si contro di essi Gonsoli , che per la loro lentezza erano stati abbandonati i novelli loro Socj al furore de' nemi- ci ; e saputa contemporaneamente la confederazione de* due popoli , sul fatlo cre6 Dittatore Claudio Regillo , come se la Repubblica si Hrovasse in gravi bisogni ; ma perche dissaprovavasi come viziosa tal elezione , il dit* tatore rinuncio la carica* Nell' anno seguente ^i8i nuo- vi consoli L. Papirio Crasso , e Gesone Duillio uscirono in campo a combarterc gli allegati , i quali non ebbero ardire di sostenere ncppure il piimo impeto delle legio- ni umane, sbigoUiti dalle alte grida si rifug-giarono nol- le vicine loro citta. Plutarco esam'maudo perchi i roma- ni andavano al conditio mettendo strepltosi clamori , dice , che si e iatta osserva/ione che iYa i nostri scnsi 1' udito sia quello oho motto in :;« asidissima peiturbatio* ne ranioiOi c* ch* ne muove le passion! prestis iraanten- te, e che con maggior iajilita uscir ia la mentc fuor d| s«- inodrsiina.
Ma |>erehe promeva al Senato ili soltomeUere ommIdi monl.e i S:dicini , i qnali pi4 tolts 0 avoauo Bftossa .1 cotitro i moi alleati , licoonis contro i;li Aurun-
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cl ; o aveano pieslato ajuto a' neinici cli Rom.i , cioe , a' Latini ; o per colpa loro era nata la guerra , cioe , iYa Sanniti , Capuani , c Romani , die percio nclF anno seguente 4.19 P9* opera di que* Sarj Padri coscritti della curia furono proclamati Coiisoli M. Valerio Corvo per la quarta volta , e M. Attiiio Regolo ; ed anche avve- dutamente fu commessa la cura della presente guerra iuori sorte al solo Corvo , condottiero di somma autori- ta, di grande riputazione, e d' esperienza fornito. Giun- to il comandante coll' esercito in queste nostre contrade trovo i soli Galvesi in campagna per fargli fronte. Mi meraviglio assai de' Sidicini che avessero fatte opprime- re le forze de' loro collegati mentr' erano valide e robu- ste senz' apportar loro verun soccorso ; si perche essi e- rano stati i primi attori in questa guerra ; e si perche colla caduta de' Calvesi sarebbonsi essi trovati in mezzo alle forze de' romani con forze assai piu. deboli ; la pre- sa adunque di Teano sara una sollecita conseguenza della caduta di Calri. II consolo CorvO giunto coli' eser- cito ove i nemici erano gia schierati in ordine di hatta- glia , tosto mise in ordinanza le sue legioni , e gli assa- il in modo die anclie in questa seconda pugna i Cal- vesi al primo alto se ne fuggirono tra i ripari della citta incalzati nella fuga da' romani ; i ^uali pieni di bravura ardentemente desideravano di dare Y assalto , ma il savio condottiero contenne quel loro impeto , con saldo proposito di volerla per assedio , laonde giunte le machine da guerra quivi si accampo sotto le mura , attendendo Y occasione, ch' e quella che ^orge alle ope- razioni , non altrimenti che alle medicine di dar vita o
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morte. Imperciocche era maxima coslante presto i Ro- mani di non voler battaglie fuor di proposito ariiscliia- te ; ne vittorie clie costassero tvoppo sangue ; di mode ehe non vi era cosa di piu arciito , e di piu circospetto di quello ch' erano i duci romani. E questo dovrebbe essere il consigbo di tutt'i condottieri d' Annate , molti de' quali leggiamo nella staria d' aver sacrilicate alia loro ambizione migliaja d1 uomtni , come sc fosse ro tome di pecore condoUe al macello. Per chi aspui aile grandi imprese vi e il tempo , e '1 consolo esperimentato co- mandante seppe otlimamente servirsene presso Calvi , ove trovavasi prigioniero M. Fabio Cavalier romano ; Co- stui , deluse le guardie 5 e calato giu dal recinto avviso il Consolo che i nemici erano profondaii nel sonno a- vendo lo stomaco aggravate da' cibi , e dal vino. Corvo colta I' opportunity diede repentinamentD 1 assajto , e s' impadroni della citta , la quale fu ancbe saocheggiata da1 soldati. E qui spiro la libcita deli' antica Calvi.
II Consolo lasciato un forte presidio nella citta con-
dussc il vittorioso esercito carico di ricca preda in Ro-
mn, ove dato conto al Senato della sua amministrazio-
ne ; ottenne il trionfo , frutto delle gloriose stic" azioni.
E qui finalinenle giova di far sapcre al mio lei lore
che Atlilio Regolo collega di Corvo in qucslo anno /t iq,
nd Consplato fu antenato , e forsc avo di quell' Atlilio
Regolo cln> nell' anno 4f)9 f'1 firtto prigioniero da S.m ■
tippo ; c die dopo cinque anni di prigioniera da'Carto-
ginesi in mandate a domandar la pace a Romani. II
quale poi a notftii tempi diede degna materia .»! prin
ope de' Liiici Italian] .<! Metastatic dioO| <Ii bomporie
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quel Dumma , che porta in fronte tal nome , dramma dogno doir ant'ea maesta Latina , e di cui piu che di ttttti gli altvi assai compiacevasi l'Autore.
CALVI COLONIA DE' ROMANS
Per chiaiir meglio il mio lettore , prima di parlare della Colonia romana dedotta in Calvi esporro alcuni capi della manic; a come Roma governava le sue colo- nic , dclle quali cose no daro un succinto ragguaglio per quanto fa d' uopo al mio hisogno.
I romani quando felice avevano la fortuna della guer . 1a usano sempre moderations , e piacevolezza verso de' ncmici Imperciocche di tutte le terre acquistate coll ar- mi ne vendevano una porzione per 1' erario di Roma ; un altra porzione ne assegnayano alia Colonia , che la deducevano ; e rendevan f altra di ragion del puhhlico , c distribuivanla ai cittadini indigenti , e mendici , che ne j>agavan in ogni anno una moderata contiihuzione all' eraiio comunale ; per addolcire eosi V ira de' vinti , e per cagione insieme che le popolazioni vicine si la- sciassero piu agevolmente conguistare da uno Stato lihe- ro , e di recente oiigine , qual' era Roma. Impiegatano poi le loro entrate nel risarcimento delle mura , ponti , stradc, terme , teatri, aquedotti , templi , ed in altii e- difi/j puhhlici ; pensando sempre al hen essere delle co- lonic. Quesic citia conquistate poi non solamente eiano suddite de' romani , ma venivano ancora governate da loro Magistral*!, Pioconsoli, Pretori, Presidenti, Ccnsoii. Ma con tut to cio anche allova contenevano una specie
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di repubbliea Varia si ; essendo alcuni Municipj , altre Colonie , cosi clette , romane , altre dette Latine ; chi di queste aveva il dritto del solo suffragio , e chi di poter esser Magistrati. Vi era anelie il privilegio delle nozze co' Municipj. Che anzi tra gli stessi abitanti della mede- sima citta municipal e erano ineguali gF interessi comu- nali ; dapoiche \i era stabilito un fondo di ricompenze, e di privilegj , che si dispensavano solo da Roma , ac- cordandone a chi piu , ed a chi meno. Tanto ammira- hile eia la previdenza de romani , colla quale procura- va di dividere i Socj , onde non avessero una causa co- mune. Dippiu Roma ebhe sembre F antivedimento di far sossisieie una gran distan/a fia i suoi proprj ahitanti 7 e quelli del Lazio i quali onorati del titolo di cittadini, ma sotto la dinendenza politica di Roma ; qucsta supe- riority di Roma, faceva si che molti personaggi piu rio- chi delle Colonie corressevo in folia a stahilirsi nella lie- tropoli , ov'era concentrato tutto Io Stato , c la potcnza dtlF Impeio, come vedremo in appresso. Qucsta maniera di governare i popoli soggetti fll principal prerogativa dtf romani sopra tutte le altre Nazioni del Globo. Vir- gilio lo attesta
Tu rcgcre imperio populos romane memento Hae iibl criint artes , pacisqu.4 imponcrc morcrn. Purcere subjectis , el dcbdlare superbos. Ineventemeate al soffranotatb modo di gofenifcre i po- poli voglio qui accrcseernc un cscmplare aatfti lumi- no-,(> negli anaali del regno di Napoli, iperq che sa- 1a molto I grade al mio Uttore. N present regi- me del nostio regno e tutto modcUatb Mil re-
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golamento dell' antica Roma. Egli e in Yerita a rallc- grarci colF eta alia quale ci siamo incontrati di vivere di Ferdinando II. che Dio sernprc feliciti. La natura certamente con egual misura ha in Esso lui mescolata colla Maesta la benignita , retaggio succissivamente in Lui tramandato dagli Augusti suoi maggiori. Impercioc- che sta disponendo le cose del regno in modo che stes- sero mai sempre in pace , e tranquillita ; cesi regnando fara al ceito risorgere 1- antica gloria , e J a ielicita in- sieme de' suoi popoli , ch' Ei chiama sue delizie. Noi intanto peio ( e questi sono i voti di tutt' i Luoni , e da senno ) dobbiamo colla nostia mente , e col nostro cuore cooperave alia gian mente , ed al gran cuore del- la Maesta sua com' e ben dovere , massime in questi tempi che 1' Europa tutta e involta in turbine spaven- toso di sedizioni , e di novita, e Dio Lenedica dal cielo questi nostri santi desidesj. Premesse queste cose entro nella materia proposta a pariare di Calvi Colonia de* Romani.
Caduta Calvi sotto la possanza romana , il Senato vi- gile , ed attivo a cogliere il frutto della vittoria , suhi- to la formo citta di presidio , e di guarnigione mandan- dovi neir anno segue nte essendo consoli Tito Vetturio e Sp. Postumio una Colonia di 25oo. Veteiani ammet- tendo in essa le persone pin meritevoli , e piu oneste < lie fossero in Roina. I Triumviri che la dedussero , e che assegnavono loio una porzion di terreno , detti per- nio Triumviri dividenth agris , furono C. Duillio , Ti- to Quintio , e M. Fabio. Cosi restarono affievoliti i Si- dicini principali p^ornotori della guerra , e uon tarda-
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rono molto a cederc anch' essi alia stessa forza romana. II Senato diede al novello popolo conquistato una ma- niera di governo moderato , e prudente , lasciandoli il gentil nome di repubblica , come se restituita gli avesso la libei ta. , ma ci6 m apparenza solo , essendo in sostan- za sudditi di roraa. I Calvesi in quelle strettezze si as- soggettarono con tutta mansuetudine alle leggi che loro prescrisse il Senato , e s' innestarono insieme amorevol- mente co' romani ; ed a poco a poco si naturalizzarono con essi addottandone le usanze , ed i costumi , e di- vennero cosx un appoggio della loro potenza , ed un propugnacolo , e riparo contro le armi dc' Teanesi. De- ve dunque Galvi alia Golonia romana I' orioine della sua grandezza , e del suo splendore. Imperciocche fio- riva in quel tempo soprattutto la guerra , e P arte mi- litare, il die e manifesto percioccbe Roma nazione guer- riera comprendeva tutte la virtu sotto il nome di For- tezza. I Calvesi misti co1 romani uomini bellicosi , tol- leranti , ed esperti assai nella guerra da essi apprcscro la prima volta cosa fosse la ver' arte della militia , es- sendo stati avvczzi per lo addictro a tare in compagna una splendida mostra , piena d' arrog-anza , e di o:g<>- glio , ma in sostan/a di un potere iVivolo , c vano. I romani poi armandoii di spade , e di saettamc , di scu> di foiti | e pesanti , ordinandoli , e schterandoli in ba(- tagUa air uso loro , e stimolando il ooraggio oolP emut lazione , e co' regal i mililaii , e soprattutto aw-v/unla ne i corpi alle iaticlie col tenergli in moto , ed in eser-
ci/io sdi ridofsero finalniente Sold&ti romani. E cosi Ro- ma venue a capo di soggiocaic 1' Italia col mci.o i|e'
Soldati , e def tesori dell Italia medesima ; laonde e piu che certo , che i Calvesi furono arrolati per quanto er* ii loio ratizzo in tutti gli eserciti consolari , dando senv pre prave del loro valere , e che mostravano rie' lorn esurcizj una agilita e destrezza ammirabile. I.ivio aitesta che combatterono nella funesta giornata di Canne come osserveremo a suo luogo.
Calvi si mantenne fedele alia Repubblica dominante sino all' anno di roma 54-5. allora quando con undid altri colonic tento di scuotere il giogo de' romani , ma non fece che di renderlo ( come spesso addinviene ) piu qravoso. Per iscusare per una parte tal mancanza di fe- delta mi fa d' uopo riandare alia seconda guerra Puni- ca , faccndo cosi osservare per cognizion della cosa in quanti cimenti , e quante sciagure avevano sofferte gli infelici Calvesi per servizio di Roma, ristrigendo il mol- to in poco, colla guida di Livio. La Ptepubblica Cartagi- nese resa tributaria di Roma crecleva per lei un vituperio pagare i tributi essa , che una volta padrona del man* era awezza d' imporli a varie nazioni a se soggette. Do- po quattro anni scossa dal rossore di tal vassallaggio fe- ce tutt' i suoi sforzi per riacquistare gli antichi dominj, e colla grand iosa risoluzionc di sottomettere ancora la stessa Roma. A tal oggetto spedi delle forze imponenti nell' Isole di Sicilia , di Sardegna , e della Corsica , c coniunieo i concipiti disegni ad Annibale , il quale tro^ vavasi alia testa d' un poderoso esercito nelle Spag-ne t dove fanciullo appena di nove anni lo avea menato i{ padre ad itnparare nef cimenti piu difficili , cioe , ne' ft+inpi dclle baf'aglij , V arte milifare. Dichiavata la
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gucrra , Armibale date 1' occorrenti disposizioni in quel- le Provincie , con un esercito di gente mercenaria , ^e accogliticcia , di popoli diversi > e di diversi linguaggi, di Spagnuoli , e di Francesi , e d' Africani , senza in- tendersi tra loro , si masse per portare la guerra ncl seno deli' Italia. P. Cornelio Scipione (a) poco innanzi era venuto coll' esercito a Marsiglia. Per cliiarirsi me- glio della venuta del nemico , e per riconoscere , ed in- lendere i suoi disegni mando una brigata di 3oo. va- lentissimi cavalli , al Rodano s' incontrarono con 5oo. cavalli JYumidi ch' erano stati mandati da Annibale per spiare il campo de' Romani. Vennere alle mani, e nella zuffa restarono vinti i Cartaginesi. Ma l'orrido nemico che Annibale , ebbe a superare , furono le Alpi ; con ardimento che sorprese chiunque col ferro , e col fuoco, per mezzo delle nevi , e de' ghiacci , c per li dirupati inaccessibili delle montagne batte la natura con tutta T arte , oltrapasso coll' esercito , e piombo nelF Italia , sembrando qual fulmine caduto dal cielo per divampar- la. II Consolo Romano con gran prestezza ritoinato da Marsiglia in Italia , passato il Po , e '1 Ticino pres$o Pa- via s' accampo poco lontano dal nimico. Vcnncro al ci- mento i due eserciti , restarono vinti i romani , ed il Consolo feritO a terra stento a salvarsi cogli avan/i del- le legion! salvato dal ll^lio giovanetto allora , poi detto J' Africano. Annibale sensa peratr tempo ralioo gli Ap- pennihi marciando alia \olta di Roma. Pervenuto viri-
(<t) Quest r quel P. Cornelio Scipione , che col frtf tdlo Gheo Scipione furono mora neue Spagne , appel*
lati i due fhlmini di guerra
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no Piacenza , ivi alia Trebia gli si oppose il Consolo T. Sempronio a contrastargli 1 passo ; furono sconfltt' i roinani , e i Cartaginesi per la seconda volta vincito- ii (a). Giunto alia citta di Perugia ne' confini dell' Urn- bria V astuto Annibale vieino al la go Trasimcno colse negli agguati 1' ineonsiderato Console Flaminio (b) , il quale resto morto ivi con i5ooo. romani. Ma le tie pre- notate vittorie non furono che il preludio dell" altra mas- sima negli annali di Roma , dico la rotta di Canne pic- ciolo villaggio nella Puglia presso Ascoli nel regno di Napoli , ma assai farnoso nella storia , per la totale di- sfatte di due eserciti consolari , e per la morte di un Consolo , e delta piu illustre gioventu di roma , accadu- ta nel 538. L' Italia , come ben possiamo immaginarci , sbalordi tutta a tante > e si lattuose perdite , e crebhe la costernazione al rum ore di tanti nunzj sinistri , Tuno cbe annunziava la perdita dell'isole sul mare ; Faltro de' due fratelli Scipioni uccisi nclle Spagne.*In cjuello stato cosi tiisto il volgo (cioe la maggior parte del popolo) cre-
(a) Ey notabile che in 'questo medesimo sito nel 1799, i Francesi comandali dal gencralc Magdonald ebbero la formidabile rotta da Russi comandati dal eelebre Maresciallo Ssvorow , che indi a poco fu sopranonii* nato Italinski , o sia V Italico.
(b) Costui fu padre di Q. Flaminio , personaggio ee- lebre nella storia romana per la liberta data alia &re- cla , il quale poi ebbe nelle mani Annibale morto nella Bitinia dal re Prusia,
dette Roma ridotta all' estrcmo senza rimedio; il capita^ no Cartaginese invincibile , e che tutto dovesse cedere alia sua fortuna. Ma non cosi dice va no que' savj Padri della curia , i quali con una invitta fortezza d aniino avendo disaminate bene le cose , conoscevano che le per- dite erano addivenute non per mancanza di valore ne' Soldati , ma bensi per inespevtezza de' comandanti , i quali ripieni d' amblzione piu che di senno si erano af- frettati di venir toslo aile mani , l;isingan;losi d* ever gia in pugno il trionfo. I consoli poi coprivano la loro ambizione sotto il pretesto di clover combattc- re il decoro di Roma , dicendo che qucsto sarebbesi interanlente perduto , quando si mostrassc d' aver ti- more de' Cartaginesi. Con tale cattiva loo dire- ztone erano stati la cagione della ruina di lo^o medesi- mi , delle Armate , e del pericolo della patria. Che per- cio le facende chiedevano vcri Comandanti , e questi non mancavano in Roma , cd i fatti che segoirono poi comprovarono evidentemente la taccia che il senato da- va ai Consoli. Per ridurre tutte qucste cose in sommi: il Sena to esa innate le sue forte , e conosciute d1 eswre maggiori di quelle del nemico j prese le sue inisure , ed in quello stato che agli occhi del volgo scmbravana |e cose gia spacciatc , e die tutte si avesse a temcre j si ride uscire quel ardito decreto t che si perirehbe pint tosto , che chiedere la paeo al nomico. Omero (.1) rettfe- inente ha moshato , che tVa tutte le virtu la fortes
(a) Ptutareo Vita rh Pirro / 313.
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M , si e quella che spesse volte ha degli enfusiasmi , e de' trasporti fanatici. Capua per 1' insolenza de' suoi cit- tadini ti'o addosso a se sola la potenza romana , e tutta la furia del la gncrra , che non pote sostenere , e cadde final mente piu presto che non si credeva per ogaiuno , ed Annibale , fin allora invitto , fu vinto , ne pote soc- correrla, I comandanti furono i Consoli Q. Fulvio ed Appio Claudio. Cinquanfatre Senatori incatenati a guisa di schiavi ftiroho mandati in Calvi , e Teano ; il Con. solo Fulvio li fece caderc sotto la scure de' carnefici lit— toii ventlcinque nel fmo di Calvi , e ventotto in Teano. A si tragi co spettacolo oppresso Giubellio Taurea da cu- pa malanconia opino esser tutt' odio che nuti iva il con- solo contio gl' infelici senatori , onde facendogli i piii superb i rim proved in quel punto da se stesso si uccise. Monsignor Granata encomia la bravura del nobile ca- puano. Ma a mio sentimerito il Taurea s' inganno : poi- co€ se Fulvio avcs3e covato in petto un odio private conto i senator] gli avre&be fatti uccidcrc immediata- mente in Capua stessa nel calore delta vittoria , sena dar tempo alie praticbe , che poi si i'ecero in Roma per liberarli dalia morte. L' orgogliofl? Giubellio avrebbe do- vuto sapere il carattere de' Romani , e penetrare al fine ultimo della loro politiea. Inipercioeche il consolo Ful- vio con quell' atto , che sembrava brutale , ed inumano, voile dare una spaventevole lezione a' popoli , e a' reggi- tori dclle citta Calvi , e Teano ; e far loro comprenderc che non vi era pieta a chiunque attendesse la forza , neppure risparmiando il supremo Senato.
E pure nonostante una lezione cotanto spaventevole
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ncll' anno 54-5. cli roma , Calvi ed undici altre Colonic machinarono insieme delle novita pro testa ndosi di non poter soccoriere la romana repubblica ne coir anni , ne con danaro second o il ratizzo , tanto erano le strefctezae
in cui si ritrovavano dopo tant' infortunj sofferti. I piin- cipali magistrati delle dette Colonic , dato ascolto alio doglianze delle rispetlive popolazioni ? ne' conii/.j , ossia, assemplee comunali si pioposero piu volte varie cose a deliberare con posata disamina sullo stato infilicissimo delle pubbliche faccende ed io , non sen/a. ragione mi immagino che Annibale tenesse tra que' nobili cittadini delle pcrsone a hii ■ afiezionalc , e che per la dett' affe- zione \ieppiu s' infiainmassero a cio fare ; imperciocche egli essendo per nalura sua mansneto veiso i nemici , e dando a' prigionieri di guerra volenlieri la liberta ri- maudandogli a casa senza riscatto , con tali gencvose a- zioni cattivavasi gli animal! loro ; percio ncgii accennati coniizj diceasi ch'era meglio t'essere prigionierO del neml- co, chfi Tesser soldato roiuano; jpoiche il Senate avea man- date in Sioilia gli avanzi della strage di Canne clT erano scampati dalla battaglia (ed erano due legioni 5. e 6. Livio) non gia per militarc , iua hensi per iargli ivi morire di \ecchiaja,ove da otto anni litrovavansi quasi in csilio senza sneranza di poter rivedere rib la pallia, ne i parertti. Clu 1'iUi siensi In allora questi parlari ; e che 1 1 troppo serera ruoludone del Senate verso i fuggithrl di Canne fosse stato il principale incentive alia rnancansa delle Ruddettc colo#iie , ella »• asaertione di Livio, eon il n« manentc che iiegne< Queste cose tutte da tutti ben 1 siclerate 1 mi nom federe i bro pacsi ratnati f
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pre , o desolati senza riparo , per determinato consiglio i'u i ono mandati in Roma alcuni de'piu ragguardevoli lo- ro cittadini a far p.escntc alia republ)lica romana chc le loro colonie non poteyano dare ne soldati , ne dana- ro , cotanto esse erauo spossate ; e sfinite ; e die vole- vano die si facesse la pace ad ogni modo col nemico. La somma autoiita della repubblica era allora in mano de' Gonsoli Q. Fabio Massimo per la 5. volta e Q. Fal- vio Flacco per la 4- volta. Questi e quel Fabio Massi- mo, a cui Virgilio disse, Tu Maximus ille es TJnus qui nobis cunctando restituis rem , clie col tempo e coll' an- dare indugiando consume* Annibale. Gli ambasciatori a- dunque delle XII colonie con riverenza somma , ma con ferma risoluzione fecero istanza ai Consoli d' esser esenti dalla leva , e da ogni soecorso solito a darsi in tempo di guerra , apeitamente mostiando di non poter dare ne soldati , ne danaio per le lante sciagure sofferte ; e vo- levano contemporaneamente clie si facesse la pace ad osmi modo col nemico.
