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Full text of "Stato antico e moderno del circondario di Pignataro e suo miglioramento"

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I 


3 


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945.722 

cop.  2. 


% 


Digitized  by  the  Internet  Archive 

in  2012  with  funding  from 

University  of  Illinois  Urbana-Champaign 


http://archive.org/details/statoanticoemodeOOpenn 


STATO  ANTTCO  E  ttC&ERXO 


f>    E    I, 


CIRCONDAHO  Dl  i'lGtNATAUO 


IB 


SUO   MIGLIORAMENTl^ 


PAX.U  WPQGRAFU  PEUA  imWWWU: 


Nichil  est ,  quod  tibi  tnajorifructui  ,  gloriae* 

que  esse  possit. 
Nee  quicquam  ex  omnibus  tebus   humanis  est 

praeclarius  ,  aut    praestantius    quam    de 

Patria  bene  mereri. 

Cicer.  lib.  X.  epist.  V# 

Error  cui  non  resistitur  approbatur  5  et  Veri- 
tas cum  minime  defendatur  opprimituu 
Inn.  II*  canon,  errorum  distin,  83, 


j?2>B!  $ 

A  SUA  ECCELLENZ\ 

IL  SIGNOR  MARCHESE  DI  S.  AGAPITO , 

GENTILUOMO  Dl  CAMERA  Dl  SUA  MA  EST  V  (  D,  G.) 

CON  ESERCIZIO  i  COMMFNDATORE 

DEL  REALE  ORDINE  Dl  FRANCESCO   PRIMO  , 

ED  INTENDENTE  Dl  TERRA  Dl  LAVORO  EC.  EC. 


£ 


comune  sentimento  de*  filosofi  , 
che  di  tutte  le  cose  mondane  niuna  ve 
ue  ha  che  sla  piA  bella  e  piu  illustre 
che  il  far  beneficio  alia  Patria.  Per  se* 
condare  anche  io  questi  dolci  moti  della 
natura  in  cio  che  la  natura  stessa  mi  ha 
fatto  grazia  di  potere  \  ogni  cura  ho  im- 
piegata  in  servigio  di  questo  circondario^ 
alcuni  errori  specialmente  additando  ,  che 
cercano  i  dovuti  rimedj  5  e  degli  elogj 
tessendo  ad  alcune  persone  meritevoli  per 
cosi  risvegliare  negli  animi  altrui  il  de* 
siderio  grande  di  loro  rassomigliare  ,  e 
renders!  anch'  essi  ammiiabili  e  cari  alle 


? 


• 


€  JUJOO 


' 


4 

genti.  Materia  e  questa  senza  dubbio  no- 
bilissima  :,  ma  se  non  Y  avid    cosi    bene 
eseguita ,  come  bene  nella  intenzione  com- 
preso  mi   aveva  3  e  stata   certame'nte  col- 
pa   del  poco  mio  ingegno ,  non  gia  della 
intenzione    medesima.     Serviranno    pero 
queste  deboli  mie  fatiche    di    stimolo    e 
norma  per  coloro  che  forniti  di  piu  alte 
cognizioni  >  che  non  sono  le  -mie  ,   pro- 
cureranno  in  avvenire    la    descrizione  di 
altri  circondarj  della  Provincia  ,  veggendo 
spesso  occorrere  ,  che  alcun  dipintore  di- 
pingendo  male  sa  ritrarne    del    bene,    E 
siccome  Lisippo    soleva    dire  y  che    non 
ebbe  per  maestro    ne    verun    uomo ,  ne 
veruna  regola  9  ma    una    sola   figura    di 
Policrelo  }   cosi  in  ogni  arte  accade  >  che 
del  pari  promovino  il  profitto  degli  stu- 
dios! e  i  particojari  cscmpj  ,   e  le  regole 
universal]'.    Laoiide    questi    miei     pensicri 
csscmkI')   Mali   giudicati   da   molti   sani    in- 
tojletti  altissimi  a  cio  fare  p   come   si  sia 


5 


mi  son  determinate)  finalmente  favli  com- 
parire  al  mondo  pel  desiderato  successo. 
Non  ho  poi  avuto  molto  die  pensare 
intorno  all'  elezione  del  personaggio  a  cui 
gl'  indirizzassi  5    perche    subitamente    mi 
sov venne  V  E.   V,  ,   alia  quale  per  tutte 
le  maniere  si  dovevano  y  non  solo  come 
a  signore  in  sommo  grado  slabililo  ,    ed 
in  cui  tutte  le    virtu    sono  a  gara    eon- 
corse  per  farlo  sempre  famoso  ,    sempre 
amabile  ,   sempre  ammirabile  ,   non    tra- 
lignando   punto  da'  suoi  magnanimi  Pro- 
genitori  ^  i  quali  hanno  ne*  secoli  passati 
con  beH'orcline  seguito  onoratamente  ,  e 
con  egregj   fatti  1  corso  della    vita    loro. 
Ma  si  dovevano  ripeto  all' E.  V.    diriz- 
zare,  come  a  quella    ch'  essendo    Inten- 
dente  della  Provincia  di  Terra  di  Lavo- 
ro  le  ha  col    suo    valore  .   e    colla    sua 
opera  apportati  sommi  beneflcj  j  la  quale 
cosa  e  stata  non  solamente  accettata    da 
nostri  Augusti  Sovrani  3  che  in  lei  han- 


6 

no  posta  la  kro  fiducia  ;  ma  bensi  e 
stata  approvata  da  tutti  gli  uomini  di 
alto  sapere  e  di  purgato  giudizio  ,  i  qua- 
ii  tutti  han  forraata  nelle  lor  menti  una 
salda  opinione  di  esser  V.  E9  un  Perso- 
naggio  nato  a  grandi  azioni.  Cio  posto, 
essendo  il  giulicio  mio  fondato  neli' uni- 
versale giudicio  ,  come  pote\a  non  pn 
gliare  FE.  V.  per  tale  soggetto  ?  Te- 
nendo  io  adunqne  per  fern  o  che  col  lu- 
me  del  suo  immortal  nome,  e  co'  viva- 
cissimi  raggi  delle  virtu  e  bellezze  che 
in  lei  risplendono  ,  non  solamente  illu- 
strera  questa  mia  piccola  fatica  ,  ma  la 
difendera  ancora  coll' autorita  da  ogui 
puntura  de'  malevoli  ,  e  di  cio  la  sup- 
plico  quanto  piu  affettuosamente  posso  , 
essendo  questa  materia  nobilissima  e  de- 
gna  di  Cavaliere  ,  come  ella  h.  E  mi 
auguro  y  che  se  vi  avid  commessi  dei 
vuoti  ,  baster&  per  riempirgli  *1  mei  ito  di 
averne    ella    accettata  la    dedica.  Final- 


1 

mente  prego  il  slgnor  Dio  ,  il  quale  ha 
congiunte  in  lei  tante  rare  virtu  ,  affin- 
che  il  mondo  le  conoscesse  per  esempio, 
e  le  imitasse,  di  concedere  a  V.  E.  lun- 
ghezza  ,  e  prosperita  di  vita  ,  onde  lun- 
ga  mente  fra  noi  dimorando  ,  coll'  eserci- 
cizio  delle  virtu  medesime  ci  ammaestri, 
ed  a  guisa  di  celeste  saggio  ad  uom  , 
che  per  dubbioso  calle  vaneggi  ,  ed  erri 
il  dritto  sentiero  della  felicita  dimostri. 
Io  sono  col  piu  profondo  rispetto 
Di  V.  E. 

Pignataro  27  Novembrb  1882; 


Div:  obb:  servo  vero 
GlOVAWM  CAWOWICO  PEMAY 


9 

ARTICOLO  PRIMO 
Del  Circondario  di  Pignataro  in  generate. 


G 


"lace  il  Circondario  di  Pignataro  nella  Pro- 
viaoa  di  Terra  di  Lavoro  nel  distretto  di  Caserta 
fra' Grcondarj  d<  Capua  r  di  Carinola  ,  di  Tea- 
no  ,  di  Pietramelara  ,  e  di  Formicola  .  Dal  mezzo 
giorao  al  settentrione  ba  quasi  otto  m  glia  di  lun- 
gh^za  :  e  dalT  onente  alT  occidente  quasi  sette 
in  glia  di  largluzza.  Su  qucsta  sufficiente  esten- 
sione  souo  sparse  la  Terra  di  Pignataro  unit'  a 
Partignano  ,  che  forma  il  Capoluosjo  $  Calvi  ,  ch' e 
rappreseuiata  da  V»«ciano  ,  da*  Martini  ,  Zoni  ♦  e 
da  Petrulo  ,  co«  altro  villaggio  detto  anche  i  Mar- 
tini ;  la  Rocchetta  e  Croce  unite  ;  Sparanesi  5  Gia« 
no  ,  P<ntuliano  Sansecondino  e  Pastorano  un»ti  5 
Cam'gliano  Falchi  e  L^porano  anche  uniti  j  Vi- 
tulaccio  ;  e  Bellona  £  cio  secondo  la  norma  che 
fu  puhblicata  aeU1  Intendenza  di  questa  Provincia 
agli  11  aprile  1812  In  questo  Circondario  non  vi 
si  ritrava  CitU  veruna  ,  solamente  Calvi  col  nu- 
do  sfio  nome.  La  popolazione  era  in  quel  tempo 
di  diec<mla  quattrocento  sessanta  abitanti  ,  oggi 
ne\  18J2  souo  i5<65$  cootiene  sedici  parrocchie  5 
due  Conventi  j  dieci  Confraternite,}  il  Seminario? 


10 

€  '1  Vescovado  di  Calv!  suffraganeo  di  Capua  ,  e 
traolte  scuole  pubbliche.  E  siccome  Napoli  al  gra- 
do  3i  4^  di  longitndine  5  e  a'  gradi  4l  l$  di  la- 
titudine.  I  villaggi  sono  situati  gli  uni  dopo  gli 
altri  da  levante  a  ponente  alle  falde  d'  una  catena 
degli  appennini  detti  dagli  antichi  Romani  monti 
Callicoli  ,   ed  ora  hanno  molti  ,  e   varj  aomi. 

Q  lesto  Circondario  veniva  un  tempo  intersecato 
da  due  strade  Consolari  ,  dal  ramo  dell'  Appia, 
die  dal  ponte  Campano  menava  per  Calvi  a  Ca- 
silino  ,  e  dalla  via  Latina  ;  oggi  dalla  strada  detta 
di  Roma  ,  e  da  quella  degli  Abbruzzi  .  Raccbiude 
nella  sua  superficie  porzione  de'  campi  stellate  t 
Falerno  ,  e  Caleno  ,  de'  quali  ne  avrei  descritti  i 
limiti  ,  ma  questi  s'  ignorano  affatto,  e  malgrado 
il  desiderio  che  avessi  di  darne  una  idea  certa  e 
precisa  ,  son  costretto  a  non  dar«ie  veruna  ;  an- 
che  perche  tali  oscure  indagini  sarebbero  di  poca 
utilita  1  e  tulto  altro  e  il  mio  oggetto  ,  onde  le 
tralascio, 

II  Circondario  e  in  una  deliziosa  situazione. 
La  felicita  di  questi  campi  felici  copiosamcnte  la 
dimostrano  le  colonie  Romane  che  vennero  qui  a 
locarsi  ,  delle  quali  non  resta  verun  vestigio;  che 
anzi  appena  se  ne  trova  menzione  nella  storia. 
Le  sedizioni  per6  tumultuose  eccitate  piu  tolte  in 
Roma  per  la  legge  Agraria  contro  cui  parlo  Ci- 
ceroae  nel  primo  giorno  del  suo     coasolato    coo 


It 

quel!*  maravlgliosa  aninga  tenuta  al  popolo  ,  ca 
ne  assicurano.  Le  Colonie  stesse  pirtarouo  seco* 
loro  in  queste  contrade  V  industria  ,  e  la  fatica  • 
Plinio  nella  sua  storia  Naturale  ,  lib.  3.  c.  8.  ne 
fa  una   descrizione  clie  incanta. 

Duro  questa  feliclta  sino  alia  iavasi6ne  de*  bar* 
bari 

II  luogo  mi  ammonisce  ,  acciocche  1  miei  dise« 
gni  maggiormente  appanscano  ,  che  io  dichiari  il 
sito  del  Circondirio.  Questo  paese  (  sempre  infe* 
lice  perche  troppo  felice  )  &  in  si  fatta  guisa  con- 
dizionato  ,  che  non  altronde  che  dalla  parte  dello 
stato  ecclesiastico  pud  esser  m  lestato  ed  offeso  : 
E  un  gran  datitio  che  la  guerra  stenda  si  sovente 
le  sue  rune  sopra  quest!  luoghi  f  dalla  quale  sono 
stati  spesse  volte  distrutti.  Furono  esenti  da  tali 
inevitabili  sciagure  fintanto  che  gl*  imperatori  colle 
loro  legloni  tennero  in  freno  le  feroci  genii  del 
settentrione  ;  ma  quaudo  giunse  il  tempo  da  Dio 
prefisso  ,  e  segnato  in  Oaniello  ,  e  presso  V  esta«- 
tico  di  Patmos  t  si  sfascid  la  machma  dell*  irnpe- 
ro  ,  non  potendosi  tener  salJo  contro  la  fwrza 
di  quei  barbari  veramente  crud  li  j  divennero  que* 
ati  luoghi  il  teatro  delta  poverta  ,  e  della  miseria. 
Uaa  delle  p  u  sorprendenti  invasioni  fu  queila  dev 
Goti.  lissi  i  Goti  ,  ed  una  sterminata  moltitudine 
di  barbare  nazioni  sbucate  dalle  taue  del  setten* 
trioae  turoao  i  prixai  a  porlare  la  desolazione  »  e 


12 

T  esterminio  a  queste  region!  ,    divenute  preda  di 

un  nemico  povero  ,   ma    coraggioso      Quei  popoli 

fra  loro  umani  ,   feJeli  disintt  ressati  ,  erano  Feroci, 

ed  avidi    colle  nazioni    strmiere.    Le    loro  scorre- 

rie  si  estesero  motto  lontano  ,    finalmente  l1  Italia 

ne  fu  il    teatro,  I  Seraceni  poscia  venuti  da  mezzo 

alle   tigri   dell1  Africa   colla  loro  insaziabile  crudel- 

ta  ,   con  ferro  ,  e  fuoco  apportarono  la  totale  ruina 

alle  Citta  della  Campania.   Calvi  non   ha  altro  clie 

vestigia  ,   le  quali  richiamano   la  memoria  di  essa, 

e  tale  e  stata  ancora  la  sorte   di  tutte  quasi  V  an- 

tiche  Citta  d'  Italia.  Ed  ecco  come  questi  abitanti 

non  sono  felici    in  un  paese  che  pure  gl1  invita  ad 

esserli.  Mi    rattristo  poi  doppiamente  ,     e  perche 

osservo  distraite  tante  Citta  ,   e  paesi  ;    e  perche 

miro  campi   un  tempo    si     floridi  ,    divenuti    per 

tanti  secoli  stagni  ,  e  paludi.  I 

In  questo  sconvolgimento  di  cose  precedeva  scm- 

pre  il  terrore  5    ed  i  popoli  abbandonato  il    pro- 

prio  paese  ,  altri  ,    come  ucelli  ,  ritiravansi  in  altri 

paesi  $  altri  se  ne  fuggivano  a  nascondersi  ne'  bo- 

schi  ,  nelle  caverne  ,  e  ne'  monti  ;  ed  ivi  sofferire 

lutt1  i  disagi   per  evitare  il  furor  de'  nemici,  giac- 

che  una  pronta  morte  seguiva  o  la  lentczza  a  scap- 

pare,  o  la  curiosita  che  tratteneva  i   passi.  Questo 

conveniva  di   fare  a   quei   nostri    popoli     miserahili 

avanzi   de'  barbari.  Su   quei   pocbi  infelici  geUando 

io  gli  occhi  dclla  mente  ,   m'  immagino  ,   the    ca- 


i3 

lassero  qui  a  pascolare  gli  avanzi  de'  loro  armen- 
ti  ,  pieni  di  timore  ,  e  sempre  esposti  allc  inva- 
sioni  ,  ed  alia  discr  zione  del  primo  venuto.  Cosl 
abbandonarono  V  agricollura  f  le  cni  produzioai 
erano  iocerte  per  essi  ,  e  non  furono  quasi  piu  , 
che  pochi    paston. 

Alcuni  di  quesfi  presenti  Villaggi  ebbero  ori- 
gine  dopo  il  mille  ,  alcuni  forse  sono  piu  anti- 
chi.  Anche  a  loro  non  mancarono  i  travagli  della 
guerra  ,  come  sotto  i  Normanni  ,  Svevi  ,  Fran- 
cesi  ,  Aragonesi  ,  Austriaci  ,  e  prima  di  tutti  que- 
sti  i  Longobardi  ,  i  quali  non  riconoscendo  altra 
virtu  ,  che  ii  valore  ,  avevano  truppe  e  castelli , 
ed  il  popolo  divenne  piii  schiavo  ,  e  piu  infelicej 
come  apparisce  dalla  sloria  di  que1  tempi  ,  a  cui 
rrmetto  il  lettore. 

Ma  dopo  le  tante  variazioni  accadute  in  Italia 
pel  passaggio  de'  particolari  governi,  e  dinastia  da 
una  mano  neli'  altra  ,  e  da  uua  famiglia  propon- 
derante  nelP  altra  piu  debole  ,  fu  finalmente  nel 
secolo  XVIII  verso  la  meta  fissato  un  sistema  di 
regime  fra  i  Potentati  d1  Italia  y  e  Urate  le  linee 
di  confine  •  Si  godette  in  tal  epoca  alquanto  di 
stabilita  ,  e  respirossi  un'  aura  di  pace  .  Torno 
il  secolo  d1  oro  sotto  V  ombra  dell'  immortal  Car- 
lo III.  ,  e  negli  anni  ancora  del  degno  suo  figlio 
Ferdinando. 

Ma  negaiiim  summis  stare  dlu  5   la    vera    f*l 


«4 

4  serbata  nell*  altra  vita!  la  presente  e  bnibrat 
c  figura  ,  transitoria  ,  e  fugace  .  I  popoli  noa  avea«* 
tio  per  la  Beligione  quell*  attacamento  ,  e  zelo 
lasciato  in  retaggio  da'  padri  loro  :  le  leggi  ,  e 
preceiti  della  Chiesa  crauo  conculcati  ,  senza  che 
posto  si  fosse  un  freno  :  il  costume  era  deprava- 
to  ,  e  corrotto  senza  un  censore  ;  gli  ecclesiastici 
secolari  ,  e  regolari  degenerato  aveano  dal  primi* 
tivo  carattere  ,  purita  ,  e  contegno  $  erasi  intro* 
dotta  una  filosofia  perturbatrice  de'  sistemi  Reli- 
gioso  ,  Politico  ,  e  Morale.  Quando  la  floridezzat 
dello  Stato  Romano  giunse  a  degradarsi  per  simili 
motivi  ,  da  se  stessa  rovescid  ,  e  Gni  .  Sdegnato 
il  Signore  permise  ,  come  gia  ne'  tempi  anticbi 
della  Chiesa  Giudaica,  die  ubbriachi  i  popoli  della 
propria  grandezza  ,  e  delle  loro  fiiosofiche  opinio 
oni  ,  dopo  di  aver  turbato  il  proprio  dominio  9 
ed  attaccata  la  Religione  e  '1  Trono  ,  la  discipli- 
na  ,  e  la  morale,  uscirono  qua'  lupi  affamati  dalle 
proprie  tane  per  inondare  i  limitrofi  Regni  e  Pro- 
\incie.  Quello  che  fecero  i  popoli  settentrionali 
nel  tempo  ,  che  allagarono  queste  belle  contrade 
non  solo  venne  rinnovato  da  un  popolo  ,  che  si 
tenea  per  civilizato  e  religioso  ,  ma  vennero  an- 
cora  sorpassati.  Si  mutarono  i  nomi  de'  mesi  ,  i 
xiomi  delle  autorita  governanti  ,  si  eliminarono  i 
giorni  festivi  ,  si  pretese  mutar  la  Religione  ;  co« 
se  tutte  sci  bale  all*  epoca  dell'  anticristo  ,  e  s' in* 


i5 

trodusse  tin  nuovo  sistema  di  cose  sens'  ordine  9 
e  senza  sistema.  Finalmente  si  concepl  il  disegn© 
simile  a  quello  di  Nabucco  di  restringere  tutti  i 
giovani  sotto  un  solo  impero  e  capo.  Questa  fia 
la  nazion  francese.  Quella  nazione,  clie  ne'secolt 
andati  era  stata  il  sostegno  della  Religione  ,  la 
tenace  della  pura  morale  ,  il  ricovero  e  garenzia 
de*  capi  della  Chiesa  ,  nazione  che  si  forzava  e 
coll9  esempio  ,  e  co'  dtttanii  di  chrilizzar  I1  JEuro« 
pa.  h1  epoca  del  1788  al  i8i5  ci  presenta  il  qua- 
dro  deplorabile  del  fanatismo  di  tal  nazione  ,  e 
ci  fa  conoscere  cosa  possa  far  1*  uomo  ,  quando 
ha  scosso  il  dolce  gicco  della  Religione  ,  e  si  e 
lasciato  in  braccio  a  se  stesso*  Senza  stender  le 
nostre  vedute  suir  accaduto  nelle  Spagne ,  in  0« 
landa  ,  in  Alemagna  ,  e  nelF  Italia  ,  basta  rian« 
dare  quanto  abbiam  veduto  cogli  occbi  nostri  dai 
1799  al  i8i5.  Sarebbe  un  rinnovare  a  me,  ed  al 
lettori  la  dolorosa  memoria  delle  sciagure  sofferte* 
II  Signore  che  mortilEica  c  vivifica  ,  dopo  di  a- 
verci  flaggellati  cosi  per  due  volte  si  placd  ,  ci 
rese  il  Regno  e  '1  Re.  Ma  qual  infausto  p>aneta  9 
anzi  qual  genio  maligno  ,  ed  inquieto  domina  que* 
sto  nostro  cielo  ?  Quando  credevamo  che  risanati 
noi  da  nostri  passati  mali  dovessimo  tutti  ringra* 
ziare  il  divino  Redentore,  il  nostro  regno  anima* 
to  dal  mal  esempio  altrui  divenne  agli  occhi  di 
Europa  il  teatro  di  una  strana  al  certo  ,  e    furs© 


i6 

in  questo  tiostro  paese  non  p»ii  udita  scena  di  cU* 
sordine.   Vi   succedette    una     intestina    rivoluzone 
con   tanta  rapidita  che  si  ba  pena  a  seguire.  Con- 
dotti  i  nostri   nazionali   da  una     cieca     passione    a 
lord  stessi  nocevoli  ,  eecedendo  i  limiti  di  sudditi 
richiesero  al   Re  una  nuova  Costituzione  pel    Re- 
gno ,   e  si    stabili  una    Assemble  a    naxionale      Ma 
non  si  fece  altro  che  consumar  danari     e    riputa- 
iione  ,  secondo  il  sentimento  degli  uomini  inten- 
denti.   Imperciocbe  il   Re     immediatamente     diede 
avviso  ai  suoi   possenti  confederati  del  grave  acer- 
Lo  caso    accariulo  ne'  suoi  regni ,  instando  ,  e  cou- 
citando  essi ,  accioche  siccome  si  trattava  di  cau- 
sa comune  :    cosl  etiandto  insieme    si     pigliasse    la 
vendetta   di   tale  offesa  fatta  alia   Maesta  Reale    la 
un  subito  una  flotla  imponente  si  vide  veleggiare 
nel  mediterraneo ;  legni   Inglesi  e  Francesi  si  pre- 
sentarono   nella   rada  di  Napoli  per  sicurezza  delta 
Famiglia    Reale  ,  e    de1  nazionali     rispettivi.     Alia 
vista  delle  impmenti  forze  ,    il  gallo  ,  come  dice 
quel  proverbio  ,   abbasso  la  superbia  ,   e  calo     gin 
le  a!L   II   Re   prese   consiglio  di   sub'to    imbarearsi 
sopra   un   vascello  Inglese  ,   a  portossi     in   Vnnna. 
1/  esercito  imperiale  chfl   stava   nelT  aha  Italia  el>- 
be   online   di    marciare  subito   verso  INapoli    L'  as- 
Semblea   naxionale    crerlcndo     di     porre     un     saldo 
propiicnacalo  iped)  i  nostri  bgionaij  ai  confini  del 
no  ,    QUI   le   vennc   fallito  il  pensicro  j  alia     tc- 


17 

duta  degli  Ausfnaci  si  sbandarono  ,  e  fu^girono 
tutti.  AIT  enlrare  i  vitloriosi  imperial]  ,  si  sciolse 
T  Assemn'ea  ,  e  si  Irsnquillarono  le  cose  pcste  in 
sediziooe  *  auto  egli  e  vero  ,  e  ce  lo  insegna  la 
5tona  di  tutte  le  nazioni  ,  che  gli  uomini  volen- 
dosi  assicuraro  da  un  p<  ricolo  ,  U  rimedio  the  vi 
p»ghano  e  la  loro  gran  runa  ;  per  esser  felid  bi- 
sog?*a  tssM*  vmIuosi  De1  molti  gravissimi  error!  t 
che  si  son  fafti  daJ  cnto  nostro ,  niuno  ne  ^  for- 
se  stalo  ma^giore ,  che  ci  ha  ^jutato  a  cadere  do- 
Te  siamo  :  stato  assai  peggiore  di  quello  ,  che  so- 
stenuto  albiamo  per  tanti  anni  dalla  guerra  Qual 
infau^to  pianola  mai  lo  replico  domina  qaestc  no* 
stro  cielu  ?  ma  tiriamovi  un  velo  sopra  ,  ed  10 
vorrei  che  per  onor  del  secolo  ,  e  del  nostro  re» 
gno  fosse  tanto  denso  e  largo,  che  coprisse  tutti 
a  tutta  la  posterita.  II  popolo  applaud!  a"  succes- 
si  felici  del  Re  ,  che  adorava  ,  egli  li  merito  per 
la  sua  moderazione  ,  poiche  seppe  vincere  e  per- 
donare.  1/  eta  che  verranno  leggendo  nella  storia 
tanla  umanita  di  consigli  in  tant  auterta  di  armi 
bpnediranno  sicuramente  il  nostro  he,  vtro  no- 
stro   Padre. 

Ma  dopo  lante  variate  vicende  avvenute  per 
tanti  anni  dalla  guerra  il  ncstro  circondario  e  ca~ 
duto  in  un  languore  irreparabile  ,  dal  quale  now 
possiamo  noi  risorgere  ,  se  non  d<  po  una  lun- 
ghissima  pace  ,  che  rienfrati  in  noi  stessi  possia- 
mo sperare  dalla  iufinita  Lenta  del  Dio  dt^li  e- 
serciti. 

2 


iS 

Ma  e  tempo  omai  di  ritornare  donde  siam  par 
titi  ,  alia  discrizione  in  cui  si  tiova  al  presente 
questo  paese,  il  quale  ha  una  situazione  lusinghie- 
ra  f  un  clima  temperato  ,  una  campagna  fei tilissi- 
ma.  Diamo  una  rapida  scorsa  alle  colline  e  alle 
montngne  ,  che  sono  al  stttentrione  ,  le  quali  ua 
tempo  forse  erano  coverte  di  boschi  e  hoscaglie, 
son  oggi  quasi  tutte  diradate.  Le  colline  sono  co- 
verte di  un1  erba  eccelleute,  e  salina,  cbe  per  tre 
parti  de!T  anno,  esclusa  V  estate,  alimenta  greggi 
di  bestiami  ,  dando  alia  lor  carne  un  grato  sapo- 
re.  In  tutte  le  colline  da  levante  a  ponente  vi  si 
raccoglie  la  mortella  ,  e  '1  lentisco  ,  ch'  e  un  ra« 
mo  di  commercio  che  i  nostri  fanno  in  Santama- 
ria  per  la  conch  de*  cuoi.  Vi  cresce  in  abbondan- 
za  anche  un  erba  detta  dagli  Spagnuoli  sparto  , 
nelT  idioma  del  nostro  paese  fiesio  verdeggiante 
per  tutto  1*  anno.  I  nostri  in  pu  luoghi  del  cir- 
condario  (  e  sono  forastJeri  )  ne  fanno  strambe, 
stuoje  ,  scope  ,  gabbie  ove  mettonsi  V  olive  in- 
frante  per  trarne  V  olio  ;  e  delta  erba  serve  an- 
che  per  alimento   delle   vaccine. 

Le  colline  poi  potrebbono  essere  molto  grade- 
voli  ai  botanici  ,  i  quali  ritrovarebbono  molte 
piante  interessanti  e  meJicinali  :  camomWa  ,  is- 
sopo  ,  rula  ,  origono  ,  cametrio  ,  salsa  piesana 
ec  Al  di  la  del  commie  di  Giano  verso  quel  I o 
di  Croce  ,  e  quelle  delta  Rocchefta  vi  sono  monti 
DiJU  ilti  ,  ailombiati  dt  neii  CCipUgli  ,  die  gli  do- 
minano  ,  Ittlle   loro   vette  hauno  dense  selve  di  ro- 


*9 

ven  ,  elci  ,  earpini  e  di  cireggi  ;  la  loro  coltura 
e  trascurata  ,  cosl  vantio  deieriorando  ,  facendo- 
sene  carboni  e  tarcare  y  ed  annunziano  all  uomo 
di  quiche  awed  mciito  una  prossima  carestia  di 
t.i]    genere. 

L*  base  di  dette  colline  e  \aria  e  diversa  ;  in 
Btllona  e  di  un  sassM  solido  ,  o  sia  Iraverttno  \  le 
ahre  sono  di  tapillo  e  di  una  pietia  pu  tenera 
atla  a  calcinrsi  }  in  C&m'gliano  e  ntlla  Rocchttia 
\i  sono  drlle  cave  di  solfato  di  calce  ,  detto  vol- 
gaimente  stucco  ,  di  cui  i  nostri  fabbricatori  fan« 
foolfri   uao    per   intonacare    le    mura 

Scendiamo  ora  d<Jle  c  lline,  e  dalle  montagne 
per  viMtare  i  villaggi  ;  la  situazione  de'  quali  c 
delmnsa  ,  ed  i  conform  sono  molti  ridenti ,  cm* 
brtggiati  da  viti  e  da  olivi.  Le  db)ta2ioni  sono  per 
lo  pu  quali  de1  paesi  ;  le  case  sono  fabbricatr  di 
pietre  di  tufo,e  consistono  ordinariamente  in  un 
pian  terreno  ,  ed  in  un  appartamento  superior?  j 
sono  i  tetti  di  canali  o  legale.  Le  strade  interne 
quasi  in  tutli  i  comurai  sooo  bastantemente  succi- 
de  ,  senxa  lastrico  ,  e  per  conseguenza  inondate 
di  fango  nelF  inverno  j  peggiori  sono  le  strade  ru- 
rali.  Gli  uomini  ph-bei  vestono  un  giubbone  ,  che 
al  di  dietro  appena  copre  le  natiche,  ed  una  ca* 
xniciuola  ,  calzoni,  e  scarpe  di  vitella  ,  e  portano 
in  testa  un  cappello  di  lana.  Nelle  donne ,  le  qua- 
li sono  compagne  delT  uomo  in  tuUe  le  fatiche 
campestri  h  rimarchevole  la  loro  vivacita,  alia  qua- 
le cogli  annodati  capelli    aggiungono    le    grazie  ; 


20 

arm  i)  lusso  del  loro  vestire  divora  in  parte  le 
sostanze  de  bracciah  ;  poiche  in  questi  nostri  pa- 
esi  i  \illani  e  le  villane  pr  mpeggiano  nelle  foggie 
rustiche  ,   ma  assai   ingemihte. 

II  dialetto  delle  popolazioni  e  \ario  ,  dunque 
hanno  avuta  diversa  origine  ,  in  Pignataro  ,  Vitu- 
laccio  e  Bellona  F  idioma  e  Osco.  II  cib:>  ordina- 
rio  de'  contadini  e  il  pane  di  grano  e  di  grano 
tF'iadia,  e  mineslra  di  cavoli  e  civaje  ,  e  poca 
companatica.  In  lutti  i  villaggi  ,  ad  eccezione  di 
tre  ,  F  acqua  bevibile  si  attinge  da'pozzi.  Queste 
popolazioni  non  lianno  avula  mai  fama  per  qualche 
arte  ,  onde  avessero  potuto  dare  maggior  valore 
alle  loro  derrate.  Sono  principalmente  occupati 
all'  agricoltura  ,  la  natura  ha  condizionati  gli  ar- 
tefici  di  questi  contadi  ad  essere  artefici  ccmu- 
nali.'Quelli  poi  che  non  hanno  terre  da  coltivare 
sono  vialicali  ,  o  sieno  mulattieri  ,  i  quali  col  tra- 
sportare  le  derrate  a  schiena  di  muli  ,  o  di  asini, 
o  co'  traini  ne'  m^rcati  convicini  e  nella  capitale 
somminbtrano  a  mr,!te  faniiglie  un  mezzo  onde 
\iyere  con  qualche  agio.  E  sebbene  F  opulenza 
non  sia  pi li  qUelia  di  UQ  tempo  ,  la  mediociita 
nnn  c  iMi'i  ,  e  se  in  qua' che  comune  il  territorio 
foss'*  ptqrite  ,  F  imlustri.j  supphsce  a  tutto  ,  per- 
che    Li    (atica    vi    e   in    onore. 

Andiamo  a  god  ere  la  cantpagna  ,  giacche  collt 
sua  frtschezza  per  le  vQghisiime  verdure  de'semi- 
nati  ondr  &  ricoperta  su  d1  uu  orizonte  estcsissi- 
n\o  c   invila  c  ci  allelta,   Prescula  cllu  uuo     spit- 


HI 

tacolo  variato  in  tutte  le  stagioni  ;  e  nelT  iuver- 
no  ci  fa  godere  le  delizie  della  primavera  Le  pro- 
duzioni  sono  in  generale  le  stesse  in  tutto  il  cir- 
condario  ,  ma  non  sono  per  tutto  ugualmente  , 
siccome  noteremo  nella  traitazione  clie  faremo  di 
ciascuno  di  questi  paesi  j  per  ora  diciamo  sola, 
mente  che  produce  tutto  cio  che  serve  al  mante- 
nimento  della  vita  ;  grano  ,  grano  dindia  ,  orzo , 
Liada  ,  olio  ,  vino  ,  lupini  ,  ogni  sorta  di  ciraje, 
d1  erbe  commestibili ,  e  di  frutti,  e  tutti  eccellen- 
ti,  e  tutto  cio  che  vi  cresce  ha  un  sapore  di  gran 
lunga  migliore  che  in  tutta  la  Provincia.  Vi  si  tro- 
vano  anche  i  tartuG  neri.  Ne' pantani  e  ne1  boschl 
vi  e  molto  mele.  Vi  si  alimentano  pochi  bachi  da 
seta  ,  perche  pochi  celsi  ;  vi  si  raccoglie  poca  ca- 
nape ,  che  non  basta  al  consumo  ,  e  pochissimo 
lino  ,  perche  mancano  le  braccia.  Abbonda  il  pae- 
se  anche  di  selvaggiume  in  tutte  le  stagioni  ;  di 
pernici  ,  di  starne  ,  di  beccacce  ,  di  tordi  ,  di 
piccioni  ,  di  tortore  ,  di  quaglie  ,  di  beccafichi  e 
di  altri  uccelli  ,  di  cui  non  rileva  punto  il  par- 
larne  }  e  ne'  pantani  neu  inverno  una  gran  copia 
di  germani  ,  o  sia  malarde  ,  e  di  altri  uccelli  a- 
quatici.  Merita  pariment'i  altenzione  che  qui  non 
vi  sono  animali  selvaggi  feroci  ,  ad  eccezione  dei 
lugi  ,  che  vi  fanno  alle  volte  qua] che  s*rage  spe- 
cialmente   de*  puledrucci  e  del   bestiame  lanuto. 

Ma  non  e  cio  solo  che  rende  felice  questo  cir- 
condario.  Al  mezzodi  dopo  circa  tre  mrglia  nou 
ha  altrc  che  paludi  ,  le  quali  rimangono   incolte* 


27. 

In  quel  pascoli  grassi  e  Butrltivi  vi  si  atleva  mol- 
to  bestiame  ,  pecore  ,  cavalli  ,  buoi  ,  varche  ,  e 
molte  bufale  ,  le  quali  scmministrano  Jaite  pin- 
giie  e  squisito.  Ma  di  quei  terreni  che  so^o  di 
somma  fertilita  ne  parK  remo  nuovamente  in  ?p- 
presso  ,  diciamo  in  questo  lucgo  ,  che  il  terreno 
del  Mazzone  e  argilioso,  e  pemo  t- nacissimo  •,  si 
spexza  coll1  sjuto  di  fortissimi  aratri ,  e  Mibito  che 
k  rotto  ,  manda  zolle  si  granb  e  tante  ,  che  egli 
e  di  mestieri ,  \olendolo  domare  ,  ar^rlo  di  nuovo. 
Tal  e  il  quadro  gener-le  del  circondano  }  ci  \or- 
rebbe  un  libro  intiero  ,  se  si  volessero  descii\tre 
tutte  le  ricchezze  naturali  di  questc  paese  ,  cd  al- 
tri  oggetti  debbono  occupare  questo.  Passiamo  ora 
ad  esaminare   il  suo  clma  ,   o   sia  V  aria* 

ARTICOLO     II. 

Dell  aria  del  circondario. 


N< 


on  s'  aspetti  il  mio  lettore  da  me  una  esatu. 
analisi  delT  aria  ,  che  si  respira  in  questo  nostro 
circondario  ,  quale  farebb^si  da  un  pratico  chinii- 
co  j  che  con  allato  gli  ord'gni  sprrimentat<  ri  e- 
saminasse  la  quantita  e  le  pioporxioni  di  tutti  i 
fluidi  ,  e  di  tutte  le  sostanae  componeuti  questo 
nostro  atmosfera  ;  praticamente  la  descrizione  po* 
tretibc  ess«*r  grata  agli  intelligent)  :  ma  io  non  fui 
allevato  nclla  palestra  di  una  scienza  .  la  quale  col- 
la  guida  dell'  immortale  Lauoisicr  In  f.«tti  oggi  i 
piii  rap»di  progressi  ;  soao  bensl   un  miuistero  del 


23 

Santuario  ,  che  dopo  un  lungo  corso  di  varia  for- 
tuna  ,  assai  pero  piu  trista  che  buona ,  finalnunte 
raccolto,  e  solitario  vivo  in  questo  piccolo  angolo 
di  Terra  di  Lavoro  ,  pressoche  tutte  le  ore  ado- 
rando  i  profondi  consigli  di  Dio  ,  contemplando 
le  vicende  del  mondo  ,  lo  stato  de*  miei  simili  f 
e  la  filosofia  de'  costumi  5  e  cosi  divengo  di  gior- 
do  in  giorno  un  filosofo  cristiano.  Oede  colle  sem- 
plici  scarse  vedute  della  mia  mente  faro  una  de- 
scrizione,  quale  posso,  utile  ai  miei  concittadinu 
Incomincio  e  dico  che  i  villaggi  del  circondario  , 
come  sopra  accennai ,  sono  locati  in  apertissimo, 
alle  falde  di  una  catena  di  colli  ,  che  cominciano 
dalle  Alpi  ,  e  terminano  a  Lecce  ,  percio  V  aria 
elementare  ,  o  sia  aria  volgare  ,  la  quale  si  respi- 
ra  nel  paese  che  noi  abitiamo  e  huona  anziche 
no.  La  prossimita  delle  anzidette  colline  ,  ed  i 
cambiamenti  dell1  aria  per  la  forza  de*  venti  sono 
la  causa  della  sua  salubrita.  I  venti  scuotendo  la 
massa  delT  aria  ,  e  qua  e  la  sollevandone  le  on- 
date  la  purgano  da  ogni  insozzanrento  ,  e  la  ren- 
dono  purgata  e  netla.  E  questa  e  una  verita  che 
Seneca  nel  lib:  v.  quaest.  nat.  cap.  18  sin  da  suoi 
tempi  scrivendo  :  assidua  vexatione  aerem  uiilemf 
ac  vitcdem  \  egli  chiama  il  vento  una  vessazione 
delT  aria  5  se  1'  aria  non  fosse  cosl  tribolata  ,  non 
sarebbe  utile  e  vitale.  Aggiungete  ,  che  i  nostri 
abituri  sono  adombrati  da  arbusti  ,  e  da  oliveti  , 
le  quali  piante  tutte  anch'  esse  prestano  buott 
servigio  al  nostro  aere  5  perche  ne  attraggono  ,  e 


*4 

succbiano  la  nequizia  degli  atom!  mabgni ,  e  per 
tal  modo  anche  esse  concorrono  a  rendtrla  pura 
e  salubre. 

Di  piu  qui  in  ogni  stagicne,  specialmente  nella 
pnmavfra  godiarno  una  fioritura  nella  campagna 
la  p  u  vez'osa  ,  la  qiirile  profuma  V  atmosfera  f 
mentamente  appf-llata  dagli  a  j ticln  cacnp^na  fe  lice. 

A  miei  concittadini  semhreri  che  abhia  detto 
poco  della  bellesza  del  paese  e  dell'  aria  che  re- 
spiriam'j  ,  ed  a  me  pure  sembra  cosi  .  ma  p^ro 
in  parte  ;  perciocche  in  parte  sembrarni  che  io 
n' abhia  fatto  un  ritratto  in  profilo.  Per  disami- 
nar  questo  grave  negozio  interessdnte  nulto  il 
nostro  scopo  ,  fa  d'  uopo  ritoruire  ai  venti  che 
qui  dominano  ,  ed  osserveremo  le  sta^ioni  qin 
"variare  a  momonto.  Che  sia  cosi  ,  nell  inverno 
a'le  volte  spirano  i  venli  aquilonari  salutevoh's- 
;imi ,  i  quali  pissan<lo  sopra  monti  di  ghiacci  vi 
si  caricano  di  parti  nitrcse  ,  portano  il  freddo  ; 
purgano  ,  e  forbiscono  V  altrosft-ra  d'  ogni  umi- 
dore  ,  ed  allora  e  oltima.  Ma  per  la  pu  qui  do- 
mina  i'  Austro  ,  il  quale  venendo  da  paesi  ine- 
ridionali  ,  si  carica  d'  aria  calda  ,  ed  attesi  i  m  >nti 
che  s.ono  alle  nostre  spalle  ,  i  quali  ne  impedi- 
scono  le  on  lolate  ,  il  vento  qui  stagna  :  ed  erco 
la  Dtnggia  che  ci  nucera.  L'  epileto  di  pbtmbcus 
auster  che  gli  da  il  nostro  Oiazio  sta  pur  bene 
ad  tin  venticcio  irnido  ,  e  pigro  ,  che  stupidisce 
le  fibre  ,  cd  i  DHUSColi  ,  toglie  1  appetito  ,  pare 
che  goafii  il   corpo  ,   e  reiide  pOOOtp     il  respiro  ; 


allora  P  aria  umida  depone  le  particole  acquose 
ne'  polmoni  ,  e  c^giona  le  infreddature  ,  la  tossef 
ed  it  calarro  ;  ed  allora  non  sono  rare  le  neb- 
Lie  ,  th1  esalatiO  o  dalla  camp^gna  ,  o  piombano 
g'u  da*  monti  ;  e  queste  Delia  primavera  vi  si  f<m- 
no  sentire  moltissimo  ,  perche  adug^iano  le  pian- 
te  ,  ed  i  s^minati  ,  e  (anno  sovente  failire  le  spe- 
ranie  de1  coloni. 

Noti  i!  iruo  leltore  clie  per  quest*  allegata  ragion 
Csica  ne!  precedente  articolo  io  dtssi  che  la  na- 
tura  avea  condannati  gli  abitanti  di  questo  Cir> 
condario  ad  essere  semplici  artefici  comunali  }  ed 
ora  vi  aggiungo  ,  e  meschini  uomini  di  lettere  j 
perche  siamo  sottoposti  a  venti  nojosi  ,  e  spia- 
cevoli  ,  e  ad  una  nebbia  grossa  y  e  spessa  ,  che 
cala  dalle  collide  ,  e  che  levandosi  dalle  paludi  si 
distende  sino  alP  abitato  ;  percio  uon  produce 
sp*riti  elevati  ,  e  vivaci  ,  come  sogliono  general- 
mente  altri  luoghi  ,  dove  T  aere  e  piu  purgato, 
e  pu  sottile.  Per  comprovare  il  mio  giudmo 
allego  la  sentenza  di  quel  gran  filosofo*  Aculiorct 
enim  sunt  interna  ,  et  ad  intelli^endum  aptiora  y 
eorum  ,  qui  terras  incolunt  eas ,  in  quibus  aer  sit 
purul,  ac  tenuis  ,  quam  illorum  ,  qui  utuntur  crasso 
catlo  ,  atque  concreto  Ne  mi  si  dica  con  Platone 
che  la  virtu  in  ogni  luogo  si  ritrova  ,  e  si  alii- 
gna  •  che  V  uoraa  e  una  nobilissima  pianta  ,  la 
quale  da  se  si  solleva  in  alto  ,  qualunque  sia  il 
suolo  entro  a  cui  spande  le  radici  .  Ed  in  fatti 
i   Beozj  passayauo  pec  uomini  dj   crasso  ingegno* 


e  pure  Teban!  furono  quel  gran  Capitano  ,  V  in- 
traprendente  Epaminonda  ;  e  quel  singolare  ge- 
nio  delle  muse,  T  innascrivabile  Pindaro  }  e  di 
Cheronea  quel  profondo  filosofo  ,  e  storico  f  V  im- 
mortale  Plutarco  ,  che  fa  la  mia  delizia  ,  erauo 
terre  della  Beozia.  Gli  e  vero  ,  ma  quel  divino 
filosofo  parla  in  geaerale  ;  ed  io  pnre  segnaudo 
qui  la  generalita  ,  dico  die  gli  abitanti  di  questo 
paese  sono  grossolani  ,  e  da  tanti  secoli  finora 
non  hanno  alcua  monumento  di  genio  ,  alcuna 
prodiuione  della  loro  industria,  che  gli  renda  com- 
mendabili  nella  storia  dello  spuito  umano  .  Poco 
attendono  alle  scienze  ,   e  niente  alia  vera  filosofia. 

Ma  questo    punto  sara  da  noi   nuovamente  esa- 
minato  nell1  articolo     della    pubblica    educazione  • 

Jvi  rimetto  il  mio  lettore. 

Passiamo  ora  ad    esaminare  se  V  aria    delle   no- 

stre  campagne  nella  stagione  d'  esta  sia  malsana  ,  o 

no  :  giacche  i  campagnuoli  qui  non    s'  invecchiano. 
1/  esame  proposto  interessa  moltissimo  ,  cssendo 

la  maggior  psrte  di  queste  popolazioni  agricola  ; 
ed  esigge  ordine  ,  onde  possa  conoscersi  la  ca- 
gione  di  un  tal  fenomeno  si  doloroso  .  In  grazfa 
adunqne  di  tanti  di  questo  povero  popolo  ,  die 
pure  sono  nati  nostri  eguali ,  e  nostri  fratelli  ,  ed 
assai  molto  nostri  benemeriti  esaminero  partita- 
mente  le  loro  faticlie  ,  cd  il  nutr  mento  *,  e  da 
quel  poco  ctie  narrcro  ,  si  conosceia  benissimo  , 
the  le  loro  fetiche  sono  continue  dure  recessive; 
<?  quel  die  i  peggio  sono  ma]  nutriti.  Diano  pri* 
in*   uu  sjggio    delle  loro  fetiche. 


27 

,Appena  un  6  gli  nolo  di  questi  mneri  popolari 
giugne  a^l?  otto  ,  o  dieci  anni  d<!la  sua  eta  ,  che 
da'  senitori  v<en  locato  al  servizio  ammale  di  qual» 
che  affittuale  massaro  ,  destinanrlolo  alia  penosa 
fatica  della  cobur*  de*  campi.  Q.iesto  ragazzo  di- 
vcnuto  garzonctllo  ,  e  vestito  nelT  inferno  d*  un. 
lacero  giubb^tto  ,  e  di  uu  simile  calzore  ,  e  uella 
es  a  p-  i  d*  un  siHicio  camice  ,  e  d1  una  bracajuola 
di  cann^varcio  alia  punta  del  giorno  deve  guidare 
gli  armenti  alia  pastura  sino  all1  imbrunir  del  cie» 
lo  ,  serondo  le  stagioni  ,  e  agli  ordini  del  castaldo 
d-  It  masseria.  Divenuto  poi  adulto  ,  ed  appresa 
T  arte  di  guidare  V  aratro  ,  ed  i  buoi  che  lo  ti- 
rano  ,  incomincia  ad  arare  i  campi  ;  e  senva  ve- 
run  riguardo  alia  sua  sanita  ,  nella  notte  ,  nel 
giorno  ,  fia  la  polvere  ,  e  fl  fango  ,  al  vento  ,  alia 
nebbia  ,  al  caldo  ,  al  gelo  ,  alia  piog^ia  vien  oc* 
cupato  in  tin  assiduo  travaglio  in  tutt*  i  lavori  della 
campagua  ,  succedendosi  tuttdra  gli  uni  agli  altri. 
Qtiesto  giovanetto  eosi  iaticato  ,  in  tempo  d'  in«- 
\erno  avviluppato  entro  un  lenzuolo  ,  o  cortina 
si  mette  a  giacere  su  d'  una  panca  ,  o  uella  casa 
rurale  ,  o  in  una  villareccia  capanna  ,  ma  sempre 
aceanto  alio  stailaggio  ;  nella  estate  p  >i  peggio  f 
a  cielo  scoverto  sulla  nuda  terra  intorno  dill'  aja 
dormiglia  alquanto.  Si  pasce  poi  di  cibi  grosso^a- 
m  i  di  pane  di  grano  mesco  col  granodindia  ,  di 
erba^gi  t  di  legumi  ,  di  panats  ,  di  polente  ,  alle 
volte  uu  poco  di  companatico  di  cacio,  di  pesce 


28 

secco  ,  e  di  carne  salata  ;  ed  appena  in  due  me- 
si  estivi  ha  un  poco  di  \ino. 

Consideriamolo    questo  medesimo  giovane  nello 
stato  conjugale  ,   e  che  lasciato  di  esser  garzone  , 
vivesse  a  sue  spese.  Gli   e  vero,  che  va  a  dormire 
unito  colla  raoglie,  ma  in  affomicato    succido  ca- 
solare  preso  in  fitto  ,  essendo  tali  poveri  braeciali 
privi  d'ogni  altro  telto  del   cielo  in  fuori  ;  e  nel 
fetore  di   quella  stanza  o'  stalla  per  dir  meglio  ,  si 
mette  a  dormire  sul  letto  del  piaccre.    Tali    con- 
jugi  poi    vivono  dl  per  di  con  disagio    miserabil  - 
mente  con  quel  poco  che  si  guadagnano  ;    ma  le 
fatiche  sono  le  stesse  ,  e  forsi  maggiori.   Accenno 
solo  quella  per  macinare  le  olive  j  travagliano  qua* 
si  i  giorni  e  le  notti  intere  :     fanno     compassione 
in  mirarli  ,   leggesi  loro  sul   viso  il  languore  e    lo 
spossamento   delle  forze.   E  questo    nelP  inverno  ; 
iielT  esta   poi  prima  delT  alha  debhono  uscire  dal- 
rahitato,  andare  nella  masseria  a  mietere  il  grano, 
a  scognarlo  ,   ad  arare  il   campo  ;   in    somma     non 
pi  adagiano  in  hraccio  al  sonuo  ,   che  lassi   di     fa- 
tica.   Durante   poi  Y  esta  vivono  a  spese     del    pa- 
drone che  gli  ha   condotti  ,   con   quel    trattairu  nto 
sopraccenualo ,  ed  hanno  un  poco  di   vino  da  raU 
lcgrarsi   lo   stomaco. 

Di  grazia  diamo  una  rapida  occhiala  tile  dou- 
nc.  Esse  fin  da'  piu  t<ncri  anni  avezzale  dalle  loro 
madri  alia  fajtica  ,  vaimo  a  tarcbiare  i  sesninati  ,  a 
raccoglier  le  Bpighe  delle  biade,  i  lupin! ,  WgKian- 
d?  ,    lo   olive.   A  lulte  di   circa  scd'ti   anni    soppor* 


29 

tano  tulti  i  travagU  dell*  agricoltura  in  compagnia 
delT  uiimo  ,  e  faticano  con  emuiazione  tra  loro» 
Una  fanclulla  che  tiene  neile  mani  gP  istromenti 
rurali  ,  una  madre  incinta  forse  del  sccocdo  ,  o 
terzo  fi^lio  in  mezzo  di  una  campagna  a  ^picola- 
re  ,  e  poi  in  mezzo  di  un  aja  batte  le  spighe  nel 
mentre  il  sole  neJ  cocente  meriggio  le  scotta  la. 
p<  lie  ,  e  le  abbronza  il  viso  senz1  avvedersene  ; 
questo  fenomeno  e  per  chiunque  \i  riflette  uco 
de*  piu  sorprendenti  fenomeni  che  si  presentano 
in  queste  nostre  contrade  ,  e  che  se-mbra  invitare 
V  occhio  del  filosofo  per  esser  considerato  .  Io  per 
me  non  posso  abbastanza  dire  quanta  doglia  mi 
rechi  quante  volte  mi  abbatto  a  mirar  queste  donne 
sii  d1  un1  aja  dove  si  tritura  il  grano  col  calpestio 
delle  cavalle  «  sparse  di  p  dverio  ,  e  grondanti  di 
sudore  tutte  le  membra  mezzo  igoude  ,  co'  pul- 
moni  inquieti  ,  ed  anzanti  \  il  solo  ponente  che 
ogni  dl  spira  6  qviello  ,  che  sostiene  le  loro  forze^ 
K  queste  infebci  soltanto  durante  la  tritura  del 
grano  sono  alimentate  ,  come  sopra  accennai  ,  ma 
non    hanno  il    vino  .   Fanno   compassion©. 

Dal  poco  anzi  dal  pochissimo  fin  qui  detto  a 
me  sembra  trarsi  argomenti  non  soggetti  ad  equi- 
vocazione  ,  perche  i  nostri  campagnuoli  vivano  as* 
sai  poco  .  La  fatica  eccessiva,  alloggi  ammorbaii 
letti  di  stracci  ,  il  difetto  di  pulizia  nella  vita  che 
menano  ,  cibi  grossoloni  e  vili  ,  in  sojnma  niuna 
di  quelle  comodila  necessarie  ai  loro  bisogni  sono 
le  cagioni  indu  bitate  del  corto  loro   ^ivere. 


3o 

Iii  primo  luogo  :  V  eccessiva  fatica  unita  all*  eo 
Cesivo  calorc  fa  loro  perdere  Tumido  naturale  ,  e 
gfi  epossa  di  (one.  In  secondo  luogo  :  neli1  estate 
da  per  tutto  si  alzano  dtlT  esalazioni  che  rendono 
r  aria  malsana  ,  specialm^nte  nellc  masserie  ,  o  sia 
aLuazioni  rurali,  ove  vi  sono  i  Ittam.  j  ,  ed  i  campi 
d '  intorno  sono  stablati  ;  qiull  emaoaz  ooi  putiide 
del  fimo  ,  e  qudP  esalsz'otd  ,  che  la  natura  cao 
cia  via  da'  Corpi,  come  sovcrchie  ,  soiv>  noci  e  a 
suggfrsi  di  dujvo  ;  perc  6  d  divino  vtcrbio  Ippo- 
crate  Fpidam  XV  insegna  ,  che  e  m^glio  dor- 
mire  in  In  go  amp  o  ben  cop^rto  ,  che  poco  co- 
P'  rto  in  luogo  ristretto  j  e  cio  perche  s'  impedi- 
sce  la  traspirazione. 

La  trasp  raz  one  pof  e  quella  rug^ada  spirante 
del  continue  toot  della  carne  ,  della  quale  tutti 
i  medici  sono  ddigenti  calcjlatori  ^  nel  s<>nno  il 
nostro  corpj  e  piu  d^p>sto  alia  traspirazione,  e 
per  d»r  cosl  f  la  matura  f  perch&  poi  fuori  se 
n'  esca  ,  e  fljisca  in  sulT  aurora  .  Or  domendo  a 
quel  sereno  si  costringe  la  pelle  peituggiata  ,  e 
lUgante  a  racc">glier  entro  un  nocevule  umidore  , 
pciche  T  aria  di  notte  e  varia  ,  ed  in  estate  si 
cambia  tre  volte  ,  ed  e  vaporosa  ,  o  maligna  . 
Peggio  assai  qtnudo  piove  uella  esta  ,  le  notti  , 
e  le  matl'me  good  freschissime  ,  ad  un  eccesivo 
colore  gudcedendo  un  omido  frcolo  ,  questa  subi- 
tari»*«  mutaaiooc  impedendd  la  tfaspirazione,  cor- 
rompe  glj  1 1  f  11  o r i  ,  ed  il  ive.ma  ,  le  OSlrutioni,  le 
flu^iooi.    le   COlllpAtiouJ  ,    l<"    febbri    Mzkot    dop* 


3i 

pie  sono  iramancabili  5  a  tutto  ci6  da  peso  anche 
il  giudizio  d<-l  signor  dottore  Giosue  Bonacci  va- 
lente  professore  di  mediciua  ,  al  quale  avendo 
proposta  la  sopranotata  asserzione  ,  rispose  ,  che 
nella  sua  lunga  pratica  aveva  osservato  che  nimio 
de1  nostn  campagciuoli  ,  non  eccettuati  neppure  i 
massari  andare  esente  dalla  ostruzione  di  milza  ,  in 
chi  piu  ,  ed  in  chi  meno  voluminosa  ,  conseguenze 
di  qu<sto  genere  d?  malattie  ,  anche  ney  buoi  nati, 
e  cresciuti  ne'  mazzoni  si  ritrova  il  fegato  impe- 
trito  ,  o  fraoido  in  parte  .  N£  giova  il  dire  che 
m-ilti  di  questi  campagnuoli  dormano  neirabitato: 
giacche  il  basso  in  cui  giace  questa  povera  gcnte 
e  gravida  di  aliti  cattivi  ,  specialmente  se  dentro 
vi  dorme  il  cane  ,  e  la  gatta  ,  la  gallina  ,  il  por- 
cello  ,  e  simili  animali  ,  il  cui  letame  esala  un  fe- 
tore  che  appesta  le  loro  dimore  ,  Pafa  ,  il  sudor© 
del  caldo  ,  1'  insozzamento  rendono  1'aere  stagnan- 
te  ,  immondo  ,  e  fecci.oso  per  modo  ,  che  dall1  o- 
dor  tetro  ,  dalla  gravosa  atmosfera  si  ammalano. 
<Jiascun  sa  che  nulla  piu  giova  alia  salute  ,  che  la 
nettezza  in  tutto  V  esteriore. 

Ne  crediate  che  queste  annotation!  sopra  la 
fecsia  degli  efluvj '  nocevoli  del  fimo  siano  vane 
sofesticherie  ,  perche  e  ben  vero  ,  che  certi  corpi 
perfettamente  temperati  ,  e  forti  disprezzano  nella 
loro  sanita  questi  piccioli  detrimenti  :  ma  e  pur 
vero  che  se  questi  detrimenti  non  fanno  la  loro 
impressione  repintioamente  ,  ma  la  fanno  insen- 
sibilmente  }  ed  a  un  urto  improviso  che  sonnr** 


32 

venga  ,  si  arcorgono  J*  eg^er  infermi  f  e  talvolta 
imsiedicahili,  come  m*li  die  ?»fl'^nno  la  vital  vi- 
scera ,  che  e  il  polmoue  $  perche  Taria  ivtrefdtta 
e  mobile  a  tener  dilatati  i  nostri  pulmoni  ,  ed  a 
mitrirci. 

Passiamo  alia  terza  causa  ,  c*oe  ,  ai  cibi  .  la 
primo  luogo  la  replizione  del  pane  e  pessima  se» 
condo  P  Ftemplero  :  Valetudinarium  infatile  »  E 
pessima  anche  la  polenta  o  di  grano  ,  o  di  gra- 
nodindia  .  Quel  la  colla  non  pno  non  render  gom- 
mose  moltc  giandole  ,  e  molti  pori  con  periglio 
di  cobche  ,  e  di  o*truzioni  ,  come  osservo  ancora 
T  lldano  osservazione  34  centur.  6.  Ma  io  in  que- 
sto  punto  bramo  rontraporre  ai  nostri  camp^gnuoli 
in  confronto  i  nostri  viaticali  ,  o  sia  mulattieri  , 
e  provare  co1  fatti  alia  mano  che  il  cattivo  nutri- 
mento  sia  una  delle  cagioni  di  render  carti  i  lbro 
giorni. 

I  viaticfili  tanlo  benemeriti  deMa  soc>eta  ,  o  che 
negoziino  coT  traini  ,  o  eolle  salmerie  ,  sono  fati- 
cati  assaissimo.  Travagliano  questi  poveretti  quasi 
tutt1  i  giorni  ,  e  per  lo  p  li  di  notle  5  se  t  d'  e^fa 
sotto  la  sferza  del  sole  5  se  e  d*  inverno  s'  imba- 
cuccano  enlro  una  cnp'rta  ,  o  cappntto  ,  o  the 
nevighi  ,  o  che  piova  ,  vanno  ne'  rnercnti  ,  o  al- 
trove  a  vendere  ,  c  comprare  ;  ognora  pno  co* 
palpiti  nel  ruore  d'  fetter*  derubati  da1  ladn  ,  con 
pencolo  anche  della  lor  vita  .  E  pure  il  i  >ro  co- 
lor vivido  naturale  mostra  la  loro  smlta  ,  e  robu- 
ttezza  ,    perche   si   cibuno   di   came   Fresca  ,  0  motto 


33 

vino  ;  vivendo  al  di  sotto  dell'  ur>m*  possidenle, 
cd  al  di  sopra  dei  miserable  ;  Per  cm  *'  'oro 
Stato  e  raolto  fe-lice  Q  usto  confronto  da  me  falto 
de'  campagnuoli  co  mu<attieri  dimostra  ad  evi- 
denza  cbe  i  cattivi  c»bi  di  cui  «i  niilriscono  i  primi 
sono  una  delle  tre  cause  che  abbreviano  la  loro 
vita.  Ma  qui  usando  della  opportunity  apro  1'  a- 
dito  a  due  annotazioni   alia  materia   convenient?. 