I Gonsoli facendo uso della solita prontezza d* animo con ogni studio procurarono di ritcnere gP inviati nel dovere con far loro quelle riflessioni , ed ammonizioni all' uopo ben convenienti ; dicendo eh' essi non erano ne Capuani , ne Tarentini , ma bensi romani ; clie da Roma riconoscevano la lor* origine; e che gli obbllglii ed i dove- li cbe lianno i figli verso i loro genitori , gli stessi do- vevano eglino alia loro madre patiia , laonde si rimet- tessero al pristino stato , ma il tutto fu vano. Sdcgnati i Consoli clie si voiesseio abl)andonaie al furor del ne- mico , e cbx. volessero con cio procurare un cangiamento
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nella repubblica ; riferiiono in Senato lf oceorrente. Si ritrovo in un' agitazione d' animo assai grande il Senato , temendo che le XVIII, alti e Colonie , ed i Socj farebbe- 10 lo stesso. Furono da' Consoli presentati in Senato gl in- viati dell' altre Colonie , ed int rrogati quanti soldati avevano pronti per la gueria : a home di tutti rispose M. Sestilio Fregillano , o sia di Ponte corvo , ofFerendo con animo pronto le loro persone , le sostanze , e le armi come fosse piu a grado al Senato : persuasi che meglio tornasse morire obbedienda al Senato , che salvarsi con- tradire la Madre patria. Sgombrato il Senato da ogni angustia diede le disposizioni necessarie per la guerra ; e per gl' inviati delle XII. colonie rimetteva tutto al giu- dizio de' Consoli di fare quanto opinassero per ben della Patria. Intanto le Colonie col fatto si esentarono di pie- stare verun soccor^o ; ed i Consoli in qucsto stato di cose prndentemente servirono al tempo sema usarc la forza. Ma nell' anno 55o di Roma , avendo le faecende pubbliche cangiato aspetto , il Senato ordino a1 Consoli allora P. Scmpronio Tuditano , e M. Comciio Getego , che chiamasscro in Roma i magi strati , e dieci de' pri marj cittacHni delle XII. colonie , e loro ordinasseio , che ciascuna delle detle colonie somminisliasse il doppio de' soldati a piedi che avea contrihuilo da che gl1 inimi- ci erano nell' Italia j e cento venti di G avalleria ; ehe ^e poi una dclle Colonic non potesse soimninistrare dctto mi- ni'r > di o! lati a cava Ho , le losse perikieftSO di soiroga* re tre pedoni per ogni caraliero ; i soMati tutli fcwaero pii s ;.l*i tra le famiglie piii ricche,4 bifognanit »arel>i
'•ro ipeditl OTUIKfUe tq -lie iuor dtli' Iuliu. Gfcc c uiai
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alcuna licusasse di cio eseguire , si arrestassero i magir 6tiati , ne si dasse udienza agl' inviati in Senato , se prima non avessero adempiti gli ordini. Fu anco- ra ordinate) a' Consoli che alle stesse Colonie s' impo- nesse il censo di 77/ millia aeris singulos annos ; (a) e che si riscuotessc ogni anno. Gosi fu eseguito , e cosi le colonie furono punite della loro disubbidienza , come per Io piu suole awe nil e. Da questa epoca in poi Galvi si mantenne semprs fedclmente attaceata al corpo della repubblica ; onde per compenso della gratitudine merito d' essere dichiarala Municipio col diitto di' far corpo , cioe , comunita , o comune , e di eleggere i suoi magi* strati ; e col dritto del suffi agio come cittadini romani , e d' aver paite nella republica. Ma sappia ilmio lettore f che questo diitto si vario a seconda de' tempi , e delle vicende; Plutarco ce ne assicura nella Vita di Cajo Graz- zo tiibuno dejla plebe. II Senato , dice il lodato Scrit- tore , persuase il consolo Fannio a scacciare tutti quel* li , che non eran romani. Pubblicato che fu questo edit- to insolito , e strano , che alcuno degli alleati , ne de- gli amici non dovesse in que1 giorni coinparire in Roma \ Cajo espose pur anch' egli un decreto in contrario , de- testando il consolo , e proi^ettenciolo di difendere tutti quegli alleati che sen rimanessero. Pur egli non gli di- fese gia punto A tal segno si variavan le cose.
(a) TjMo /. s|4. B. valent ioo coronatos cioe due at i ioo, #
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Cahi Municipio deJ Romani Degli uomini illustri.
I Calvesi per loro segnalate azioni ascesero finanche alle prime cariche cli Roma ; eel in fatti vide la nobile sua famiglia Vinicia fare piu volte la gloria de' Fasri. consolari, fino ad imparentarsi colla regnante di ^Calico- la. Conciosiache delle tie sorelle che avea Calieola , la terza clie chiamata era Livilla la diede per moglie a M. Vinicio ; e deve Calvi all' accortezza di Tacito la no- tizia lasciataci di Famiglia cosi illustre , la cui oj igine si taee dagli altri (i).
I Calvesi per i loro serv^gj meritarono la stima di due Personaggi singolari di Roma y voglio dire , di G. Ce- sare il Dittatore , e di Cicerone. Cesare reggeva a senno suo la Rcpubblica di Roma , siccome quegli che valo- rosissimo era , e pieno di politica quanto altri mai , e non inferiore a veruno de'romani inmagnanimita; ma sor- tito avea dalla natura un genio ambiziosissimo , impcr- ciocche non contento d' cssere il primo , voile formarc della repubblica una monareliia a se solo , col meltere sossopra tutto 1' Impero. Per ese^uire tal azione no g'm- sta , ne onesta , anzi tal iniquita affatto inescusabile pn*-
(i) Feci nelle quattro mie Disertazioni , che diedi al Bdi one J. Uicca un trattato pieno dd Personaggi piu ehiari di questd Famigtia ; due di dette disertazioni furpno
<1dh> (/f[t/ lure col nome del fit illustre \fariO PagfMlO
due. so no gi& date ull (i lure d.d soprolodato Boron • JS'a/>oli iH-iQ. vedova di Reale , e Figli,
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Be i mezzi piii necessai j ad ottenere i suoi insidiosi di- segni. Grande cura si prese delta persone meritevoli , e si cooperava molto per iaiTentrarc :a pait; degli onori chc si dispensavano nella sola Roma. Tra questi fa Q. Fu- sto Caleno uno de' principali cittadini di Calvi avendo- *o creduto istromento proprio a sostenere i suoi divisa- meiiti. Oltre gli altri tratti di benevoglienza , e cortesi che gli us6 , lo fece suo luogotenente nella guerra civi- le contio di Pompeo. Fusio piglio le armi in favor di Cesare , e parti per la Gecia menando seco quindici Coor- ti di soldati ; e quaodo sconfitto Pompeo nella Farsaglia, cd indi uccisso , $i decise del destino dell' Impero : egli era in Atene , ed avea presa Megara come lugotenente di Ccsare (1). Tale fu Fusio Caleno; il quale alio spi- rito guerriero accoppiando 1' eloquenza oso disputare a pro del Triumviro M. Antonio contro di Cicerone ; leg- Besi presso Dien Cassio lib. /t6. un pezzo di quell' arrin- ga , cli egli recito nel foro , essendo consoli C. Vibio Pan- sa , ed A. Irzio , piena d' improper} villani , e di vani supposti niente inferiore a quelle villanie dall' Orator ro- mano vornitate contro Antonio nelle famose I uippicbe Q. Fusio neir anno 706 di Roma fu Consolo per tre mesi , surrogate a CesaregDion Cassio. Argomenti sou questi , che ci dimostrano , che da uormni d' alto valo- re e di grand' estimazione Calvi abitata fosse. Abbiaroo da Cicerone , che il giovane Cesare dopo la morte del dittatore portossi in Calvi , per far servire a' suoi inte-
(1) Plutarco , vita di ErutQ.
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ressi le truppc di suo padre adjttivo , le quali si pose- to in sua dispossi/ione niosse per venJieare la morte di Cesare sotto cui avevano militato , come dalle sue pro- digiose liberalita loro fatte. Da que' tempi cosi rimoti non e giunta fino a noi cosa degna di fede intorno alle azioni di moltissimi personaggi , i quali si segnalarono nel valore , e nelle seienze , die non sarei di lode avaro a tanti nostri bravi Galvesi. Io non son di coloro , che vanno tentando di sedune il lettore c on artiiiciose suspc- zioni ; ma s' egli e lecito nelle antiche , ed occult? cose innolt tarsi , io stirao che molti dc' nostri piu ricchi per ambire a' primi magist:ati trasfei issero il loro doniicilio nella capitale dell' impcro , ovc con pesato giudi/io sidi- stribuivano le piu illustri cariche della repubblica. Ed in questa occasione giova notare un altro errore , che registiato si osserva nel lib. i. fol. g3. della storia ci- vile di Capua di Monsignor Granata , leggen.losi fia le nobilissime antiche faniiglie Capuano annovcrata la Fu- sia che non mai si e a Capua appartenuta ma si bene a Calvi , come c ehiaro dalle autoiila de'dassici seiiUoii , i dalle an Lie he medagdie.
Veniamo all' amicuia di Cicerone.
I Calvesi par i loro servigj , e per le loro onoiate ope- i azioni meritarono la slima di tal Personaggio. Ciperono stesso ce ne ha lasciata noti; ia sciivendo piu volte a I Attieo : ma io al miolettore sul present* propaatto ioglk>
anxraii' nel nostro idioma la leUera sciitla I DelabellM a favor di due nohili Calvesi, fatU pii^ionieii di glltf
ra di Cesare n<I grand* oonflltto prcssofa citti di Nun* da nclle Spagne', acoaduto ouattra anni dopo quello
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della Fargaglia. Notora il mio lettore la sagacita del- T intelletto , o sia aceortezza di Cicerone nello scvivere la sotto notata lottera , giacche anch' egli era stato della fusion di Pompto. Lib. IX. epist. i3.
A DOLABELLA.
Cicerone,
Gaio Suberino Galeno e mio famigliare , e strettissimo amico di Lepta fauiigliarissimo nostro, Questi essendo , per ischifare la guerra, andato in Ispagna con Marco Varrone con animo di starsene in quella Piovincia , nel- la quale niuno di noi , dopo che fu superato Afranio , ciedeva che dovesse rinascere alcuno strepito di guer- ra ; dette a punto in que' mali , che s' era ingegnato di schivare : peroche all' improvista fu colto da una guer- ra , la quale mossa piimieramente da Scapula , fu poi tahnente rinforzata da Poinpeo (a) , che in guisa muna Suberino pote da quella miseria svilupparsi. Quasi ne* medesimi termi si ritrova Marco Pianio Sterede , il quale similmente e Caleno famigliarissimo di Lepta nostro. Costoro adunque amendue ti raccomando con quella caldezza , e con quell7 efficacia , che posso mag- giore , e desidero di far lor servigio non solamente per 1' amicizia , ch' io tengo con esso loro , ma ancora per una certa mia naturale umanita. Oltrecche pigliandosene Lepta tai fastidio , che maggior non si piglieiebbe delle
{a) Sesto Pompeo figlio di Pompeo Magno.
ayo
sue prop ie sostanze ; sono sforzato a senthne jo , se nora tanto affmno , qiianto egli sente , almenr> poco minore. Laonde quantunque io abbia assai volte p£r prova co~ nosciuto quanto sia ¥ amore , cbe mi porti : nondiraeno tieni per ceito , cbe io sono per fame piu. risoluto giu- dicio nella presente occorren/.a. E parcio ti prego ad operare cbe questi due Caleni miseri , non per col pa ; ma per fortuna , alia quale ogni uomo soggiace , non ricevano alcun danno ; accioccbe io per mezzo tuo faccia loro questo servigio , e possa sodisfare al desidevio del municipio Caleno , col quale io tengo stretta amista ; e quel cbe piu importa , trarre Lepia di tanto fast id io , quan'o egli importa. Queilo , cbe son per dire , non penso cbe faccia molto a preposito ; ma ad ogni modo non nuoce niente a dirlo. Dico aclunque , che P uno di questi ba molto poca roba , F altro appcna lanta , cbe basta a g*-ado di cavaliere. Percbe poiche Cesare per sua liberal) ta. gli ba donata la vita, oltre alia quale non ban- no molto cbe perdere ; vedi cF irripelrar grazia f sem* ami tanto , quanto certamente mi ami , cbe si possano ri- tornare a cosa. Nel cbe non aranzano alt'o,v cbe un hmgo cammino \\ quale nun sia lor noioso per poter vi- vere , e morire co' suoi. La qual cosa ti prego a solle- citare con ogni sforzb , e a stringnerla , overo piu t<^(«> a recarla ad effetto , percbe mi bo persuaso , cbe III possa ia:lo. Sta sano.
Ma F antica nostra Calvi per piu nobil cagiehe <b*ve reputarsi m« »I ? < > avyenturosa vantando 1 1 a cF illustri gtioi cittadini un Eroc assai piu degno , e <li cui biirno cw- lament* puA mettersi a pari - ateodola col solo mo no-
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me rcsa immortale per sempre negli annali della. storia ecclesiastica. Egli e S. Casto primo suo Vescovo, e Mar- tire cli Gesuciisto. Questa debolezya clella mia memoria di cui nel paragiaib della Cattedrale , ove pai-lando della setie de' Vescovi di Galvi esaminero V epoea del gloiioso suo maitirio.
£' opportuna cosa pero il pre venire i miei Calvesi a- mante de| buon gusto di lasciare nella sua opinio ne V Abate D. Mattia Zona il quale volendo provare die la nobilta della famiglia di S. Casto parcggiava quella de' Vinicj nella pag. 60 , e seguenti dice che in Calvi era- vi la famiglia Vinicia Casta. Questi sono di quegli of- ficiosi litiovati , che s' inventano alle volte , e si spac- ciano per maggiormente iilustrare un Personaggio per il quale vi e la prevenzione di una grande stima ; ma S. Casto non ha bisogno di questi onori forestieii. Per noi basta sape^e che Calvi e assai piu ammirabiie ne' Fasti della Chiesa per la cattedra di S. Casto ; che non h in quei di Roma per la gloria dei suoi Vinicj.
JNroi siarno all' oscuro degli antichi affari delle citta d' Italia prima del nulle delF Era cristiana, peiche sono tutti bruciati gli archivj vecchi delle medesime , ma il poco che ne resta da indizj , che gf Imperadori roma- ni co lie guerre civili ne distmssero un gran numeio ; vaglia per pruova questo rapporto Plata <co nella vita di Cesare. Questi dopo i trionfi riportati di Pompeo, e dei suoi fautoii fece la rassegna del Popolo romano , ed in- yece di un numero di tiecento venti mila persone, come eian prima , trovato ne furono cento cinquanto mila soltanto. Tanta calamita , riflctte il savio Aulore , ap-
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povtata avea quella seclizione ; e tanta quantita di po- polo distrutta avea , senza consideiare gl* infortunj che per essa occuparono il resto dell1 Italia , e le provincie peranche. I Triumviri , e i loro successon fecero di peggio. Tanta ruina apporta la sfrenata ambizione!
Ma qui mi si domandera. chi mai distrusse Galvi ?
A questo quesito non bisogna andar cercando rispo- sta , perche il saperlo non e di gloria veruna , ma sa- rebbe certamente d' ignominia V ignorarlo , poiche i fatti parlano abbastanza. Accostiamoc» a' tempi quando si sfa- sei6 la machina dell' impero di Roma , essendo impera- tore d' occidente Valentiniano III. il quale non va- lendo a resistere a quel diluvio di gente veramente bru- tale che per la vaghez/a di questi luoghi sbucarono dal settentrione, abbandonate le piu belle provincie dell'Im- pero , restarono esse , al piu che dir non potrebbesi , inghiottite sotto Y infinite onde di quei feroci harbari non dico Calvi sola , ma le piu "antiche , e le piu ia- mose citta dell' Italia , che non esistono piu , o non son di considerazionc , che per la loro decaden/a. Col pen- siero m' immcrgo in quei tempi si spaventevoli, e mi si gela il cuore , considerando lo spavento che la fa ma porta va avanti a quei masnadicri , a quei schiami di mendici senza vcrun freno. A pochi riuscl il salvaisi dalle loro spade ; molti perirono ne' boschi de' vu-iui monti per i disagi, e per il Tin or della fame. In quell* confusion* di tutte le cose c cana^lia delle nofttre popo** lazioni sulla speran/a di paitecip.ir delta pmla , iCOfttO il fimor della iorza pdhhlica , si uu ttCoUroDO t lo .0 di-
ttruttori iumendaiidone il numero , »• questi uglionoei
sere in simili calamita piu feroci cV ogni fiera non mai udita.
E qui interrompo per un momento il Clo del mio racconto , e non senza ragione , perchc V uomo e un a~ nimale , clie posto nelle mcdesirno circostanze opeia sem~ pre della stcssa maniera. In quest! nostii tempi di di~ sciplina , e di civilizzazione de' popoli sono stato spetta- tore di un'ombra di simili fanti ml 1799 anno memo- rabile negli annali del nostro regno. Avrei voluto rife- lire con esattezza ogni particolarita delle cose avvenute a' nostii gierni , essendo ci6 proprio d' una stoiia digli- gente , ed operosa ; ma vi rinunzio volentieri, e passero sotto silenzio que' tempi di disordine , e d' anarchia non potendo rendeili istruttivi senza diffonderci piu di quella ch' esige il nostro soggetto, ed e cosa che al'fligge il par- larne senza profitto ; ed invece credo miglior cosa, che il mio curioso lettore a tal uopo riscontri gli annali del- le nazioni , portando ferma speran/a , che sara per ap- pro vare il giudizio da me estern^to. E con cid mi ri- metto sulF abhandonato sentiero.
Ma quei che diedero il erollo alia nostra Calvi, e che colle loro oriide inumanita la ridussero quasi a! nulla furono i Vandali , o sia Saraceni allevati in mezzo alle tigvi del F Africa. Imperciocche la principal intenzione di quest a ferocissima gente era d' estirpare la religion cri- stiana , e se possibile fosse stato di miliaria affattOo Questi giu.ati nemici del noine cristiano annidato nei Garigliano sparserq. da per tutto in queste nostre coniie- re una desolazioue sopra ogni credere , massagrandi* *nclli „ c molti. incatenati ttasportandoli in Africa. Non
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>i iasciarono altro chc rovi. Sequela iuevitabile delle superstizioni religiose. Ed ecco come Calvi citta florida negli anticli tempi di Roma insensibilmente disparve , ad essere finalmente un cimiterio.
CALVI LONGOBARDA
Per le continue gia dette invasioni fatte in queste no- stre contrade da tante nazioni settentrionali ansanti tutte di bottino , crudeli , e bestiali lo stato dell' antica no- stra Calvi sembrava omai gia annientato, perche il po- polo era omai divenuto una razza d' uomini mendici , ed insalvaticbiti , senza veruna idea della gloria degli anticbi lor progenitori , quando vennero nella nostra Campania del settentrione i Longobardi , nel volto , e nel cuore de'quali, secondo 1' cspressione degli scrittori di quei tempi , non si ritrovava clie asprczza , e cru- delta. Per la calata adunque di questi nuovi baibari, e pel loio stabiliincnto in questo nostro paese 81 molti- plicarono i guai di Calvi ; fu ella ridotta a tioppo vile * condizione , divenne scluava del suoi Conli , c fu ven- duta colle sue (errc ; i iatli parlano abbastanxa. [mpcr- cioccbe i Romani con molta prudenza regolayano Ic pubbtiche cose; ma non cosi feoero i Longobardi, gente immonda , c fiera , i quali riguardayano ad un dipres* so col mcdcsiin' occbio il contadino che guidava 1 d>;« tro , e i^li animali che lo tiravaoo i queali ba ban , dw co , guattaroao quell' ardine , e r* introdusaero la ma* niera del governo cb'essi porWropo leoo, VI itabilirono de* gorernatori con ditcrsi titoli, c digniti in priiw
2J5 ma la dcbolezza del governo rendette poi ereditarj. AI- ctmi di quelli clie le possedevano piu potenti, e piu a- bili s' innalzarono insensihilmentc sopra gli altri, e loro si sottoposero ; tali furono i Conti di Capua , che di~ venncro piu potenti dello stesso Re d' Italia , da cui e- rano indipendenti. In generale i popoli erano oppressi , 1 signori tiranni , ed i re non avevano autorita sopra di essi. Ogni citta aveva il suo Conte , e Contado , ed ogni Conte voleva esser Re , laonde avevano castelH for- tificati , e sopra gente armata , perche continuamente erano minacciati , ed attaccati dai vieini ambiziosi f ed i popoli divennero piu schiavi , ed infelici.
Landone essendo Conte di Calvi edifico'nel confine~del territorio Capuano , propriamente nel luogo attaccato al Ponte , lungo la regia strada degli Abruzzi , la quale divide il sito dell' antica citta di Calvi da questa nomi- nata da noi Longobarda 9 ov'e il Seminario Diocesano, e la Catledrale , in questo luogo il detto Conte ionalzo un castello , che in que' tempi era un saldo propugna- colo contio degli aggrcssori ; oggi rovinato in parte, Landone fece quivi ammirare i suoi talcnti militari co* fossi che vi fece scavare , e con quattro bastioni , tutti •ncrostati di piperno a misura. Famoso per Y assedio che con prosperi successi sostenne Sancio Carilio contro Ferdinando I. ma piu famoso per il celebre scrittore Gioviniano Pontano che ne fa una patetica , ma bellis- sima descrizione in lingua latina degna del secolo d' Au- gusto. II re concitato da' Capuani , ai quali caleva mol- \o la presa del castello per istendere lc loro braccia so- pra Calvi, si porto ivi a combatterlo con tutto l'appa-
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xetchio da guena $ e molto Egli fece pet tspugnarlo ; ir.a finalmente fu obbligato a lasciare V imprcsa , senza aver ne punto ? ne poco pioiittato in quel fi >rj eel csri- nato assedio. II re declino di jiputazione, e cunlu^bo tutto il regno per questa inaspettata jisoluzione. Lo s:iit- toie narrando dctto assedio lo la quasi vedere sotto gli ocHhi , rappresentando quelle azioni , non gia come fos- sero gia fatte , ma come si facessero attualmente , met- tendo sempre in passiooe per la vivaeita , e chiaiezza del racconto , ii lettore , a cui sembrava d'essere anch esso a parte di que' cimenti. II Pontano Tien lodato co- me grave , e veriticLO storico da Camillo Poicio pag. 36. Congiura de' Baroni del regno di Napoli contio il Re Ferd. I. Ma e opportuna cosa , e pare sia di ragione rammemorare cbe lo porta del Castcllo , ove i nemici tentarono Passalto non e gia a mezzogiomo, come scii- ve F Autore , ma bensi ad occidente dirimpclto al S*« minario diocesano.
II re nclla r.uova campagiia de!P anno seguente con- dusse P esercito nei Sannio. Ritrovavasi in Montefuoco qnando scppecLe omai tlalla Toscana veniva 1'annata del sommo Pontefioe a iinibrzarc la sua. A tal avviso pie- vedendo Egli quanto avrebbe potuto fare il nemioo Ma- rino Marziano subilo si porlo ad occupare lo stietto di
Mi^nano ncl tenure di JMonie Casino, indi passu a Cam
pobasso soltoinettcndo al BU0 polc'.e niollr C*SJ 1 la ! I
Meeheggiaado campagne, c Villaggi. Com paiico di pre- da calo in Venafro, t Teamo. Disposte poi Ic pose ne- nie aWuopo venae in Calvi <> t'i riottg tempo diede 1 1 idako -.I «js!,iio. 1 m in im padroni facendo p^igio
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niera la guarnigione, Cos! fu prcsa Calvi, cosi restarono adempiti i desiderj de' Capuani, che 1' avevano guardata sempre con occliio di gelosia. II Re pero compassionan- do lo sfalo infelicc della poveia Calvi saviamente nel di £. agosto i£6o. con suo real diploma la urii a Capua come a sua protettrice. Ma le paterne cure de' nostii Sovra*>i in soceorso de' loro sudditi necessitosi non sono sempre secondati dalT opere altaii. Jmperciocehe Capua voile piuttosto si^iiouggiare Calvi , che soccorreila ; e almsanuo siacciatamente tanto delle parole del diploma , quanto della debolczza de' Calvesi, proccuro di trattarla come feudo , spedendovi ogn' anno dal suo Comune un cittadino per Governatore , non ostante clie la Corte ve- riiva dichiarata Regia. E quantunque i Calvesi si fosse- 10 continu.ameirle sior/ati di reclamare contra cosi ma- nifesta ingiustizia, puie non fu dato mai ascolto alle loro giustissime pretension!. Ecco come Calvi non solo non fu restituita in qualehe parte nell' essere suo antico % ma e rimasta totalmente annientata , quale e io stato suo d' oggidi. Tanto e vero che V indoli amhiziose qualora non si guardano dagli eccessi apportano desolazione nel momento medesimo in cui danno a credere di voler be- nificare.
Noi crediamo dover qui accennare i nomi delle Ville ch' esistevano in quelF Epoca , del V. secolo sulle mine delF antica Calvi. Ho raccolta tal notizia da quel tesoro nascosto delle Pergamene , le quali , come altrove dis~ si , si conservano nell' Archivio della Curia Arcivescovile di Capua; « Curzano, Moscardino , Pazone, S. Andrea, Casamesola , e Filetto w. Finalmente in confermazione
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cli qaanto finora ho detto sullo stato infilice della nostra antica Calvi , e di quel dippiu che saro per dire nel paragrafo seguente su gli antichi monutnenti clella me- desima voglio trascrivere cio che ne scrisse fin dal 1667. colla data di Napoli Celestino Guicciardini nobile mo- naco Celestino nel suo Mercurio della Campania Felice. >» Ecco T originali parole. « Ad law am ager fuit Si- » dicinorum , quorum caput Theanum , nunc quoque » non inelegans oppidum. Capuam versus incedenti , » ant j qui Caleni ( Calvi ) , ho die indigitati vestigia ec- » currant , omni verc ex parte diruta jacet et ci vitas , » Venusino Horatio ob vini praestantiam quondam ac- » cepta ». Ilia proprium fatum exolclamque fchciiatcm per j ocum inter squallentia rudera efferent cm audiamus Si crines ZJrbis sunt turres , altaque terra , His ego cum car earn, non bene Calva vocor?
E con cib do fine al sud detto Capitolu.
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DEGLI AVriClll MOIN'UMEINTl PELLA CITTa'
In questo paragrafo ove ricercasi la gloria di Calvi de' scculi passati ne' monnmenti superstiti dalle ro- Vine del tempo , i piesenti citiadini Calvesi , come appassionati dell7 antica lor patiia aspettano da me su tal'oggetlo un' ampia descrizione conveniente ai loro de- siderj. Ed io mi protesto che in questo strettissimo sag- gio storico non iscrivero giammai idee immaginarie per sedurre con artificiosi supposti la loro mentc , ed i lor cuori. La carita dclla patria e come un nodo d' oro , clie ne lega tuttf insieme , ma si rispetti la Verita ; cosz la patria da noi raccogliera frutfro , riputazione , ed o- iiore. Con tal prcvenzione entro nella materia limitando il mio discorso a poche fabbiiche cbe sono d' un trava- glio ammirabile. Fia le vestigia che restano si distingue tuttora la forma dell' Anliteatro , ma le mura sono ade- guate al suolo , e nell1 arena oggi increspa I' aratro. Giaee il detto Anfiteatro al mezzogiorno della regia stra- da degli Abruzzi un tiro di moschetto lontano dal Pon- *e in un terreno di proprieta della Mensa Vescovile di Calvi. E' contabile soprattutto pcrchc e un monumcnto di un' arte di fabbricare cbe non e piu nota. La parte esteriore era , come le altre che cliremo qui a poco, in- crostata di mattoni cotti al forno ; 1' interno poi della iabbiicae di un masso di picciole pietre di piperno spar- se senz' online nella calce , e che tormano un insieme assai duro , solido tanto quanto una pietra calcave. II tempo lo ha finora in qnalche par^e rispettoso , noi lo animiriamo , ma non lo huitiamo.
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Le rovine poi esistenti aneora nella loro tolole esten- sione in 11 n picciolo terreno denominate* le grotte , pio- prieta del p»ete D. Francesco di Girolamo, non ainmet- tono veruna ambiguita d' essere il Teatro antico, perche di figura sernilunare. I rappresentanti la moderna Calvi son molti dovuti alio zelo del loro rispettahile concitta- dino sig. Barone A. Ricca , il quale volenclo mostraie ai Pubblico sino all'evidenza la giustezza delle Osscr- vazioni da lui fatte sull' antica Calvi delF Abate D. Mattia Zona , delle due sucldette fabbiiche ne fecc con ogni esattezza eseguire la misuia del signor Leardi, e ne fece incidere il disegno in tie bellissimi rami , che si osservano nei Volume* della 1 pate delle proloclate Os- servazioni stampate colla data di Napoli 1823. Nei pri- me ramo e incisa la Vcdida degli evauzi del Tcetro di Calvi in mezzo di un aibusto clie sembia adornaie I<? sue ruine, clie vanno peggiorando ogni giorno pin ; nei secondo raiiie vi e la piante dello stesso teatio colla sea- la dei palmi : E nei teizo ed ultimo la pianta dell'An- fiteatro di figura elllttioa ; T Anfiteatro comprendc un moggio e mezzo di terreno ; la sua Lunghiezza troTari di palmi 334. ; c la sua larcbezza di palmi 266-
Or qui voglio dire uu mio sentimento , e di scltia- lire insieme i miei detti affinche niutio resti offeso.Nel- la brevissinta deSClizione i'aMa del TeatiO , e dell Anfi- teatro dissi esaer due fabbiiche magfmfiche dell ' anti la. Io con tale eptteto non pretesi di agguagliarle a quelle delle piu Ulnsl i citti , per eeempto , dell antica Capua , la di qui grandesra , e magnificenza ga vano un tempo oon quelle di Roma ; ogfti magnHi euza
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h relativa ; proporz ionata , cioe , alia rendita di ciascu- na citta ; ma nulladimeno pero dico y che Calvi per questi due nobili edifizj non ebbe piu a desiderare ne i giuoclii , ne gii spettacoli non dico di Capua sola, ma della stessa Roma. E quest' erano tutte savie di^posizio- ni del Senato per il ben essere di tutt' i popoli del stio vasto impero. Gii architetti , ed i muratori delF antichi- ta di cui pailiamo, ne' Tempj consecrati alia Divinita, e negli edifizj destinati per l'uso pubblico spiegavano la di loio aite , e la di loro invenzipne , siccome le rovine che ne limangano anche al di d' oggi confermano tal verita. Tutte dette fabbriche sono insigniperla solidita. I mattoni , o pietre si combaeciavano con tanta delica- tezza che appena si diseernevano le loro commettiture. Tali sono le niura che tuttora esistono lung-a la strada detta del Ponte delle rnonache nel fondo del Conte Ma- gnocavallo : e V altro vicino alV j/rco detto da'paesani V arco di Orlando. Queste due fabbriche a mio sen? timento erano due Tempj; e della prima io iiqh ne du- bito affatto per la struttura de' finestroni. Ma chi mai potra dire a qual nume fossero dedicate ? Calvi da tan- ti secoli atterrata nulla ritiene dell' antico suo splendore; ne di lei s' ineontra alcuna memoria certa negli scritto- ri , che da tanti secoli ha perduta.
La via latina una delle due cckbri strade , che re- stano come monument! della rornana potenza passava appaientemente per mezzo la citta , e piopriamente per la via detta di Fofjua ; udite oud' e nata la cagione di questa mia ci edema , attes' i ruderi delle nobili fabbri- che 9 che iyi piucche rdtioye osservansi, per godeie co4
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i piu ricchi 1 passaggio della molta gente, essendo allora la delta strada frequentatissima nei viaggi del present e nostro regno.
La strada da' paesani detta la Seuce merita attenzione, perche dopo tanti secoli tuttora a' giorni nostri ella esiste col suo corso , e col suo nome ; di passo in passo si scopre per i 1 nog hi di Pignataro , Pantuliano , Vitulac- cio, e Bellona sepolta sotto terra. La detta strada che sen- zsl verun dubbio era di Lapillo , o sia gliiaja, uscivadi Calvi , e tirata a dritta linea come un muro terminava a Ponterotto andando ad unirsi colla strada Latina , la quale da' Romani era detta Via Latina, da' nostri pae- sani Via delle selici , Y assicura Gamillo Pellegrino nel- la sua Campania Felice. L' autorita di un tale Scrittore e assai nota.
Per la polizia della citta si osscrvano scarati molti ca~ mini sotterranci , o sieno cluaviche per lo scolo dell'ac- que piovane , c delle immondezze.
Lungo 1' alveo del rivo fuor' il licinto deMP antica citti a luogo a luogo si ritiovano certe booche di grotte scavatc nel cimento con arte, noil saprebbe indovinai sene 1' uso clic fu fatto : Corse di ci miter] per il basso popolo , osservandosi in due di dette grotte figure de1 San'i del Cristianesimo dipinti snlT intonaca roziamcnte , c cio sia detto per semplice congettura.
Merita parimente attenzione la spelonca detta di Pa lommara scavafa all' Occident* della Cattedrale. Voglio prestare tutto il credito al rignor D. Francesco Santfflo uomo onesto , <v mio amioo j egli mi n^icura che nella ■ sua tcnera etl con iltri eiovanetti »* interna in t
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* spelonca. per lungo tratto , cd osservo diversi camini , 5) i quali avovano \a:ie uscite olturate dal tempo ». Se egli e lecito nolle antiche ed occulte cose il^conghiettura- re , puo stimarsi clie detti cammini sotterranei fuvono icavati per poire in sicurezza le donne , i fanciulli , i bestiami , e le loro sostanze in que' tempi di disolazione. Io non costringo il mio lettore di prestare a questo mio senthnento una intiera fede , ma pero non e improbabi- le , raccontandoci la storia molte citta e villaggi , che avevano simili sotterranej a tal uopo. TaP era 1' operare dello spirito umano in que' misiri tempi ! E con cio pon- go line a questo paragrafo.
Delia Chiesa di S. Casio antlccCCattedrale
Diamo una rapida scorsa alia chiesa una volta detta S. Casto Vecchio , di cui non vi rcsta che il solo no- me. Giace ella atterrata fuori '1 recinto dell'antica citta a fianco delta strada Latina in un terreno proprieta del Gapitolo di Calvi podere del Capitolo di Calvi. I nostri pietosi Calvcsi , siccome molto divoti del henefico loro Protettore S. Casto , vogliono che questa fosse stata la prima Chiesa Cattediale,, ove fosse stato celehrato il pri- mo culto al nostro Dio da' Cristiani Calvesi , animati for- ge vie maggiormente a tal credenza dal Cerbone , il quale, come Vicario generate di Monsignor de Silva f.m. nostro degnissimo Vescovo , avea pirt volte visitata detta chiesa , egli nella sua celeb re opera stampata colla data di Napoli i685 nella pag. i55. dice : » il Tcmpio fa- » moso, e 1' antico Duomo Vescovale della vetusta Cales » dcclicato al venerabii nome di S, Casto , sin da quei
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y> tempi , ne i quali fioiva delta cilia » Esarainiamo in grazia clella Verita se 1' assertiva del lodalo scrittore ah- Lia tutti gli argomenti d' esser vera ; o pure sia slat a esagerata per aceomoda: si , sicconie io credo , a' deside- jj de'Calvesi.
Per dare una giusta idea di tutto ci6 die tuttora si osstfva1 ne' frammenti di detto Tcmpio ho co' miei occhi veduto ed osservato che la delta Chie&a era fuori '1 re- cinto della citta ; e che la faLLuca eia crdimuia , enon gia de' tempi delF antica Calvi.
E' convenevole ed opportuna cosa rammemorare al mio lettore il costume degli Antichi , i quali innalzava- no detti templi dentro le citta per comodo de' cittadini Tolenclo prcgare i loro- Dei ; e che gli cdiiieavano colla piu spledida magnificenza per la venerazione dovuta alia loro Divinita. Mancano queste due caratteristiche al vo- luto Tempio. Andiamo avanti. Gli antichi fabbricavano i loro sepolcri fuori le citta , per allontanarc da quelle le cattive esala; iorri de' cadaveri , e cio senza veruna ec- cezione. Di fatti, dice Gio: Pretzimr nel VI. secolo della Storia della Chiesa Vol. III. p. i£8 , « il concilia di >» Biagna ncll* anno 563; puublieando , come le citta » godevano il privilegio che non si seppellissero nfel loro » recinto gli uomlni defunti , permise solambnte che si >» desse ad esii scpoltura prcsso le mura dello ckiese n l- > la parte esteftia ed ecco il perchi da quell1 epoca in j»)i incominciarono le chiese a Eabbricafsi neirap •» cahipagna. La chiesa adunqtie in cfuestione io la eredfi edificata dbpo il VI. seeolo i\.\ qualcnfe rdante nostra -hii ed in fatti la pittnra di S. Oasto sul nutro , la quale anoora si rede , e as&ai iheschinA.
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Mi si pcrdoni questo esame in grazia , come dissi f della verita. Ma con cio io non ho mai inteso notare di poco accoi tezza il celebre Sciiltore , a cui la Cliiesa di Calvi dove moltissimo per la sopialodata opera , per la quale a me sembia clie non vi sia copia di lodi . la quale non sia minore de' suoi meriti. Dopo Fantica pas- siamo a visitare
La Catteclrale nuova di Calvi*
L' edifizio della nostra principale Chiesa e fondato nel medesimo recinto ov' era Calvi Longobarda. Dove la re- gia strada degli Abruzzi rade le mura del Seminario Diocesano , ivi sulla man dritta pochi passi lontano da' passaggieri mirasi '1 sagro tempio de' paesani detto il Vescovado che io col mio lettore vado ad osservare , ed esaminare.
L' epoca della fondazione di questa chiesa e incerta. La fabbrica nel la part' esteriore e tutta incrostata di pietre di pi pei no a misura \ siccome e puranche quella delle torre dele campane ; opeia di Monsignor Maranta nel- T anno i5go. Ma il Presbiterio al di fuoii meiita atten- zione , vi sono pezzi di piperno , questa pietra abbonda nella contigua sponda del rivo assai grandi situati a piombo quasi senza calcina , cosi sono ben commessi ; sopra vi e una cornice iavorata , che si ammira dagl'in- tendenti dell' arte. Nella parte settentrionale ivi a fianco era la casa del Vescovo , ora arbusto , si vede il segno dell' uscio , per dove il Vescovo entrava nella Cattedra- le. L' attuale Vescovato e in Pignataro.
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Sulla porta ma\ggiore che rignarda V occidente vi h un arco cli pietre travertine ahbeliito di figure d' uccelli e di quant upedi in rilievo al gusto gotico ; il travaglio e grossolano*
JEntriamo nella Cliiesa di lunghezza pal mi i£8 di lar- g-hezza palmi 68 era alia Gotica , e V esterno apparisce tale , Monsignor Danza la ridusse quale or si am mi t a ; la sua semplicita non disdice alia magtiificenza con cui e benissirno costrutta e '1 piii grande edificio di tutto il Circondario; e bella, regolare , ed impiime una sorta di rispetto , e di ammirazione per la sua aria di maesta , e di grandezza. Forma tre navate. La Chiesa e dedica- ta all' Assunta di Nostra Signora , e '1 quadro dell1 Ara maggiore e di mano maestra. Ha cinque altari tutti di marmo , siccome sono la balaustiala del Presbiterio , e le scale. Nel Pulpito merita osscnazione una tavolella di baccanti opera antica ; come ancora un opera a mo- saico ornata di figura che rappresentano uccclki al color naturale molto ben conservafi. Dirimpetto evvi una sc- dia di marmo , la quale dinota il tempo in cui i Ve- scovi spiegavano il Catecbismo ai loro f'edeli assisi sopia di essa.
Sotto del Presbiteiio vi c un sotterraneo , nssia Suc- corpo > ove si seendc per due scale dl marmo j ivi si ossseivano venhmo Colonnrlle <!i diverge marmo, ed un Alierino pure di marmo f ove dentro un br&ccio <1 af- gento vi si onora una retiquia irisigne del braccio di S. Casto martire ueobo in Acquapendente helP anno 66, dell-era cristiana. II Capitolo e coraposto di un Primic unica digniti , di dodiei Canonici e di dieci Bddotna*
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davj. II Vescovo porta i titoli di regio Consigllere , e di Barone della Rocchetta : luminose prerogative. II Presu- lato di Moris, de Lucia fa il tempo delP attuale gran- dezza della Chiesa di Calvi , alia quale in vigor dell'ul- |imo Concordato venue aggvcgata la nohile Chiesa di Teano. Ecco il Decreto « Ecclesia Archiepiscopalis Ca- » puana suiFragane s habebit Episcopales Eeclesias Iser- » niensera , Calvensem , Suessanam ; et Gasertanam : al-
* teram vera Episcopalcm Ecclesiam Theanensem Cal- » vensi Ecclesiae Episcopali aeque principaliter perpetuo
» animus ». * In nome del Signore : cosi sia. » A tutti ovunque sieno si fa noto , clie nel di 28.
* del mese di lugio dell' anno di N. S. Gesii Gristo 1 818, » e ig. del Ponteficato del nostro S. P. Pio per la Di- » vina Provvidenza Papa VII. Io soUosciitto^Uffiziale De- » putato ho steso il Transunto delle lettere Apostoliche, » formate secondo il costume della Romana Curia , del » tenor seguente cioe ».
Entriamo ora nella Sacrestia , opera di Zurlo. Ella e oostrutta intieramentc sul modello di quella del Duomo di Napoli : lunga palmi 61. larga palmi 22. Dall' effi- giate mura miransi pendenti i volti de' suoi sacri Pastori al numero di 7 5. Disegno dell' egregio Pittore Angelo Mozzillo ; opera ben disegnata , e molto meglio eseguita. Giova il mirarli , imperciocche nelP entrare In questo sacro luogo innao/i a questo popolo di Vescovi mi sem- hra d' essere in un' assemblea degli antichi Padri della Chiesa , e parmi che c'invitino di continuo alle sante , £ cristiane azioni. Ma insiemante mi duolo assai che la
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pittura sia in parte mortificata , c che sia. sul perdere le sue tinte ; ma pero spero che un giorno qualche Ve- scovo amante del lustro di questa sua Chiesa dara ope- ra a ricolorirla , ed avvivarla. Dio faccia che sla cosi. Leggiamo V iscrizione scritta sul muro negli ang-oli di essa :
VETVSTISSIMAE CALENAE VRBIS ANTISTITES
PROFANA
NON TAM POTEST ATE INSIGNES
QVAM SACRA DIGNITATE VENERABILES
IN TENEBRIS ANTE A NVNC TANDEM IN LVCE.
SERVATO QVI POTYIT ANTIQVITATIS ORDINE.
MEMORIaEQVE ERGO AN. REP. SAL.MDCCLXXX.
Alzo ii guardo , ed infra gli altri m' inchino innan/i alia effigifi di S. Casto. Debbo aprire innan/.i agli oe- chi del mio lettore , che qui si fa rimontare V origine del Giistianesimo di questi popoli al primo sccolo del- F EiU cristiana , dieeudosi S. Gasto martire il primo Vc- scovo di Galvi nelf anno 66. Quanto se ne puo asseii- re , e lo attcstano antichc cionachc , e che tale sia J a costante tradi/ionc conservatesi in Galvi , e che varj im» nuinenti , ed anticlii oodici si uniscono a render voiisi- mile questa opiniooe. Chi desidera di legsere couae la Ve3COVlle Calledra di Calvi fosse slula Utftuita dall A- pofetolo S. Pietrp , o piuttosto da qu.-drhe suo Disoepa-
lo , legga d CeiboiM iM-lla sn r ojnia Dc ClUfU dnfujuo SS. Mill () run (\isti $pjsCOpi Calve/ISIS , ct CflSSll (
piscopi Sinuessani, i683.
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Ma che importa finalmcnte allorche si e nel possesso <1. un tanto bene, qual' e la Fede di Gesu Crista se «asi cominciata a godere alcuni secoli prima , o dopo ? L'assicurarsela pel futuro , e second© la purita , . e la sanhta del Vangdo deve formarc 1' oggetlo delle nostre cure ; procuriamo intanto di rimaner costanti in quelle cose die abhiamo imparate. Cosi Parlava 1' Apostolo i. Paolo al caro suo Timoteo nel capitolo terzo della seconda sua epistola al medesimo diretta ; E cosi pure Frla Egli in Lui ai Fedeli Calvesi d'oggidi. Epist. ad rim»the«m II. Cap. III. Queste sono questioni . •to important! ai dotti , che utili ai Popoli.
Dovrei ora qui tesserc un compendio di storia desli Jltri Vescovi successor! di S. Casta , e un campo questo da nusu^re al di la delle nue forze. Io non nJL se voles* fare solame„te una lista compiuta di tutti quel- h che « potrehhero nouunare con elogio , ed io\on ho cspress.ou, da connnendare tali Personaggi, §iaclle gra.
f;° fmam° avuta una Lu°na serie di deSni Pa- stor,. Ma che diressimo poi di tanti altri , de' quali non lcgglamo ne Storici , che quattro , o cinque parole ; e I cui regune non ha alcuna continuazione ? Di alcuni a B- pena se ne accenna il nome ; d' alcuni finanche s' i^o- ra. In questo stato di cose limitero il mio discors°o a due soh , a Zurlo ; e a Monsignor de Lucia , e lo fac- ao tanfo pi„ a.endoli i0 conosciuti , ed ammirati nel- eta nua. Compiled adunque due e'pilogfci dando a dl vedere , i costumi , e 1' indoli dei suddetti due Personal- s' ! aftche posti sngli occhi degli altri come imagini di Morale vntu fossero giudicati da lor9 degni d'imitarione
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Ai L Epilog* voglio premettere an rijb nflesso convemente alia materia. lo tengo per certo cbe se non uti almeno alcuni di questi Vescovi per lenobd^o- n" da loro fatte a favore di questa Diocesx , massnne ne'temji di calamita , meritcrebbero delle statue , e cbe per mancama di uno scrittore giacciono sepoltx nedob- blio. Per rimediare a'simili ineonvenienti dovrebbero ! Capitoli delle cattedrali aver cura di far tessere un com- JLo raeconto della vita del morto Vescovo , orman- do un giudmo sul carattere di lui , e darlo alia luce colla stampa. On tale giudbio scritto da unapennanon | venduta , ma libera , e fi#a della verira sarebbe un incentive ai Vescovi successor! d' essere virtuosi; esseu- do la gloria della propria riputaxione la pu dehcata nc- cbezza d un galantuomo : quel buon Greco cbe vmsc Serse soleva dire , cbe i trofei di Milmde spesso dde- stavano dal sonno , ne questo gli avveniva pcrcbe d«M enasse egli di distruggerli ( come spesso avviene ) ; ma perchc desiderava d' alzarne per sua gloria altna quell ueuali, e somiglianti; cosi i Vescovi spronat, del dcsM derio di iarsi degni dell' amor de' popoli , pot«bbenj con ardore cnlrare ne' ca.npi della virtu, « della lode,
ECCONE UN ESEMPLARE
,7 pUl ragSuar<Lvole ill tutti gli csemphtri.
Giuseppe Maria Capace Zurlo nato in Napoli add! j *Ar*]0t anno ,7... Delia Casa Capace Zmlo no,,
torttkro di partate esseiiao notbsima la nbbfla w»a , I
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cui venne alia luce il nostro Vescovo , il quale forma V oggetto del presente epilogo. Appena compiti sei anni della sua eta venne allevato nel nobil Collegio della Fa- miglia Capece ; di dodiei anni fu dato in cura a' Padri dclla Congregazione Tealina nella casa di S. Paolo , la quale fioriva di tanti valentuomini preclari per talenti t e per lo zelo Divino , siccom' e noto a chi legge la sto- ria di que' tempi. Ivi in quella venerabile Assemblea , appellata gloriosamente il Seminario de' Vescovi : fu al- levato con tanto studio, che sebbene sortita avqpse un* ottima indole , sembro nulla ostante che per V acquisto della virtu stato fosse meglio ancora educato , che nato non era. Non oso mai che co' vecchi Padri , e sempre cogli ottimi. Conosciuto 1' acume del suo nobile ingegno fu mandato in Roma per apprendere gli studj sublimi. Ivi ordinato Sacerdote ritorno in Napoli , ove per nove anni insegno ai nobdi allievi Teatini nella Casa de'SS.A- postoli la Filosofia ; e giojiva meco che cinque suoi stu- denti era no stati in seguito creati Vescovi ,* tra questi Mons. Sisto di Sora , e ?1 degnissimo Lopez di Nola. Divenuto un esemplare di modestia , di zelo , di santi- ta fu eletto superior e alle povere Gonvertite dette di S. Paolo , alle quali cornpero la casa nel Vico de' Sapona- i i , strada Foria , ove abitano , colla somma di ducati 45oo , limosina a Lui data a tal oggetto da un pio be- nefattore , di nome Tommaso. II Cardinale Arcivescovo Giuseppe Spinelli , a cui era assai caro , non pote trat- tenerlo , che chiamato in Roma da* suoi Superiori non si fosse la portato. Fra lo spazio di nove anni che con- tinue* quella stanza , promosse con felice successo la cau-
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sa della beatidcazione del Servo di Dio Paolo di Arezzo Teatino , la quale giacca sepolla ; ed e d' ammirarsi , cV egli poi Zuilo successe alio slesso Areivescovato , e Cardinalato del suo Beato d' Arezzo ; ed e da sperare , che verra un tempo e la Chiesa adorera anclie Lai su- gli altail per Y eroiclie sue virtu , a me piii d' ogni al- tro ben nolo ; avendo io avuto la sorte d' esse re stato per lo spazio d' ahni diciasettc suo intimo GappeHano.