Nota   prima  :   abbencho  in  questo   esame  io  non 
abbia  finora  inteso  di  parlare  ne  di  quelV  aere  die 
si  respira  nelle  vicinanze  de'  Pantani ,   i  quali  for- 
inando  -molti  stagni  ,   nella  estate     gli     avansi    de1 
vegetabili  s1  imputridiscono  ,   ne  corrompono  1'  ae« 
re  ,   e  lo   rendono  micidiale  ,   massimamente  ai  fe- 
restieri  ;  ne    tampoco  ho  parlato  de*  campi    adja- 
centi    al  rivo  di    Calvif     il   (  quale   dovrebbe   dirsi 
piuttosto  torrente  ,   e  taP  e   nelF  esta  quando  pio- 
Te  ,    e  con  violenza  )  ;    in    questo  rivo  in   tempo 
d1  esta  scorrono  pochi  filamenti  d"  acqua  ,    la  quale 
si  marcisce  ,    anche    per  la  matura  del  canape  ,  si 
solleva  daH1  alveo  un  vapore  f   cbe  corrompe   V  a- 
ria  ,   e  cagiena   lunghe  ,   e  crudeli    febbri  $   sebbe- 
ne  ,  rcplico  ,  non  abbia  io  inteso  di  parlare  degji 
anzidelti  luogbi  malsani  ,  aulladimeno  pero  il  vento 
ponente   scoirendo   per  sopra  quelle  vaste  deserte 
maremme  putride    trasporta  a   noi  que'  volant)  ef 
flussj  pestilenziali  :    tanlo  peggio  ,   non    esseadovi 
toschi  framezzo  ,   onde  ne   succhiassero  almeno  in... 
parte    la   nequizia  degli    atomi  maligni  .   E  c so  si- 
gnifies ,  che  neir  ottobf e  del   1817    si    manifesto, 

i 


34 

•nche  in  queste  can  trade  la  cosl  detta  f>Mbr<»  pr« 
ieechiale  malattia  fam  sa  negli  annali  tinfausti  d.  IT* 
mia  patria  ,  onde  intristl  tacituria  squallida  g<  mU 
bonJa  -f  V  origine  progre*so  ,  e  irattamento  di  deN 
ta  febbre  furono  esamiuati  da  volenti  professori 
ue'  loro  cenni  storici  redatti  per  ordine  del  su« 
premi  Com  tato  Sanatorio  dl  Napoli  ,  i  qu&li  fu« 
rono  dati  alia  luce  ;  a  quegli  invito  i  miei  )ettor?f 
che  voessero  soddisfaie  la  loro  curiosifa  Infer! 
questo  morbo  cont^gg  o*o  massimam^nte  in  petru* 
to  ,  Giino  e  Pi^nafaro  E  qui  mi  si  permetta  di 
dire  tutto  quello  che  so  ;  quella  tu^ba  di  poveri 
ianguenti  mentava  d'  ess*r  nguardata  con  occhi 
p'u  dolci  %  e  can  umanita  particof*re  in  quei  bi* 
sogni  rtraordinarf  .  e  rinvigorirla  con  qualcbe  s*ra« 
ordinario  soccorso  ;  io  alio  la  voce  f  e  dico  ai 
pisside^iti  ,  se  vi  sono  casi ,  cioe  si  voglia  usare 
vmanita  pirticolare  ,  come  certamente  furono  que- 
sti  di  cui  abbiam  p«rIato  ,  usar  si  dovea  coi  cou« 
tad jul  de'  nostri  paesi  contro  de'  quali  massamen* 
te  inferi. 

Credo  opporluno  il  dire  ,  che  nel  med^s»mo 
xnemorabil  anno  il  fligello  della  fubbre  petecchiale 
dtgli  uommi  fu  vinto  da  quello  della  spaventosa 
fierissima  mdattia  de1  buoi  ,  animali  $\  benefici  y 
e  si  necessar j  alia  cjltura  de*  ompi  .  Quetfa  f  b« 
bre  epidenaica  qual  fulmine  veeraentissimo  attacc6 
lutla  la  sp  cie  bovina  nel  mese  di  luglio  con  tu* 
mori  iufiammatoij  m  IV  inferno  delle  coscie  ,  nella 
bocca  |  e  nella  lingua  •  Era  ua  aifli^iuut  generale 


35 

Teckr  la  campagna  tulta  deserla.  Vlglle  il  Gover. 
no  ai  hisogni  dello  stato  vsubito  pel  canale  della 
Intendensa  fee  perveuire  in  tutte  le  Provincie 
del  Regno  una  istruzione  compilata  dalla  facolta 
della  regi'a  scuola  Vef.erioaria-.di  Napoli  r  onde  ar«* 
restare  i  progress!  della  Fpizoosia  ,  cosl  delta  , 
carbonaria  della  specie  bovina  j  trattava  :  de  c&« 
nitteri  generali  della  malaUia  :  de*  pro%nostici  i. 
delle  cagioni  occasionali  manifeste  ,  e  cospiranti  : 
del  melodo  preservative*  :  e  del  melodo  curativo\  e 
della  cura  interna.  Questa  ultima  consiste  in  far 
uso  di  china  ,  canfora  ,  genziana  v  e  Valeriana... 
Date  queste  notizie  al  raio  lettore  ,  le  q*ia!i  po* 
trebbero  dar  lume  in  simile  occasione  (che  voglia 
sempre  Iddio  che  non  avvenga  )  ,  rimettiamoci 
suir  abbandonato  senliero. 

Nota  seconda  .  E  fuor  d'  05.n1  dubbio  essersi. 
molto  alterato  il  clima  di  questo  Circondario  dallo 
stato  in  cui  era  ai  tempi  dell'  antica  Rorua  ,  spe- 
cialmente  all!et&  di  Giulio  Cesare  iL  Dittatore,  ik 
quale  nel  sao  primo  consolato  dedusse  in  Capua 
una  Colonia  di  venti  mila  faraiglie  ,  le  quali  ave- 
vano  tre  ,  o  piu  figliuoll  per  una  .  E  questa  fa 
poi  ampliata  ,  ed  accresciuta  dal  suo  successore 
Cesare  Augusto  ai  suoi  benemeriti  soldati  dopo  la 
guerr>a  Azziaca  .  Giova  il  sapere  che  di  lutte  le 
terre  che  i  Romani  acquistavano  ne  \endevano, 
una  parte  ,  e  rendevan  V  allra  di  ragion  del  pub- 
blico  ,  e  distribuivanla  ai  citladini  indigent!  ,  che 
ae  pagavaa   uaa  maderata  coutribiuione    all*  era- 


36 

rio  ;  impfegavano  quest'  enframe  provvedendo  $l 
tutl'  i  comodi  delle  Colonie  :  nel  risarcimento  del- 
le  mura  ,  nelle  puhbliche  strade  ,  ponti  ,  terme , 
teatri  ,  templi  ,  ed  in  altri  pubbhci  edifl^j  ,  mas- 
simamente  negli  aquedUtti  per  coodurre  le  acque 
per  loro  use  ,  e  per  incanalare  i  torrenti  neile 
loro  sponde  ,  onde  non  stagnassero  ne'  campi  5 
pensava  il  senato  romano  che  non  alfra  esser  do- 
\e*9e  la  sua  cura  ,  che  questa  :  iutendendo  be- 
niss>mo  clie  il  ben  essere  delle  Colonie  era  il  so- 
Stegno  ,  e  'I  ben  essere  dell'  Impero.  Questo  florido 
stato  si  gode  da  queste  nostre  Colonie  durante  la 
fehclta  ,  e  la  grandezza  di  Roma  .  Ci  ha  conser- 
vati  finora  la  storia  i  nomi  di  alcune  CitU  ,  e 
d'  alcuni  (  diro  cosl  )  villaggi  ch1  erano  loc^ti  in 
questi  campi  un  lempo  si  aubertosi  ,  divenuti  da 
tanti   secoli    stagni  ,    e  paltidi\ 

Palla  invas'one  de*  b^rbari  in  qua1  per  I'emi^ra- 
zioni  de%  popoli  ,  per  le  vjcissitudini  d(  lie  sorti  f 
e  Ae  tempi  queste  vastissime  campagne  deserte 
rvst.arono  abbandonate  alle  inondazkn)  delle  acque, 
ed  a  tutie  le  crisi  della  natura  .  Atiunque  i  sta* 
gni  ,  le  p^lii'li  ,  i  pantam  ;  e  I1  aere  malsano  sono 
le  cagioni  effettive  della  mancaiua  delia  popola* 
zione. 

Oinle  non  perche  gli  uominl  non  nasca  no  in 
(jn<\sto  paese  ,  ove  nnn  solo  le  donne  ,  ma  bensi 
le  beftie  sono  frcondissime  ;  nell'  anno  1817  (  se 
al  contar  u^n  erro  )  nel  solo  Pignataro  tie  don- 
ne p  rtoriiono  Ire    figli   per  uud  j  e  tre  asine    ne 


37 

partonrono  due  per  una  ;  ed  una  capra  di  Laia- 
ro  Penna  ,  mio  tiipote  ,  partorl  quattro  caprettij 
ma  perche  i  nati  non  si  conservano  restando  ab* 
bandonati  ad  esser  dislrutti  dall'  aere  xnalsano  • 
Aggiungasi  the  non  solo  Uiglierebbesi  qui  V  im^ 
pedimento  alia  propagaaione  della  stirpe  umana, 
ma  si  glover*  bbe  molto  all'  intercsse  del  regio 
crario  }  perche  drsseccaadosi  qu^ste  vaste  marem  - 
in*-*  potrebbano  pascere  il  d^ppio  maggiore  di  be- 
stiame,  ed  mmentare  c  »sl  questo  fondo  tV  entrate. 
E  chi  sa  se  in  qu'  sto  punto  che  scrivo  ,  tra  Je 
iwolte  ,  e  tutte  grandiose  opere  che  occupano  la 
sublime  m  rite  deJP  amabilissimo  notro  Padre  ,  c 
Re  FERD  N,\N«0  II  ;  nelP  atto  che  sapiente- 
ni' nle  c^lco^a  le  Finanze  ,  e  bilancia  economical 
mente  il  denaro  de'  su<  i  popoli  ,  chi  sa  ,  dico  9 
non  sia  questa  la  prima  ?  importantissima  ,  e  p  u 
d'  ogni  altra  magmfica  sartbbe  l1  Mnpresa  :  che  il 
poterla  eseguire  e  riserbalo  a  questa  nobil  ram- 
pollo  ,  a  qu^sto  novello  genio  dell1  augusta  Fanii- 
glia  de*  Borboni  ,  a  questo  degno  pronipote  dt% 
suo  immortale  CARLO  111.  glorioso  Re  delle 
Spagne. 

ABTICOLO     III. 


Delle  Fontane  ,  Fozzi  ,  e  Cisterne. 


u, 


'na  snrgente  perenne  di  acque  abbondanti  a 
pot^r  abbeverare  in  tutte  le  stagioni  delP  am  o 
anche  il  bestiame  e  uno  de'  pr'mi  benefizj  $  che 
possa  aycre  ua  \illaggio  ?  o  uua  citla ;  Sopra  ua 


33 

argomento  si  grave  tutt'  i  popoli  pm  colti  ,  e  par» 
ticolarmente  i  Latini  poseno  in  esecuzione  I1  aurec 
Leggi  di  Plafone  ,  e  Hi  Aristdtele  ;  i  quali  stabi- 
firouo  che  i  Greci  edificassero  le  loro  citta  ,  roc- 
cbe  ,  e  vUlaggi  presso  le'  fonti  ,  de'  fiunn  ,  onde 
avessero  abbondanza  d'  acqua  ,  anche  per  aver  il 
comodo  d'  irr'gare  in  tutV  i  tempi  dell'  anno  i 
camp'  ,  e  cosi  ren^erli  pu  fertili  ,  portando  da 
pertutto  1  acqua  con  canali  sotterranei.  Leggi  de- 
gne  veramente  del  divino  maestro,  e  del  suo  de« 
gno   discepolo. 

In  ve3ere  la  situa2io"ne  di  questo  Circondario 
aile  filde  de'  mouti  ,  a]  prima  intuito  sembra  do- 
rerci  essere  il  suddetto  beneficio  delle  fontane  , 
e  pure   non  e  cosl. 

Ognuno  sa  cbe  le  piogge  ,  e  le  nevi  (onde  ban- 
rvo  origine  le  fonti  )  si  perdano  in  alrune  fondi- 
tnre  ,  e  s*  ingolfano  in  profonde  caverne  ,  c'lie  le 
mscondono  rie1  loro  seni  ,  come  in  certe  specie 
rP  irabuti  naturali  ,  i  quali  poi  in  lontananza  for- 
Tinno  le  sorgenti  p<ii  o  meno  cnpiose  corrispon- 
r!«:nti  a!Ia  quantita  delP  aqua  ,  cbe  avranno  piu 
o  meno  assorbita.  Posto  cio  ,  il  principal?,  ostaco- 
lo  ,  o  sia  una  delle  cagiom  fisic lie  si  c,  cbe  que- 
st? nostie  colline  ,  o  sien  montagne  non  essendo 
com  pott  e  xli  terra  mode  ,  e  cedtnte  ;  ma  bensl 
di  pi«»trc  ,  e  di  dura  argilla  ,  \a!e  a  dire  ,  di  una 
inn  benetfefol  materia  ,  awime  cbe  quando  pio- 
vf  non  imbcvano  ,  ma  a  gniia  di  un  sodo  ,  e 
l.-cio   corpo  trammdauo  all1  lOgiu  V  acqua    imme- 


39 

Jiatamentt.  Imped!ta  cosi  la  penelrzzwn*  deir  a» 
cqua  d  ntro  di  loro  ,  rimangann  eite  colline  aseiut* 
te  Q n<  sti  du**  fenomiai  ,  vale  a  d<re  ♦  di  cause, 
a  di  ♦■fifth  ihsegnateci  dalla  esperi-  nza  ,^o<io  tra 
essi  congiuut!  costantemente ,  ed  ins  parabdmente 
p  f  inodo  ,  che  d  ta  1*  esUtenza  di  uno,  abbiamo 
ad  aspettame  aoche   V  alfro  corrispondente. 

Fd  ecco  d  pnrthe  gh  agncoltori  de1  terreni 
arl j  k  enti  aile  tiostre  collinp  desiderano  la  prima- 
Vna  umida  per  i  loro  serainatL  Al  caso  che  la 
pioggin  sJa  ape^sa  nel  meso  di  maggi'o  vi  e  tutto 
ii  tomUmenlo  a  sperarne  una  buona    raccolta  . 

Tal  e  stata  la  pr  ma  vera  di  quest1  anno  1827 
in   mi   scrivo  queste    cose. 

Ma   perd  10   indino  a  cre%iere  ,  che  enche  senza 
i)   coocorso  dell' acqua    dell' enunciate  montagne, 
V  acqua   sola   delle  piogge  ,     che  in    un    anno  per 
T  ahro  cale  in  qoesta   va*ta    p  anura     d -I     nostro 
Circomhrio,  detratti  gli  altri    dispen^j    di    essa  t 
sia  srilfr  lenfcissima  ,  dico  ,  a  somministrare    P  ali* 
mento  ed  alcuui  p^cdoli  ruscelli  ,     de'  quali    par* 
leremo  tra  p  >co ,    ed  a  sommliJstrare     1   acqua    a 
tutt'  i  pozzi ,  i  quau  si    vedono  in  molttis&imi  luo~ 
ghi  cavati  nel  g>a  meutovato  iratto  di    p&e$e    co* 
minciando  dalla   reg»a   Aguena  9     ed    andando  p  ft 
©ltre  di  Sparanesi  f  e   06  per   la  qudita   del  hr- 
teno  che  inibeve  .  Co'vvalidiamo  qu-ste  congHtn* 
re  $  quanto    p  u  $i  scavano  i  pozzi  vicino  alle  mon* 
tagne  ,  ianto  p  u  profondamente  si  deve  cavar**  per 
trow  V  acqua ,  cu*i  m  Pigaalaro  »iuo  dh  pro* 


4o 

fondita  di  1 4^  e  piu  palmi  Napolitani :  ma  dalU 
parte  de!!e  paludi  dopo  20  palmi  ,  e  meno  si  tro* 
fa  1'  acqua  abbondante  >  e  di  diverso  gusto.  Niuna 
mi  condanni  ,  se  forse  sembra  ,  clie  io  cambii  le 
mie  opinioui  ,  come  i  miei  abiti  .  Io  non  faccio, 
cbe  osservare  la  natura  ,  pronto  a  farmi  condurre 
ovnnque  essa  mi  voglia  guidare  ,  non  ostante  la 
piu  murcata  mia  ignoranza  sulla  maniera  come 
essa  operi  .  OJtre  di  cbe  io.  son  persuaso  cbe  di 
lino  stesso  effelto  possono  essere  diverse  le  cause, 
e  cbe  sia  un  vero  male  per  la  Fisica  cruel  voler 
generalizzare  le  cagioni  produttrici  .  Ma  esscndo 
<jueste  Sf-mphci  congetture  ;  e  qtiestioni  piutti-sto 
important!  per  i  dotti  ,  cbe  utili  alle  popolazioni, 
aecenneremo  V  enunciate  fontane  cbe  sono  nel  Cir- 
condario  lungi  dalT  abitato  ,  pnncipiando  dalla 
parte  orientale  ,  cice  ,  da  quelle  di  1  r  flsco  di- 
stant!  due    m  glia   dal   Comuoe    di   B<jlloua. 

Nel  pie  d<  1  la  valle  format*  dalla  catena  de'  mon« 
ti  sgorgauo  \arie  abbondantissime  sorgcnti  j  le 
quali  acque  dtfpo  di  aver  animati  nove  molini  si 
cciricano  nel   prossimo  flume  di   Voiturno. 

Nel  Comune  di  Vitulaccio  in  miglio  lungi  verso 
mezzo-giorno  in  un  fondo  della  nobil  famiglia  Ca- 
pece  di  Capua  sorge  la  regia  Agnrna  ,  la  quale 
sotto  della  strada  delta  di  Roma  anima  un  in-line 
p».  opriela  del  Signor  Michele  Silvagni  di  Capua, 
ea  mli  scorrendo  verso  la  pule  meridionale  for- 
ini   i   Iimiti    del   noslro    Circondario. 

Nl\  tcnimcnto  dc'  Comuni  riuniti  di  Pastorano, 


S.  Secondino  ,  e  Pantuliauo  sotto  della  delta  Via 
regia  di  Roma  sgorgono  piii  sorgenti  ,  la  piu  co~ 
pio*a  d'  acqua  detta  volgarmente  Ponte  delle  pietre* 

Nei  tenere  di  Pignataro  tre  miglia  giu  \erso 
mezzo-giorno  sotto  della  strada  di  Roma  sorgono 
la  fontana  detta  dcqualata  ,  e  quella  del  Sergente 
poco  lontana  T  una  dalT  altra  ;  ed  altri  piccioli 
ruscelli  intorno  al  fondo  di  Pasquale  Fimmiani  di 
Pignataro  stesso. 

Nei  distretto  poi  di  Sparanesi  vi  sono  tre  sor- 
genti  di  acqua  ;  Fa  prima  dislante  dalT  abitato  un 
miglio  ,  a  settentrione  del  monte  Retuorno  ,  nei 
confini  tra  Sparanesi  medesimo  ,  Calvi  ,  e  la  ba- 
ronia  di  Montanaro,  Quest1  acqua  pel  corso  di 
mezzo  miglio  scorrendo  sempre  verso  settentrione 
divide  cosi  il  tenimento  di  Calvi  e  Montanaro ,  e 
poi  si  perde  nei  fiumicello  Saone*  Giova  il  ricor- 
dare  the  nella  gran  siccitA  dell'  anno  1823  V  ac- 
corto  S'ndaco  di  allora  sig:  Giovanni  Colapietro 
fece  un  saggio  se  mai  dett'  acqua  fosse  perenne  , 
siccome  su<»l  sempre  addinvenire  nella  state,  scor- 
rendo i  fiumi  ancora  umili  e  bassi. 

Le  due  altre  fontane  nascono  presso  il  Beal  De- 
manio  di  Calvi  5  la  prima  detta  la  fontana  della 
Regina  sorge  nella  parte  settentrionale  del  Real 
Casino  ;  Queste  acque  nelT  anno  18c  9  con  sotter- 
raneo  condotto  furono  portale  al  detto  Casino  ;  e 
poco  piii  giii  traversando  il  rivo  di  Calvi  col  me- 
desimo canale  furono  portate  al   Casone. 

L$  seconda  poi  detta  del  Lauro  sorge  all*  occi* 


4* 

dente  delta  anzidetta ,  ed  a  setientrlon*  del  lio«co« 
Queste  acque  unite  ad  aliri  rusctlli  d<  po  di  a*er 
per  un  m^lto  e  mezio  travtrs<to  il  detto  bo-rof 
entrano  net  d^manio  del  con*une  di  S  dndrta  , 
ed  ivi  mute  coll  acque  della  Lama  ,  tra  il  sud 
©vest  ntlie  vicitiaiue  del  conuine  di  Caucello  si 
perdono  nella  regia  A/nena  ,  e  propriamente  a 
tS .  1  erm  ne  ,  appunto  nel  luogo  ov9  ejrajio  AWo 
ed  Ottavo  sulla  Via  Appia  ,  s  ccome  lo  dis*'gna  il 
nostro  Pellegrino  nell*  apparato  della  Campania 
Felice  torn.    1    carta   tip  grafica 

F  giac<  he  abbiatno  nominate  le  acque  del  ca« 
Hale  L  ma  *  il  quale  srbhene  sorga  pel  tener  di 
Fraucolisi  ,  pur  tuttavia  meritano  che  se  ne  f«»c« 
cia  mjn«ione.  Q  leste  acqne  pregne  di  tufo  petri- 
£cano  la  terra,  for  man  do  ins  nsibilmenfe  una  pie* 
tra  9olida  ed  atta  agli  ed  ficj.  Si  tolga  ,  cite  ,  la 
terra  ove  scorre  V  acqua  ,  e  si  rspone  all*  aria  a- 
■cittltl  ,  il  tempo  da  a  questa  t»  ira  la  dnrezza  ('i 
Una  pietra  ,  volgarmente  d  tie  Colinee.  JVe  percd 
le  acque  sono  insalubr  ;  pniche  ue  gli  uomini  f 
ne  il  best  m  •  si  risentirono  giammai  dalT  uso  aU 
can  danno  Passifmo  alia  f  ntana  di  Ctlfi  ,  la 
quele  merits  un  luogo  distinto  per  la  bonti  delle 
KU6  acque  ,  di  esse  puo  verameute  dir»i  col  Pe« 
trarca  , 

Cbiare  ,   fresche  e  dolci  arque. 

Nel  recinte  dell'  antica  Calvi  a  I  p  e  d'  un  f^n- 
do  della  menM  retcofilc  Inn  »o  il  ii\o  icaturi  ce 
la   cost  delta  Fontana    di  Forma  ,  chu  ua  il  uuuit 


43 

anche  al  Juo^o.  In  quest7  anno  V  acqua  di  dttta 
foatana  e  mvncata  di  un  terzo  nella  quantita  , 
forse  mediante  qnalche  terremoto  ,  o  altra  causa 
avia  fatta    altra  via. 

Or  qui  mi  si  apre  1*  adito  ad.  esaminare  bre- 
vemente  se  mai  nel  recinto  de\V  antica  Citta  di 
Calvi  per  comedo  deT  suoi  abitauti  da' canali  sot- 
terrauei  vi  fosse  stata  porzione  delT  acque  del  rl* 
vo  j  che  scorrevano  accanto  delle  sue    mura. 

Su  tal  articolo  ,  a  dir  vero  ,  ncn  mi  sembra 
possibile  a!  primo  asp^tto  V  assicurarceae  con  cer- 
tezza  ,  consjderando  che  in  niun  luo#o  osservansi 
▼estigj  antich?  %  come  sarebbe  dire  ,  avanzi  di  mu- 
ra ,   e    serbatoj. 

Ci6  non  ostante  tin  picciolo  esame  ci  determi- 
nera  a  credere  ,  cbe  V  antica  Calvi  avesse  fon!a- 
ne  ,  specia  mente  ne'  tempi  cV  era  Colonia  di  Ro- 
ma ;  poiche  sappiamo  di  certo  ,  cbe  il  popolo  ro- 
m*oo  era  assai  accorto  al  ben  essere  delle  sue  Co- 
lonic j  e  dovunque  vtdeva  scorrere  ruscelli  in  terre 
aride  ,  e  paludose  si  studiava  con  ingenti  spese  di 
rinvestirne  le  sponde  di  pietre  da  taglio,  e  lastri- 
carne  i  letti  di  selci  .  Queste  circostanze  ci  per- 
suadono  ;  ma  ce  ne  da  certa  congettura  una  vasca 
di  una  pcriola  footana  domestica  da  quatlr1  anni 
addietro  scnverta  nel  mezzo  di  un  cortHe  ;  nella 
quale  una  cannula  di  piombo  gettava  un  zampiilo 
d1  acqua  figlia  sicurameute  dell'  aquedotto  .  Era  ]i 
dctta  fontana  po  hi  passi  solt  delP  orticello  del 
Semiuario  Dioceaaao  verso  mezzo-giomo    rasente 


44 

quasi  la  pubblica  strada  cbe  conduce  alia  fontana 
di  Forma  ;  ed  in  picciola  distanza  dalT  ant'co  An« 
fiteatro  verso  occidente  del  rnedesimo.  Sarebbe  so- 
verchio  il  trattenerci  piu  'ungarnente  su  di  una  cosa 
manifesta.  Dallo  stato  adunque  deil'  antlca  Catai 
passiamo  piut'osto  alio  stato  presente  del  nostro 
Circondario  rispetto  aile  fontane  di  acque  vive 
prossime  all1  abitato. 

Questo  beneficio  cosl  grande  lo  godono  gli  abi- 
tanti  della  Rccchetta  ,  e  que'  di  Giano  ,  attesa  la 
loro  si'uazione  neile   valli  ,   e   ne'  luoghi  boscosi. 

]Nel  ten  i  men  to  del  Comune  della  Rochetta  sca- 
turiscono  varie  sorgenti  ;  una  di  esse  dttta  JRavi, 
ivi  i  naturali  vanno  ad  attingere  I1  acqua  pei-  beret 
Spinella  ,  Salci  ,  e  la  Cappelhi  \  iu  tutti  e  V  e  di 
esse  vi  sono  gh  abbeveratoj  di  fabrica  p  r  comodo 
degli  animali  ;  oltre  poi  altri  piccioli  ruscelli  ; 
circa  un  me-z&o-miglio  a  mezzo  giorno ,  luo^o  detio 
a  Laureto  sgorgono  le  acque  del  rivo  di  Calvi  , 
celtbre  non  pi*  la.  quantifa  delle  acque,  ma  fa- 
in >so  per  U  menzione  che  ne  fanno  molti  anli- 
ehi  scriltori  .  Q  \»$\e  acque  d  >po  ua  valloncello 
traversano  il  Comune  di  Petrulo. 

JScl  ristretto  del  comune  di  Giano  sito  denlro 
una  v^'l^  \i  e  la  fontana  detta  Pozzillo  accanto 
delT  abtato  j  e  verso  la  parte  occidenlale  distill* 
|<  un  nvglio  qiiella  detta  di  Coranto  ,  ambedue 
copiosissime.  Quivi  sono  le  acque  raccolte  in  un 
canale  dal  degno  s  gnor  D.  Micbele  Tabassi  no- 
bile  Capuano  in  uu  iuo  specios&    ioudo    dcllo    i 


45 

Fiocchi  ;  le  dette  acqu^  fatlgano  due  molini  ;  ma 
per6  non  sono  sufficient!  in  tutte  le  stagioni  a  si 
utile  opera.  Due  osservazioni  :  la  prima  che  le 
dntte  acque  sono  turchiniccie  ,  come  it  siero  del 
latte  ,  attesa  la  terra  cretosa  ove  sgorgano  ;  la  se* 
coiida  osservazione  si  e,  che  ne'P  eseguire  tal  la» 
voro  ritrovossi  un  antico  csnale  ripieno  di  terra, 
ed  iudi  una  fossa  ,  ossia  ricipiente  scavato  dagli 
antichi  ,   com'  e  probabile  ,   per  simil  disegoo. 

Quivi  in  Giano  se  ascc  Ito  diasi  ai  natural!  ,  ci 
fanno  questi  sapere,  che  sopra  di  Fontanella  nel 
fondo  del  sig:  Mattia  Tartagljone  \i  e  un  gran 
sasso  con  una  buca  ,  ove  dicesi  che  si  sente  il 
mormorio  dell'  acqua  che  scorre  ;  chi  sa ,  che  que- 
sta  non  sia  porzione  di  quella  che  scaturisce  poi 
abbondantissirumente  in  Triflisco  luugo  il  vallone 
de'  monti  ? 

In  tutti  gli  altri  villaggi  del  circondario  per 
mancanza  delle  acque  sorgenti  si  rendono  neces- 
saij  i  pozzi  e  le  cisterne.  1/  acqua  poi  che  si  at* 
tinge  da1  pozzi  in  tutto  V  abitato  del  circondario 
e  ottima  ,  ad  esclusione  di  quella  di  Sparanesi  , 
la  quale  e  d  sgu^tosa  ,  e  quasi  solfurea  5  di  cui 
nelle  mie  disertazioni  sulP  antica  Calvi  dissi  1'  uso 
che  se  ne  f-cea  ne'  temps  della  ignoranza.  Poco 
lungi  pero  dalF  abitato  vi  sono  le  acque  bevibili 
nel  luogo  detto  Pozzo  nuovo  5  della  cattiva  qir* 
lita  di  esse  e  facile  il  giudicarne  dalT  azione  che 
fanno  su  i  denti  sporcandone  lo  smalto  :  giacchi 
le  altre  acque  noa  producano  que'  caUiyi    effett^ 


4<5 

Molti  vanno  in  Calvi  lung!  due  m'glla  ad  altinger- 
la  nella  fontana  di  Forma  per  bevcr  V  acqua  sen« 
za  disgusto   e  senza  danno. 

E  perche  non  in  tutti  i  luoghi  dell'  abitato ,  ne 
in  tutti  i  pozzi  si  trova  V  acqua  in  abbondanza 
per  dissetare  anche  il  bestiame  ,  cosi  si  rendono 
necessarie  le  cisterne  ,  cha  si  empiono  nelP  inver- 
no  di  acqua  piovana  ;  ma  perch£  non  sono  ne  vo* 
luminose  ,  cioc  ,  non  capaci  di  contenere  molta 
quantita  di  acqua  ,  ne  profonde  }  avviene  che 
spesso  vi  manca ,  e  spesso  non  si  puo  piu  servir- 
sene  neppure  per  uso  di  cucina  ;  conciosiache  la 
stessa  terra  ove  conservasi  riscaldata  dal  calore  del 
sole  corrompe  V  acqua  ,  e  produce  dei  vermi  sot- 
tili  $  e  T  acqua  bevendosi  ne  porta  la  semenza  in 
seno  ,  i  vermi  vi  nascono  ,  vi  si  nutriscono  ,  e 
cagionano  dei  dolori  insoffribili  ,  e  degli  access! 
pericolosi.  Non  sarei  stato  degno  di  scusa  se  non 
avessi  particolarmente  fatti  discernere  i  tristi  ef- 
fetti  dell'  acqua  delle  nostre  cisterne ,  la  quale  at* 
tacca  i  miei  compatrioti  9  la  salute  dei  quali  non 
sara  mai  uno  ogSetto  d'indifferenza  per  un  uomo 
cnesto  ,  e  pel   vero  Glosofo. 

Or  si  perche  le  cisterne  sono  piccole  ,  si  per- 
che i  pozzi  non  hanno  gran  copia  di  acqua  ,  e  si 
perche  crescendo  la  popolazione  cresce  in  ragioa 
diretta  il  bisogno  ,  ne  avviene  che  appena  duran- 
te la  primavera  si  consuma  |!  acqua  delle  cisterne; 
•yale  a  dire  ,  che  noi  per  tutta  state  ,  e  porzione 
dtU'  autunno  a  grazia  abbiamo  una  cocoma  di  ac« 


47 

ijua  torbida  atttnla  ^tai  poxzi.  Io  non  esaggeroj 
mi  si  slringe  il  cuore  \edtndo  in  giro  tante  per- 
SOne  arid,  r  mrndicando  da  per  cgni  dove  acquaj 
per  i  loro  Lnsogni.  Su  d;  un'oggttto  cosi  imp  r- 
taote  io  con  questa  patetica  drsciizione  non  in* 
tendu  far  alto  che  di  rendermi  pei  tutti  i  roeztti 
mile  ai  cittadini ,  dei  quali  la  maggior  paile  sono 
dgricoli  ,  pastori  e  viaticali  ;  fo  dunque  di  tutto 
per  inGammarli  a  cosi  ulili  opere  ,  c»oe  ,  che  le 
cisterne  si  scavassero  volummose  e  profonde  5  e 
Se  fossero  vestite  di  fabbnea  san  bbeio  <>tt  me  ,  e 
Y  acqua  pntrebbe  beversi  con  gusto.  Citiamo  lo 
esempio  del  barone  Bicca  di  Sparanesi  ,  il  quale 
non  p«u  fa  uso  dell  scqua  di  Forma  ,  avendo  ri« 
trovata  quella  della  sua  cistern?*  assai  frfsca  e  pia« 
Cevole  )  perche  e  profonda  e  vestita  di  fdbbr  ca. 
Tali  sono  puranch*  le  cisterne  dei  Frati  Alcanta* 
rini  in  Pignataro  ,  una  nel  cortile  rustko  per  ab« 
beverare  i  somieri :  un  altra  grande  assai  nel  chio- 
jtro  per  uso  della  cucina  :  una  nello  in^resso  del* 
1*  erto  ,  e  due  altre  verso  la  fine  ;  di  queste  due 
ultime  una  per  inaffiare  gli  ortaggi  ,  e  Y  altra  per 
bere  ,  ed   e  fresca  v  limpida  e  gustosa. 

Daro  fine  al  presente  articoio  delle  fonfane  ,  e 
mi  lusingo  di  far  cosa  grata  ai  miei  lettori  con 
r'ferire  in  ultimo  le  tre  sorgenti  di  arqne  mineral! 
cbe  offre  la  natura  al  ben  essere  d\  queste  popo« 
I***  01  i    nei    loro    bisogni 

Tali  sono  il  bagno  di  Assano  ,  cl^bre  per  la 
sua  salubnU  j  h  acqde  di  irancohd  f  ristoratifc 


48 

e  purificanli ,  quel  die  ne  proflttano  son  tenuii 
alia  cura  del  Pellegrino  ,  che  ne  design6  il  luogo 
ove  eran  sepolte  ,  haano  esse  Un  gran  concorso  , 
siccome  anche  quelle  di  Tlrifiisco.  Debbo  avverti- 
re  i  miei  lettori  ,  che  le  surriferite  acque  di  As- 
sano  e  di  Francolisi  sebbene  sieno  fuori  del  cir- 
condario  ,  nulladimeno  essendo  poco  lontane  ,  ed 
i  nostri  naturali  facendone  gran  uso  ,  sarei  stato 
in  colpa  se  non  le  avessi  accennate.  Converrebbe 
csser  poi  un  perito  cbimico  per  ben  esaminarle,  ma 
per  tale  interessante  oggetto  potranno  consigliare 
F  aurea  opera  del  sig.  Gaetano  Maria  la  Pira  stam- 
pata  in  Caserta  nel  1820  ,  il  quale  per  ordine 
della  Inlendenza  analizzo  anni  sono  con  ogni  e- 
sattezza  le  acque  minerali  di  tutta  la  Provincia  di 
Terra  di  Lavoro.  Ivi  rimetto  i  miei  lettori  per 
riscontrare  quanto  di  hello  ,  di  interessante  e  di 
utile  in  essa  si  contiene. 

AETICOLO    IV. 

Bella  edueazione  pubblica. 

J[L  presenle  articolo  ,  confesso  con  candore 
lo  animo  mio  ,  £  per  me  di  difficilissima  tratta- 
zione  si  per  la  materia  in  se  stessa  assai  grave  ; 
si  per  le  circostanze  dei  tempi  ;  ne  V  una  ,  nr 
1'  altra  delle  quali  cose  non  i  gia  picciola  -   sem- 

brarai  perciO  chfi  jion  m  per  lorn^r  mule  lo  wc- 


49 

sporre  prima  tali  cose.  Impercioche  dtbbo  i$ 
cm  esattissima  cur  a  poaderare  i  vizj  ,  e  le  virtu 
d»  queste  nostre  popolazioni ,  affiuche  vcdendo  coi 
p>oprj  caratt^ri  dipmti  il  male  ed  )1  bene,  e  Sco« 
p  rto  <  o>i  T  inganuo  ,  s'  ir  cam  nassei  o  sulla  smar* 
rita  strada  del  vtroj  prima  difficolta.  Pass'amo 
alia  secouda  ,  qu*  sta  dissamina  poi  la  dtbbo  io 
fare  in  un  tempo  in  cui  non  si  parla  che  di  amor 
pattriotico  ,  e  di  umanita  ;  onde  potrebbe  sem- 
))!nre  a  qu<>Iche  genio  stravolto  che  io  poco  ,  a 
nienfe  curassi  la  gloria  di  queste  nostre  patrie  9 
anziche  le  volessi  caricare  di  obbrobrio  ,  e  di  ca« 
Junnia  qualora  mettessi  sotto  esame  i  vizj  ,  che  le 
coutaminano  e  mi  volesse  accurare  d*  inciviha  ,  e 
d1  ingratitudine,  perche  non  si  e  mai  giudicato  di 
una  pcpolazione  intera  da*  d.ssordini  di  alcut >£ 
particolari.  Dio  non  piaccia  che  io  osassi  accusa- 
re  y  e  calunniare  queste  nostre  patrie  ,  sarebbe  un 
inganno.  Io  seguiio  su  di  un  affare  di  tanta  im« 
portanza  il  sentimento  del  grande  Alessandro* 
tf  Narrasi  ,  dice  Plutarco  nella  sua  vita  ,  che  una 
M  volta  cenando  Callistene  con  lui  tra  numerosa 
i,  compagnia  di  convitati  ,  e  stimolato  venendo  a 
M  lodare  i  Macedon! ,  si  portd  con  tanta  facondia 
Il  sopra  tal  soggetto  ,  che  i  commensal!  gli  git* 
ii  tarono  addosso  ghirlande  ;  ma  Alessandro  disse 
if  cbe  secondo  Euripide  ,  cbi  trovato  abbia  al  sua 
n  favellare 

tin  bel  soggetto  ,  rnalagevol  cosa 

Won  i  V  esser  facondo. 

4 


So 

5,  Ma  mostraci  ,  segui  a  dire  ,  il  valor  tuo ,  b»a* 
„  simando  invece  gli  stessi  Macedoni  ,  accioche 
?,  migl  ori  divengano  conoseendo  i   lcro  falli.   „ 

Questo  &  veramente  amare  la  pafria  ,  allonta- 
nandone  i  vizj  ,  cosi  ella  diverrebbe  pii  Leila  f 
con  questa  scuola  si  formerebbero  sudditi  savj  f 
amatissimi  del  loro  Principe  ,  e  perfettissirai  cru 
stiaui.  Io  non  aVrei  ardito  di  toccare  un  punto  sj 
spiacevole  ,  ma  quest'  oggetto  ci  tocca  troppo  da 
\icino  ,  e  c'  interessa  moltissirao.  Impercioche  le 
\irtii  furono  sempre  comunemente  in  pregio  ,  ed 
i  vizj  detoslati  ,  ed  abominati  5  essendo  quelle  il 
legume  del  c<  nsorzio  umano  ,  e  questi  la  dissolu- 
zione  di  esso.  Non  saro  adunque  un  detrattore  , 
ma  un  vrro  amatcr  della  patria,  e  terrei  di  com* 
mtttere  un  gran  fallo  ,  se  meutr'  esalto  il  bene  f 
tacessi  il  male.  Questo  e  quello  cbe  mi  mette  in 
istato  di  p<  sare  con  aggiustatezza  le  azioni  dei 
miei  cittadini  ,  di  scoprirne  i  costumi  ,  ed  i  ca- 
ratteri  ,  e  di  notare  i  precisi  conGni  de*  vizj  ,  e 
delle  rirlu  senza  mai  confonderli  ,  e  senza  mai 
dare  all'  uno  quello  cbe  all*  allre  si  appartiene. 
Ma  saro  taBto  fortunato  cbe  gungero  a  far  tanto? 
Per  quanto  almeno  polra  permettere  la  mediocri- 
ta  dc'  miei  talenti  procurero  di  ui^nte  dire  die 
non  sia  alia  verita  con  forme  ;  nonostante  cbe  sia 
cosa  assai  umiliante  per  un  immo  il  dover  pro- 
\are  il  vizio  de1  suoi  compatrioti  :  ma  tulto  net 
mio  cuore  cedna  ilia  Porta  della  veriti  e  qualun- 
que  cosa  poita  atvemrmene  leguiterd  a    readerlt 

quest'  omalgia. 


5i 

Tempo  e  omai  di  creare  le  distinte  ,  e  sincere 
idee  della  educazione  ,  che  io  intendo  di  esami« 
nare  ;  ma  prima  sembrami  non  fuor  di  proposita 
prevenue  il  mio  lettore ,  ammonendolo  di  nou 
\oler  subito  dare  il  suo  sent  mcnfo  se  non  dopo 
letta  1  intiefa  tratta*i<  ne  ,  perche  io  non  posjo 
tutte  in  un  punto  sviluppare  le  mie  idee  \  io  dir<$ 
quello  che  sento  ,  o  per  dir  meglio  ,  quello  clie 
ho  letto  ,  e  se  le  idee  verranno  in  confuso  ,  la 
materia  ne  sara  la  cagione.  Fatta  questa  breve 
digressione  m'  inoltrd  a  discorrere  sopra  la  mate* 
ria  propostavi. 

L' amor  del  suo  prossimo  e  cesi  essenziale  alio 
animate  ragionevole  ,  che  senza  questo  ei  cessa- 
rebbe  di  esser  tale  ,  essendo  il  medesimo  jl  fon* 
damento  e  la  base  ,  siccome  di  tutte  le  attribu- 
zioni  di  tal  animate,  cosl  di  tutte  le  virtu.  Kasce 
quest'  uomo  come  un'  animale  nobile  ,  perche  for* 
nito  di  ragione,  ma  ,  direm  cosi  ,  informe.  Tut- 
ta  T  arte  consiste  nel  p^rfezidnar  questa  natura  nei 
soggetto.  A  perfezionarla  e  formarla  in  modo  , 
che  in  tutto  non  sembri  soltanto  un  animale  ,  ma 
si  accosti  nello  sviluppo  della  ragione  a  qu  gli 
spiriti  celesti  che  sonrglia. 

Dopo  di  avergli  fatto  conoscere  il  nobilissimo 
fine  per  cui  e  venuto  al  mondo,  bisogna  additar- 
gli  la  norma  delle  sue  ragionevoli  operazioni ,  se- 
condo  la  quale  inalterabilmente  dee  regolarle.  Or 
o  noi  attender  vogliamo  le  speculazioni  ,  e  siste- 
atxi  de'  piu  accreditati  scrittori  sul  dritto  di  natu» 

* 


5a 

ra  5  o  non  ci  vogliamo  appartare  dallo  spirfto  del 
Vangelo  dobbiam  dire  ,  che  questa  norma  e  V  as- 
more  -y  tanto  p  u  che  il  Redenlore  nel  Vangelo  ncn 
ha  fatto  altro  ,  che  ricordarci  i  doveri  Daturali  , 
spiegarli  nella  p  u  grande  Joro  estensione  ,  e  mo- 
strarvi  senza  rag^iri  il  legame  ,  che  unisce  i  pri- 
mi  principj  alle  conseguenze  immediate*  Tutta  la 
cducazione  adunque  consistee  nel  far  conoscere  , 
che  la  norma  ,  anz»  diremo  ,  che  l1  anima  delle 
azioni  della  creatu»a  ragionevole  e  V  amore;  con- 
siste  ,  cioe  ,  nil  amare  Dio  che  ci  e  Padre  ; 
nelT  amare  1'  uomo  che  ci  e  Fratello.  Sminozzia- 
mo  un   poco  questa   verita   Evangelica. 

Ptr  Dio  noi  viviamo  ,  noi  \iviamo  coll'  uomo* 
Tutto  in  somma  e  quanto  siamo  ,  e  quanto  esscr 
possiamo  ,  tutto  ci  viene  da  Do  $  tutti  i  vincoli 
della  sociefa  tutti  ci  derivano  dal  consorzio  del- 
luotno  cogli  u«  mini  Perche  Dio  e  [infinitamente 
superiore  a  qu  nto  esiste  ;  doLhiamo  dunque  a- 
marlo  senza  misura  ,  c  oe  ,  sopra  ogni  cosa  ;  gli 
uomini  son  tutti  figli  del  medes  mo  Dio  ;  hisogna 
adunque  amarli  con  reciproca  benevolenza  ,  cioe, 
come  noi  stessi.  Questi  due  amori  sono  cosl  in- 
geparabili  ,  che  V  uno  necessariamente  include  1* 
altro  :  poiclie  non  pud  amarsi  I1  uomo  odiandone 
T  artcfice.  Dio  adunque  ha  meritato  che  noi  lo 
amassimo  ,  avendoci  imito  il  primo  ;  se  deside- 
riamo  die  il  nostro  fratello  ci  ami  ,  ne  dobhiamo 
noi  prima  daw  V  epempio«  Kcco  riepilogali  cosl 
nel  solo  amore  tutti  i  nostri  dovcii  ,   ed  i    nbtroi 


53 

interessi.  P^r  csser  felici  blsogna  meltere  in  pra* 
tica  questa  mirabile  lezione  f  che  sentiamo  nel 
nostro  cuore  ;  percoc  he  tutti  se  non  vogliamo  af- 
fatto  rinegare  V  umanita  ,  s'am  tenuti  di  giovare 
r  un  T  altro  ;  onde  si  dice  chf  in  qneste  azioni 
di  beneficarsi  gli  uoniini  a  vicenda  ,  1*  uomo  eua 
Dio  all'  altro  uomo  ,  immaginandomi  ,  che  c»6  6ia 
per  la  dolctzza  ,  che  si  gusta  del  ben  oprare  in 
servigio  altrui ,  comunicala  per  sin^olar  grazia  del 
grao  Dio  a  noi  mortali  ;  e  questa  lezione  c'  in* 
segno  il  nostro  C  apo  Gesu  Cristo 

Data  questa  distinta  ,  sincera  e  fondamentale 
idea  della  educazione  delF  uomo  cr»sliano  ,  io  en- 
tro  nel  mio  esame  dicendo  ,  che  questo  p^  polo  * 
e  quando  dico  popolo ,  non  intendo  le  gepttrelle 
sole  ,  ma  etiandio  le  colte  donne  ,  ed  i  galantuo- 
mini  pill  onorati  ,  qnesto  popo'o  e  pochissimo 
istruilo  nel  Catfchsmo  cristiano  ,  e  poco  attendo 
alle  scienze  ,  e  nieote  alia  vera  filosofia  ;  siamo 
percio  tra  costumanze  e  maniere  di  vivere  assai 
guaste  e  corrotte  Qui  non  vi  sono  i  bei  costumi, 
inten'lo  le  vir»ii  e  la  Rligione  ;  in  pochi  appari- 
scono  le  vir  u  mediocri  ,  le  quali  altro  non  sono 
che  negazioni  di  vizj.  Esaminiamo  brevemente 
ciascuna   classe  di  qiiesta  popolazione. 

In  prlrao  luogo  i  contadini  custodi  de'  bestiami, 
o  lavoratori  de*  campi  sono  rozzissimi  ,  di  rado 
vengono  ne*  villaggi  ,  ed  avviene  loro  c»6  che  ac«> 
cade  a  coloro  che  trattano  gli  animali  ,  prendono 
quakhe  cosa  dtilo  spirito  e  deirabitudine  \icen- 


54 

devolmente.  Gli  altri  contadini  ,  che  non  pos?eg- 
gono  niente  ,  quest'  infelici  appena  dalla  lor©  fa- 
tica  ricevono  un  misero  sostentamento  ,  non  pos- 
sono  ricevere  veruna  educaziowe  I  lcro  bisoghi 
sono  piu  moltiplicati  e  p'u  urgeuti  ,  e  pf  r  conse* 
guenza  le  loro  virtu  incontrano  p  u  ostacol'  ,  i 
loro  vizj  piu  incentivi.  Ed  ecco  il  perche  negli 
orti  della  miseria  non  piiHuuano  che  soltanto  vi- 
2J  j  i vi  T  arbore  della  virtu  e  un  tronco  sfronda- 
to  a  senza  buccia. 

Ne1  possidenti  poi  ,  che  sono  quei  che  ordian- 
riamente  regolano  i  Comuui  ,  sembrami  ch>'  manca 
*oro  la  noziene  intrinseca  della  virtu,  o  sia  il  buou 
senso  ,  io  lo  comprovo     per    mezzo    di    uu  fatto. 

Tra  i  tanti  beneficj  che  la  somma  btnta  di  Dio 
la  comparliti  ai  nostri  tempi  si  d*ve  certamente 
ascrivere  ,  che  i  nostri  Regnanti  per  dirozzare  i 
popoli  a  loro  soggetti  forte  cura  si  preeero  d'  i- 
stituire  le  scnole  pubblicbe  ^i  carita  ;  opera  san- 
tissima  ,  diretta  a  far  i  popoli  costumati  e  buoni 
cittadini.  Certamente  i  Re  di  questo  secolo  in  cui 
viviamo  sono  pieni  di  sapienza  ,  di  umanita  ,  di 
-Religione  ;  I1  eta  che  verranno  ,  le^gendo  tanta 
umanita  di  consigli  in  tanta  mozione  d' armi  , 
fcenediranno  i  nostri  Rlonarchi  sopra  i  piu  ter- 
ribili  ,  ed  imperiosi  conquistatori  E  pure  il 
orcdercste  ?  queste  scuole  di  carita  si  trova- 
no  da  piu  anni  sospese  nel  comune  di  Sparanesi. 
Si  pud  concepire  una  idea  piu  svantag^iosa  f 
o.  nello    stcsso    tempo  piu    vera  ?    Colla    sospen- 


55 

sion  della    scuola  si  tolse  ogni  speranza  alia     edu- 
cazione  de'poveri.  To  ho  narrato  questo  falto   non 
gia  per  eccitare  un  atto  di  esecrauone  contro  de- 
gli  amministratori  comunaii  ,   ma    bensi    per    fare 
una  nota  di  ponderazione  f  che  qui  la    \irtu   ap- 
pena  la  conoscono  di  nome    Tanto    egli     e   \ero 
che  la  ove  e  piu  necessita  ivi  le  leggi  sono  senza 
efbtto  ,  perche  senza  esecuzione.    Le    qu»li    cose 
essendo  cosi  cume  veramente  sono  ,    mi     meravi- 
glio  ,  e  con  ragione  del  Consiglio  d1  Intendenza  , 
che  approvasse  col  fatto  una  cosa  ,  la  quale  si  op- 
pone  di  fronte  alia  Itgge  deila  pubblica  educazione. 
Un'  altra  ponderazione  da  farsi  si  e  f   che  nelle 
Provincie  i  decreti  paterni  del  Re  non  sono  ese- 
guiti  ,   non    gia  per  malisia  ,  ma  perche    ciascuno 
col   compasso  in  mano  conduce  tutte  le    linee    di 
tutti  i  fini  ,  di  tutte  le  azioni  alT  intesesse  perso- 
nal che  n  e  il  centro.  Pud  darsi  cecita  maggiore 
di  questa  ?  Non  sanno  eglino  che  dalla  educazio- 
ne  degl*  individui  dipendono  le  b^n  rette  ,  e  ben 
costumate  famiglie  ,  le  quali    formano    la     felicita 
de1  comuni  ,  e  degli  Stah  ?  Cosa  ben  consideiata 
da  que'  savj  Romani  ,  i  quali  e-ntrando  nel  S'tiato 
sul  limitare  ,   dice  Valerio  Massimo  ,   ahjecta   pri- 
vala  charitate  ,  publicam  induebant  ,    bb.     11     de 
Cumene  rege  Atine  ,  il  bene  pubblico    deve    an« 
dare  innanzi  al  privato. 

Ma  qui  alcuno  potrebbe  dirrai  ,  che  le  scuole 
si  ianno  sLadatamente  ;  e  \ero  ;  ma  tutte  le  cose 
sae'  pnncipj  loro  nga  sono  perfette  ,   e  vi  ab-o^q 


56 

gna  la  industria  e  la  diligenza  nostra    a   coodnrle 

al  fine  dicevole  ,   ed  alia  loro    perfezione  ;    ed    a 

cio  sianao  obbligati  per  legge  ,     per     giuramento  f 

per  debita  carita  della   patria  :   V  umanita     ha     da 

diffondersi  nelle  cpere  ,  altriraenti  e  un  sucno  va* 

no  ;   ed  e  cosl     essenziale    all1  uomo  >     che    scnza 

questa  \irtii   ei   cesserebbe  d1  f  sser  tale  (  lo  repl  co  ) 

essendo  la  medesima  il   fondamnnto   e  la     b^se    dj 

tutte  T  altre   virtu     Jmpercioche   tutto  c  6    the    si 

apparliene  ,   e  che  si  pud     specu^are    appartenersi 

O  a  sopportare  gli   uowiini ,   o  a   istruire   gli   uomi- 

si,   o  a  giovare  gli   uomini    cello  spirito  ,     e     nel 

corpo  ,   tutto  e  sottcposto  a'  dritti  della   carita    E 

perche  la  carita   poi  ,   e  la  giustizia   racchiudono  i 

doveri    della    Rebgione  ,   percio    stimo    in    qa^sto 

luogo  d*  esaminare  quale  ella  sia   in  questi     nostri 

ab'tanti  ;   colla   prevenzione  che  io   non   intendo  di 

parlare   di   quei   disgraziati   orgogliosi  ,     che     usciti 

dagli  orti   del   moderno   filost fismo  portato   da   cie- 

lo  straniero  ,   col  cucre   corrotto  ,    i   quali   a    con- 

fessarla  come   la   e  ,    hnnno     in   derisione     Y  osser- 

\anza  de'  Precetti   del    Decalogo  ,    e   della   Cliiesa  , 

carichi   di   una   soma   gravosa   di   vi;j  ,   e     di     mille 

passioni   nierite   lodevoli.   II   male   di   quest1  inf<  rm| 

&   umanamenlc   parlando   immedicabile  j  la   sola  sa- 

pienza   Increala   potnbbe  risanarli   colla     sua     luce 

dirina     Ma    io   spero   che   di   tali   empj    non    vi    sie- 

no   nel    nostro   (  ircond;«rio.   Posto     cio  ,    potrebbe 

francatnente  dirsl  che  questfb    popolo    non    abbia 

della    Rtligione,   (be  un  rozxo  e  sfigutalo  siaiola- 

Cro  soljineutc.    £   che    sia    coal. 


57 

Io  qualora  enfro  nel  sacro  Tempio  ,  come  ho 
per  uso  o^ni  giorno  ,  per  rendere  alP  Ente  Su> 
preiio  i)  cutto  divino  parte  prncipale  ,  e  hase 
della  nostra  Rtligione  ,  tutlo  mi  colmo  di  conso- 
lazione  vrdendo  la  decenza  do'  Leviti  oelT  eser* 
cizio  del  loro  6acro  minisfero  ;  siccome  mi  con* 
s«  lo  ancora  vedendo  V  uriiilta  ,  e  la  divozione 
del  popolo  nelTdssistere  al  puro  sacrificio  delT  aU 
tare,  ed  agli  altri  divoti  esercizj ,  che  ivi  si  fan  no 
all'  Alt  ssimo  Ma  appena  uscito  da  quelle  sacre 
nmra  ^engo  a  conoscere  ,  che  allro  e  paiere,  ed 
altro  e  essere  ,  cioe  ,  che  la  Religione  di  Gesu- 
cnsto  non  e  osservata  che  nelP  esteriore  ;  poichi 
si  reggono  talune  &\  quelle  stes.se  persone  sciope- 
rate  ,  ed  oppnsse  d1  ozio.  e  di  n<  j*  giacere  le 
giornnte  intere  dimenliche  affatlo  de'  loro  doveri, 
e  con  mettere  a  ripentaglio  la  loro  persona  ,  e  la 
loro  riputaslone.  Ricordo  a  questi  tali  ,  che  gli 
oziosi  sono  un  grave  td  inutil  peso  della  terra  t 
ed  indariio  venuti  al  mondo.  Al  celtbre  filosofo 
Montaigne  Michele  dispiaceva  ,  e  con  massima  ra- 
gione  ,  che  non  vi  fossero  leggi  contro  gli  oziosi 
e  la  inflngardaggine  Taluno  ,  secondo  lui  ,  po* 
trtbbe  non  offender  guari  le  leggi  ?  e  pure  la  fi- 
losofia  lo  farebbe  giuslamente  frustare  Non  potele 
credere  quanta  inpressione  faccia  nell1  animo  del 
popolari  V  esempio  specialmente  di  noi  preti ;  im- 
percioche  quel  popolo  che  si  tede  o  per  Y  esern-* 
pio  y  o  pel  rispetto  naturale  dovuto  alia  rel!g;one 
Cattolica  Apostolica  Romans  diyoto  inChitsa  j  con 


58 

faciliti  ,  confradlttorio  a  se  stesso  ,  facilm^nte  os« 
servasi  proclive  poi  al  dilitto  ;  e  c»6  perche  i  sen- 
timent! di  morale,  e  di  religione  nor*  sobo  ci  no- 
se uti  nella  di  loro  minuta  latitudine.  Ii  Clerd  a- 
^r^bbe  V  insito  dovere  d1  istruire  ,  illuminare  ,  e 
rischiare  in  si  faiti  sodi  pr^nc  \  j  quel  popolo  che 
di  sua  natura  e  rozzo.  Ma  tutto  cio  meriter*  bbe 
una  trattazione  piena  ,  e  meditazion^  accur^ta  » 
ma  non  e  questo  il  luogo  ,  perche  devrei  uscke 
di  strada  ,  o  aim- no  piegar  troppo  da)  segnato 
sentiero  di  questo  articolo  5  e  qui  non  e  il  luogo 
di  cio  comprovare. 

II  popolo  adunque  di  sua  natura  e  rozzo  ,  ed 
agevolmente  si  muove  a  quello  t  a  cui  la  stessa 
depravala  natura  lo  cbiama  ,  cssendo  il  cam»no 
che  mena  a  cio  che  si  \uole  ,  un  certo  camino 
liscio  ,  e  in  pendio  ;  e  gi  uomini  per  la  niaggior 
parte  t  vogliono  le  cose  cattive  ,  per  non  aver  e- 
sperienza  delle  buone.  E  V  ingnoranza  ,  qualora 
non  e  illuminata  dalla  fiaccola  della  ragione  ,  puo 
stendere  una  improvida  mano  contro  V  uomo  per 
annientarlo  ,  e  distruggcrlo  ,  nel  momento  niede- 
simo  ,  in  cui  si  da  a  credere  di  beneficarlo,  e  di 
assisterlo.  Per  c!6  noi  siamo  in  una  continua  ruo- 
ta  di  travagli ,  non  trovando  riposo.  Io  non  fingo 
miserie  ,  la  co^a  \a  pur  cosl.  Cio  sarebbe  il  voler 
dissent  ire  no'  (atti  piu  >eri  f  e  \i  costritage  a  cre- 
derlo  una  padrona  pu  imperiosa  ,  \ogIio  dire  la 
spefienta  Noi  siamo  andfti  a  gr.ui  passi  verso  la 
dccadciua  }    1  progrefli  del  disordiue  7  c  del    dc« 


59 

lilto  furono  rapidi  ;  e  perche  ?  perch£  1  tumulti, 
e  le  ruine  delle  popolazioni  sono  comp&gni  iodi- 
visibili.  Ditemi  sul  volto  di  chi  si  vedel'impron- 
ta  di  quella  felicila  di  cui  godevamo  ?  Siamo  gia 
pmi  della  p'u  bella  opera  della  uatura  ,  ch'  e 
T  amore  delia  societa  ,  e  delP  unione  !  fo  sono 
invecchiato  imparando  sempre  assai  cose  ,  ed  ho 
cognizione  ,  ed  esperienza  di  molte  facende  ;  si  r 
T  eta  avvanzata  fa  giudicar  delle  cose  cod  piu  di* 
scernimente  ,  e  per  consegnenza  con  piii  di  ve- 
rita  ,  e  di  saviezza.  Chi  legge  la  storia  ,  cice  ,  la 
scuola  della  vita  umaBa  ,  e  della  politics  ,  rivol- 
ger  poi  deve  le  parole  alle  cperazioni  ,  quando 
non  si  desse  alia  letteratura  a  fin  di  passatempo  f 
e  per  una  infruttuosa  lcqu?»ci!a  Io  in  qu^sto  mio 
scrittojo  spesso  apro  rispettc  so  il  libro  de'  libri  , 
il  volume,  cice,  delle  scritture  sante,  e  mi  racca- 
priccio  tutto  leggendo  ivi  le  terribdi  mi?accie  inti- 
mate dair  Altissimo  contro  i  sediziosi,  e  contro  i 
fomentatori  delle  discordie;  indi  prendo  in  mano 
gli  annali  deilo  spirito  umano  di  tutti  i  tempi ,  e  di 
tutte  le  nazioni  del  globo,  e  col  massimo  mio  dole- 
re  le  trovo  ivi  rigorosamente  avverate  da  per  tutto; 
c  spesso  esclamo :  oh  come  insensibile  e  mai  Tuo- 
mo  !  oh  come  si  lascia  abbagliare  da  que)  falso  e 
pernicioso  solletico  di  novita  !  Ma  dal  profondo 
abbisso  di  questi  miei  tristi  pensieri  alzo  la  men- 
te  al  cielo  ,  e  adoro  tali  disposizioni  divine.  Si  f 
Dio  dispone  nt'  sudditi  tali  volonta  straordinarie, 
quando  >uol  cangiare  U  Uro  fortuna.    Confessia* 


6o 

molo  pure.  La  **U  religione  di  Ge^ucristo  pud 
ritenere  i  poprli  ubbidienti  alia  leggi  ,  ed  ai  So- 
prani 'y  e  fra  loro  pacifici  e  m<  rigerati 

Fatte  tali  ponderazioni  ,  ripiglio  il  filo  d-1  trat. 
tato  L1  Augusto  Imperatore  delT  Austra  appeno 
intese  il  tumultuoso  scoavolgmunto  del  nostra 
regno  ,  subito  ordino  la  marc  a  di  un  valoroso 
esercito  per  vindicare  la  Maesta  Reale  ,  ch'  era 
Stata  offesa  nel  sedizioso  delitlo.  Appena  su  i  prin" 
cipj  di  marzo  le  vittoriose  falangi  Austriache  giun- 
sero  in  qaesta  nostra  Capitale  ,  che  immediata* 
mente  si  sciolse  ,  la  cosi  detta  ,  Assemplea  nazio- 
nale  ,  deponendo  Tautorita  che  aveva  assunta  per 
cosi  hrulta  cagione  ,  e  gli  afLri  ritornarono  sullo 
stato  primiero.  II  che  mi  e  venuto  a  proposito 
di  ricordare  per  confermazione  di  quel  che  ho 
proposto  poco  avanti  ,  cioe  ,  che  V  ignoranza  qua- 
Jora  non  sia  illuminata  dalla  ragione  stende  Id 
xnano  contro  V  uomo  per  annientarlo  e  distrug- 
gerlo. 

II  popolo  epplaudl  ai  success!  felici  del  Re. 
Egli  gli  merito.  Impercioch&  in  un  negozio  di 
tanta  importanza  fra  pcricoli  si  grandi  $  fra  arnii 
si  sospette  ,  ira  cuori  si  volubili  ,  fra  tumulti  si 
repentini  ,  fra  mutazioni  si  improvise;  ed  a)T  iu— 
conlro  con  tanta  prontezza  ,  ed  iulrcpidezza  di 
animo  cosi  sicura  nel  trattare  f  con  partiti  si  pron- 
ti  nel  risolvere  ,  con  senno  si  maturo  Del  prcve. 
der  gli  estemi  ,  con  cuore  si  intrcpido  pell  eie* 
gmrc  :  salvare  la  viU  a1  suoi  ;  I  oaorc  al  Trauoy 


6i 

la  Muesli  a  se  sf*»sso,ed  ?n  scmma  dagl' infortu- 
Xij  far  aorger  le  glorie  Queste  c^se  a  chi  e  dritfo 
estimatore  mentan©  esser  celebrate  nelle  carte  di 
pu  felice  scrittore  ,  che  non  son  10  ,  e  lasciata 
a*  posttri  per  esempo  di  profunda  politica  ,  e 
p»  r   norma  di   sapu  ntissimo    Re. 

Volen.iu  egh  poi  il  Re  medicare  i  depravati  co- 
stumi  de'  suoi  amati  sudditi  ,  siccome  ad  uq  cor- 
po  viziato  ,  e  pieno  d'  ogni  sorte  di  male  ,  con- 
sumando  ,  e  cangiado  con  medicine  ,  e  con  pur- 
gativi  le  ree  quality  ,  introducesse  uVallra  nuova 
forma  di  vivere  ,  con  una  m  nisteriale  diretta  al- 
T  Arcivescovo  di  Napoli  in  data  de1  3  novembre 
1821  ordmo  le  scuole  pie  per  1*  educazione  de* 
fanciulli.  Questo  nuovo  ordin  di  cose  produrrebbe 
sieuramente  un  giorno  il  desiderato  bene,  ma  ab- 
biamo  bisogno  di  un  lungo  intervallo  di  pace  , 
perche  questo  e  frutto  di  lungo  tempo  sereno. 
Ma  ancui che  1"  operazione  non  riesca  cosi  tosto  , 
non  e  da  meravigliarsene,  considerata  la  stagione, 
la  natura  del  male,  e  la  copia  ,  e  la  malignita 
degli  umori  ,  che  vendono  la  cura  lunga  ,  e  dif- 
ficile ;  ma  per  mio  parere  non  e  poco  sempreche 
si  Tien  guadagnando. 

In  secondo  luogo  i  mezzi  ordinati  dal  Re  Bella 
detta  ministeriale  saranno  oltre  ad  ogni  altro  gran- 
dissimi  ed  efflcacissimi ,  ma  nella  Metropoli,  o  in 
qualche  colta  citta  ;  ma  ne*  piccioli  paesi  delle 
Provincie  saranno  infruttuosi  ,  e  giungeranno  do- 
po  che  gl1  infermi  saranno  sepolti#  Perch£  le  pa* 


terne  intenzioni  del  Sovrano  non  sono  sempre 
secondate  dalTopere  altrui  ^  alle  volte  qui  mancano 
i  mezzi  ,  o  sia  ,  1  soggetti  idonei  ai  dissimpegoo; 
alle  volte  la  volouta  di  far  il  bene  ;  e  sempre 
V  interesse  private  ci  estingue  in  petto  ogui  sen- 
timento  d'  umamta  ,  di  giustizia  ,  di  dovere.  Una 
volenti  vera  non  corrotta  da  passione  alcuna  ci 
potrebbe  rendere  atti  a  tanto  fare,o  pure  la  gran- 
dezza  dell*  utile  ;  ne  V  una ;  ne  V  altra  delie  quali 
cose  non  e  gia  ptccola  ,  ne  secondo  il  corrotto 
costume  presente.  Egli  e  pero  ben  conveniente 
rimetterne  la  cura  alia  piena  risolnzione  de*  Ve- 
scovi  ,  piuttosto  die  abbandonare  un  tal  rimedio. 
£  pure  in  questa  estrema  inopia  di  soggetti  ha 
il  piacere  questo  nostro  Circondario  d*  avere  il 
signor  D*  Saverio  Rossi  in  Bellona  Diocesi  di  Ca- 
pua ;  egli  e  quale  il  bisogno  richiede.  II  degno 
Sacerdote  sta  logorando  la  fiorente  robusta  eta 
nella  pazitnza  d'  una  scuola  aggiranSosi  per  ogn' 
industna  net  gittare  ser.ja  disperderle  ne*  docili 
intelletti  f  e  ne*  cu'Ki  arrendevoli  de'  fanciulli  le 
prime  cognizioni  del  sapere ,  4  le  prime  veriti 
della  Religione  .  Vi  riempie  V  anima  di  una  vera 
consolazione  in  vedere  que*  teneri  figli'ioli  infiam- 
mati  dal  loro  maeUro  prontimente  eseguire,  e  con 
emulazione  qualuuque  ordinc  ,  ei  loro  desse  ;  es- 
sendo  eglino  mirabilmente  invaghiti  di  quelle  com- 
pagnie  de*  fanciulli  da  lui  instituite.  Ivi  invito  tutt'  i 
pj-lri  di  famiglia  ,  c*  maestri  di  scuola  ,  i  preti  r 
rd    i    curati  ad  ammirarc  V  Opera  di  un  deguo  sa- 


63 

cerdote  ,  e  degno  cittadSno  ;  vedranno  $"curam*n- 
te  cK  e  poco  c6  che  ho  scritto,  perche  il  Tero 
s«*ns'>  d«-l  hello  si  puo  assai  pu  facilmente  pro- 
v^re  ,  che  evprimere.  Mi  duole  assaissimo  ,  che 
B  llona  nell  alto  che  do  alia  luce  questa  mia  ope- 
relta  abbia  perduto  si  degno  Operarlo  ,  tenendolo 
il  fit  to  ma*e  della  podagra  la  maggior  parte  dell9 
anno  inchiodato  in    un  letto. 

SEMINARIO  DI  CALVI. 


H 


travagliato  soverch'amente  il  mio  lettore 
con  averlo  guidato  per  ua  campo  incolto  pieoo 
di  lappDle  ,  e  di  «p!neti  5  ben  e  ragione  di  sol- 
levargii  lo  spirito  ,  e  perche  la  pienezza  ,  e  la 
dtgnita  stessa  il  richiede  il  condurro  ad  esam'nare 
un  luogo  di  mio  genio  ,  ove  s1  istruiscono  gli 
alunni  nelle  scienze  utili  all*  uomonesto  ,  ed  al 
cittadino  ;  ove  ,  cioe  ,  si  formano  uomini  onesti, 
Luoni  cittadini  ,  ed  ottimi  cristiani.  II  viaggio  non 
e  lung©  ,  du^  miglia  in  circa  lungi  da  P:gnalaro 
verso  occidente  ,  sulle  mine  dell1  antica  Calvi  4 
il  Seminario    Diocesano. 

Non  potevi  certamente  desiMerare  miglior  sorte 
di  quella  che  mi  venne  ,  avendo  ivi  inaspetta- 
mente  incontrato  un  amico  tanto  mio  amorevole 
della  citta  di  Napoli  provveniente  da  Montecasino, 
egli  e  \\  Signor  D,  Candida  Buonamici ,  uumo  ia- 


64 

vera  di  nobilissirno  ingegno  ,  di  perspicace  ,  c 
perfetto  giudicio  ,  di  grande  integrity  ,  e  zelanfe 
dell1  onor  di  Dio  ,  profondo  filosofo  ,  e  grave 
T«ologo ,  e  quello  cbe  noa  si  trova  si  sp^sso  nei 
Teologi  ,  e  anche  molt?'  am  co  delle  pulite  lette» 
re.  Dopo  mille  teneri  abhracciameoti  ,  saputa  la 
cagione  della  mia  gita  cola,  si  compJacque  tener- 
mi  compagnfa  cod  molto  suo  piacere,  ed  entr^m- 
mo  in  quel  sacro  Rec'atr.  Allora  io  dissi  ,  »nfor- 
mandolo,  che  Monsignor  Positani  fel.  mem  uno 
de'  p  ii  grandi  Vescovi  che  Calvi  abb'a  avuto,  pu 
fortunato  del  suo  degnissimo  antecessore  Hlons. 
de  Silva  era  riuscito  ccn.  maggior  felicita  in  que* 
sta  si  nobile  impresa  j  come  rilevasi  dal  processo 
della  erezione  del  Seminario  ,  il  quale  conservasi 
DtlT  archivio  della  Curia  Vescovile  11  suo  ammo 
fermo  ,  eWvato  ,  coraggioso  ,  intraprendente  ,  la 
sua  prudenza  ,  e  la  sua  destrezza  Io  fecero  final* 
wente  trionfa're  di  tulti  gli  ostacoli.  Fece  certa- 
meate  stup  re  la  Diocesi  tutta  con  quello  cbe  a- 
vea  fatto  f  e  c©n  quello  che  lascia\a  di  fare  ai 
suoi  successor*!.  Solto  questo  illustre  Prelato  i  co- 
stumi  de'  Diocesani  incominciarono  alquanto  ad 
addolcirsi  avendoli  renduti  uu  poco  meno  rozzi  f 
e  meno   ignoranti. 

bignor  D.  Candido  ,  in  qupsto  importantissimo 
servigio  del  Seminario  renduto  alia  Cbiesa  di  Cal- 
vi  veggonsi  e  vero  grandi  contrasegni  di  saviezza, 
3i  zelo  ,  di  giustizia  ;  nulla  perA  di  qurlla  previ- 
dcnza  ,   la  quale  puo  thiamaisi   una   sped*    di  di- 


65 

vinazione.  Terrebbe    egli    forse  al    di  <T  oggi    \o 
stesso  sentimento  pel  sito  del  Seminario  Diocesa- 
no  ?   noi  non  lo  crediamo;   Ebbe  consegueuze  as- 
sai  piii  considerabili  di  quelle  che  si  erano     pre- 
vedute.   Questa  riflessione  &    degna    <T  essere    av~ 
vertita.  Impercioche  il  sito  non  sembra  molto  de- 
gno  d*  elogio  ,  si  pel  continuo  passaggio  di  trup- 
pe  $  si  ancora  per  1'  aria    pessima  ,  donde    dove- 
vano  gli  alunni  nella  state  neeessariamente    slog- 
giare  ,  ed  abitare  altrove  ;  e  cio  in  un  tempo    in 
cui  r  oro  e  Targento  erano  rarissimi  5  il    che    fu 
poi  per  i  Diocesani  una  sorgente  di  liti  t  le  qua- 
li ,  a  chi  ha  delle    idee    convenient]  ,     sembrano 
puerilita  ,  su  di  che  il  soggetto  non  mi  permette 
di  entrare  in  dettagli.    Ma  quale    e    Y  uomo    che 
mai  non  sbagli  ?  Su  la  scala  leggemmo  la  seguen* 
le  iscmione  incisa  su  marmo  frutto  della  ricono- 
scenza  del  Capitelo  ver9o  questo  illustrissimo  Ve* 
^covo  degno  delta  immortality 


••  / 


66 

Serrimrivrn'  Hoc 
A*  Philfppo*   Positaoo    dies'   EpiscopO 

A'  Fvndamentis'   eivcto 

A*  Benedicto-  xt  v  Pontifice*  Maximo 

xvn   K*l*  Jvnias 

Romam*  Benevento     Redeynte 

Lvstralr  Aqvae*  conspertvnv  Ac.   oicatvm* 

Atqve*  Apostolicvm*  Nvncvpatvm 

Necnon*  Sacerdotiorvnv  B^neflciorvm 

Accessions    Avctrm 

Atqve'   Altari    Privilegialo*  in*  pprp^twni 

S  mtl*  in'  Hebdomada*  insiguitvm 

Idem*  Philippvs    annvis*  Redditibus*  assignatis 

Voti*  compos 

Omoibvs'  nvmeris'  absolvit 

Crfpitvlvir  Calvense 

Tanto  Praesvli*   de*  se*   optime'   mentd 

Ob    innvmera    in*   Ecclesianv   BeneGcia 

H>c*   Grati-   Animi*   M  \>numentum     Posv it 

Anno*    Aerae    Christianae*  MDCCXXVII* 

Avrcbbe  dovuta  essere  una  statua  d'  oro  al  me* 

rito  d'  un  Prelato    si    straordinario. 

Era  riservato  poi  a  Monsignor  Cappce  Zurlo  la 
gloria  di  dare  forma  al  Seminario  •  Egli  fu  (be 
scrisse  la  regola  >  egli  eccitd  t  emolaxione  e  '1  de« 
siderio  di  gloria  in  ciascuno  de*  giovani  ,  facendo 
fare  iu  ogni  anno  gloriose  comparse  con  due  con« 
clusioni  in  Filosufia  ,  e  Ttologia  ,  e  con  una  Ac« 
cademia  in  Poesia  %  accii  V  nuo  (come  dicesi)  to§* 
«t  di  riveruvrj  UcU'  oJtto  .  L  cva  qucfti  JadeVoli 


itsrentlvi  il  Senainario  incomrnc'6    ad   uscire  ddll* 
ckcunta. 

M*  quest'  epochs  brillanti  pis«ano  ,  e  son  se* 
gtiite  <1*  Secoli  d\  torpore  ,  e  d  oblio.  Signor  miof 
questi  glo'-ni  luminosi  si  pcclissarooo  tosto  che  fi| 
t»ltj  da  qusfo  cielo  di  Calvi  quell'  astro  benefi- 
ce* ,  il  quale  col  sui  fuoco  iUumitiava  f  e  fiscal* 
d»va  insiem".  Conciosiacoocbe  pt  >mosso  all*  Ar* 
civescovalo  di  l^apuli  a  16  Dicembre  1782  si  ven- 
n^  suhito  a  raffred  dare  quel  la  vcrecondia,  e  qutl- 
la  emolazione  che  aveasi  sotto  gli  art'coli  del  Pa- 
store  y  I  entusiasmo  si  estinse  ,  e  gli  succedette 
T  inasione  \  e  pure  merits  d'  essere  rimarcato  av* 
vertito  i  the  si  arre^d  qui  lo  studio  ,  essendo  gli 
ttessi  deejnissimi  maestri  e    rettore. 

TanU>  e^li  e  vero  ch<*  que'  c  »rp'  che  p'u  fa* 
cilmeote  ric^voho  il  calore  \  p  u  facilmente  an* 
tora  lo  Idsciauo  ,  raffreddandosi  quandj  allonta- 
nato  ne  venga  il  fu  cj  !  Fuori  figure,  Sebbene 
aiavi  un  Rettore  abile  ,  e  di  buona  intenzione  , 
T  istituziooe  va  sempre  m^Ie  quando  il  Vecovo 
confida  in  altri  .  Imperciocthe  non  b<*sta  che  il  su- 
periore  ordini  bene  le  sue  cose  f  se  quegli  che  ha 
da  es  'guire  eseguisce  diversamente  *     o  le  abusa. 

Signor  mio  ,  in  un  altro  giorno  quando  vis  le* 
tenio  la  Chiesa  Catledrale  vi  riepilogherd  I1  op*re 
pu  segnalate  delP  amorevole  Z  urlo  t  del  quale 
quanto  piu  si  park  f  p  u  resta  in  sua  lode  da  par- 
lare  ,  avendo  le  sue  virtuose  azioui  colla  fama  toe* 
tato  U  cielo  »  Pa* tore  iatto  secondo    il    cutfg   di 


68 

Bio  ,  c  sempre  ammTratile  e  ne'  suoi  prosperi 
eventi  ,  c  mjl!e  sue  traversie  ;  facendo  vedere  che 
la  vhtu  non  puo  venire  ingiuriata  dalla  fortiina  5 
da  paragonarsi  sicuramente  ai  primi  Padri  delta 
Chiesa  ,  e  da  servire  di  modello  a  tutt'  i  Vescovi 
neir  amministrare  ,  e  pascere  il  Gregge  di  G.  C. 
Io  mi  irmamrnorai  talmenfe  di  Lui  ,  che  se  io  vd, 
se  io  st6  m  tutf  i  luoghi  ,  in  lutte  le  azioni,  mi 
si  fa  sempre  innanzi  la  helia  idea  della  virtu  sua  , 
e  m  imagino  di  senlire  ,  ed  intendere  le  sue  pa« 
role  dolci  al  solito  ,  e  pfene  di  am  >revolezza  ; 
colle  quali  parmi  che  m'  imiti  di  continuo  alle 
Luone  ,  e  virtuose  azioni  ,  cosi  sappssi  io  hen  in* 
tendfrlo  ,  ed  uhbidirlo  ;  se  io  m  inganno  ,  V  in- 
ganno  e  p'acevole  .  Q.ielP  anima  (  cosi  credo  io 
piemente  )  e  in  cielo  .  Fatta  non  senza  rngione 
questa  piccola  digressione ,  ripigliamo  il  nostro 
trattato. 

Signor  D  Candido  :  io  tutto  sacrifico  alia  ve- 
Tita  ,  ed  alia  ragione  ,  questa  one*ta  liherta  e  U- 
tolo  mio  proprio  Voi  hen  conoscete  la  mia  na. 
tura.  Per  le  allpgale  ragioni  ,  e  per  molte  alire 
che  io  potrei  dire  ,  e  le  preterisco,  non  tanto  per 
Lrevita  ,  quanto  perche  son  certissfmo  che  voi  le 
conoscete  ,  e  le  considerate  coii  bene  f  e  forse 
anche  meglio  ;  che  non  fo  io  ,  a  me  pare  che  in 
quisle  no*tre  tnrholenze  de'  tempi  ,  ed  in  queste 
occasioni  dell1  apgregazione  delta  due  Diocesi  Calvi 
e  Teano  ,  mi  par*  ,  dico  ,  per  lo  brncficio  pub* 
ilico,   di  unirc  cjuesti  d-ic  Sewiiiarj  ,  e  farue  uno. 


«3 

Tanto  ci  delta  la  espenetua  ;  e  la  raglone  ,  che 
nessuno  che  abbia  buori  senso  richiamera  in  dub- 
bio  ,  se  pure  qualche  interesse  secreto  non  lo 
spin^a  a  sostenere  il  contrario  ,  del  che  pero  noc? 
mi  dispero  ,  per  un  certo  occulto  presagio  ,  che 
ne  fa  Y  animo  mio.  Questa  e  la  mia  opinione  in* 
lorno  alia  unione  de1  due  seminaij  ,  rimettendomj 
sempre  a  qualunque  altro  miglior  giudizio  t  E  sic- 
come  I' bo  detta  amorevolmente  ,  e  mossodalTaf* 
fezione  ,  che  porto  al  buono  allevamento  della 
giorentu ,  cosl  vorrei  che  fosse  ben  intesa  ,  e  me* 
glio  considerata  da  chi  p;u  dovrebbe  intenderla  y 
e  considerarla  .  Io  non  posso  non  d-esiderare  alia 
mia  Patfia  ogni  bene  ,  ogni  felicita  ,  ed  ogni  gran- 
dezza  ,  essendo  cittadino  propriamente  colui  che 
ama  la  pallia  ?  e  che  desidera  tulti  buoni  e  savi. 
Quando  questo  mio  ricordo  altro  eftetto  non  fac- 
cia  ,  se  fara  egli  aluieno  qiesto  ,  che  potra  de- 
stare  qualche  altro  ncbile  anirno  ,  e  geueroso  %  ed 
invitarlo  a  ragionare  ,  ed  a  scrivere-  di  cio  con 
maggior  grazia  ,  che  io  non  ho  falto  ,  o  forse  con 
miglior  fortuna  ,  al  quale  per  avventura  sara  pm 
creduto  f  che  a  me.  Io  voglio  lultavia  dire  esser 
cosa  chiarissima  ,  che  non  faeendosi  quesla  unio» 
ne  ,  in  tal  caso ,  per  le  cagioni  che  si  son  dettef 
patirebbe  gravissimo  danno  questa  nostra  Diocesi, 
©gni  d\  faeendosi  peggiore  ,  e  che  in  progresso 
di  tempo  diverrebbe  una  boscaglia  ,  quando  noa 
vi  si  provvegga  in  qualche  modo  .  Faccia  Dio  , 
she  qualche  occasion^  tosto  nasca  ,  onda  possum* 


provar  gli  effetti  1e  mfe  parole  ;  Ci&  detto:  r?pi* 
glii  il  Bjonanrci  ,  Signor  Canonico  ,  non  «i  p»6 
pensar  meglio  di  quanto  avete  dptto  intorno  alia 
unione  de'  due  s^minarj  .  State  di  baon  ammo  j 
sarebbe  fuori  d' ogni  ragioaerole  opmione  rimaner 
ingannato  di  questa  speranca  ,  la  quale  dovr*nno 
desiderare  ♦  non  che  averla  csra  tulti  e  quanti  . 
lie  cose  che  concernono  il  b-np  pubbbco  p  »rtano 
gloria  a  chi  le  promuove  in  qualu  que  m  >dof  av 
tregtidcch&  non  il  propn'o  cotn^lo  ,  m»  certo  dU 
*in*  spirit"*  ci  m^ova  a  proenrarlo  •  A<»n  vnjjlia 
Coo  aTtre  ragioni  m istrare  il  grande  spl? n  lore  del'a 
terital  ,  ch<?  da  se  stpss*  si  fa  %e<U  re  *  e  ric*no« 
Scere  Avete  ben  esam  nata  quanta  sia  I*  different 
Sa  ,  e  quanto  p  u  impo£ti  la  pr^sen?^  d^l  Pa<o. 
te  |  che  qiiella  de1  VI  n>«ri  .  m-'ssim^m/ nte  in  due 
temm^'j  {  e  tantj  p'u  in  questa  vostr  d  starve  \ 
miglia  da  Teano  $  onda  alle  vuhe  cmivie  e  che  i 
xnmstri  con  poco  servigio  d«  D10  ♦  e  p^co  *au» 
taggio  degli  alunni  p'etermettano  •Mle  cose,  die 
al  cospetto  d<d  Vescovo  sarebbero  fo<  se  agpvnli  da 
€SPgu?re  •  Oserei  d»  dire  cose  di  mag^ior  mmento, 
ome  sarebbe  la  d  fficolia  che  si  tro\a  di  tanti 
h  1  >ni  maestri  ,  e  prefe<t>  j  appresso  v  tanti  galan* 
tuonrrni  di  queste  du^  D»ocesi  sep*rati  p^r  la  dii 
stanza  de'  pa^si  ,  «i  un  r<  bbero  ,  e  conoscerebbonsi 
Una  folli  ,  e  fareLbesi  una  ftaterna  unione  ,  ed  una 
amicizia  ;  ma  per  ora  passiamo  avanti  .  Caro  Cla* 
Bonico  ,  ben  sapete  che  le  c«>se  di  questo  roondo 
9QAO    mutabili  ,  «  1  Uopo  poi  malum  ogfoi  parte 


7* 

per  a^rbo  che  s'a.  Coir  aggregazione  della  Cfresa 
di  Teano  a  qnesta  di  Calvi  in  v  rlii  del  Concor- 
dats de'  X.  Ecco  superato  ogni  maiagevolezza  , 
spezzato  ogn$  intoppo,  e  vinto  ogn' impedimentof 
che  vi  poteva  attravers&re  },  laon.de  giudico  che  si 
abbia  a  condurre  questa  nave  a  buon  porto  .  la 
non  vl  dico  cic^p^rcbe  io  creda  ,  che  vi  bisogni- 
no  miei  ricordi  ;  ma  per  rallegrarmi  con  voi  della 
occasioned,  che  Dio-vi  hi  •  mandata  ,  di  cui  sipen* 
dovi  servire  avrete  il  desiderato  bene  Noi  siam:>  f 
b  Dfo  mprre  ,  in  un  t^rnpo  ,  e  sotta  an  Princi- 
pe tdiito  pietoso  ,  ed  amico  della  virtu,  la  quale 
ora  va  a  second*,  e  non  contra  acqua  ,  sicche  chi 
noo  sa  avanzarsi  sara  colpa  sua,  e  non  gia  difetto 
della  eta  .  Discorrendj  alternattvamente  sopra  ua 
argomento  di  tanta  importanza  ,  giungemmo  all* 
Osp  *io  del  s«-raiuario  edificato  in  un  quatrivio  tra 
i  villaggi  di  Vsciano  ,  e  de'  Zoni  Iv?  giunti  ett- 
trammo  in  quel  sacro  lu  >go,  e  visitate  le  scuole, 
e  le  camerate  ,  ci  presentammo  aLCanonico  Ret- 
tore  ,  al  quale  il    Buonanrci  disse*:. 

Signor  Kettore ,  il  Canonico  Peuna  mio  intrin* 
sMiissimo  amico  qui  presente  ha  fatta  gran  testi- 
monianza  della  bonta  ,  dottrina  ,  e  diligenza  vo* 
slra  ,  colle  quali  v'  ingegnate  cercar  sempre  nuo* 
Ta  materia,  e  nuove  industrie  per  la  prosperity  , 
e  vantaggio  di  quest)  alunni  alia  vostra  cura  af- 
fidati  .  Giusta  e  la  cagione  f  e  quasi  necessaria 
della  vostra  sollecitudine  che  di  giorno  e  notte 
*7i  tiea  de*l©  per  seminary  ,  €  far  gerinogliare  m 


7a 

quelle  teneri  menti  1  frutll  raccolti  nel  campo  de* 
vostri  studj  ,  per  desiderio  di  farli  letterati  ,  e 
costumati  ,  avvezzandoli  da'  primi  anni  a  non  co- 
noscer  altra  ricchezza  che  le  virtu  ,  e  quantunque 
voi  siate  ricco  de1  beni  dell'  animo  ,  nulladimeno 
perche  indifessamente  cercate  di  accrescere  coll* 
arte  ,  e  con  lo  studio  quelli  che  vi  sono  dati  dalla 
natura  ,  stima  che  vi  debbono  esser  grati  alcu- 
ni  miei  reflessi  per  esegu  re  maggiormente  i  vo- 
stri gran  disegni  .  Se  i  reflessi  saranno  vili  per 
se  stessi  ,  diverranno  nobili  colla  vostra  accetta- 
sione.  Signor  mio  ,  tenete  per  fermo  ,  che  co*  vo« 
stri  pari  io  non  soglio  andare  riservato  ;  dir6 
aduoque  quello  che  conosco  ,  e  giudico  senza  dis- 
simulazione  alcuna  ,  non  dovendo  ,  ne  volendo 
mancare  a  me  medesimo  ,  ed  alia  vostra  persona, 
scopreudo  gF  incovenienti  ,  ed  apprestando  gli 
opportuni  rimedj  ,  onde  fossero  meglio  coltivati 
que'  semi  di  virtu  ,  che  dalla  Divina  Beneficenza 
sono  stati  infusi  in  questi  fortunati  allievi ;  assicu* 
randovi  <T  esser  io  sommamente  al  par  di  Voi  ze- 
lante  del  bene  del  seminario  ,  e  dell1  onor  vostro; 
dico: 

Signor  Rettore  ,  ho  visitato  questo  vostro  se- 
minario ,  e  con  sommo  mio  dispiacere  non  vi  ho 
osservati  effetti  degni  di  chi  il  guida.  E  tante  vo- 
stre  fatiche  fatte  per  esercitare  questo  giardino  y 
che  una  volta  fiorl  per  la  gloria  dello  studio  ,  it 
delle  scienze  ,  tulle  in  danno,  e  piaccia  a  sua  Di- 
vina Maesta  ,   che  non  nc  resti  lesa  la    vostra  ri- 


7^ 

putazione.   S.   Luca  nel  Cap:  mi  presenta    la 

■Jmilitudioe  nella  parabola  della  ficaja  tutta  foglie, 
senza  fruit:  ,  e  senza  fiori  ,  si-bbene  merilate  per- 
dono  ,  poiche  governate  ora  gii  sfasciumi  del  se- 
minario  ,  clic  avea  fat  to  naufragio  in  tempo  svan- 
taggtoso.  II  bandolo  (  siccome  d'cesi  )  della  ma- 
tassa  si  e  ,  che  sebbene  a  voi  non  mancb!  alcuna 
delle  parti  che  si  richieggono  a  chi  tiene  il  carico 
cbe  voi  tenete  ,  purtuttavia  vi  manca  la  presenza 
del  Vescovo  ,  attesa  ora  T  eta  di  quel  povero  vec- 
cbio  5  quell1  autoreyole  preseoza  a  voi  ,  special- 
menle  in  questa  male  disposizione  di  tempi,  ne* 
quali  e  grandissima  variazione  di  vivere  \  ben  sa- 
pete  dalla  ccrrezione  de*  costumi  ,  e  dalla  rivolu* 
aione  degli  Stali  ,  e  Dominj  quante  buone  tisanze 
sieno  non  solo  deciinate  ,  ma  cancellate  ;  e  voi 
nelTeseguire  i  vostri  ufficj  ritrovale  sicuramente 
grandi  ostacoli  ,  onde  vi  bisogna  \\n  autorita  mag- 
giore  per  farli  cetlere  .  Siete  forse  curioso  di  sa- 
pere  la  cagione  per  cui  ho  formato  questo  svan- 
taggioso  giudicio  del  seminario  ?  acciocche  io  in 
pocbe  parole  concbiuda  la  qualita  della  mentemia, 
cbieggo  licenza  di  spiegarmi  cos4  .  Signor  mio  , 
voi  siete  il  primo  mobile  cbe  regolate  tutte  le 
sfere  a  voi  soggette  ;  ma  dove  voi  siete  il  lumU 
nare  maggiore  ,  vi  debbono  essere  necessariamente 
gli  astri  minori  ;  questi  astri  minori  dovrebbero 
essere  i  prefetti  nelle  camerate  de'  convittori  5  ed 
i  maestri  nelle  scuole.  Aspexi  caelos  9  el  non  erafi 
in  eis  luxf  Se  ia  quest!  cieli  \i  e  notte  ,  obi  re- 


?4 

cbera  i)  giomo  ?  Niuno  da  quel  che  non  fossiede*. 
Considerate  se  queste  onorate  uovelle  piante  con 
ta!e  allevamento  possano  crescer  dritte  ,  e  recare 
poi  frutti  soavi.  Ai  maestri  delle  scuole  di  Gram- 
raatica  potrei  dar  taccia  di  molte  cose  ,  ma  per 
la  verita  di  una  sola  ,  contendandomi  di  f^rli  buo* 
ne  per  ora  tutte  le  altre  ;  ed  e,  clie  nelle  sud- 
dette  scuole  snanca  lo  studio  delta  Grammatica 
Italiana  delta  lingua  vivente  ,  la  quale  scienza  e  '1 
fondamento  dell'  arte  oratoria  ,  che  anzi  di  tutte 
le  libere  discipline,  Molte,  e  sublimi  sono  le  co« 
gnizioni  nectssarie  a  chi  la  professa  ,  da  Quinti* 
liano  minutamente  ami  overate  5  ed  io  vi  fo  fede 
cssere  assai  poco  il  numero  di  que1  n-s'ri  che  la 
possedooo  •  e  percid  questi  Ggliuoli  (  cosa  disdi* 
ceyole  )  pirlano  un  dieletto  goffo  ,  e  plebeo  ;  pnr« 
cio  ignorano  affatfo  it  p>ter  ordire  e  tessere  una 
scrittura  ,  ed  abbellirla  di  vaghezza  f  ed  ornamen- 
to  :  perche  lo  scrwere  ,  come  bn  sapete  e  fl^iio 
delta  pronunzia  }  devono  dunque  que'  teneri  ra« 
gazzi  tsercitarsi  di  parlare  coa  buon  l'nguaggia 
italianO  ,  e  pronunciare  ,  cio&  ,  con  esattezza  non 
solo  le  lettere  consonanti  ,  ma  beosl  le  vocali  y  o 
aperte  ,  o  chiuse  ,  con  tutti  gli  altri  precetti  dati 
da*  maestri  a  tat    uopo* 

Dum  faciles  animl  juvenum ,  dum  mobilis  actas 
Virgil:  Georg:  lib.  in.  v.  166  ,  e  biso^na  pratica- 
re  una  Ul  pronunzia  ancbe  familiarmeute  tr*  loro 
(  lo  credo  cbe  le  aualisi  delta  lingua  Ttaliana,  ed 
tnche  dclla  lalina  non  mai  sitao  slate   cou    wa^ 


0 

pior  fe^clta  impiegate  qu^fcto  nel  Colle£g:o  d^  PP« 
Gesuiti  :n  JNapoIi  ).  Per  vantaggio  di  quest o  Se* 
m  nano  bramerei  the  tutt*  i  maestri  si  porta sseio 
ivi  ad  amm  rare  tanli  piecio'i  Pompot.j  Att»ei ,  ed 
apparare  1'  ortografia  emendata,  e  la  venusta  pro- 
nunaia  ,  arte  quanto  necessaria  ,  altreltanto  ne« 
glelta.  Si  vari  sono  cb#  possedono  1'  idioma  lta« 
Jiano  in  maniera  di  saperio  ad  altri  insegnare* 
Appresso  ,  va  quasi  per  tulto  ,  anche  p<  r  qufsto 
SMiiinario  la  Itrtgua  latina  ruza  %  e  cume  forestiera 
fmarrita  $  b?sogua  ridurla  a  poiitezza  ,  ed  ed  fi~ 
carle  un  bellp  edificio  }  iatOrBo  a!  quale  faticaro- 
no  con  t^nto  studio  gli  aceadennci  di  Portoreale, 
e  non  si  siudia  ,  o  almeno  non  si  studia  corns 
djvr  bbesi  da  maestri.  Sig:  Reitore  ,  lo  d'.co  ,  e 
lo  ridico  mille  volte  :  per  bene  istru'ire  couvieu 
essere  istru'to  5  e  per  ben  ammaestrare  conviena 
di  esser  ben  ammaestrato  $  la  s*ntenza  e  di  P^pa 
Paolo  IV  presa  credo  io  dall1  eccesso  deli1  amor 
di  Dio  verso  il  genere  umano  ,  ed  e  ,  che  il  \e* 
ro  bene  &  operar  co'  suoi  incomodi  ,  e  percd  ,  il 
\ero  bene  c  operar  co*  suoi  incomodi  the  gli  aU 
tri  abb'aao  bene  ;  e  che  i)  vero  riposo  &  operar 
con  le  sue  fat'che  ,  che  gli  altri  abbiano  iiposo. 
Pass  amo  oltre  alia  scuola  di  R?t*orica  ,  sig:  mio 
per  treppo  spazioso  campo  mi  conduce  la  verita, 
dal  qu^le  mi  richiama  il  m'o  poco  sapere.  Pert*n« 
to  me  ne  pass*  16  di  leggiero  ,  ne  mi  fermerd  per 
troppo  d1  ora  sopra  $  imitando  in  cio  i!  cane  di 
Egitto  ,  il  quale  per  Uma  del  coccodrilJo  be\c  o 


7« 

fugge  in  un  pnnlo.  Parlando  dunque  succintamen* 
te  ti  diro  che  ben  ra1  incresce  aver  tra  quei  gio* 
vani  ammirati  alcuni  per  una  grazia  singolare  deU 
la  natura  pieni  di  spirito  ,  da'  quali  la  Diocesi 
stava  aspettando  cose  grandi  e  mirabili  se  fossera 
sotto  la  disciplina  di  dotto  e  diligente  precetto* 
re,  studioso  di  belle  lettere  e  prudente,  il  quale 
gli  ammaestrasse  non  solo  n«  11a  cognizione  delle 
lingue  ,  e  de*  loro  ornamenti  ,  ma  de*  concetti  an- 
cora  ,  e  sopra  ogn'  altra  cosa  del  giudicio  ,  della 
prudenza  ,  del  decoro  e  del  costuime  degli  scrit* 
tori  non  meno  poetici  ,  che  oratorj  :  perche  V'r- 
gilio  e  Terenzio,  ed  Orazio  nelle  Epistole,  e  nella 
Poetica  :  e  parimente  Cicerone  insegnando  F  arte 
oratoria  ,  fra  quei  precetti  che  danno  intorno  al* 
V  arte  del  dire  ,  apportano  materia  agP  intelletti 
ji  acuto  sguardo  ,  e  di  pronto  ingegno  di  accor- 
gersi  es$er  nascosti  in  essi  chiari  semi  y  atti  ad 
affinar  la  piudenza  ,  e  ad  aggevolir  il  giudicio  , 
perche  son  ripieni  di  esempj  e  di  precetti  ,  dei 
quali  V  uomo  pu6  servirsi  per  disciplinarc  la  gio- 
veulii  al  ben  parlare.  Conciosiacosache  senza  sa- 
pere  niuno  puo  esser  el^quentc  E  cosi  ,  non  a- 
\rebbe  potuto  quel  grande  oratore  Atcniese ,  ma- 
raviglia  delle  genti  ,  con  tanto  spirito  commovrre 
i  cuori  degli  ascoltanti  ,  se  o  del  divino  Platone 
stato  non  fjsse  diligente  disccpelo  ,  e  di  qualche 
altro  ililistra  maestro  sollecito  imitatore.  INe  si  lo- 
derebbe  Roma  per  la  copia  di  tanti  oracoli  (  cosi 
\oglio  cliianur  i  fcri  oralori  )  Tullio,  Cusso,  Ur- 


77 

tenzJo  ,  Antonio  ,  se  da'  primi  loro  anni  ,  e  del 
continuo  in  ogni  eta  non  avessero  collo  studio 
accompagnata  la  dottrina  del  sapere,  E  veramen* 
te  i  bei  concetti  sono  padri  delle  scelte  parole  ; 
ed  al  saldo  giudicio  di  chi  ragiona  la  lingua  si 
trova  conforme.  Pud  ben  essere  che  l1  uso  ,  e  la 
imitafcione  vagliano  alcuna  cosa  $  ma  ne  quello  , 
ne  questa  faranno  un  uomo  singolare  ;  perchi 
T  uso  ,  e  senza  cognix  one  e  come  un  cieco 
nato  ,  che  per  ogni  luogo  camina.  E  degna  di 
biasimo  e  quella  imitasione  ,  che  si  acquista  col 
furto  ,  e  quel  furto  cbe  non  \iene  dalT  arte  , 
percbe  V  arte  e  madre  della  somiglianza.  Ha  ve* 
ramente  ciascuno  da  natura  il  suo  genio  separato 
dagli  altri  ,  come  la  voce  ,  la  faccia  ,  la  scrittura 
e  molte  altre  cose  ,  le  quali  in  virtu  delP  artefi* 
cio  non  pur  convengono  ;  ma  diventano  confer- 
ini.  Ecco  che  coll'  arte  non  solamente  le  voci  u- 
mane,  ma  i  fischi  degli  uc«lli,e  degli  animali  si 
fenno  somiglfanti  :  scrivesi  per  arte  ad  uno  stess-o 
inodo  da  molti,  ed  alcuni  usano  di  cosl  ben  imi- 
tare  ,  che  come  pittori  rappresentano  gli  atti  al- 
trui  ,  le  facce  e  1  movimentL  Per6  quelli  ,  che 
credono  ess^r  poeti  ,  ed  orator!.,  perche  rubbano 
e  gli  orotori  ,  ed  i  poeti  ,  non  sanno  che  nella 
infiniti  delle  cose  ,  alcune  pajono  ,  alcune  \era- 
mente  sono.  La  bellezza  del  corpo  puo  esser  na* 
lurale,  e  pu6  ancora  dalPinganno  procedere.  Gra 
non  e  cid  ,  che  risplende  ,  n&  gemma  cio  che  rU 
luce  ;  conoscesi  1  oro  alia  pruoya  ,  e    la    gemma 


78 

nel  psragonp.  I!  r*g!onare  come  g*i  altri  ,  tintt 
f*  ,  die  noi  lali  sumo  ,  qiuli  essi  sotio.  lVlanci 
alctina  volta  la  natu^a  ,  o^ero  i1  ind  bclisce,  e  se 
T  arte  non  le  da  vigore  ,  O  i!  a;ii  licio  valore  ,  si 
resta  frcdda  e  lftft£>ta«  II  sig:  B  it  lorn  o  Ziiccbi 
gMitiluomo  di  IVlonza  ha  scritto  un  tiMttato  d<ll'  ?• 
m;U*ione  U'iiissTn^  a!la  gpoventu  ;  insegilando 
1*  arte  cogli  es<  mpj  %  la  quile  a  giu  licio  de1  sa*j 
e  p^rte  lanto  neeessafia  ,  quanto  a  giudicar  luia 
pittura  e  necessar  6  il  lume> 

Molto  frutto  cogliera  il  giovane  se  dara  operi 
alio  studio  deli*  istoria  i  ehiamata  a?iima  delT  uso 
civile  ,  e  nnes'ra  della  vita  umana  ,  noa  alten* 
deu'io  lolaAlenta  al  dileltd  de'  varj  accident!  che 
per  ftitro  vi  trova  sparsi  5  ma  consider  >ndo  pr'n* 
c  pajateflta  »  che  c  >sa  ,  in  che  modo  ,  ed  a 
qu*l  fine  si  condura  .  E  veraraente  la  co* 
gauione  dt-lle  cO^e  pass  Ate  6  oltimi  amniae* 
stramento  nelle  imprese  ,  e  partiti  s  the  si  lOglion 
no  premiere  sopra  i  casi  presenti  e  fuluri  Gio- 
\ami  oltre  a  c  6  di  ricordtre  ,  (he  ia  raccolta 
de^li  esmpj,  d  lie  axiom  f  iitdi)*e  ,  ed  eroiche 
de'  Roma D i  ,  Greci  ,  ed  allri  ,  die  p  M4iaofrO  1<  g- 
gere  appresso  tttolti  ,  de'  quali  gran  parte  Valeri* 
Matlimq  raccolse  ins>r  rm  f  e  con  uiolta  pruden/a 
descnsse  ,  driranno  grande  slimolo  a  s^guir  la  vir* 
tu,  ed  a  fu^gir  il  vi/.io  ,  c  faranno  sen  pert  a  al 
giovane  delta  PCcatlooi  ,  ed  accidenti  ,  ch*'  d.mrio 
materia  I  tmte  talorpie  ,  e  non  m»i  a  piem»  ce- 
rebral* azioni  }  0  perfihi  ^h   scntUri  f   cd  i    uue* 


79 

'Mil  de*  passati  secoli  hanno  investigato  ,  e  cavato 
dalle  tenrbre  ,  nelle  quali  erano  involti  i  precetti 
del  b'jn  viv.-re  ,  e  delT  operar  virtuoso  ,  hanno 
e<ts»  fatte  tante  fatiche  non  pur  per  h  ra  s'essi  ; 
ma  etiand»o  per  noi  ;  perd  vorrei  che  il  giovane 
dopo  questi  stud]  pon*  sse  cura  di  raccomandar 
alia  sua  m^moria  le  pr'ncipali  senlenze  degli  au- 
tori  ,  il  clie  facendo  ,  averra  ,  che  iunammoran- 
dosi  della  bellcz/a  degli  aur*i  ammaestramenti  lo- 
ro  ,  e  dello  splendere  della  virlii  ,  avera  dico  ^ 
che  tenendo  egli  in  Sommo  pregio  gli  autori  del 
drcumenti  predetti  f  e  gustando  la  varieta  delle 
Icro  dottrine  ,  con  tali  vere  e  saggie  guide  Sari 
condotto  al  scrrmo  della  jelicita  altiva.  Questi 
sono  studj  da  farsi  da'  givani  ^  essi  han  copia  di 
tempo  ,  ce  increscon  lor  le  fatiche  ;  e  perche  non 
ha  voluto  la  natura  ,  che  cosa  alcuna  eccellenle 
csca  da  noi  sen 2a  fatica.  Dee  cohivare  aduuque 
cgnuno  i  solchi  delP  ir.gegno  suo  con  le  buone 
arti  ,  seminandovi  le  sacre,  e  tanle  sentenze  delle 
dottrine  ,  accioche  raccolgono  i  fiori  delle  ornate 
parole  f  ed  i  frutti  dell'  opere  gloriose  in  utile  , 
e  ricca  possessione  della  patria  5  e  della  famiglia 
sua. 

Ritorno  al  maestro:  e  dico  t  che  dalla  disci- 
plina  di  un  Rettore  perfetto  ,  molti  perfetti  ora- 
tori  possono  riuscire ,  siccome  d3  un  suggello  mol- 
te  forme.  In  Grec*a  eravi  Libanio  compagno  de- 
gli studj  di  S.  Basilio  ;  celebre  Rettore ,  ed  ora* 
Sore  ,  coias   nleTasi  dai  conimercio  leUerauo  /ra 


8o 

ambedue,ed  era  Ule  la  cpitiione  di  Lib3nio,clio 
S.  Basilio  ritirato  in  Cesarea  di  la  gli  racconian- 
dava  de'  buoni  giovani  ,  perche  V  istituisce.  Ua 
buon  maestro  produce  delle  buone  piante  ;  ma 
che  noa  puo  il  Rettore  esser  perfetto  ,  se  dal 
suo  dire ,  e  da1  suoi  scritti  non  si  conosce  che 
egii  prima  sia  perfetto  oratore  ,  percioche  V  in- 
segnare  la  ragione  e  proprio  del  Rettore  :  ma 
il  saper  figurare  la  ragione  colT  esempio  e  pii 
proprio  delP  oratore,  che  del  Rettore.  E  benche 
la  ragione  sia  piu  che  I1  esempio  necessaria  ,  e 
per  se  stessa  grandemente  ci  giovi :  nondimenof 
perche  molte  volte  non  vediamo  ehiaramente  quel 
ch1  ella  signiGca  ,  ci  gioveri  molto  p  u  ,  se  saia 
secondo  il  bisogno  illustrate  dagli  esempj  ,  i  quali 
a  guisa  di  specchio  rappresentano  ill1  intelletto 
nostro  la  Cgura   dell'  arte. 

Percio  ,  io  non  voglio  (  dice  Paolo  Manuzio  ) 
che  il  Rettore  mi  mostri  ove  sia  la  narrazione  , 
ove  si  divida  ,  ne  dove  si  contemn"  >  Questi  non 
sono  i  semi  :  onde  puo  nascere  la  vera  e  pura 
sostan2a  della  eloqueuza.  Questa  e  una  cornune 
e  materiale  vivanda,che  contenta  e  sazia  il  vol* 
go  :  p'u  delicato  assai  o  piu  spirit uale  e  il  cU 
bo  ,  che  appetiscono  i  nobili  iutcllctti  ,  i  qua- 
li non  si  contentano  della  m^diocrita  ,  ne  abas- 
se  ,  ei  ordinarie  imprese  degnano  di  chiamarsi  f 
ma  sempre  alia  gloriosa  clma  della  immoralita 
pensano  di  ascenderc.  A  questi  tali  adunqtie  ( di- 
cc  T  egrcgio  nomiuato  scritture  )  io  voglio  cha  sia 


St 

farmila  una  rettorica  sopra  Demostene  ,  e  Cice- 
rone f  e  ridurre  quelle  due  perfette  nature  sotto 
T  arte  :  percioche  quella  sarebbe  arte  perfetta  ,  la 
quale  colP  esempio  di  perfetta  natura  forse  di- 
mostrata  ,  non  potendo  essere  eccellente  una  idea, 
se  non  sono  eccellenti  i  particolari  onde  nasce. 
Ma  chi  e  ,  che  tanto  vaglia  ?  the  sappia  fare  pa- 
ragone  delle  singolari  virtu  di  que'  due  divin?  in- 
telletti  ?  Chi  scoprira  9  ove  son  simili  V  uno  all* 
altro  f  ove  diversi  ,  ove  contrarj  •  Chi  mostrera 
le  ragioni  ,  perche  essendo  diversi  ,  o  contrarj  r 
ne  r  uno  ,  n&  V  altro  pecca  j  ma  1*  uno  e  1'  altro 
&  raaraviglioso  f  ed  eccellente  ?  E  se  questo  e  dif* 
licile  ,  come  e  veramente  f  quanto  piu  difficile  sara 
sopra  i  loro  esempj  formare  altri  esempj  ,  che  di 
bellezza  corrispondano ,  ed  affigurare  il  lume  dell* 
antica  eloquenza  ?  Ma  perche  questo  Rettore  ,  il 
quale  ci  ammaestrasse  co'  suoi  scritti  ,  io  per  me 
non  so  vedere  ,  ove  egli  sia  ;  sara  gran  ventura* 
se  con  la  regola  sola  de*  precetti  ,  che  finora  in- 
torno  a  quest1  arte  si  hanno  ,  potremmo  appres- 
sarci,  non  che  arrivare  f  alia  forza  di  Demostene; 
le  cui  parole  erano  folgori  9  e  tuoni  3  ed  a  quella 
di  Cicerone  ,  il  quale  pote  tanto  col  suo  dire  , 
che  indusse  alcuna  volta  il  Popolo  Romano  a  ri^ 
provare  quelle  leggi ,  che  manifesto  beneficio  gli 
apportavano  :  tanto  potremmo  ancora  noi  ,  se  tan- 
to sapessimo  :  e  tanto  sapremmo ,  se  di  sapere  ci 
fosse  mostrata  la  via, 

Passiam<?  aduuqmj  a  parfire   della    tfraa    parte 

6 


'8* 

dell*  officio  delT  oratore  ,  cioe  ,  della  elocuzione, 
t  del  modo  di  esprimere  con,  lodevoli  parole  i 
concetti  t  clie  avra  compresi  ,  e  disposti  nelPani- 
rno  suo.  Conciosiacosache  necessario  k  ,  die  quel- 
le parti  ,  le  quali  concorrono  alia  perfezione  del 
tutto  ,  ciascheduna  nelP  esser  sue  sieno  perfette  : 
ne  senza  dette  pietre  fermo  edificio  fara  qualsi- 
voglia  hene  intendente  Architetto  :  onde  fa  di 
mestiero  ,  che  V  arte  sia  con  la  natura  accompa- 
gnata.  E  questa  terza  parte  e  tutta  nel  giudicio  f 
e  nella  scelta  delle  voci  ,  nella  congiunzione  di 
esse  ,  nelle  figure  del  parlare  ,  nel  suono  ,  nel 
numero  ,  e  nelle  altre  qualita  ,  che  o  vengono 
insieme  colle  voci  ,  o  intorno  ad  esse  si  conside- 
rano. 

Tenendo  adunque  la  elocuzione  quel  medesimo 
luogo  nel  coraponimento  ,  che  liene  la  pelle  nel 
corj>o  umano  ,  deve  V  oratore  intorno  a  questa 
parte,  sotto  la  quale  stanuo  tulte  le  altre,  porre 
quello  studio  ,  che  pone  la  natura  intorno  alia 
pelle  del  nostro  corpo.  Dunque  ,  come  la  natura 
giudiciosa  componitrice  (  per  virtu  della  intelJi- 
genza  che  la  regge  )  delle  cose  ,  ch'  ella  produ- 
ce ,  ha  messa  una  gran  cura  ,  ed  una  gran  dili- 
genia  in  fare  Ja  sua  pelle  molle  ,  vaga  ,  soave  t 
delicata  ,  e  datele  le  sue  grazie  co'  dehiti  color!  f 
accioche  ella  s'  offra  ogli  occhi  nostri  dilcttevole, 
e  ci  faccia  piacere  tutto  quello  che  tiene  sotto  se, 
cosl  deve  V  oratore  porre  rnolto  ingegno  e  moltof 
Ahulio  in  questa  parte,  che  alle  voci  appartieuei 


83 

cb1  essendo  esse  quelle,  che  restono  i  nostri  con- 
cetti ,  c  gli  portano  agli  occbi  del  nostro  intel- 
letto  ,  debbano  esser  ornate  di  tutta  quella  bsl- 
lezza ,  cbe  loro  puo  dare  la  industria  di  cbi  corn- 
pone.  La  bellezza  poi  n6n  e  altro  cbe  una  con- 
venevole  ,  ordinata  e  misurata  proporzioue  dell© 
membra  ,  asperse  di  dicevoli  colorize  questa  bel- 
lezza si  desidera  nella  composizione  ,  ed  in  tutte 
le  altre  cose  cbe  hanno  grandezza.  Benche  in  que- 
sta  parte  nenmeno  che  nell*  altre  si  dee  scbifare 
la  sovercbia  diligenza,  E  per  dare  di  cio  una  re- 
gola  generale  ,  e  da  sapere  ,  cbe  il  piu  bello  del- 
T  artiflcio  e  con  tanta  arte  nasconderlo  ,  cbe  ap- 
pena    vi   si    scorga. 

Dalo  questo  generale  precetto  intorno  a  que- 
sta  parte  ,  la  quale  abbraccia  e  cootiene  tutta  la 
vagbezza  delle  parole  cosl  semplici  ,  e  da  se  po* 
ste  ,  come  insieme  aggiunte,  \engo  alie  cose  par- 
ticolari.  Intorno  alle  quali  e  prima  da  sapere  t 
cbe  le  voci  sono  state  trovaie  ,  accioche  elle  sie- 
no  (  come  disse  appresso  i  Latini  Ornzio  )  inter- 
preti  degli  animi  nostri  ,  e  portino  per  io  senti- 
mento  degli  oreccbi  i  nostri  pensieri  ,  e  i  nostri 
concetti  agli  animi  altrui  ,  e  questo  fu  cagione, 
cbe  Aristotele  drsse ,  che  le  voci  non  erano  altro, 
che  segni  di  quelle  passioni  ,  che  noi  abbiatno 
neir  animo  ,  chiamando  egli  passione  quello  che 
noi  ora  chiamiamo  concetto ,  o  pensiero  ,  o  in- 
tenzione ,  la  quale  passione  fa  poscia  da  lui  nellai 
sua  poctica  chiaraata   senUnza.  E  come   le   voci 


ci  servono  a  rappies^iilare  i  nostri  concetti  ,  cost 
le  ltttere  sono  al  servigio  del  concetto  ,  e  delle  vo- 
ci  non  solo  per  aprire  i  nostri  pensieri  a  quelli  9 
che  sono  present^  ma  ai  loutani,  ed  a  quell'  an- 
co  ,  che  dopo  not  verranno  per  molte  centinaja 
tP  anni.  Peio  se  usiamo  molta  cura  ,  e  molta  di- 
ligenza ,  quando  parliamo  coa  quelli  che  ne  sono 
present!  ,  perche  il  nostro  parlare  loro  piaccia  e 
diletti  *,  la  dobbiamo  usare  molto  maggiore  nello 
scrivere.  Perche  la  voce ,  tostoche  e  man  data  fuo* 
fri  se  ne  muore  ,  e  non  sta  sotto  il  giudicio  ,  se 
non  in  quanto  ella  e  udita  ,  ed  essendo  ajutata 
dallo  spirito  ,  dalla  grazia  ,  e  da  IP  azione  del  di- 
citore  ?  molte  volte  non  lascia  ,  che  si  veggano  i 
difetti  suoi.  Ma  la  scrittura  sempre  rimane  sotto 
gli  occhi  ,  e  sotto  il  giudicio  di  chi  legge  ,  priva 
di  ajuti  ;  che  ha  la  voce,  quando  si  manda  fuori. 
Onde  non  ha  cevsa  alcuna  esteriore  ,  che  le  possa 
dar  lode  ,  s*  ella  con  essolei  non  la  si  porta.  E 
per  questa  ca^ione  dev'  essere  molto  diligente  chi 
scrive  in  irovavre  voci  cV  abbiano  molto  con  es- 
soloro  tanto  di  prazia  ,  di  splendore  ,  di  orna- 
rnento  ,  che  poss-ono  dilettare  ,  «  far  piacere  il 
il  soggetto  ,  ch'  clle  con  esse  portano,  alle  menti 
di  coloro  ,  che  con  molto  giudicio  leggano.  E  chi 
non  usa  questa  diligenza ,  si  puo  rimanere  di  scri* 
vere. 

La  prima  cura  adunque  dello  scrittore  ,  quanto 
*  questa  parte  ,  deve  essere  intorno  a  quello  che 
disse  Ccsare  essere  il  foudameuto  del  ben  dire,ch'c 


85 

U  scelta  delle  voci  ,  intorao  dlle  quali  non  solo  si 
debbono  considerare  le  voci  intiere  e  perfetle  , 
ma  gti  elementi  e  le  sillabe  che  le  compongono- 
Perchfe  queste  sono  le  radici  della  beila  e  lodevole 
elocuzione.  E  come  senza  le  radici  non  pu6  es- 
sere  V  arbore  ,  cosi  ser^za  questa  considerazione 
non  si  pu6  scrivere  lodevolmente*  Ma  qui  non  mi 
afTaticher6  molto.'Perche  questa  parte  e  stata  mol- 
to  gentilmente,  e  con  molta  diligenza  trattala  <lai 
nostri  Italian!  ,  e  tra  tutH,  con  mirabile  artiGcio, 
ne  ha  dato  gran  cognizione  il  Cardinal  Bern* 
bo  ;  al  quale  dee  ixm  men  la  nostra  faiaella  , 
che  ai  loro  padri  Dante,  Petrarca,  Boccaccio,  die 
se  costoro  la  generarono  5  Egli  la  ha  risuscitata  , 
e  con  raolta  lode  arricchita.  Questi  adunque  nelle 
prose  *,  nelle  quali  ha  parlalo  delTarte  dello  scrive- 
re, e  del  ragionare  regolatamente  in  questa  lingua, 
ha  raostrato  abbastanza  lutto  quello,  '/he  intorao 
alle  voci ,  ed  alle  lettere  e  da  considerare.  Rinietten- 
domi  adunque  ,  per  la  cognizione  della  qualita  delle 
Toci  ,  alia  lezionc  di  questo  giudizloso  scrittore  • 
non  diro  altro,  che  sebbene  paja  cosa  piii  faticosa, 
che  non  bisognerebbe  il  misurare  ,  ed  appesare 
cosl  minutamenle  le  lettere,  le  sillabe,  e  le  vocij 
e  non  dimeno  tanto  necessaria  ,  che  chi  non  vl 
pon  cura  ,  non  pu£r  scrivere  con  lode*  Ma  & 
questa  mal  agcvcffezza  agevole  V  uso  ,  che  e  mae- 
stro di  tutte  le  cose,  e  la  natura  da  esso  ojut.i(a. 
Perche  i  nostri  orecchi  ,  over  gli  animi  nostri  , 
per  gli  suoni  a  lorp  mandati    per    lo    seutimeut& 


86 

delPorecchio,  hanno  naturalmente  in  se  una  cer» 

ta  misura  del  suono  delle    voci  ,    che    genera    il 

giudicio  ,  il  quale  ,  se  viene  poi  ajutato  dair  uso 

e  dalla  diligenza  ,  diviene  di  modo  perfetto  $  che 

>   tostoche  la  mente  (  deila  quale  non  e  cosa  alcu- 

na  piu  veloce  (  ha  composta  la  sentenza,  vedc  e 

conosce  le  parole,   colle  quali  ella    lodevolmente 

1'  esprima.  £  questo  uso  s'  impara  e  dal    leggere 

gli  autori  eccellenti  y  e  dal  comporre  assiduamen* 

te  j  perche  tralasciando  o    V  uno  ,    o    V  altro    si 

fan  no  rugginosi  gl'  ingegni.  Dobbiamo  adunque  e 

col   comporre  ,   e    coll'  assidua    lezione    de'  buoni 

autori  avezzare  in  guisa  gli  orecchi  alle  voci ,  che 

essi   ne  sappiano  fare  ottimo  giudicio,  e  discerue- 

re  con  che  ordine  ,  e  con  che    misura  dobbiamo 

esser  congiunte  insieme  :  si  che  il  periodo  diven- 

-ga   numeroso  ,   e  col  debito  suono  ,  accioche    egli 

abhia  quell'  armOnia  ,   che  e  dal  suono  e  dal    nu* 

mero  dipende.  Ma  si  fatta  opera  non  richiede  Tan- 

gustia  di  pochi  fogli ,  ma  vorrebbe  bens}  1'  ampi- 

ezza   di  ben  compili  e  giusti  volumi ,  siccome  han 

fatto  tanti  eccellenti  maestri ,  a' quali  io  mi  rimet- 

to.Per6  facendo  qui  fine  entrer<5  a  dire  di  quel- 

la   parte  della  orazione  ,   che  da  la  vita  all'  opera, 

la   quale  i   maestri  delT  arte  assomigliano    alT  ani« 

IDA |   o  sia  a  ([uella   vitale  vivacita  della  orazione  y 

onde   entriiio  gli  afletti  nel  cuorc   di   chi  ascolta. 

lutorno  a  che  e  da  saptre  ,  the  qucsla  anima 
appresso  a  tutti  gli  oratori  greci  e  latini  si  da  al- 
ia pronuncia  ,   cd     all'  azione     (    la    qnale  i  tlltU 


87 

quell*  parte  ,  die  si  appartiene  ntm  pure  alia  vo- 
ce 9  ma  alia  grazia  ,  ed  alia  dignila  de'  movimeu- 
ii  del  capo  ,  del  volto  ,  degli  occhi  >  delle  rmni 
€  di  tutto  il  corpo  mentre  V  oratore  dice  )  ;  e 
vogliono  ,  cV  ella  sia  quella  ,  che  dia  lo  tpirito  e 
la  vita  a  tutta  l'orazione,  e  questa  parte  fu  delta 
dal  padre  delta  lingua  latina  eloquenza  del  corpo. 
Questa  arte  principalmente  raccoxnandava  ai  $um 
discepoli  il  greco  Demostene  ;  e  Cicerone  ne  ap 
prese  Tesercizio  dal  famoso  istrioue  q:  Roscio  $ 
il  quale  con  varj  gesta  ,  variando  voce ,  variamen- 
te  rappresentava  quando  esercitava  l1  oratore  Ro- 
mano  ,  e  dalle  stesse  parole  ne  faceva  nascere  al- 
tro  numero  f  ed  altro  suono.  Ma  qui  non  si  par- 
la  di  quel  movimento  Miraesco  ,  ma  del  grave  f 
cbe  accompagnava  la  favella  del  dicitore  con  con- 
venevole  misura.  Che  anzi  al  tempo  de'  romani 
per  Tampiezza  del  luogo  ove  si  aringaya  ,  e  per  la 
gran  copia  del  popolo  era  bisogno  che  V  oratore 
usasse  e  gran  voce  e  gran  movimento  del  corpo  t 
e  perche  ci  voleva  misura  ,  per  aver  grazia  5  al- 
cuui  dicitori  erano  accompagnati  col  suono  della 
Tibia  5  era  quel  suono  solo  per  dar  la  misura  di 
alzare,  e  di  abbassare  la  voce  ai  dicitori  con  con- 
venevole  moTimento  de!  corpo  ,  quanto  alia  soda 
azione  della  eloqnenza.  Come  leggiamo  di  Gracco 
appresso  a  Cicerone  nel  libro  de1  cbiari  oratori  , 
e  altrove  :  il  quale  mentre  orava  ,  avca  sempre 
dietro  a  se  ,  clii  gli  dava  col  suono  la  misura 
Ael.la  voce  ,  il  quale  suono  non    era    pero   udi^o 


88 

dagli  ascoItanti.Questa  btll'arte  i  molto  Utile  anche 
ai  sacri  oratori  ,  quando  sia  accompagnata  con  le 
altre  virtu  ,  che  ai  buoni  prcdicatori  sono  neces- 
sarie  ;  le  quali  ,  come  sono  molte    e    varie  ,  cosl 
sono  messe  da  pochi  in  opera  :  che   pare    oggidi 
ad  alcuni  di  questi  nostri  predicatori,  che,  come 
hanno  con  orribile  voce  piena  la  chiesa  di  grida, 
ed  usate  maniere  e  movimenti  da  cerretani  ,   ab- 
biano    compito    di     fare    tutto  quello ,  che    loro 
apparteneva  f  quanto    all1  azione.  Ma    lasciando  , 
cbe  ogaun  faccia  di  se  quel  cbe    gli    piace  ,  con* 
chiudiamo  questa  prima    parte  ,  che  se  P  oratore 
non  rappresenta  con  la  sua  azione  quelle    passio- 
ni  |  che  sono  da  essere  impresse  negli    animi    di 
quelli  ,   che  ascoUano  ,  rimangono  gli  afletti  fred- 
di  e  senza  efficacia  :  ancorche  V  autore  abbia  fat- 
te  tali  le  parti   degli  affetti ,  che  tieno  efficacissi- 
me  nella  scrittura  $  nondimeno  se  elle  sono    mal 
rappresentate  ,    rimane    V  oratore  senza    pregio  , 
quanto  alia  rappresentazione ;  perche  la  forza  del- 
la  viva  voce    e  maravigliossima  ,  qualunque    volta 
ella  accompagnata  dall'  azione  si  accorcia  alia  qua- 
lita    delle   cose  ,  delle  quali  ella  ragione. 