Nella soprannotata permanenza fatta in Roma Bene- detto XIV. ne conobhe il merito, e nell' anno 17 56. ne' Comizj generali dclla Congregazione Teatina , di cui era Secretario per registravne gli atti, ncl mentre clie i ve- nerabili Padii vole van o crearlo Proccurator generate , il S. Padre lo promos 9 e al Vescovado di Calvi. Disposi- zione Divina per questa Chiesa ; imperciocehe colic sue viitu da piccola ed oscura ch' ella era , seppe ben farla grandissima , e chiarissima. I fatti attestano i miei detti. Creato Vescovo , come qucg-Ii chc sapea qua?ito grande fosse T obbligo della residen/a , venue nella sua Oioee- si , e vi si fermo per anni quasi 27 , attendendo a se solo , ed alTanime a Lui commesse, sen/a cangiar pun- to la consiieta maniera della sua vita sobia , e laborio- »a, noii passaudo uiai giorno , che non celebrasse il san- to sacrificio della ?A(\..a. Sua istituzione fu in Pignataro I* esposizione del Santissimo eon tre Scrmoni negli ulti- mi tie giorni del carnovale I' espofti* ione quo-
tidiana in tutte le Parrocchie della Diocesi , quali giii anno immancabilmente visitava , Java col latte
dclla paiola divina. Bra una fuoco celc
chc infiamniava tutti : Lanto chc non andu guari ch
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santi oostumi suoi si videro comparire quasi colon sulle operazioni del Clero , e cli tutto il Gregge a Lui atfi- dato. Monsisnor Galcota decnisshno Arcivescovo di Ca- pua suo conlratello a Lui comnuse la Visita delle Par- rocchie del Mazzono ; e 1' esame , e la sagra Ordina/.io- ne dell' illustre Clero Capuano. Io molto tralascio , per- che richiederebbe ftiaggior campo die non e questo. Nel corso del suo Prcsulato incontro delle azioni ammirabili, colle quail giunse a pareggiare i primi Vescovi della Cliiesa di Gesii Ciisto.
Egli rivendieo da41a Metropolitana di Capua alia C Me- sa di Calvi Y usurpata Gappella della Masseria detta la Marckesa di la di S. Andrea del Pizzone : Ma punto men bella ed onorevol cosa non e per questo nostso E- mincntissimo Vescovo Paver avuti due degni Vicar] D. Giuseppe Maruca , e D. Michelangelo Peruta , i quail i'urono ambedue degrii Vescovi , il Primo di Viesti nella Provincia di Capitanata ; ora per la Bolla Pontifieia de' 2<j. luglio 1818. data in anrntxtinistrazione air Arcivesco- vo di Manfredonia ; ed il secondo Ve:;covo d1 Isernia nel- la Provincia di Molise. Qtie&ti due Valentuomini da! suo esempio impararono ad essere deijui Vescovi della Chiesa.
Ma ]a precipua sua sollecitudine fu il Seminario, il quale in trista condizione trovavasi allora per quanto nc dicono i nostri maggiori. Ivi qual accorto Padre j>er informare il cuore degli alutini alia religione , ed al buon costume , e Y ing-cgno ad ogni buona disci plina , inco- mincio pria plant a re il gerrne delle virtu Ecc lesiastiche con regole da lui senile , le quail poi ad istarcza dc'Yi>
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scovi del regno nel 1792 furono stain pate per fame uso ne' rispettivi loro Seuainai j ; indi divelse le radici della ignoranza , e vi pianto V albero della scienza. Ebbe la sorte di due valorosi maestri suoi allievi , il Simonetti, ed il Ronconi , due genj del sapere: ii primo nelle bel- le lettere , per mezzo di cui il nostra Seminario potea dirsi T albergo delle muse ; e si valse deli* opera del secondo per le scienze sublimi ; avendolo mandato in Napoli ed apprenderle dal signor D. Nicola Feigola, al- lora giovane ; poi primario Professore nella Universita di Napoli; e dal signor D. Felice Sabatelli allora Primario Astronomo; e fece venire nel Seminai io il signor D. Gen- naro Sisti Primario Professore ad insegnar la lingua Grc- ca. E' incredibile P indiistria da Lui posta in tai' edu- cazione. Almcno due volte nella settimana interveniva alle scuoie , Jove sparse P emolazione ; e cosi ienno e stabili sopra fondamenta sicure il Seminario. Inceutivi, e stimolo d' ineoraggiamcnto erauo in ogni anno inipre- tcribilineiite un' Accademia in Poesia ; una pubblica Cmiclusione in Filosofia ; ed un altra in Teologia; e tali pubblici sperimenti , faceansi nella esta, accio gli alun- ni per ii caldo non istassero bvugati ; e gli Argucnti e- jano invitati da Capua, da Teano, c d' Avcrsa. Appe- na si puo dire quanto i giovani alunni s' inlervorassero SOilo i snoi ocelli , Ognnno rnvava iV oltencrc il piiiui- lo , il rapido e lamoso. II rapid o grido del Seminario fcu uh lampo cbe si diffuse in tigtt' i vicini luoghi, qua- si che dal fonte della disciplina <li Zurlo fosse deriv^to in tutti desiderio di cose nobili. Onde da rarie Diorsi Capua , Cajazzo i Caseita, Carinoia , Teano ] Bajaoo »
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Iscrnia, S. Germane, c fin da Trivento vennero alunni qui a studiare , dondc uscirono uoinini di singolare or- namento al Foro , alio Stato , ed alia Chiesa ; ed e sua merce se Galvi ancora abbonda di ricchczze native , ne piu ha bisogno delle straniere. Finalmente per cio che riguarda il Seminario , ben due volte io udii dalla boc- ca sua dire nci due Seminar) di Napoli : « ch'Egli pel » Seminario di Calvi non aveva avuto bisogno di sti- » molo , anzi di freno , per gli studj ; » parole supe- riori ad ogni altro elogio.
Mi era dimenticato di dire , ch' egli vendico al Semi- nario il beneficio di S. Maria delle pietre late , e che mostro un coraggio inflessibile a fionte di Monsignor Perrelli , a cui lo avea conferito la Gorte di Roma ; ed essendo Arcivescovo di Napoli col suo favore il nostra Seminario ottenne dal Re Ferdinando I. il beneficio di S. Pictro in Silva : Non lascio di dire ci6 che delle sue renditc free : eresse nella cappella del Seminario Dioce- sano un beneficio sotto il titolo della Vergine Addolora- ta , e per la prima volta lo confer! a D. Ferdinando Cafficre Napolitano , e 1' ordino Sacerdote come suo fa- miliare. Nella riattazione del succorpo della cattedrale contribui per ineta colla citta di Calvi le spese occotse. Con proprio denaro formo le rinchiese di ferro ornate di ottone al presbiterio , e al succorpo medesimo il pavi- mento di mattoni all' inteia Chiesa \ V abitazione Vesco- vile in Pignataro , e la sacrestia di piauta. Somministro per la fabbrica dell' Ospizio ducati 1907. Due piattini , un incensiere, una cioce sull' altare maggiore, due can- delicri per i due ceroferarj , tre carte di gloria tutti di
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argento , ed un calice cli argento indorato. Aumento al doppio il Seminario Diocesano. Se mi si domandasse, co- me mai in quei tempi avesse potuto spendcre tanto, li- sponderei ehe la temperanza , e la frugalita gli sommi- nistrarono i loro tesori ignorati dal molle , e dal fasto- so. Non sapendo poi vivere un sol momento inoperoso, percio da me appellato F infaticabile Zurlo , per illu- strare la sua Chiesa molto travaglio a compilare la Sto- ria Sacra e Civile di Galvi a qual oggetto nell' ottobre del 1780 si portb in Montecasino in compagnia de' due celebri soggetti Honcone , e Simonetti, ed io fui ii tcr- zo per visitare a tal uopo quel rinnomato Archivio. Me ntre cosi operando stava tut to nascosto , a se stesso f non pote tanto cela»si , cbe lo splendore dclle sue virtu not palesasse tuttavia al nostra Angusto Monarca Fcrdi- nando I. , il quale gli ap i un campo piu vasto per metterc ad opera la sua gran virtu, invitandolo all'Ar- civeseovado di Napoli ; e nel Concistoro de' 16 diccmbre 1782 iu da Pio VI. (ad ogni altra cosa pensando egli ) diebiarato Arcivescove , ed innalzato all' eminente grado di Cardinalc. Nello stesso giorno essendo gito , siccome ilovca , a ringraziaie il Papa : il S. Padre in risposta r^li dissc lc segucnti precise parole : « Ci crano ben no- » te le virtu pastorali da Voi esercifate in Galvi , e » quante volte il He di Napoli qi presenter*) sog£ettide~ » gni, s^ppiamo anche Noi sublimarli •' primi onoii >» del la Ghiesa. » J 0 , e tutto la sua famiglia eravamo present] a tal funziooe. A me nondimeno semlj ava che maggior lustro Egli avesse della propria \iiiu. chfc da Qiiesli onon i)« il.( V n 1 11.
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Posto suir alto candeliere della Chiesa di Napoli, ogni suo studio mise , perclie la dignita gli servisse per ao quisto di merito , non gli fosse premio di buone opere fattc; raantencre lo stesso tenor di vita lahorioso , e fra- gale , e tutto Cavita ; dicendomi spesso die il Vescovo dovea proccdere da padre amorcvole , piuche da rigoro- so gi udice , tal dctto meritarebb' essere scolpito ncl cuo- 1 e di tutt' i Vescovi della Chiesa. La rnoite di quest'uo- mo singolare accaduta a' 3i di diccmbre 1801 fu da santo. Ho scritte queste poche cose di Lui , perclie 1 a domcstica sua disciplina fosse posta sugli ocelli delle persone : la quale come immagine d' onorata virtu ogni volta che i Vescovi la guardassero fosse giudicata da tutti degnissima d' imitazione. Giace sepolto nella Chie- sa di S. Paolo de' PP. Teatini , nella cappella dell' An- gelo Custode juspndronato della Famiglia Gapace Zurlo* ovc vi e la sua Statua colla seguente iscrizione.
3a
3oo
HIG. JACET
JOSEPHVS. MARIA. CAPICIVS. ZYKLO
QVI.INTER. CLERICOS.REGVLARES. NOMEN PROF.
PROPTER. EGGREGIAS. ANIMI. DOTES.
MENTEMQYE. OPTIMIS. DISCIPLIJNIS. EXCYLTAM,
AD. ECCLESIAM GALENAM. EVECTYS
INDE. AD. NEAPOLITANVM. PONTIFICATYM.
OMNIBYS.ORDINIBYS.PLAYDENTIBYS.TRANSLAT.
AC. ROMANA. PVRPVRA
INSIGNIQVE ORDINLS. SANCTI. JANVARII. TORQVE CONSPICWS
CONSILIO. COMITATE. PRVDENTIA
ATQVE. EPISCOPALIBYS. YIRTYTIBYS- YNIVERSIS
IMMORTALI. SIBI. LAVDE. COMPARATA
OBIIT, PRID. KAL. JAN. MDGGCI.
MT. SYM. XCI.
A questo Emincntissimo nostro Pa store inanca un Mau*. soleo.
Ecco it/i seconclo Esemplarc.
Andrea di Lucia nacquc di pii , ed onesti genitori in Mugnano del Cardinale, distretto di Nola , Provincia di Terra di Lavoro nell' ultimo giorno di uovembre , del- T anno iy42 j essendo ancora fanciullo vesti I' abito cle- ricale , ed ebbe V educazion primiera dal fratello di suo padre I). Gaetano , moiigerato , e savio Parroco di S'ni- gnano Diocesi di Nola. Egli I'amorei >le Zto i^it to ncl . docile intelletto | e Del cuore arrendeyole di questo ni- ])oi: le prime cogninoni del sapere, e le prime reriti clella religione. Giunto appena all1 cti d* apprendtre ag\H
3oi
studj sublimi fu mandalo in INapoli sotto la soave ; ma laboriosa disciplina tie' Gesuiti , i quali , e chi '1 neghe- ra ? non lasciavano indietro alcana cosa intentata per bene istruire la gioventii. Ivi '1 nostro alunno colla elevatezza del sno ingegno , e colla scorta di que' Venerandi Padri ottcnne famoso nome fVa gli student! suoi coetanei ; e fece tal profitto , che ( per ristringere il molto in poche parole ) non pur corrispose all' espettazione de' suoi pa- renti , ma la supero di gran lunga. Ivi 'n quelle scuole imparo certamente quella filosofia da Cicerone appellata consolare , cice , degna degli uomini gravi , e che han- no giudizio.
Ordinato Sacerdote diede opera alle Leggi Civili e Ca- noniche , e preso il Dottorato , inccmincio ad avvocare nella Curia ArcivescoTile di Napoli. Avendo cola fatta luminosa comparsa coi suoi talenti , e colla bonta de' suoi costumi vcnne richiesto da piii Vescovi 'yzr Vic&rio nelle loro Diocesi. Per tacer degli altri , esercito final- mente tal' onorevole impiego per piu ahni in Gallipoli Pro- vincia di Lecce , essendo Vescovo cola Fra Agostino Ger- vasio , il quale fu poi Csppellano Maggiore , ed Avci- vescovo di Capua. Appresso tal illustiissirno Personag- gio conoscitore csquisito , e grande estimators degli uo- mini degni ebbe largo campo di mostrare il suo valore, e mosaollo con incredibil sua lode , onde ben merito nel 1792 , cioe , negli anni cinquanta della sua eta , d' es- ser promosso per Vescovo alia Chiesa di Calvi , che fin dal 1782 era vacua per la pi omozione del Cardinal Zur- lo alia Cliiesa Arcivescovile di Napoli. Eeco un campo da misuraie al di la delle mie forze io pero me ne spe-
302 disco come so il meglio , con quella brevita che posso maggiore , lasciando agli altri il raccontare a pieno le sue azioni , e la sua vita. Dico solo die nel governare questa Chiesa cammino sempre per quella strada pLima. segnata dali1 Eminentissimo suo predecessore, facenclo prin- cipal sua cura il Seminario , il quale £in da'primi anni del suo Episcopal o riconosce da Lui il ricco beneficio di S. Pietio in Silva , ottenuto da Ferdinando I. , merce la riputazione che avea concetti del suo valore. Ma pet- la strettezza del luog-o ometto simili narrazioni , per far conoscere al mio lettore V animo grande , e costante di Monsignor de Lucia piuttosto ne' travagli , e nellc scia- gure da due accidenti , che meritano di non esser pas- sati sotto silenzio.
Nclle triste turbulenze nate in Europa , queste nostre Provincie nel 1799. vennero allegate da un immenso stuo- lo d' annate nemiche; oltre ai danni , c alio ruine qui- vi fatte j occupaiono il nostra Seminario diocesano , 0 la rontigua Chiesa maggiore, locati lungo laregia strada degli Ahruzzi , c ne leceio alloggiainenli di soldati. Senti Monsignore questa piaga nel piu intiino del cuore. Ma quando tutlo era costernazione , allorche lo stato del- la Diocesi semlnava incurabile , ad onla di lulli i;li <>sl«i- coli piu inviucibili , mediante i suoi mczxi furono eVa- cuati da1 militari i soprannotati locali. Nun si puo pen- sure 1 allegrezza che senti quando raccolse in que] sacro recinto nuoramente le sue delizie, toIH dire,gli alunni sparsi nella Diocesi , e la festa chfe face, quando riaper-
to il DuomO fece , i \ i risonaiv i C.mlici del SigflOre.
Chiunque leggera I< sciitture di quella caliginosa sta J •■
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nc ammircra sicuiamente V ammo saldo di Lui in casi di tanta importanza , egli dara un distinto luogo (r& gl'illusti pastori di questa nostia Chiesa. Ma io passo a raccontarc an altro accidente assai piu malagevole per
la nostra Dioeesi , che per impediilo fn necessaio un grand' uoino , e quest* iu Monsignor dc Lucia.
Nel 1018. dovendosi fare hel regno la nuova circo- sciiscione delle Diooesi , erasi risoluto d' aggregrare la Chiesa di Calvi alia Metropolitan^ di Capua colla sua grande influenza Mon'sismore non solamente sostenne Cal- vi , ed impedi che non cedesse nella oscu-ita ; m' anepra aumento lo splendore di Lei , facendo aggregare a Calvi la popolosa diocesi di Teano.
Niente deve fare piu onore a Monsignor de Lucia quanta questo sentimenlo d' arnore , che testifieo in tal rincont.o verso la sua sposa , avendo benanche rinun- ciato a' suoi maggiori vantaggi, La divina Provvidenza arbitra del cuore dcgli uomini , e delle vieende de' tem- pi , ella ceitamenle fu , che per secondare gii altri suoi disegni dispose Andrea de Lucia Yeseovo di Calvi , e dispose appesso clie Monsignor de Lucia servisse alia grandezza di Lei. Egli si pu6 dir con molta verita con questa nuov' aggiegazione , opera delle sue mani , 1' ha! nobilitata fissandola su d' una stabil base , e le ha data una liputazione , cbe 1' agguaglia alle chiese piu nobili del regno. II suo nonie percio sara portato da1 secoli in secolo dalla memoiia de' Calvesi.
In somma fu un Vescovo altrettanto grande per emi- nenza di virtu , che per grandezza di dig-nita , siccome colla molta sua espcrienza di trentasette anni che govcr-
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no questa chiesa , *ha sempre dimostrato d' essere ; fra le molte, nc arreco una pruova onorevolissima. Nel cor- so della cosi detta occupazione militare, essendo il Papa assente di Roma , stabilissi nel regno una Giunta di Vescovi per dare un nuov1 ordine alle cose Ecclesiasti- che. Obbietto certamente di somoia importanza , ma in quel tempi pieno di pericoli in quello stato estraordina- rio , grave , e pericoloso , nel quale , mag-gionnente si conosce il valor dell' uomo. Nella predetta sacia Radu- nanza opportunamente venne prescelto Mons. de Lucia , ben conosciuto , atto a1 grari neg-ozj ; il quale nel risol- vcre molte cose a gloiia di Dio, ed al benessere di que- ste nostre . popolaziom col suo chiaio ingegno , e colla piudenza sua venne a far credere d' esser Egli perso- naggio di prudentissimo consiulio , e di piolbndo sape- re ; poiclie ritornato felicemente sul trono il nostro Re Ferd. I. confermo nclP esereizio. la sopralodata Giunta , ed approve quanto da Quella erasi stabilito ; riconosecn- do cosi quando fosse stato comnienilabile nelle sue riso- lu/ioni il valore , c '1 nierito suo.
Fu Monsiguor de Lucia di statura ben graudc , e ben fatta ; di pfesenza grata , e veneranda insieme« lu ul- timo per boo inorire a sestesso , mori alia roba ; e gia fin dal millottocento ventritre al Collegio degli Eddoma- claij della Catledrale, del quale e stato il scoondo fon- datore dopo Mons. <Ie Silva 1. m. : avea donato mog- gia ba. di terreni dell' annua rendita imponibWe di du- cati 3o5, c granj Bo. )><m Not. Giorgio \ ito di Pigna- taro. Coll1 ultimo suo testaniento ba donate ingenti som- inc al Seminaiio , al Capitolo dc' Canonici , ed ai IN*
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vcii dclla Dioccsi di Calvi ; i quali piu clegli altii han- no fatta gran pelxlita nella mortc di Monsiguorc , che sia in ciclo ; e mancato loio V amoroso padre , da cni avcvano og' anno circa ducati 5oo. siccome apparisce da' libii do IT amministrazione. Su tal degnissimo esem- plare dovrcbbono modellare la condotta loro tutt1 i Ve- scovi della Chiesa per ben regoere il Gregge di Gesu Crista.
Quesle poclie cose ho dette , ami accennate , qui delle moltissime clie si potrebbono narrare di Monsiguo- rc f. in; se non riehiedessero maggior campo, che non e qucsto , poiche io ho scritto non la vita , ma un sem- plice Epilogo , formando da questo il carattere , e Y in- dole , lasciando agli altri il racconto a disteso.
Questo amabilissimo Yescovo degnissimo certamente di yivcre quanto si puo vivere per beneficio della cjbiesa di Dio , moil in Napoli la notte seguente de'27. febra- jo dell' anno 1829. e della eta sua ottantasette. Fu ser - pellito nei Duomo , e propiiamente nella Cappella della Madonna delle Gra/ie detta una volta de7 Caraccioli nello stesso sepolcro ovc giacca Y Illustrissimo D. Salva- tore suo fratello fu Veseovo di Carinola , che ambedue in etcrna pace , e gloria sieno. Resta ora di pregare Id- dio con tutto il cuore , che non ci abbandoni , ne lasci per sua miscricordia , che il nemico distrugga cio che con tanlo suclbre questo gran Domo aveva edificato.
Alia memoria di questo nostro illustrissimo Veseovo manca nella Gattredrale una lapide , la quale in segno di gratitudine accennasse a' posted le piu gloriose azio- pi fatte da Lui a faynre della Diocesi , del Capitolo , e
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del Seminario ; a tal mancanza supplho io almeno in questo luogo colla sequente isciizione , paito del mio poco talento.
HONORI
ANDREAE DE LUCIA
QVOD INDVSTRIA STVDIO YIRTVTE PERFECERIT
NE IN REGYNDIS DIOECES'IYM FINIBVS
ECGLESIAE CALENAE YSQVE A PRIMORIBVS
CHRISTI SAEGVLIS FLORENTISSIMAE
OBSOLESGERET ALIQVA EX PARTE DIGNITAS
ETJT NOVA ECGLESIAE TEANENSIS ACCESSIONS
SPLENDIDIYS LAiySQVE INCLARESCERET
TVM QUOD VETERES CENSYS IN HEBDOMADARIORYM COMMODA AYXERIT
QUODQUE CANONICIS AYREORUM SEX MILLIA ISYMMYM
TESTAMENT© LEGAVER1T
COLLECIVM CANONICORVM
PONTIFIGI PRAESTANTISSIMO
OB MERITA EIYS
ANNO MDCCCXX1X
HOC GRATI ANIMI MONVMENTVM
PONENDYM. L. M. CVRAVIT
Or non sara fuor di proposito prima di uscire di que-
sta nostra principal Cliicsa , d' aprire innan/i agli ocelli del mio lettorc alcuni lniei riflessi.
J. Dopo vislo lu StaiO prose nte del nostro DuOOlO qua-
lc I'abbiamo descritto, riderebbe licuratnento il Icttore
quanta volte leggettC nellu patina 3*4' dolla pi tC I
dcllc sopralodate Osservazioni del barone Ricca , che il Romanelli nel suo famoso Viaggio a Montecasino , e all' Isola di Sora pubblicato nel 1819. attesta , che la nostra Cattredrale « sia una chiesa quasi cadentc che dicesi il » Vescovato « con ci6 voglio awe: tire il mio lettoic ad esser cauto. La differente inanieja di vedere nolle vaiie persotie , che hanno visitato lo stesso paese , non deve coinparire strana. Pochissimi sono i viaggia- tori che si aecordano su i medesimi oggetti , i quali nondimeno dicono d' aver veduti , ed osservati con at- tenzione , e son facili troppo a spacciare le immagina- zioni loro come cose ceite. Costoro o sono stati ingan- nati , o vogliono ingannare.
IL Questa nostra Chiesa, come sopra abbiamo anno- tato e servita da i3 Ganonici , e 10 Eddomatarj , i quali ogni settimana vengono da' villaggi della Diocesi lontani fino a quattro miglia, non ostante la malagevolezza delle vie nelle quali non s' incontia altro che pericoli, es- sendo aspre e fangose V inverno ; calde e polverose V e- sta ; si deve necessariamente cavalcare o una ca valla, o un' asinella , che alle volte incespando, o adombrandosi buttano a terra con rischio della vita un povero cano- nico debole per V eta ; e non e la prima voita, che sia succeduto e ci6 per nostra disgrazia. Nell' atto che scrivo queste cose tre canonici in un mese son caduti dalle cavalle loro ; e per tuttavia , grazia a Dio , non man- cano d' adempiere i loro doveri.
III. Qui sicuramente il mio leggitore desidera sapere da me , come mai la Storia di questa Chiesa di Calvi, opera certo di monsicnor Zurlo siasi data alle stainpe
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dair Abate Zona come fatica sua ; col titolo di Santua- lio Calenc; la giustizia vuole, che sia soddisfatto ; a tal uopo faro una vera narrazione de? fatti.
L' infaticabile Mons. Zurlo con molto impegno com- pile) , come dissi , la Storia sacra , e la Civile per illu- strare questa sua cliicsa di Calvi ; quando poi ebbe u- nite Ie notizie della maggior parte de' Vescovi al niime- ro di settantacinque suoi predecessori.
3Yel 1780 da' fondamenti edifice* questa nobile sacre- stia sul modello di quella del Duomo di Napoli , fa- cendo in essa effigiare la serie di detti Pastori , siccome si vede con applauso universale di tutt' i buoni.