Mi  pare  qui  opportuno  ,  sig:  rettore  ,  di  fare 
un  piccolo  discorso  intorno  alia  poesia  f  giacche 
in  questa  scuola  i  giovanetti  studiano  Ovidio  , 
Orazio  ,  Virgilio  ,  Terenrio  ,  e  tutti  i  classici  , 
per  for  acquisto  della  lingua  latina ,  delF  arte  po- 
etica  ,  e  deila  eloquenza.  Ma  mio  intendimento  e 
di  parlare   loltmente  dt'  prectlli  ,  che  si  Itggono 


89 

in  delti  aulori  inlorno  al  viver  politico  e  morale 
per  fame  regola  e  norma  ai  giovinetli  ,  senza 
toccare  alcuua  cosa  di  quelle  che  potranno  da  lo- 
ro  stessi  imparare  da'  commentatori  ,  o  da  altro 
acrittore  sopra  que'  poeti. 

E  per  dar  capo  a  quello  ,  che  10  son  per  dir- 
vi  intorno  a  questa  leiione  ;  avete   da  sapere    che 
arico  ne*  LuonJ  scrittori  si  trovano  delle  cose    di- 
sdiceToli  e  scandalose  contro  la  consuetudine   del 
hen  vivere,le  quali  essendo  mescolate  con  quelle 
che  sono  piene  di  virtu,  entrono  di   nascosto  (  se 
hod  sono  prevedute  )  negli  animi  di  chi    legge  , 
ed  alle  volte  per  la  imperfezione  della  natura  no- 
stra ,  che  agevolmente  si  appiglia  alT  imperfefto, 
piu  possono  in  noi ,   che  le  virlii.  Onde  non  sen* 
za  cagione  volera  il  divino   Platone  ,    che  i  poeti 
fossero  cacciati  dalla  citta  come  corrottori  defhuo- 
ni  costumi.  Ed  in  vero  sc  i  loro  vorsi  e  compo- 
nimenti  non  sono  giudiciosamente  interpretati  da 
Luoni  e    dotti    precettori  ,   generano    negli    animi 
de1  giovami  un  certo  dispregio  della  oneste  e  del- 
la  rcligione  quando    sentono   gli    adulter]  ,    odii  > 
risse  ,  ingiurie  ,  vendette  ,  ed  altri  vizj    nefandi  , 
che  per  i  loro  libri  si  leggono  ,  i  quali  sono  atti 
a  radicarsi  piu   tenaumente  ne'  petti  rozzi ,  che  le 
cose   huone  ,   e  sogliono  crescere  insieme  colP  eta. 
Che  perci6    deve   il   savio    maestro  fare  scelta   di 
quei  buoni  Poeti ,    che  non  solamente  trattano  di 
cose  piacevoli  ,   ma  di    gra\i    sentenze     alia    vita 
nostra  appartenettti. 


9°  B 

Ma  dovefe  sapere  che  qucsti  shnili  vizj  proce*- 
doBO  per  lo  piu  o  dal  luogo  ove  ion  nati  ,  o 
datf  eta  ,  nella  quale  scrissero  1  btaoni  Poeti  f  i 
quali  noi  leggiamo  ,  o  dalla  natura  del  Poeta  Vir- 
gilio  f  per  esser  troppo  vergognoso  ,  molte  volte 
nelle  cose  arnorose  ha  lasclata  quella  vaga  lascivia, 
che  fu  poi  troppa  in  Ovidio  f  per  esser  egli  d* 
altra  natura  ,  che  Vergilio  non  fu  .  Ed  Omero 
il  grande  ,  per  esser  nato  in  Grecia  abbondevole 
di  vixj  ,  e  per  avere  avuto  egli  la  natura  pie* 
ghevole  al  \ino  ,  ha  piu  volte  forse  di  lui  par- 
lato  ,  che  non  sarebbe  stato  convenevole  a  pru* 
dente  Pocla.  Similmente  per  F  eta  ,  nella  quale 
egli  scrisse  ,  semino  tra  i  lumi  della  sua  poesia 
molte  cose  ,  che  poi  sono  rimase  hiasimevoli  nelF 
eta  f  che  sono  venute  di  poi  .  E  che  questi  fog- 
sero  vizj  della  eta  di  Omero  ,  e  delle  seguenti, 
e  non  del  Poeta  ,  il  mostra  anche  Euripide  nelle 
sue  tragedie  •  Simili  cose  anco  si  trovano  in  So- 
focle  #  che  al  tempo  di  Euripide  fu  ,  ed  in  Eschi- 
lo  ,  che  alF  uno ,  ed  all'  altro  fu  superiore  ,  c 
men  colto  ,  e  men  giudicioso  d'  entrambi  ,  talche 
dopo  lui  lc  sue  favole  non  furono  ammesse  ne* 
giuochi  ,  se  prima  non  erano  corrette.  La  quale 
cosa  volesse  Iddio  che  si  facesse  anco  a  nostri 
tempi  ;  che  non  si  vedrehhero  le  rappresentazio- 
ni  ,  clie  tutto  dl  con  gran  vergogna  del  nostro 
M>colo  si  vcggono  vili  ,  cd  obbrobriose  ,  e  di  male 
tietnpiO  .   E  fj'ic  lo  allora  avveniva    pcrche  i  Poeti 

'I'  ijue1  piimi   tempi   iegurf*no    una    certa    loro 


9* 

rozza  sempliciii  ,  ch'  era  lonlana  da  quella  Mac* 
sta  ,  che  ceu  faccia  reale  ,  e  piena  di  riverenza 
apparve  poi  insicme  con  V  eccellenza  dell1  inipcro 
di  Roma,  la  quale  maesti  (quantunque  perduU 
la  grandezza  delT  inipcro  )  e  durata  in  eran  parte 
in  sino  a'  nostri  tempi.  Ne*  quali  sarcbbe  graa 
ifizio  voler  seguitare  i  Greci  in  quelle  rose  ,  ch* 
come  al  lor  tempo  convenivano  ,  cosi  riraasero 
nella  maesta  di  Roma  sconvenevoli  t  e  similmente 
sconrenevoli  sono  ne1  tempi  nostri  ;  clie  chi  vo- 
le*se  ora  traporre  dc'  suoi  componirnenti  quelle 
cose  f  che  parvero  indegne  ai  giudiei  Romani  , 
(  e  specialmenle  al  giudiciosissimo  Vergilio  v  che 
quasi  una  nuova  Ape  da  i  fiori  nati  riei  tHr»pi 
della  Poesia  delibo  semtpre  solamenle  V  ambrosia, 
onde  condl  la  sua  soave  composizione  )  hieoire- 
rebbe  in  grandissimo  biasimo  •  Perche  Virgiiio  si 
pote  verarnente  chiamare  la  regola  delle  cose  gra- 
vi  e  magnifiche  ,  cbe  parve  proprio  clie  la  natu- 
ra  ccnoscendo  la  imperfezione  umana  essere  tale, 
che  un  uomo  solo  non  poteva  da  se  perfettamcnle 
compile  la  virtu  del  comporre  le  cose  grand! ,  pro- 
ducesse  Vergilio  ,  che  con  maraviglioso  giud'uio 
si  desse  a  sceglier  tutto  il  buono  ,  cbe  in  tulti 
gli  altri  autori  e  Greci  ,  e  Latini  si  ritrovasse  , 
lo  migliorasse  ,  ed  in  uuo  lo  accogliesse,  per  sop- 
porlo  agli  occbi  di  quelli  ,  cbe  dopo  di  lui  do- 
\essero  scrivere  ,  come  veracissimo  esempio  del 
compimenlo  della  grandczza  eroica,  Perthe  a  qufl 
tempo  nacque   Vergilio  ,  cbe  la  Maesla     Romany 


era  in  guisa  cresciula  j  the  non  polca  piu  oltre 
andare  ,  e  le  cose  della  Poesia  ,  sparse  nella  mol- 
titudine  delle  composizioni  degli  altri  ,  erano  tali, 
che  solo  vi  mancava  uno  ,  che  le  levasse  dalle 
tenebre  ,  e  le  facesse  coooscere  tutte  insieme  rac- 
colte  ,  e  maravigliosamente  disposta  in  un  bellis- 
simo  corpo  •  E  mi  pare  che  Virgilio  in  cio  imi- 
fasse  gli  eccellenti  dipintori  ,  i  quali  volendo  for- 
mare  una  imagine  singoiare  rappresentante  la  don* 
nesca  bellezza  ,  mirano  lutte  le  belle  dbnne  ,  che 
mirar  possono  :  e  da  ciascuna  togliano  le  parti  mi- 
gliori  ,  ed  accoltene  tante  ,  quante  lor  pajono 
Lastare  a  compire  la  idea  che  hanno  nell'  animo, 
si  danno  poscia  a  fare  la  conceputa  figura  f  la 
quale  essendo  composta  deli'  eccellenti  parti  di 
molte  bellezze  ,  riesce  ella  non  pur  bella  ,  ma 
eccellentissima  :  tale  che  uon  si  trova  forma  uma- 
na ,  che  in  rira  donna  le  si  possa  rassitnigliare  : 
Tanto  desiderano  i  nobili  arteGci  asseguire  Y  ul- 
tima perfezicne  !  Che  percio  ,  parve  a  Tucco  e 
a  Vario  ,  che  fosse  un  neo  in  Virgilio  ,  e  fuori 
del  decoro  della  Maesta  Romana  ,  che  Enea  nell' 
incendio  di  Troja  ,  veduta  Elena  ,  si  accendesse 
d'  ira  ,  c  spinto  dal  furore  la  volessc  uccidere. 
E  perci6  dico  ,  levarono  dal  secondo  libro  della 
Encidc  que'  ventidne  vcrsi  che  qucsto  fatto  con- 
tencv.mo.  Contra  V  opinione  de1  sudctti  comenta- 
tori  ha  scritto  eccellenlcmcnte  Francesco  Campano 
r.\olto   ragioncvolmcnte. 

Ffttta  qncsta   picciola   dlgrcslione    ictorno  ad  ti« 


q3 

c*mi  difetti  de  classic!  Auteri  Grecl  ,  e  Latin i  , 
ritorno  al  mio  intendimento.il  nostro  Orazio  diss* 
che  o  dilettare  ,  o  giovare  v0gliono  \  poeti  ;  ma 
gli  eroici ,  che  furono  sopra  tutti  gli  allri  stiinati, 
lianno  tenuto  una  forma  di  scrivere  p  u  nobile  e 
giovevole  alia  vita  umana  di  tutti  gli  altri  ,  ed  a 
quest'  altezza  sono  giunti  col  mettere  i  documen- 
ti  della  scienza  morale  e  civile  sotto  favole,  e  fm- 
zioni  poetiche  :  onde  Omero  ,  Virgilio  ,  ed  Cvi* 
dio  nella  sua  Metamorfosi  ,  comeche  non  degna 
del  nome  eroico  ,  volendo  ciascuno  di  essi  istiluir 
1'  uomo  nella  vita  politica  morale  :  come  so\pra 
abbiam  detto  ,  preso  a  scrivere  i  gesti  di  ua  uo- 
mo forte  e  prudente.  E  Ovidio  nelle  sue  mutazi- 
oni  ,  tolte  per  la  maggiore  parte  da1  piu  anticlii 
poeti  greci ,  oltre  ai  sensi  della  mistica  Teologia^ 
e  Filosofia  naturale  espressi  in  molte  di  es*e  ,  lo- 
da  con  narrazione  di  questa  ,  e  di  quella  era  una 
virtu  ,  ed  ora  un  altra  ,  e  danna  quando  un  vi- 
zio,  e  quando  V  altro,  Un1  altra  fcrma  di  scrivc- 
re  anno  tenuta  Pindaro  ,  Orazio  ,  ed  alcuni  altii 
poeti  lirici  ,  ai  quali  e  venut0  fatto  di  scriver  fc- 
licemente  le  cose  per  li  termini  loro  proprj  e  na4" 
turali  senza  cercar  fav0lose  finzioni  ,  o  altri  cosi 
fetti  veli  poetici  di  ricoprirle  j  onde  Orazio  vo- 
lendo lodar  alcuno  di  fortezza  ,  di  prudenza  ,  o 
di  altra  virtu,  lo  fa  per  la  via  cUU'  enumerazioni 
delle  sue  parti  ;  e  cosl  dei  beni  dell*  anitno  ,  del 
corpo  ,  e  della  fortuna ,  e  la  araplifica  p^r  le  vie 
ordinarie  jjjseguate  dali1  arte;  Usando  era  V  ordU 


94 

ne  naturale  ^  ora   Partificiale,  quando  una  manierd 
ili  artificio  ,  e  quando  un  altra.  E   perche     quests 
molo  di   poema   non  ha  sollevamento     di    materia 
eguale  alle  altre  ,  e  inassimamente  all1  eroico  si  ab- 
bassa   alquanto  j  fu  forza  a   quelli  come  plii     biso- 
gnosi  dei  modi  e  figure  esqtiisite  dtl  parlare  lo  scri- 
ver  le  cose  ,  che  presero  a   traltare  ,     e    massima- 
mente  ad  Orazio  nelle  sue  odi  per  via  di  elocuzi- 
oni  figurate,  forrne  topiche  ,  e  piu  concetti  astratti. 
Delle  quali   ciascun  di  loro  ne   ha  ricco  apparato. 
Olire  di   cio  e  d'avvertirsi  clie  le  quattro  vjrtu 
principal]  ,   cioe     la  Prudenza  ,     la     Giustizia  ,     la 
Temperanza   e  la  Fortezza  ,  si  considerano  in  due 
modi  :   nel   primo  con  la   generality     di    Platone  , 
con  la  quale  fa  ,  che  ciascuna  di  esse  sia  in  tutte 
le  altre  ,   e  tutte  in   ciascuna  ;  nelP  altro    modo  , 
quando   sono  considerate  secondo   la   sua     partfco- 
lare  proprieta  ,   ciascuna     di    esse    separate    V  una 
flail'  altra:  Ora  parlando  di  esse  conforme  a   que- 
sta   scconda  maniera  d'  indendcre  ,  la   Giustizia    e 
\irlu  ,   che   consiste  nel  beneficare  altrui  ,   onde  e 
ehiamata  da1  savj  Bonum  alienum  \  la   Temperanza 
sc  stcsso  ;   e  la    Fortezza  ,   e  la  Prudenza   poi    co- 
me siano  gfoTcVoli    agli     allri     ancora  ,    alT  uomo 
nondimenc  ,   che     le     pos9iede     sono  di    principal 
gif'vamcnto.   Or  Omero  e  Virgilio   presero  a   cele- 
hrare  ,   e  ad   insegnare  questc  due  :  ne  fu  sola  in- 
teariM  loro   di   traltarc  e  5criver  solamente  quegli 
V  asiedio    e  la   ruina    di   Troja  ,  e     gli     crrori     di 
1'Iisse  J   e   qii'Sti    il   succcsso   di   Bfftl  ,    c   degli   al« 


9* 

isi  trojani  dopo  perduta  cd  arsa  Troj  a  -,  ma  vol- 
Jcro  bensl  T  urio  e  V  allro  solto  le  pe»sone  t)i  A- 
chillc,  di  Ulisse  e  di  Enea  con  gli  esempj  delle 
virtuose  azioni  luro  insegnarci  come  dtbba-  esser 
T  uomo  forte  ,  prudente  e  pio. 

Attesero  anco  all*  altro  principal  tine  del  poeta 
eroico  ,  che  secondo  Aristotile  e  il  diletto  per  la 
■via  delle  meraviglie  ,  !e  quali  tanno  spargendo 
nelle  loro  favole  ,  ma  con  tal  vaghexzi  delSe  pa- 
role ^  cosi  tal  felicita  di  stile  e  del  numero  ,  ed 
armonia  del  verso  ,  clie  tanlo  diletta  a  guisa  ,di 
pittura  J  in  modo  che  anco  le  cose  spiacevoi!  e 
orribili  all*  occhio  ,  dilettano  grandemente  ,  ed  aU 
Jettano  il  mondo  alia  lettura  de' loro  scrilli,  Ove 
imitando,  dico,  il  poeta  col  suo  Gngere  le  azioni  il-* 
lustri,  e  proponendolesi  non  quali  sono  ,  ma  quali 
esser  si  debbono  ,  ed  accompagnando  convenevol- 
mente  le  cose  ,  che  portano  con  esso  loro  il  vi- 
z\6  r  coll'  orribile  e  col  miserabile  (  che  cio  non 
e  meno  del  poeta  eroico,  che  sia  del  trag.co  quan- 
do  la  materia  il  richiede  )  purga  gli  ahimi  noslri 
da  simili  passioni  ,  pcnendole  in  odio  ,  e  ci  desia 
alia  virtu.  Ma  leggendo  tali  scrittori  non  basta 
censiderar  nella  scorza  ,  ma  bisogna  pentlrar« 
Jiella  midolla  def  loro  concetti  ,  ponderaado  ,  e 
tiducendosi  a  memoria  gli  avvenimenti  delTeroe, 
ed  l  partiti  presi  in  essi,  e  formandone  le  buoha 
xtegole  si  diventa  savio  ,  anco  coll'  esempio  del  sa- 
pere  ,  e  degli  errori  altrui,  modo  d*  iraparare  piu 
tyvanUggioso  e  piu  lodato    da  Polibio  Itovico    di 


quello  che  si  tiene  dal  por  ntente  agU  errori  pro* 
prj  ,  tuttoche  sia  pu  efficace  nelP  ammaestrarci* 
AH'  acquisto  pero  di  s\  necessaria  lezione  vi  con- 
vene necessariamente  luugo  studio  e  diligenza  j 
si  possono  osservare  g!'  insegnamenti  nelle  fatiche 
di  molti  e  vari  scrittori  filosofi,  e  non  puri  gram- 
matici.  Questa  materia  vi  dico  ,  che  tiene  quasi 
dell'  infinito  ,  e  non  richiede  V  angustia  di  pocbe 
parole  ,  ma  vorrebbe  V  ampiezza  di  compiti  e 
giusti  volumi  ;  siccome  han  fatto  tanti  eccellents 
ma*estri  f   a'  quali  mi  rimetto. 

Non  voglio  perd  lasciare  un  avvertimento.  Sap- 
plate  che  tutto  il  buono  indirizzo  ,  che  procura- 
te  di  dare  alia  gioventu  si  con  la  buona  educa* 
zione,  come  collo  studio  delle  belle  lettere,  tut- 
to  ha  per  fin  principale  di  abituarla  nella  cogni- 
zione  ed  uso  del  buon  vivere  ,  ed  operar  virtuo- 
so 3  La  perizia  poi  del  ben  operare  si  acquista 
prima  dalla  cogniziona  de*  particolari  ,  e  della 
qualita  loro  ,  ed  insiem  del  conoscer  quello,  che 
a  ciascuna  cosa  si  convlene.  Poi  deriva  dalF  alte- 
rar  gli  affetti  t  nel  dedursi  all'  atto  dell*  operar 
temperatamente  ,  sicchi  Timpeto  deli'afTelto  non 
sia  maggiore  del  negoxio  ;  siccome  fu  quello  di 
Enea  presso  Virgilio  nel  prender  licenza  da  Di- 
done  per  Italia  ,  e  nel  rimanente  delle  azioni  sue; 
e  questo  riguardo  al  concupiscibile.  Perche  poco 
giova  aver  colT  animo  sedato  e  tranquillo  cogni- 
zione  di  6timar  lc  cose  no  piu  n&  meno  di  quel- 
lo che  vagliano  ,  s«  nel  senirsi  dciraffetto  «U'o- 


97 

per*  ,  1'  uomo  cosi  ncl  moto  dell'  amorc  ,  come  dell*  odio  , 
oil'  a  I  tra  cotal  passione  si  perturbi  ,  e  alteri  la  notizia 
do'  particolari  ,  ondc  sia  piu  veemente  ,  o  rimesso  di 
quello  clie  porta  il  negozio  ,  siccome  Vergilio  ci  rap- 
presenta  Turno  sdegnato  parlare  contro  Drance  ,  e  nel- 
T  afore  sue  impicse  ,  c  cio  riguardo  all'  irascibile  ;  cioe 
il  bo! lore  ,  c  '1  subito  moto  ,  ritardato  il  primo  ,  e  mo- 
derato  il  sceondo.  Quanto  furono  vaghi  gli  antichi  di 
ascendere  sotto  il  velo  delle  loro  favole  concetti  vcri  ,  e 
mirabili  awertimenti.  Al  qual  proposito  io  piu  volte 
passo  il  tempo  in  essi  per  lo  piacere  ,  che  sento ,  men- 
tre  scorgo  1'  artilicio  grande  congiunto  colla  profonda 
dottrina  ,  che  tiene  Y  animo  sospeso  di  maraviglia  :  e 
per  le  alte  ,  e  divine  sentenze  ,  che  fra  que'  figurati  con- 
cetti a  guisa  di  gemme  fra  loro  ,  vagamentc  risplendono. 
Di  qui  nasce ,  che  io  sono  sforzato  per  via  di  ragione  a 
credere  ,  che  Vergilio  sia  tra  tutt'  i  Poeti  eroici  il 
piu  degno,  che  si  Iegge  a'figliuoli  ,  non  tanto  per  la 
maesta  del  verso  ,  dell'  ingegnosa  invenzione  ,  e  dell'  or^ 
dinato  Poema  ;  quanto  per  le  gra\i  sentenze,  ch' egli 
ha  con  furore  veramente  divino  per  tutte  1'  opere  sue 
dottamente  sparse  ,  tra  le  quali  come  vero  conoscitorc 
dell  a  grandezza  di  Dio  ,  lodando  Enea  Io  fa  religioso  , 
e  pio  nel  salvar  li  Dei  penati  dall'  incendio  di  Troja  ; 
nel  libcrar  il  padre  dalla  morte  col  portarlo  sopra  lc 
spalle  nel  continuo  ricorso  all7  ajuto  delli  Dei  a  placarli 
ed  a  render  loro  grazie  co'  frequenti  sagrific]  ;  cosi  ne 
cosi  prosperi,  come  negli  avversi,  e  linalmentc  in  tutto  U 
progresso  delle  azioni  sue  va  spargendo  oltre  alle  virtii  di 
sopra  notate  la  giustizia  ,  la  Tcmperan^a  ,  la  Carita  col- 


98 

V  altre  compagne  ,  formandolo  alienissimo  dalle  frodi  , 
ed  inganni  d'  Ulisse  ,  e  chiamandolo  quasi  sempre  con 
epiteti  di  padre  ,  e  di  pio. 

Imparate  pieta  quinci  ,  o  Mortal! . 
e  specialmente  noi  Cristiani  sopra  ogni  altra  cosa  ci  vien 
comandato  di  riverire  ,  ed  adorara  Dio  come  Signore  , 
Padre  ,  governatore  ,  e  donatore  di  tutt'  i  beni  del  mon- 
do  ;  il  quale  poi  da  noi  altro  non  vuole  per  tanti  bene- 
ficj  ,  die  la  riconoscenza  di  quelli  ,  con  1'  osseivazione 
de'  suoi  comandamenti ,  e  col  sottopporre  a  lui  la  vo- 
volonta  nostra  ,  e  ofFerirgli  la  mente  pura  ,  e  le  buone 
opere  di  vero  amore  ,  e  fede  accompagnate:  Chi  osservera 
dunque  questi  aurei  ammaestramenti ,  non  pure  farassi 
grato  a  Dio  ;  ma  acquisterassi  ancora  fama  appresso  il 
mondo.  Leggesi  appo  gli  anticlii  ,  clie  quegti  uonilni  , 
che  cura  avevano  delle  cose  divine  ,  e  della  religione  era^ 
no  in  -vita  onorati  ,  e  dopo  morte  come  Dii  riveriti ; 
onde  quel  famoso  Enea  perche  fu  religioso  ,  amorevole 
verso  i  Dei  della  patria  ,  liberandoli  dalF  incendio  Tro- 
jano  ,  s' acquisito  ,  siccome  dicemmo  ,  cognome  di  Pio, 
c  dopo  moite  da'  popoli  Latini  l'u  come  Dio  esaltato. 
Numa  Pompilio  per  la  grande  religione  meiilo  d'  csser 
creato  lie  de'  llomani  ,  i  quali  comeche  avesseio  per 
nemici  tutti  i  popoli  vicini  ,  non  furono  pero  mai  da 
alcuna  paite  travagliati  per  via  di  guena  ,  merce  della 
liverenza  ,  e  rispelto  ,  clie  avcano  i  popoli  al  Re  per  la 
sua  gran  divozione  ,  e  riguardo  al  culto  divine.  LasciO 
di  allegare  I'esempio  di  molti rapportati da  Valerio  Mas- 
simo ,  i  quali  |><:  I  Contrario  ,  avendo  speszata  la  reli 
ligione ,  crudelissimamentc  Qui  ono  la  vita  loio  eon  in 
ami  a    pe  rju  lua. 


99 

Ma  poiche  io  con  qucsta  digressione  sono  giunto  cosi 
innanzi  a  parlar  della  religione  ;  voglio  ridire ,  che  tra 
tutte  le  altre  la  nostra  e  la  piu  santa  ,  piu  onesta  ,  e 
piii  perfetta  ,  clie  fosse  ,  o  saia  mai ,  essendo  di  lei  capo 
il  piu  santo  ,  piii  onesto  ,  e  piii  perfetto  ,  che  e  Cristo 
fij*liuolo  del  sommo  Dio  ,  e  con  tutto  che  in  questi  tem- 
pi la  reglione  da'  malvaggi  ,  e  licenziosi  uomini  aiterata 
sia  j  non  pertanto  voglio  tacere  ,  anzi  con  alta  voce  vo- 
glo  gridare  ,  e  avvisar  tutti ,  che  ,  per  veruna  occasio- 
ne  ,  che  nasca  ,  ne  per  persuasione  d'  nomo  ,  che  viva  , 
quantunque  dotto  ,  o  grande  ,  non  vi  di  partite  mai  col. 
T  animo  da  quello  ,  che  la  S.  Ghiesa  Gattolica  ,  e  Ro- 
mana  crede  ;  tenendo  sempre  la  via  degli  antichi  padri  , 
con  aver  a  cuore  ,  e  fedelmente  efFettuare  ,  quel  santo 
ricordo  ,  che  diede  Gesii  Cristo  a' suoi  discepoli  ,  dicen- 
do  ,  che  dovessero  come  serpenti  esser  saggi  :  e  come 
colomhe  semplici  ;  volendo  inferire  ,  che  facessero  come 
i  serpenti  ,  i  quali  quando  si  vedono  in  pericolo  di  per- 
der  la  vita  ,  procacciano  solamente  la  salute  del  capo  , 
non  facendo  conto  del  corpo  ,•  percioche  riaianendo  il 
capo  sano  ,  si  ravviva  di  nuovo  il  corpo  quantunque 
sia  stato  percosso.  Voleva  adunque  ,  che  i  suoi  discepo- 
li non  avessero  cura  de'  loro  eorpi  ;  ma  del  capo  ,  ch'  era 
egli  stesso  ;  e  che  di  semplicita  s'  assomigliassero  alle 
colombe  ,  cioe  ,  che  non  si  dovessero  partire  dalla  Ghie- 
sa sua  ,  dove  erano  nati  ,  come  fa  la  coloraba  ,  che  non 
s  accompagna  con  altro  Colombo  ,  che  con  quello  ,  che 
pnmamente  prese  per  compagno  alia  generazione.  Aque- 
sto  proposito  sartjmo  saggi  per  amore  della  religione  di 
Gesu  Cristo  ;    e,  semplici    in    osscrvar  la  dottrina  come 


100 

legittimi ,  c  non  adulteri  Cristiani  :  le  quali  cose  se  fe- 
delmentc  eseguiremo  ,  tcniamo  per  oracolo  ccrto  ,  che 
passcremo  gli  anni  nostri  seiup^c  con  grande  contentezza 
di  noi  medesimi  ;  oltre  che  cosa  molto  lodevole  farcmo 
nel  cospetto  degli  uomini  ,  e  sopra  il  tutto  a  Dio  ag- 
gradevoli. 

Ecco  un  saggio  degli  ammaestramenti ,  o  avvertimen- 
ti  ,  clie  i  maestri  dovrebbero  necessariamente  fare  nel- 
le  lezioni  loro  sopra  Vergilio ,  e  gli  altri  poeti  ,  per  ot- 
tenere  il  piincipale  ,  e  lodevole  fine  ,  ch'  ebbero  que* 
rari  ingegni  ,  di  licbiamarci  cosi  dal  vizio  ,  ed  abbrac- 
ciare  la  Virtu.  VI  bo  accennata  una  millesima  parte  del- 
le  sentenze  ,  di  cui  si  son  f'atti  i  libri  interi  da*  dotti 
jscrittori ,  ch'  ebbero  a  grado  d'  irnpiegare  Ic  fatichc  loro 
facendo  dell'  utili  osservazioni  sopra  di  essi ,  e  massima- 
mente  sopra  il  meritevole  divino  Poema  detP  Encida.  Dissi 
necessariamente ;  percbe  clii  legge  ,  se  col  suo  intelletto 
non  considera  che  cose  si  possono  intendere  sotto  il  Yclame 
di  figurati  ornament!  quelle  ,  cbe  si  lcggono ,  allettato 
daila  copia  di  tanti  figurati,  ornament i  anmiinistiati  dal- 
r  arte  ,  rcsterebbe  sienramente  ingannato.  E  tan  to  e  ne- 
cessario  per  cvitarc  il  succennato  pcricolo  ,  cbe  V  im- 
morfalc  no^tro  Torquato  Tasso  nella  prima  cdizionc  , 
colla  data  di  Ferrara  ,  del  mirabile  Poema  della  Gcru- 
saleinmc  Liberata  ,  pose  ad  og.m  canto  una  AHegftria  ; 
le  quali  poi  dal)'  Aulore  i'uronn  tolte  a  COnsiglio  de1  Let- 
terati  suoi  amici ,  eocettuando  (Jtcrf  discorso  intitolato 
»»  Alkgorta  del  Poema,  il  quale si  canosce  esscr  deir  au- 
«  tore  ,  si  perche  tooca  le  oosecoll1  ago  j  si  perche  quel- 

n    \r   parole  ,    A  <fUA9tt  rttgiorti ,     v     a   q?4'csli   eseui|»j     a- 


101 
»  vendo  io  riguardo  ,  formal  F  Allegoria  del  mio  Poe- 
»  ma  talc  quale  ora  si  manifcstei  a ,  perche  insegna  piu 
»  solo  questo  discorso ,  die  tuttc  quelle  altrc  cose  ,  quan- 
»  to  apparticne  all'  Allegoria  »  Cos!  Orazio  Lombardelli 
nella  sua  lettcra  scritta  al  sig.  Maurizio  Cataneo  colla 
data  cli  Siena  28.  ottobre  i58i. 

Sugli  csempj  cli  Giustizia ,  di  Temperanza  ,  di  Cavita 
ritrovati  dV  maestri  negli  anticlii  scrittori  bisogna  fare 
siniili  osserva7ioni  per  confonderc  ogni  cristiano  ,  che 
trascurasse  di  pi  aticar  le  virtu  ,  dopo  di  esserci  slate  m- 
segnate  tlal  medesimo  Iddio.  E  spesso  far  considerare 
cogli  spaventcvoli  sconvolgimenti  passati  cagionati  in  tut- 
to  il  mondo  dalle  novita  politiche  ,  debilitando  la  Po- 
tenza  ,  e  la  Maesta  Reale  ,  e  riducendo  quasi  all'  estre- 
mo  tanti  rcgni  si  floridi  ,  senza  aver  potuto  ripigliare  la 
loro  prima  forza  ,  se  non  coll'  abbattere  tante  novita  , 
e  novatoii ,  e  che  i  cittadini  ubbidienti  alle  leggi  sono 
la  vera  gloria  degli  stati.  Gosi  bisogna  piantare  ,  ed  ir- 
rigare  quest'  orticello  ,  e  pregare  ])io  di  somministrare 
T  accrescimento.  Badare  di  non  farle  poi  come  lezioni  , 
ma  bensi  come  famliari  discorsi  ,  perche  piu  grate  en- 
trano  nell'  animo.  Res! a  finalmente  a  parlare  di  Terenzio. 

Terenzio  riguardevol  poeta  ,  quanto  alcun  altro  ,  che 
scrivesse  Gommedie  ;  le  quali  furono  fatte  a  istituzione 
de'  cittadini  ,  e  del  popolo  ;  per  correggere  ,  cioe ,  e  ri- 
formare  i  costumi  in  meglio.  Ma  i  concetti  deli'  amor 
pro  fa  no  essendo  la  sostanza  principale  di  taL  Poesia,  sem- 
bra  un  mezzo  totalmente  opposto  al  suddetto  principal 
fine.  E'  cosa  degna  di  gran  considerazione .  Argomento 
pericolosissimo  per  la  gioventu  ;  perche  agevolmente  gli 


102 

animi  nostri  si  mnovono  e  quello ,  a  cui  la  stessa  natu- 
ra  gli  chiama  ,  che  per  cio  fa  d'  uopo  guardarsi  atten- 
tamente  dalle  prime  impressioni  ,  clie  possa  fare  questo 
allettamento  lusinghiero  de'  sensi:  Mettendo  dunque  il 
maestro  innanzi  agli  ocelli  de'  figliuoli  le  vive  immagini 
della  vita  umana  ,  fara  loro  vedere  gl'  ingannevoli  allet- 
tamenti  del  piacere  ,  e  delle  femmine  j  i  ciechi  trasporti 
d'una  gioventu.  impegnata  in  un  passo  difficile,  e  lu- 
brico  dalle  adulazioni  ,  e  da'  maneggi  di  un  servo  ,  la 
quale  non  sa  che  operare  ,  tormentata  da  11'  amore ,  non 
sottratta  al  male  ,  che  da  una  specie  di  miracolo  ;  ne 
ridotta  alia  quiete  ,  che  ritornando  al  propio  doverc. 
Fara  osservare  i  costumi ,  ed  il  carattere  d'  ogni  eta  ,  e 
d'  ogni  passione  espresso  da  quell'  ammirabile  Autore  , 
con  tutte  le  faitezze  ad  ogni  personaggio  adattate  ,  coi 
seutimenti  naturali  ,  ed  in  somma  colla  grazia  ,  e  col 
decoro  .  che  domandano  le  Opeie  di  quella  natura. 

Nulladimeno  non  pcrdonarc  cosa  alcuna  a  quel  pocta 
si  ameno ,  e  riprendere  que1  luoghi  ,  nc'  quali  con  trop- 
pa  licenza  egli  ha  scritto  ;  non  ostantc  che  Cesare  lo 
tacciassc  come  poco  faceto  ;  cioe  ,  poco  confacevole  al 
gusto  depravato  della  moltitudine.  E  pure  ,  Tcrcnzio 
che  ad  esempio  di  Mcandro  si  e  alquanto  moderate  ncl 
huilesco,  non  e  per  questo  piu  casto  ,  c  s' incontrera 
sempre  una  gran  difficolta  a  separare  il  ridicolo  dall'  il- 
lc(  i!o  ,  e  dal  licenzioso.  Laboriosa  lezione  in  verita.  Ma 
a  eio  solo  dec*  t'aocorto  maestvo  <i«n-  opera,  a  cio  solo 
attendere  ,  ed  «i  ci6  solo  tutte  le  fatiche  ,  tutt'  i  pensie- 

ii  ;   ed   o^ni    shidio   COmpai  lire.    An/i    ncllo  slcsso     pimlo 

com  merayiglia  aYveitire  i  gicvani  ,  che  molti  de*  nostri 


io3 

Autori  toscani  hanno  scritto  per  lo  Teatro  con  assai  mi- 
nore  modcrazione  ,  e  condannare  una  maniera  di  seri- 
vere  si  poco  onesta  ,  come  ai  buoni  costumi  dannosa. 

Ora  che  abbiamo  ispedita  la  lezione  clie  debbono  i 
maestri  dare  ai  loro  discepoli  intorno  ai  costumi  ,  ritor- 
neremo  succintamente  a  parlare  della  Rettorica.  Yoiben 
sapete  cbe  a'  nudi  argomenti  della  Dialettica  adunati  co- 
me ossa  e  nervi,  la  Rettorica  da  carne,  spirito,  e  moto. 
Cos!  il/  figliuolo  non  far  a  di  essa  una  ciarliera  ,  le  cui 
parole  altro  non  abbiano  clie  suono ,  non  la  rencla  gon- 
fia ,  e  vuota  di  cose  ,  ma  sana  ,  e  vigorosa  ,  non  im- 
bcllettaila  ,  ma  darle  una  carnagion  naturale  ,  e  tale 
colore  ,  ch'  ella  non  abbia  altro  splendore  ,  se  non  quel- 
lo  cb'  esce  dalla  medesima  \erita.  A  taj  fine  bisogna 
servirsi  degli  esempj  ;  leggendo  i  discorsi  che  piii  muo- 
vono  ,  toglieme  le  figure  ,  e  gli  ornamenti  di  parole  , 
cbe  ne  sono  come  la  carne  ,  e  la  pelie  ;  cosiche  ,  non 
lasciandoyi  cbe  1'  adunanza  d'  ossa  ,  e  di  nervi  ,  cioe 
a  dire  ,  i  soli  argomenti ,  e  facile  al  figliuolo  il  yedeie 
cio  cbe  nelle  sue  operazioni  fa  la  Dialettica  ,  e  cio  che 
-vi  aggiugc  la  Rettorica.  E  cosi  vedra  ,  che  tra  loro  due 
sono  alcune  pocbe  differenze  ;  perciocche  la  Dialettica 
stringe  il  suo  ragionameniO  in  pocbe  parole  risolute  ; 
ma  la  Rettorica  piglia  assai  piu  campo  di  parole  in  di- 
scorrere  delle  cose  ,  cbe  1'  uomo  vuol  dire  con  vagbezza 
per  far  1'  uditore  capace  di  cio  ,  cbe  ha  da  trattare:  onde 
soleva  un  certo  Filosofo  assomigliar  la  Dialettica  alia 
mano  chiusa  ,  e  la  Rettorica  alia  roano  spiegata  ,  vo- 
lcndo  egli  accennare  che  Y  una  di  queste  piu  stretta- 
me  nte  dell'  altro  ,  una  cosa  stessa  dicbiara. 


io4 

Or  perche  all'  acquisto  di  si  nccessaria  lezione  si  con- 
viene  necessariamente  lungo  csercizio  ,  ne  avviene  chc 
i  figliuoli  s'  innamorano  alio  studio  per  giungere  all7  abi- 
to  di  questa  cognizione.  E  perche  1'  animo  nostro  per 
un  certo  suo  naturale  istinto  cerca  sempre  cose  alte  , 
procurate  per  cio  non  opprimere  i  voli  dell'  intclletto  , 
ma  bensi  dargli  incendivi  di  sollevarsi.  Faranno  essi  co- 
me i  picciolli  ucclli  quando  lasciano  il  nido,  i  quali  co- 
me hanno  seguiti  volando  un  tempo  la  madre  ed  il  pa- 
dre per  apprendere  il  valore  da  loro  ,  tostoche  appresso 
r  hanno  ,  e  si  sentono  fermi  sull'  ali ,  senza  ajuto  al- 
cuno  le  spiegano  audaccmente  per  1'  aria  ;  ed  ovunque 
piu  loro  piace  animosamente  drizzano  il  lor  volo.  Ed  a 
conscguire  questo  fine  giova  molto  1'  cmuiazione  !  clie  c 
spcsso  lo  stimolo  principale  per  fare  avvanzare  i  giova- 
ni  ncllo  studio  la  quale  cmuiazione  non  e  altro,  clic  un 
fermo  desiderio  di  non  solo  eguagliarchi  glf  cone  avanti 
ma  cercar  di  tanto  avvanzarlo  ,  ch'  cgli  piimo  ri manga. 
Ne  questa  e  cosa  tanto  malagcvolc  ,  quanto  altri  stima, 
purclie  il  giovinetto  stia  fermo  in  questo  pensiero  cd  a 
questo  asseguire  metta  tutte  le  forte  sue.  Perche  c  fa- 
cil  cosa  ad  uno  ,  clie  corra  ,  poiche  egli  e  a  I  paro  di 
quello  clic  gli  era  innauzi,  trapassarlo,  c  lasciarlosi  die- 
Iro  :  che  IXM]  e  a  qucsti  tempi  la  madre  natura  dive- 
nuta  si  madrigna  a^li  uomini  nella  eloquema  ,  che  non 

dia   l«)!o   viilu  di   sn |>lm ar<?   nrllc  COSe  imilalnli   coloroeha 

sono  i  primi  tennti.  Siccome  tentJ  CQgli  esempj  ci  han- 
no chiaramente  mostralo,  che  i  begli  ingegni  non  ii  la- 
sciano Bgomentare  ail'  eocellenza  de'sommi  Orator!  ,  e 
Pocti  ,    sicchi  non  penstno  <li  giungcrgli  ,     >  <li  apprct* 


io5 

sarsigli,  il  chc  sebbcne  spesso  tentano  invano,  non  e  peio 
il  loro  desiderio  sc  non  lodevole. 

Uno  dc'  piu  efficaci  rimedj  per  ineitarli  alio  studio  e 
guadagnarsi  1'  amore  de'  figliuoli.  Non  entrero  gia  ora  qui 
a  ragionare  per  quante  vie  si  possano  acquistare  gli  ani- 
mi  loro  :  ma  sol  dir6  che  'I  vedersi  accarcizati ,  c  '1  co- 
nosccrsi  onorati  ,  e  una  di  quelle  cose,  che  lega  gli  uo- 
mini  rtiolto  strettamenie.  A  qual  oggetto  vi  reco  un  sen- 
timento  di  Teofrasto  rapportato  da  Plutarco  nclla  vita 
di  Agide  ;  dice  quel  Filosofo  che  le  virtu  nascono  ,  c 
germogliano  ne'  giovani  ,  e  si  eonfennano  colle  lodi ,  e 
crescendo  vanno  ,  e  si  sollevano  insieme  col  coraggio.  In 
conformita  di  che  ,  udite  quel  che  ordino  Numa  Pom- 
pi  lio  per  incitare  i  Romani  alia  coltura  de'  campi  :  fece 
dividere  tutt'  i  campi  in  ville  ,  e  a  ciascuna  di  esse  pro- 
pose i  suoi  magi  strati  ,  i  quali  vedessero  ,  ed  csaminas~ 
sero  con  diligenza  ,  quali  fossero  i  huoni  ,  e  solleciti 
lauratori  ,  e  quei  no ,  ed  a  lui  notati  gli  rappresentas- 
sero.  II  Re  fattili  a  se  venire  ,  con  lieta  fronte ,  e  con 
doni  ,  diligenti  ,  ed  industriosi  molto  accarezzava  ,  lo- 
dandoli  ,  ed  esaltandoli  grandementc  ;  Dall'  altra  parte 
con  turbato  viso  mirando  gli  oziosi ,  e  ncgligenti,  acer- 
bamente  della  loro  dappocaggine  gli  riprendeva  ;  intan- 
to  che  tra  per  la  vergogna  ricevuta ,  e  tra  per  la  spe- 
ranza  ,  e  desiderio  ,  che  aveano  di  conseguir  qualche 
premio  si  sforzavano  a  gara  1'  un  dell'  altro  ,  di  faticarsi 
il  di  ,  e  la  notte,  per  far  si,  che  i  suoi  terreni  dagli  of- 
ficiali  del  Re  meritamente  fossero  commendati.  Cosi  do- 
vrebbero  regolarsi  i  maestri  di  questi  \ostri  Alunni.  Cosi 
eccitare  1'  cmulazione  all' opere  desiderate.   E    qui    faro 

8 


io6 

fine  a  questo  mio  cliscorso  intorno  aila  Rettorica.  Ma 
forse  mi  sono  intorno  a  questa  materia  piu  lungamente 
disteso  di  quello  che  conveniva,  avvegnacche  molto  me- 
no  di  quello  ,  che  richiederebbe  il  bisogno.  E  per6  per- 
donatemx  e  dell'  aver  detto  troppo  ,  e  dell'  aver  detto 
poco  ,  posciacche  Y  lino  e  Y  altro  deriva  dai  soggMo  , 
il  quale  e  tanto  pieno  ,  che  sforza  dire  ,  e  tuttavia  non 
se  ne  pu6  mai  dire  tanto  che  basti.  Questa  materia  no- 
bilissima  tiene  quasi  dell'  infinito.  Laonde  e  per  non  fa- 
stedirvi  con  si  prolissa  lezione ,  ed  anche  per  non  affo- 
garmi  in  cosi  vasto  pelago,  rimetteio  il  Maestro  a  quel- 
lo che  ne  hanno  scritto  tanti  rinomati  Autori.  Voglio 
finire  con  la  seguente  apostrofe  diretta  agli  Alunni. 

Cari  ed  amati  Figliuoli:  in  questi  tempi  ,  che  colTeta 
fiorisce  Y  ingegno  vostro  ,  da  questo  mio  disco rso  age- 
volmento  potrete  giudicare  che  ordine  avetc  da  osserva- 
re  in  queste  discipline  per  apprendcrlc  ,  le  quali  poscia- 
che  sono  cosi  necessarie  a  chi  vuole  avvanzar  il  volgo, 
e  conversar  fra  uomini  grandi  di  sapienza  ,  e  virtu  ,  vi 
esorto  caramcntc  a  volerle  con  quest'  ordine  ,  che  vi  ho 
tignato  apparare  con  tutte  le  forze  dell'  ammo  ,  e  del 
corpo  ,  c  con  tutto  lo  studio  ,  c  diligenza  vostra  ,  ac- 
cioehi;  siate  sopra  gli  uomini  dozinali  alzati  per  Y  acquisto 
di  queste  tie  grazic  raccoite  insienie ,  Grammatica  ,  Dia- 
lettica  ,  e  Rettorica.  E  siccomc  siete  uati  galantuomini  , 
e  di  costumi  gentili  ornati  ,  desidtro  anoora  ,  che  in 
questa  parte  siate  siiniinieiite  illustii.  E  potrete  poi  ani- 
mosamente  salire  all'  aide  ouoiate  ,     e   divine     seien/e  , 

die  s'iiiia  I  ajuto  di  quelle  potreste  molto  fkticanri  ;  ma 
liporkevaste  dalle  vigili* ,    e  fatiche  poco    frutto;    onda 


107 

pe  1  contrario  con  minor  fatica  ,  e  con  maggior  riputa- 
zione  vivretc  ncgli  anni  vostri  maturi  ,  quando  avrete 
compiutamente  vagato  ,  e  praticato  in  quest!  si  onorati  , 
e  dilettevoli  studj  delle  vere  scienze  ,  che  fanno  V  uomo 
un  Dio  in  terra  ;  e  *  lasciei  ete  di  voi  fama  immortale 
presso  il  mondo  ,  gloria  alia  casa-  vostra  ,  contentezza 
giande  agli  amici  ,  e  parent!  ,  e  finalmente  alia  patria. 
E  questa  mia  opinione  son  certo  ,  che  non  solanaente 
avra  effetto  ;  ma  che  per  la  bonta  del  vostro  ingegno  , 
e  per  P  amore  che  portate  alia  virtu  ,  di  gran  lunga  con 
T  ajuto  di  Dio  trapasserete.  Si  ,  Iddio  vi  sia  scorta  in 
questo  faticoso  camino  ,  con  la  colonna,  e  colla  nuvola. 
Con  che  mi  vi  raccomando  di  cuore.  Addio  Figliuoli 
miei  gentilissimi  ,  ed  amabilissimi. 

Lo  studio  poi  della  Filosofia  appenaappcna  puo  dirsi 
d'  esse  re  nella  infanzia  ,  ed  io  ne  ho  quella  compassio- 
ne  ,  che  voi  stesso  signor  Rettore ,  vi  dovete  imaginary. 
L1  anima  dell'  uomo ,  dice  Platone,  e  naturahnente  Arit- 
metica  ,  hisogna  adunque  investigarne  i  prineipj  ,  e  i 
pvogressi  scientifichi  di  quella  ,  la  quale  al  parere  dello 
stesso  divino  filosofo  chi  togiiesse  dal  mondo,  tutte  le  aiti, 
e  tutte  le  scienze  senza  rimedio  verrehhero  meno  ,  e  si 
perderebhero.  Questi  studj  nutiiscono;  e  fecondono  i  se- 
mi dell'  altre  scienze.  Frutto  cosi  ordinario  di  qualsisia 
delle  Mattematiche  speculazioni  ;  che  ii  mentuato  filo- 
sofo non  voleva  che  per  altra  porta  ,  che  della  Matte- 
matica  ,  entrasse  la  studiosa  gioventu  nel  vasto  camp* 
della  Filosofia  ,  e  di  tutte  le  intellettuali  discipline. 

Dello  studio  di  Teologia  ,   e  di    questi  vostri  student! 
nc  parleremo  in  ultimo  ,  Signor  Rettore  ?  -non  si  puo  cu~ 


io8 

rar  bene  la  piaga  ,  che  non  bene  si  penetra  prima  ,  e 
che  talvolta  ancoia  non  s7  allarga  ,  per  meglio  scopiila  , 
onde  maggior  dolore  si  eagiona  al  paziente  ,  il  quale 
clolore  pei 6  e  principio  della  cura  salutare.  Questo  e  1 
caso  presente.  Dal  breve  racconto  fatto  delle  cose  da  me 
vedute  ,  ed  udite,  persuadelevi  di  non  aver  fatta  gran 
cosa  in  fine  ad  ora  ,  perche  sc  col  vostro  giudicio  mi- 
rarete  bene  dove  siete  giunto  ,  c  fin  dove  avete  ancora 
a  distendervi ,  voi  senza  clubbio  riconoscerete  clie  non 
slete  giunto  neppure  a  mezzo  cammino.  Ne  mi  parlate 
di  mediocrita.  Siavi  sempre  a  mcnte  ,  che  la  mediocri- 
ta non  e  quel  segno  ,  ove  mirano  gli  cccellcnti  ingegni: 
percioehe  nelle  imprese  onorate  ,  a  chi  poco  puo  ,  il 
mediocre  dee  parer  mollo  ;  ma  a  cbi  e  lecito  di  poter 
assai  ,  quello  ,  ch'  e  mediocre  ,  e  p:>co  ,  e  quello  ch'  e 
molto  ,  e  men  che  mediocre.  Io  tra  questi  Gianfranee- 
seo  Buddeo  (i)  nella  immoilale  sua  Opera  del  Dritto  di 
natura  ,  e  delle  Genti  ,  ove  paila  della  cultura  degl' in- 
gegni ci  ba  tramandata  ,  che  fa  al  nostro  uopo  ,  la  no- 
bile  similitudinc  pr^sa  dall'  agricoltura  da  quel  divino 
filosofo  sempre  ammirabile  in  tutte  le  sue  osservazioni 
sovra  la  natura  ,  volli  dire  ,  Ippocrate.  Or  perche  la 
delta  somiglianza  e  degna  di  si  degno  autore  ,  e  dtglMI 
aurora  che  voi  ,  lignor  rettore  ,  la  sappialc  per  cavai  ue 
col  vostro  sano  giudicio  quel  frutto  die  viene  ill  voi  , 
t  da  tntti  desiderata. 
L7  ingegno  umaiio  destinato  aHe  iciense  il  lodato  Mo* 


(i)  lh.  culture  ingtnii  pag.  3o&  Kal.  Si/.'    i    [9* 


io9 

sofo  lo  assomiglia  in  tutto  a  quel  campo  addetto  alia 
coltura  del  fiuuento.  II  terreno  ,  egli  dice  ,  se  bene 
di  sua  natura  sia  feitilissimo  ,  nulladimeno  se  al  seine 
del  grano  commessoli  ,  come  nelf  utero  suo  ,  per  esser 
fecondato  ,  manchera  P  opera  continua  d'  un  diligente 
agiicoltore  ,  non  dara  giammai  il  desiderato  frutto.  Go- 
si  e  non  altiimenti  dall' allievo  delle  muse  ,  abbenche 
sortito  egli  avesse  dalla  madre  natura  una  mente  pronta 
cd  clevata  ,  pure  non  e  da  concepirne  una  vantaggiosa 
speranza  ,  qualora  non  abbia  al  suo  fianco  dotti  ,  ed 
intelligent!  maestri  per  guida  nel  difficilissimo  cammino 
del  sapere. 

In  si  grave  materia  ,  e  di  tanto  momento  vaglia  solo 
il  propostovi  sentimento  del  greco  Filo^ofo  ,  e  cio  non 
per  altro  fine  ,  se  non  perc.he  tutt  '  i  filosoii  e  Greci  ,  e 
Latini  c'  inscgnano  lo  stesso.  Mi  duole  poi  non  poco  , 
ciie  tal  mclodo  si  utile  al  pubblico  ,  e  piivato  commo- 
do  non  sia  praticato  ,  cbe  dai  soli  Ordini  de' Religiosi  , 
i  quali  persuasi  dclla  ragione  evidentissima  faticano  in- 
cessantemente  per  ammacstrarc  i  loro  allievi  ,  negli  stu- 
dj  ,  e  nella  virtu  ,  e  ci6  sia    detto  a  gloria  loro. 

Intorno  adunque  ad  un  affare  di  tanta  importama  , 
potete  assai  bene  comprendere  il  rnio  parere  riguaido 
ai  Prefetti ,  e  Maestri  di  questo  Seminaiio.  Sull'  auto- 
rita  d'  uomini  in  questi  studj  assai  fondati  vi  consiglio 
d'  imitare  i  Monaci.  Essi  vi  mostreranno  il  cammino 
cbe  dovrete  tenere  per  uscire  dalf  orrore  presente  ,  e  per 
emendare  il  passato  e  per  infiammarvi  a  ci6  fare  vi  di- 
co  ,  (  e  voi  ben  il  sapete  )  cbe  prima  dclla  ere/ione  de' 
Seminar]  ,  solevano  allevarsi  i  giovani    con  sommo  pro- 


I  10 

fitto  ne'  Monastcii  ,  c  chc  per  compilure  le    Costituzioni 

dc'  Frati  vi  travagUarono    uomini  sommi  ;    giaeche  cia- 

seun  Outline  Rcligioso  vanta  nei  suoi  annali    personaggi 

illustri  per  santita  di  costumi  ,   e  per    vastita.    di  sapere 

c  della  natura  ottiini  osservatoii.  Tali  genj    della  uma- 

nita  con  ogni  diligenza  studiando  la  natura  ,  con    gran 

fatica  ,   e  scrupolosa  esattezza  scrissero  quelle  regole  per 

hen  disciplinare  i  loro  Fratelii  ;    quali    statuti    vennero 

approvati  dagli  oracoli  de'  Pontcfici  Mass.    e  de'  Concilj 

ecumenici.   Moltissimi  di  tali  religiosi  sono  celeb  li  negli 

annali  della  Chiesa  ,   a  cui  ne' tempi  piu  travaglioai  re- 

carono  co'  loro  talenti  gli  oppprtuni  soccorsi  ;  e  non  po- 

clii  sono  immortali    nelia    stoiia    universale    per    essere 

stati    Lenemeriti    delle    arti  ,  e    delle  buone   lettere  ,  le 

quali  in  gran  parte  si  riconoscono  dali1  industiia  ,  e  di- 

ligenza  loro  ,  stabilito  qucsto  necessario  fondamento  ,  c- 

saminiamo  ora  la  pratica  de'  Monaci    per  maggionuente 

contcunarci  ,  eh'  essi  sono  degni   d'esser  avuti  per    no- 

stro  csenipio  nel  cainino  della  virtu. 

Neoli  ordini  di  Mendieanti  1'  esserc  Maestro  de1  Novi- 
ce 

zj  ,  e  (le^li  studenti  (  chc  corrisponde  a1  nostri  Preietti 
delle  nostre  cameratc  )  e  uilicio  tie' piu  rispettabili  mae- 
stri dell'Ordine,  e  tal  pratica  e  gelosamente  osseirata. 
Gli  Ordini  religiosi  ,  chc  ricevono  alcuni  ,  come  Bene- 
dettini  ,  Tcatini  ,  Gesuiti  ec.  ,  praticarono  la  stessa  re- 
g-ola  (l<  i  Mendicant]  ,  sono  maestri  degh  alunni  i  piu  c- 
semplari  Padii  dell' Ordine  j  ed  in  ci6  piu  <L%;li  altri 
furono  lodatissimi  i  PP.  Gesuiti  tanto  applicati  .ill  i- 
fttruzione  della  Gioventii.  Per  foria  i!i  cducazionc  in 
poco  tempo  (  cosa  ammirabtlc   )  i    ligTiuoli    divcniTano 


1 1 1 

quasi  altri  ,  c  facovanli  diventar  divcrsi  da  que'  ch'eg li- 
no erano  ncl  loro  grave  portamento  ,  rapprcsentando  la 
viva  imagine  de1  reverendi  Padri  ;  perche  la  volonta   no- 
stra per  suo  naturalc  istinto  si  sforza    trasformarsi    nel  • 
T  oggetto  chc  lc  si  propone  da  imitarc.  I  figliuoli  adunque 
hanno  da  essere  tirati    dalla    forza  dcg\i  esempj  ,  come 
il  ferro  dalla  calamita.  Percio  ,     se  cosi    vi  place  ,   fac- 
ciaino  un  nuov'  ordine  di  cose,   lo    v'  invito    ad  imitare 
le  regole    de'  Monaci  ,  e    linnestarnc    una    nuova  simile 
per  quanto    si  puo    a  quclla  ,  cd  accioche  in  poche  pa- 
role conchiuda  la  qualita  della   mente  mia    intorno  alle 
doti  de'  Prefetti  ,  e  de'  Maestri  badate  a  queste  tie  cose: 
Assistenza  ,   Scienza  ,  e  Comunicativa.   Voi    Leu  sapete  , 
mi  giova  il  replicarlo  ,  che  tutta    la  forza  che  V  educa- 
zione  spiega  su  de'  figliuoli  ,  si  fonda  sulla  voce  ,  e  sul- 
V  escmpio  ,  cioe  ,  parte  ascoltando  ,  e  parte   vedendo  di 
quelle  cose  che  debbono  imparare  ;  forza  ,  per  la  quale 
fu  detto    gia  in  proverbio  ,  che    V  animo  nostro  ahitava 
nelle  orecchie ,  e    ncgli    occhi  ;  fermato    questo     cliiodo 
nelP  asse  del  vostro  petto  ;  eleggerete  persone    di  gravita 
veneranda  ,  le  quali    colla  varieta    delic    scienze  ,  col  la 
candidezza    de'  costumi  ,    colla  integrita    della  vita  pre- 
sentino    un  chiaro  specchio  ,  nel    quale  abbiano    a  raf- 
figurare  ,  i  figliuoli  la  loro  imagine  ,    ed    abbellirla    di 
dottrina  ,  di  creanze  ,  e  di  doti  cristianc  ;  e  soprattutto 
esortandoli    a    scrivere    ne'  loro  cuori  ,  che    il  piincipio 
della  scienza  e  '1  timor  di  Dio.  Ma    sieno    percio    cssi  i 
i  primi  ad  osservar  la  Regola.  Di  questi  uomini  bigogna 
averts  in  questi    vostri    bisogni.  Nelle    elezione    state  in 
cervello    a  non  giudicare  dalla  faccia  ,    come  c'in 


I  12 

il  gran  Maestro  della  vita  ,  ma  credete  alle  opere  :  e 
hen  veggiamo  che  un  bel  viso  fa  anche  spesso  de'brutti 
scherzi.  Io  per  lunga  esperienza  che  ho  ,  vi  dico  ,  che 
nella  Universita,  di  Napoli  su  quelle  cattendre  del  sape- 
re  non  mai  ho  veduto  assiso  un  debole  di  spirito ,  ne 
tampoco  un  falso  divoto  ,  ma  hensi  tutti  e  secolari  ed 
ecclesiastici  veri  cristiani  ,  e  pieni  di  dottrina  ,  e  di  ze- 
lo  per  istruire  la  gioventu.  Opera  e  questa  grande  nobi- 
le  ,  e  giusta  ;  ma  fuori  di  modo  malagevole  ,  per  non 
dire  impossibile  ,  specialmente  per  voi  (  lo  replico  piu 
volte  )  mancandovi  l'assistenza  del  Vescovo.  Ma  la  forza 
di  un  animo  risoluto  e  grande  ,  la  vostra  abilita  e  mol- 
ta.  Gi6  operando  soddisfarete  al  desiderio  di  tutt'  i  buo- 
ni ,  e  della  Diocesi  ,  la  quale  ad  alta  voce  in  ajuto  vi 
chiama,  non  mancate  al  suo  bisogno  ,  ne  fate  ingiuria 
al  vostio  sacro  ministero  datovi  da  Dio  a  simili  opera- 
zioni  di  virtu  ,  nelle  qiiali  V  uomo  e  Dio  air  altro  uo- 
mo.   II  che  secondi  la  divina  bonta. 

Signor  Rcttore  :  1'  educazione  del  Scminario  e  opera 
che  intcressa  il  Pubblico  ;  ed  il  Pubblicoeun  «ran  giu- 
dicc ,  e  bisogna  averne  grandissimo  rig  uardo.  Avviso 
importantissimo  ,  e  vedesi  per  esperienza  ,  che  dal  non 
cssersi  curato  ,  tutti  que*  falli  son  nati  ,  di  che  ora 
piangiamo.  Vi  prcg-o  a  pig-Hare  ogni  cosa  in  huona  par- 
te. M'  incrcsce  bene  aver  veduto  ,  che  al  buon  aniuio 
vostro  non  conispondano  i  buoni  effetti  con  grave  dan- 
no  degU  alunni  ,  delle  famiglie  ,  c  della  Diocesi.  Passano 
gli  anni  ,  ed  i  lust ri  e  si  va  da  male  IB  peg-gio.  B'  "c- 
cessario  adunque  ,  che  quelle  parti  ,  le  qmali  oonconwie 
alia    perfezione  del   tutto  ,    ciaecheduna    aelP  esser  sm<> 


u3 

sicno  perfette  ;  ne  scnza  elette  pietre  fermo  edificio  fara 
qualsivoglia  bene  inteso  Arcliitetto.  Onde  al  piu  presto 
possibilc  cleggerete  cccellenti  Prefctti  ,  e  Maestri  per  far 
uscire  dalle  tenebre  nelle  quali  si  trova  queste  Semina- 
rio  ,  e  condurlo  a  qualche  piu  cliiara  luce. 

Nella  elezione  adunque  di  tali  ministri  abbiate  avanti 
gli  ocelli  della  vostra  mente    Y  insegnamento    datoci  da' 
poeti.  Vedete    di    grazia    come  essi    dipingono  Y  A  mo  re 
cieco  ;  strana  cosa  in  verita.  a  chi  sol  la  considera  nella 
scoiza,  ma  a  chi  con  occbio  sano  il  rimira  ,    e  penetra 
nel    medollo ,    non    fu    fatto    senza    mistero.    Percioche 
1'  amante  quando  o  di  se  stesso  ,  o  dell'  amata  cosa  giu- 
dica  ,    spesso    s'  inganna  ;    e  eonciosiacosache  gli  uomU 
ni  niuno  amino  maggiormente  cbe  sestessi  ,  certo  e  ,  cbe 
da  niuno  piu  cbe  da  loro  stessi  so  no  ingannati  ,  ognuno 
giudiea  ,  ognuno  apprezza  sestcsso    piu.  assai  cbe   non  si 
conviene.  L'  amor  proprio  corrompe  il  giudicio  ,    appor- 
tandoli  false  immagini  dinanzi  ,  in  modo  ,  nello  stimar 
sestesso ,    ognuno    s'  inganna    dolcemente.   Non    vogliate 
adunque  a  Voi  cosa  aleuna  credere  ,  ne  vogliate  ancora 
da  voi  stesso  sola  mente  consigliarvi  ;  ma  abbiate  molti  , 
che  vi  consiglino  ,|e  quelli  sieno  vecchi ,  i  quali  la  lun- 
ga  esperienza  delle  cose  abbia  ammaestrati  ,    e    i  costu- 
mi  de'  quali  una  costantissima  fama  ,  come  perfettissimi 
vi  lodi ,    e  la  cosa  stessa  poi  manifestamente    vi  mostri 
i  quali  con  piu  giudicio  bilanciamo    le  cose  ,  che  a  noi 
per  le  passioni  nostre  non  pare.  Per    vedere    qual  ajuto 
vi  possa  prestare  in  questo  vostro  reggimento  Y  inform**  ~ 
zionc  del  Pubblico  non  voglio  passar  sotto  il  silenzio  uu 
avvedimcnto  che  Rusten  Bassa  genero  ,  e  pvimo  Yisi r  di 

9 


1*4 

Solimano  celebre  Imperator  de'  Turchi  prcse    per  agevo- 
larsi  alia  pratica  sopradetta. 

Questo  gran  Visir  ,  celebre  nella  Storia  Ottomana  , 
una  nazione  da  noi  chiamata  barbara  vedendosi  posto 
solo  al  reggimento  di  quell'  immenso  impero  senza  pur 
minima  cognizione  di  governo  di  Popoli  ,  di  materia  di 
Stato  ,  e  degli  affari  privati  ,  chiamo  a  se  molti  suoi 
amici  ,  a'  quali  impose  ,  che  in  praticando  per  Costan- 
tinopoli  andassero  con  accurata  diligenza  osservando  dai 
ragionamenti  degli  uomini  di  maggior  senno  ,  c  preggio 
degli  altri  ,  i  discorsi  loro  intorno  alle  corruttelc  ,  cd 
abusi  della  citta  ,  e  dell' imperio,  ed  a' difetti  del  reg- 
gimento di  quelli  ,  cosi  circa  la  giustizia  ,  all'  abbon- 
danza  del  vivere  ,  all'  abedien/.a  de'  soggetti  ,  alle  im- 
posizioni  di  gabclle  ,  ed  altre  gravezzc  ,  come  alle  impre- 
se  della  guerra  ,  ed  a'  trattamenti  della  pace  ,  e  buone 
intelligenze  di  Principi  ed  in  soinma  di  tutto  quello  , 
che  con  nuova  .  riforma  potcsse  stabilire  ,  assicurare  , 
ed  accrescere  piii  la  Signoria  di  quell'  amplissimo  Impc- 
rio ,  e  quanto  vcnisse  loro  a  notizia  riferissero  in  vo- 
ce ;  c  dcsscro  in  iscritto  a  lui  ;  e  parimentc  fat- 
ti  venire  alia  sua  prescnza  molti  altri  ordino  lo- 
ro ,  che  con  la  mcdesima  diligenza  do'  primi  ponessero 
mente  ,  C  facessero  conscrva  di  tutt'  i  bei  detti  ,  delle 
scntcnze  ,  e  de' precetli  apparlenenli  Don  tneno  al  viver 
virtuoso,  c  civile,  clie  al  buon  governo  degli  Stati , 
che  vcnisscro  loro  all'  orecchie  ,  e  quelli  andafiero  alia 
giornata  conferendo  ,  e  ricordando  a  lui  ;  Dal  qual  p^T 

lilo    ne   linsci   che     fra   lo   sludio  ,     clie  pose    pOl     DCX   la 

buona  amminiatraiione  di  quel  governo  ,    e   tra    U  poi 


n5 

mente  agli  errori ,  ne'  quali  la  sua  imperizia  lo  condu- 
ceva  ,  ed  al  correggcrsi  di  cssi  pervenne  nello  spazio  di 
poco  tempo  a  tanta  finezza  di  awedimento  intorno  alia 
carica  a  lui  imposta  ,  che  nelle  principali  occorrenze  di 
quell'  Impei  io  dava  mirabile  sodisfazione  di  sestesso  , 
cosi  parlando  quasi  sempre  in  sentenza  ,  come  operan- 
do  con  somma  sapienza.  JYon  minore  ,  anzi  per  avven- 
tura  maggiore  frutto  coglierete  voi  nella  elezione  degli 
ufficiali  del  Seminario  se  praticarete  lo  stesso.  Sappiate  , 
che  tutti  gli  esempj  ,  sentenze  ,  e  precetti ,  che  intorno 
alia  vita  umana  hanno  lasciato  scritto  tutt'  i  Filosofi  di 
quei  prinJt  seeoli  della  Grecia  ,  e  tanti  altri  savj  ,  tanti 
poeti  ,  Istorici  Greci  ,  e  Latini ,  de'  tempi  che  seguirono 
dopo  loro  sono  sempre  stati ,  e]  tuttavia  sono  ne'  presenti 
tempi  della  umana  vita  maestri.  Percioche  in  essi  si 
trova  sempre  che  imitare  ,  e  che  osservare  ,  postoche 
tia  i  tempi  antichi  ,  e  moderni  mostrar  ci  si  possa  qual- 
che  alterazione  alcuna  volta. 

Fatta  poi  la  scelta  de'  Maestri  ,  e  de'  Prefetti  ,  i  quali 
sieno  pari  in  tutto  ai  maestri  ,  pieni  di  erudite  ,  ed  ele- 
ganti  maniere  ,  e  che  avessero  impresso  il  ritratto  della 
honta  non  finta  nella  fronte  ,  ma  quali  la  qualita  del 
hisogno  richiede  ;  e  pure  non  hasta.  Non  vi  fidate  mai  , 
signor  mio  ,  tauto  di  loro  ;  ne  riposata  assolutamente 
sulF  opera  loro  ,  che  vi  troverete  defraudato  ,  perche  es- 
sendo  mercenarj  non  hanno  certamente  la  dovuta  premit- 
ra  d'  istruire.  Conciosiache  ne'  Religiose  (  proposti  per 
esempio  )  l'amore  di  educai^e  un  fratello  loro  puo  mol- 
to  in  essi ,  ed  e  ben  ragionevole  ;  pcrciocche  i  fratelli 
non  son^o  altro  che  una  porzione  della  loro  ercdita  ,  os- 


n6 

sia  una  parte  del  corpr>  loro  ;  sudono  per  loro  intcresse  , 
onde  se  la  man  dritta  dee  a  mar  la  manca  ,  parimcnte 
T  un  fratello  dee  amar  V  aitro  ;  i  mercenarj  all'  incontro 
non  esercitando  V  ufflcio  loro  con  quello  stesso  amore 
che  i  religiosi  ,  per  una  tacita  conseguenza  ,  non  potre- 
te  giammai  avere  uguali  effetti  a  que'  de'  Monaci  i  mer- 
cenarj non  si  muovono  a  giovare  se  non  principalmentc 
per  utile  loro  ,  uomini  dissutili ,  come  sono  tutti  quel- 
li  ,  clie  sudono  per  loro  interesse.  I  Vescovi  soli  potreb- 
])ero  in  proposito  uguagliarc  in  ci6  i  Religiosi  ;  ma  qua- 
lora  e*si  avessero  la  volonta  vera  di  abbellire  la  loro 
sposa. 

Fissato  questo  chiodo  neli'  asse  della  vostra  mcnte  , 
vediamo  come  supplire  almeno  in  parte  a  tale  impor- 
tantissimo  bisogno.  Signove  mio  ,  qui  vi  bisogna  assolu- 
tamente  la  presenza  vostra  ;  ma  in  mezzo  a  tante  oeeu- 
paziou  ,  che  non  vi  danno  un  momento  da  rispirare  , 
voi  dovete  nccessariamente  mancare  in  questo  preciso 
dovere  ,  mi  e  ricordo  di  un  detto  di  Euripide  ,  qui  a- 
git  plurima  ,  plurinuuti  pcccat  ,  onde  dovete  toglicr- 
vi  dalle  spalle  il  peso  della  le/ione  di  Teolo- 
gia  ,  cd  assumere  Y  ui'Iicio  di  Prefetto  degli  studj  ;  uf- 
fieio  degno  del  Reltore  ;  cosi  voi  sarete  un  aigo  non 
iavoloso  ;  ma  dim  me^lio  ,  scrvendonii  della  visione  di 
(rcremia  Virgarn  wgifant$m  ego  video  :  oecliio  e  Bella 
Scuole  ,  c  nelle  Cauiorate  per  ben  vedere  le  ope  re  de' 
miriistri ;  c  b^cchetta  ,  ma  d*  amore  per  correggere  le 
mancan/.e.  So  clie  suppoi terete  uioltc  impcrfoitioni  pern 
buon  efietto  ,  sapendo  ,  che  qoo  si  p  tssono  eorre  le  ><>  e 
M  p .  ,i  puogerti  k  taani.   VLa  per  necewiti  dovete  tare  in 


n7 

proposito  quest'  allro  sacriiicio.  Tcngo  per  certo  che  mi 
ringrazicrcte  mille  volte  di  questo  espediente  salutare  , 
vedendolo  si  abbondantemente  fruttare  la  vigilanza  e  1 
principal  freno  ,  ed  e  qucllo  ,  che  fa  eseguire  a  ciascu- 
no  i  suoi  doveri.  Non  resta  adunque  da  far  altro  ,  se 
non  riposarsi  nella  diligenza  ,  ed  intelligenza  vostra  ,  e 
pregare  lo  siesso  Bene  di  tutt'  i  beni ,  da  cui  tutti  que- 
sti  beni  abbiamo  da  ricevere  ,  die  tribuat  tibi  secundum 
cor  tuuni. 

Passo  alia  Seienza.  Sopra  questo  punto  non  mi  s  ten- 
dered piii  oltre  ,  parendomi  aver  detto  quanto  mi  era 
stato  lecito  di  dire.  Questi  figliuoli  vengano  qui  tronchi, 
e  non  statue  gia  fatte  ,  vi  bisogna  lavoro  d'  industrioso 
scarpello  per  dirozzarli ,  e  dargii  la  dovuta  forma.  E 
leggerete  adunque  i  piti  utili  ,  ed  i  piu  proprj  all'  im- 
pi  ego  ,  perche  se  Dio  voile  periti  gli  artefici  del  suo  Tem- 
pio  materiale  di  (rerusalennne  ,  sino  ad  infonderli  la 
seienza  necessaria  al  lavoro  ,  pensate  come  vorra  i  mi- 
stri  di  questo  suo  Tempio  formale.  Sieno  dotti,  e  pieni 
tutti  di  erudite,  ed  eleganti  maniere;  a  tal  proposito  rac- 
conta  Aristotile  ,  che  un  infermo  galantuomo  disse  al 
suo  medico  :  medicami  ,  ma  non  medicarmi  come  xin 
villano  :  non  me  cures  ut  bibalcum.  Certo  zelo  indiscie- 
to  ,  certi  schiamazzi  fan  no  come  i  raggi  del  sole  ,  che 
sferzano  il  fango  ,  e  maggiormente  lo  indurano.  Da  que- 
sto che  io  non  ho  saputo  sx  bene  esprimere  ,  avete  voi 
colla  prudenza  vostra  potuto  intendere  quel  molto  che 
io  vorrei  dire.  Passo  all7  ultimo  }  e  terzo  ricordo  ,    cioe: 

Alia  Gomunicativa.  Insegnare  1'  arte  cogli  esempj  ,  la 
quale  a  giudicio  mio  e  parte  tanto    necessaria  quanto  a 


n8 

giudicar  una  pittura  e  necessario  il  lume.  Queste  dotti 
sono  dalla  nattira  conccdute  a  pocbi.  Gli  ajuti  natural! 
provengono  dal  nascimcnto,  e  dalla  temperatura  del  cor- 
po  ,  senza  de7  quali  sono  violenti  ,  e  di  poca  grazia  gli 
studj  dell'  uomo.  Bisogna  adattarci  alia  capacita  de*  fi- 
gliuoli  ,  imitando  le  industrie  delle  nutrici  ,  le  quali  vo- 
lendo  cibare  i  loro  teneri  fanciulli,  gli  sprezzano  il  pa- 
ne ,  e  glielo  masticano  ,  altrimente  resterebbero  digiuni, 
perche  pochi  hanno  mani ,  e  denti  a  proposito  per  spez- 
zarlo.  Cosi  per  far  piu  impresse  nelF  animo  dei  figliuoli 
le  dottrine ,  fa  d'uopo  dilatare  V  ingegao  loro  con  in- 
vcnzioni  ,  c  similitudini.  Non  e  sconvenerole  il  ritoecar 
o  alquanto  cogli  esempj. 

E'  assai  divolgalo  F  awedimento  di  Menenio  riferito 
da  Livio  ,  nel  conciliar  la  plebe  con  li  cittadini  di  Ro- 
ma ,  quando  ella  dolcndosi  ,  die  sosteneva  la  carica  di 
quasi  tutti  gli  affari  di  pace  ,  e  di  guerra  ,  che  la  no- 
bilta  se  ne  viveva  in  delizie  ,  e  piaceri  ,  si  ammutino  , 
e  si  ridusse  ad  abitare  il  monte  sacro.  Questi  mandato 
ainbasciatore  dalla  citta ,  disse  loro  :  come  altre  volte  le 
mani,  cd  i  piedi,  e  le  altre  membra  congiurarono  con- 
tra il  ventre,  accusandolo ,  die  mentre  esSi  portavano 
la  fatica  di  acqoistare  ,  e  somministrargli  il  vivere,  es«o 
se  ne  giaoeva  immobile  ,  ed  o*ioso  ,  godendo  de*  loro 
rtenti,  e  travagli  xvn/.n  porger  loro  per  minimo  ajuto. 
C> 1 1 f I e  si  rimasero  di  piu  nutrirlo;  ma  accorgendosi  poi, 
che  non  -li  porgendo  Fordinarid  cibo,  essi  ancora  s'in- 
debolivano  ,  e  conwimavano ,  preso  miglior  consiglio  , 
facero  pace  col  ventre,  somministrandogli  il  vivere  sic 
come   dianti  facevano     >  che  Rgglunae  poi  ,  <l»«4  <,(>o n 


,J9 

gliava  essa  plebe  premier  quel  partito  per  elezione  ,  die 
poi  continnando  nel  loro  ostinato  parere  avrebbero  con- 
venuto  prender  per  necessita  ,  siccomc  era  incontrato  alle 
membra  ;  e  cosi  con  questo  leggiadro  Apologo  mettendo 
Menenio  al  Popolo  dinanzi  agli  occbi  il  male  ,  eh'  era 
per  avvenirgli,  dove  colla  nobilta  non  si  fosse  pacificato, 
il  persuase  a  riiinirsi  ,  e  tornar  a  Roma.  Cosi  voi  stu- 
diarete  sempre  i  nvezzi  come  diriggere  al  ben  oprare  par- 
lando  fondatamente  ,  e  dottamentc  porgendo  ai  giova- 
ni  le  istruzioni  con  belli  esempj  colti  da'  detfci  ,  e  fatti 
di  uomini  grandi  ,  accompagnandole  con  quella  piace- 
vole  ,  ed  affabile  maniera  vestra  ,  imparata  da  voi  nel- 
la  politissima  capitale  di  Napoli  ,  madre  di  *g*enlilezza  , 
c  scuola  di  tutte  le  arti ,  e  scienze ,  mista  di  tutte  le 
nobilijprofessioni. 

Non  vi  sara  grave  sentirne  un  fatto  illustre  assai  adat- 
tato  al  nostro  proposiCo  ,  per  dare  maggior  forza  a  que- 
sto mio  avvertimento  ;  e  perche  si  diventa  savio  anche 
coll'  esempio  del  sapere  degli  altri  ,  al  fatto  surriferito 
del  famoso  Romano  faro  succedere  un  altro  di  un  no- 
bile  francese  non  indegno  di  succedere  a  quello  di   Lui. 

Montausier  ( Carlo  de  Sainte  Maure  duca  di  )  pari 
di  Francia  ,  Cavaliere  degli  Ordini  del  Re  ,  e  governa- 
tore  di  Luigi  Delfino  di  Francia. 

Con  avveduto  mistcro ,  e  consiglio  condusse  questo 
signore  un  giorno  il  Deliino  in  una  capanna  ,  per  in- 
formare  il  cuore  del  Principe  ad  atti  di  generosa  uma- 
nita  ,  e  vedendolo  intenerito  alia  vista  di  quella  povera 
(amiglia  ,  servissi  opportunamente  della  conginntura  il 
duca,  e  gli  disse  «  Vedete  ,    Monsignore  ,    sotto  ques 


120 

»  coperto  cli  stoppia  ,  sotto  questo  miserable  ricovero 
»  albergano  il  padre  ,  la  madre  ,  ed  i  figli ,  che  trava- 
»  gliano  incessantemente  per  pagare  V  oro  di  cui  sono 
»  adorni  i  vostri  palagi ,  e  che  muojono  di  fame  per 
»  so  v  venire  alle  spese  dell  a  nostro  tavola.  »  Io  so  clic 
gli  oggetti  nohili  fortificano  V  animo  ,  e  lo  renclo- 
no  grande  ;  ma  nel  fatto  surriferito  seppe  il  Ca- 
valiere  veramente  grande  dalla  bassezza  di  que'  poveri 
campagnuoli  trarne  argomento  degno  dell'  Altezza  di  un 
Principe  Reale  a  favore  di  una  classe  d'  uomini  tanto 
henemerita  della  umanita.  Queste  ammirabili  industrie 
devono  praticarsi  e  quanto  ai  costumi  ,  che  si  hanno  a  • 
stimare  sopra  ogn'altra  cosa  ,  e  quanto  alle  letterc  per 
meglio  imprimere  nelle  tenere  menti  degli  alunni  le  Ve- 
rita  ,*  perche  se  ne  vedrebbero  sorgere  in  alto  piante  con 
profonde  ,  ed  inestirpabili  radici  ,  e  con  abbondante  co- 
pia  di  soavi  frutti ;  e  se  avvenisse  altiimente  ,  sarebbe 
per  difetto  della  loro  volonta. 

Io  non  sono  qui  a  farvi  un  trattato  di  educazione  ; 
sopra  di  che  potrei  scnza  dubbio  infiniti  Autoii  cli  tutt 
i  tempi  ,  di  tutte  le  gcnti  con  verita  produrre  ,  i  quali 
hanno  dettate  le  leggi  cV  intorno  V  educarc  i  figliuoli  e 
ne'  Collegj  ,  c  fuori  ;  ma  torto  larei  al  merito  del  no- 
stro Gavaliere  Filangieri  ,  il  quale  colla  sua  auiea  ope- 
ra della  Le^isla/.ione  ha  illustrata  tanto  la  nostra  I\la- 
poli  ,  che  gi&  a  lutte  le  straniere  piii  nohili  Nazioni  ili- 
vciiiic  ,  111!  vivenl.e  (  cosa  rara  )  ,  si  earo  ,  si  dimesli- 
co  ,  che  neHe  Hague  loro  seppe  gUi  parlare  ,  ed  i:.i  n\c- 
liiaTo  d'  essere  l<>  amorerole  oittadfaio.il  lib.  V.  riooft- 
siglio  a  leggere  per  foitro  ragolanento  ,  affinche  U  vo- 


121 

stra  disci plina  ancora  non  si  accomodasse  alia  tristizia 
del  clima  ;  Conciosiacche  il  nostro  clima  crasto,  ed  umi- 
do  illanguidisce  lo  spirito.  Questo  e  affare  premuroso  as- 
sai  ,  altrimente  il  ragazzo  diverrcbbe  un  tronco  inutile. 
Qui  bisogna  grande  esperienza  ,  industria  ,  e  latica  per 
non  arrestarlo  nel  suo  cammino  alia  perfezione  delle 
scienzc  umane  ,  ed  ammacstrarlo  od  essere  buon  Cii- 
sliano  ,   e  fedele    suddito. 

Si  risponde  ad  alcune  difficolta* 

Ma  mi  direte  forse  ,  che  le  Diocesi  circonvicine  in 
un  medesimo  errore  ( se  cosi  vogliamo  dirlo  )  sono  coi 
loro  Seminar]  intorno  ai  Profeti  ;  e  che  Voi  state  pra- 
ticando  le  costituzioni  di  Monsignor  Zurlo  ,  colle  quali 
questo  vostro  seminaiio  fiori  per  la  gloria  dello  studio, 
e  delle  scienze. 

Non  nego  (  per  rispondere  alia  vostra  tacita  obiezione) 
la  prima  parte  liguardo  ai  seminar]  circonvicini  •  non 
mi  a  (legate  ,  signor  Rettore  ,  quello  clie  si  fa  ;  perehe 
vi  dico  quello  ,  che  si  dovrebbe  fare  •  e  se  voi  volete 
camminare  per  donde  si  va  ,  e  non  dove  si  conviene 
andare  ,  non  accade  cercar  parere.  Voi  ben  sapete  ,  co- 
me le  leggi  sono  hiedicine  dell'  infermita  delF  animo  , 
avvegnacche  variabili  secondo  i  tempi  ,  e  secondo  le  oc- 
casioni  ;  Voi  specialmente  avete  bisogno  di  prendere  tal 
espediente  secondo  il  vostio  stato  presente  in  ripararc 
que'  mali  massimamente  ,  i  quali  a  similitudine  di  al- 
cune infermita  di  corpo  vogliono  il  rimedio  pronto  ,  ed 
attivo  ,  attesa  cosi  la  corruttela  de'  costumi  ,     come    la 

10 


122 

mancanza  dell'  autorita  del  Vescovo  ;  perciocche  sforza- 
to  da  contrario  vento  vi  troverete  in  un  mare  molto 
vasto  ,  lontano  dalla  riva  ,  e  dal  porto  ,  e  non  copren- 
dovisi  la  stella  del  suo  ajuto  naufraghera  sicuramente 
la  vostra  riputazione  con  grave  danno  di  questi  Alunni. 
perciocche  miglior  vino  non  pu6  render  il  vaso,  di  quel- 
lo  ,  che  vi  hanno  messo  i  Prefetti  ;  ed  io  gli  compati- 
sco  ,  perche  chi  da  quello  ,  ch*  egli  ha  ,  non  e  tenuto 
a  piii.  I  figliuoli  non  possono  giammai  imparare  alia 
loro  scuola  lezioni,  ch'  essi  Prefetti  non  hanno  mai  im- 
parate.  Cio  e  un  volersi  chiuder  gli  orecchi  a  hella  po~ 
sta  per  non  udire  la  verita.  Aggiungo  :  prendendo  qu- 
sto  utilissimo  partito  moverete  gli  altri  a  praticare  lo 
stesso.  Vengo  alia  seconda  parte  della  vostra  obiezione 
cioe  ,  alia  regola  scritta ,  c  praticata  da  Monsignor  Zur- 
lo  ;  ma  vi  manca  una  gran  parte  ,  vi  manca  la  pre- 
senza  ,  ossia  V  assistenza  dell'  Autorc  ,  che  era  J"  anima 
della  regola  ,  io  so  che  Zurlo  feec  ,  pel  vostro  Seminario 
non  meno  certo  di  quello  ,  che  doveva  ;  pin  veramente 
che  non  poteva  fare  un  uomo.  Ma  1'amorc  gli  dava 
T  ali  per  volarc.  Tanto  e  vero  quell'  oracolo ,  che  tin 
uomo  vale  mille  ,  e  mille  non  vogliono  uno. 

E  pure  ,  salva  la  pace  di  si  cminentc  Pcrsonaggio, 
al  quale  io  non  sarei  degno  di  scion  e  la  convggia  del 
calciaincnto  ,  cadde  in  un  errore  quamlo  voile  render 
pari  il  Seminario  Urbano  di  Nap  >li  ,  ove  io  alloia  era 
ennvittorc  ,     a   queslo   di    Calvi.    hi    per   un'  antica     loilr- 

\olc  oonsuetadina  i  prefetti  delie    oamerate    erano    1 1 * 1 1 i 

Saeerdoli  ,    egll   1    C.udinalr   pete     in   loro     IllOgO   i   Semi 

narietfi  Avrebbo  doruto  awertira  la    disparity   noUbllw 


123 

si  ma  ,  ch'  e  tra  la  Diocesi  di  Galvi  ,  e  la  Metropoli ;  vo 
ramente  sono  molto  dispar^  in  parita.  di  comparazione. 
La  moltiplicita  degli  affari  ivi  non  gli  permetteva  ,  clie 
rarissime  volte  visitare  il  Seminavio.  Degno  di  perdono 
sicui  amente  per  es<?ere  stato  anch'  egli  uomo  ,  Y  errare  e 
cosi  congiunto  eolla  umana  natura  3  che  sarebbe  divino 
chi  non  vi  cadesse. 

Qui  mi  si  para  d'  avanti  una  seconda  obiezione  assai 
piu  importante  :  la  difficolta  che  si  ritrova  de'  Prefetli  , 
e  Maestri  ,  clie  sapessero  ammaestrare  questi  alunni  alia 
pratica  di  si  nobile  esercizio. 

Mi  direte  forse  che  sembra  impossibile  trovar  persone  , 
che  tenghino  in  Ioro  queste  prerogative ;  si  desiderano  , 
e  si  ricercano ,  ma  non  si  sogliano  cosi  facilmente  trovar 
insieme  ;  trovar  persone  di  tanta  qualita  ,  uomini  i  piu 
nobili  ,  ed  i  piu  pioprj  a  dare  il  latte  a'  bambini  ,  egual- 
mente  che  il  pane  a'  forti  di  questo  Seminario  ? 

Oltre  che  ?  che  se  pure  si  trovassero  ;  come  pagare 
a  tanti  opera r  j  ?  perche  a  ciascuno  che  si  fatica  deesi 
dare  la  dovuta  mercede. 

Rispondo  alia  piima  parte  ,  ove  trovare  tanti  sog-getti 
degni  ?  come  rispose  Archita  dopo  letto  il  Mercuiio 
d?  Eratostene ,  subito  soggiunse  con  un  verso  Greco  que- 
sta  sentenza  —   Tutto  insegna  il  bisogno  ,  e  tutto  trbva. 

Che  piu  ?  non  avrei  mai  creduto  ,  che  questa  Diocesi 
di  Calvi  fosse  neila  indigenza  di  soggetti  quali  si  desi- 
derano. Qual  influsso  di  maligno  pianeta  (  siami  lecito 
di  parlare  in  tal  modo  )  ha  potuto  distruggere  cio  che 
con  tanta  fatica  aveva  quel  santo  uomo  di  Zui  lo  edificato? 
Procedendo  io  oltre    col    discorso  affermo    pure  che  gV 


124 

eeeellenti  furono  sempro  pochi  ;  e  non  possono  esser  che 
poclii  ;  ma  puro  so  che  questa  Diocesi  ebbc  tanta  copia 
cli  so.jg-etti  degni  ,  che  pote  dare  maestri  ai  seminar]  di 
CarinoJa  ,  e  d'  Isernia  ,  ed  alia  citta  d'  Alvito  ?  ed  ora 
(  seguiamo  innanzi  )  ehe  vi  e  aggregata  la  colt  a  e  no- 
bile  Diocesi  di  Teano  ,  val  quanto  dire  ,  tra  trecento 
Preti ,  e  piu,  mancano  soggetti  a  tal  uopo  ?  Che  dire- 
mo  ?  io  non  voglio  essere  uno  spiacevole  ,  ne  contradire 
oltre  il  doverc  ;  Molto  meno  V  avrei  ora  creduto. 

Discendo  alia  seeonda  parte  della  abjezione.  Gvanche  • 
(  mi  sara  egli  permesso  il  dirlo  )  noi  altri  meschini 
tostoche  senliamo  lin  dolor  di  capo  mandiamo  per  i 
piti  eeeellenti  Medici  ,  rieorriamo  ed  adoperiaiuo  le  piu 
efiieaei  medicine  al  bisogno  ;  non  si  manca  d'  ogni  di- 
ligen/.a  ,  non  si  bada  a  danaro  ;  e  per  alioataaare  poi 
i  viz  j  dall'  animo  ,  e  per  lnfondeie  la  virtu  ,  ci  conten- 
tiatno  di  so^getti  comunali  ,  c  non  quali  lichiede  il  bi- 
sogno. Non  posso  restar  di  licordarvi  ,  il  che  fa  molto 
al  vostro  proposito  ,  quel  hcl  detto  di  Alessandro  ,  il 
quale  c*sendogli  domandato  a  cui  ayesse  maggior  obbli- 
go  ,  a  Filippo  suo  padre  >  o  ad  Aristotele  suo  Precetto- 
re  ,  rispose  ,  che  pin  era  tenuto  ad  Aristotele  :  perche 
iuio  padre  ,  disse  ,  e  cagione  che  io  sia  ,  ma  Aristotilc 
e  cagione  die  io  sia  uomo  da  bene  ,  ed  il  carattere  di 
mi  ufficio  si  grave  in  questo  Scininario  e  come  un  s<>- 
naglio  da  fanciulli  tra  I*'  mani  di  cbi  non  sa  cio  che 
si  Ea  •<  i.i  ?  Siguor  Rettore ,  scguite  i  aiovimenti  delta  fo 
uttB  coscienza  ,  desta^evi,  e  raddoppiate  i  vostri  sfonu  , 
c<!  .niiiicj  a  misura  degli  ostacoli  che  incontrate  j  la 
salute    li  questo  vostro  S  •iniii.M io  i  in  pericolo.    Mi  ('«>n 


125 
doglio  secovoi  assai ,  che  in  questo  misero  stato  in  cui 
sietc  ridotto  ,  ed  in  questo  utilissimo  ncgozio,  ed  in  que- 
st' oesjetto  si  grave  mi  rattristo  die  vi  ritrovate  abhan- 
donato  dali'  opera  del  Vescovo.  I  Vcscovi  ,  signor  mio  , 
lianno  le  niani  lung-he.  Lcggete  di  grazia  Y  artieolo  XVII. 
dell1  ultima  Concordato  tra  Pio  VII.  e  S.  M.  Ferd.  I.  del- 
l1  anno   1818. 

»  L'  ordinal  io  ,  e  S.  M.  per  mezzo  del  suo  regio  Mi- 
5>  nistro  erogheranno  di  concerto  i  frutti  percepiti  da' so- 
»  pradetti  vacant*  a  bencficio  delle  Gliiese  ,  degli  Ospe- 
»  dali  ,  de'  Seminar]  ,  in  sussidj  caritativi  ,  ed  in  altri 
j)  usi  pii.  Sara  peso  riservata  la  meta  delle  rendite  del- 
»  le  Mense  Vescovili  vacanti  in  favore  del  futuro  Ve- 
scovo. Dunque  i  Vescovi  banno  I'obbligo  di  soccorrere 
i  Seminar]  nelle  loro  emergenze.  Io  so  che  voi  conoscete 
bcnissimo  quanto  io  dico  ,  e  molto  piu  :  nondimeno  pi- 
glio  volentieri  V  occasione  per  farvi  riconoscere  notare 
quanto  fruttuoso  sia  il  potere  di  un  Vescovo  quante 
volte  adempie  V  obbligo  di  quella  rispettabile  dignita  di 
cui  va  adorno. 

Io  voglio  a  proposito  farvi  ammirare  1'  opere  di  un 
Prelato  ,  fra  gli  altri,  gravissimo  ,  e  dottissimo ,  un  tem- 
po mio  Maestro  di  Poetica  ,  e  lingua  Greca  nel  famoso 
Seminario  Urbano  di  Napoli  ,  ove  fui  convittore  ,  ora 
Presidente  dell'  Accademia  Borbonica  ,  interprete  de'  Pa- 
piii  Ercolanensi  ,  e  membro  della  Consulta  generate  del 
Regno,  Monsignor  Carlo  Maria  Rosini.  II  solo  nome  for- 
ma un  elogio.  La  Divina  Provide nza  ordino  inPozzuoli 
questo  perfetto  Pastoredcl  Gregge  di  G.  G.  Ei  nulla  fa  , 
che  non  sia  grande  j  non  guardando  ne  a  disaggio  ,   ne 


126 

a  fatica  veruna  per  non  mancare  di  caiita  alia  sua  Dio- 
cesi.  In  quanto  alle  sue  virtu  e  stato  ammirato  da  tutti 
in  tutt'  i  Governi  per  forza  ,  pcrche  ella  sforzatamente 
s' insignorisce  de' cuori  degli  uomini.  Gosi  la  bellezza  di 
un  uomo  ,  che  per  virtu  ,  e  per  dottrina  risplende  ha 
potere  di  conciliarsi  gli  animi  ,  che  del  tutto  non  sieno 
aspri ,  e  selvaggi.  Per  amor  della  verita  io  la  voglio 
dire  con  pace  di  molti  ;  egli  colle  sue  ope  re  sta  facendo 
una  gran  lezione  a'  suoi  Fratelli  di  quanto  dovrebbero  , 
e  potrebbero  fare  ,  e  purtuttavia  non  fanno.  E'  senza 
dubbio  ne'  fatti  ,  ed  in  tutt'  i  suoi  consigli  un  eompiuto 
Vescovo.  In  una  Diocesi  di  circa  ventimila  abitanti  il 
suo  Seminario  oltrapassa  centoventi  alunni  ;  ne  ha  luo- 
go  per  soddisfare  alle  prcmure  che  gli  vengono  fatte  da 
tutte  le  Provincie  ,  e  speeialniente  da  peisonaggi  molto 
illustii  della  Capitale  ,  i  quali  tutti  ,  e  con  profitto  bra- 
mano  essere  educati  sotto  la  sua  disciplina.  Apprcsso  ; 
qui  non  tnrvate  degni  maestri  ,  cdhi  fanno  impegno  per 
essere  sotto  di  lui  ,  essendo  egli  la  stella  polare  ,  oolla 
luce  di  cui  si  apprendono  i  lumi  d'  una  vasta  erudizio- 
nc.  Le  scuolc  sono  :  i.  Teologia  Dommalica  ,  e  Morale: 
2.  Filosoiia  ;  3.  Reltorica  :  4-  Umanita  !  5.  Mezza  Uma- 
nita :  6.  Primi  ruiliiucnti  di  Gramatica  latina  cd  Ita- 
lia na  . 

j\clla  citta  poi  due  stabilimenti  sono  stall  foiulati  dal 
lodato  Vescovo  ,  il  primo  ,  il  Riliro  di  donzeUe  nel  ^ia 
monftftero  de*  PP.  Carmelitani  ,  oggi  soitu  il  titolo  del- 
la Coofol&zione.  In  questo  stabilimeato  s'inaecN  tuMo 
« iu  che  |)uo  oottituire  una  donna  educate  ;  oltr*  delle 
duti/elle  In i  rttirate  ,  oft*  I  educj  tone  alio  ragasse  hit- 


I  27 

tc  della  citta  ,  chc  vi  si  poitano  giornalmente.  L'  altro 
stabilimento  e  intitolatp  il  Lanificio  ,  ove  vengono  man- 
tenute  le  donzelle  di  Lassoceto.  Troppo  lunga  sarebbe 
a  tela  ,  se  io  volessi  raccontare  tutte  le  grandi  impre- 
se  ,  the  questo  illustrissimo  Vescovo  al  picsente  tiene 
fia  le  mani  ,  ne  si  vede  mai  stanco  ,  per  sempreppiii 
miglioraie  la  sua  benavventurosa  Diocesi  ;  ma  bastin 
queste.  Piacesse  a  Dio  ,  come  i  Romani  conservarono 
quella  statua  ,  che  cadde  loro  dal  cielo  ,  cosi  consei  var 
la  \ita  di  questo  raio  Vescovo  per  beneficio  di  molti  ; 
ed  accioche  cosi  per  tempo  non  s'  estingua  in  terra  uno 
de'  primi  lumi  della  virtu  di  Napoli. 

A  me  pare  per6  ,  quando  tanti  beni,  e  tante  lettere, 
e    virtu    sono  unite    in    un  animo  ,  che  facciano  guer- 
ra  al  corpo  ,  e  cerchino  quanto  piuttosto  possano  di  sa- 
lire  insieme  con  V  animo  alia  stanza  ,  ond'  egli  e  sceso; 
ed    aggiungere  a'  celesti  lumi  un  nuovo  lume* 

Signor  Rettore  ,  andate  ad  imparare  ivi  quelle  lezioni 
necessarie  pel  vantaggio  di  questo  Seminai  io  ;  pcrche  io 
non  veggo  qual  altro  a  pari  gU  vacla. 

TEMPO  DI  RICREAZIONE. 

La  ricreazione  serve  di  respiro  alio  spirilo  oppresso 
da  necessarie  ,  e  virtuose  applicazioni. 

La  condizione  umana  ,  sig.  rettore  ,  e  bisognosa  di 
sollievo ,  conviene  percio  concederle  qualche  onesto  trat- 
tenimento,  e  d'  uopo  adunque,  che  un  figliuolo  si  diver- 
ta  ,  e  si  ricrei  ;  ci6  lo  risveglia  ;  ma  non  si  deve  in  tal 


128 
maniera  abbandonarlo  alia  ricreazione  ,  clie  giornalmen- 
te  non  si  richiami  a  cose  di  maggior  serieta  ,  lo  studio 
delle  quali  sarebbe  languido  ,  se  troppo  fosse  interrotto 
da'  passatempi.  Come  la  vita  nostra  (  in  qualunque  sta- 
to  o  ecclesiastico ,  o  secolare  )  e  una  occupa/ione  conti- 
nua  ,  ne  v'  e  alcuno  de'  gioi  ni  nosti  i  ,  che  sia  esente  da 
gravi  cure  ,  e  bene  P  esercitarci  sin  dalP  infanzia  in  o- 
gni  giorno  per  lo  spazio  di  qualcbe  ora  :  ainncbe  il  no- 
stro  spirito  ,  alloicbe  ci  mettiarno  negli  affari  ,  sia  gia 
piegato  alia  fatica  ,  ed  in  tutto  assuefatto  alle  cose  piu 
gravi.  Questo  e  parimente  una  parte  di  quella  dolcezza, 
che  tanto  serve  a  formare  gV  ingeg-ni  inespcrti  :  perche 
la  forza  della  consuetudine  e  dolce  ,  ne  v'  c  necessita  di 
avvertimento  intorno  al  proprio  dovcre  ,  da  che  ella  co- 
mincia  ad  avvcrtircene  da  noi  stessi. 

Per  queste  ragioni  devono  frammettersi  modesti  trat- 
tenimenti  per  tenere  P  animo  de'  figliuoli  in  una  dispo- 
sizione  aggradevole  ,  e  di  non  far  loro  appariie  lo  stu- 
dio sotto  un  aspctto  orrido ,  e  mesto  ,  che  rccasse  piut- 
tosto  spavcnto.  Nel  che  ascrivo  a  vostra  gloiia  d' aver 
introdotta  nel  seminario  la  inusiea  ;  Non  fa  mcslieii  ccr- 
car  altii  modi  ;  P  armonia  piace  a  Dio  ,  e  giova,  e  di- 
letta  agli  uomini.  Caro  trattenimento  ,  voi  con  questo 
mezzo  efficace  ,  e  sodo  riincdiaie  a  molti  danni  ,  e  me- 
dicate molti  mali.  In  cssa  io  mi  eompiaccio  soiuimunen- 
te.  Continuamola.  Lo  replico  con  piacere  ,  io  lodo  assai 
questo  artiicio  ool  quale  tenete  occupato  nobilraente  il 
tempo  delle  ricreaiioni.  In  somma  non  tralasciamo  oosa 
reruna  ,  die  learrir  potesse  I  lomnunbtrare   a^li  alunni 


129 
o^ni  forza  a  loro  neccssaria  c  quanto  al  corpo,  e  quan- 
ta alio  spiiito  ;  e  cio  con  una  insuperabile  attenzione. 

Intorno  a  die    pero  mi  giova    qui    di  ricordarvi  per 
vostro  regolamento  quanto  il  dottissimo  Vescovo  di  Meaux' 
Bossuet  riflette.  Egli  il  zelantiss.  Prclato  non  critica  Fuso 
corrcnte  ,  clie  ha  introdotti  i  musicali  concetti  nelle  no- 
stre  Basiliclie  ,   per   lisvegliare  la  sonnolenza  de'  Fedcli  , 
e  pone  loro  avanti  gli  ocelli  la    ma^nificenza  del  Culto 
di   Dio  ,   avendo    bisogno  la  freddezza  della  loro  fede  di 
tali  incentivi.   Ne    pretende  percio    di    liprovare    queste 
pratiche  novelle  ,  in  confronto  della  schiettezza  dellan- 
tico  canto  ;    anzi    ne  pure  in    confronto    di    quello  piu 
grave  ,  che  fa  ancor  oggi  la  sostanza  principale  dell'uf  - 
ficio  Divino.   Ma  si  lamenta  bcnsi  ,  clie  siensi    a  tal  se- 
gno dimendicate  le  rcgole  de'  Santi  Padri  ,  e  clie  si  por- 
ti  tanto  avanti  la  delicatezza  ,  e  profanita  della  musica, 
clie  in  vece  dei  Cantici  di  Sion  ,   si  procuri  di  dilettaisi 
con  quelli  di  Babilonia.   II  mcdesimo    lodato  Autore  di- 
ce ,  clie  S.  Agostino  riprendea  certun  i,    i  quali  faceano 
pompa  del  loro  bell'  ingegno  ,  nel     travolgere  ,  e  rag-gi- 
rare  graziosamente    inutili    concetti    nei    loro  sciitti  ,   e 
dicea  loro  ,  vi  prego  di  non  render  dilettevole  cio  cli'  e 
inutile  :  ne  faciant  delectabilia  ,  quae  sunt  inutilia.  A- 
desso  vi  vorrebbe    permettere  di  poter    rendere  amabilc 
cio  ch' e  nemico  ,  ed  un  disegno  cosi  pernicioso  batro- 
vato  ncl  mondo  chi  lo  favorisce. 

A  tal  proposito  ncn  voglio  colla  scorta  del  prelodato 
vigilantissiino  Vescovo  di  Meaux  mancare  d'  avvertirvi 
d'  un  fatto  disdicevole  ,  e  scandaloso  contro  la  consue- 
tudinc    dej    ben  vivere.     Emmi    dispiaciulo    rnolto    che 

I  I 


i3o 

ncl  carnevale  passato  per  recreazione  de  Convittori  fa- 
ceste  da  loro  rappresentare  sul  Palco  un  Dram- 
ma  del  Metastasio  con  forze  di  femmine  ;  le  qua- 
li  cose  essendo  cosi  ,  par  che  i  viz]  divengono  costu- 
mi.  I  personaggi  di  femmine  si  escludono  assolutainente 
dal  Palco  per  molte  ragioni  ,  e  singolarmente  per  evi- 
tare  il  travestirsi ,  cotanto  biasimato  fin  anche  da  tutti 
i  filosofi  Gentili.  Questa  fu  una  ragione  di  Plato ne  per 
condannare  generalmente  il  Teatro  ,  perche  il  costume 
non  permettendo  conforme  le  regole  d'  introdurre  in  pal- 
co le  femmine  ,  erano  i  loro  personaggi  rappresentati  da 
uomini ,  che  dovevano  in  effetto  non  solamente  vestirsi 
in  abito  femminile  ,  ma  ancora  esprimere  le  debulezze 
di  quel  sesso ,  da  lui  giudicata  indegnissima  cosa  ,  e 
che  sola  g\i  basterebbe  per  motivo  di  condannare  la 
Commedia  ,  e  noi  poi  ccclesiastici  contro  tutt'  i  canoni 
antichi  ,  e  moderni  della  Ghiesa  ,  sen/a  menoma  restri- 
zione  ,  e  contro  1'  universale  disapprova/ione  de'  Santi 
Padii  mettiaino  in  pratica  ci6  ,  che  maccbia  Tonesta,  c 
santita  della  Chiesa  ?  la  contaminazione  di  quel  tempo  , 
che  il  piu  santo  era  della  Chiesa  ?  e  le  punizioni  ca no- 
niche  non  si  temono  ? 

Signor  rettorc  ,  bisogna  tfktto  guardarsi  dalle  imprcs- 
sioni  che  possono  fare  in  ela  tenna  quegli  abigliamcnli 
femminili  ,  che  sorprendono  la  fantasia  ,  non  debh.->n.» 
neppure  nominarsi  alia  gioventu  ;  non  che  perni; Ateft  di 
vederli  rappresentare  in  paleo  eon  nttUl ale//a  ,  e  viva- 
cita  ;  Coneiosiarosarlii  LiaparanO  COn  qnesla  seuola  le- 
vioni  ,     okc     »«<»n     (lovrehhero   inai   sapere.     Colesti    panni 

ganti  .  cotestc  divide  cvai      !    Ik    non    bastano  a  nntili 


i3i 

carvi  i  pcnsieri  ,  ne  vi  rendono  invulnerabile  il  cuore  , 
la  gioventu  ,  ancora  per  loro  potrebbe  essere  una  rea 
consigliera. 

Mi  di>a  foise  ,  chi  sara  cotanto  rigido  ,  cbe  voglia 
censurare  quelle  rappresentazioni  sceniche  affatto  inno- 
cent! ,  lc  quali  s'  usano  ne'  Collegj  ,  per  esercitare  la 
Gioventu  ben  morig-erata  ,  o  per  ajutarla  a  formare  lo 
stile,  o  per  avvez2aila  a  far  fronte  di  compariie  in  pub- 
blico  ,  o  anche  per  concederle  nel  Carno\ale  ,  o  alia  fi- 
ne de'  suoi  studj  annua li  quest7  onesto  respiro  ?  e  nulla- 
dimeno  leggiamo  nelle  costituzioni  de'  PP.  della  illustris- 
sima  Compagnia  di  Gesu  ,  tanto  benemcriti  della  Gio- 
yentti  (a).  «  Cbe  le  Tragedie  ,  e  le  Commedie  ,  non  si 
«  debbano  fate  se  non  in  lingua  latina  ;  cbe  il  loro  u- 
»  so  sia  laiissimo,  il  loro  soggetto  sia  Santo,  e  divoto  : 
»>  Cbe  gY  intermezzi  sieno  tutti  in  Latino  ,  e  cbe  non 
»  abbiano  cosa  alcuna  ,  che  si  scosti  dalla  modestia. 
»  E  cbe  non  •'  introduce  alcun  Personaggio  di  Donna  , 
»  ne  giammai  I'  abito  di  quel  sesso :  »  Sotto  gli  occhi 
di  Maestri  Religiosi  ,  e  vigilanti  si  tiovano  tante  diffi- 
colta.  Dopo  queste  venerabili  autorita  se  ne  deduce  co- 
me da  antecedente ,  cbe  io  non  sono  di  quegli  uoruini 
inquieti  ,  che  non  sanno  ,  che  declamare  contro  al  loro 
secolo  ,  e  gemere  sopra  i  vizj  degli  iiommi.  Convengo 
nulladimeno  darsi  de1  Roman/ i  utili,  cbe  istruiscono  l'uo* 
mo  nella  cognizione  degli  uomini  ,  e  piii  nella  cogni- 
71  one  di  se  stesso  ,  che  puliscono  i    suoi    costnini    colla 

(a)  Rat.  stub  tit.  reg.  Meot.   art.   i3. 


l32 

piu    iina  urbauila  ,   e  che  analizzano  filosoficamente  tutto 
le  passioni  del  suo  animo.  Darsene  dei  moral! .   che  1  a- 
liio:  e  des  tano    d'  ogni  ottima    virtii  ;  e  tra  questi  ricor- 
dero  per  cagion  d'  onore  il    Telemaco  scritto  per  infor- 
mare  nella  reggia  V  ingegno  ,  e  '1  cuore    cle'  principi  ad 
ogni  buona  disciplina  ,   e    ad    og-ni  aggraziato  costume. 
Monsignor  Fenelon  e  un  Menotorc  cristiano,  che  inscg-na 
anteporre    la    Religione  e  alia  buona  e  alia  cattiva  for- 
tuna  ,  ad  amara  il  padre  ,  la    patria  ,   gli   uomini  ,   ad 
esser  cittadino,  amico  ,  re,  scbiavo  se  l'avversita  ilvo- 
glia  ,  ma  sempre  costante;  ma  sempre  generoso  ma  sem- 
pre libera  aucora  IVa  le  catene.  Di  questi  potrete  far  uso. 
Io  poteva  per  avventuia  assai  onestamewte  far  qui  line 
allc  parole,  che  ho  speso  intorno  a  quello,  che  io  cre- 
do che  vi  bisogni  secondo  il  yostro  presente  stato  ,    ma 
prima,  ch'  io     faccia    iine  voglio  laseiarc  un  impoi  Unite 
ricordo  a  cotesti  vostii  scoiari,  che  hanno  disegno  d  at- 
tendrc  al    Sacerdozio.    Che    non  tenessero  guadagno  al- 
cuno  maggiore  di  quello  dello    studio  sacio   procurando 
di  farsi  soggetli  buoni  per  la  Ghiesa  con  lellere,    e  co- 
stuini  ,    e  che  il  reslo    lasciassero   fare  a  l)io,   e  per  me- 
glio   persuader    loro  quello  ,     che  io  ho  prima  persuaso 
ii   ino  stcsso  ,    cito     loro  quella    bella  senlenza  degna  di 
perpctua  memoiia  presa  dalle    divine  seiiu.me:  confide. 
La  Deo  ,    (t  mane   in  loco  tuoi  facile  est  enim  in  ocur 
lis  J)ci    cito  hones  tare  pauperem.   (n  P&o  e  da  sperare, 
La  sua  m's  rricordia  e  miinita  e  !<•  sue  grade  non  ban- 
pq  1 1 ii Hi  •  1 1  > :  e  la  loa  potenza  e  ibile;  qo  si  puo 

l.i  Mia    libcralita    comprcutlere  pei   intclletto.   In  Liii  a- 
diroque  1   anion  ,   c   l«i   spcian  a    vostia    formate,   studia- 


1 33 

t€  adunque  i  sacri  scrittori  ,  ed  imparate  eio  ch'  essi 
seppcro  per  inscgnar  poi  agli  altri  aneor  se  fia  possibile 
piu  ch'essi  non  seppcro  ;  seguite  il  vostro  Maestro  col- 
la  intenzione  di  volerlo  ancora  trapassare. 

Signor  rettorc  ,  11011  vorrei  venirvi  a  fastidio  ,  esscn- 
do  T  animo  mio  d'  onorarvi  ,  non  di  molestarvi  ,  e  de- 
siderando  piuttosto  aver  occasione  di  farvi  seivigio,  clie 
a  porgervi  noja  alcana.  Io  non  ho  avuto  mira  ad  al- 
tro  ,  chc  a  procurare  con  ogni  fatica  ,  e  con  tutte  le 
forte  dell'  ingegno  mio  il  bene  della  gioventu,  nel  qua- 
le mi  sono  sempre  faticato  ,  e  mi  fatichero  con  quel 
leivore  ,  clie  conviene  all'  importanza  ,  e  che  brama 
fuori  di  misura  ogni  uorao  dabbene  ;  cosi  parimente 
vado  sempre  imaginando  i  modi  ,  che  io  possa  tenere  , 
e  le  opere  che  debbo  usare  per  giungere  al  frutto  di 
questo  desidetato  bene.  Yi  propongo  alcuni  miei  stud]  , 
ne'  quali  vorrei  che  fosse  istituita  la  gioventu  dedicate 
alio  stato  ecclesiastieo.  Questa  mia  operetta  la  tiovera 
coniurmc  a  qucllo  che  trovasi  scritto  de'  piu  periti  Scul- 
toii  ,  ed  Architetti  ,  i  quali  tanto  piu  degni  di  lode 
sono  stati  avuti  ,  quanto  le  opere  loro  a  quelle  degli 
antichi  si  sono  maggiormente  accostate  ,  e  assomigliate. 
Su  di  che  ne  parleremo  a  miglior  occasione  ;  c  intanto 
ne  farete  quell'  uso  che  merita. 

Io  sono  in  Napoli  ,  e  sappiate  che  ho  un  animo  ,  ai 
quale  sc  respondessero  le  forze  ,  sarei  piu  pronto  a  far 
beneficio  ,  che  a  riceverlo  ;  adunque  a  tutti  insieme  e 
Maestri  ,  e  Gonvittori  ,  cd  a  ciascuno  per  se,  ed  a  Voi 
specTalmente  mi  offero  ,  e  raccomando  ;  soprattutto  V  o- 
peretta  che  consegno  nclle  vostre  mani. 


1 34 

Terminate)  il  corso  di  una  buona  Logica  ,  e  Metafi- 
sica  ,  bisogna  manodurre  il  giovane  nel  santuario  della 
S.  Teologia  ,  perche  quelle  idee  ,  che  ci  da  la  Metafi- 
sica  di  Dio  non  sono  suffi  .uenti  a  farji  concepire  un 
Dio  ,  ossia  un  essere  Supremo  in  tutte  le  sue  parti,  ed 
operazioni ,  siano  necessarie,  ed  interne  ,  chiamate  dal- 
le scuole  ad  intra  ,  siano  le  accidental  ,  ed  esterue  , 
che  vengano  nomate  ad  extra.  La  sola  ragione  Iasciata 
a  se  stessa  senz' altra  risorsa  ci  presenta  un  esser  Su- 
premo ,  ma  dico  cosi  ,  in  astratto.  Gli  antichi  Filoso- 
fanti  pin.  specolativi,  e  sistemivtici  conobbero  I  Idio  ,  ma 
errarono  nel  concreto  ,  ossia  con  nn  parlar  piu  preciso, 
ebbero  idee  della  divinita  ,  ma  non  poterono  formarsi 
il  concefto  di  un  Dio  in  tutta  Y  estensione  perfctlissi- 
mo  ,  ed  infinito  ,  percio  non  poterono  addattargli  il  cul- 
to  corrispondente.  Dobbiamo  all'  Apostolo  delle  genti 
qucsta  nobile  sentenza:  Dewn  cognoverunt  ,  sed  non 
sicnt  Deurn  glorijicaveru/it.  (a)  Di  fatti  essendo  la  na- 
tuia  di  Dio  ineffabile  ,  ed  infinite  di  numero  ,  e  di 
grado  le  di  Lui  peifezzioni  ,  come  potra  mai  la  mente 
umana  in  se  stessa  limitata  ,  e  iinita  salire  a  tale  ab 
le//a  ?  Sarebbe  una  contradizione.  Percio  dice*  con 
tutta  ragione  il  Filosolb  ad  Alcssandro  Magno  se  po- 
tessi  io  parlare  di  Dio  ,  o  io  lard  un  Dio  ,  o  Dio  non 
sarebbe  Dio  ,  e  con  verita  disse  Y  Apostolo:  Que  sunt 
Dei,  non  novit   nisi  spiritus  Dei.  Ad  Cor.  1.  c,  2.  v.  10, 

SobUo    che  il  giovane  dalla  MetauYica  av;«\  iuipaialo 


(/)  ad  Rom.   I- 


1 35 

con  moltiplicf  argomenti  a  dimosti  are  Y  esistcn/a  di  Dio, 
e  conoscerlo  in  parte,  bisogna  passarlo  alia  &i  relatione. 
Solo  Dio    pu6    palesarci    ciocche    Egli  c  ,  e  ciocche  gli 
appartiene.   Ma  parlando    Dio ,     un  essere    iniinito  ,   per 
quanto    si    ahbassi  ,     e  si    adatti    alia  nostra  capacita  , 
sempre  parla  di  Dio  ,  e  da  Dio  ,  e  percio  restano  dopo 
la  di    Lui  parola    moltissime    cose*  anche  ascose  ,  e  ri- 
mote    della    nostia    cogni/ione  ,     Deus  inhabitat  lucent 
inacccssibilem  ,  dice  1'  Apostolo  ;  dunque  dalla  sola  Ri- 
velazione  ,  e  dalla    Fede  dobbiamo  noi  riconosceine  ,  e 
ritrarne    le  idee  ,    e  la  cognizione  di  Dio  ,  e  delle  cose 
sue.  Ragionando  1'  Apostolo  di  questo    argomento  chia- 
ramente  si  spiega  ;  perche  dopo  di  aver  inseg-nato  ,  cbe 
dalle    opere    esteriori  di  Dio  si  conoscono    le  sue  gran- 
dezze:    invisibilia  Dei  per  ea  quae  facta  sunt  ,  intelle- 
ct a  conspiciuntur  ;     poi  decide:  accedcntcm  ad  Deum  , 
oportet  credere  quia  est  ;  Yal  quanto  dire:  per  conosce- 
re  Dio  da  lontano  ,    basta    volger  lo  sguardo  alle  eiea- 
tui  e  ;    per  conoscerlo  per6  da  vicino  ,  \i  bisogua  la  fe- 
de: oportet    credere.     Questa    secondo  1'  Apostolo  presto 
ci  da  la  convizione    delle  cose  o  vogliamo  ,  ed  e  neces- 
sario  sapere  ,  e  ci  fa  conoscere,  ed  intendere  quelle  co- 
se ,    a  cui  non  arriva  la  scienza  ,    e  la  Filosofia:  percio 
diceva  il  gvande  Agostino:  credo.  ,   et  intellexisti. 

Da  questa  ineluttabile  veiita  ben  impressa  tm  cuore 
del  ^iovane  Candidate  ritrarra  egli  tutte  le  risorse  per 
jibattere  i  nemici  della  veraoe  Religione  ,  e  precisamen- 
te  i  Sociniani  ;  purehe  intenda  per6  in  tutta  Y  estizio- 
ne  T  applicazione  di  tal  novita  ,  bisogna  dare  per  primo 
trattato  quello  della  Religion    naturale  ,    e  riyelata.  Ma 


1 36 

e  stata  ,  una  e  ,  una  sara  la  religione.  Quella  stessa  , 
che  imj>resse  Iddio  nel  seno  d'  Adamo.  Se  cOstui  fosse 
perseverato  nello  stato  primiero  ,  non  sarebbe  abbisogna- 
to  altro  ;  ma  poiche  fu  la  ragione  svisata  dal  pecca- 
to  ,  e  deturpata  la  religione  ,  piacquc  al  Signore  ,  po- 
tenclolo  Egli  solo  ,  richiamare  1'  umanita  a'  suoi  clove ri  , 
e  rinnovare  ,  ossia  propone  quelle  stesse  natufali  veiita 
con  maggior  precisione  ,  e  cbiarezza.  Ed  ecco  come  ii 
Canctidato  vena  manodotto  a  conoscere  la  necessita  del- 
la  Rivelazione  ,  e  spaziarsi  nel  vasto  campo  clelle  verita 
rivelate  ,  e  conoscer  la  connessione  ,  e  ligame  dell'  una 
coll'  altra  ,  e  conchiudere,  cbe  una  e  stata  ,  c,  e  sara  la 
Religione. 

Tostoche  siasi  fondato  ii  giovane  in  queste  veiita  ,  c 
conosciuta  la  necessita  dclla  Rivelazione,  s'  impegnefa 
co' respettivi  argomenti  a  ciimostiare  ,  che  la  Rivelazio- 
ne e  santa  ,  che  Dio  ha  parlato  ,  e  che  questa  parola 
si  contenga  nel  libro  ,  che  clicesi  Bibbia  ;  ossia  S.  Scrit~ 
tuia.  Bisogna  j^eio  fargli  osservarc  ,  che  Dio  ha  parlato 
tie  volte  :  la  prima  nelP impiimere  nella  crcazione  nel- 
1  uomo  la  ragione,  cd  in  qncsla  la  religion  naturale  (a) « 
la  Beconda  per  mezzo  de'  Patiiarchi  ,  e  Profeli  ;  la  Icr- 
vn  per  la  bocca  del  8UO  unigenito  fatt'  uomo  ;  Per  mez?o 
di  eostui  ,  come  vciila  infallibile  manifesto  Dio  tutto  , 
e  qucllo  ,     che  neecssilava  per  le  cogni/ioni    dclla  l)i\i- 


(.i)  Ad  Rom.    2.    osienduHi   opus    legix    scriptwh  in 
cor  dibits . 