Nell' anno 1782 il sopralodato monsignor Zurlo per i suoi meriti essendo stato promosso all' Arcivescovado di Napoli , quelle sue scritture avanti di me lc diede al signor D. Alessandro Pratilli degno Parroeo di Parti- gnano , suo amoievole , e suo coniessore , acciocche le avesse a suo tempo consegnate al novello Vescovo suo successore , siccome il suddetto Parroeo scrupolosamentc esegui. Monsignor de Lucia degnissimo successore di Zuilo moito applaud! alle nobili iatiche , e trava^lio as- sai per riempiie le laeune del Santuario Caleoo essendo i piimi scbi/zi sempre iniormi; .siccome egll stesso ^Mon- signor de Lucia disscmi quando io lo eonsullai sull og- to, Ed arendo in progresso di tempo giudicato che dalle tenebre uscisse alia luce detla sta.npa oonsegQO il M. S. di csso Santuario all' Abate Mattia Zona slimari- dolo capace di si nobile dissi mpegno. Ma s'inganno juolto , siccome redremo ; perA bisogoa diiioi un tal tattivo effetto naoque da buona cagione. Questo I !>*.• 0
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raccor.to clegli accidriiti di quella mal iortunata Sciit- tura di Zurlo , e del supplements di Monsignor de Lu- cia. Capitato Delia maniera che ho detto nclle sue ma- ni il detto Santuario , pieno egli d' una smisurata al- terexza , la quale trae daila sua pessima natuia , e spin- to piu in la del suo dovere , a dispetto d' ogni giusti- zia , e della. Verita si prese la signoria , di quello, e come suo lo diede alia luce colla data di Napoli 1819 con un suo Preliminare , offerendolo ai suoi cittadini , ma non e bene offerre Holocausivm de rapina ) ; vo- lendo cosi far credere al Pubblico d' esser egli la Fe- nice Galena ( lo che non era ) ; ma fu da quello cono- sciuto quale y era merit e e, per Pucello della Favola ri- vestito delle penne altrui. Mi studiero piu Lrevemente che sara possibile fame un quadro di quel miserabile suo preliminare , affinche giudichi ciascuno da se stesso chi di noi due abbia scritto il vero. Eccone il quadro di quel miserabile suo preliminare.
Ivi senza critica , e senza veruno esame , supponendo vero cio che non e dimostrato , da per certe alcune cose o in tutto false , o almeno dubbiose , e con un tuono decisivo presume d' imporre a tutti colla sua autorita. Ivi si leg-gono continue contradizioni a se stesso, percLe senza principj certi scrive cio che gli esce dalla penna. Io , per convalidare alcune cose di sua fantasia, e false in se stesse , chiama in testimonio Autori , mettendo a conto di quelli ragionamenti , che non fecero giammai. Ivi ( troppo miscrabil cosa ! ) baldazosamente chiama a sindicato i piu nobili, e virtuosi Personaggi , disviando- si da quel Divino ammaestramento , e tan to lodato da
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Sociate , che 1' uomo debba conoscer se stesso , allega cose affatto aliene dal veio , non s' accorgendo clie fa injuria a se stesso proprio , che mostra di non veder la luce per dobolezza o di senso , o di giudizio j o di voleila per invidia oscuiare , eon iscandalo di tutt5 i buoni. AUorche si veggono alcuni audaci colla loio e- 1 udizione superficiale tratlar cosi impertinentemente per- sonargi di sommo mevito a' quali tssi non son degni di sciorre le coregge de' calcianijuti , \i e molta ragione d' essere scandalizzato. II Santuaiio ne forma una piuo- va che le passioni adulte qualora sono fervide , ed a- gitate , al/ano una nebbia clie peiturba la piu vcggen- te , e luminosa ragione. II leggitore per poco giudizioso che sia , si accorge subito d' essere il Zona senza di- scrizione , e senza rispetto per le cose piu rispettabili. Or se i fatti stanno pur cosi , come in verita cssi stan- no , io mettero in esame alcuni pochi scritti di sua ra- gione , limitandomi a quelli soli che fanno al mio pro- posito , e con poco studio procureio di ri vindicate alia oiFesa Verita il suo splendore , mostiando iino alia cvi- denza essere il Zona autorc di mala fede , a cui pieslar non si deve mai verun credito ogni volta clie sciive a suo capiiccio ; e che non ha piu dritto di rimpioverarc peisona alcuna sen/a pruove.
Veniamo ai fatti. Io non voglio indebolire le sue ra- gioni , io le rapportero intiere , e coi suoi JpflDpi j ter- mini. Nella pagina IX. dice. « II piimo ad archill Ita- » re la seiie de' nostii Vescovi in il Cerbone , ma no » questo , ne Zutlo che lo segui , seppcro dl scio»bcr » V inlieio ikkIo , sviliippandoiie lc noti/ie alia di.stt «i
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» Sul piano rli Ceibonc , (pag. XI.) s' incamino anche » Zuilo quandu era nostra Vescovo , dandoci una seiie v piu csatta , ma perche anche questa non va esente da » suoi difetti , ed e anche soggetta alle vaiiazioni del v tempo | che tutto corrompe , e consuma , avendola r fatta stendere sopra muro nella Sacrestia della nostra » Cattcudrale , di null' altro curandosi che rassegnarci » il semplice tempo della loro elezione , e della loro » inorte «.
Quali piincipj di ragionamenh son questi ! non vi e sorgente piu ieconda di assurde conseguenze ; impercio- che da questo freddo racconto fattoci dal Zona il leg- gitore ignorante conchiude , che la serie de' Vescovi di Calvi effigiata nella Saciestia sia una magia , e che ab- hia qualche somiglianza col meraviglioso palazzo d' Ar- mida ideato dal Tasso , ed edificato da' Demon] . Ma con buona pace sua quest' opera della serie de' nostri Vesco- vi e opera fatta dal signor Angelo Mozzillo , il quale durante tal fatica stanziava nel Seminario Diocesano; le carte MS. di Zurlo erano in mano del signor D. Mat- tia Simonetta , il quale g-li traduceva in Latino il no- me , la creazione , e la morte dell' effigiato Vescovo , o- gni volta che bisognava. Sicche la detta serie de'Vesco- vi Monsignor Zurlo prima che la facesse Tscrivere col penncllo sul muro , V aveva Egli gia scritta colla penna sulla carta con travagli e fastidj di molti anni. Questi piincipj sono incontrastabili , tanto ci detta il buon sen- so, ne ammette risposta , in contrario questa maniera di ragionare forse a qualch' uno ha data occasione di te- terlo per uomo , che sia di cervello , non intieramente sono , ma non gia , e stato tutto artificio.
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Che piu ? Un altra considerazione importantissima. Non ritrovando io registrata in veruna pagina del pre- serve Santuario 1' Iscrizione scritta sul muro della Sa- cristia , di tal mancanza cerco saperne da lid non solo il quia , ma henanche il propter quid , maggiormente perche egli con molt' accortezza ci trascrive quella ch\> ra nell' antica soffitta della Gattedrale ; siccome quella ch' era scritta nella cona diruta chiesa di S. Casto Vec~ chio ; ed anche quella clie e nella picciola cappolla ru- rale detta la Marchesa , e con una notabile cura ; lodo la sua diligcnza. Or cambia principj , e non la nomina neppure , come la materia comportava ; poiche la serie de' Vescovi ivi effigiata diede materia all' opera di que- sto Santuario Caleno. A me pare, ne sen/a ragione, che questo artificio sia stato faito con malizia , volendo cosi allontanarnc la meinoria , forse perche non gli bastava 1' animo di rispondere a quel verso. Li tenebris anted nunc tandem in luce ? avendo con cio imitato quegli aocorti pittori , i quali nascondono nella loro tavola quello v che a loro pareva di non potter espiiinere con decoro ; c da loro insupcrabile giudiealo. Cosi dico, per- che cosi credo , e perche cosi e.
Posti quesfi miei riflessi ricavati dalle sue serilhire a dii si dovra credere in preferenza ad un' asser/ione fall* da lui , la quale ripugna al buon senso ; o pure alia 1- Bcrizidne ivi scritta tanto circostanziata , o posifcitra ? la c6nfeeguenza si conosce da Be slessa. Ma dal Santuario medesimo apparitee giusta la mia lagnanza. ImperciocM
nel lot. iS3 pailando egli di monsignor Zurlo dire
« compile ancVtisso le Memorie Storichc di Calvi MS.
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> eke da noi non furono lette giammai per esse r si per- il tluto ». i da ci6 eoneludentemcnte si raccoglie che non solo le carte MS. della Stoiia Civile ; ma Jbcnanche le noli/ie MS. del Santuario furono lasciate ai Vescovo suo successors Ma a clie fare un toito alia veiita pro- cedendo piu oltie sillogizzando , se la sua penna essen- do consapevole d' esser rca ne fa una giustissima con- con fessione nel fol. 1 68 ove cosi sciive. « Anno 1260. » Palmeiio , o Pahniero dall' Eminentissimo Zutlo nella » sua seiie fu detto Capoano , ma il Granata a cui » premeva , non ne fa menzione. » Oia io qui mode- stamente alzo la voce , e dice al mio lcttore. Vi e con- tradizione piu solenne di questa ? Gome mai ha potato cadere in consimile disti a/.ione ! nonjrammendandosi che nella Sacresfia V esser Capoano non era scritto , ma hensi nelle carte M. S. e pure (ogiudicio di Dio quan- to sei tu nascosto ) si confessa non volendo quella Ve- rita , la quale con tanti sforzi si procurava di nascon- dere ! Resta adunque solidamente , e sino alia evidenza stabilito quanto prima io dissi, che le carte MS. di Zur- la una col supplemento fatto da Mons. de Lucia crano nelle sue mani.
Shigata la suddetta matassa cosi maliziosamente av- viluppata , or che faro ? tacerei certo ; ma perche il si- gnor D. Candido Buonamici uomo , come al trove dissi, fornito abbastanza di critica , e di sana politica , amo- revolc di Zurlo , mi scrive colla data di Napoli , che avendo egli letto il Santuario Caleno dell' Ab- Mattia Zona era stato scandalizzato , come mai questo scritlore oglie impudentemente a rimproverare la persona di quel
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virtuosissimo Cardinale ogni volta che V occasione gli si presenta , eel anche senza che gli si presenti ; desidera colla pura integr\ta , e candidezza sentire il mio giudi- zio , perche il Zona portasse di Zuilo cosi falsa, ed immeritevole opinione. Per appagare adunque i giusti , e pii desiderj dell' amico ; e perche son anch' io divoto, e che deggio eziandio esser grato all' ombra di si ve- nerahile Trapassato , avendo continuamente dinanzi agli occhi gli oblighi miei verso Lui ; ed oh come mi e dolce il ricordarmi gli virtuosi ragionamenti intorno alia virtu , i quali tenea con me ogni giorno ! ho letto con attenzionc il suddetto Santuario , ed ho esaminato bene ogni cosa ; e lasciati da parte i cerimoniosi giri de'proe- mj coll' amico non necessai j ecco ristretto in poche pa- role il giudizio che ne ho fatto , e ch' egli sommamente desidera.
Signor D. Candido , la primiera cosa, che io vo dir- vi in risposta e che il titolo di Visionario che non ha durata fatica d' acquistarsi dall' osservatore Barone Ric- ca dopo letta ed csamiuata la Storia dell antic a Calvi , e della Calvi Regia e3. spiega esattamente il vero caratteie del Zona ; e tale lo vitro vo appuntino anch' io nel San- tuario Galeno ; e ci6 vicn certifieato dagli scritti mede- sinii, ne' quali non si conosce che Ciarlatanismo. Nepo- duno alcuni fatti da' quali resteranno vieppiu schiariti, cd assodati , i miei rillessi ; e vindicate il candorc della chiarissima innocen/a di Zurlo.
Nella pagina iu5. ptrlando d' una grotta detU dftl
VoIgO la (iiotla de1 Sinli ( liiaina in teslimonio del su> assunlo A n.isf«t>i«> Bihliulcraiio , il quale nclle >it« de'
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Pontefici fa raenzione di queste grotte sotto il nome dl Cryptae \ e 1 celebre canonico D. Francesco Avellino nelle brcvi memoi ie dell' antica divozione della Terra di Santamaria Maggiore di Capua , verso S. Nicola di Bail pailando d' una Grotta clie giaee sotto la nave maggio- re , della Gliicsa di detta Terra , cosi si esprime » fu il » secieto ritiro a'primi Cristiani; finahnente per contesta- >» re d" esservi statu una consiuiile Grotta anche in Ca- v pua , apporta V autorita del Pratilli canonico di detta Metropolitana ; con quel clie segue. Ma chi ne dubita della testimonianza de' tie sopraiodati Serittoii ? Leggen- do poi nel Santuario Capuano di Miehele Monaco , clie nelia Diocesi di Calvi eravi una Chiesa in loco sangui- narlo , avezzo egli a cohfonder tutto 9 ed a giudicar di tutto secondo la sua imrnaginazione , e non anunetten- do questo filosofo ( Visionario voili dire ) veruna diffe- renza tia il poler essere , e V essere , appropria un si- mile racconto alia sua antica Calvi ; ecco come. Mctte per base fondamentale del suo giudizio questa Grotta de* Santi , dando per cei to d' essere stato il piu antico San- tuaiio de' pvimi cristiani Calvesi ; a tal oggetto apre in Calvi una Inquisizione contro i primi cristiani , e fa ivi sparge re molto San^ue , percio detto in loco Sanguina- rio y e fa della suddetta Giotta per conseguema una Catacomba simile a quelle di Roma , e della vicina citta di Capua. Che catena di bugie^ e di favole ! invenzio- ne degna da poeta. Egli e 1 p$imo cbe nomina quesla grotta niuno degli Sciittori Capuani finora ne ha fata menzionc. L' apeitu,a , o sia V intioito di essa e stato* per moltissimo tempo chiuso sotto terra; la forza delle
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acque piovane essendo noi alunni nel Seminario ne apri- rono l'adito ; il popolaccio accorse ivi fingendo al solito per divozione , la quale dopo pochi anni svani , e la grotta ora che io scrrvo e divenuta covile del bestiame. Ove sono quelle altissime rupi ? che ridicola esagerazio- ne ! Corse quelle dell' antro della Sibilla descrittoci dal Poeta Ma rone da cui Y ha copiata ? ma egli sa benis- simo , che la Storia non ha tutt' i dritti della Poesia. Che rupi! la grotta e cavata nell'alveo del rivo, pochi passi lontana dalla nostra Cattedrale , ed e nello stesso livello che quella. Per vedere 1' assurdita del presente racconto sciogliamo h'nalmente il nodo di questo vero Romapzo. La chics i detta da Michele Monaco in loco Sanguinario era la diruta chiesa Parocchiale di S. Lo- renzo , la quale era vicina alle tre Massarie , lontana dalla grotta in questione tre miglia c piu ; ivi era quel luogo detto Sanguinario , (a) se il Zona avesse profitta- to delle Perg-amene esistcntino nella Curia Arcivescovile non si sarebbe trovato nclle circostanze d' esser posto in ridicolo , e pure niente era piu facile per un uomo eiu- dito , come presume cV essere. Vedete a che si ridusse F impegno. Sc c una bell' a/ione Y esser riconoscente ver- so \i Pattia, e necessario dalP altra parte d' esser giu- sto, fuggendo la soveiclriu passione. Lasciaino ac;li anti-
(a) Sanguinario. Questo era un luogo della Villa di 5. Lorenzo di Cahn , ( in pertinenze di Sparanesi ). Jrchivio sircivescovdc di Capua lWgamena in5 Sc : 3. Fas. 19. faff. C.
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chi Greci tali pretcnzioni , i quali per far parere Ie Ioro citta opera piii che urnana stavano in questa vanita. Mi ricordo a tal uopo quella favoletta tanto istruttiva la- scialaci per nostro ammaestramento dal poeta Orazio negli ultinii versi della Satira terza del libro secondo. Quando la rana gonfiandosi a tutto potere presumcva d' agguagliare la grandezza del buve ; la ranuzza V av- verti del pericolo , dicendole che con tutti quegli sforzi ella non avrebbe giammai pareggiata la grandezza di queir anirnale. Questo insegnamento dovrebbono pratica- re tutti gli Scrittori. Ecco il primo testimonio di questo Visionario ; voglio che 1' averne fin qui detto mi sia ab- bas tinza , perche Voi sig. D. Candido 7 potete per Voi stesso argomentare , e conchiudere che uomo egli sia.
Alleghiamone un' altro testimonio non men grave del- F altro gia notato , e che non me no importa. Nella pa- gina 1 20 cosi scrive « Delia Chiesa di Pignataro che va » col titolo di S. Giorgio non ne abbiamo fatta menzio- « ne , perche nulla abbiam rincontrato dell' epoca di que- <c sto paese , che non sorpassa quella del i5oo. Tanto me- » no abbiam fatto motto delle Ghiese di Petrulo , Visciano, » e Zuni, la prima sotto il titolo di San Nicandro,\a. secon- » da di San Silvestro , e la terza di San Nicolb, sapendosi » da tutti , che la Chiesa di Petrulo fu fondata dopo » il 1 588. quella di Visciano nel i656. , e quella de' » Zuni e di una data posteriore, Ie quali anche oggi sono j> amministrate da' respettivi Economi curati , essendo la Cattedrale la loro antica Parocchia. E se bene la soprano- tat' assertiva che fa di Pignataro , e della Parocchia di S. Giorgio sia cosi sciocca , che non rneritasse d' esser
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riprovata , purtuttavia in grazia del miosignor D. Can- dido scrivero poclie righe , rimettendomi per il di piu ove ho parlato di detto Villag?;io. Desiderarei che si fos- se il Zona compiaciuto dirci donde abbia ricavato che F epoca di Pignataro non aorpassa quella del i5oo. La Lassezza dell' ammo suo , clie non ragiona affatto , siciu ramente ce V ha detto. Un paese di 2800 , e piu abi- tanti , il piu grandc di tutto il Cicondario , non sorpas- sa F epoca del i5oo ; cio ripug-ua al buon senso. Vede- te , signor D. Candido , e convenite mcco , ch' egli fa- ccva molto poco conto de'suoi leggitori se gli credeva capaci di farsi abbagiiare da tali assurdi. Che di buono adunque puo aspettarsi da uno Storico , il quale invece di andare in traccia sinceramente di conoscere la Veri- ta , e di faila conoscere ad altri , senza risparmio di fa- tica ; usa tutta V arte per nasconderla ? Sicche in som- ma questi tratti indicano un uomo veridico ; una guida illuminata, alia quale ficiar si possa intieramcnte; o piu tosto uno spiiito superficial , c presuntuoso , che vuole e disvuole a seconda del suo capriccio se egli mi fosse presente, come presenti mi sono Ic sue scritture del San- tuario , vorrei fargli'l seguente cntimcma : Quei poehi monumcnli , che la Baggia antichita per nostra ammac- btrainento ci ha tramandati , e che tuttora esistono nc- gli Archivi , Voi gli arete letti si , o no P se gli avete lctti, e perche tacete la Verity? Che Be poinongli ave- te letti , ( lo chfl 10 tengO per imlubilalo , c lo proverb ad eridenza ) oo'yostri scritti medesimi ), desiderarei lapere qua! piacere troyate coll a m luono don*
rottoo pel up) , ciA che ici^nl iniente lapeU esaei t.«J
so ? Piocediamo. Quel « sayendosi da tutti che la Chiesa v di Pclrulo fu fondata dopo il i588 falso : cioe da voi solo : impel ciocche tutt' i Petrulesi sanno che V epo- ca clella lorp Chiesa e del 1206 , siccome e segnata sul piperno della porta d' essa Chiesa.
Ma io non mi lamento tanto per la sopranotata vostra, al soli to, fals' assert i va , quanto mi duole di non avere Voi visitate le scritture dell* Archivio Vescovile, defrau- dando cosi i gitisti f Wider j di quelle popolazioni , e di que' tre degnissimi Curati. Imperciocche Monsignor de Lucia f. m. essendo nella Giunta Ecelesiastica , siccome abbiamo detto nel suo epilogo , fece assegnare a quelle Chiese suo gaudio , e sua corona , tanti heneficj eccle- siastici , che fanno la rendita richiesta a poter essere Parrochie holla te. II degno Vescovo per la sua avanzaCa eta non pote dar com pimento a cosi degna opera , ne ha lasciata la cura a? suoi successori. Non posso scusare questa vostra mancanza , perche la materia ricercava di visitare la Curia Vescovile ove sta tutto esattamente re- gistrato.
Ora per ripigliare in poche parole , quanto ahbiam det - to su questa materia , il signor D, Candido faccia me- co una considerazione : ]\Toi ahhiamo in parte esaminato il grande studio fatto dal Zona per presentare al Pub- hlico come sue le scritture del Santuario Caleno , ora , a giuclizio mio , e di tutti i huoni io dico , almeno , come sue , le avesse am ate , ed a loro , ed a Zurlo , co- me vero Auto re , avesse fatto pregio ed onore. Ma nel- r esame abbiam veduto con sommo rammarico tutto il contrario per riguardo alle mal fortunate scritture ;
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iinperciocbe miserabil cosa e staf;a il vedeile indegnissi- manfe gfigiirate , deformate , e bruttate tuttc non vi si scorge neppure Y ombra di quclla ingenuita e di quclla semplioita caralteristiche del suo Autore , il quale diede molto ornamento , e molta fa ma a Calvi. Che percio piu miserabil cosa sara nell' esame cbe faremo il vedere come abbia traltato Zmlo.
Egli mi perdoneia se per avventura non conispondera in tutto alia sua espettazione, avendo egli piu talento cbe non bo io. Pure pei cbe mi vien comandato da voi, a cui non posso, ne voglio contradire, mi sforzero al meglio cbe mi sara possibile di spiegarvi b evemente quanto io ne giudico.
Vi prevcngo signor D. Candido , cbe io non posso cer- tamente di piu diredi quello, cbe da voi colla Yostrja let- tera mi dimostratc d'avei\gia conosciuto. Mi displace non poco cbe io debba con questo esame rincrndelire la vo- stra piaga , ma voi me lo arete comandato, ed io deb- be ubbidire. Procurero bensl di sudisiare al \osho de- siderio toccando alcuni pocbi tratti , e restringendoii in poco giro per non tediarvi. Ed in ptimo luo-o ritorno ad esaminare cio cb' egli sciivc di Monsignor Federico.
Nella citaU pag. 168. , cosi egli scrive « Palmeiio » » o Palmiero. Dall' cmincnlissimo Zmlo nella sua serie j> fu dettO Capoano , ma il Granata a cui premeva , » non ne fa men done. Io mi protest? cbe eon quel che dii6 , non intenclo di dire , cbe Zmlo non aresse potU- to in^anna-.si , pcrche era 1101110 ; ma voglio dire CQ8
non t'inganno* Nella parg. 65o. Anno i3i 2 dell Arlu- vio della Curia Arciveecovile Capuana si due Capuano,
peicbe da quclla cilta avea t.ralta loiig'me. Ma • ••
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displace solo , ch' egli il Zona non ha esaminata la cosa con 1' csattezza cV un ciitico istruito , percioche nella com- paiazione che fa tia Zmlo , e Monsignor Gvanaia avreh- hc dovuto attencrsi al dot to di Zurlo piu tosto , die al silcnzio del Granata , a cui dice che premeva non gia ; ma premeva piu a Zuilo. impercioche non e punto da meravigliare , che fra la moltitudine di tanti uomini il- lustii di quella illustrissima citta fossero scappati alcuni dalla vista di quell' accoito Scrittore ; ma Zuilo avea tutto F iwpegno d' appurare il paese natio di questo Ye- scovo che entrava nella seiie de' suoi Predecessori.
Ma io non istimo ne soveichio , ne fuor di proposito il i apportai e qui quel ch' egli scrive nella pagina £2 del Santuario Vendicato , e difeso ]$ap. 1826 ; ch' e segno chiaiisshno non pure di poca amorevolezza , ma di di- fprez70 verso di Zuilo, pcrche fuor di proposito dice, che la lingua Francesc era Grcca per Zurlo. Che sciocchez- ze son mai queste ? mi muovono a compassione della sua vergogna. Crcdeva forse cosi di scopiire una mac- chia nel sole ? e se hene avrei potuto rispondere a co- tale censore , che Zurlo leggeva 1' idioma fi ancese con quella speditczza medesima che leggeva 1' Italiano , pur tuttavia mi giova a questo proposito favellare al nostro novello Paregino da filosofo cristiano. Allorche , dico ; un Vescovo , dopo il corso di questa hreve vita coiri- paiira davanti 1' eterno Giudice si vantera forse d' aver imparato 1' idioma Fi ancese ? No certo : egli saia giudi- cato strettamente se nelP esercizio del sacro ministero ab- Lia praticato Verbo et exemplo tutte quelle virtu che S. Paolo scrivendo a Tito ; e Timoteo prescrive a tutt'i
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pastori della Chiesa di Gesu Cristo , e non gia suIla in- tellig-enza della lingua francese. Ed ecco il perche il sa- perla non fa posto giammai nel numero delle ohbliga- zioni de' sagri Pastori , chi mai ne dubita ? si puo si- curamente ignoraila , sen/a mancar per questo ad alcu- no dovere. Ma se poi uno serittore con una conosoeaza superficiale di qucsta lingua , e con pochi talenti avesse la temertla di levarsi contro ci6 che vien testificato dai fatti , cioe , se la Seric de' Vescovi di Calvi la rappre- sentasse al Pubblico come una compilazione di fatti fal- si , di racconti assurdi etc., e quel ch' e peggio osasse calunniar la Persona dell1 Auto re vero ; sarebbe egli in- rocente agli ocebi di Dio ? ecco una questione che io temo proporli. Toino al Sai;tuario onde mi sono al- quanto allontanafo. Ivi nella pagina s52 Giuseppe I. M. Capace Zuilo Vescovo di Calvi , » fu de' Chieriei Rego- » laii Teatini. Venne allevato nel Monasteio de' SS. A- a> postoli de' Padri Teatini di Napoli , e tanto in questo » Collegio , quanto in quello de' medesimi Padri di Ro- » ma insegno con lode la Filosofia , c la Teologia. In- » di a poco ; Compilo anch' esso le Memorie Storiche » di Calvi M. S. che da noi non furono lette giammai, * per esse r si peidute , siccome accennammo Delia pre- » fa/ione della nostra Antica Calvi. A giudi/io pero di i> quelli , che le lesseio , la perdita di queste Bfemoric » non e stata una perdita da prenderne rammarico «. In questo lucftro mi gioYb ticordare a questo maligno Zoiiu I»; lettere a tuj scritte <la un buo amico , che la itampa nella prima carta dice d'entere Angiolo 1 ma che Ja fauia annun/ia esscine alt: i gli aulo.i. Che
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maniera di sciivere stomachevole , e plebea ; e quello che non meno im porta , fuor di proposito ! si da quelle Memorie M. S. di Zurlo e nato certamente questo di- sprezzo ; da quel buon seme ne fu generate questo cat- tivo f rut to.
Esposte Ie accuse del sapere , che questo novello Zoi~ lo ha sfrontatamente invenfate contro di Zurlo , passo all' altre che riguardano i vizj dell' animo.
Due sono le di lui piincipali caratteristiche : le im- posture ne' fatti storici ; e le contradizioni a se stesso.. Quando io leggo quel che scrive nel fol. 287 ; del San- tuarid Caleno, e considero la cosa colla ragione conoseo che Zurlo non fu mai peggio trattato al mondo di quel- lo che fu da chi si aspettava tutto il contrario. Duolmi assai, ed ho giustissima cagione di dolermi , ch' egli , nel- 1' atto che tesse gli elogj di Zurlo , nascondendo la Jan- cetta che punge fra la mani che carezza oltraggia Y o- norato cenere ancor caldo del degnissimo Prelato , 01- traggiando la Verita , e la decenza ; poiche innalza tri- bunale , e si crea giudice ; benche incompetente sulla condotta tcnata da Zurlo per Y affare dell' ospizio del Seminario , e lo accusa di doppiezza m tutta la sua e- stensione ; vizio degradante non dico un Vescovo cosi benemerito, ma chiunque , e che detesta il cielo , e che il mondo stesso reputa infame ; essendo la gloria della propiia liputazione la piu delicata ricchezza d' un ga- lantuoino virtuoso. Queste calunnie non son tali , che possono esser confutate con burle , poiche la calunnia si appicca con una paiola , e non si terge , e toglie via dy ordinario che con lungo esame , ora io narrerd bre-
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vemente come passo questa cosa , e quali furono i veri fatti-
II Seminario Diocesano , sito poco lungi dal Duomo sulle mine dell' antica Galvi Longobarda , e inabitabile lie' mesi estivi a cagion dell' aria malsana. Gli alunni trovavansi provisionalmente pigionati in Pignataro nella state. Mons. Zurlo appena giunto in questa sua Ghiesa, conoscuta la necessita di fabbricarsi un Ospizio forma- le , convenne co' rappresentanti la citta di Calvi , e si stabili il sito di S. Nicola, ove appunto trovasi felice- mente fabbricato ; con obbligo pe 6 che la suddetta cit- ta dovesse per detta opera somministrare ducati 65o. in varie tanne. II Vescovo cerco T approvazione del Re ; T affare fu ilmesso al Tribunal Misto , il quale approvo la soprannarrata convenzione , suggerendo solo che per la validita delL' obbligo la citla ne impetrasse il regio assenso. Approvata dal Re la Gonsulta del Tiibunale , la citta ottenne dalla Real Camera di S. Chiara il do- vuto assenso , precedente ancora decrelo di expedit della regia Camera della Sommaria.
Qui use! in campo il Comunc di Pignataro , e pretc- se co' suoi ricorsi sospendersi quanlo erasi finora opera* to, e che 1' ospizio dovcasi fabbricare in Pignataro per tre motivi ; piimo perche di aria piu perfctta ; secondo perche ivi trovavasi provisoriamenlc l'ospizu); ler/o pet* che ivi abitava anche il Vescovo. Si ordinarono piu e- sami. II Tribunal Mislo sebbeno cod discbrdanza di voti opino iabhiicaisi 1' ospizio in Pigliattro. So ne dolse la (-ilia di Calvi pivsso il real Trono. 11 Re okitse i voli, c voile saperc i Ministii discordant! , cd l motivi per
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cui furono divisi ne pareri. Ecco 1' esposizione de' fatti 1 icavata dalla Memoria per la citta di Calvi , stampa- ta dal Piocuratore , e la quale da me si conserva. La detta memoria non contiene altio che il riassunto de' Process!.
Esaminiamo ora il fol. 25;, nel quale egli altro non fa che spingere all* eccesso la malignita dell' animo suo con intenzione evidentemente manifesta di voler insran-
o
nare a sangue freddo , e per dir cosi , a bella posta ; e ne commctte colla stampa ai posteri la memoria. In queste pochc nglie si vede espressa , e ritratta la vera imagine dclla sua natura ; ove si possa affermare d' aver provato quanto piu possa una passione, che ogni debito mgionevole. Io propongo , signor D. Candido , avanti al tuo purgato giudicio la turpe narrazioue che ne fa questo falsiticatore di monete , e come Ie spende per mo- nete. » Mentie , cosi egli sciive , credevano i Galvesi , » che le cose procedessero secondo la concertata armo- nia , subodorarono che il Vescovo nello stesso tempo » impegnato dai Pignataresi , e forse anche pcrche te- » meva di non esser inquietato da quelli , con cui do- » vera convivere durante il tempo del suo Presulato , » aveva ridotte in compra quelle case medesime , dove abitavano i Semiuaiisti Alunni ne!F esta , che prima crano locate , per perpetuate il loro domicilio in Pi- gnataro. E questa fu la sorgente della gran lite du- rata per piu. anni tra le popolazioni di Calvi e Spa-
Iranesi , ed i sopadesciitti Gasali di Capua ; imper- ciocehe i Calvesi dal pregiudizievole passo , che il Ve- scovo avea da to , cominciarono a litigare. La causa
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i dunque fa portata nel Tribunal Misto. Si fecero per * tal uopo dive: si esami. Si ypedirono de7 Commissaij » per T informo , e si forma 10 no de' grossi process!; DU » battutesi la causa per piu anni , non senza gran di- rt spendio della povera tJniversita di Calvi , che faceva *> da attrice , ed aveva in contrario il sno proprio Pa- » store, Finalmente nel mese di aprile 1771. Si pavlo » nel Tribunal Mistc , ed i PignaUivsi cogli altri Ca- >» sali di Capua , forse anche per 1' impegno del Vesco- » vo , ottcnnero a loro favore tre voli , rimanendonc » due a favore di Calvi.
Asserisee dunque il sopracccnnalo Zoilo , che il Ve- scovo impegnato da' Pignataiesi avea comprate le case eve abitavano gli alunni per cosi perpetuarne ivi la di- m 0 : a, e cheques to piegiudizievole passo era stata la sor- gente della lite. Sul principio usa la parola subodorare; cioe, da un susurro falso di fama ; ma immediatamente diviene per lui sicurezza , scrivendo sfacciatamente il Vescovo contrario a' Calvcsi; parlando come se fosse sta- to presents alle commendatizic fattc da Zurlo a' Magi- strati j o come se CC lo avesse lotto sul cuore, die false a,ccusazioni ! Mosbo , siecomc udiste , da un vano so- apetto nato dalla sua ignoranza , come di passo in pas- so adioDimo esponendo , altcrando , e muiando i fatti icrive senza scrupolo , come sen/a Condamento queste cose p cose tanto false , die mi fieoc stomaco al solo pensarvi. JIo voluto liscaldarmi in questo, giaccbi a frrei afuto pet male cli' egli il maledico avesse potuto, 0 re pure il minium che a«l an lal personaggio , al qnk »'C cseo 1 d4 millc simili 1 lui larian degni <!i
scione la oorreggia del calciamento; lo replieo mille vol- te ; non tanto per la hobilta tlella sua progenie , o per Ja'grandeMa delfc sua dignita , quanto per la bonta delle sue virtu , colle quali ha date molt' ornamento , e molta fama a Calvi. Veniamo alia dimostrazione de' suoi
assurdi.
Bcco una testimomama certa , ed autentica ch egh Hon ha ktte Je sc.iiture esistenti nella Curia Vescovile , re quelle csistoni ..el Tribunal misto fatte ad istama de Calvesi. Impe.ciocche se avesse letto 1' istromento di delta compeia iogato d*l notajo Giancasto Barricelli di Piqnataro addi a5. genuajo anno 1762. non aviebbe cosi sac.iiicato la verita. Ivi si diehiara che trovandosi a comperare una casa migliore , o anche formaila di pianta per 1* ospi/io del Seminario , fosse stato led to a' Vescovi p;o tempore di venderla , ed impiegare i duca- li 5oo. per la nuova fabbiica , siccome si trova gia ese- guito , quanto il Vescovo nel detto istromento avea spon- taneamente offerto , e solennemente p.omesso.
Che le case poi non potcvano focmare Ospizio in for- ma di Scminai io si mostia dalla pruova fatta da' Calve- si presso il Tribunal misto , dalla quale appa.isce chia- jamente d' essere lino scombussolamento grandissimo , per cui si pe.deva ogni buon or dine edogni disci plina. Son' parole della copia de' Processi , ossia Memoria per la Citta di Calvi stampata dall' Avvocato di Calvi , che
io conserve
Questi fatti cosi autentici rendono palpabile sicura- mente 1' assurdita del racconto del Zona che sempre al vero si oppone. Signor D. Candido , non vi paja strano
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ch' io tante volte ve lo repliclii. Ma io credo forse d' in- tendere da quale bassa, e vile iinmaginazione era annu- volata la meute di cui quando scriveva quelle righe at- taccando T integ'rita di si grand' Uomo , mi taccio pero su tal a*gomento per non riraproverare una delle piu. grand' ingiustizie a qualehe trapassato , la cui riputazio- ne resterebbe in esegrazionc. Ma io voglio p ogredire , e far conosccre al sig. Buonamici , ch' egli 1 Zona e tale che ne col vituperare pu6 aggiunger biasimo , ne col lo- dare accrescer gloiia a Zuilo. Nella pag. 252. dice : accrebbe di nuove fabbriche , ed amplio V antico Semi- nario Diocesano colle rendite superflue di esso Semina- rio Diocesano ; ecco la mosca cantaride nascosta sotto la rosa ; temendo egli che il suo lettore formasse delle opinioni assai ^antaggiose ( com' era di faito ) sopra di un si gran Uomo , subito aggiugne colle rendite super- flue del Seminario. Che maniera ridicola c mai questa? vuol far mostra di sapcr cose , e vien convinto della piii crassa ignoranza sopra qualunque soggetto. Ecco un sfcondo testimonio jcli' egli non ha letfta la Platea del Seminai io , che si conserva ncll' Aichivio della Curia. Jvi leggesi che la signora D. .Lucic/ia Figliola Verging in capillis de' Duchi di Civita S. An^clo di Napoli tree un legato di ducati 3oo. de'quali Mons. Zurlo ne avea* bo disposto per quell' opera pia in qoesta Diocest di Cat vi , die al Ifedesimo losse piaooiuta piii espediente ; e considerando die l' opera di pieti piu grata a Dio , i piu vantaggiosa al ben della Chiesa, e del Pubidico era pvovvedeir alh buooa eduoaziooe dclla gioventu & sia ttca , Mm;. Zu-lo i dueati $00 a1 2[ febrajo 1769*
£*9
gli consegno in mano del Signor D. Pasquali Pczzella Procuratore del Seminario , e fuiono impicgati nella fabbrica del Seminaiio Diocesano.
A tal proposito dornando: Nell' epilogo poi die si fa di Mons. Positani le somme erogatc da' benefkiati Diocesa- ni per la fabbrica del Seminario registrate nella Platea del detto Seminaiio , pciche le ha taciute ? Sappia il mio caro signor D. Canclido , che quell' epilogo ( hen- clie del Zona bruttato ) lo scrisse Mons. Zurlo nella Se- rie de' Vescovi ; il virtuoso Prelato seppe con giustizia lodare quel degnissimo suo Antecessor e , di cui siccome nc fu sembrc ammiratore passionato , cosi ne fu imita- tore virtuoso.
Or perche la morte e la sepoltura di Monsignor Po- sitani , di quel uomo per molti capi illustrissimo , vien laccontata in quebto Iuogo tanto diversamente , e si lon- tana dalla veiita de' fatti , piacemi sig. D. Candido di narrarvela, io secondo lio rilevato da' libii de' morti di Pignataro ; e da un libriccino di memoiie M. S. de' Frati ; e da una memoua del sig. D. Ignazio di Paris fu degno Paroco di Pertignana , ed e
Nel di 23. marzo 17 32. 01 a fa un secolo , fu da Mons. Positani buttata la prima pietra del Convento su- pra la collina , detto monticello , ora chiamato S. Pa- scale. I Frati ebbero Y Opi/io nella casa di D. Antonio Borrelli ; ed esercitavano il loio sagro ministeto nella Chiesetta della S. Groce propinqua all' antiea Parroccliia- le Chiesa di S. Giorgio.
Nel di 17. dicembre dello stesso anno quel degnissi- mo Prelato rendette lo spirito a Dio , assestito del P.
33o
Presidente degli Alcantarini , il quale raccolse 1* ultimo fiato , e gli chiuse gli occhi. Fu riposto loco depositi ( come sta scritto nel libro de' morti) nella cappella stes- sa di S. Croce , luogo ch' Egli stesso avea gia eletto nel suo testamento ; eel Orazio d' Alcssio suo Cubieulaiio pose la seguente lapide , che fu la prima
D. 0. M.
SISTE. VIATOR. ET. AVDI.
HIC. REQVIESCIT.
PHILIPPVS. POSITANI. CALVORVM. EPISCOPVS.
QVI. HOC. DISCALCEATORVM. M0NASTER1VM. EXCITAVIT. SED. MORTE. PRAE\ENTVS. XVII. DEC. MDCCXXXII. \T. CONSVxMARETVR. PTVM. OPV3. AN IMAM. SVAM.
PRO. FVNDAMENTO. POSVIT.
HORATIVS. DE. ALESIO. EIVS. CVBICVLARIVS. GRATI.
ANIMI. MOiYVME.YTVM. POSVIT.
Si fece il doloroso funeiale dal Capitolo , Cleio , c Monaci. Quel che siegue sta registialo dal sopianomi- nato D. Ignazio di Pans nel libro di IN'atale ab Ale- sandro. Infine
» Nell' anno iy36 cssendosi ridotto il Convento co- » modo per abitazione , ivi ritiratisi i Fraii in cbMisura » si eresscro in Chiesa una stanza alia parte deptra del » Convento ( o:a reietlorio ), dove in tfftspo italo ml
» mesa di niarzo di detto anno il cadavere , oolia §o- » pranotata lapide , . di <-ssi» Veicovq Positaoi con una » pompa funebre degoa di etto Prelato , esaendo intcr-
» vennto all' associazione il (Japitolo , Sruunurio , e 1
33i
» Clero tutto della Diocesi , ai quali precedcva il Vica-
* rio di quel tempo D. Gian Giacomo Cioffi , oggi Pri- » micerio di Castellamare di Stabia ; e tutto si fece per » ordine di D. Gennaro Maria Danza alio fa Vescovo di t> Galvi di Lui successore , e a proprie spese di esso » Danza , il quale 1' associo sin sotto la montagna ; e i> nel disotteramcnto fu ritrovato il Gadavere suddetto » intieio , solo nella faccia era alquanto deturpato , ch' »> era tre anni , e tre mesi ivi sepolto.
» In questo anno 1760. essendosi compita la Ghiesa del >• suddetto Convento , c benedettasi a due maggio yi- » gilia della Croce, da Mons. Zurlo Vescovo di Galvi, » furono traspdrtati tutti i defonti che si ritrovavano in » detta Ghiesa , o sia stanza , in essa Chiesa nuova ; ed
# il primo fu il cadavere di Mons. Positani , che si tra- » sporto nel giorno cinque di esso mese di mag-gio, dove 9 assiste il dctto Mons. Zurlo col Seminarlo , e due Ga- *> nonici assistenti , una col Clero di Pignataro solo , e *> si canto la Libera ; si apii la cassa dove era rinchiu- » so , e f u esposto alia veduta del numeroso popolo ac- t> corso a vederlo , e fu ritrovato anche intiero , seriza » essersi disgiunto alcun osso con tutta la testa, di mo- » do che niovendosi lo scheltro si moveva tutto , come » un pezzo di legno , anzi tirandosi da alcuni le dita » delle mani , che stavano grinzate , non fu possibile w potersi rompere , o stendere ; e questo fu il giorno »> cinque maggio sy6o. dove io aneora era pi'esente 9 e
• fui spettatoie del tutto— D. Igna/io di Paris.
Ivi poi neH anno appresso 17G1. il sopralodato Orazio d' Alessio pose il busto di PosiUni colla seconda i$$: i"io-
jy
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tie , la quale porta la data quando gli fu innalzata la lapide in attestato della gratitudine ; e non gia deila translazione del Cadavere.
Ritorniamo a Zurlo , donde siam partiti. Mi pare d' aver detto abbastanza , in cosi poco campo , cio che ri- guarda V impostura del Zona ne' fatti storici ; da questo capo passero all' altro , cioe , contrario a sestesso.
Quando egli scriveva nella lite dell' Ospizio Zurlo con- trario ai Calvesi , doveva ricordarsi , come era ragione, quanto aveva egli scritto nella pag. 4£« « qui non si trat- » ta di aneddoti secreti della corte di un Principe, nar- » rati senza pruova> e sopra semplici voci popolari». Im- pcrciocche essendo la calunnia fra tut? i vizj il piu pregiudiziale , fra tut? i torti il piu in eparabile , e fra tut? i delitti il pile nero, siccome si espvime un moder- no Scrittore ; e questa una veata nella quale tutto il mondo conviene; similmente essendo pur veio che quan- to piu un accusa e grave , tanto pi ii evidenti debbon esser le pruove. Questi principj sono incontrastahili, an- clie quando si trattassc di accusare il menomo individuo della societa , 1' ultimo degli uoinini , con piu ibite ra- gione , la circospezione dev' esser piu giande alio: che si tratta di un soggetto singolarissimo : tanto piu bisogna mcttersi in istato di comprovarla. Se cio e vero , come mai egli mosso da un falso susuno macchia , brutU , ed oscura la riputazionc di un Personaggio nato di no- bilissima progenia y alia CU1 luce colla grandest* della sua emincnte dignita , c colla belle/ /a dclle sue eroiche viitu a^giuosc nuovo splendoiei' Ml loTodio pfOgredire Chi mai avrebbe cicduto die uuo educate ntl Sernioa v
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di Calvi in quebeati giorni di Zurlo dovesse caluniriara il suo bencfattoie ? ma questo e un diffamare scstesso , poiche le armi delle parole litornano il piu delle volte nel petto del medeslmo le* itore. Si figurava senza dub- bio che tutta Calvi gli avrebbe innal/ata una statua per questa gran notizia , ma debbo dirli francamente che la peisona la quale sostiene lo ha reso disprezzabile , ed odioso a tutt' i buoni , veggendo , ( cosa miserabile as- sai ) , come la malignita non si addolcisce col tempo f ne si tempera co' beneficj , e come piu muove la natu* ra , che V obbtigo , poiche egli da quella e stato spinto all' ingratitudine , da questo altro non e stato mosso al- 1' a more.
Per una criminazione cosi mordace dovrei mettergli anch' io le mani addosso ; con questa differenza pero , che io cosi facendo direi sicuramente di lui meno del vero; ed egli cosi scrivendo di Zurlo manifestamente ha mentito. Di tal criminazione che non meritarebbe d' es- ser neppure rammentata bisognerebbe farnegli render con- to , e cio con piacere di tutt' i buoni , i quali mal com- poitano que' meschini attentat! contro un Personaggio di *anta virtu , di cui vivente tanta era appo tutti i Cal- vesi T estimazione , e la dignita , che si crecleva , che non vi potessi esser uomo, il quale avesse tanta insolen- 2a neir animo , che non sentisse verecondia per esso i e non lo onorasse ; ed ora motto e avvenuto tutto il con- trario per la temerita del detto Zona , non dico io gia , per T aversione ch' egli avesse alia Virtu ; ma perche tumefatto dall' ambizioue e entrato nel s.io naturale. Ma- ancora l'innocenza ha i suoi persecutori. Io per avrei
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desiderate* ch' eg!i 'I Zona avesse avuto riguardo a cfue- gli affanni sofferti da Zurlo negli ultimi anni delta sua annosa vecchiaja in quella tempesta * volli dire , de^li umani accidenti smossa in quell' anno memorabile dej *799 ; che io ammantello , per tutti sanno ; egli ?1 san- £ uomo nn quel partito cosi aeerbo raccolte tutte le sue virtu , e postele in guardia al suo cuore con cristiana resignazione $ ch' e di pochi , e perietti , rivolto tulto a Dio , coo tenera unzione replica va spesso col'Santo Ebreo Bonum mild qata humiliasti me , e cosi il santo P rela- te dopo tante e si gravi fatiche , dopo tanti , e si stra- in travagli portati per la Giustizia cristianarncnte mori. Fatti son questi , ed argomenti , che conchiudono , che siccome ne fango , ne lordura macchia mai i vivi raggi del sole , cosi ne la malignita , ne la vilta puo infetiare una vera, e salda virtu qual era nel Cardinal Zurlo. Non seguiro piu a Iungo , ma pero il mio tacerc parlera al Zona piii d' ogni lettcra ; ed il mio silenzio ha lingua , e voce, che gli fanno sapere qualsiroglia piu estcsa scrit- tura , che mi uscisse di ma no. E percio fin^o per ora di non leggere , ne intendere le sue ciancc ; e preghero Dio che lo illumini in questo caso, Del quale ne ha gran Lisoimo. Tanto al debito mio si conviene.
Siiinor D. Candido : eccovi 1' csamc da me fat to sul Santuaiio Caleno deff abate Zona , sara esso teslimonio della sigottr osserranzj mia verao di foi ; Io nii son U- ticato a eio fare infianunato, come disti , dal rostra de- si leiio , ma pi Ti dalla ittfioDt , \t\ giusli/ia dclla eOsa i dapoiche hen sapete che io professo, 8 proiessero seniprc la rariti , etsendo qursta antica mia usan/a dclla quale
o 5 m
dopo tanti darmi anco-a non mi pentd. Duolmi solo che per 1c deholi mie forze non ho potato aggiungere uguali effetti al vosfro desidcrio 7/ed al debito mio ; ma so mol~ to bene , clio tanto piu ne clirete voi , quanto il giudi- cio vostio C piu ampio , [e profondo , che il mio cono- S imento non e , il quale per la sua picciolezza io le re- pnto nulla. Se poi tardi vengo a cio fare datene colpa ail" eta mia , che cauimina vei.so 1' occaso. Riducendo in poche rarole quanto ho io fin qui detto , a me pare d aver in cosi poeo campo ( poco dico rispetto all' am- piezza clella materia ) , mostiato ad evideuza , che la sei ie de' Vescovi di Calvi e opeia di Monsignor Zuilo ; e che il Zona ha yoluto compaiii e mascherato , e vestito de' panni altrui Bel cospetto del Pubfelico. Tutte quelle ro^e, che di sopia ho sciitte, le ho sciitte per la veiita ; e tutte quelle ehe seguono , le scrivero per farvi cono- sceie che io ho sctitlo il vero. Replico brevemente cio ebe sop; a ho notato. i
Signor D. Gandido : alia solita sua maniera di scri- Tere dell' abate Zona piena d' orgoglio chiarameute si comprende il suo pensiero ; egli ha ierma ereden/a che i lettori di buon gusto siensi ,^ia chiaiiti , ed abbiamo aoeettate le giustificazioni da lui f?tte contro le osser- yazioni del Barone A. Ricca , scrivendo ivi con impu- denza impertinentissima tante beite brutte e nefande. Se egli cosi crede s' inganna all' ingrosso ; ed io voglio far- vi chiaro in quanto errore egli si tiovi ; conciosi ache il Pubblico istruito ne paila vantaggiosamente , siccome vedremo. Vi prevengo peio che in questo ristretto io prendo in con&iderazione soltanto due cose che fanno al
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mio assunto da lui scritte ne' due Ii belli di calunnie, c di vituperj , cioe , nel Santuario Caleno Vindicate) , e Difeso stampato neli' Anno 1826 ; e della seconda Parte della Calunia Distrutta data alia luce nell' Anno i83i. Entriamo nella materia.