1 39 

liita  ,    c  quello  ,    cti  era  nccessario  per  educar    V  uorao 
ragioncvolc  ,  e  diriggerlo  al  suo  ultimo  fine. 

Ma  quest'  Uomo  Dio  conversando  cogli  uomini ,  c  fami- 
liarmente  co'  suoi  Apostoli  prescelti  ,  e  destinati  a  pro- 
pagarc  la  vera  Religione  rivelata  ,  tutto  disse  loro  ;  ma 
qucsti  non  tutto  scrisse  ,  protestandosi  il  diletto  Disce^ 
polo  ,  che  se  si  avessero  voluto  scrivere  le  dottrinc  ,  c 
opcre  ammirabili  del  Redentore  ,  non  vi  sarebbero  ba- 
state  le  carte  ,  che  avrebbono  empita  tutta  la  superficie 
della  terra.  Ed  ecco  come  si  manoduce  il  giovane  a  ri- 
conoscere  la  necessita  delle  Tradizioni  divine  ;  ed  Apo- 
stoliclie.  Di  fatti  V  Apostolo  quanto  istituiva  Tito  ,  e 
Timoteo  ,  gli  esortava  a  star  forti  nelle  dottrine  ,  che 
oltre  le  cose  scritte  ,  aveva  ad  essi  oralmente  dctte  , 
tenete  Traditiones  ,  e  poi  da  loro  il  norae  di  Sacro  de~ 
posito  :  depositum  custodi  ;  ed  altrovc  ricorda  che  aves- 
sero osservate  le  cose  o  dette  ,  o  scritte  :  sive  per  sermo  - 
nem  ,  sine  per  epistolam  nostram.  Qucstc  Tradizioni 
sono  chiamate  da  S.  Basilio  c.  7.  de  Sp-  S.  ant ic/ui ta- 
lis majestas  :  majorum  Traditio  ,  e  c.  27.  ex-asserva- 
tis  in  ecclesia  dogmatibus  aliqua  nabemus  e  doctrina 
scripto  tradita  ,  alia  voce  nobis  in  mysterio  tradita  re- 
cepimus  ex  Traditione  apostolica  :  quorum  utraque  vim 
eanidem  habent-  E  sono  tante  le  cose  in  Religione  ,  che 
si  hanno  dalla  Tradizione  ,  che  disse  lo  stesso  Dottore 
ncl  cap.  citato  :  dejiclet  me  dies  ,  si  ecclesiae  mysteria 
citra  script  urn  tradita  per  gam  recensere,  Questo  dimo- 
stia  T  unita  della  Chiesa  ,  la  quale  fondata  da  G.  C  ; 
propagata  dagli  Apostoli  non  ha  insegnate  altre  novita , 
che  quelle  rivclate  dal    Redentore  ;    e  percio  della  stessa 

12 


1 38 

ragion  sono  le  verita  scritte  ,  che  le  damniatiche  Tra- 
clizioni. 

Posto  dunque  e  stabilito  ,  che  la  parola  di  Dio  si  con- 
tiene  nella  S.  Scrittura  ,  e  nella  Tradizione  ,  intendera 
il  giovane  Candidato  ,  che  V  intei  petrazione  della  divina 
parola  non  e  opera  dell7  ingegno  umano  ,  ne  della  ra- 
gione ;  ma  che  dalla  rivelazione  stessa  debba  ricavarsi  11 
verace  senso  della  divina  parola  i.  perche  la  rivelazio- 
ne non  e  opra  umana  ,  ne  parto  della  ragione  ;  2-  per- 
che le  cose  ,  di  cui  tratta  ,  sono  infinitamente  superioii 
alia  ragione  ,  e  filosofia  umana  ;  3*  perche  non  volunta- 
te  humana  ,  sect  Spirilus  5.  inspirante  locuti  sunt  san- 
cti  Dei  homines  ,  disse  1'  Apostolo  S-  Pietro  Ep.  2.  c  I. 
y.   19.   20.   21. 

Ora  per  trattare  con  chiarezza  le  verita  rivelate  uopo 
e  prevenire  il  nostro  Candidato  di  quest'  irrefragabili  ca- 
noni.  1.  non  far  miscuglio  d' idee  livelate  colle  natura- 
li.  2.  Non  misurare  le  idee  rivelate  dalle  naturali ,  poi- 
che  essendo  di  un  ordine  infinilaaicnte  di  verso  non  am- 
mettono  comunc  misura  ,  come  dicono  i  Matcmatici.  3. 
Siccome  nolle  cose  naturali  non  si  possa  oltie  il  senso 
esterno  ,  od  intcrno ,  ed  il  ra/iocinio  dedotto  o  (Ml'  uno, 
o  dali'altro,  o  d' ainbedue;  eosi  nclle  cose  rivelate  non 
bisogna  passar  oltie  la  livela/ione  contenuta  nella  S 
Scrittiira  ,    e   Tradition*.    E   se    poi    pan  a    Lncontrarai 

qualehe  eonlradi/ione  IVa  le  voii'a  rivelate,  e  dimostra- 
te  ,  sara  apjiarenle  ,  non  veia  ,  gUcchi  ha  una  Verita 
irak-  dimostiala  ,  e  la  ii\cla!a  non  jmo  na^eei  eonhadi- 
tione  1  essendo  l,i  ve.ila  una.  Tenendo>i  presenli  (push 
canoni   non   pOtrAMl   inai    nsei;e  di  sliada  ,   cd   en  are. 


i  3q 

Pcrcio  predicava  l'Apostolo,  clie  in  materia  di  fede  , 
siccome  n©n  arrive*  la  piii  sublime  sapienza  ,  e  filosofia 
dogli  antichi  ,  cosl  giungervi  non  possono  le  piii  argute 
speculazioni  umanc  sortc  dagli  sforzi  clella  ragione  ,  e 
diceva  a'  Corinti  i.  c.  i.  Perdam  sapientiam  sapien- 
tiiim,  et  prudent i am  prudentium  reprobabo.  TJbi  sapienz? 
ubi  scriba?  ubi  conquisitor?  hujus  saeculi?  Nonne  stultitiam 
fecit  Dens  sapientiam  hujus  mundi,  ed  a'  que'  di  Golosso 
Videte  ne  quis  vos  dccipiat  per  philosophiam  ,  et  inch 
nem  fallaciam  ,  secundum  traditionem  hominum  ,  secun- 
dum elementa  mundi  ,  et  non  secundum  Christum.  Ed 
in  fatti  1'  intelligenza  delle  cose  rivelate  non  fu  lasciata 
dal  Rivelante  alia  ragione  ,  alio  spirito  privato ,  alia  di- 
sputazion  dell'uomo  ,  ma  privativamente  alio  Spirito  San- 
to autor  della  Rivelazione  :  Spiritus  Paraclytus  ,  quern 
mittet  Pater  in  nomine  meo  ,  ille  vos  docebit  omnia  ,  et 
suggeret  vobis  omnia  ,  quae  dixero  vobis.  loan,  i^..  Ed 
Egli  comincio  ad  eseguir  da  se  la  promessa  ,  perche  a~ 
peruit  illis  sensum  ,  ut  intelligerent  Scriptwas.  E  mille 
altre  osservazioni ,  che  possano  farsi  sulF  oggetto  nella  le- 
zione  del  Vangelo  ,  e  degli  Apostoli. 

Eeco  le  chiavi  principali  ,  colle  quali  puo  il  Candida- 
to  aprire  il  sacro  Tempio  della  Teologia.  Colle  verita 
naturali ,  ed  idee  naturali  restera  fuori  V  atrio  per  con- 
templarne  la  intelligenza  esteriore ,  ma  verra  rimosso 
dair  entrare  ;  dovra  deporre  le  idee  acquistate  ,  e  dispor- 
si  a  ricevere  le  rivelate.  Ricordiamoci  ,  che  quando  voile 
Iddio  parlare  a  Mose  da!  roveto  gli  ordino  che  si  fos- 
se scalzato  ,  locus  enim  ,  in  quo  stas  ,  sanctus  est  ;  e 
quando    gli    piacque    parlare    a'  Profeti  gli  faceva  uscir 


1 4° 

fuori  del  consorzio  umano  ,  e  faceva  aprire  i  cieli  ; 
Quando  calo  lo  Spirito  Santo  sugli  Apostoli  nel  Cenaco- 
lo  ,  erano  chiusi,  discorrete.  Tutte  manifestazioni  ,  che 
nel  Santuario  della  vera  Teologia  ,  che  parla  ,  e  tratta 
di  Dio  ,  bisogni  allontanare  le  idee  umane. 

Dunque  sara  ,  diiete  ,  inutile  la  ragione  ,  vano  lo  stu- 
dio   della  filosofia  :    ma  non  e  cosi  ,    perche  1'  Apostolo 
stesso    ci  avverte  ,    che  il  nostro  ossequio  alia  Religione 
debba  essere  ragionevole  ;  ed  eccoci  ad  tin  altro  oggetto, 
che  dee  analizzarsi  ,  e  chiarirsi  al  Candidate  di  Teologia. 
In  primo  luogo  e  da  osservarsi  che  V  Apostolo  col  ra- 
tionabile  obsequiiim    non    parla  della  sommessione  della 
ragione    alia    fede  ,     ma    bensi  del  culto  ,  che  si  dee  a 
Dio  Xoyixov  \arpfiav  c  dice,  che  non  basta  il  culto  c- 
sterno  ,   ma  piu  V  interno  ,  perche  Dio  e  Spirito  ,    e  bi- 
sogna  adorarlo  nelio  spirito  ,  e  nclla  vcrita  ;  e  questo  una 
conseguenza    naturale  ,    che  deducesi  dalla  ragion  natu- 
rale  ,  come  commenta  il  Grisostomo  ,  Tcodorcto ,    ed  al- 
tri  ;    percio  avea  detto  ,   che  il  nostro  corpo  deve  essere 
una  ostia  vivente  ,    Santa  ;   ed  accetta  a  Dio.   Riguardo 
poi    a    quello    che    la  cognizion  risguarda  della  verita  , 
chiaiamente    si  protcsla  ,     che  queste  non  gia  dalla  ra- 
gione debbono  ricavarsi  ,  ma  dalla  fede.   S&pere  ad  so- 
brictiUcni  ,    ct    uhicuu/uc    sicut    Dcas  divisit  mcnsurani 
Jidc'i.   ad    Iloiu.   c.    12  :   v.    3. 

M;i  Lo  amo ,  che  in  quest' articolp  il  mio  Candidate 
nassi  piu  innanzi  ,  e  si  tnetU  nello  si.iio  di  libattere 
lull  i  colpi  ,  che  sogliono  scagliare  i  Sociniani  ,  ed  i 
Saccenti  del  oecolo  abbagliati  di  speciosi  sofismi  deglin- 
cmlufi.  TutU  la  sommbsionc  che  noi  lodelvolincotti  pre- 


i4i 

stiamo  in  tutta  V  estinsione  alia  Fede ,  h  ragionevolissi- 
nia.  i.  pcrche  e  cosa  piu  ragionevole,  che  noi  ascoltia- 
1110  la  \oce  di  un  Dio  infallibile  che  quella  dell1  uomo , 
die  non  ha  in  scstesso  ,  die  mendacium  ,  et  peccatum. 
2.  pei che  essendo  le  cose  rivelate  fuori  della  sfera  delle 
umane  cognizioni  ,  e  cli  molto  supeiiori  alia  nostra  in- 
telligenza,  e  cosa  ragionevole,  che  sottomettiamo  la  ragio- 
n  e  alia  Fede  ;  e  dobbiamo  esser  molto  cententi ,  quante 
volte  non  comprendendo  ,  ne  sapendo  render  ragione 
delle  verita  rivelate  rispondiamo  ,  come  i  discepoli  di 
Pitagora:  otVTo<r  wpe  ipse  dixit.  Basto  neir  antico  Testa- 
mento  per  obbligare  gli  Ebrei  alia  esecuzione  V  espressio- 
ne  :  ego  Dominus  loculus  sum  ;  e  non  bastera  a'  figli 
della  gi  azia  ,  e  della  luce  ?  3 .  Quante  volte  sono  positi- 
vamente  dimostrati  tut'  i  motivi  della  credibilita  sino  alia 
evidenza  ,  e  cosa  ragionevole  ,  che  il  savio  sottometta  il 
suo  intelletto  alia  Fede.  Due  cose  noi  abbiamo  :  eviden- 
za di  credibilita  ,  e  rivelazione  ,  oggetti  rivelali  :  questi 
non  sono  tutti  evidenti  ,  ma  e  evidentissima  la  ragione  , 
che  ci  detennina  a  crederli  senza  specolazioni  ,  perche  e 
evidente  ,  che  Dio  gli  ha  rivelati.  Amerei  che  costoro  , 
che  tanto  inalzano  la  ragione  anche  sopra  la  Fede  leg- 
gessero  il  libro  della  Rivelazione  fatta  all'  esfcatico  di 
Patmos  ;  esso  era  chiuso  dentro  ,  e  fuori  ,  e  nessuno  si 
trovo  ne  fra  le  terrene  e  celesti  Creature  ,  che  fosse  sta- 
to  capace  di  aprirlo  :  il  solo  Agnello  divino  Sapienza 
del  Pad  re  fu  trovato  degno  ,  e  ca*pace  di  apiire  il  libro, 
e  sciorne  i  nodi  ;  ed  e  possibile  ,  che  un  uomo  ,  che 
appena  si  trova  iniziato  nella  umana  filosofia  ,  si  sollevi 
sopra    sestesso  ,    e    si  ereda  superiore  alle  celesti  Intclli- 


1^2 

genze?  La  ronocchia  credendo  poter  divcntare  ,  come  un 
hue  ,  crepo  :  cosi  accacle  a'  dotti  del  secolo  ,  dice  V  Apo- 
stolo  :  la  seienza  ci  rende  suberbi  ,  come  un  Lucifero  , 
e  *  ci  fa  concepire  il  sagrilego  disegno  d'  essere  simili  a 
Dio  neli'  intelligcnza  delle  cost*  di  Lui  ;  scientia  injlat  : 
la  sola  fede  operants  per  la  carita  e  quella  che  ci  edu- 
ca  ,  c'  istruisce  ,  e  ci  fa  capaci  di  penetrare  le  verita  ri- 
velate.  Quando  siamo  in  faccia  a  queste  ,  dobbiamo  di- 
re alia  nostra  ragione  :  non  andar  piii  avanti  :  hie  con- 
friges  turnentes  Jluctus  tuos.  lob.   38. 

Con  queste  cognizioni  ciopo  il  Trattato  delia  Religione 
2^assera  il  Gandidato  a  studiare  quello  de'Luoghi  Teologici 
per  salire  cosi  di  grado  in  grado  ad  impararc  a  disco rrere 
da  Teologo.  Si  avvezzera  a  here  he'fondi  lhnpidi,  e  distin- 
gue re  i  buoni  pascali  da'  pestilenziali  ,  e  le  sane  dott li- 
ne dair  erionee.  Imparera  che  Iddio  non  ha  lasciati  i 
figli  della  sua  credenza  soggetti  ad  esser  urtati  da  ogni 
vento ,  come  una  nave  senza  timone  ,  e  Piioto  ;  ma  ha 
formata  una  Madre  ,  in  mano  a  cui  ha  deposto  il  suo 
Te'stamento  ,  e  Y  ha  fatta  interprete  intallibile  della  sua 
volonta  ,  dalle  di  cui  mammelle  soltanto  si  pu6  suechia- 
ve  il  puro  latte  delle  cclesti  dottrine.  Mi  luim<>  ridere  i 
nostri  lilosofi  miseredcnli.  Quanto  il  Legislators  ha  for- 
mato  ,  c  sanzionato  il  codice  delle  leggi  ,  non  ne  lus<  it 
T  esecu/ione  ,  ed  intei  prela/.ione  a  tull'  i  suoi  iudditi  , 
mi  stabiliace  de'magistrati  pet  quest' oggetto,  etahrolta 
Lucia  a  lestafeo  la  diluddazkuie  <li  alcuni  punti  piu  iit- 
t  Igati,  i  oegheraae  a  Dioqueita  Prorrideoia?  non  mai. 
E^U  hi  dale  le  tarole  del  100  Testamento,  come  parla 
Aiostino*,  le  ha  depoeitate  in  mano  alia  sua  Chtesa,  ed 


1 43 

ha  stabilito  un  Magistrato  ,  che  ne  spicghi  le  cose  dif- 
ficili ,  e  ne  proponga  con  chiarezza  gli  avticoli ,  aycndo 
promessa  la  sua  assistcnza  ,  e  direzione  continua  ,  per- 
che  non  si  allontani  dal  Vero  :  questo  Magistrato  e  il 
sommo  Pontefice  ,  come  Capo  ,  e  Presidente  ,  e  1'  unio- 
ne  de'  Vescovi  successori  degli  Apostoli  ,  come  Giudici 
nclla  sala  di  tal  Magistrato.  Cosi  praticossi  nel  nascere 
della  Cliiesa  Santa  e  nella  sua  continuazione.  II  preten- 
dersi  da  un  particolare  farsi  giudice  in  materia  di  Re- 
ligione  ,  e  lo  stesso  ,  che  sVcgli  volesse  capricciosamente 
introdursi  ,  e  dar  legge  in  uno  de'  nostri  Tribunali  ;  o 
se  uno  volesse  paiiar  di  Astronomia  senza  pria  conosce- 
re  la  natura  de'  corpi  celesti ,  e  le  leggi  del  di  loro  moto. 

Nel  primo  concilio  degli  Apostoli  spiego  la  S.  Sciifc- 
tura  sulla  nata  controversia  S.  Pietro  ,  come  capo ;  ri- 
spose  Paolo  ,  e  Barnaba  rapportando  i  prodigj  operati 
dal  Signore  nelle  Genti  ,  e  S.  Giacomo  rapportandosi 
alia  decisione  di  Pietro  la  confermo.  Si  vedono  gli 
Apostoli  decidere  il  senso  delle  antiche  Rivelazioni  :  ma 
il  popolo  ,  ed  i  dotti  del  secolo  si  tacquero ,  omnis  mul- 
titude) tacuit ,  ascoltarono  le  decisioni  per  eseguirle  ,  ma 
niente  ci  posero  del  loro. 

Dopo  il  Trattato  de'luoghi  Teologiei  potra  indistinta- 
mente  passare  a  tutti  gli  altii  oggetti  rivelati  ,  e  cosi 
perfezionarsi  in  questa  scienza  drvina* 

Debbo  per6  fargli  osservare  due  cose*  i»  II  modo  di 
tiattare  le  matelie  Teologiche-  Questa  Scienza  si  divide 
jn  Positiva  ,  e  scolaslica.  La  positiva  abbraccia  le  sole 
materie  di  Fede  ,  e  la  nuda  esposizione  della  vei  ita  , 
come  si  contengono  nclla  S-  Sciittura  ,  Tiaduzioni  ,  de- 


1 44 

finizioni  dommatiche  del  sommo  Pontefice  ,  e  Concilj 
Gencrali  secondo  V  unanime  senso  de'  Padri.  La  Scola- 
stica  poi  tratta  le  matcrie  stesse  ,  ma  con  un  metodo  , 
diremo  cosi  ,  di  dibattimento.  Se  non  vi  fossero  stati 
eretici  contradittori  ,  basterebbe  la  positiva  ;  ma  per  ri- 
cbiamare  i  fanatici  al  dovere  ,  bisogna  cbe  il  Teologo 
non  solo  dimostri  la  verita  ,  die  propone  ,  ma  sciolga 
eziandio  i  sofismi  ereticali  ;  ut  potens  sit  exhortari  in 
doctrina  sana ,  et  eos  qui  contradicunt  arguere  ,  diceaa 
S.  Paolo.  E  questo  e  Poggetto  della  Teologia  scolastica. 
Basta  svolgere  gli  scritti  lasciatici  da'  Padri  in  tutt'  i  tem- 
pi per  dare  il  sano  giudizio  in  tal  materia.  Percio  non 
e  da  odiarsi  ,  e  disprezzarsi  la  scolastica  ,  come  fanno 
alcuni  non  profondi  in  tale  oggetto. 

Egli  e  vero  ,  che  questa  sorte  di  Teologia  tratta  delle 
questioni  ancora  ,  che  non  hanno  conncssione  col  dom- 
ma  ,  e  percio  si  crede  da  taluni  dovcrsi  risccare  :  «ia 
quest  i  hail  no  tutto  il  torto  ;  primo  percbe  non  sono  tali 
digiessioni  contrarie  alia  verita  dogmatiea  ,  anzi  la  sup- 
pongono  ;  secondo  percbe  cmpiono  la  mcnte  del  giovane 
Teologo  di  tante  cognizioni  Teologicbe  ;  tcr/o  percbe 
questa  tattica  e  sanzioiwta  da  scrittori  di  Teologia  ,  che 
fanno  onore  a  tutt'  i  secoli. 

Per  maggior  cbiarezza  recbiamo  qualcb'  esempio  :  e 
necessaria  la  grazia  per  fere  il  bene  :  eooo  il  domuM  ; 
come  operi  questa  ^ra/ia  ,  ecco  ]c  disputauoni  del  Teo- 
logo  ;  ma  questo  lede  il  doinma  ?  mai  do.  B1  necessaria 
r  intenzione  nel  ministro  ,  che  la  il  Sacramento  :  inten- 
zione  vera  ,  interna  ,  efficace  :  ecoo  il  domma  ,  Se  ]>*>i 
ijursia  intenzione  si  contenga  nel  rito  estcrno    fatto  <«>n 


1 45 

tutta  la  sericta  ,  e  colle  circostanze  dcterminante  il  mi- 
ni stro  ad  aggire  nel  nome  dclla  Chiesa ,  ecco  1'  oggctto 
delle  dispute  Teologiclic.  E  cosi  di  altre.  Bisogna  pero, 
die  il  Maestro  nelP  insegnare  la  Teologia  faceia  capire 
al  suo  candidato  quali  sieno  le  proposizioni  di  Fedc  ; 
quali  le  Adiafore. 

Final mente  e  da  osservarsi  ,  che  la  nostra  Religione 
cammina  con  due  ali:  una  dirige  P  intelletto  ,  V  altra 
il  cuore  ;  e  percio  dee  essere  la  Teologia  mentis  ,  et 
cordis.  In  una  parola:  la  Fede,  e'l  costume  analogo  alia 
Fede.  Ricordiamoci  che  la  statua  di  Nabucco  aveva  il 
capo  d'  oro  ,  altra  parte  di  duro  metallo:  eppure  una 
picciola  petruzza  la  rovescio  ,  e  la  ridusse  in  polvere, 
perche  ando  a  ferire  i  piedi  ,  ch' erano  di  loto.  Quan- 
do  il  costume  de'  credenti  e  di  loto  ,  e  facile  perder  la 
Fede  ;  lo  disse  cliiaro  1'  Apostolo  ,  bisogna  aver  premu- 
ra  per  una  buona  coscienza  ,  quam  quidam  repellentes 
naufragaverunt  in  Fide.  I  piu  focosi  eretici  ,  e  Mao- 
metto  per  tirare  ai  loro  partito  i  fedeli  allargarono  la 
briglia  al  senso  ,  e  corruppero  P  umanita.  Per  vincere 
gli  ebrei  non  seppe  dar  altro  consiglio  Balaamo  che  di 
tirarli  a  sensuali  piaceii.  E  cosi  discorrete.  Chi  vive  da 
savio  ,  chi  vive  da  buon  cristiano  non  cerca  novila  in 
materia  di  Fede ,  e  di  Religione* 


1 3 


i46 

Usciti  fuori  di  quel  sacro  recinto  ripiglio  il  Buona- 
mici  dicendomi ,  sig.  Canonico ,  dopo  il  lungo  ed  acu- 
to  esamo  fatto  ,  avete  vedulo  in  che  pessimo  stato  rat- 
trovasi  il  vostro  Seminario  ?  Mi  perdonerete  se  affermo 
senza  dubitazione  ,  che  per  il  cattivo  indirizzo  sconcia- 
mente  impediscono  il  felice  progresso  della  gioventu. 
La  somma  delle  cose  e  grandissima,  ed  io  liberamente 
ho  suggerito  al  rettore  la  norma  del  modo,conche  ha 
da  governare  quegli  alunni  alia  sua  cura  affidati.  Qual 
compassione  non  mi  desto  nel  petto  vedendo  que'  mal- 
avventurosi  figliuoli  incappati  in  tempi  cosi  miseri!  sig. 
Canonico  la  natura  non  manca  mai  di  far  nascere  in 
tutti  i  paesi  degli  spiriti  vivaci  ,  ma  a  formarli  vi  hi* 
sogna  locare  ogni  opera  ,  ogni  fatica.  Fra  quei  tencri 
fanciulli  .,  fra  quei  hiondi  giovanetti  vi  ho  ammirati 
molti  d*  ottima  aspettazione ,  e  di  vera  speranza  da  di- 
venir  degnissimi ,  che  potrehhero  render  nuovamente? 
chiare  ,  e  luminosc  queste  vostre  contrade,  quante  vol- 
te fossero  amorevolmcnte  ,  ed  ottimamente  ammacstrati; 
poiche  agcVolmente  gli  animi  nostii  si  muovano  a  quel- 
lo  ,  a  cui  la  natura  gli  ha  chiamali.  Tali  sono  i  vofi 
dclle  famiglie  ,  e  della  Dirxrsi.Piaecia  al  fonte  d1  ogni 
betie  di  hencdirc  dal  cielo  la  buona  volonta  di  que'  gio- 
vani  studiosi  ,  i  desiderj  do'  parent!  ,  c  le  speranze  di 
tutti  i  huoni. 

Ma  ditcmi  di  gratia,  sitf.  canonico,  con  Bincerita, 
in  (jnosio  termioe  delle  cose,  voi  che  vi  trovate  in 
fatto  penetraado  alia  radice  ,  quale  credete  ><>i  ossc-c 
stata  la  cagione  della  decadenza  (!'  questo  vostro  semi- 
nario  ?    e  bisogna      •'■•    Buonifmi  i  ,  che  io  dica  qii  | 


147 

die  lio  neir  animo  ,  ancorche  forse  paja  cosa  indegna 
a  dire  ;  ma  il  dire  la  verita  non  e  cosa  indegna  ,  poi- 
ciie  nicnte  e  di  lei  piu  degno  ,  e  poi  trattasi  d' un  af- 
fare  importantissimo  ;  tanto  niaggiormente,  che  voi  nel 
discorso  al  rettore  gia  ne  avete  dato  qualche  saggio* 
Rispondo  alia  vostra  domanda  per  sentire  da  voi  i  mez- 
zi  a  proposito  per  rinvigorire  se  fosse  possibile  il  se- 
minal io. 

La  sperienza  ci  ha  dato  pur  troppo  a  vedere  ,  che 
F  assenza  del  vescovo  fra  V  altro  ,  ha  causata  oltremo- 
do  la  dolorosa  ruina  del  nostro  seminario.  Dopo  aver 
tra  me  stesso  mclto  pensato  tocco  con  mano  che  la  re~ 
sidenza  e  ai  vescovi  un  obbligo  strettissimo  in  tutte  le 
circostanze ,  soprattutto  pel  governo  de'  seminar]  ;  A 
confermazione  di  questo  arrechero  due  similitudini  da- 
teci  dallo  Spirito  Santo  al  nostro  bisogno.  La  prima,  (i) 

II  ministerio  del  seminario  e  una  milizia:  il  vescovo 
ch'  e  il  duce  dev'  essere  come  un  re  chiuso  in  persona 
in  una  piazza  assediata  da'  nemici  —  II  Re  va  intorno  , 
e  '1  tutto  vede ,  e  cura  ,  altramente  la  piazza  sara  espu- 
gnata  ,  e  posta  a  sacco.  Ricordo  la  seconda.  (2) 

II  verbo  di  Dio  fatto  Uomo  G.  G.  ha  destinati  i  suoi 
Apostoli  perche  sieno  la  luce  del  monclo  ,  e  gli  ha  col* 
locati  sul  candeliere  per  illuminare  la  casa  di  Dio  ,  ( e 
dice  monsignor  Bossuet  ,  anche  piu  a  cagione  del  loro 
buon    vivere  ,    che  della    loro    dottrina )  j  affinche  non 


(1)  Eccl.  lib.  X.  2.  cane.    Trlcl.  sess.  2^.  de  re/or, 
(2)  Matth.   V.  i£.  1 5. 


1 48 

caclano  in  disprezzo  i  lore  Ministri.  Ma  se  la  luce 
ch'  e  in  noi  non  e  die  tenebre  ,  die  saranno  le  tenebre 
stesse  ?  La  riputazione  loro  si  diminuisce  ogni  di  ,  e  per- 
duta  la  riputazione  ,  e  i  fondamenti  ;?non  sara  poi  nul- 
la a  tempo  ,  quantunque  duplicassero  le  f  orze. 

Alcuni  di  questi  ministri  apprezzono  loro  stcssi  assai 
piu  clie  non  si  conviene  ,  percioche  V  amor  proprio  cor- 
rompe  il  giudicio  ,  apportandoli  falsi  immagini  dinanzi  , 
in  modo  ,  che  nello  stimar  sestessi  s' ingannano  dolcemen- 
te  ;  mostrando  troppo  di  saper  poco  ,  e  di  presumer  mol- 
to.  Conciosiacosache  di  giorno  in  giorno  all'  improviso 
nascono  de'  peiicoli  ,  che  per  allontanaili  vi  bisog-na  as- 
solutamente  1'  autorita  del  Yescovo  ,  ed  alloi  a  trovano 
il  peso  piu.  grave,  e  mala^cvole  ,  quanto  pama  pensa- 
vano  di  trovailo  piu  lieve  ,  ed  agevole. 

II  volgo  di  cui  non  vi  e  cosa  ne  piu  sciocca  ,  ne  piu 
insolente  ,  e  di  cui  proprio  e  non  intender  cosa  aicuna, 
che  buona  ,  o  virtuosa  sia  ,  compiacendosi  soltanto  delta 
pompa  csteriore  ,  stima  V  Episcopate  un  cccellentissimo 
benefieio;magli  uomini  di  buon  sentimento  lo  credono  con 
vcrita  un  ufficio,  ma  un  ufiieio  gravissimo,  e  laboriosissi- 
moj  perciocche  sotto  dellapparenza  degli  onori  ecclesiastic! 
sono  pesi  cosi  gravi  ,  ed  important!  ,  che  e  ben  ragionc 
compatire  a  coloro  ,  che  sono  chiamati  alia  cura  di  Pa- 
store.  Per  tanto  parendomi  avervi  abbastanza  informafo 
sulla  vostra  domanda  potrei  qui  finire. 

IMa  io  rogho  ,  perche  qui  mi  cade  applinto  in  ao- 
concio ,  fare  un  riflesso,  perche  mai  -li  abitanti  di  que- 
sti nnsiii  paesi  ,  i  quali  banno  per  altro  delta  intelli 
genza  ,  ed  aiiche  della  penetrazione  per   !<■    scienze  ,    le 


'49 

coltivano  poco.  Avcndo  fatto  considerazione  con  me  me- 
desimo  sopra  un  affare  cosi  grandc  ,  primo  luogo  co- 
nosco  ,  perclie  lo  studio  non  mai  lia  fatto  grfon  progress!, 
dove  il  picnrio  ,  e  la  gloria  ne  sono  separati  ,  e  se  vi 
fu  per  aecidente  qualclic  genio  felice  ,  divenne  subito  il 
bersaglio  dell'  invidia  ;  perclie  i  talenti  sono  stimati  vi- 
zj  ;  potendo  la  perfidia  assai  piu  che  la  purita  ;  e  Ja 
fiode  piu  assai  che  la  bonta  :  Ed  io  ne  ho  quella  com- 
passione  che  voi  stesso  vi  potete  immaginare ,  parendo- 
mi  che  oramai  non  sia  piu  sicuro  il  camminar  per  le 
strade  della  Virtu  ,  e  delta  Verita.  Ne  arreco  un  esem- 
pio  in  persona  di  un  Giovane  ,  che  ha  saputo  sostenere 
quest o  colpo  di  fortuna  con  franchezza  d'animo  ;  poiche 
colle  sue  virtuose  operazioni  corrispondenti  in  ogni  parte 
alle  pregiate  doti,  che  in  lui  si  trovano,  e  che  in  lui  si 
ammirano  forma  il  decoro  degli  uomini  onesti  della  sua 
patria  ,  e  sarehhe  stato  la  gloria  del  sacerdozio ,  se  non 
se  fosse  stato  attravesato.  Egli  e  il  signor  Giuseppe  Mar- 
toni  fu  di  Domenico  di  Pignataro.  Preghiamo  Dio  ,  per 
stabilire  in  lui  henbene  i  fondamenti  della  incdminciata 
carriera  mil  tat  ei  auxillam  de  sane  to. 

In  secondo  luogo  il  giudicio  che  ne  do  si  e  :  perclie 
vivendo  la  nostra  gente  ordinal  iamente  afflitti  da'  biso- 
gni  naturali  lo  spirito  non  puo  acquistare  facilita  di  ri- 
chiamare  le  idee  ,  di  ritinirle  ,  di  compararle  ,  onde 
arnano  piu.  soffrire  i  mali  della  natura  ,  che  la  pena 
della  fatica";  questo  bisogno  facendosi  sentire  con  tiran- 
nia  ,  inspira  a  coloro  che  ne  sono  i  martiri  tutti  i  mczzi 
per  sottrar^i  da  quello,  e  diminuiilo.  Ed  ecco  il  perclie 
siamo  condannatti  ad  essere  sempre  semplici  aiteiici  co- 
munali  ,  e  meschini  udmini  di  lettere. 


i5o 

Dctto  queste  cose  da  me,  ripiglio  nuovamente  il  Buo- 
namici ,  singolarmente  prima  cli  dirvi  i  miei  sentimenti 
sopra  i  vostri  dispiacevoli  riflessi  ditemi  di  grazia  per- 
che  voi  finora  non  avete  insegnato  privatamente  qualche 
giovanetto  clie  pvometteva  delle  speranze  ?  Avveitite  die 
quanto  non  sia  stato  uri  sotterraie  il  talento  ,  o  meltere 
la  lucerna  sub  medio  ?  giacche  io  veggo  con  somma  con- 
tentezza  mia  che  avete  lo  spirito  vigoroso  ,  e  la  carne 
non  e  ancora  inferma. 

Deh  cosi  fossero  in  me  ,  rispose  signor  mio  ,  come 
non  sono  ,  quelle  parti  ,  che  voi  dite  ,  e  so  che  voi  lo 
sapete  ,  ma  lo  fate  ,  perch  e  vorreste  che  ci  fossero  ,  io 
arrossisco  qualora  mi  fate  tale  ,  quale  io  conosco  di  es- 
sere  ;  io  sono  ignoraute  perche  conosco  me  mcdesimo  , 
o  non  mi  gabho  di  molto  ;  e  poi  a  chi  passa  settantot" 
to  anni  ,  e  prima  ancora  ,  incomincia  la  sua  iimana 
pianta  a  seccarsi  ,  ed  inclinarc  al  suo  interito.  Trala- 
seiando  io  adunque  la  risposla  al  capo  delle  lodi ,  come 
non  conveniente  a  me  ;  mi  conteutero  di  venire  al  rima- 
nonte  delta  sua  dimanda  ,  sulla  quale  dovrei  pur  taeere. 
Ma  pure  io  voglio  piu  tosto  esscr  tenuto  poeo  prudente 
in  compiaceivi  ,  che  poco  amorcvole  in  negarvi  qucllo, 
che  voi  amorevolmente  mi  chiedete  :  pregandovi  pero  di 
perdonare  a  voi  medesimo  le  mie  colpe  ,  come  a  eolui 
che  di  comtnctlere  questo  errore  mi  da  cagione.  Or  su 
giaeclic. 

hifdndum,   Boiiamice,  jubcs  rcnovavc  dolorcm- 

L  I  io  ne  sia  cosi  lustedito  c  lie  06  ftlggo  la  nn'inoria 
piU  che  mi  sia  possihilc  ,  in  poche  parole  scloi'llamrnlc 
m   dim  j  d  )])o  la  niorle  di   mio  fialcllo  accadula   ik!  di 


i5i 

5  scttembre  dell1  anno  1802  mi  ripatriai  ;  e  sebene  a- 
vessi  povtato  con  csso  me  lc  mie  impcrfezioni ,  che  col 
mutar  del  ciclo  ,  non  si  camhiano  ,  pur  tuttavia  con  o- 
gni  studio  incominciai  ad  istruire  alcuni  iigliuoli.  Ma 
cbc  il  dcmonio  che  s'  oppone  sempre  al  bene  frastorno 
un'  opera  cosi  santa  ,  c  cosi  accetla  o  Dio  ,  yenendomi 
impedito  P  insegnare  ,  e  1'  istiuire.  Gome  questo  sia  sta- 
to  ,  non  saprei  io  dirvi  se  non  cosi  fu.  Sospettai  qual- 
che  calunnia  ;  ma  qualunque  fosse  stato  il  motivo  ,  ii 
fatto  e  certissimo  ,  e  cosi  va  la  cosa  ,  ben  potete  per 
voi  pensar  quanto  dispiacere  ne  sentissi ,  pero  se  esser 
since  10  ,  ed  accur  ato  ecclesiastico  ,  e  non  essere  adula- 
-tore  ,  ne  iniquo  uomo ,  e  colpa  ,  confesso  in  ci6  aver 
peccato  ;  ma  di  tal  peccato  non  domandeio  mai  per- 
dono.  Ne  io  percio  sono  restato  n*ai  di  fare  il  debito 
mio  ,  come  ho  fatto,  avendo  sempie  fissa  nella  mia 
mente  quello  di  S.  Paolo  disse  ,  e  non  pote  mentire  : 
che  Virtus  in  injirmitate  perficitur.  Io  vivo  in  Pigna- 
taro ,  sicuro  porto  de'  miei  naufragj  ,  con  tanta  pace  , 
quanto  non  ho  mai  per  1'  addietro  gustata  dove  in  que- 
sto quanto  si  puo  da  ogni  parte  tempestoso  secolo  lieto 
mi  viyo  in  un  ozio  non  ozioso  co'  miei  libiecciuoli,  che 
nella  contiaria  fortuna  mi  sono  di  grande  ajuto  ,  poiche 
con  cssi  quante  volte  voglia  me  ne  viene  ,  senz'  alcun 
impaccio  ,  posso  liberamente  parlaie.  Signor  mio,  le  na- 
ture ,  gP  istinti  ,  i  desiderj  ,  i  piaceri  ,  i  giovamenti 
non  sono  pari  in  tutti  gli  uomini  ,  e  sieno  influssi  di 
stelle  ,  o  diversita  di  temperamenti  ,  o  varieta  di  cdu- 
cazionc  ,  molte  cose  dilettano  un  animo  ,  le  quali  no- 
lano  un  altro.  Io  non  sppendo  uniic  insieme    la  Govte  , 


l52 

e  la  Sagrestia ,  per  la  mia  debolezza  e  piu  acconcia  la 
vita  ritiiata  ,  e  quieta  ;  e  son  contento  serpendo  la  ter- 
ra ,  di  epilogare  il  fine  della  mia  vita  col  principio  del- 
la  mia  uativita.  JYacqui  povero  ,  morro  povero  ,  c  non 
me  ne  angustio  ;  percioche  se  il  nascer  povero,  e  morir 
povero,  e  colpevole  ,  non  v'  e  uorao  che  vada  scarico  di 
questa  colpa  ,  se  vero  e  che  Nihil  tulimus,  et  nihil  au- 
feremus  ,  ma  per6  portanvisi  alF  altra  vita  i  beni  del- 
T  animo.  Ma  voi  ,  caro  Buonamici  ,  ben  sapete  come 
questo  amplissimo  luogo  e  da'  filosofi  largamente  tratta- 
te  ,  da'  piu  degli  uomini  non  intcso ,  da  molto  disprez- 
zato  ,  da  pocbissimi  creduto ,  e  da  quasi  niuno  seguita- 
to.  Non  dico  ,  che  Dio  non  piova  sopra  di  me  della  sua 
pioggia  d'  oro  ,•  ma  contesso  ch'  e  simile  al  seme ,  che 
cade  sopra  la  pietra ,  e  tutto  e  per  diictto  ,  colpa  ,  ed 
incaj>acita  mia.  Ed  ecco  ,  signor  Buonamici  soddisfatto 
al  vostro  desiderio  ;  ed  ecco  perche  non  avendo  io  mc- 
ritato  a  cagion  del  mio  destino  ,  e  de'  miei  difetti  d'  es- 
sere  personalmente  impicgato  nelF  Apostolico  ministero,  a  I 
quale  per  altro  mi  sentiva  portarc  sin  da'  priini  anui 
del  mio  statu  Sacerdotale  ,  godei  di  poter  Blipplire  in 
(jucsio  pooo  colla  penna  ,  a  quel  molto  piu,  che  avrei 
ivi  pptutd  laic  colla  nresenza  ,  e  colle  voce.  E  nun  li- 
marro  di  pi$gare  Dio  ,  conic  ho  fatto  pel  passato  ,  che 
in  quest' ozio  santo  meglio  riconoeca  le  false  mostre  del 
mondo  ,  ptuc  troppo  avezzo  ad  ingannare  eon  le  appa- 
renze  sue  la  sempliciti  i\c  puori  ;  e   che    si   oompiaccia 

di    iniit.mni    liillo,  con    larmi   atlenderc  a  nic   s(,lo,  pian- 

•   mio  i  miei  peocati,  ed  appareochiandomi  a  morir  b 


1 53 

A  qucslo  racconto  fatto  da  me  ,  disse  il  BuOnamici  e 
purtroppo  mi  ha  conturbato  I'animo  in  sentire  1'  acerbo 
caso  occoi so  a  voi  ;  c  quel  ,  clie  piu  m'  incresce  sem- 
brami  che  qui  si  voglia  i  mi  tare  la  legge  dell'  Osticismo, 
sccondo  la  quale  era  no  mandati  fuori  di  Atcne  i  piu  ec~ 
cellenti  per  virtu  ,  e  per  gloria.  Ma  e  vbio  quasi  uni- 
versale ,  Sig  :  Canonico  ,  e  tutti  sanno  che  il  vizio  di 
sua  natura  e  nemico  capitalissimo  della  virtu  ;  e  dove 
non  e  luce  ,  non  e  ombra  ;  cosi  dove  non  e  virtu  ,  non 
e  invidia,  e  poi  la  qualita  de'  tempi  rivolge  lo  stato  del 
mondo  ,  e  muta  la  forma  alia  vita  civile  ;  e  fa  giusto 
quel  ,  che  gia  fa  ingiusto  ,  ed  ingiusto  quel  ,  che  per 
giusto  fu  tenuto.  Hipeto  mi  dolgo  di  tanta  vostra  di- 
sgrazia  ,  ma  mi  sono  rallegrato  assai  Ldi  vedervi  con- 
fonnato  tutto  alia  Divina  Volonta  ,  che  per  eseicizio  ,  e 
merito  vostio  ,  ed  esempio  d'  aitri  dispone  le  cose  in  que- 
sta  maniera.  Orsu  cosi  s'  affina  V  oro  :  ne  in  questa  par- 
te vi  e  sembrato  duro  sofferire  ci6  che  Gesucristo  ,  il 
quale  fu  Uomo  e  Dio  sofferse.  Io  vi  fo  fede  ,  che  me 
ne  sento  mirabilmcnte  consolato.  E  questo  so  che  vi  ba- 
stera  in  luogo  di  tutti  quei  sollievi  ,  che  in  simil  caso 
si  sogliono  dare.  Essi  a  far  male  ,  e  noi  ad  operar  bene. 

Vengo  finalmente  a  parlare  sopra  i  vostri  prenominati 
liflessi  ,  co' quali  mi  e  noto  1' infelice  stato  in  cui  osti 
litrovansi  F  Arti ,  e  le  Scienze  non  per  vostra  colpa  , 
ma  per  mala  soite.  Perche  la  virtu  non  ha  tanto  biso- 
gno  d'  esserc  ammaestrata  ,  quanto  d'  esser  ajutata. 


i4 


1 54 

Rispetto  alF  altro  riflesso  ,  che  riguarda  la  mancanza 
clella    residenza  ,    sembrami  non  fuor  cli  proposito  nar- 
rarvi    il  memorabile    fatto  di  quel    Veterano  die  aveva 
una    lite  in  Roma  ,    il  quale  avendo  veduto  stare  nella 
piazza  in  compagnia  de'  piii  grandi  della  citta  T  impera- 
tor  Augusto*,    pieno  di  fiducia  presentandosigli  aranti  , 
gli  fecc   istanza    di  prendere  la  difesa  della  sua  causa  , 
percbe  quello  era  il  giorno  della  decisione.  Accolse  Ce- 
sare    con    piacevoli    maniere    i  voti  del  supplicante  ,    e 
prontissimamente  gli  die  per  difensore  uno  di  que'  nobili 
della    comitiva  ,    e  caldamente  ce  'I  raccomando.  A  tale 
inaspettata  risoluzione,  Yedendo  il  Veterano  delusi  i  suoi 
conceputi  disegni ,  alto  alzando  la  voce  csclamo  :  At  non 
ego  Caesar ,  periclitante  te  Actiaco  hello  vicarium  quae- 
sivi ,  scd  pro  te  ipse  pugnavi ,    e  mostrogli  le  cicatrici 
delle    ferite  nella  battaglia  ricevute  Si  airossi  Augusto  , 
e    per  non  comparire  agli  occhi  del  pubblico  ne  super- 
bo  ,    e  ne  anche  ingrato  con  aria  graziosa  ,    ed  afiabile 
ando    a    patrocinare  cgli  stesso  il  litigante.  Dobbiamo  a 
Macrobio  la  notizia  di  questo  fatto  in  cui  riluce  Augu- 
sto   esser   nalo  all'  Iinpero.   Fatto  dcgno  d'  csser  iaiitato 
da  tutt' i  Vescovi  nelf  amrnuvistia/ione  delle  loio  Cbitse, 
i;iacbe  dove  non  e  Y  autorita  del  Vescovo  ,    non  si  pu<\ 
far    cosa    buona.   Gbe  anzi  per  maggior  inooraggimento 
a   tan  to  opeiare,   c  per  caivarne,   ch'ttflt,  e  tutl  i  l>u<>« 
ni  dcsideratio  ,   voglio  recarne  un  cliiarisshno  esempio  di 
un   vero   PadbfC  ,     e  Pastore  vivenle  ,     il  quale   nello  sea- 
broso  icntiero  ddl1  Epbcopato  potrebbe  servire  per  gui 
da    ai    suoi   FiaUlli  j    l-   non  accade  cercarlo  Ionian  »  , 
Egli  i  1  hoImr-  e  /elantc   licivescovo  di    Capua  France* 


1 55 

sco  Sena  do'  Duclii  di  Gassano  Patrizio  Napolitano  ,  e 
Genovese  ,  chc  per  i  suoi  meriti  e  stato  inalzato  all'emi- 
nente  grado  di  Sena' ore  della  Republica  Sacerdotale, 
cioe  ,   Cardinale  di  Santa  Chicsa. 

1/ Eminentissimo  Arcivescovo  ha  questa  cosa  della  re- 
siden/a  hen  considerata ;  impercioche  tutto  vede  co'  suoi 
proprj  occhi ,  e  tutte  I.e  cose  bilancia  colla  sua  bonta  t 
e  giudicio  ,  facendo  tutto  ci6  che  crede  prolittevole  alia 
sua  Diocesi  ;  ne  Y  opere  della  sua  gelosa  cura  giammai 
affida  ad  altri  ,  i  quali ,  dice  egli ,  sempre  piomettono 
assai  ,  e  fanno  poco  ;  non  volendo^  esser  attori  altrui 
senza  molto  utile  loro  ,  e  per  lo  piu  con  molto  danno 
della  giustizia.  Egli  e  cosi  saldo  in  questo  lodevolissimo 
pioposito  ,  che  spesso  vipete  col  Santo  Re  Davide  —  Si 
mei  dominati  non  fuerint ,  tunc  irnviacidatus  ero  ,  et 
etniuidabor  a  delicto  maximo  ;  onde  sta  sempre  fisso 
nclla  residenza  in  una  continua  iuota  di  fatiche  senza 
dar  ascolto  ,  che  alia  sola  Verita  ,  promovendo  sempre 
coloro  che  sono  gli  uomini  piii  da  bene  ,  ed  i  piu  pro- 
prj agl'  impieghi  ecclesiastic*!.  II  fondator  di  Chiese  ,  cosi 
lo  chiamo  io  ,  non  manea  d"  impiegare  tutt*  i  mezzi  e 
fare  ogni  opera  perche  tenga  lontani  dalla  sua  Yigna  i 
peiicoli  che  vanno  attorno  ,  e  che  di  giorno  in  gioino 
all  improviso  nascono  ,  usando  anche  alle  volte  la  vc:- 
ga  per  correggere  ,  e  raddiizzare  cio  che  vi  ha  di  torto, 
e  di  difettoso ;  siccome  le  fasciaturc  de'  medici ,  le  quali 
quantunque  apportassero  noja  ,  e  dolore  all'  infermo  , 
\nir  tuttavia  altro  non  fanno  che  rimettcre  ,  cd  obbliga- 
re  a  stare  nella  loro  situazione  naturalc  le  parti  sloga- 
re.       quel  che  piu    monta  si  e  la  cu  ra  del  Seminario. 


1 56 

Egli  si  rende  quasi  inhnitabile  in  una  tal  materia  ,  sa- 
pendo  clie  e  la  piu  unpoitante  ,  e  di  maggior  pensiero, 
cbe  quante  altre  insieme  Egli  n'  abbia  con  tutta  la  sua 
Diocesi.  Felice  Seminari'o  !  dal  quale  sicuramente  usci- 
ranno  come  dal  cavallo  Trojano  in  poco  tempo  eccellcn- 
tissimi  uomini  ,  ch'  empiranno  non  pure  la  Diocesi ,  ma 
il  regno  delta  gloria  del  nome  loro.  Felici  i  popoli  se  i 
loro  Vescovi  non  dassero  clie  simili  esempj.  Io  vi  ho 
detto  in  un  fiato  ci6  ,  cbe  aveva  bisogno  di  un  compito 
discorso.  Vi  basti  pero  questo  esempio  molto  rare  a  tem- 
pi nostri  ,  a  confusione  di  taluni  aml)iziosi  f  cbe  metto- 
no  sossopra  il  mondo  per  intronizzarsi  ,  e  vestire  que* 
panni  tinti  di  privati  colori  ,  e  la  cura  poi  anncssa  al 
loro  Ufficio  addossarla  ad  altri  ,  e  credono  di  opevar  sa- 
viamente  stando  sulla  fede  di  quelli  ,  cd  intanto  nulla 
essi  vedono,  ne  sanno  la  verita;  e  qualunque  sia  la  loro 
buona  intenzione  ,  capacity  ,  e  prudenza  ,  eglino  sono  in- 
gannati  ,  c  venduti  ,  e  danno  le  caricbe  a  cbi  meno  le 
merita  ,  e  le  togliono  a  cbi  sarebbe  piu  alio  ad  escrci- 
tarle.  Io  tutto  mi  raccapriccio  quando  considevo  il  detto 
del  profondo  Taeito  O/ficia  vciuilia  sunt  $igna  cade  litis 
imperii.   Quando  gli  ui'iiej  vendonsi  alle  loro  passioni. 

Signor  Canonico  :  duolmi  assai ,  olio  quesli  miei  delli 
non  abbiano  ItlOgO  prcsso  il  vostro  Vescovo  ,  a  oui  di- 
ce^  essersi   vi/iala    la    uieule  ,   e   quasi  appassila  dalla  de- 

crepita  eta,  fenircli  a  poco  a  poco  nianqando.  Sallo  Id- 
dio  se  gli  porto  quella  compassione  clie  ad  un  Paplorc, 
c  ad  un  renerabile  Vecchio  ii  dee  pott,arc;  Dio  chiamo 
in    mio  testimonio  ,    il  quale  <•  solo  scrutator*:  de'euori 


i5n 

4 

iimani.  Signor  Canonico  y  altro  ajuto  vi  bisogna  die  il 
mio.  Se  io  potessi  non  sarei  negligcnte  in  vosl.ro  bene- 
ficio  ,  potete  pensare  >  che  non  lascierei  alcuni  degli  ui- 
ficj  a  nic  possibili  ,  come  il  debito  ,  ed  ogni  iagione 
vuole.  Se  pero  il  niente  e  buono  a  far  qualche  cosa  , 
vedendft  io  adunque  die  V  incurabil  nostra  piaga  (  la 
quale  vi  sta  consumando  a  poco  a  poco  )  non  puo  da 
ultra  mano  ,  che  da  quella  di  Dio  ,  e  del  Re  aver  soc- 
corso  ,  Vi  consiglio  di  ricorrere  al  benigno  favore  ,  ed 
eificace  rimedio  di  Sua  Macsta  ,  supplicandola  quanto 
piu  umilmcnte  potete  a  degnarsi  di  soccorrervi  in  un 
nego/io  della  ma^gior  importanza  ,  cha  aleun  altro  , 
che  possa. 

Voi  ben  sapete ,  che  il  Re  vive  impiegando  la  sua  po- 
test a  ,  peiche  Iddio  che  a  lui  la  concede  resti  servito  ; 
e  tiene  mano  alia  esecuzione  della  sua  Legge  ,  apparte- 
nendo  a  Lui  de'  Ganoni  ,  e  delle  regole  Ecclesiastiche  la 
esecuzione  ,  la  protezione  ,  e  la  difesa.  Da  cio  potete 
pensare  quanta  obbligazione  abbia  di  darvi  ri  medio  il 
nostro  Re  ,  che  de'  suoi  popoli  si  puo  dire  anima  pi  a 
tosto  informante  ,  che  assistente  ;  il  quale  stima  come 
suo  proprio  il  bene  ,  ed  il  male  de'  suoi  soggetti.  Cento 
esempj  lo  farebbon  vedere  ,  se  la  cosa  fosse  dubhiosa  , 
ma  e  manifests  appresso  ognuno  ,  che  solamente  mira 
il  carico ,  che  Dio  gli  ha  posto  sulle  spalle  ,  e  nien- 
te piu. 

Le  braccia  poi  delle  sue  forze  sono  lunghissirne  ;  ed 
alia  prudenza  sua  niente  c  impossibile  ;  adunque  siate 
sicuro  ,  che  scarichera  la  coscienza  sua  come  dee  ,  e  eon 
quello  stesso  affctto  che  farebbc  per  la  educazione  degli 


i58 

stessi  Piineipi  Rcali  suoi  amatissimi  Figli  ,  egli  (ringra- 
ziamone  il  Giolo  )  e  vero  strumento  di  sua  Divina  Mae- 
sta  ,  attissimo  ad  operar  bene  ,   cd  a    fare    ogni    g-ioi  no 
cose  magnifijhe  ,  e  Reali.  Pregate  dunque  Dio  die  gf  in- 
spiii  cosa  debba  fare  ,  e  mostri  ancora    a    voi    cosa    si 
debba  domandare.   Replico  pertanto  ,    che  sia    oia    non 
meno  necessario  ,  die  utile  partito  ricorrere.   Conosciuto- 
si  poi  esser  bene  ricorrere  al  Principe,  necessario  e  an- 
cora farlo  piu  tosto  cbe  sia  possibile  :  percioccbe,  cssen- 
do  senipre  nelle  gravi  operazioni  ,  dopo    il    savio  consi- 
glio  ,  circa  1'  esccuzione  ,  ogni  dimora  pericolosa,  ponen- 
dovi  a  riscliio  del  non  esseni  in  tanta  occasione  saputo 
\aleie  della  bonta  del  nostro  Sovrano. 

Mi  dircte  forse  che  giovano  a  noi  le  provvidenze  rcali, 
se  poi  gli  effetti  seguiranno  scinpre  in  contiaiio  peggio- 
jando?  Non  basta  cbe  il  Re  oidini  bene  le  cose  sue  , 
se  quegli  cbe  ha  da  eseguirc  ,  escguisce  diveisainente  , 
e  le  abusa  ?  Meglio  saiebbe  in  un  tanto  intcresse  tn  oc- 
casions cosi  urgente  fare  quelle  altri  Santi  Re  lodati 
nclla  Stoiia  Sagra  ,  ed  Eeelesiastica  feceio  altre  molte 
><>lfe  impicgando  i  nicdcsinii  niezzi  ,  ed  applicando  le 
medesime  medicine  per  o(  leucine  i  nicdcsinii  salulari  ef- 
ietti.  Fare  una  rispeitosa  rhnost  ran/a  aecio  niandassc 
uomini  zelanii  del  bene  puhblioo  ,  daado ,  come  inte- 
ressati  aneh'essi  nella  causa,  quegli  ainorevoli  consigli 
cbe  giuclicasseio  in  propositi) .  Vcnissero  vindicatori  tali 
cbe  sapessero  per  cspciienza  quel  ,  cbe  convenga  ,  cd  i 
pailili   cbe   sjiesso  al  lii  e  coslrello   di    pigliar  sulfallodi- 

saiuinando  tutte  le  cose  eon  ogni  vicilanxa ,  ed  industria 
per   giovamento  de  Suddiii.  Cosi  face  il  Santo  lie  Gio 


i  5q 

salat ,  imitato  poi  tla  trc  gran  Santi  Principi  Stela  no  re 
d'  Unghcria  Luigi  re  di  Francia  ,  e  Vincislao  Duca  di 
Boemia  ;  e  vollero  con  fare  cosi  inscgnarci  quello  ,  che 
dovriano  fare  gli  altri  Re. 

A  questi  miti  raziocinj  rispose  il  Buonamici  di- 
ccndo  ,  Signor  Canonico  ,  io  approvo  il  vostro  giu- 
dieio  ,'  consultando  i  vostri  interessi  fate  tut  to  il 
possibile  per  adempire  cio  ,  che  voi  avete  dritto  d-  as- 
pettare  dal  Sovrane  all'  uopo.  Molte  altre  ragioni  a  con- 
fe  rmazione  de'  vostii  sentiinenti  vi  potrei  allcgare  ,  ma 
non  voglio  piu  tediarvi.  Doletevi  poi  del  mio  poco  sa- 
pere  ,  se  i  miei  consigli  non  sono  stati  prudenti  ;  ma 
non  della  mia  fede  ,  e  fate  tut  to  cio ,  che  il  vostro  ani~ 
mo  piii  esperimentato  del  mio  vi  persuade.  Caro  amico, 
io  altro  non  so  che  mi  dire.  Spendete  ogni  mia  forza 
in  bcneficio  vostro  ,  che  piu  pronto  mi  troverete  a  ser- 
vhvi  ,  che  ^avio  non  mi  avete  trovato  a  consigliarvi. 
State  sano  :  raccoinandandomi  a  voi  di  vero  cuore  ,  e 
pregandovi  cumulatissime  grazie  dal  Signor  Iddio.. 

Dio  vi  prosperi  ,  diss'  io  ,  nel  viaggio  di  Napoli  a 
consolazione  de'  vostri  congiunti  ,  degli  amici  ,  e  mia 
in  particolare.  Io  resto  col  desidcrio  di  rivedervi  fVa  bre- 
ve in  questi  nostri  paesi  ,  ne'  quali  vi  giuro  che  siate 
piu  che  nccessario. 


Sinrlaci  ,  cletti  ,  decurioni  ,  voi  tutti  che  componete  i 
piccioli  senati  di  questi  nostri  naturali  paesi  ;  voi  siete 
i  ministri  della  Legge  del  Re  ;  sotto  la  vostra  cura  e 
posta  la  fclicita  della    patria  ,    voi    nelP  ordine    politico 


i6d 

siete  a  noi ,  came  i  figii  alia   genetrice    nell'  ordine  na- 
turale  ;  all'  autoiita  ,    ed  integrita  del   vostro  magistrate) 
sono  affklati  gli  affari  del  Pubblico  ,    percio    dovete  at- 
tendere    con  maggior  opera  che  non  attendea  la  pecchia 
al  suo  faio  ;  a  ci6  siete  tenuti  per  legge,  per  giustizia, 
per  carita  ,  per  religione  :  Sento    pero    un    dolor   vivo  , 
debho  pur  dirlo  ,  vedendo  le  vostre  cure    in    parte    ne- 
glette  ,  e  trascurate.  Voi  credete  ,  e  forse  non  senza  ra- 
gione  ,  d'  aver    compiti  i  vostri    uffizj    qualora   abbiate 
hen  amministrate  le  rendite  del  pubblico ,  che  le  strade 
sian  pulite  ,  che  le  hotteghe  sian  hen  provvedute,  e  che 
sian  giusti  i    pesi.  Se  voi  cosi   credete    shagliate  il  con- 
feggio;   levatcvelo  di  testa  :   non  e  qnesto  il  solo  ;  ma  il 
principale  vostro  dovcre  e  hensi  allontanare  dalla   patria 
i  vi?j  ,  e  la  corruzione  ,    e    conformarla    con    belli ,     e 
santi  custumi;  per  bellezza  di  costumi  intendo  le  virtu  ; 
cioe  lo  disci plina  ,  la  mansuetudine  ,  la  concordia  ,  1'  a- 
mor  del  Vero  ,  e    dell'  ordine  ,  c    la  pura  e  santa  Reli- 
ligione  di  Gcsucristo  ,  ch'  e  la  vera  luce    che    illumina 
T  intelletto  ;  ed  ora  piu  che  mai  ne  abbisog-na  ,  mentre 
le   facende  pubbliche  altro  modo  non  Iianno  di  riaversi 
dalT  crrore  in  cui  si  trovano.   Che  scene  luttuose  non  fix 
egli   nnsccre  il  vizio    nel    monilo  \  il    seme    ontle    a  noi 
suoucciarono  inesprimibili  mali  fu  una  indocilitik  di  spi- 
ritO  ,  ed  una  dmczza  di  cuore  niente  comune  ;  traspor- 
taii  i  nostri  national!   dalle    loro  ree  passioni  ,   non  to- 
lendo  §otto«tare  a  quell' autoiita  legittima  di  regime  «otto 

mi     CI    siamo   inco'itra'i   di     \iveir  ,     si    ahliandonarono  , 

cosa  dura  e    detestabile!    w ituperosamente  ,    e    perduta- 

mrnle   in    preda   all1  0008680  ,    UU    p.»^s<>   COtantO    inseQSatO 


i6i 

ha  dato  al  nostro  regno  un  colpo  funesto  ,  perocche  ,  e 
Plutarco  che  da  pro  fond o  politico  parla  ,  «  in  tal  caso 
»  avvenne  a  noi  ci6  clic  avvenne  appunto  a  quel  drago- 
»  ne  ,  la  coda  del  quale  ,  come  racconta  la  favola,  vc~ 
»  nuta  cssendo  in  dissenzione  col  capo  ,  prctese  di  vo- 
»  ler  anch'  essa  andar  innanzi  a  vicenda  ,  sdegnando  di 
»  star  soinpre  al  di  dietro  di  quello.  Prcse  ella  pero  la 
»  direzione  ,  ma  ridusse  ben  tosto  a  male  se  stessa  mo- 

*  vendosi  senza  discernimento  ;  cd  andar  fece  squojato, 

*  c  lacero  il  capo  ,  che  costretto  era  tener  dietro  ,  con- 
»  tro  natura  ,  a  quelle  parti  che  cieclie,  e  sorde  sono.  » 
fin  qui  T  ammirabile  Sciittore.  Cosi  appunto  nostro  mai- 
grado  veggiamo  esscre  accaduto  a  noi  negando  la  dovu- 
ta  subordinazione  al  Sovrano.  Promisero  i  malcontent! 
di  modcrare  i  daz]  ,  riformare  gli  abisusi ,  e  promisero 
tutte  le  altre  cose  ,  che  sogliono  promettere  coloro  ,  che 
vogliono  far  servire  a'  loro  interessi  il  pretesto  del  bene 
pubblico  ;  tutto  pero  era  permesso  a  loro  ,  sfogando 
ciascuno  impunemente  le  sue  malnate  passioni  ;  in  tal 
guisa  il  regno  Iacerava  di  per  se  stesso  le  sue  viscere. 
Lo  replico  piu  volte  ,  perche  non  mai  si  dice  abbastan- 
za  :  una  deve  essere  V  idea  de'  sudditi  ,  una  la  volonta  ; 
cosi  comanda  Dio  ,  il  quale  indivisibile  di  sua  natura 
non  ammette  in  se  divisione  ,  ne  mai  favorisce  la  di- 
scordia  negli  altri.  Uniamo  adunqe  i  nostri  voleri  a  que' 
di  Dio.  Stando  siccome  pecchie  attaccaH  sempre  insie- 
mc  ,  ed  intesi  alia  difesa  del  nostro  Re. 

S  il        modello  del  pio  Re  Giosafat,  il  quale  atterrata  1*  i- 
dolatiia  ,  volendo  ristabilire  il  culto  a  quel    J)i^  viven- 

i5 


l62 

te  t  che  a  forza  di  sorprendenti  miracoli  avea  liberati  i 
loro  padri  dalla  schiavitu  dell'  Egitto  ,  invio  i  primarj 
del  regno  ,  come  sopratendenti  ;  i  Leviti  ,  e  Sacerdoti  , 
come  catechisti  ,  colla  leg-ge  nelle  mam  per  insegnarla 
in  tutte  le  citta  di  Giuda.  Su  tal  lodevolissimo  esempio 
il  nostro  Re  correggitore  de7  nostri  reissimi  costumi  ,  in 
tale  sconvolgimento  di  cose  compassionando  i  suoi  sud- 
diti  ,  e  volendo  preservaili  dal  rischio  di  rimaner  de- 
solati  ,  quasi  medico,  che  risanar  volesse  il  suo  regno  , 
senza  usar  di  que'  rimedj  che  apportan  dolore  ,  con  u- 
na  Ministeriale  diretta  al  Gardinale  Arcivescovo  di  Na- 
poli  in  data  3  novembre  1821  ha  ordinato,  fral'altro, 
di  ristabilirsi  le  scuole  nel  Reg-no  ,  come  unico  farmaco 
contro  il  pestifero  velcno  ,  aflinche  i  figlfuoli  hen  gui- 
dati  dalla  educazione,  fatti  adulti  introducessero  una  nuo- 
va  forma  di  vivere  ,  e  riparassero  co'  loro  purgati  co- 
stumi che  una  trista  prog-eme  hon  ne  generasse  un  altra 
piu  trista.  Ottimo  consiglio.  Ed  ancorche  Y  operazions 
non  riesca  cosi  tosto  ,  non  e  da  maravigliarsene  ,  con- 
siderata  la  stagione  ,  la  natura  del  male  ;  c  la  copia,  c 
malignita  degli  umori  ,  che  rendono  la  cura  lunga  ,  e 
difficile  ;  ma  per  mio  parcre  non  e  poco  ,  sempreehe  si 
venisse  gixadagnando.  Ma  mi  si  ristringe  il  cuore,  che  , 
abbenche  la  retta  intenzione  del  Sorrano  siasi  oonosciu 
ta  ,  pur  tuttavia  non  venghi  secondala  eon  ajuto  pro- 
porzionato. 

Ma  mi  direte  csscr  cosa    difficile    ail   infondere  intrl- 
ligcnza   a   chl    non   nc   ha,   He   ha   |>unlo  voglia  d'  avei  m'; 

ed  esserc  asbai  piu  difficile  far  nasoere  la  volonta  a  cbi 
h  aflatto  priyo  d' intendimento.   Non  me   i^noto:  e   s<» 


i63 

die  lo  spirito  dell'  uomo  forma  to  da  Dio  con  un'  attivi- 
ta  sorprendcnte  ,  lasciato  nclla  sua  piena  libcrta  non  sa 
soJQfiir  le  violenze.  Volcrlo  addhittura  rimproverare  ,  c 
corrcggerc  ,  e  lo  stesso  die  il  volerlo  rendere  piii  osti- 
nato  ;  rli  si  mostri  a  poco  a  poco  la  verita  ,  gli  s'  insi- 
nui  ,  ma  con  dolcezza  ,  la  cognizione  de'  suoi  doveri  ; 
gli  si  lasci  libero  il  campo  di  rifletteivi  da  se  ;  cosicche 
quasi  ingannato  creda  frutto  de'  suoi  pensamenti,  quello 
che  sara  solo  effetto  di  un  rimproYero  fatto  a  tempo,  di 
una  istruzione  ben  regolata  ;  scorga  sotto  V  apparenze  di 
un  altio  il  proprio  difctto  ,  ne  veda  tutt'i  disordim  ,  e 
tutte  Ic  conseguenze.  Imitate  poi  quegli  amanti  ,  che 
quantunque  non  ottcngono  il  loro  fine  ,  pur  non  resta- 
no  da  far  nuove  istanze.  L' affaticarsi  in  somma  per  cor- 
reggere  il  depravato  costume  e  un'  opera  lodevolissima  , 
e  meritevole  ;  nia  ,  lo  replico,  si  faccia  con  dolcezza.  Si 
colic  vostre  dolci  maniere  dovete  traerli  colla  persuasione, 
e  colla  ragione  alia  necessita  di  obbedire  alia  Potcsta 
Suprema.  Gosi  opcrando ,  io  spero  ,  che  siccome  si  rat- 
trista  T  infermo  bevendo  le  medicine  amare,  ma  poi  per 
▼ii  tii  di  quelle  riacquistata  la  pristina  salute  ,  bacia  vo- 
lontieii  la  medica  mano  die  la  poise.  Vorrei  che  gli  ef- 
etfti  mi  rendessero  buone  testimonianze. 

La  carita  dclla  patria  e  come  un  nodo,  Y  oro  che  ci 
lcga  tutt' insieme ,  per  cui  tutte  le  anime  rette  debbono 
procurar  in  comune  ,  e  vicendevolmente  la  nostra  sal- 
vezza  ;  quest'  oggetto  ci  tocca  troppo  da  yicino,  e  c'  in- 
to ressa  moltissimo  ;  e  se  I'  autorita  mia  ha  punto  di  vi- 
gore  nel  cospetto  vostro^,  in  quelle  cose  specialmcnte  , 
che  io  tocco  con  mano  ,  vi  consiglierei  a  darci  soccorso. 


x64 

Dopo  si  fatta  consiclerazione  non  posso  trattenermi  d' 
invit  ire  i  Gurati ,  e  tutt'  i  ministri  del  santuario  ,  di 
qualunque  grado  essi  sieno  ,  a  raddoppiare  il  loio  zelo 
per  rimuovere  il  pubblico  da  quest!  delitti  ,  contro  i 
quali  le  leggi  hanno  si  poco  potere.  Questa  e  una  occa- 
sione  fra  tante  in  cui  si  sente  ,  come  il  soccorso  della 
religione  Cristiana  e  necessario  ai  mantenimento  dell'  or- 
dine  pubblico  ,  ed  e  il  freno*  piu  salutare. 

Io  sono  figliuolo  di  una  vostra  Comunita  ,  io  sono 
tutto  vostro  ,  non  pure  per  le  Comunita  ;  ma  per  li  lo- 
io paiticolari  ,  i  quali  tengo  tutti  per  fratclli ,  e  mag- 
giori  miei  ;  a  tutti  adunque  in  buona  grazia  quanto 
posso  mi  raccomando. 

4  Tempo  e  ormai  clie  il  mio  lettore  raccolga  i  suoi  pcn- 
sieti  dissipati  foise  dalle  mie  si  vaiiate  narrazioni,  e  de- 
posto  sul  tavolino  il  mio  trattato  ,  scorra  tutt'  i  miei 
divisamenti  ,  e  mediti  seiiamente ,  se  abbia  io  dipinto 
co'  suoi  veri  caratteri  il  Vizio  ,  e  la  Virtu  \  cioe  ,  se 
abbia  posti  in  ta!c  vista  i  difetti  ,  die  dovrebbe  il  vizio 
arrossirsi  ,  ed  il  vizioso  per  erubescen/a  cmcndarsi  ;  e  se 
abbia  contemporaneamcnte  dipinta  co'  proprj  eolori  la 
»hcllczza  della  virtu  ,  onde  ciascuno  s'  invagbisse  d1  ab- 
hracciarla.  Se  i  miei  liflessi  gli  avra  ritrovati  convcnien- 
ti  alio  scopo  prefisso  ,  io  ne  godo  ;  in  caso  contrario  ne 
iocolpi  i  miei  scarsi  talent]  ,  che  non  ban  no  saputo  cor- 
lispoodere  alia  graodezza  della  materia* 


i65 

PIGNATARO 

Questa  Terra  Capoluogo  del  suo  Circonclario  ,  a  cui 
va  unito  il  vicino  Partignano  e  in  perfctta  pianura  si- 
tuata.  Essa  e  lontana  sei  miglia  cla  Capua  ,  ed  ha  per 
confine  a  Lvantc  il  Villaggio  di  Pastorano ,  a  ponente  il 
rivo  di  Galvi  ,  e  mezzogiorno  la  strada  reggia  d'Abruz- 
zo  ,  cd  a  settentrione  la  catena  de'  celeb  ri  monti  Calli- 
cola.  La  sua  popolazione ,  secondo  la  pubbiicazionc  jkt- 
tane  nel  1812  era  in  quel  tempo  di  due  mila  cento  no- 
va ntu^  anime  ,  oggi  anno  i832. 

Pignataro  num.  2642 

Partignano  unito  27^ 


2916  29*6 

II  numero  de'  matrimonj  ,  de'  Nati  ,  e  de'  Morti  in 
ciascun  anno  ,  cominciandosi  dal  primo  gennajo  1823  , 
e  finendosi  a'  3i  dicembre  i832  apparisce  dal  quadro 
presente  per  Pignataro  ,  e  Partignano  uniti,  come  dissi. 


i66 


Matrimonj 


i823 
1824 
1825 
1826 
1827 
1828 
1829 
»83o 
i83i 
i832 


>j 

Nati 

16 

95 

8 

124 

14 

91 

24 

91 

12 

96 

'9 

92 

26 

96 

23 

95 

8 

108 

22 

79 

Morti 

66 
67 

7* 
97 

9° 

87 

7° 
46 

76 


TzrrjstrzzxxTB 


Da  questo  quadvo  costa  clie  il  vantaggio  e  in  favor 
della  vita. 

L'  cstenzione  del  territorio  c  di  moggia  9877  p.  i£. 
Ghista  il  Gatasto-  provisorio  de'  29  settembre  1816  la 
rendita  imponihile  per  i  territorj  ,  e  per  le  case  e  di 
ducati  4°S68  ,  e  grana  i£. 

La  rendita  poi  di  quest!  Comimi  comprcse  le  iinpo- 
sizioni  ,  inclusivamente  i  grani  addizionali  sulla  conlii- 
buzione  fondiaria  due.  8i55  gr.  60  senza  talv  imposizio- 
j.i  ,  e  senza  essi  grani  addizionali  c  di  ducati  4>o568  i£. 

La  rendita  de'detti  Comuni  totale  ascende  i  quest'an- 
ii<>  1 8?>?.  a  ducati 

La  rendita  ordinaria  due.  1610  02 

QueUa  straordinaria  due.  ag3  S.| 


iqo3  66. 


167 

Edificj  Pubblici. 
Questo  Comurie  ha  varj  puLLlici  edificj,  propiiamen- 
to  la  Cliicsa  Parrocchiale  sotto  il  titolo  di  S-  Giorgio  , 
la  Chiesa  cli  S.  Maria  della  Miscricordia,  la  Cappella  di 
S.  Micliclc  detta  dcgli  Jlvini  ,  il  Vescovado,  e  1  Moni- 
stero  de'  frati  Alcantarini  ;  oltre  ad  alcunc  cappclle  ru- 
rali.   Vengo  oia  a  parlare  di  ciascuno  di  essi  edificj. 

S.   GIORGIO. 

La  Chiesa  di  S.  Giorgio  e  fuori  le  mura  della  Ter- 
ra. Questa  e  la  vera  ed  unica  Paroccliia  di  Pignataro. 
Dalla  pcrgamena  num.  3792.  dell' archivio  Arcivescov  ale 
Capuano  ,  e  dalP  atto  della  Visita  ,  fatta  da  Monsignor 
Maianta  Vcscovo  di  Calvi  a1  28.  apiile  i583.  appari- 
sce  ;  die  FArciprete  nel  i528,  ed  in  altri  tempi  succes- 
sivi  non  avea  la  cura  dclle  anime ,  ma  possede.isi  P  Ar- 
cipretato  come  scmplice  beneficio.  Lo  stesso  abuso  regna- 
va  in  tutta  la  Diocesi ;  in  maniera  che  era  la  cura  del- 
le  anime  a'  semplici  Gappellani  affidata,  Nel  Sinodo 
Provinciate  Capuano  cclebrato  dalP  Arcivescovo  Niccolo 
Gaetano,  detto  il  Cardinal  di  Sermoneta,  essendosi  decre- 
tato  ,  die  gli  Abati  ,  e  i  Rcttori  cessassero  di  esser  ta- 
li ,  e  che  avessero  essi  la  cura  delle  anime  ,  restando  i 
Cappcllani  loro  coadiutori  ;  Monsignor  Marchesini  Ve- 
scovo  di  Calvi  paternamente  persuase  il  clerico  Gio  :  Gi- 
rolamo  Galluccio  nobilc  Napolitano,  a  rinunciare  il  be- 
neficio  cura  to  ,  che  possedea  sotto  il  titolo  di  S.  Giorgio 
di  Pignataro  ;  poiche  non  poteva  egli  occupai  lo  ,  non 
esscndo  saccrdote ;  il  clerico  Galluccio  vi  rinuncio.  Mon- 


1 68 

signor  Vescovo  lo  uni  alia  Cappellania  ,  c  ne  fece  un 
beneflcio  solo  ,  con  decreto  ,  che  in  avvenire  uno  do- 
vess'essere  il  Cappellano  ,  e  Y  Arciprete  ;  e  cosi  D.  Tom- 
maso  Barricelli  ,  ch'  era  Cappellano  ,  f  u  dichiarato  an- 
clie  Arciprete  ,  e  fatto  curato  ,  e  Parroco  ,  portando  la 
bolla  la  data  di  Calvi ,  e  de' 2.  giugno  1^77  :  cio  T  ab- 
biamo  dagli  atti  della  Visita  soprannoroinaia. 

Vedremo  in  appresso  come  questa  chiesa  di  S.  Gior- 
gio sia  stata  insersibilmente  abbandonata  ,  non  serve  n- 
do  al  presente,  che  una  sola  volta  al  mese  alia  Confra- 
ternita  ,  che  prende  il  suo  nome  dalla  Chiesa 

Questa  Confraternita  eretta  ab  antiquo  in  detta  chiesa 
Parrocchiale  ottenne  assenso  regio  non  prima  del  1777: 
mcntre  avealo  prima  oltenuto  1'  altra  Confraternita  di 
S.  Maria  della  Misericordia  ,  della  quale  parleremo  tra- 
poco  :  percio  nelle  processioni  intervenendo  ambedue  le 
Congregazioni  ,  precede  quella  di  S.  Giorgio  ,  il  che  fu 
deciso  negli  anni  scorso  dopo  una  dispcndiosa  lite. 

In  questo  luogo  sembrami  opportuno  di  far  osservare 
che  in  essa  chiesa  di  S.  Giorgio  ,  perchc  sita  fuori  Tabi- 
tato  ,  e  quasi  abbandonata  ,  potrcbbesi  stabilire  il  pub- 
blieo  sepolcreto  ;  procureio  di  superarc  le  difiicolla  nel.« 
T  apostrofe  diretta  al  Decurionato.  Questa  misura  oltie 
che  impedirebbe  nelT  abitato  la  cattiva  influenza  de1  cor- 
pi  morti  a  danno  dc'  cittadini  ,  porterebbe  un1  opportu- 
no rimcdio  ad  un  costume  che  si  e  introdotto  dalla  paz- 
zia  di  lanli  particolari  ,  che  hanuo  la  pia  vanila  di  sfog- 
giare  pell1  esequie  de1  loro  parent!  ,  gravanaosi  di  g\ au- 
di spege  col  fare  trasportar  il  cadavere  alia  chiew  de' 
Frati  Alcantarini,  Gli  antichi  Ciistiani  erano  in  tali  ipe* 


169 

se  parchissimi  ,  e  non  crano  intcstati  deir  crrore  di  oggi, 
che  per  salvarsi  sia  uecessaria  godere  dolla  eecksiastica 
sepoltura.  Essi  spcndevano  il  loro  per  nutrire  i  Tivi  ,  c 
relativameute  a'  trapassati  pregavano  solamente  Dio  pel 
loro  eterno  riposo.  E  cosl  i  Principi  dclla  Casa  d  Au- 
stria si  sepelliscono  senza  pom  pa  funebrc  nclla  Chiesa 
ae  Gappuccini.  Geografia  di  Busching  tiaduzione  dal 
Francese.  Tomo  III.  pag.  4.0.  Tanto  variano  i  gusti  ! 
Tanto  i  giudizj  sono  opposti  ! 

S.  MARIA  DELL  A  MISERICORDIA 

Ci  ha  in  Pignataro  anche  la  Chiesa  detta  di  S.  Maria 
dclla  Misericordia  attaccata  al  Vescovato ;  era  qucsta  in 
principio  piuttosto  una  cappella  edificata  dalla  Congre- 
gazione  detta  dclla  Madonna  delta  Misericordia  ,  e  ri- 
cevuta  sotto  la  protezione  di  S,  Giovanni  Laterano  , 
di  cui  era  come  uu  membro  ,  con  pagarli  in  ogni  an- 
no ,  come  un  censo  ,  una  libbra  di  cera  ;  ed  in  ogni 
quindici  anni  rinnovavansi  le  bolle  sotto  pena  di  devo- 
luzione  a  quella  di  Roma  ,  essendo  la  chiesa  Lateranen- 
sc  come  capo.  Le  holle  che  si  leggono  nclla  prima  delle 
Visite  di  Monsignor  Maranta  ,  portano  la  data  de'  19. 
Tnaggio  1 54g.  Giova  il  sapere  che  Monsignor  Fcdcrico 
Mizio  Galatino  Vescovo  di  Termoli  lascio  a  tal  Congre- 
gazione  di  S.  Maria  della  Misericordia  ducati  trecento 
per  compel  ai  si  terreni  ,  dalla  cui  rendita  darebhesi  nel 
giorno  de'  SS.  Apostoli  Pietro],  e  Paolo  ,  o  dell'  Assunta 
un  maritaggio  ad  una  povera  vergine  di  Pignataro.  A 
talc  somma  ne    fu  aggiunta  altra  eguale  ,    e  con  questi 


6 


170 

600  ducati  furono  comprate  ventiquattro  moggia  di  ter- 
ra nel  luogo  detto  S.  Gio  :  a  Sauciano  ,  o  come  dicesi 
corrottamente  a  Cauciano  ,  con  istromento  ro'gate  dal 
not.  Gio  :  Antonio  Pellcgrino  Capuano  addi  29.  agosto 
1612.  Questo  territorio  fu  verso  la  fine  dello  s  orso  se- 
colo  dal  nostro  Re  Ferdinando  I.  venduto  ai  due  fratelli 
D.  Nicolo  ,  e  Gabriele  Borrelli  ,  Pignataresi. 

II  Sacerdote  Cappellano  di  questa  Confraternita  e  uno 
degli  undici  Goadjutori  dell'  Arciprete  ,  e  quando  vaca, 
i  due  Economi  nominano  il  successore  al  beneficio. 

Monsignor  Fraggianni  ,per  maggior  comodo  di  questa 
popolazione  ,  essendo  la  detta  Cappella  quasi  nel  centro 
dell'  abitato  ,  scgnato  d'  una  supplica  prcsentatali  dal  po- 
polo  ,  e  del  clero  ,    con  holla    dc  22    giug-no   17^2  tra- 
sferi  T  amministrazione  de*  sacramenti  dalla  cliicsa  Par- 
rocchiale  di  S.   Giorgio  in  questa    di  S.   M.  della  Mise- 
ricbrdia ;  c  nello  stesso  giorno  ed  anno  creo  undici  coa- 
djutori  ,    i  quali  uniti  all'  Arciprete  dovessero    in  tutt'  i 
giorni  recitare  V  officio  divino  in  coro  ,  cd  attendere  alia 
cura  della     anime  ,  specialmente  coll'  assistenza  degl1  in- 
fermi  ,  con  amministrare  i  Sacramenti  ,  c  con  insegnarc 
la  dottrina  cristiana.  La    citata    bolla    fu    seguita  dalle 
bolle  Pontincie  e  dal  rtgio  assenso  ,  come  costa  dal  pro- 
Gesso  esistente  nelT  arebivio  vescovile.  Tulto  cio  ebbe  il 
suo  pieno  compimento  sotto  il  Vescovo  successore  Zuilo 
a' 3i  giugno  176a  con    frasportarsi    in    St  Maria   della 
Misericordia  il  Fonte  battesiufale  ,  i  Sacramenti,    e  Sa- 
cramental] ,    ed  altro  opportune  Tutte  k  difficolta  pit- 
111c  incontrate  erano  st.tic  superate,   il  cbe  &  cbiaro  dal 
decreto  della  curit  Yescorile,    e  dell9  istromento  rogato 


I7I 

a  di  10  maggio  detto  anno  dal  notar  Giancasto  Barri- 
celli.  II  process o  ha  per  titolo  :  translatio  Parocchialis 
Sancti  Georgii  emails  Pignatarii  9  el  erectio  coadjuto- 
rum  Parochi  nuncupati  ^f r  chi presbyter  i  ad  ecclesiam 
Stinclae  Marlae  Mi  sen  cord*  ae.  Tale  coadjutoria  fu  da 
Monsmnor  Zurlo  decorata  in  S.  Visita  della  insesna  mi- 
nore  ,  o  sia  Dalmuzia  agli  n.  maggio  1769. 

Pochi  anni  prima  che  cio  succedessc  erasi  accanto  alia 
stessa  chiesa  cominciato  a  fabbricare  un'  altra  ,  ch'  e  sot- 
to  il  medesimo  titolo.  Questa  novella  chiesa  e  una  delle 
migliori  del  Circondario  ,  ed  e  V  unica  chc  vien  servita 
colla  decenza  debita  al  sacro  culto  della  nostra  Santa 
Religione  con  edificazione  di  tutto  il  pubblico.  Gonfesso 
il  vero  ,  manca  qui  il  tempo  ,  e  non  la  volonta  a'  mini- 
stri  del  Santuario  :  la  mattina  in  coro  a  salmeggiare  con 
divozione  :  Yesperi  al  gioino  :  alle  ore  23  si  espo-ne  il 
SS.  con  gran  concorso  della  gente  divota.  E  sia  detto 
a  gloria  di  Dio  ,  questa  popolazione  ,  come  diremo  al- 
trove  ,  pati  negli  anni  scorsi  la  febbra  >  cosi  detta  petec- 
chiale  ,  ed  il  Signore  conservo  essi  ministri  dell'  altare 
illesi  da  quel  morbo  epidemico  pel  bisogno  degli  af- 
flitti  ;  me  ne  congratulo  colla  chiesa.  Tutto  e  "f rut- 
to  della  presenza  del  Vescovo  ,  la  quale  c'  infiamma  ne' 
doveri  del  sacro  ministero.  Non  deesi  omettere  che  nel 
fabbricarsi  detta  nuova  chiesa  Monsignor  Capece  Zurlo 
chiese  il  perniesso  di  costruirsi  nella  meclesima  un  coret- 
to  per  adorarvi  il  SS.  Sacramento  dell'  altare  ,  ed  inter- 
venire  alia  predica  ,  e  alle  altre  sacre  funzioni.  Fu  la 
dimanda  rispettosamente  accolta  ,  a  condizione  che  i  soli 
Vescovi  ne  avessero    il    diritto  ,  proibendosene  1'  accesso 


172 

ad  altre  pcrsonc.  A  qual  effetto  esso  Zurlo  custodi  scra- 
pie gelosdmente  presso  lui  la  chiave  del  coretto.  Sensi- 
ble questo  gran  Vescovo  all'  attenzione  de'  Pignataresi 
contiibui  qualche  somma  per  detta  fabbriea  ,  imitando 
forse  T  esempio  dell'  altro  Vescovo  suo  predecessore  ,  e 
dclla  stessa  Congregazione  Teatina  ,  Monsignor  Filomari- 
no  ,  che  fece  dono  al  Comune  di  Pig-nataro  della  cam- 
pana  del  pubblico  orologio ,  la  quale  anclie  oggi  esiste, 
indicando  ci6  la  sua  impresa  ,  e  P  anno  1628  ,  che  stil- 
la  campana  stessa  leggesi  col  motto  dclla  sua  nobilissi- 
ma  famiglia  :    Verbum  car o  factum  est. 

CAPPELLA  DI  S.    MARIA  LAUBETANA. 

Questa  e  una  semplicc  ,  e  stretta  cappclla  sotto  la  casa 
de'  signori  Alvini  ,  e  po-.ta  il  titolo  di  S.  Maria  Laure- 
tana  ,  juspatronato  di  detta  famiglia.  Altia  Capp-lla  per 
tal  beneficio  era  stata  fondata  dentro  la  cliiesa  di  S,  Ma- 
ria della  Misericoidia  da  Gesare  Bovcirzi.  Con  esser  poi 
passalo  il  juspatronato  nella  casa  de1  pre  fall  signori  nol- 
T  anno  1659  ,  quando  Annaniaria  Boreari  sposo  Barto- 
lommeo  Alvini  loio  ter/avoio  ,  tcir  era  di  Falciano  vil- 
laggio  del  contado  di  Carinola  ,  lasciata  la  prima  dclla 
cappella  ,  fu  fabbricata  questa  di  cui  parliamo  ,  e  nella 

quale  Tu  anche   traiSpOltato  il  quadro    dell'  allarc  Fappre- 

sentatc  Nostra  Signora  di  Lorcto  ,  ed  e  dell' anno  1616. 

Esse   e   posta  sullashadi   una   villa   detta  del   PendtO  vol- 

garmente  delle   Pendite,  ora  strada  .//e////.\  i  era  una  sola 
jKM^a  sulla   itrada  pi'bMicai  Monsignor  Zurlo  ptnwisc  a' 
signori  AKiul  d'apkjrnc  un'altra  piccab  nel    cottilc  dl 
dentro  pei  !»>i"  \xfiO  pa&tirolare, 


,73 

V  E  S  C  0  V  A  I)  0. 

Quanta  si  osseiva  In  qncslo  ,  quasi  tutto  e  opera  di 
Monsignof  Zuilo.  Non  e  qucsto  il  luogo  da  tessere  gli 
elogj  a  si  degno  Prelate  ;  ed  il  mio  lettore  a  pieno  re- 
stera  intarmato  dell'  opera  leggendo  le  due  seguenti  iscri- 
zioni  i'atte  dal  canouico  Siinonetti  ;  la  prima  sita  nel 
muro  su  marnio  alia  sinistra  ,  andando  verso  la  cucina. 

JOSEPIIVS.  CAPYCIVS.   ZVRLO 
CALENORVM.  ANTISTES 
VETVSTAS.  PONTIFICALES  jEDES 
VSIBVS.  PARVM.  COMMODAS 
A  DEGESSORIBVS.    AGCEPTAS 
COEMPTO.  SOLO.  LAXATIS.  SPATIIS 
VESTIBVLO  jEQVILI.  CAVAEDIO 
RHEDARVM.  RECEPTAGVLIS 
HORREOQVE.  DOMESTICO 
AG  PVBLICO.  MONTIS.  FRVMENTARII 
DEMYM.  SCHALIS.  CVBIGVLIS 
NOVIS.  SVBSTRVGTIONIBVS.  FIRMATIS 
VEL  AB.  INCHOATO.  EXTRVGTIS 
AMPLIORES.  DEGENSIORESQVE 

SVCCESSORIBVS.  REDDIDIT 
OMNIQVE.  GVLTV.  EXORNAVIT 
anno  cioiacr.Ixxv. 


'74 

La  seconda  dentro  della  galleria  segnata  sul  muro. 

EPISCOPIS.  CALENIS 

PRAE.  DIGNITATE 

SATIS.  AMPLO.  CARENTIBVS.  DOMIC1LTO 

-EHES.  A.  FVNDAMENTIS.  EXCITATaE 

JOSEPHO.  MARIA.  GAPYCIO.  ZVRLO.  PRAESVLE 

ANNO.  DOMINI.  MDGCIXVII. 

MONTE  FRUMENTARIO. 

Ncl  cortile  del  suddctfo  Vcscovado  a  man  dritta  era 
il  luogo  del  Monte  Fiumentaiio  colla  iscrifione  toltadal 
Sal  mo  di  David. 

TIBI.  DERELIGTYS.  EST.  PAYPER 
ORFANO.  TV.  ERIS.  ADJVTOR. 

Quest'  opera  pia  ,  tanto  utile  alia  Dioccsi  ,  in  tutto  c 
perduta.  Fu  il  detto  montc  ibndato  dal  pietosissimo  Mon- 
signor  Positani ,  tantq  moritevole  d^  questa  Dioeesi  ,  e 
di  cui  ammharemo  lo  zelo  ,  allora  quando  pailereino 
de'  Vescovi  di  questa  Chicsa  di  Calvi.  Avcndone  al'flit- 
tissimo  io  domandato  il  picsente  Yeseovo  de  Lucia  , 
alia  cui  vigilanza  ,  c  cura  era  aiiidato  ;  risposemi  ,  cs- 
scrsi  perduto  per  non  aver  volute  pagare  i  poveri  de- 
bitori ;  c  cti  Egli  vi  aggmngeva  in  jogni  anno  alcimi 
tumoti  di  grano  ,  ma  chc  pensato  avtva  in  awenirt  di 
fame  limosine*  Oh  diversita  di  pensarc  !  oh  dugrarU 
delle  grand)  opart  I 


CARCERI  CENTRALI. 

Qui  era  una  fabbrica  appaitencntc  al  Comune  nppel- 
lata  lo  Spedalc  ,  perche  serviva  una  volta  per  li  poveri 
in  lei  mi ,  ova  serve  per  le  carcari  del  Circondario  ;  per 
la  costruzione  di  esse  concorsero  tutt'  i  Comuni  colle 
loro  quote.  Pignataro  fu  tassato  per  clucati  centonovan- 
ta  sette  ,  e  gr.  55.  L'apprezzo  totale  fu  di  ducati  cin- 
quecento  quaranta  due  ,  oltre  della  spcsa  Umprcvcduta 
posta  dell'  ingegnere  Rossi  nello  stesso  apprezzo  di  due. 
einquanta  ,  coll'  unione  de'  quali  hassi  il  totale  di  du- 
cati 592. 

Passiamo  ora  a  parlare  degli  edificj  puhblici  ,  che  so- 
no  fuori  dell'  abitato  ,  ed  in  primo 

Del  Monastero  de  Frati  Alcantarini. 

Monsig-nor  Positani  d'  immortal  memoria  fu  qucg-li  che 
invito  i  Frati  scalzi  di  S.  Pietro  d1  Alcantara  in  questa 
sua  Diocesi  ,  cooperandosi  ,  clie  Pignataro  loro  donasse 
moggia  cinque  di  terreno  sopra  d' una  collina  alloradet- 
ta  Monticello  ,  ora  di  5.  Pasquale ;  ed  a'  medesimi  as- 
segnasse  annui  ducati  ti  entasei  per  lo  sostentamento,  con 
istiomento  rogato  dal  notaro  Francesco  Barricelli  addi 
8  dicembre  17.30.  Fu  nel  di  23  marzo  anno  seguente  , 
giorno  di  Iunecli  santo  buttata  da  esso  Vescovo  la  pri- 
ma pietra  di  questa  pia  opera. 

Essi  Frati  sul  principio  quando  furono  qui  cbiamati 
f  unzionario  in  una  chiesetta  chiamata  la  Croce  contigua 
alia  Parrocchia  di  S.  Giorgio  fuori    V  abitato.  Quivi  e- 


176 

rano  nel  17 3  a  quando  la  Diocesi  venne  a  perclere  Mon- 
signor Positani  ,  clie  fu  sepolto  in  detta  Chiesetta  ;  indi 
trasportato  nell'  altra  provisionale  cliiesetta  da  loro  nel 
Convento  faLbricata  ,  la  quale  ora  e  1  refcttoiio.  Orazio 
d'  Alessio  in  questa  seconda  pose  sul  scpolcro  la  seguen- 
te  iscrizione  ,  la  quale  fu  in  seguito  trasportita  nel  la 
nuova  Clnesa  doYe  oggi  si  vede. 

D.  0.  M. 

SISTE.  VIATOR.  ET.  AVDI 

HIG.  REQVIESCIT 

PHILIPPVS.  POSITANI.  CALVORVM.  EPISCOPVS 

QVL  HOG  DISGALGEATORVM.MONAST.  EXG1TAVIT 

SED.  MORTE  PRAEVENTVS.XVII.DEC.  MDCCXXXII 

VT.CONSVMARETVR.  PIYM.OPVS.ANIMAM.SVAM 

PRO.  FVNDAMENTO.  POSVIT 

IIORATIVS.DE. ALESIO.EJVS.CYBIGVLARIVS.GRATI 

ANIMI.  MONVMENTVM.  FECIT 

Ma  compita  la  cliicsa  quale  ora  si  vcdc  nel  17G0  le 
sacre  ccneii  furono  trasferitc  in  quclla  con  tutta  la 
pompa  ,  accrcsciuta  coll'  intervento  di  Monsignor  Zurlo. 

L'  immatura  morte  di  Monsignor  Positani  snnbiava  , 
clie  avessc  dovuto  litaidare  Y  incominciata  fabbrica  del 
convento  ,  e  pure  non  (11  cosi  ;  an/i  vieppiiJ  maggior- 
mente  infiammat'  i  divoti  Pignatareai  si  accinsero  al- 
ritdpresa  sottentrando  cssi  a'vpti  del  fcelantissimo  Ve- 
ioqto  a  quella  deliberation*.  Era  ammirabile ,  per  rap 
porto  di  mio  padre,    il  redere  in  tui.fi  giorni ,  sopral 

tuttO   lie'  icstivi  ,     uoniini  ,   C  domie  d'  <>:;ui    eti  ,   C  COD- 


i77 

di/ione  da  ogni  parte  concorsi  ,  con  bell'  armonia  tutti 
operosi  ,  clii  sullc  spalle  ,  chi  someggiaudo  a  gara 
portare  lassii  acqna  ,  pietre,  arena,  e  tutto  V  opportune* 
a  tal  uopo  ;  cd  aggiungea  ,  che  cio  faccasi  allegramen- 
fc.j  perche  godea  V  Indulgenze  chiunque  interessavasi  di 
somministrare  1'  opera  sua  in  qualunque  modo  per  si 
while  impegno.  Provarono  i  Frati  quanto  questo  mez- 
zo spirituale  fosse  efficace  ,  dappoiche  non  and6  guari , 
che  poterono  ivi  abitare ,  e  forse  cio  avvenne  nell'  anno 
1734  ;  siccome  lo  indica  F  epoca  apposta  sull' arco  del 
cortile  rustico.  Nell'  anno  17 4-7  i  ^u  terminato  il  dormi- 
torio  ,  o  sia  chiostro:  cosi  era  segnato  ( comeche  ora  per 
negligenza  si  e  cancellato  nell'  imbiancarsi  nuovamente  ) 
nel  muro ,  ch'  e  sito  a  mezzogiorno.  La  clausara  fu 
pubLlicata  nel  iy54  j  assicurandocene  V  iscrizione  incisa 
su  di  una  piccola  tavoletta  di  marmo,  ora  opposta  sul- 
1'  arco  del  detto  cortile  rustico  sulla  quale  leggefi 

LIMINA.    SACRA,    SVMUS  ;    PROCVL.    O.    PROCVL    ESTE    PROFANI 
ET    VOS    FOEMINEL    VERTITE    TERGA.    PEDES. 

Nell'  anno  poi  1^55  ;  fu  gittata  la  prima  pietra  della 
odierna  Chiesa  ;  ed  in  sei  anni  ebbe  il  suo  compimen- 
to  ;  talmente  che  in  maggio  1760 ;  furono  ivi  transla- 
tate  le  ossa  di  Monsignor  Positani ,  a  cui  dal  suo  ca- 
meriere  Orazio  di  Alessio  fu  alzato  un  monumento  ben 
decoroso  ,  e  corrispondente  non  gia  al  merito  di  tal  per- 
sonaggio  ,  ma  bensi  alia  sua  condizione  di  cubiculario; 
colla  sua  figura  maestrevolmente  scolpita.in  bassorilievo 
di  finissimo  marmo  colla  segue nte  iscrizione. 

17 


i78 

a.   x.   a 

HIC.  IACENT.  OSSA.  PHILIPPI  POSITANI 
EX  MARCHIONJBVS.  MARESCOTTI. 

IKTER.    PRIMAS.    BHEGINAS.    ET    AMALPHITANAS.    FAMILIAS 

CLARISSIMI. 

EX  VETVSTO.  VBI.  DEPOSITA.  ERANT.  TEMPLO 

IN.  NOVVM.  HOGCE.  TRANSLATA 

VIXIT.  ANNIS.  LIV. 

EX.  QVIBVS.  XII.  CALENAM  REXIT.  EGCLESIAM 

CVIVS  SEMINARIO.  INSTITVTO. 

HOG.  DISCALCEATORVM.  MONASTERIO 

A.  FVNDAMENTIS-  EXCITATO 

ALIISQVE.OPTIMLPASTORIS.PERFVNCTISOFFICIIS 

MAGNVM.  SVI.  RELIQYIT.  DESIDERIVM 

XVII.DEGEMBRIS.MDCGXXXII.E.VITA.DISGEDENS 

HOR ATI VS . DE . ALESIO . EIVSDE M  G VBIC VL ARI VS 

POSVIT.  A.  D.  MDGGLXI.  M.  FEBRVARII. 

Vi  furono  mcdesimamente  translatati  nello  stesso  mc- 
se  i  cadaveri  tie'  clue  sacerdoti  D.  Antonio  Borrclli  ,  e 
D.  Francesco  Banicelli  ,  i  quali  erano  stati  umati  in 
detta  cappella  ,  (  ora  refettOrio  con  forme  si  e  detto  )  ; 
cosi  trovasi  annotate*  ncl  libro  di  memoria  seritto  dal 
notaro  Giancastio  Banicelli  ii-lio  di  detto  Francesco,  a 
me  esibito  dal  canonico  D.  Francesco  ,  nipote  ,  e  figlio 
lespcltivo  di  essi  Francesco  ,  e  Giancastro  ;  ivi  leggesi  , 
che  (juesti  due  preti  essendo  slati  di  fraud'  estimauone 
iiJSL  cittadinj  eransi  moitissimo  inferessati  per  tal  opera. 
II  teste  ricbrdato  D.  Antonio  Borrelli  e  quegli  ;  che  a- 
\<:a  dato  a'  Monaei  1  alnla;ione  in  sua  casa  ,  come  &C- 
c< -niiai  di  sopta. 


*79 

E'  da  notare  ch'  erra  chi  stima  compita  delta  chicse 
nel  r76i  per  troVarsi  tal  anno  segnato  nella  rappor- 
lata  iscri/ione.  Dal  citato  libro  di  memoria  de'  signori 
Barricelli  costa  die  le  dette  translazioni  seguirono  in 
inagjrio  1760  :  e  se  nella  iscrizione  vi  lia  il  1761  ;  cio 
non  indica  di  compimento  della  fabbrica,  e  lapertura  di 
essa  ,  ne  la  translazione  delle  ossa  di  Monsignor  Posi- 
tani  aver  avuto  Iuogo  in  detto  anno;  ma  bensi  solo  die 
in  esso  fu  alzato  il  monumento  da  Orazio  d'Alessio. 

La  strada  che  mena  al  Convento  aperta    nel    1777    • 
carrozzabile  ,  ombrata    da    due  filari  di    olivi  proprieta 
del  comune  di  Pignataro.  II  convento  c  uno  de'  piu  bel- 
li ornamenti  di  questa  mia  patria  ,    sito  a  mezzogiorno 
sopra  un  piacevoiissimo  colle,  prima  cbiamato  Monticello 
ora  »S.  Pas c ale;  pare  che  la  natura  piu  larga  ,  e  piu  li- 
berare  ,  che  in  verun  altro  luogo  del  Gircondario    stata 
sia  di  renderlo    hello  ,  e    dilettevole.    Di    la    miransi  le 
fiamme  del  Vesuvio  ,    Y  isole  di    Capri  ,  Procida  ,  ed  I- 
schia  ,  e  di  tante  altre  citta  nel  suo  orizzonte.  II  cratere 
che  si  apre  a  mezzodi  ,    da'  monti    Tifati  ,    e    Sorrento 
da  quci  ridenti  colli  Sorrentini  nella  sinistra ,  celebre  per 
la  nascita  dell' immoi  tel  Torquato  Tasso  ,  e  da' Massici 
nella  dritta  chiuso  col  mar  Tirreno  ,  e  un  colpo  di  vi- 
sta che  solleva  1'  animo. 

La  famiglia  ivi  commorante  e  di  ventuno  Monaci,  Sa- 
cerdoti  num.  cinque  ,  studenti  num.  sei ,  laici ,  e  Ter- 
ziarj  num.  dieci. 

Sono  essi  religiosi  osservanti  della  loro  regola  ,  e  di 
grande  esemplarita  ,  essendo  tuttx  usciti  di  questo  mon- 
do  ,  cd  incentrati  nelP  altro.  Si  ammira  Y  asprezza  del- 


i8o 

la  lor  vita  ,  e  la  povei  ta  ,  che  per  le  leggi  ,  e  costitu- 
zione  dell'  Ordine  hanno  a  sopportare  ,  seguendosi  in 
quella  Religione  non  Y  appctito,  ma  la  necessita.  A  per- 
sone  che  vivono  in  tanta  strettezza  fa  bisogno  di  poco. 
Poco  vogliono  nelle  loro  necessita  ,  e  col  poco  hanno 
ogni  cosa  j  onde  nella  loro  poverta  non  sono  poveri.  Ma 
non  e  il  meiito  di  quelli  ,  che  loro  sovvengono ,  ne  po- 
co la  parte  ,  che  si  ha  nelle  loro  orazioni. 

Visitiamo  la  loro  chiesa  dedicata  alia  invenzione  de- 
Legno  della  S.  Croce  di  Gesucristo  ,  e  '1  quadro  deli' 
Altar  maggiore  ,  che  rappresenta  questo  fatto  siccome  e 
registrato  nella  Storia  Ecclesiastica  ,  e  di  eccellente  pit- 
tore.  Nelle  due  navi  vi  sono  poi  quattro  altari  in  onore 
della  Immaculata  Concezione  di  Maiia  SS.  di  S.  Pietro 
cV  Alcantara  ,  di  S.  Pascale  ,  e  del  Beato  Giangiuseppe 
della  Croce  del  loro  Ordine.  La  chiesa  e  Leila  ,  ed  e 
servita  con  tutta  quella  decenza  dovuta  al  culto  di  Dio. 
Ella  ispira  da  per  tutto  divozione. 

II  nostro  Augusto  Sovrano  Francesco  I.  mosso  dalla 
veghczza  del  Gonvento  ,  ma  molto  piii  dalla  pieta  verso 
tali  religiosi ,  trovandosi  nel  real  Casino  di  Calvi  nel  di 
1 5  gcnnajo  1826.  giorno  di  domtnica  ,  colla  Regina  , 
e  sua  real  Famiglia  portossi  in  efttesto  sacro  luogo.  In 
menioria  di  tal  venuta  i  Frati  posero  alia  sinistra  dell' 
Altar  maggiore  una  piccola  lapidc  ,  brlla  percho  corri- 
spoudente  solo  alia  Wro  poverla  ,  1' iscrizidfie  e  la  scgucnte 


i8i 

FRANCISCO.  I.  ET.  MARIAE.  ELISABETH 

PP.  FF.  AVGG. 

QVOS.  NATIS.  SEPTOS.  CARISSIMIS 

HVC.  IN  D.  PASCALEM.  BAYLON. 

AMOR.  TRAXIT.  FERVENDISSIMVS. 

XVIII.  CAL.  FEB.  A.  D.  MDCCCXXVI. 

F.  LUCAS.  A.  IESV.  CHRISTO 

GOENOBII.  MODERATOR 

REG1A.  OVANS.  MVNIFICENTIA 

HOC.  GRATI.  ANIMI.  MONVMENTVM 

D.  D.  D. 

Giova  notarsi  anche  I'  iscrizione  incisa  sulla  lapidc 
della  sepoltura  de'Fiati;  prima  era  una  picciola ,  esem- 
plice  fossa  in  mezzo  della  chiesa  ,  ma  nell'  anno  1820 
fu  ampliata  ,  e  ridotta  nel  nobile  stato  in  cui  si  vede 

D.  0.   M. 

HOSPES 

EN.  HOMO  FELICITAS.  HONOR 

IN.  CINERES.  SILENTIVM.  NIHILVM.  ET 

VLTRA 

SIC.  VI VI.  MORTVI.  FVERE 

QUI.  HOC.  CLAVDVNTVR.  KARMORE 

DISCALCEATI.  NVDL  PAVPERES 

NE.  TEMERENT 

VADE.  D1SCE.  PROFICE 

A.  D.  MDCCCXX. 


l82 

CHIESA  DETTA  .01  GRAZZANO 

Questa  e  una  picciola  cbiesa  di  lunghezza  palmi  ses- 
santa  ,  e  di  larg-hezza  ventiquattro  ?  verso  mezzogiorno 
distante  circa  mezzo  miglio  dad'  abitato  ,  data  in  custo- 
dia  di  un  romito  ,  detta  la  Madonna  di  Grazzano.  Fu 
un  tempo  questo  sacro  luogo  frequentato  come  un  San- 
tuario  5  ove  pendevano  dalle  mura  molti  donativi  in  oro, 
argento  ,  in  cerej  offerti  alia  Vergine  SS.  da' pii  fedeli 
in  ringraziamento  di  varie  guarigioni  ottenute.  La  fab- 
brica  della  cona  e  de'  tempi  di  mezzo  tutta  costrutta  di 
piperno  a  misura  ,  come  la  cona  della  Catted  rale  di 
Calvi  :  e  cosa  in  picciolo  si ,  ma  degna  di  comtncmora- 
zione.  La  nave  della  cbiesa  non  e  costrutta  su  lo  stesso 
modello.  Nel  fondo  dietro  V  altare  sul  muro  e  dipinta  a 
fresco  la  Vergine  in  mezzo  a'  Santi  Apostoli  Pietro  ,  e 
Paolo  colla  iscrizione  sullo  stucco  :  Anno  Incarnationis 
Domine  nostri  i5o8.  Berardinus  Canzano  hoc  opus  FF. 
in  honorem  Beatae  ec.  ,  e  in  parte  corrosa  dal  tempo. 

Fuori  dclP  atrio  della  cbiesa  si  osservano  tuttora  due 
colonncttc  di  pietra  coll'  antica  impresa  ( ossia  stemma  ) 
di  Pignataro  ,  la  qual'  era  un  pino  ;  c  vi  c  scolpito  V. 
P.  Villa  ,  o  Vniversitas  Pignatarii.  Vi  e  un  orticello  , 
cd  ancbe  degli  olivi  avanti  l'atrio  ,  ma  molto  ristretlo 
da^i'ingordi  coofinanti  proprietarj. 

La  pieti  poi  de' fedeli  yeno  queeto  Santuario  si  h  mol- 
to raffreddata.  In  ultimo  sappia  il  mio  lettore  ,  che  il 
s  to  di  Grazzano  e  alquanio  insensibilmente  elevato ,  ove 
si  respira  un' aria  amena  assai,  nonoetante  che  sia  occu- 
lta dair  onilna  di  fblti  arbusti  ivi  piantati. 


i83 

CAPPELLE  RURALI  DE'  LANZI  , 
E  DI  SICILIANI 

La  prima  dcllc  dette  due  cappelle  rurali  sita  sulla 
Itrada  di  Roma  in  distanza  di  Pignataro  circa  due  mi- 
glia  verso  mczzogiorno  e  della  nohilissima  famiglia  del 
Marchese  de'  Tommasi.  La  seconda  e  sita  piii  lontana 
nel  procojo  del  signor  Conte  Sicilian!  di  Capua. 

Ambedue  dette  Cappelle  non  sono  considerabili,  che  per 
il  Sacrificio  della  Messa  in  tutt'  i  giorni  festivi  di  pre- 
cetto  per  comodo  della  gente  ivi  addetta  alia  coltura  de' 
campi  ,  ed  alia  custodia  degli  animali. 

CHIESA  DI  PARTIGNANO 

La  detta  Ghiesa  Parocchiale  sotto  il  titolo  di  S.  Vi- 
to  ,  sita  pochi  passi  lontana  dall'  aLitato  verso  levante  , 
e  dedicata  alia  SS.  Annunciata.  Questo  e  '1  piii  ricco 
Sacerdozio  della  Diocesi  di  Galvi 

Strade  interne  ed  esterne. 

Le  strade  interne  sono  de'  Guindoli ;  di  Casa  Vita  ;  di 
Casa  Pettrone  ;  di  Casa  Cerbo  ,  ora  del  CafFe  :  di  Casa 
Marano  :  di  Casa  del  Vescovo  ;  della  Cavella  ;  del  Pen- 
dio  ;  e  di  Casa  Giuliano.  Sono  esse  strade  lastricate  ;  o 
ciottolate  ;  vantaggio  di  cui  in  tutto  il  Circondario  fu 
Pignataro  il  primo  a  godere  sin  dal  1766  essendo  sin- 
daci  D.  Ettore  de  Vita  ,  e  Giuseppe  mid  padre  ,  che 
sara  per  me  sempre  di  tenera  ,  e  preziosa  rimembranza. 


1 84 

Le  stvade  esterne  poi  sono  molte  ;  e  quella  della  cam. 
pagna  sentono  tutta  V  economia  dell'  amministrazione 
municipale.  Le  due  principali  ,  una  detta  la  strada  del- 
la  osteria  di  Pignataro  ;  e  1'  altra  che  diccsi  di  Calvi  , 
meltono  capo  ambedue  nella  regia  strada  degli  Abruzzi  , 
e  sono  costrutte  di  lapillo  sul  modello  delle  regie  strade. 
La  prima  delle  due  ,  comoda  per  andare  verso  Capua  , 
e  una  continuazione  della  strada  interna  detta  del  Caffe  , 
e  termina  nella  regia  strada  degli  Abruzzi,  e  propriamen_ 
te  dirimpetto  all'  osteria  di  D.  Salvatore  Vecclii  di  Ca- 
migliano.  Questa  lunga  circa  un  miglio  fu  decretata  in 
maggio  1811  ;  Fingegnere  Domenico  Rossi  di  Caserta 
rifeii  che  potea  cos  tare  ducati  ottocentosessantotto  e  gra- 
na  5j  1/2  ;  ma  essendo  concorsi  al  trasporto  del  mate- 
liale  i  proprictarj  del  comune  con  carri ,  traini  ,  e  so- 
mieii  ,  la  costruzione  di  essa  costo  due.  trecentosessan- 
tasei  ,  e  grana  66. 

La  seconda  strada  detta  di  Calvi,  verso  cui  porta,  princi- 
pia  dalla  estremita  inferiore  della  strada  interna  di  Ca- 
sa  Vita  ,  facendo  con  questa  un  angolo  retto  accanto 
dell'  oito  di  D.  Salvatore  Savastani  di  Capua,  cdavvan- 
zandosi  verso  Calvi  va  ad  unirsi  alia  strada  regia  degli 
Abruzzi  in  non  molta  distanza  dal  poute  di  Calvi. 

Tale  Via  lunga  palmi  diecimila  oitoecnsessanta  ,  o  na 
circa  un  miglio  ,  e  mezzo  costo  due.  miiie  novencento 
novanta  sette  ,  c  gr.  go;  come  trovasi  espivsso  inlT  istro. 
monlo  di   appal  to  st.ipulato  a*  2.    mar/o    i8i3  ,    rcgistrato 

a  i3  detto  ue]  I)ino    di  Capua.    Pe*si    aggiungere    che 

per  V  aniplia/inne  del    poul.r  coiivcuul.o  url  citato  ishoiuru- 
to  costo  al   (loinunc   ullti  ducati  s<'Uanta  ,    >lhr  alia  $0111- 


i85 

ma  cspressa  ;  chc  anzi  altii  ducati  qua  rant  a  bonificati 
all'  appaltatore  per  V  espurgo  de'  fossi  dopo  un  temporal 
le  accaduto.  In  tutto  fanno  la  somma  di  ducati  2107-90 
Hanno  le  teste  descritte  strade  i  loro  difetti  ,  de'  quali 
parleremo  fra  poco  al  Decurionato. 

FIERA ,  MERCATO  ,  E  PIAZZA  AMPLIATA. 

Due  Jiere  in  ogni  anno  la  prima  neW  ultima  domenica 
d!  Jprile :  e  la  seconda  nell  ultima  domenica  di 
Maggio. 

A*  10  febbrajo  1810  fa  decratato  che  il  Comune  di 
Pignataro  venisse  autorizzato  a  tenere  un  mercato  in  ogni 
mercolodi  dell'  anno  ,  ed  a  celebrare  in  ogni  anno  la 
Fiera  nell'  ultima  Domenica  di  maggio. 

I  Calvesi  reclamarono  che  il  sudetto  giorno  assegnato 
pel  mercato  ,  era  stato  loro  accordato  molti  anni  prima 
in  seguito  di  tal  reclamo  a' 21  gennaro  181 5.  l'uditore 
il  Consiglio  di  Stato  ,  sottintendeute  di  questo  Distretto 
participo  a  questo  Sindaco  esser  volonta  del  signor  In- 
tendente  della  Provincia  ,  che  il  mercato  nel  comune  di 
Calvi  proseguisse  a  celebrarsi  '1  mercoledi  ;  e  che  qui  iu 
Pignataro  si  celebrasse  il  venerdi. 

Contro  tal  disposizione  ricorse  questo  comune  ,  ed  il 
Ministro  dell'  Interno  addi  25.  Fekiajo  ordino  ,  che  re- 
stasse  assegnato  il  mercoldi  di  ogni  settimana  per  la 
celebrazione  del  mercato  di  questo  Comune  ,  ed  accordo 
nello  stesso  tempo  al  Comune  di  Calvi  la  facolta  di  see- 

18 


1 86 

gliere  altra  giornata  pel  mercato  da  tenersi  cola  ,  che  e 
oggi  il  martedi. 

Debbo  qui  aggiungere  che  la  Fiera  si  celebra  in  ogni 
anno  ,  e  fa  sperare  un  feiice  successo  ,•  ma  il  mercato 
lini  sul  nascere. 

Sotto  la  medesima  Amministrazione  a*  3o  giugno  i8i£* 
avendo  questo  Decurionato  deliberato  di  rendere  piu  am- 
pia  ,  e  regolare  la  Piazza  ,  ed  avendo  ci6  trovato  espe- 
diente  il  Consiglio  dell'  Intendenza  ;  fu  decretato  ,  che 
questo  Comune  restava  autorizzato  ad  acquistare  gli  edi- 
ficj  di  Francesco  Stavolone  ,  e  di  Pietro  Tedeschi  posti 
sulla  piazza  del  Comune  il  primo  per  la  somma  di  2870 
(  pari  a  ducati  sei  cento  cinquanta  due  )  ;  ed  il  sccon- 
do  per  44° •  (  Pari  a  ducati  cento  ) ;  a  norma  dell'  ap- 
prezzo  fattone  ;  dippiu  che  gli  editicj  indicati  sarcbbero 
demoliti  ad  oggetto  di  rendere  piu  ampia  e  regolare  la 
suddetta  piazza  ;  che  la  spesa  della  demolizionc  fosse 
fatta  dallo  stesso  Comune  ,  il  quale  fosse  Inoltre  tenuto 
a  costruire  un  muro  che  divide  la  piazza  dal  contiguo 
arbusto  del  nominato  Stavolone  ;  e  cosi  fu  eseguito. 

ARTI,  E  COMMERCIO. 

Tn  questo  p&ese  vi  sono  poche  arli  ,  e  mestieri  ;  c  gli 

«rtefici  son  comunali.  Vi  %    una  fabbrica   da    oonciar  i 

uoj.  La  negoziaiione  e  bastantemente  animata,  ed  %  un 

amo  di  ricchezxa  per    i  Pignataresi.  Vi    e    una   bcuoIo 

pubblica  per  i  tanoiulli    coir  onorario   di    annul    ducati 

s<  ssanla. 


i87 


UOMINI  ILLUSTRL 


Vengo  a  parlare  dcgli  uomini  che  si  sono  distinti  in 
questa  mia  patria  fra  tutti  i  Villaggi.  Con  rincrescimen- 
to  debbo  dire  ,  che  il  loro  rmmero  non  e  in  ragion  del- 
la  popolazione  :  son  rimpxovero  ai  nostri  ocelli  gli  Zoni, 
un  de'  Villaggi  clic  rappresentano  Calvi  ,  e  die  vanno 
gonfj  di  glona  pel  loro  cittadino  Muzio  Zona  Prodomedi- 
co  ,  e  Presidente  del  Protomcdicato  delle  Spagna  ;  come 
Visciano ,  altio  de'  detti  villag-gi ,  che  dieda  la  nascita 
a  Lorenzo  Zona  medico  primario  della  Provincia  ,  e  let- 
tore  di  Fisica  nclla  Universita  di  Capua  ,  ivi  stabilita 
dopo  la  soppressione  de'  Gesuiti  ;  Pastovano  giuhila  per 
Vincenzo  Rotoli  ,  chirurgo  della  Famiglia  del  nostro  Re 
Ferdinando  I.  Vitulaccio  vantasi  d'  aver  dato  un  illu- 
strissimo  Vescovo  alia  sede  di  S.  Agata  de'  Goti  ;  Garni  - 
gliano  gloriasi  d'  a^er  dati  due  Giudici  togati  al  Foro  ,  e 
tre  Pastori  alle  Chiese  di  Bisceglia  ,  di  Conversano  ,  Tea- 
no  ,  ed  Aquino  ;  altri  Gomuni  se  non  del  nostro  Circon- 
dario ,  pure  molto  a  noi  vicini  gloriansi ,  ne  con  minor 
vanto  d'  aver  prodotti  uomini  singolari  nelle  arti  libera- 
li  ,  e  nelle  scienze  sublimi-  Intanto  noi  non  possiamo 
vantare  ,  che  una  mediocre  dottrina  ,  la  quale  io  appel- 
lo  neg-azione  d'  ignoranza.  I  hravi ,  e  saggi  mici  com  pa- 
trioti  dehbono  anzi  compiacersi ,  che  dolersi  di  questa 
mia  osservazione  ,  la  quale  piaccia  al  Gielo  ,  che  sia 
d'  incitamento  a  scuotere  dal  letargo  la  nostra  docile 
gioventu ,  che  io  amo  per  genio  ,  e  venero  per  doverc, 
Nell'  accennata  scarsezza  di  uomint  illustri  io  piendo  pero 
in  considerazione  alcuni  ,  che  credo  tali.  Prima  intanto 


i88 

di  Tenire  a  questo ,  prevengo  il  lettore  di  due  cose.  In 
prinio  luogo  fa  d'  uopo  ch'  egli  allontani  il  suo  pensiero 
tlalla  seconda  roeta  del  passato  secolo  ,  e  dal  secolo  pre* 
scnte  ,  a  cui  erano  in  questi  luoghi  riserhate  le  cogni- 
zioni  delle  inteliettuali  discipline  ,  che  si  sono  anche  fra 
noi  alquanto  inoltrate  verso  la  perfezione.  In  questi  no- 
stri  piccoli  villaggi  dominava  anche  nel  secolo  XVI  ,  c 
XVII  ;  e  nella  prima  meta  del  XVIII.  un  ammasso 
d'  ignoranza  ,  di  cui  ne  faro  il  quadro  co'  pennelli  di 
due  benemeriti ,  e  sempre  mcmorabili  Vescovi  di  que- 
sta  Diocesi  Monsigor  Silva  ,  e  Monsignor  Positani. 

Monsignor  Silva  nella  S.  Visita  dell' anno  1692.  per 
aver  trovati  non  solo  i  fanciulli  ,  ma  gli  adulti  ancora 
ignoranti  a  segno  di  non  saper  ne  anche  i  principj  della 
rcligione  Cristiana  ;  esprimendo  il  suo  cordoglio ,  dice 
cio  evidentemente  piovenire  dalla  insufficienza  del  Clero  f 
che  per  ignoranza  era  incapace  di  occupare  non  che  i 
Canonicati  ,  ed  altri  heneficj  curati  ,  ed  esercitare  il  Sa- 
cramento della  Penitenza  ;  anzi  non  saper  nemmeno  ci6 
che  con>eniva  ad  un  semplice  sacerdote  per  la  celeb  ra- 
zione  della  Messa  ,  e  cerimonie  de'  divini  offiej  ;  onde 
pareva  a  Lui  potersi  di  essi  dire  :  Talio  populus  ,  qua- 
lis  Sacerdos. 

Monsignor  Positani  nella  sua  lettera  scritta  ad  sacra 
Litnina  compiangc  lo  stesso.  Avrci  allontanato  da  que- 
ste  carte  si  fatta  lagnanza  ,  so  avessi  potuto  cancellaine 
anche  la  memoria  nel  foglio  5.  del  proccsso  della  cre- 
zione  del  Scminario  ,  la  quale  conservasi  ncll  archi- 
vio  Vcs<*ovile. 