E primieramente voglio che sappiate fche nel Santua- rio Caleno appena nella pagina 253. famenzione de' M. S. della Storia civile di Galvi lasciatici dalF Eminentis- siino Zurlo ; ma i M. S. della Seriede' Vescovi al num. di Settantacinque suoi Predecessor*! effigiati nella Sacrestia del Duomo non si trovano affatto ivi nominati ; e ci6 che monta soprattutto si e , che neppure ivi si nomina Monsignor de Lucia , ed era ben convenevole ; anzi sua obbligazione , siccome vedremo in appresso. Con tal ma- liziosa condolta credette forse d' iiluder i leggitori tra- sportandoli or qua , ed or la , e per conseguen/.a csser tenuto per il solo autore de detto Santuario. Quanto ho io qui accennato cosi ivi si ritiova. Passiamo avanti.
II signor Barone A. Ricca fu il primo a conoscere , cd il primo a smascherare questa sua malizia. Vedcndo egli che il Zona colla stampa dell' antica Galvi , e del Santuario Caleno erasi accinto a volare , come dicesi , sen/ ale , c rnal compoitando che la Verita restasse of- fesa dalla sua smisurata ambizione , diede alia luce le sue osservazioni , e confondati argomenti scopii hitta 1' astuzia usata dal Zona, e conchiuse (com'eia di laf to ) , che Zurlo eia stato il principal A 11 to re della Serie de' Vescovi stampata col i'lonlcspi/io Santuario Caleno , ( abbia nome come si voglia , pin che operi quel che detta la giustizia ) , 11c dir si pu6 il contiario. E Dio
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consoli '1 Barone Ricca del bello eftetto seguito di tutt' i suoi nobilissimi pensieri.
Primo esame.
Pubblicate colla stampa nelF anno 1823. le sopralo- clate Osservazioni , egl1 il Zona per giustificarsi da tutto cio cbe non quadra va all' Auto re fu obbligato a chia- mare in sua difesa Monsignor de Lucia , e cosi gli fece bel bello confessare cbe Monsignore gli avea dati tutt' i suoi lumi. Io non voglio di cio altro testimonio che lui stesso. Egli ne da una chiara testimonianza nella p. 36. del Santuario Galeno Veudicato , e Difeso. Dunque Mon- signor de Lucia gh diede tutte le carte di Zurlo relati- ve al detto Santuario , le quali avea ricevute dal fu Paroco Pratilli. Chi ne dubita e privo d intelletto ; ed e sordo chi non sente la voce della Verita. E1 da notarsi, cbe ivi la prima volta si trovano nominate le carte M.S. di Zuilo relative al detto Santuario. Ecco Signor D. Can- dido il primo argomento. Passiamo al
Secondo esame.
Quanto aveva scitto nella p. 253. del Santuario Ca- leno , che Zurlo avea compilate anche le momorie sto- riche di Calvi , che da lui non furono lette giammai , per essersi perdute , con quel che siegue , non gli ven- ne a mente quando nella pag. 77. della Calunnia Di- strutta scrisse , che /' Osservatore inerendo alle sue pre- ghiere gli avea dati i suddctti Manoscritti di Zurlo ; con quelle facezie di piii , che sono ivi scritte, e che io passo in silenzio. Questo fallo di memoria lo ha fatto essere contradittorio a se stesso. Cosi scrivendo ha imi- tati pirati Africani , i quali cangiano bandiera ogni qual-
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volta vogliano o sorprentlcre , o fuggire V inimico. Io su tal oggetto non cliro piu oltre , parendomi che que- sto tanto debba bastarvi.
Ma quel che mi fa lidere si e , che nella pag. i32. della Calunnia Distrutta si millanta d' esseie uno Scat- tore ingenuo , e leale , cioe , come un Zingano. Egli Scrittore ingenuo e leale ? cosi avrebbe dovuto essere , e non sciivere nulla di coufumelioso. Conciosiaehe , di- ce Plutarco : Vita di Tibe.io Gracco , Y esser ben nato, e modestamente educato raffrena , e modera la mente nostra negl' impiti ancor della colera , e ne' contrasti am- biziosi. Ma mi dira egli fosse ii Zona , che aneh' io ho usata non minor libeita nello sciivere queste cose ragio- nando di Zuilo ,• io rispoudo clie debbo io esseie scusu- to , perche se e leeito colia forza ribatter la foiva ; non dee meno esser conceduto il far resistenza calla ragion vera all' apparente. Or quasta e bella ! Perche io non voglio , perche non posso , ne debbo sottosciivcrc alia piesunzione ch' egli ha di se stesso , debbo pereio esser notato , e tacciato ? Egli vuole una leggc pec se , ed un1 altra per gli altri ; egli si lamenta chji le sue bugie non gli son credutc , eJ iulanlo non vuol credere agU altri la verita. A che tante laeezie , e ridicoli j a clie tanti sarcasmi, e molteggi. Oueste sue eiance son casteUa fabricate Dell' aria ; ma collo fttrepito de!le sue canno-
nate a rente puo Car solo o&eravigliare qutsuoi j». >p >- lari che staoqo oolla bocca ape la , dome i passerotU quando gli <la ad intendere quelle sue cantalavol nosdo iaimortale Torquato Taaeo nella litea leiitta cU lui al Dnea d! Urhina na arrtofl U ragiooe , •* piace di*
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• c egli , a ciascuno d' udir gli altrui biasmi , perchfe
» ne" biasmi , paragon ando Y uditor se stesso a colui , )> di clii si paila , il piu delle volte si conosce superior » re di bonta , e di virtu , ed in questa supeiioi ita tan- » to cava alia superbia della umana natura , grande- » monte si compiace , Iadclove nolle lodi non suole per » lo piu riconosccre in se stesso alcana maggioiaiua. » Ma dico io al Zona , cbe gli uomini dabbene si sclegna- no , e si disturbs no , e per ci6 bisogna aver piu atten- zione dal fare , die dal riportar qualche ingiuiia.
Signor D. Candido : care sovra raodo per molti ri- flessi state mi sono le lettere vostre , ma non pieciola hnpresa mi ante imposta. Imperciocche voglio cbe sap- piate , che alcuni preti napolitani miei amici mi fecero ^n quei tempi richiesta di scrivere la vita delF Eannea- tissimo Zurlo loio Arcivescovo ; il timore per6 di non oscurave con penna plebea cosi illustrc materia , mi fe- ce deliberate di non entrare mai in pelago co-i capo , che non avrei speiato di uscirne salvo , e con onore, Troppo alto argomcuto e lo scrivere la vita di quel Car- dinale , che spese tutta la vita sua in azioni eroiche 5 e cristiane. Io desiderate! veramento j cbe come Seno- fonte , volendo formare un perfetto Capitano , prese a scrivere la vita di Giro , la quale si finse a modo suo: cosi si trovasse oggi chi volesse prepone un esemplare di un perfetto Veseovo togliesse a scrivee , sapeado fa - lo con dignita , qu el!a dell' Eminentissimo Zmlo. Neila quale impresa lo scribente averia questa fatica di meno, che non accededa ciie aggiungesse cosa alcuna alia Ve- lita. Ma io peiche ne sia invifato dal mio desideao f
3;
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non sentendomi le forze pari a quello , ed all' obbligo infinito ; che ho di onorar quello spirito divino , mi son vinto di lodarlo , ammirarlo , e rivcrirlo con silenzio e con perpetua memoria delle divine grazie sparse in qu el- la santissima anima , pregando il Signor Dio , che mi fece grazia di yivere 17 anni felice in cosi santa , e dol- ce compagnia : cosi mi faceia degno di rivedeiia , e go- derla eternamente in Gielo.
Mi era dimenticato di dirvi , che Zurlo era figlio del- la Casa di S. Paolo de' Teatini , e non gia de SS. Apo- stoli i e che aveva insegnato agli Alunni de' SS. Apostoli solo la Filosofia. In Rom <. non aveva insegnata ne filo- sofia , ne Teologia ; come per errore dice V ahate Zona . Ultimamente una sola cosa mi resta d' osservare , ed e che , non ostante che il Zona ahbia la sopra allegata Seiie de Vescovi imbrattata , riempiuta di lord lire , e di vituperj , in guisa che , la povei elta non possa omai dimostrare la sua nativa, e vera hellezza, purtuttavia ?e qualchuno ( che non mancherchheno ) la lavasse , e ri- pulissc , e T adornasse de' suoi veri , e preziosi o: nainen- ti , non mi duhila che essa apparirebbe vaghissima , e sovra 1' altre cose bellissima , ed arrecherebbe molt' or* namento alia Chiesa di Cabi. No, non mancberaono sicuramente , ne mi dubito punto de' begl'inge^u*, che avranno a grado d'impiegai L fatiche l>.o a lal opera. Questa e fatica da gioyani, i cpiali hanno copia di tem- po, ne increscan [010 le tatiche ; i ytttchi , come appun* Lo son io , no ban care$tia , ed ogni disaggio gli 1 1 va. E poi la oatura a m<» ha luiio non che hk ingcgno , ne troppa mcmoiia , debol giudicio , e (fuel
34 1
che }>im mi duole I eta di otlanta anni. Che pcrcio non : oho voi entraste i;i un travaglio di lisponderc a le parti di questo esame , ne che il desidetib vi le tanto , che non v' incresc-ssc pigfliar nuova noja ; impercioche pulchra d elect ant , deformia contri- statu diceva Mattio Corvind celebre Re d Ungheia : val quanta dire : voglio fuggire non solo i morsi , ma gli ahbajamenti di queslo malcdetto cane , che a me ha data ora assai yiu molestia , che non farchbe Cerbeio con tutte tie le sue teste. Ponetevi di grazia fine : E se pur volete liscrivcrmi scrivetemi alia Laconica ; e se vi pan a qualche riflcsso fatto con poco giudicio , significa- toiomi , che tutto pigliero in buon grado da Voi , ii quale ho amato , e amo tra' primi carissimi mici aniici. E cio mi sara gT&tissimo ancora , perche avr6 la mente piu libera, e spediUr per finir quest' operetta , gia. molti iinni da me tr&lasciata , ed ora dagli amici desiderata, e aspcttata. Io poi vivo in questa mia Patria molto con- tento dello stato in cui mi ha posto la gran bonta di Dio , perche se ho avuta poco commodita di fortuna , ho avuto ancora meno stimolo di coscienza ; me ne sto coir anhno riposato , c tianquillo , sforzandomi a tutlo mlo poterc , secondo il buon precetto di Socrate , d' es- ser tale , quele io desidero d' esser tcnuto. Addio amico. Fatte queste pochc, ma nojevoli osservazioni sul San- tuaiio Caleno, avrei dovuto qui ponre i Comuni di Calvi, la situa/ione de' luoghi mi ci obbligava ; ma prima vo- glio dare una rapida seorsa ai due Comuni uniti Roc- chctta , e Croce , i quali sono gli ultimi del nostro Cir-r condario verso il Nord , ove confinano ecl Circondario
34a
di Pietramela , distant! tra loro da Orknte ad Occideri- te due miglia , e piu.
Rocchetta e Crcce uiiiii.
L' esterisione del territorio de' sopranotati due Cornuni uniti giusta il ruolo Fondiario.
Sono moggia 2333. p. 9. Rendita imponihile ducati. 33i5.g.64*
unite a He case di ahitazione. Rendita do' Comuni nell' ultimo Stato discusso ducati. 1 057.52 La Beneiicenza del Gomune dclla Rocchetta posdede un capitale di ducati 307 , e per essi annui ducati Ire- dici , dico , ducati. i3. 80 1/2
Piu possiede nu Monte Frumentario di tumoli 47 ; per i quali per interesse se ne corrispondono per ogni tumolo annue mi- sure tre , che fanno annui tumoli enque, c misure 21 s' ignora il Fondatore.
Qucsta vasla estensione, come di sopra di moggia s333
p. f) era tutta hoscosa , ora e in parte diradaU JCf
somminislrare legna allc calcarc , cd alle carhonaje che
il principal? commercio che ianno CO cireonvicini
Villaggi dol Gircondavio , cd anchc con Capua.
1. a rail* , e la catena delic montagjw son ricche di
■oli ; e Peine aromaliche , e saline danno alia came del best ia me un gapore eccellent*. La Rocchetta h fabbricata raUa ?«tta di un colic so-
m (\\ Petnilo , «' mnliua all' On idmtc Ool
• coodario di Tenna Llla devc il suo nomc alT*ntico
343
Castello , ossia Rocca , clie colle allissiiuc sue mura la- terali tuflora esistenti , annunzia FaLolita tirannia Feu- dalc ; iii in seguito Feudo de' Vcscovi di Calvi , il quale He poita il semplice Home di Barone. Yecchia fama vaole , clie nella Rocca si mantcnessero annidati i Sa- raccni in qiie' miseri tempi, quando que' fieri nemici del nome Cristiano fecero dall' Africa le loro scorrerie in queste nostre comrade. DalF altura della Rocchetta si scopre un I>el punto di vcduta.
L'aiia che vi si respira e ottinia , e salutave.
La loro popolazione nell7 anno 1826 era di cento no- vanta sctte amine. II numero de'Matiimonj , de' Nati , e de'Morti in ciascun anno, cominciandosi dai priroo gennajo 181 7 , e fincndosi a' 3i dicembre 1826 appari- sce dal quadro presente per la Rocchetta, e Croce.
Anni. Matiimonj. Nati. Morti.
1817 » 7 10
1 8 18 5 1 3 09
1819 8 17 11
1820 5 22 5
1821 3 14 2
1822 4 ?7 I2 182.3 5 17 i3 2824 3 16 11
1825 4 18 08
1826 5 18 19
Totale 41 J59 100
Dal presente quadro costa che il vantaggio e in favo- della vita.
344
I Rocchettani hanno una maniera cli vivere semplicc, dura , e lahoriosa ; souo pero dolei , e socievoli , mo- strano della vivaci'a , ma mancano loro i mezzi peres: ser istruiti nolle aili , e nelle scieme.
Le donne poi sono piacevoli , atiive , e graziose, ma piene di modestia , e sono le piu laboriose d.i tutto il Circondario ; perciocche quasi in ogni niattina porta no sul capo pesi gravissimi di fascine , e di carboni ne'cir- con\icini Villaggi , specialmcnle in Pignataro , che pe- nuiia di legna , per il loro sostentamente , caminando per vie sdrucciolevoh , e fangose: e d' atnmirarsi sopra- tutto che appena ritornate nelle loro case subito vanne a provedersi dclle fascine per la mattina seguente ; cosa die inferesse V uomo sensibile. Hanno una comoda , e bella Cbiesa sotto ?1 titolo dclla SS. Annunciata. Debbo qui accennare , che V atttiale Parroco D. Mattco Macia- riello dopo una lunga , e penosa lite ha finalmcnte ri- vendicato alia sua Chiesa un fonJo valutato due. i5oo cli' eran malamente ceasito dal suo antecessors.
Si trascura di raccogJiere la manna , ore la pianta degti orni e comune. Sarebbe percio facilmente possibile di ristahilire il prodotto.
Diciamo oia qualehe cosa , ma coll a tnaggior hrevita che si pu6 , del Comune di Croce , che confiofa all' o- riente col Circondario di Formicola. 11 comune snito di Crone si ritroTa in una Valle alle radioi del monte da Doi detto S. Salratore , dall'altre popolanoni oonii- nato Monte ma^giore ; la piu alta , ed orrida moril di tutto il Circondario, ptena di p iftoaje , di Carpini< di cmerole. Sulla detta montagna eiati una wti* un
345
Convento di Mouaci Bensdittini , ora una Cappella detta S. Salyatore , ovc non si sale che per un sentiero ser- peggiando dopo molto stento , e fatiea. Giunto sul ver- tice delta montagna , attesa la sua altezza enorme , vi si respira altro clima ; vi rcgnano dense nebbie , e co^ loro che vi si espongono , ne vimangono cosi bagnati , come se fosse vo tuffati nell' acqua , e si gode la pro- spettiva de' monti , dellc valli , e della vastissima pia- nuia sino a Montecasino. Che piu ? Su quella onibile eminenza s' innalza un ammasso di pietia, detto il gran sasso , inaccessibile per ogni dove ; sotto questo gran sasso sta edificata la detta Chiesetta, ove nel gioino otto di maggio vi si fa una processione nuineiosissinia , la quale tiae i clivoti , ma senza la dovuta divozione da tutt' i Villaggi circonvicini fin da Rialdo , Pieti amelara, Roccaromana , da' comuni di Formieola , Rocchetta , Giano , c fin da Pignataro. Che piu ? non solo alia so- pradetta Cappella del Salvatoie nostro G. C. ; ma be- nanche ad un' altra Cappella volgarmente detta Frate Janne , lontana dalla prima circa un miglio , alia qua- le non vi si pervicne che per ceite Semite aspre , peri- colosc, e stiette sull' orlo d' una onibile roccia, ove ap- pena rampicano lc capre, per cui bisogna camina e colle mani , e co' piedi , perche un passo lalso puo far per* clere la vita. Questa spaventevole roecia per la sua al- tezza, e per ta sua mole qaasi porpcndicolare e riser- bala alle api , le quali nelh crepature de' sassi {anno le loro arnie , dalle quali ne' mesi estivi scorre il inele. Da quel luogo desolato ov' e la cappella di Frate Janne si scopre al settentiione Piedimonte, AUfe , e tutt' i Vil- laggi sino al nevoso monte Matese.
346
In questi iinpenetrabili bosclii si rii'uggiavano que'jio- clii avanzi delle nostre popolazioni iri tempo delle de- vastazioni fatte in qneste contracle da1 barbari del Nord. L' onore adunque di quei boschi tutlo ci sorprende , e ci a^ita V aninio ; ma tutto poi c compensate dail' odo- re delle fragole , e dal canto degli uccelli , tra quali veggonsi le perpici. Caliamo giu nuovamente al Villag- gio di Groce. Ii detto Yiilaggio , non ost ante che sia edificato in una Valle di monti boscosi , pen una d' ac-* qua di fontane peienni , \i e un solo pozzo alquanto lontano dall' abitato , cosa nuova die appena ^i crede. La Rocehetta poi ha quattro fontane peienni : la prima denominata la Space ata , l'acqua di cui bevano i na- tnrali J la seconda detta Spinella , la terza Salica, e la quarta Laureto. La Gbiesa poi di Groce e assai' picciola al bisogno della popolazione. Opera cbe dovrebbe inte- ressare moltissimo ii Vescovo di Gaivi ; essendo suo ob- bligo preciso, cd assoluto. II popolo e roz/o , cd incul- to , d7 uno spirito materiale , Sen/a industria , e nella indicenza , sembra adunquc d' aver solo commereio col bisogno , che percio non preseoia uno spettacolo cbe possa consolare ; ed ii perche la popolazione lentamente va crescendo , sicoome pud vedersi oel quadrd de' Nati, e de* Matrimony Scendiaoio ormai da quei aspii mouli, e vifitiamo i Coinuni uuiii di Cah i.
347
PETRULO , ZOm , E VISCIANO
L' estenzione del territorio dei sopranota- ti tie Comuni uniti glusta il ruolo Fondiario sono moggia. 4^9 l 29 lf*
Rendita imponilule due. 1 2 7 53 67
Rendita Comunale.
La vendita de' tre Comuni.
Da Casa Rcale per il demanio di Calvi censito a Sua Maesta ( D. G. ) fin dal dl 28 settembre 1791 per eanone rieeve ter-
ziatamente in oinii anno due. 880 00
o
Per fitto di alcune Cesine annui due, 080 00
Per dazio sul vino , e sulla carne , per fitto del forno , e delle botteghe ducati. 080 00
In ultimo de' grani addizionali sulla Fondiaria annul ducati. o4^ 4°
1082 4°
La loro popolazione neli' anno i83i era 2178
II numero dc' matri monj de' nati c de' moiti in cia^
;cun anno , cominciandosi del 1822 e finendosi a 3 1
icemire i83i apparisce dal quadro presente.
38
348 |
|
Ann! |
Matrimonj |
1822 |
16 |
l823 1824 |
27 i5 |
l825 |
18 |
1826 |
T9 |
1827 1828 |
i5 18 |
1829 i83o |
09 J7 |
i83i |
10 |
Nati Moiti
69 72
87 9* 91 57
78 4*
81 52
88 40 73 48 91 53
75 46
93 93
Totale 164. 826. 5g5.
Dal presente quadro il vantaggio e in favor della vita, questi Villag-gi , se il mio lettoie nol sapesse , sono edi- ficati alle falde de' monti denominati Miiabella, Cori- cuzzo , e Cisterna , un miglio lontani al settentrione del- T antica Calvi. Sono popolati coll' abbandono t.otale del- F anzidetta citta , da cui credesi d' esser discendenti , ed in fatti i costumi , V idioma , il veslire ; e gli usi sono gli stessi , come la loro origine. II viso degli abitanti annun/.ia la bonta dell! aria cbe rcspirano. Osserviamo cio die \i h di piu considerable. La loro Agricol'ura pocbissima cosa , cd infelice j ma V indusliia degli aM- tanti contribuiscc molto alia fertUiU , cbe pcrcio i iconic benza sernprc la cura di colon* cbc la coltivano , abbon dando dl grano , olio, vino, di t'nilti , e di tutto rio
che wrrt alia coiutrTAiione td al piac*r% della vitm
349
Venlamo oia alia uiscre/jone particolare d' ogni Villag. gio , la quale sara molto breve.
Petrulo ; il quale deve il suo nome a Pietro , puoba- bilmente suo piimo abitato re , e situato nel centra d' una valle ed e una specie d' un bacino , c diviso in cinque borghi , o sieno Vichi , denominati Piazza , Canzano Giudea , Martini , e Casa Mandara , ove evvi una Cap- pella gentilizia de' signori di questa famiglia. Sopra il detto Villaggio , luogo detto Laureto da un vivo sasso scaturisce il rivo di Calvi , questo picciolo ruscello at- tiaversa Petrulo. Quando la pio^gia e molto forte i tor- renti rapidamente scendendo dalle montagne della Roc- chctta secondo il declivio trascinano nella valle di Petru- lo sassi che incontrano nel passaggio , ed allag-ano por- zione del paese. Gli artefici di Petrulo sono laboriosi , e meccanici. Ivi si trova la creta da far mattoni, e ve n'e una fornace in Petrulo le strade sono senza lastrico che percio fangose Pinverno.I majali di Petrulo son molto ricercati, vi riescono felicemente , perche V* e in abbondanza la gliian- da. La Cliiesa Parocchiale e fuori Y abitato , ed e mol- to picciola essendo Vescovo Monsignor Zurlo , il signor Silvestro Canzano , ottimo cittadino , travaglio molto per fondare una nuova Chiesa dentro P abitato , ma invano,
Dopo Petrulo passiamo a visitare i Zoni ; uno della Famiglia Zona che gli ha data V origine , gli ha dato anche il suo nome. E' situato questo Villaggio ai pie del monte Coricuzzo , montagna plena di cespuglt , e pcnosa a salire. In mezzo dell' abitato erfi una larga piazza ; le strade sono denominate Piazza , e Vizzi. La Chiesa per ora e proporzionata alia popolazione. Ci man-
35o
ca Pacqua bevibile de'pozzi , ma gY iudustriosi abitanti tianno delle cisterne profoncle vestite di fabbrica ove con- servano l'acqua piovana in abbondanza. Ne Zmi e de- gna d' esser no lata la Casa del signor barone di Longa- no , la qual e veramente signoiilc. Alia distanza di un tiro di moschetto sta edificato V Ospizio del Seminario in tempo d' esta di cui abbiamo gia parlato altrove.
La situazione di Visciano ch' e pocLi passi lontana e piu comoda , ed assai piacevole per il passaggto delta jgente. Le strade sono Piazza , Trivio , Pozzo e Martin*. A I ponente di questo borgo , o sia Vico , detto de' Mai - tini , confina col Circondario di Teano. Nel rccinto di Visciano evvi Telegrafo sulla colli na nominata Palafen o. I Viscianesi hanno i) credito di puliti , oncsti. Signori : quel che noi abbiamo scritto de' sopranotati tre comuni di Calvi ne abbiamo avuta notizia dalP accorto , e dili- gente Cancelliere comunale signor D. Nicola Canzano degno di molta fcde.
Non mi pare cbc debbono esser passati con silemio i dae felicissimi frutli , che produsse ncil* eli passata que- sto picciolo campo. Per soddisfare adunquc in parte al debito mio , ed al desiderio degli amabili iniei Calvesi diro che D. Muzio Zona nato nella illustc Fainiglia del Barone dl Longano ; e D. Lorenzo Zona nato in un' al- tra molto civile famiglia di Visciano , in quella , cioe | del signor D. Filippo , furono due grandi uomini , i qu^li col molto loro saperc , c GOgll aurei IpJPO QOStUOU f<cero grandi questi due plpciolisdoii luoghi. RistringenJ in porhe parole ftlcuqi trail i de' gopralofUti Rersopaggi amtndw Medici.
II Viiiaggio cle Zoni ^e imente oscuro pei se , Mu,io Zona Filosofq , e Medico lo ha rendu lo celehre colla chir»re'-a del suo sapere. Ebbe egli luogo di Medico ap- pre^so C ivi ) III. gV^vipso Re delle Spagoe : in li di P roto- Otedico di qiulla vasta Monarchia. II nascere adunque in piccio] Villaggio pan uiipedisce clie 1' uomo non lie- sea eccettentissiwo in qualunque Virtu.
El ii secondo si^nor D: Lorenzo Zona sebbene nonaves- se avuta ljl fortune iavorevole come il Piirao gia sopra- 1 > dato , ne agguaglio purtuttavia tutto il merito , e le yittu. Piatone quel filosofo divino , e soMilissimo inve- siigaiore do' secret i della Datura , dice , che V uomo e una nobilissiina pianta , la quale da se si solleya in alto, qualunque sia il suolo entro a cui spande le radice. Ma peo quegl' ingegni clevati cbe la natura produce biso- gna colla nostra opera ajutarli nel camino della virtu , e c'6 secondo la condi/ione , e lavere della famiglia onde ban tratta Torigine. II savio genitore D. Ettore , i> quale amava meglio lasciare i suoi figli virtuosi , che riccbi , ben esaminato V ammirabile ingegno del suo ii- glio Lorenzo , lo mando in Napoli per ammaestrailo# Posto ivi soUo la disciplina di gravi maestri il giovane non risparmio ne diligenze , ne fatiche per istudiaie l'Aite della Medicina; ed il suo continuo travaglio unito ai suoi talenti lo fece satire in gran riputazione in tal g-e- nere di professione. Dottoiato in Medicina fisso il suo domicilio nella citta di Capua , che alio i a floiiva piu che mai per la gran copia d' uomini illustri , e lettera- ti. Ivi nel pratico esercizio ebbe gran fama il Zona , a talmente cbe bene spesso veniva richiesta la sua opera
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Gn da lontani paesi in occasione d7 infermita ; venendo liputate un secondo Galeno della Provincia.
Ma passiamo pin avanti. Neil' anno 1767 V illustrissi- ma Compagnia de' Gesuiti essendo stata ( spulsa dal regno di Napoli ii nostio Re riapti gli Stud] in Capua , ov' eiavi un Collegio della prelodata Compagnia. II Zona fu elet- to pubblico Professore di Fisica ; era tale il credito suo f cbe vennero quasi da tutta la Provincia giovani per im- parare da Lui la mode ma Fisica , onde sali in si alto concetto , clie fece molt' onore a se , alia sua Famiglia , ed alia Patria. Ho voluto scrivere queste alquante righe in commendazione di si gvanduomo di cui serbo memoria piena di gratitudine , e di divozione , e non sai6 mai staneo di rinnovarla , e di farla quanto per me si potra , perpetua , ed immoi tale , a iflnche da tal memoria ini- parino tutt' i padri di famiglia , che siccome il sole , co- me ognun sa , non disdegna di spargerc i suoi bencfici jaggi anche nelle umili , c pin basse valli ; cosi se la natura umaria non manca di far nascere in tutt' i paesi degli spiriti elevati , cosi bisogna ajutaiU a formarli iin dalia prima eta, accio non si disTteno dal retto sentiero della Virtu.
Dunque 1' Amico dell' uomo e morto I il barons di Longano , D. Giiolamo Zona , famoso negli annali di si illuftre Famiglia per le tante venture ora protpen ; ora avveise da Lui sufferite , invano da noi n desidc- xa , egli e ncl seno della Eternila ! Iddio dia all 1 SigQO- ra , ed a tlitti qnella ft) te/:a d* animo clie lichfcdc la qiiali!a del caso 7 e Tac-eibila del dolo <\
Per conclusion dell* opna apnlico It penna ai miei do-
353
yeii rivolg-endomi ai buoi ert onesti cittadini di Calvi , i quali come discreli , softcrnanno con gentil pazienza alcuni miei riilessi.
A Voi adunque si^nou Decurioni , che siete Capi del consiglio di colesti Comuni , i quali come posti in prin- cipal luogo con piii bonta e giudizio bilanciate le cose, e le Considerate cosi bene , e senza force meglio , che nop fo io. A Voi , dico , che tutti amo , ed onoro , mi \olgo , e vi prego a ponderare i seguenti miei riflessi, Signori : queLche io ho scritto nel ristrettissimo saggio Storico della vostr' antica citta di Calvi , di cui siete lodevolmente affezionati , io 1' ho scritto sulla scoria de- gli antichi Scrittori , non volendo , ne potendo celar la veiita , che Calvi , cioe , non era ne tale , ne tanta , quale , e quanta alcuni moderni la predicano. Imper- cioche so benissimo che V abate Zona nella sua Calvi antica , vostra madre che vi ha data V origine , le da il nome di Kale , cioe , di bella , di gvande , di popo- late , mettendo cosi traveggole agli occhi vostri ; ma la situazione non si accorda con questo nome ; vi bisogna altro che una somiglianza del nome , o latino , o gre- co , o orientale per provarlo , vi bisog-na , dico , la sto- ria perfappoggio. Tutto nasce dal troppo amove che egli poita alia vostra Calvi antica , questo amove fa ( come ctisse Platone ) che 1' amante si accieca nella eosa ama- ta. Laseiamo , lo replico un' alt* a volta , agli aniichi Greci questa soverchia passione , i quali per far parere le loro citta opera piii che umana , stavano in queste
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vault a. Ma nel mio cuore tutto cede alia forza della Ve- rita ; e qualunque cosa possa costarmene , io seguiteio a rendetle quest' omaggio. Ognuno poi giudica , ognuno apprezza se stesso piu assai che non si conviene ; l'aruor prop io corrompe il giudizio , appoitandoii falze imma- giai innanzi io modo , che nello stimar di sestesso ognu- no dolcemente s' inganna ; per cio all' abate Zona non e d7 avergli i'ede in tutto. Quel che io poi ho sjriUo ( se non quanto io doveva ) , almeno T ho scritto hen sinceramente , fino a quel termine , al che le mie de- holi forze hanno potuto arrivare ; avertendo pero che la mancan/a dtf lumi mi hah eostretto alle volte ad omet- tere qualche cosa che meritava attenzione. Ma a che vo io piu lungamenle clistendendomi in tante |)a:ole , quan- do non e possibile dime tanto , che molto piu non li- manga seinpre da diie ? Ho ridotto peicio come ianno i Cosmograh della terra in un breve sommaiio il sito , la natuia , le leggi , i costumi , la forma del governo di tulto il nostro Gircondario. Credo adunquc d1 aver iatta una cosa grata ai miei cittadini coil aver dato alia luce quest' opeia ; e spero clie il Pubblico saia per ap- provare il mio luvoro. Degnatevi , o signori , di acco- glieria , c darle un bocuiaty. Font potiete peivorrorla con qualciie utilita , e iorse aneora con qualche soddi- bia/ione.
Riguardo poi alia credenn che voi avctc di disccn- dere , dok 7 dail anlica Calvi , a me giova il crcderlo, non ostante che non somigliate in niente agh antichi Calvesi rostri progenitorij imperciocche la qualitl de tem«i j»i rivolge lo itato del mondot c muti forma alia \iu
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civile ; citeostanze , cd interessi diversi hanno format! diveisi cost u mi. Dissi , che a me giova il crcdevlo , per- che su tal opinione voglio darvi de' ricordi molto pro- fittevoli.
Signori : ricoidatevi soventc di cio clie sicte stati : imitate i vostri maggiori , i qnali ora gigndigggte udo , td ora signoreggiati essendo , si poitarono nell' uno sta- to , e ne T altro da ottimi osservatoii del buon ordine ; coll' e^empio degli anticbi ammaestramenti non vogliate intraprendere delle no vita. Mi giova nuovamente ricor- daivelo , che quei tempi passati sono degni di essere specchi dei presenti , e specialmente in questi tempi che 1' Euiopa si lib ova in tante discordie civili , ed in tanti peri col i , tendendo coll' armi di mettere a sogguadro la leligione , ed i Principati. Siccome pare che d' ogn' in- tor no lisuonlno voci conseguenti ai miei timori. Dalle livoluzioni adunque degli Stati e Dominj altrui dovete aprir 1' intelletto , e g-uardarvi dalle insidie della Maga ( che cosi io chiamo la Rivoluzione ); oh come Ella si trasforma ! quanto ella sia fiera , e spaventosa noi in- felici lo sappiamo a pruova ; ed ora V escmpio degli a! trui accidenti raaggiormente deve fare! cauti de nosh j proprj. Conciosiache due sono le cose utilissime da con- 6iderarsi , 1' una V esperimento de' proprj mali ; e V al- tra T esempio delle altrui disgrazie. In queste prepa-a- zioni di guerra , e tumulto del mondo ogni leale e led el 60ggetto alia Maesta del Re nostio Signore , deve apiir 1' intelletto per i' interesse comupe i vedendosi che per questo principalmente S. M. vi prescelse in questo prin- cipal luo^o a partecipar seco del peso delle sue cure in
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ajuto, e sussidio de' Popoli , clie Dio ha commessi alia sua custodia , ch' e il fine , e la somma delle opere , e meditazioni reali , e perche il costume de' nostri cittadi- ni e di non muoversi tanto per le ragioni clie si dico- no, quando per la persona che fan parte. Non avetc per- cio piu bella occasione di mostrare il debito vcs<ro , da- poiche la virtu vostra aggiunta alia vigilanza del Re pro- mettono rimedio certo, e provvedimento sicuro, cosi facen- do si serve a Dio, al Re ed alia comune conservazione del regno.
Iddio faccia felici i Calvesi , e le signorie vostre par- ticolarmete , alle quali io non manchero mai di farnii conoscere affezionatissimo in tutto quello , clie vi piace- ra sempre di comandarmi cosi nelle pubblichc opportu- nity , come ne' bisogni privati. E cosi Dio piaccia por- germene bella occasione , come io sard sempre ad ogni vostro onore. Vivete felici , e lieti.
Sparanesi e il Comune piu occidental del Circonda- rio confina co'tenimenti di Monlanaro , di Francolisi, e di Calvi , da cui fu distaccato nell' anno
Non ci fermeremo alia etimologia del nomc Sparane- si , ella e inceita , e baibara. Noi non potremo spac- ciarc altro clie eruditi sogni , su quale non si e d' ae- cordo , e clie non vogliono la pena di fame un1 occu- pa/ione. Sparanesi tia i nostii oomutti merita d'ttfler di- stinto ; il quale pud bon cliiamarsi la pill fertile 0OH- trada del Circondario avendo campi i'cenndi, ed un tcr- tero giasso; coco il inotivo per Cl*i poo uptitarsi un pMie ragguarderola , v. ricco, ed i fadli costurai degli abitAoti vi attraggono mold foreatieri , cIm di continuo moltiplicano la sua popoladonc i la tjualc in quest' an
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no i83i escende al numero 23i£. Ecconc al solito un
quadio per un decennio. |
|
Anni. Matiimonj. |
Nali. |
1822 41 |
72 |
182.S 22 |
81 |
2824 25 |
9* |
1825 1 5 |
75 |
1826 19 |
84 |
1827 22 |
84 |
1828 18 |
107 |
1829 16 |
87 |
i83o 12 |
97 |
1 83 i 16 |
87 |
Totale 175 865
Estensione del territorio moggia- Peso fondiario in ogni anno sono due, Renclita del Comune. Addizionali alia Fondiaria due. Canone sul Demanio di^Calvi due, Ceslne due. Torello due. Mortella due. Stipeudiati due.
Renclita straordinaria Dazio sul vino due, Macello due.
MortL
70 62 82 6r 72 53 61
64
72 60 860 00 1^9 So 010 60
oy5 00 oo4 5o
J 190 |
20 |
85o |
00 |
500 |
00 |
Somma in tutto due. 2140 20
358
Le chiese deiitro V abitato sono tre: una picciola Cap- pel la cletta S. Maria degli Angioli juspadronato de'si- gnori di Ricca : la chiesa cletta una volta la Parrocchia di S. Sebastiano , ora Oratorio della Congregazione del Rosario : e la terza la nuova , e bella Chiesa dctta la Nfinziata , gia divenuta Parrocchia dal mese di ago^to 1829. In questa chiesa sono le campane piu grosse del Circoridario , le quali hanno u n suono piacevole. Visi- tiamo la Chiesa dedicata al benefico loro Protettore S. Vitaliano, sita al mezzogiorno poco lung! dull' abitato; an- ticamente anche Parrocchia, E' un oratorio molto fiequen- tato da' divoti , ove si custodiscono la Statua , e le re- liquie del Santo , il quale e sempre oggetto della con- fidenza del Popolo ne' tempi di calamita , speciahnente nelle seccite eccesiive , e nelle malattie del bestiame. Le strade principali dell' ahitato sono sei e denominate : la Piazza : le Castagne : la Selleria : la Cappella: e '1 Tri- vio , e Capodimonte. Le sopranotate sei strade sono in parte latricate di pietie , ma assai ruinate , che percio sono succide. Dee pero eccettuarsi quella di Capodi- monte , che e stata ultimamente lastricata di nuovo a spesc di tutt'i cittadirii colle riavute delle somininistra- zioni fattc alle Truppe Aushiche ncl 181 5 ; ed e co- s'ata due. 6... Peggioii sono le strade rurali; e le line e le altre dchhono esser riattate per comodo della |N>po« lazione. E' da notare benaache che Sparaneai o Bprore- duto in parte di buona acqua hevibile, gli abitanti van- no ad attingerla ppchi pasai lungi al coal 4*tto Pozzo nuovo ; hanno percio bisogno «.'» oostruiit cisterns pro* fonde \ e vesfiie di fabbrica , liocome quclla del aignor Baronc Ricca , la quale c ottima. Iferite attentions la
maucanza deli' Orologk) , opera necessariissima in tempo di notte. E' notabile sopratutto la mancan/a clella scuo- la pubblica , e mi e molto grave; che in un paese cosi culto ncn si ha cura di stabilirla. Ed ecco troncata del tutto la speranza che i po^eii avevarib jd'esser istrui- ti sulF escmpio delle piu colte nazioni.
Nel tenimento di Sparanesi evvi il Demanio detto £k Calvi , un tempo Caccid Beale. £' una vasta pianura di pati di moggia 1196 delle quali moggia 4-42 son(> boscose , ricopeite di frassiniy lauri , olmi salici, alni , ed altre piante palustri , tra le quali tiovasi una gran quantita di lupoli , i quali non solo vengono raccolti per cibo da' pacsani, ma sono anche richiesti da fuori per la fabbiica delta birra. Nelie dette pratcrie in tem- po d' inveino abbonda la selvaggine , specialmente di uccelli acquajuoli ; ma in tempo d7 estate , essendo il sole rnclto ardcntc , ceiti nuvcli di moscherini , d' in- soppoitabili zanzaie i-nquetono , e non permettono alcun riposo anche in tempo di notte. L'aria adunque di Spa- )anesi per la vicinanza delle notate paludi e umida ; per cui le malattie clella popolazione vanno a piambaie per lo piu al petto , laonde la moitalita c sensibile piu neir inverno che nella state.
I suoi melloni , specialmente quell i che si coltivano nelle cosi dette Lenze del Demanio di Calvi sono sti- mati assai per la loro gvossezza , e pel sapore della lor acqua ; sono ancora richieste le loro dolci cipolle , e ne provede i suoi contorni per una gran parte dell' anno. I vini del suo tenimento , che sono oidinariamente bian- chi non lasciano d' essere buoni, Sono in grande stima
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i coltelli, che ivi si larorano , e sebbene la delta fab* brica fosse stata cola introdotta dai fu Giuseppe Marto- ne, ora e piu florida per opera del figlio Gregorio arte- fice noa comunale , ma industrioso. E1 liuiarchevo- le in Sparanesi cbe nell' anno 1817 non pati la febbre cosi dette petecchiale , che rattristo tutto il Cir- condario ; ed il male della podagra e rarissimo. Questi sono fenomini che sembrano invitare Toccliio del filoso- fo per essere chiariti.
Sparanesi fu nel secolo passato patria di molti uomi- ni istruili, e dotti , che meritarebbero vdegli elog] , io per la brevita prescelgo V ottimo f ra [tutti di cui serbo memoria piena di gratitudine , e di divozione — Questa adunque fu lo patria di quel molto illustre Canonico Teologo di Calvi signor D. Pietro Roncone , il quale fornito delle piu preziose qualita morali , e di estesi ta- lenti am6 rendersi per tutt' i mezzi utile ai suoi simili, con ispecialita nel Seminario di Calvi, essendo egli stato il braccio dritto dell' Eminentissimo Zurlo per far usci- re dalla oscurita questa nostra Diocesi siccome abbiamo altrove osservato pailando di Zurlo. Ecco un titolo che gli dicde come di ragione un vcro dritto alia gloiia. JVon lascio di dire un mio pensiero , cir e un tributo alia Vcrita : egli fu sen/a dubbio il Sole che surse per rischiarare il Cielo di Calvi. Imperciocchc fu un raro ingegno propizio alle seien/c , cd alle Ictterc, essendo slafo un logico acuto ; un matcmatico profondo, un os- 6ervatore sotlile. Io OOnto per un bene averlo avuto ivi per nove anni maestro , 8 non posso non confessare a- vcr riccvuto da lui il ben Cfftre. Mi licoido lattora
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delle tlolci maniere die usava per riempini 1' anima di tigore , e per farci contemplare ed innammoiare della bellezza della viitu. Non posso scnza scntimcnto di gratitu- dine, e di vera 1 iconosceu/a non attestarlo in faccia a tutto il mondo.Benedico tutliquei momenti, nequali ebbi il pia- ceie, e la sorte di ascoltare un si, per tutt' i titoli, ce- lebenimo uoino. Mi si perdoni questa pi ciola digressio- lie. Ho cieduto in questa oceasione di adempieie ad u- no de' piu dolci , ed intrinsici doveii. Meritava il de- gno maestro piu lunga vita , ed altia loituna e per i suoi costumi , e pel suo sapere. Nacque egli nel 17 46 moii nel 180 5 la perdita del quale il Clero di Calvi ancora declara.
II signor Baione A. Ricca merita di non esser passa- to sotto silenzio : lo amo niolto io , e cosi egli merita d' esser amato per la sua molta virtu , e pel suo pel- legi ino ingegno. La natura lo fece amabile , hnpercioc- che le sue nobili viitu con una certa amorevole violen- za tiiano tutti ad amailo , ed onorarlo , onde non sa- prei di leggieri dislinguere se sia piu buono , e virtuo- so , egli e ceitaiuente uno de' piu notabili galantuouiini del Circondaiio , e tale e la coraune opinione. tla una biblioteca ( cosa rara ) di libri classici delle piu celebri edizioni non per ornamento , poiche que' ritagli di tem- po , che gli avanzano gli dedic j tutti alio studio delta educa/.ione , e delle belle lettere , in cui rale molto. J.aonde io credo mostrar giudicio dicendo , che il pon- go infinora nel numero di quei pochi , che meglio han- no sciitto su le cose dellantica Calvi. Ne fanno illustre testimonian 'a le Osservazioni assai pond e rose da lui fat-
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te sopra F ant lea, Calvi dell' Abate Zona , stampate col- la data di Napoli 1823. Varie altre virtu possiede, che lo annunziano un Uomo degno ; ma mi taccio perche* potrebbe parere , che io '1 lodassi piii per 1' amicizia che e fra noi , che per le virtu, che sono in lui. E qui do fine alle mie riflessioni , ed all' Opera.
Dalle cose dette fin qui gli amorevoli miei cittadini avranno potuto assai bene comprendere qual sia la mia Opera , e gli effetti felici che n'usciranno ; quindi e che questo mio officio dovrebbe riuscir loro accetto , perche al bene pubblico senza altro riguardo direttaincnte ho mirato. Temo pero che taluni siensi meravigliati che io una si larga materia l'abbia in si picciolo e stretto cam- po piii tosto rinchiusa , che spicgata , e che mi avran- no scoperto per quel che io sono picciolo , cioc , d' ogni cosa ; e giudicato piu degno di riprensrone , che di lo- de. Comeche cio sia , altro non so che dire se non che io ho scritto seconio la verita tutto quello che ho potu- to raccogliere per sodisfare al debito , e deciderio mio in servi^io delta P atria1; che se le forze poi non sieno state corrispondenti al disegna , pregogli a lodarue aline « no la buona inten/.ione , non avendo potuto faie piu dl quello che ho fatto. Io non son presuntu>so , confesso ingenuamente la mia debolc/za , perche eonoseo me stes- so , e non mi gabbp di molto ; io , Sigoori , mi posi a Bcrivere questa operetta , e mi vi posi a ragionara non perche io ipecaya di scriveme l)ene ; ma perebfe scri- yendone male avrci infiauiinato qnairh' UQO • sriiverne iiurglio , e 0O$l avrei latin ( come ('Lvva Aali^cnide ) bene colle male leltue alle buoue iellerr. La materia
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ceitaiueute e bclla , ampia , ed utile , da pochi in qual* che paite trattata , e da niuno distesamente disputata. Mi vi posi , non vi ha dubbio , con assai maggior yo- lonta , che forze , confidando molto nella cortesia delic Signorie vostre , le quali sappiano che non rai terro pic- ciolo guiderdone di queste qualsisieno mie fat^che , se elleno le saranno in qualche picicola parte gradite, col- la quale confidenza fo fine
Popolar.ione del Cucondario nell* anno i83a
Pignataro e Paitignano uniti |
2916 |
Pastorano S. Secondino , e Pantoliano |
I25i*> |
Camigliano , Falehi , e Leporano |
1768 |
Vitulaccio |
i3a6 |
Bellona |
*929 |
Coinuni di Calvi uniti |
2182 |
Rocchetta , e Croce uniti |
63o |
Giano |
842 |
Sparanesi nelF anno i83j |
a3i4 |
[5i65
i»
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TRAPPETl NEL CIRCONDARIO
Pignataro e Partignano num. |
u |
Pastorano , S. Secondino , e Pantoliano |
9 |
Camigliano Falchi , e Leporano |
*4 |
Vitulaccio |
6 |
Bellona |
n / |
Giano |
12 |
Petrulo , Zoni , e Visciano |
20 |
Sparancsi |
1 I |
93 |
|
FIERE , E MERCATI |
Fiere clue in Caivi
Una nel di 3. maggio , e 1' altra nel di 2% Un Mercato nel Martedi, la Settimana In Pignataro due Fiere , ed un Mercato XJna Fiera nelV ultima Domenica di Aprile Un' altra Fiera nell' ultima Domenica di Maggio Peso Fondiario nell' anno i83a Pignataro ducati 81 55. Go
Giano 1261. 12
Camigliano iS85. 4^
Vitulaccio 9°44* 4°
BelloM I>a4B. 90
Qftlvi »5£6. 28
Sparanesi 4*o3. 96
Pastorauo {{8o. 17
KoccbetU HI Si
37174 5c
Eccellenza Rcvergndissima
L1 opera del dottissnuo D. Giovanni Penna Canonico della Cattedrale di Caivi, ha tutti i preggi per meritare di esser fatia di pubblica ragione colla statnpa* In fatti le illustration! sul Circondario di Pignataro la Storia di que' luoghi , ed il confronto dello stato moderno di essi to\Y antico , son cose eseguite con tanto garbo e maestria nella delta opera da far onore al suo autore. Piu importance ancora si rende la dipiutura che ivi si ia den costumi , e che F opera istessa con saviissimi consigli diringe al miglioramento. Laonde stimo che la pub- blicazione di un tal Libro debba arrecare non lieve vantaggio alia societa ; e niente contenendosi in esso che offender possa in meno parte i dritti della Religione o del Trono^ son di parere che V. E. Reverentis- sima poss* accordargli il richiesto permesso, se altramente non le porr&. Con sensi di sincere stima e di profondo rispetto mi di- chiaro
Di V. E. Riveren. Napoli 18 Giugno 1 833. Divotissimo ed obbligatissimo ser- vo. Andrea Ferrigni-Pisone R. R„ JNapoli 35 Giugno 1 833— Vista la domanda del Canonico D. Giovanni Penna , colla quale desidera di pubblicare colle stampe un Saggio da lui composlo sullo stato an- tico e moderno del Circondario di Pigna-
taro , e sut migliorammto delta pubbUca istruzione. Visto il favorevole pafere del Re- gio Revisore Signor D. Andrea Ferrigai. Si perinette che detto Saggio si stampi ; pero nOn si pubblichi senza un secondo perm-s- so che non si dovra se prima lo stesso Re- gie Revisore non attesti di aver riconosciu- ta nel confronto uniforme la impressione air originate approvata
II Presidente Af. Colangelo II Segretario General? Gaspare Salvaggi
'1|Si7im,Vllinois-u''bana
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