Seacondo:    quandu  io    duo,    che  uno  e  statu,  o  sit 


per  csempio  ,  buon  filosofo  ,  buon  tcologo  ,  buon  orato- 
re  sacro  ,  buon  poeta  ,  buon  letterato  ,  buon  ccclcsia- 
stico  ,  non  intenclo  di  dire  ,  chc  sia  stato  ,  o  sia  tale 
da  poter  esseie  paragonato  ai  primi  teologi  ,  filosofi , 
sacri  oratoti  ,  poe'i  ,  lettetati  ,  buoni  ecclesiastic!  de' 
tempi  suoi.  In  qucsto  circonclario  ,  ed  in  tutta  la  Dio- 
cesi  di  Calvi  non  ci  sono  stati  ,  a  risei  va  di  pochissi- 
mi,  arcipochissimi  ,  uoinini  dotati  di  qualita  da  poter 
aspirare  ai  primi  ranghi  ncl  mondo  scientifico,  e  lette- 
rario.  Niuno  ,  che  ha  professato  ,  o  professa  la  teolo- 
gia  ha  avuto  il  corredo  delle  lingue  greca  ,  ed  ebrea  , 
della  scienza  de'  sacri  canoni ,  e  de'  concilj  ,  della  let- 
tura  de'  SS.  Padri ,  e  di  sana  metafisica.  Niun  filosofo 
de'nostri  si  e  inoltrato  molto  avanti  nelle  cognizioni  me- 
tematiche  ,  e  fisiche  ;  niun  Oratore  sacro  ha  intrapreso 
ad  esercitare  il  suo  sacro  mi nistero  dotato  de'  lumi  per 
esso  indispenzabili  ,  e  con  una  buona  cognizione  della 
lingua  italiana  ,  mentre  la  scelta  delle  parole ,  e  ,  come 
ognun  sa  ,  T  oiigine  dell'  eloguenza :  spesso  non  sola- 
mente  non  si  puo  sciegliere  una  parola  in  pi  eferenza  di 
un'  altra  ,  ma  benanche  manca  una  parola  sola  ,  per 
dare  ad  intendere  la  cosa  che  vuolsi  esprimere.  II  me- 
desimo  presso  a  poco  pu6  dirsi  de'  poeti  ,  de'  buoni 
letterati  ,  de'  buoni  ecclesiastici.  Fra  quelli  de*  nostri , 
di  cui  faro  onorato  ricordo  ,  di  Pignataro  ,  e  di  Paiti- 
gnano  ;  che  gli  e  unito  il  pi  imo  sara 

Tommaso  Barricelli,  il  medesimo  che  poc'anzi  osser- 
vammo  il  pi  imo  Arciprete  curato  di  S.  Giorgio,  fu 
anchc  Vicario  Generale  di  Mons.  Maranta. 

Decio  suo    nipote  di  fratello  ,    fu  dopo  lui  Arciprete 


curato  cli  questa  Chiesa  ,  e  Vicario  generale  del  prelo- 
dato  Vescovo.  Era  egli  Notajo  Apostolico  ,  e  ne  suoi 
protocolli  compilati  dal  1602  ,  sino  al  i632  :  trovansi 
alcune  particolarita  ,  che  interessano  coloro  i  quali  so- 
110  cutiosi  di  sapere  gli  usi  di  que'  tempi  in  questi  no- 
stii  paesi  dipendenti  dalla  Citta  di  Capua.  Per  esempio 
si  ha  1' antico  costume  de' futuri  sposi  nell'atto  de'ca- 
pitoli  matrimoniali,  ch'  eran  detti  biquadialia:  in  quel- 
1'  atto  il  futuro  sposo  mettea  V  anello  nel  dito  della  futura 
sposa  ,  e  puhblicamente  la  Laciava ,  e  dichiarandola  co- 
si  sua  moglie.  Ecco  le  solite  parole  cli  cui  si  serve: 
daiUibur  sibi  fideml,  annulum  subharravit ,  et  pubblice 
osculatus  est  earn,  et  secundum  legem  earn  sibi  asso- 
ciavitet  fecit  uxorem.  Ed  e  notabile  vedersi  ancora  la 
traccia  di  tali  antiche  costumaze  in  ceite  canzoni ,  che 
dalle  nostre  condadine  tuttavia  si  cantano  : 

come  saria  ;  a  chi  mi  diede  il  primo  bacio. 
Tale  rito  pero  trovasi  in  essi  Protocolli  praticato  fino 
a'  28  novemhre  1610  ,  in  cui  ne  osserva  V  ultimo  esem- 
pio ;  ncgli  anni  seguenti  leggesi  la  promossa  ,  che  fa  lo 
sposo  della  quarta  detta  basatura  pro  tola  dote,  pro  te- 
nure primi  osculi  ,  1  estando  pero  come  tin  formolaiio  , 
sopra  leggersi  V  atto  desciitto.  II  Canonico  Mazzocchi 
pubbticd  sopra  di  questi  statuti  municipali  le  piu  utiii, 
cd  interessanti  osservazioni  ,  nel  la  disei  ta/.ione  Teolo- 
gioo  legale  di  Monsignor  Muscettola  de  Spmsabilu$\  pio- 
priamente  alia  pagina  201  edizione  Napolitane  17G3  ; 
m  interpretando  Porigine  di  tali  usi  no  trova  L' origine 
•nulla  legge  Mosaica.  Per  appagare  la  cuiiosita  del  leito- 
vt  eccola  qui  gia  annotate.  (1) 


(1)   Num.   b     Atqui  hoc    ipsum     scire    Ubct  ,   und<>,    H 


191 

Nel  protogollo  poi  di  Vincemo    fratello    di  Dccio  nol 
fol.   i4-  leggcsi  clie  Stcfano  Villano  vende  una    casa  ,  e 


(jiuznclo  primum  ea  desponsalibus  matrimionio  paribus  , 
Usque  osculo  Jirmat  is  consuetudo    invaluerit.     Nam  ha- 
etc nus  non  ultra  Trullanam  Synodum  hoc  est  anno  692 
proccssimus.   Nunc  antiquiora    adhuc    vestigia    quaero. 
Sane  nihil  anliquius  in  hoc  genere    reperio    Constantini 
sanctione  anni  336  ,  quae    est  lex  16.     Cod.  de  dona- 
tionibus  ante  nuptias,  quae  sic  incipit :  si  a  sponso  re- 
bus sponsae  donatis  ,    interveniente  osculo    ante  nuptias 
tunc  vel  illam  moi  i  contingent ,  dimidiam    partem  re- 
rum    donatarum    ad  supertitem    pertinere  praecipimus  , 
demidiam  ad  defuncti  ,  vet  defunctae  haeiedes    . 
oculo  vero  non  interyeniente  ,  sive  sponsus  ,  sive  spon- 
sa  obierit  ,   totam    infirmari    donationem  ,    ct    donatori 
sponso  ,  vel  haeredibus  eius  restitui.   Mitto    cetera  con- 
stitutions hujus  :  cujus  rationem  Codicis  Justiniani  in- 
ter petres  non  sunt  assecuti,  ut  qui  existimarunt  in  os cu- 
ll poenam  {per  quam  pudicitia  delibatur  )  earn  dispo- 
sitionem  fact  am  :  cum  contra  certum  sit ,  favor  e  spon- 
saliorum  osculo ,  et  arra  Jirmatorum  (  quae  ferine  apud 
Christianos  nuptiis  exequebantur  )  ita  fuisse  ab    Impe- 
ratore  dispositum*    Post  hanc   autem    legem    ostenditur 
anno  336  collata  fuit  j am  in  usu fuisse  hoc  genus  spon- 
saliorum  ,  quod  cum  utoriqui  juri  Pandectorum  sit  pe- 
nitus  ignorabile  (  nee  enim    alia    in    Digestis  aut  scri- 
ptoris  prisci  aevi  usquam  est  osculi  sponsalitii    mentio  , 
mulfo  minus  quod  sponsalia  nuptiis  aequiparentur,  imo 


192 

nel  fol.  1 5  colla  data  de'  12  stesso  mese  ed  anno  Giam- 
battista  Bovenzo  vende  due  moggia  di  territorio :  am- 
bedue  i  sudclctti  istrumenti  in  carta  bollata  ,  leggendosi 


tontrarium  possim  in  Pandectis  ducantatur  )    adhuc  0- 
rigo  quaerenda  est  sponsalitii. 

Num.  g.  Equidem  cum  me  in  omnes  partes  verterem, 
nihil  verisimilius  afferre  mihi  posse  videbar  ,  quam  si; 
hanc  consuetudinem  a  Chris tianis  repeterem^  apud  quos 
nihil  osculo  sanctius ,    et    usitatius  erat.  Eo   se  in  ora- 
tionibus  ,  et  in  sacra  Synaxi  in  signum    mutae    chari- 
tatisy  at  foederis  complect ebantur  ,  nee  aliter  quam  cum 
osculi  impressione  sese  invicem  salutabanU  Itaque  nihil 
frequentius  in   Apostolorum    epistolis    Legimus ,    quam 
illud  salutate  invicem  in  osculo  sancto.  vide  Rom.  X  Vh 
16.  et  I.  Cor.  XFI.  20.  et  11.  Cor.  MIL  ia,  et  1.  Thes. 
V.  26.  et  1.  Pet.  V.  1 4-  Itaque  antiquorum   Christiano- 
rum  ingenium  ,  et  eorumdem  Angelicam    simplicitatem 
osculum  sponsalitii   redolebat.    Accedit    quod    Chistiani 
poterant  moris  ejus  auctorem.     Laudare    Sanctissimum 
Patriarcam  Jacobum ,  qui  Gene&eos  XX  ZX.  II.  oscula- 
tus  est  earn  (Rachelem)  in  pignus  desponsationis  utique. 
Confer  quae  super  ex  Graecis  Canowstis  ad  Trullanum 
canonum  98  depromsi ,  ex  qui  bus  apparct  et  sponsalio- 
rum  indissolubilitatem  ,  et  quod  eadem  nuptiis    omnino 
exequarentur  ,   id  toturu  ve.tercs  christianos  ad  imittitio- 
nem    legis    Mosaicae  retulisse.    Ergo  non  antca  jus  Cae- 
SOrium  Sponsaliorum  kujus  generis    meminit  ,     quam  et 

Caesares  ChrisUcuuimum  amplest  $s&nt* 


i93 

nell  impronto  —  sigillo  quarto  ncl  regno  di  Napoli  tor- 
nesi  cinque  anno  mille  seicento  quaranta  ,  e  cio  colla 
data  del  mese  di  agosto  164.0  ;  ma  nel  seguente  mesc  di 
settenibre  non  si  adopcra  piii  carta  bollata  ,  per  essere 
-veiisiinilmcnte  ccssato  il  bisogno. 

Delia  stcssa  famiglia  fu  Francesco  Barricclli  il  veccbio 
na  cquc  costui  nel  1680  ,  fu  notajo  ,  e  Dottore  in  legge, 
per  cosi  dire  ,  il  braccio  dritto  di  Monsignor    Positani  , 
specialmcnte  per  la  fondazione  del  Gonvento  de'  Frati  scal- 
zi    di  S.   Pietio  cV  Alcantaia  presso    questa  Terra.  Que- 
st' uomo  dabbene  sentivasi  oltremodo  inclinato  alio  stato 
ecclesiastico  ,  per  la  qual  cosa  ,  morta  la  moglie  ,  vesti 
Falbito  cleiicale  ,  ed  intraprese  un  nuovo    tenor  di  vita 
d'  al ti  a  impoitanza  ,  cbe  quello  non  era  ,  cbe  avea  lino 
allora  eser citato  ;  aggiugnendo  al  capitale  della  dottrina, 
cbe  gia  possedeva  ,  anche  quello  della    pieta  ,  quel  dop- 
pio  capitale  ,  ch'  csige  la  grandezza  del  sacro  ministero, 
al  quale  si  disponea.  Fu  ordinato  sacerdote  da  Monsignor 
Fraggianni  a' 25  maggio  iy55  in    eta   di    anni  scttanta 
cinque  ;  e  nella  piima  Messa  da  Lui  cantata  venne  as- 
sestito  da  due  suoi  tigli  preti  Matteo  da  Diacono  ,  e  Se- 
bastiano  da  Suddiacono  ;  e  distribui  la  SS.  Comunione 
a  tutt'  i  suoi  figli  ;  morti  non  molti  anni  sono  degni  di 
si  pio  ,  e    degno  genitore.  Non  so  se  alcuno  abbia  mai 
letto  nellc  antiche  memoiie  un  fatto  notabile  come  que- 
sto  ,  cbe  riscosse  le  benedizioni %    e  le  lagrime  di  tutt'  i 
compaesani. 

Ha  prodotto  questo  Comune  anche  dottori  in  legge  fin 
dal  piincipio  del  secolo  XVIII. 
Giovanni  Caprio  lo  fu,  c  fu  ancora  commissario  delta 

*9 


i94 

fabbrica  di  S.  Pietro  di  Roma  nel  1616  ,  come  costa 
clalla  Visita  di  Maranta.  Dottor  in  legge  fu  anche  il 
sacerdote  D.  Antonio  Borrelli ,  come  apparisce  dalF  iscri- 
zione  apposta  nel  sepolcro  della  sua  civile  famiglia  nel 
1660.  eretto  nella  cniesa  di  S.  Giorgio.  Bartolomeo  Can- 
zano  ,  anche  Pignatarese  ,  esercito  la  professione  legale  in 
Napoli.  Tre  suoi  figli ,  cioe  ,  Giuseppe  ,  Vincenzo  ,  e 
Gaetano  esercitarono  con  decoro  la  stessa  camera  ;  altri 
due  Serafino  ,  ed  Antonio  intrapresero  la  onorevole  arte 
Militare  ,  ed  il  primo  fu  Tenente  Colonnello  ,  e  V  altro 
Capitano  delle  truppe  di  S.  M.  Un  altro  figlio  vest!  1'  abi- 
to  religioso  nella  venerabile  Congregazione  Verginiana. 
Antonio  Ganzano  ,  parente  cle'  suddetti ,  Francesco  Nun- 
ziata  ,  Pietro  d'  Elena  ,  Lorenzo  de  Vita  ,  e  suo  figlio 
Gabriele  ,  tutti  esercitarono  decorosamente  la  stessa  pro- 
fessione con  gloria  della  patria. 

Avendo  parlato  delle  ^persone  distinte  di  Fignataro  , 
vengo  a  quelle  di  simil  merito  di  Partignano.  Pietro 
Santagata  il  vecchio  era  Vicario  generale  del  Vescovo  di 
Calvi  nella  fine  del  secolo  XV.  forse  Monsiffnot  Anselo 
II.  Marotta.  Francesco  Antonio  Bartoloiaeo  di  Giacomo 
Santagata  nato  a'  25.  agoslo  17 1£.  da  gioranetto  vesli 
l'abito  Gcsuitico  j  nel  Collegio  dell'  Aquila  insegno  nolle 
scuolc  minori ;  tomato  in  Napoli  iraegndi  per  cinque  anni 
continui  la  Rettorica  ,  e  la  Poetica  nel  Collegio  massi- 
ao  ;  diede  nello  stesso  Collegio  un  corso  <li  Filosofia  , 
ed  aveva  inoominciato  il  corio  <li  Teologlt  ,  ma  in  r\o 
in  ititerotto  <Iall<r  turbolence,  che  insonero  contro  la  nia 
Compagnia.  Scrisse  la  Vita  del  Caraliere  1).  EttOrs  Pi 
aate  Hi  ,    principe    di    Marsico  nuovo  ,    come  anche  le 


iq5 

Vite  del  Servo  di  Dio  Padre  Francesco  Comacho  dtll' 
Ordine  di  S.  Giovanni  di  Dio;  e  del  Padre  Giambattista 
:  Cacciottoli  della  sua  Compag-nia  ,  tutte  pubblicate  colla 
stampa.  Pubblicate  nello  stesso-  modo  furono  la  terza  , 
e  la  quarta  parte  della  sua  storia  della  illustre  Compa- 
gnia  ,  appartenente  al  regno  di  Napoli,  restando  ma- 
noscritta  la  quinta  parte  scritta  di  suo  carattere  , 
a  quale  conservasi  da'  suoi  parenti  ,  come  anclie 
il  suo  Quaresimale  ,  diver  si  sermoni  ,  panegirici  ,  ed 
altre  composizioni  parte  stampate  ,  e  parte  inedite.  Egli 
mori  in  Gori  nello  stato  Pontificio  a'  a4  aprile    1780. 

Ma  io  ben  mi  avveggo  che  '1  mio  lettore    dopo  il  gi- 
ro da  me  fatto  per  gli  anni    trapassati  ,    mi  attende  al 
varco  della    eta  presente  ;    io    cerchero  dJ  appagarlo  ma 
con  due  prevenzioni.   Prima;  che  sarei  infinito  se  voles- 
si  qui  nominar  tutti  que'  valentuomini  che  mi   si  affac- 
ciano  avanti    a'  pensieri:    ma  contentare  ognuno    e    co- 
sa  troppo  difficile  ;    pure  mi    vien    talento    di    produr- 
ne    due,    e    d'  illustrarli    con  alquan*e    illustri    parole 
per  dare  agli  altri  con    questi    due    specchi    un    caldo 
incendivo  ,  ed  un  impulsoal  ben  operare.  Seconda  pre* 
ven/ione:  non  vorrei  che  il  mio  leggitore  leggendo  i  due 
seguenti    elogj    mi  avesse  a  tenere  piu   afiezionato ,  che 
veritiero  ,    cioe  ,    che  Y  affezione    con  dolce  inganno  mi 
avesse  fatta  altcrare  la  verita  ;  se  cio  mai  fosse  ,  io  ri- 
juardo  alia  particolare    affezione    risponderei  di  si  ;  ma 
ijuest'  affezione  e  cagionata  in  me  dal  merito  delle  loro 
Irirtu ,    le  quali  di  giorno  in  giorno  crescono  ,  e  si  fan- 
no  maggiori    assai  ;    e  che  sia  cosi  ,    le  loro  opere  son 
anti  testirrionj  de' miei  detti  ci6  posto  dico 


1 96 

Primo    e    il  sig.  D.    Pietro  Borrelli    di  cui  tesso  un 
epilogo  ,  e  non  gia  la  vita ,  nacque  in  Pignataro  ncl  di 
22.  marzo  1786  ;    doll'  onesto    ma  povero  genitore  Cre- 
scenzo,  buona  memorise.  Fin   dalla  sua  fanciullezza  ve- 
devansi  in  lui    trapelare    cliiari    presagj  d'  aver  egli  ri- 
cevuto    dalla    natura    tutte  le    disposizioni  ad  essere  un 
uomo  non  ordinario  ,    come  le  molto,  e  molto  belle  sue 
operazioni  abbastanza  il  dimostiano*  A  tale  lodcvolc  og- 
getto  F  amoroso  padre  non    ostante  la  sua  nota  poverta 
desidcrando  di  veclcre  il  suo  figlio  ben  istruito  nella  piu 
tenera    sua    gioventii  lo  pose  per    alunno  nel  seminario 
Diocesano  di  Galvi  ;     appunto  quando  questo  sacro  luo- 
go    usciva    dall'  oscurita  ,  e    faceva    scntire  1'  onorevole 
suo  nome  per  i  rapidi  progressi  neg-li  studj  ameni  ,  ed 
intellctuali  ,    media nte    V  assidua    paterna    cura  de'  due 
gran    Vescovi    immoitali    nella  storia  di  Calvi  ,  V  Emi- 
nentissimo  Zmlo  ,  e  Monsignor    de  Lucia.  Ivi  il  nostro 
novcllo  alunno  tosto  concito  mirabilc  cspettazione  di  so, 
e  con  gli  effctti  le    corrispose.     Nudiito    egli    del    latte 
della    dottrina    Ciistana    diode    cliiari    ind'uj  qual  rim* 
scita  avesse    a  faro    s'  ogli  giungosse  a'  suoi    matuii  an- 
ni.   Ed  in    fatti    Mons..  de  Lucia    giusto  ostiniatore  del 
valoie  ,     e  dol     moiilo  di    qucslo  SUO  novcllo   Sacordoto 
no    concept    una    giusta    opinione  ;  impercioche  appena 
ordinato    prote  lo  closso  por   maestro  ncl  detto  Sfemina* 
no,  ed  il  felioe  suctesBo  uguaglio  In  tal  mode  Laapet- 
tazione  del  degnisaimo  prelato  ,  <  lie  ml  meae  di  Luglio 
dd  1618  ;  lo  chiamo  a  parte  della  sua  cura  prowoven- 
dolo  ..11a    Cbksa  Parrootfaialc  in    Pignataro  sotto  il  ti- 
koto  <li  Auciprtte  di  S.  Giorgio,  con  applaiiao  iiulicibilc 


*97 

di    tutU    qucsta    popolazione  ;    e  con    ragione  ,  poiche 
Pignataro    in  tempo  di  tanto  bisogno  non  poteva  certa- 
mente  desiderare    dal    Cielo  grazia  piu  grande  ;  concio- 
siache  posto  su  questo   caodeliero  dell7  Arcipretato  fu  la 
forfcuna  della    nostra  madre  patria  ,  colla  quale  io  oltre 
modo  mi    rallegro  di    questo    suo    figlio  si  valoroso  ,  e 
cotanto    operai  io  ;    c  me  ne  rallegro   con  me  stesso  del 
giudicio  clie  io  ne  fo,  beriche  e^li  sia  il  medesimo  clie 
ne  fa  ognuno  che  il  conosce  ,  essendo  da  ognuno  e  co- 
nosciuto  ,  e  predicato  per  uno  de'  piu  notabili  ecclesia- 
stici  della    Diocesi    di  Calvi.  Essendosi  in  lui  verificata 
F  opinione    di    Platone  ,  e    degli    altri    filosofi ,  i  quali 
hanno  creduto  ,  che  i  nomi  degli  uomini  non  si  pongo- 
no  a  caso  ,    ma  per  provvidenza  della  presaga  natura  , 
accomodati  alle    qualita  7  ed  ai  futuri  avvenimenti  delle 
persone ,    per  falsa  clie  riesca  negli  altri ,  si  verifica  in 
tutto  nel  nostro  amabile    Arciprete  ,  a  cui  pare  di  rice- 
vere  vigore  dellc  fatiche  stesse  ,    non  cessando  di  porsi 
addosso    ogui  di  qualche    nuova  sopiassoma  per  benefi- 
cio  dell*  animc  commesseli  ,  e  per    meglio  corrispondere 
alia  sua    vocazione  ,    ed  alia    espettazione  clie  si  ha  di 
lui  ;    di    maniera    che .  quantunque    il  peso  sia  grave  ; 
nondimeno    gli    giova    tanto  di  portarlo  ,  che  in  questo 
vengo    a  conoscre    per  pruova  ,    che  le  opere  sue  sono 
corrispondenti    al    nome.  Diamone    un    saggio.    Non  si 
potrebbe    raccontare  cio    ch'  e^li  sta  faccndo  per  la  sua 
Chiesa  ;    basta  il  dir  solamcnte    iu  questo  augusto  luo- 
go  ,  che  la  Chiesa  sotto  il  titolo  di  S.  Maria  della  Mi- 
sericordia  ,    ove    esercita    la  sua  cura  ,     per  la  nettezza 
degli  Altari,  per  i  vasi ,  e  per  gli  arredi  sacri  e  la  piu 


i98 

commendabile  del  circondario  ,  c  un  g-iojello  di  pregio 
inestimabile.  A  conti  fatti  egli  per  esercitare  la  sua  ca- 
rita  verso  i  suoi  pan  occhiani  con  limosine  secrete  ,  ed 
a  far  vieppiu  risaltare  il  libei alissimo  suo  dissintei esse 
se  ne  vive  stretto  stretto  contentissimo  senza  neppu- 
re  avere  la  Congrua  ecclesiastica.  Non  inferiore  alia 
caiita  e  lo  zelo  clr  egl'i  ha  per  la  gloria  di  Dio  ,  e  per 
la  salute  delle  anime  ;  e  quindi  esercita  scmpre  con 
somma  cura  ,  ed  attivita  i  doveri  di  un'  ottimo  Parro- 
co  ,  anclie  a  costo  d'  affievolire  la  sua  salute.  Ma  io 
non  voglio  piu  oltic  piocedere  temendo  di  non  offendere 
la  sua  modestia  ,  ed  aceioehe  ii  mio  Iegitore  non  pen- 
sasse,  clie  io  volessi  col  lume  delle  mie  parole  far  chia- 
10  il  lume  del  nostro  Arciprete  ehe  per  suo  proprio 
splendore  e  illustre  ,  ed  e  soggetto  degno  di  maggior 
grado;  e  sebbene  il  conseguire  tale  dignita  sia  in  mano 
d'altri,  io  ce  1' auguro  ,  e  poito  lerma  opinione  che 
non  gli  possa  maneare  ,  imperciocche  le  Potcsla  Supre- 
me rhnuncrati  iei  delle  fetiche  ,  e  feutiici  della  viitii 
la;  anno  conoseere  chiaramente  quanto  possa  sperare  chi 
virtuosamente  operando  ad  altio  non  mira,  che  a  quel 
bene  che  mai  non  suol  eBsere  disgiunto  dal  medio.  E 
qui  lb  flue.  Ma  Delia  pienezza  della  gioja  ehe  ne  sento 
al/.o  gli  occlii  al  cielo  pregando  la  Divina  bonia  ,  che 
siccome  e  stata  liberate  in  dopare  quest'  operario  alia 
nostra  Patria    per   consolarla  da' .present!  krayagli  ,  cosi 

sia  cliandio  larga  a   far  soigere  in  riascuu  CSomune  non 

che  del  nostro  Circondario  solo,  ma  di  tutto  il  R^egno 
operarj  umili  ,  onde  i  popoli  direnissero  piu  virtuosi)  e 
piu  ooetumati,  e  nel  seno  delle  lore  madri  patrie  man- 


*99 

tones  scro  quella  pace  ,  che  alcuni  animi  tristi  tentasse- 
ro  tli  sbandirla.  Si  mio  Dio  fatti  cosi  sorprendenti  son 
degni  solo  di  Te  ,  giacche  nelle  sole  tue  divine  mani 
sono  i  cuori ,  c  le  ling-ue  di  tutti  gli  uomini. 

Sebastiano  de  Vita  ,  ch'  io    propongo    per  esempla- 
re     a'  miei    cittadini     nacque     nell' anno     1778.     agli 
1 4-  apiile  da  una  onesta  ,  civile  ,  ed  antica  famiglia  di 
Pignataro  ,   da   quell'  appunto   clie   ha  dato  il  nome  ad 
una  stiada  di  detto  Comune.  Gli  affettuosi ,  e  saggi  ge- 
nitori    ebbero  tutta  la  cura  della  buona  educazione  di 
questo   loro   unico  tiglio  ;  tenero  giovanetto  fa  mandato 
nel  Seminaiio  di  Calvi  ;  ivi  in  que'  felici  tempi  di  pace 
fu  formato  non  meno  alia  pieta  ,  che  alle  belle  lettere , 
sotto  il  celebre  professore  ,  di  lodevol  ricordanza  ,  Simo- 
netti.  Dopo  tre  anni  di  educazione  in  quel  sacro  luogo, 
vedendo    i  genitori  ,     che  i  talenti  del  figliuolo  davano 
liete  speranze  ,  lo  mandorono  in  Napoli ,  e  per  iscansare 
i  lacci ,    che  ivi  si  tendono  alia  incauta  gioventu  ,    m  i 
addossai  io   la  cura     facendolo  ivi  meco  coabitaie.  La 
magnificenza  della  Metropoli  :  qua  (che  mio  breve  eserci- 
zio  :    le  vaiie  ,  e  sagge  lezioni  di  Francesco  Vela  rino- 
mato  maestro  di  Rettorica  negli  studj  dell'  Arcivescovato 
svilupparono  viemaggiormente  il  suo  intelletto.  Impedito 
per6  di  fare  que'  progressi  ,  che  avrebbe  potuto  sperarsi 
si  restitui  nel  seno  della  patria  ,  e  de'  suoi  parenti.  Nel 
ritiio,  in  cui  viveva  ,  non  cesso  mai  di  colli vare  la  sua 
anima  collo  studio  delle  belle  lettere,  perle  quali  parea 
nato  espressamcntc.  L'elcganza  ,  con  cui  scrive  le  due  lin- 
gue,  in  prosa,  ed  in  versi  ,  ne  fanno  chiaia  pruova.    La 
patria   conoscitrice  del   suo  merito  ,  e   pel  saA-  re  e  pel 


200 
candore  ,  e  soprattuto  per  lc  qualita  che  formano  il  vero 
filosofo  cristiano  ,    Io  nomino  maestro  delle  scuole  pub- 
pliche    coll'  annuo    assignamenlo  di  ducati  Settantaduc. 
Destinata  poi  questa  Terra  Capoluogo  del  Circondario  f  u 
nominato  supplente  al  Giudicato  Regio.  Ecco  il  punto , 
in    cui    egli    fece    ammirare    V  acume  del  suo  ingegno. 
Scrupoloso  del  nuovo  incarico  addossatoli ,  s'  applico  con 
sommo  inpegno  alio  studio  del  Codice  vigente  ,  col  tal 
succcsso  ,  che  in  tutti  gV  incontii  ,  ne'  quali  ha  funzio- 
nato  da  Giudice  ,  ha  dato  sempre  luminose  pruove  non 
solo    d'  essere    dottore    pratico  nellc  leggi  ,    ma  di  una 
soinma  rcttitudine ,   che  non  si  smentisce  giammai ,  esa- 
minando  tutto  co' proprj  occhi ,  vigilando  acorreggere, 
ed    a    repiimere    gli    errori  ,    o  gli  ahusi  che  potessero 
commcttersi  dagli  scribi  della  Corte.  Laonde  soglio  io  dir 
di  lui  quel,  che  gia  si  diceva  di  Gatone  ;  otcfelicem, 
Marce  Porti,  a  quo  rem  improbam  petere  nemo  audet. 
Per  la  sua  costanza  nello  strcttissimo  sentiero  della  giu- 
stizia  ha  mcritata  la  stiina ,  e  gli  encomj  di  tutt'  i  Regj 
Piocuratoii  delle  Coiti  civili  ,  e  criminali  a  segno,  che 
la  Commissions  de'  Magisrrati  lo  ha  proposto  per  Giudi- 
ce  regio    cffettivo  del  Circondario  addi  i5.  gennaro  del 
1817.   nam.   2288.  Ma  nell'  alto  che  segnava  queste  po- 
che  righe  ,   il  prelodato  Supplente  ,  a  cagion  di  salute  , 
ha  linunciata  la  cafioa. 

Iddio  li  dia  salute  per  bene  di  qua«te  popolasiooi , 
le  quail  ogni  giovno  vaimo  a  sentire  i  suoi  consigli  nel- 
lc lo.o  controrersio.  Imperciocch^  senca  easere  opuknto, 
cd  in  mi  z/o  a1  UtogfH  della  sua  famtglia  ,  odaa  ran  , 
eomparisju  lemprc  disslnteresaalo ,    spcciajmcnte  verto  i 


20I 
povcri  ;    cffotto  sicuro  dello  spirito  della  vera  Religionc 
ond'c    pcnctrato.    TJomo  nato  veramente  per  onore  del- 
ta Patria. 

Malgrado  la  modestia  ,  sua  particolar  virtu  ,  voglio 
scoprire  alia  luce  pubblica  ,  per  incentivo  di  fame  far 
acquisto  ,  un  tesoro  tanto  piu  ricco  ,  quanto  piu  nasco- 
sto  di  un  eseaiplarissimo  Gristiano  ,  cbe  forma  1'  orna- 
meuto  del  chericato  di  questa  mia  patria  ;  ed  e  V  otti- 
1110  fra  i  buoni  ,  che  vivono  in  questa  Dioeesi  ,  crecle- 
rei  che  meritasse  d'  essere  amato  ,  ed  imitato  da  ognu- 
no.  E'  giovane  ,  se  gli  anni  si  contano  ,  e  vecchio  se  le 
fatiche  si  considerano.   Egli  e 

Antonio  Palmisani  fu  di  Pasquale  nato  in  Pignataro 
a'  aa.  giugno  1778  ;  venne  egli  educato  nel  seminavio 
di  Calvi  ,  e  nel  mese  di  Aprile  deli'  anno  1804.;  fu  or- 
dinato  sacerdote.  Avendo  Monsignor  Vescovo  ben  esa- 
minata  la  buona  indole  del  novello  unto  del  Signore 
lo  clesse  sostituto  nella  laboriosa  cura  dell'  Arcipretato 
di  questo  comune.  E  ben  si  appose  il  savissimo  Prcla- 
to  ;  imperciocche  in  una  catena  di  fatiche,  e  quel  ch'  e 
piu  eon  una  complessione  di  salute  ad  esse  non  pari  , 
non  ba  mancato  in  niuna  prontezza  d'  animo  al  suo 
ufficio.  E  una  grandissima  testimonianza  che  da  tutti  e 
predicato  il  tutto  di  tutti.  Io  per  me  V  amo,  e  lo  ammiro 
quanto  pochi  altri  per  1'  umilta  sua  ,  e  per  la  sua  cari- 
ta  ;  le  quali  virtu  sono  in  lui  cosi  bene  unite  ,  che  sem- 
pre  accompagnano  ogni  sua  azione  ,  e  che  gareggiano 
qual  di  loro  due  debba  esser  principale.  Imperciocche 
mi  pare  ch'  egli  rappresenti  espressaniente  la  vera  idea 
che  in  si  pio  esercizio  deve  imitarsi  da  chi  vi  fatichi  per 

20 


202 
scrvizio  di  Dio  ,  e  frutto  del  Prossimo  senz'  altro  fine 
umano.  Di  die  pare,  che  facciano  fedc  quelle  divine 
parole  di  Cristo  ,  che  non  potevano  essere  altrimenti  , 
il  quale  avendo  in  se  cento  mila  virtu  ,  o  ahiti  virtuo- 
si imitabili  a  noi  ,  non  disse  altro  se  non  Dlscite  a  mo 
quia  mitis  sum  ,  et  humilis  corde  :  sentenza  degna  d'  es- 
sere non  dir6  piu  spesso  letta  ;  ma  considcrata  mcglio  y 
e  posta  in  opera  ,  da  quei  niassimamente  a  cui  si  ap- 
partiene  con  le  parole,  e  coll'esempio  istruire  altrui.  Que- 
sta  parte  adunque  ,  die  con  mio  grandissimo  piacene  io 
assai  piu  venero  in  lui.  Preghiamo  il  Cielo  di  soccorrcr- 
lo  colla  sua  divina  grazia  ,  onde  possa  perscverare  nel 
suo  santo  proposito  ,  e  mostrare  al  mondo  col  santissi- 
mo  suo  esempio ,  che  fuoii  del  servizio  di  Dio ,  tutto 
il  resto  e  vanita  ;  si  fuori  del  servizio  di  Dio  tutto  e  ve- 
nita.  Mi  diranno  forse  taluni  essere  i  sopralodati  due 
figli  seraplici;  quali  riflessi,  o  signori ,  son  questi  !  Sono 
dello  stesso  avviso  anch'  io  i  ma  questi  semplici  pcr6  sono 
ahili  ,  di  un  merito  distinto-  Possano  tulti  i  miei  coneit- 
tadini  ,  o  ministri  del  Santuario  ricavamc  profit  to  che 
si  vedrchbero  queste  nostre  popolazioni  piu  vii  tuoso  ,  c 
per  conseguenza  piu  belle.  Io  per  me  gli  chi  en-go  solo  a 
Jarmi  parteciparc  delle  loro  sante  ,  e  divotc  orazioni  , 
affmche  Dio  benedetto  ajuti  la  daholecza  dell*  mie  Jbr- 

ze  in  quesla  niia  cadonla  cla  ,  e  mi  dia  gratia  di  sanfa- 
mente  vivere  ;   e  di  sanlamenl-:  mm  ire. 

Dopo  till  to  qucrsle  cose  io  invilo  qui  il  mio  lettore  a 
far  meCO  una  considcra/ione  :  peirlii:  m.ii  quesla  mia 
pahia  aUbenchi  di   una  anli<  Iiila   noil   mollo   ivmoia  juir 

tuttaria  anno  pci-  anno  tuta  notabilissimamente 

migllorare  piuochi  gli  ;i!iri  circonyicini  Corauni, 


203 

Qucsto  paesc  ha  due  Condi  perenni  di  ricchczze  ,  il 
Commcrciu  ,  c  Y  jfgricoltura  ;  qui  sono  moltissimi  via- 
ticali  ;  qui  abbiamo  una  vasta  campagna  da  cojtivare  ; 
che  sono  i  due  iiumancabili  Gggetti  da  procacciare  i  co- 
modi  del  la  vita.  Questi  adunque  sono  stati  i  mezzi  da 
far  uscire  i  giovani  figli  dalle  palrie  mura  ,  ed  inviar- 
gli  in  Napoli  ,  o  altrove  ,  per  allevargli  al  foro  ,  alfal- 
tare  ,  alle  arti.  Questa  bella  risoluzione  di  spiegar  le 
ali  ,  ed  uscir  dal  nido  non  si  e  usata  dalF  altie  Comu- 
nanze  ,  almeno  non  in  tanto  numero  come  in  Pignata- 
ro  j  ma  bensi  tutto  il  capitale  ,  guadagno  ,  e?l  interes- 
se  lo  hanno  consecrato  agli  Dei  patrii,  e  dimestici  ,  val 
quanto  dire  ,  molte  famiglie  nell'eta  preterite  si  sono  ag~ 
girate ,  fra  un  cerchio  di  anguste  idee  ;  e  quel  ch'  e 
peggio  ,  non  sono  ancora  bastantemente  persuase.  II  Re 
di  Persia  sembro  ridicolo  ,  che  non  volea  here  ,  cbe  Y 
acqua  del  suo  fiume  Coapse. 

Passiamo  a  fare  una  seconda  annotazione.  La,  dimora 
de'  Vescovi  di  Calvi  fissata  in  Pignataro  e  stato  il  seeon- 
do  mezzo  di  civilizzare  in  parte  questa  popolazione.  Fis- 
sato  qui  il  Vescovado  fu  il  massimo  incentivo  a  pi  it  fa- 
miglie di  educare  i  loro  figliaoli  ,  ondc  fargli  compa- 
lire  un  giorno  civilizzati ,  e  si  videro  gli  effotti  corri- 
spondere  alle  speranze  concepite- 

Queste  non  sono  sottigliezze,  ne  sofisticherie,  ma  ben- 
si vcrita  di  fatti ,  che  io  propongo  al  mio  lettore  ,  e 
spero  che  avro  la  compiacenza  di  piacere  anche  a  Lui. 
Si  restano  ancora  scappati  i  monumcnti  infelici  ,  ed  u- 
milianti  di  questi  nostii  natali  paesi  ;  leggasi  la  Visita 
di  Monsignor  Maranta,  ivi  nel  i583  e  registrato  che  in 


204 

tutt'  i  ViUaggi  delle  Diocesi  i  Cappellani  (  quelli  che  al- 
lora  portavano  la  cura  delle  anime  )  ,  erano  tutti  preti 
forest  ierijtli  aliene  Dioeesi  :  cosi 

Calvi  ,  Petrulo  ,  e  le  Massarie  di  Galvi  ,  cioe ,  Vi- 
sciano ,  ed  altri  piccioli  luogbi  erano  sotto  la  cura  del 
Capitolo. 

Groce  ,  sotto  quello  di  un  prete  di  Formicola. 

Sparanesi,  sotto  quella  di  un  prete  di  Calabria. 

S.  Lorenzo  ,  sotto  quella  di  un  prete  di  Pietravairano. 

Francolisi ,  sotto  quella  di  un  prete  d'  Isernia. 

Gimirisco  ,  sotto  quella  di  un  prete   del  Pizzone. 

Montanaro  ,  sotto  quella  di  un  prete  mandato  da'Mo- 
naci  Gasinesi  di  S.  Lorenzo  di  A  versa. 

Partignano  ,  sotto  quello  di  un  prete  di  Bisaccia. 

Pastorano  ,  sotto  quella  di  un  prete  di  Marcianesi. 

Camigliano ,  sotto  quella  di  un  prete  di  Formicola. 

Nelle  tre  Parrocchie  del  comune  diGiano,  cioe  de'SS. 
Filippo ,  e  Giacomo  :  di  S.  Giovanni  Evangelista  :  e  di 
S.   Martino ,  erano  sotto  quella  di  tre  preti  di  Marzano. 

Nel  solo  villaggio  di  Pignataro  vi  era  un  prete  natu- 
ralc  del  luogo  —  quel  Tommaso  Barricelli ,  di  cui  al  tro- 
ve abbiam  fatta  degna  commemoratione. 

Con    lodcvol    emulazione    adunque    i    noetri    padri 
di  famiglia  si  so  no  tuttora  applicati   a    ooltivare    i  bei 

.semi  di  virtu,  che    vedevano  infusi     nell' anima  de'Joto 

Ggli.  1£  tale  dowebb' essere  la  pregipua  cura  ili  lull'  i 
I ». i< 1 1 i  affettuosi  ,  e  savj  7  r<>n  tencr  seu&pf*  icolpita  nel 
cuore  quella,  che  divenne  massixna  <!i  mi  gran  Princi- 
pe :  •  usual  esser  /./  coljxi  di  chi  trcLsanda  lit  collura 

Ji  cfu  procura  mi    iihvriu  ;    I  wio  <• 


2C)5 

»  V  altro  ugualmente    togliendo    quanto  a  sc  un  padre 
»  dalla  Patria.    » 

L'  origine  poi  di  questa  nria  patria  s'  ignora  affittto  , 
e  resta  occulta  sotto  una  oscura  notte  per  mancanza  di 
scritture.  Lc  dissavventure  troppo  f uneste,  che  afflissero  la 
citla  di  Capua  ne'  primi  anni  del  secolo  XVI ,  di  cui 
Pignataro  era  uno  de'  casali  ,  ci  pvivarono  delle  piu  ve- 
tuste  memorie.  Mi  diede  cura  di  visitare  V  Arcliivio  Ar- 
civescovile  ,  colla  spcranza  ,  che  tra  le  tenebre  dbll'  an- 
tichita  apparissc  per  avvetitura  alcun  rag-gio  di  propizio 
luine  atto  a  risehiarare  l'oscurezza.  Ne  mi  ando  in  tut- 
to  fallito  il  disegno.  In  quelle  auree  Perg-amene,  in  quel 
tesoro  naseosto  ,  ritrovai  fatta  piu  volte  menzione  della 
Villa  di  Pignataro.  Lasciando  da  parte  tutte  1'  altre,  mi 
giova  solo  ricordare  quella  che  poi  ta  V  epoca  dell'  anno 
12G8.  Perg.  2427  ;  adunque  non  per  essere  di  una  ri- 
mota  antichita ,  il  che  e  certo,  possiamo  dire  ,  che  non 
oltiapassa  il  secolo  XV,  e  taluno  cosi  pensato  avesse  e 
andato  lungi  dal  vero. 

Eravi  in  quel  tempo  a  Capua  una  civile  famiglia  , 
dctta  Pignataro,  di  cui  si  fa  degna  commemorazione  in 
in  esse  Pergamene  ,  nelle  quali  si  trova  :  a  Camyo  Pi- 
gnataro ,  a  mio  intendimento  dal  luogo  del  tenitorio 
ritrae  il  suo  nome.  Lessi  di  vantaggio  in  quelle  perga- 
mene nel  tenere  di  Pignataro  esservi  state  due  Ville  di- 
sperse nella  region  dell'  ohlio  :  Villa  de'  Lanzi  ;  perg. 
1.357.  Sc.  3.  fas.  2.  let.  C.  dell' epoca  del  1279  ;  e 
Vdla  Ciccotito  perg.  i3io,  e  perg.  1^8  ,  delle  quali  non 
si  trova  ora  vestigio  alcuno  ne  teste  citati  luoghi  ,  che 
conservano  tuttora  i  loro  nomi,  dc'  Lanzi,  e  di  Ciccotito. 


206 

Io  bene  mi  avveggo  d'  aver  passati  i  limiti  della  bre- 
vita  prescrittami ,  in  grazia  della  mia  patria  ,  abbia  dun- 
que  pa/ienza  il  niio  lettore  ,  non  essendo  questo  ne  un 
punto  d'  importanza  ,  ne  Y  oggetto  principale  del  nrio 
scrivere,  passo  ad  esaminare  qual  sia  il  carattere  di  que- 
sta  popolazione.  Questo  quesito  ricerca  occhi  diligenti  e 
molta  considerazione. 

Non  e  possibile  parlare  de*  costumi  in  generale  ,  sen- 
za  entrare  in  un  minutissirno  esame  ,  ed  in  distizioni 
particolari.  Io  qui  segno  la  generality  ,  e  dico  ,  cbe  so- 
no  di  differenti  costumi  per  i  differenti  mestieri  ch'  e- 
sercitano  ;  cosi  i  niercadanti ,  o  Vaticali  adottano  il  ca- 
jattere  de' mercati  ove  traficano.  Io  qui  iu  ultimo  diiig- 
go  alcuni  miei  liflessi  ai  Deeurionato. 

RispettaLili  signoii  voi  clie  tenete  la  paite  di  qucsta 
mia  patria  ,  desiderate  sicui  amente  sapere  da  me  eio  clie 
vi  e  d'  inconveniente  in  essa ,  e  cio  cbe  lia  da  to  oeca- 
sione  alle  riflessioni  seguenti  ;  e  ben  convenevole  ,  e  la 
giustizia  vuole  cbe  siate  soddislatti  ,  per  quanto  peio  po- 
tra   permetterlo  la  mediocrita  de'  miei  talenti. 

Voi  ben  sapete  come  tutto  e  soggetto  a  vieenda  nel 
tuoodo  lisieo  ,  cosi  del  pari  nel  mondo  morale  ;  ([nasi 
(liio  per  una  curva  suecendendosi  gli  umaiii  avvenimenli 
incominciano  ,  e  finiscono,  per  iiuti  incouiinciarc  di  hftl 
nuovo.  Ed  ecco  il  poicho  dopo  alcuni  BtOOll  di  tempo 
veggonsi  un  allra  \oIla  eompaiire  ,  e  spargers!  fra  gU 
no.nini   quelle  opinioni  ,    B   < ] 1 1<  i  scnl'nnrnti  ,   spirialmrnlo 

nolle  cose  della  religiose  ,  che  <!■»  tanto  tempo  prima 
eiano  In  voga<  Questa  i  una  rcriUi  che  aasai  davieino 
tocca   il  nostra  scopo,  lo  park)  ddla  sepoltura  da1  1'iati 


207 

Aleantarini  clctti  tli  S.  Pasqualc.  A  ben  csaminare  la  cosa, 
qucsto  c  stato  un  rinnovcllare  gli  stessi  pregiudizj  ,  e  gli 
stessi  sconcerti  delfcta  passata.  Conciosiacosachc  ciascun  sa 
che  una  volta  i  Cristiani  faceansi  sepellire  coll'abito  deVeli- 
giosi;  ora  vogliono  esser  scpclliti  nella  fossa  tie' religiosi  ; 
T  uniformita  e  nel  fondo,  la  varieta  e  solo  nella  forma. 
Cosiehe  dir  si  puo  esser  a  noi  in  un  certo  modo  quello  ac- 
caduto  ,  che  alia  materia  veggiamo  avveniie  ,  la  quale 
varie  forme  suol  vestire  ,  e  prendere  differenti  sembian- 
ze  ,  a  tenore  dci  diversi  esseri  ne'  quali  passa  ,  come- 
che  la  sostanza  sia  sempre  la  stessa.  Tutti  questi  awe- 
nimenti  nascono  dalla  ignoranza  ,  e  da  falsi  pregiudizj 
coverti  dal  mantello  della  religione  malintesa ;  ma  1'  in- 
teresse  e  quello  che  sigtioreggia  sempre  sul  cuore  umano, 
questa  vile  passione  dell'  interesse  divide  qualche  volta 
anebe  quegli  stessi  i  quali  c  la  comune  religione  ,  e  la 
carita  f  raterna  ,  che  n'  e  il  fondamento  ,  dovrebbero  u- 
nire.  Son  persuaso  ,  e  non  ne  dubito  affatto  ,  che  que- 
sta non  e  stati  giammai  ,  ne  ha  potuto  essere  1'  inten- 
zione  de'  Frati  ,  i  quali  vedrebbcro  con  piacere  (  quali 
uomini  religiosi  che  sono  ),  che  si  prevenissero  que'  ma- 
li ,  ai  quali  eglino  fatta  non  aveano  bastante  attenzione. 
Io  so  che  i  Preti  hanno  spesse  volte  declamato  avver- 
so  tale  condannevolissimo  errore ,  introdotro  dalla  pazzia 
di  tutta  questa  propolazione  ,  che  ha  la  pia  vanita  ,  di 
sfoggiare  noil'  esequie  de'  suoi  parenti  gravandosi  di 
£tandi  spese  (i)  ;  ma  tutto  inutilmente ,  giache  fra  noi 


(a)  Esiggono  per  gli  adulti  non  meno  di  ducati  ro. 
e  5  libre  di  cera  ,  per  i  fanciulli  non  meno  di  ducati 
tpc  ,   e  ire  fibre  di  rem. 


2o8 
ministri  del  Sanluario  niuno  godc  V  opinione  cV  uomo 
veramente  daLbene  ,  di  cui  una  parola  ,  o  un  cenno  solo 
puo  ugualinente  valere  che  mille  argomenti  rettorici ,  e 
mille  periodi.  1/ opinione  e  quella  *;he  governa  le  popo- 
lazioni,  e  qui  1' opinione  dominante  e  di  sepellirsi  nclla 
fossa  de'  Frati  per  punto  di  religione.  Ma  qui  indubita- 
tamente  mi  domanderete  in  qual  modo  si  potrebbe  prov- 
vedere  a  tal  inconvenientc.  Io  vi  distendero  tutta  V  opi- 
nion mia  intorno  a  si  interessante  oggetto,  e  mi  do  a  cre- 
dere che  voi  interpretando  umanamente  questo  mio  di- 
segno  ,  sarete  con  tutt'  i  buoni  uniformi  ai  miei  senti- 
ment! ,  giache  io  non  bo  mai  fatta  professionc  se  non 
di  giovare  alia  Patria  ,  come  ul)bediente  alia  natura 

L'  abbellimento  ,  come  dicemmo  ,  che  si  fece  nella 
nuova  costiu/ione  della  sopradetta  sepoltura  mciita  tutta 
la  vostra  considera/ione.  Fece  quella  novita  grande  im- 
pressione  nella  immaginazione  ;  voi  ben  sapete  che  V  uo- 
mo vive  puitroppo  col  giudizio  de'  sensi  ,  e  Y  impressio- 
ne  de'  sensi  e  prepotente  ,  e  incanta  ,  ed  affascina  T  in- 
telletto  ,  e  V  occliio  gode  assai  piii  ,  clic  non  fanuo  gli 
alt li  sensi  de'  loro  oggetti.  Questa  e  una  verita  clie  as- 
sai da  vicino  tocea  il  nostro  scopo.  Conciosiacosache 
quell'  abbellimento  accrebbe  il  nuvolo  de' pegiudixj  po- 
polari,  i  quaU  si  accumulano  a  scorno,  e  danno  della 
pahia  . 

Mosso  adunque  dalla  verita  della  cosa  dioo  che  oon- 
verrebbe  fate  in  questo  nostro  paese  un  sepolcreto  pub- 
i>lic<>  ,  come  ne  boho  in  moltissimi  all  1  i  luoghi  ,  colls 
Nol.mia  del  Re  1  e  col  Breve  Pontificio,  come direino da 
qui  a  pooo.  E  certo  quanta  vi  fosst  fabricate  sullo stesso 


209 

disegno  di  quello  de'  Frati  ,  anzi  piu  sontuoso  nell* 
Chiesa  di  S.  Giorgio*  questa  opera  sarebbe  grata  a  tut- 
ti  ;  perche  oltrc  agli  altri  beneflej  ,  avrebbe  la  nostra 
patria  principalmcntc  questo  ,  clie  impedircbbe  la  catti- 
va  influnza  de'  corpi  morti  a  danno  cfe  cittadini  ,  cs&en- 
do  delta  chiesa  fuori  1"  abitato  ;  e  si  risvegiiarebbe  nuo- 
yamente  la  divodone  alia  prima  chiesa  fabbricata  da 
nostri  magglori  ,  venerabile  per  V  antichita. 

Vi  ho  esposto  il  bisogno  di  fare  un  sepolcreto  pffo* 
blico ;  vi  ho  accennato  il  luogo  della  chiesa  di  S.  Gior- 
gio ,  in  parte  gia  fatto  ;  passo  ora  a  provedervi  i  da- 
naii  per  la  costruzione.  E  ceitamente  in  queste  nostie 
pubbliche  streitezze  io  credo  poter  voi  avere  fino  a  i5oo 
ducati  ,  e  ancora  piu  per  tal' effetto;  e  se  voi  tralascerete 
tal  occasipne  ,  io  ne  saro  lungamente  molto  malconten- 
to  ,  e  ne  appcl!ero  alia  posterita 

Vol  ben  sapete  ,  cbe  il  fu  Pasquale  Formicola  di 
questo  comune  ,  morendo  lascio  una  eredita  di  ducati 
3000  ,  e  piii,  da  celebrarsene  Messe  per  V  anima  sua  ,  e 
gia  ne  sono  state  (mora  celebrate  ducati  3oo.  a  morte 
poi  della  sua  moglie  usufruttuaria  dovra  venders*  la 
detta  eredita  ,  e  celebrarsene  anche  Messe. 

Voi  come  rappresentanti  il  volere  di  tutta  questa  popo- 
lazione  dovete  ricorrere  a  Sua  Maesta5  e  supplicarla  de- 
gnarsi  colla  sua  bonta  ,  e  potesta  colla  quale  corregge  5 
ed  emenda  tanti ,  e  cosi  gravi  erroi  i  ( specialmente  nelie 
cose  di  religione  )  de'  suoi  popoli  ?  correggere  ,  ed  emen- 
dare  questo;  concedendo  detta  eredita  del  testatove  a 
tal  opera  pia  in  tempi  si  necessitosi.  A  qual  opera  piu 
si    conviene   chc    yada  i{  lasciato  ad  pias  caussas,  chc 

21 


no 

alia  carita  verso  tanti  suoi  poveri  confi  atelli?  E  qual  piu 
pia  causa  puo  esser  die  questa?  come  si  possono  spen- 
der meglio  ,  che  a  questa  opera  pubblica  ? 

Ecci  questo  ancora  di  piu ,  che  potrelbbe  fondarsi  colla 
detta  credita  anche  una  Cappellania  quotidiana  ,  ed  il 
Sacerdote  sarebbe  obbligato  a  celebrare  in  detta  chiesa, 
Adunque  non  e  questo  negozio  da  fame  si  poca  stima  , 
e  da  lasciar  perdere  ;  anzi  e  di  maggior  importanza  cbe 
non  si  crede.  Conciosiache  detta  opera  riuscirebbe  d'  u- 
tile  alia  patiia  ,  merito  appresso  Dio ,  al  quale  si  fa- 
rebbe  cosa  gratissima  ,  e  molto  acetta  :  oltreche  sarebbe 
di  maggior  soddisfazione  ,  e  memoria  di  quella  persona 
pia  ,  cbe  ha  lasciata  la  sua  credita  per  taF  effetfco.  Ma 
io  per  avvcntura  dico  piu,  che  con  voi  ,  i  quali  arete  i 
lumi  piu  estesi  de'miei,  non  bisogna.  Fat o  dunque  fine 
ricordandovi  che  da  tutti  gli  uomini  ,  c  in  tutte  P  eta, 
e  secoli  e  stato  hello  ,  c  lodcvolc  riputato  fare  per  la 
patria  tutto  quello  che  fare  si  pu6  onestamente.  Io  nclP 
atto  che  vi  esoito  a  pensarvi  seriamente  ,  passo  ad  un 
secondo  inconveniente  ,   che  sono  le  S trade. 

Lestiade  interne  sebbene  fossero  lastricate  di  ciotloli 
purtuttavia  sono  sporche ,  ed  in  tempo  d'inVerno  fango- 
se  per  il  continuo  tiaHico  de1  tiaini  ;  onde  per  lo  stesso 
motivo  Ic  (trade  della  compagna  lisenimm  tutta  P  eco- 
nomic della  VOStra  ainininisha/ionc. 

Noi  al)!)iauio  due  shade  traverse  ,  die  tcrminano  cqj- 
la  regia  degli  Al>in//i  ,  fatte  con  molta  spesa  ,  a  somi- 

fljJMlza   drlle  shade   regie  ,    Sefcene  di    minor   Iaiglie/za 
qitella   defla    della    favcrna    di    P.;;na!aro  ,    e    P  all. a    detja 
di    Calvi.    Io  esamino  quesla   M"oiii!a    |Mie)it-  <•  ([nasi  Ogfll 


21  I 

giorno  battuta  da  mc  ,  e  petche  mcrita  maggior  opera 
per  rlmetterla  in  paite. 

Dico  adunque  ch'  essa  strada  di  Calvi  ,  la  quale  do- 
Vrebbe  esscre  sicuramente  molto  meglio  ,  qaalora  fosse 
sempre  buono  quel  che  eosta  essai  ,  pure  in  molti  pun- 
ti  ,  pcrche  bassa  ,  in  tempo  d1  invenio  \iene  allagata 
dall'  acqua  ,  onde  avviene  ,  cbe  i  passaggieii  anche  co- 
gli  animali  da  soma  fan  no  la  strada  su  i  terreni  adja- 
centi  con  danno  de'  seminati  ,  perclie  la^necessita  non  lia 
legge.  Ella  non  ha  fossi  laterali ,  e  dove  gli  ha  non  sono 
come  dovrebbero  essere  ,  e  si  perclie  quando  piove  le 
acque  sogliono  venire  ingrossate  di  terreno ,  percio  riem- 
piono  i  fossi  ;  ove  vi  sono  ,  sormontano  la  strada  por- 
tandone  secoloro  la  ghiaja  ,  cio  si  vede  alia  gioinata.  E 
neir  anno  1827.  in  cui  scrivo  queste  osserva/ioni  ,  la 
strada  e  quasi  ruinata. 

Convenebbe  adunque  fare  ne?  due  lati  ,  massimame Li- 
te ne'  luoghi  bassi  una  fossa  quanto  si  potesse  piu  lar- 
ga  ,  la  quale  continuasse  per  tutla  la  lunghezza  della 
strada  ,  acciocche  essendo  piu  grande  il  vaso  potesse  an- 
cora  ricevere  maggior  copia  d:  acqua  ,  e  1'  useita  fosse 
piu  libera. 

Farsi  un  ponticello  sopr'  al  canale  di  Santoiatine  ;  el 
anche  farsi  sopra  le  carreggiate  delle  masserie  contigue, 
onde  le  acque  per  i  canali  liberamente  corressero  ;  ed  in 
somma  piovedere  ch'  esse  strade  non  solo  non  si  perdes- 
sero  ,  ma  che  fossero  nel  loro  buon  csse.e  conservate;  e 
mantenute  lungamente.  Dalle  quali  tutte  provisioni,  ol- 
tre  agli  altri  bcnelicj  y  sarebbero  allora  i  terreni  adja- 
centi  di  maggior  valuta  ,  che  ora  non  sono. 


1  12 

Signori ,  per  qual  cagione  avete  iatte  queste  stri- 
de coti  tanta  fatiCa  ,  e  con  tanta  spesa  ,  in  tanfci  anni  , 
per  abbandoaaile  poi  ,  e  lasciarle  andar  in  ruina  ?  E 
certo  poten  losi  cosi  ikcilmente  provedere  ;  o  nel  modo  , 
che  io  dico  ,  o  in  qualunque  altio  migliore  ,  che  una 
si  bella  Terra,  Capoluogo  di  si  eccellente  Gircondario  , 
non  avesse  a  perdere  queste  opere  pubbliehe  ,  non  si 
dovrebbe  mancare.  Finalmente  e  degno  di  particolare 
avvertimento  per  assenso  d'  ognuno  ,  cbe  il  Decuiionato 
facesse  iitanza  al  consiglio  dell' Intendenza  di  promuo- 
vere  su  queste  nostre  colline  la  piantagione  degli  Olivi  ; 
opera  di  so:nmo  momenta ,  la  quale  fra  gli  altd  van- 
taggi  aumenterebbe  la  retidita  del  commie  ;  inigliora- 
rebbe  1'  aria  cbe  res piria mo  ;  e  verrebbe  a  miticarsi  lec- 
cessivo  calore  dell'  esta.  Qual  beneiicio  puo  essere  im\g- 
giore  di  questo  ?  donde  dipende  utile  si  grande  in  uni- 
niversale  di  questo  Circondario  ,  siccome  si  vedra  con 
breve  corso  di  tempo  in  effetto.  Ora  ,  peiche  le  cose  , 
cbe  non  sono  per  avvenire  di  qui  a  qualehe  anno  ,  io 
non  ho  a  vedere  ,  per  lo  stato  in  cbe  mi  trovo  della 
mia  cadente  eta,  hastandomi  d'  aver  soddistatto  il  me- 
#lio  ,  die  bo  s<.<  .  all'  obbligo,  ed  all' a  more,  cbe  bo 
alia  mia  patria  ,  mi  iporttrd  a  coloro  ,  cbe  ne  banno  , 
c  ne  sono  per  avere  maggior  carico  ,  i  quali  a  qualrhe 
tempo  meglio  discorrendo  ,  e  consi ^liandosi  4  pmvrd»T 
iianno  iorsc   per  comun  beneiicio  a   quello  ,    (lie  o:a    pa 

re  the  ognun  manchh   b>  sono  fuoii  d'  ogol  expressions 

Co'  Mfttimenti   i    piu   Miicen  ,    ed   i    }>io   nspctlosi. 


2l3 


BELLON  A. 


Scofrei'cmo  ora  rapidamente  i  Villaggi  siti  nella    par- 
te Oriental*  del    nostro  Circondario  ,  lungi  quattro   mi- 
glia  da  Pignataio  ,  tutti  ombreggiati  d'  oliveti,  da'quali 
traggono  un  considerable  prodotto  gli  abitanti.  Preven- 
go  peio  il  lettore  ,  che  qui  manca  la  materia  ai  lavoro, 
non  potendo  di  essi  fare    che  una  discrezione    un  poco 
vaga  ;  ma  quanto  piu  sara  corta ,  tanto  meno    conterra 
rose  poco  sicure.   Conciosiacbe  lunga    fatica  richiedereb- 
be  il  voler  raccogliere  tutte  le  memorie  di  questi  luoghi 
tanto  de' tempi  antichi ,    cbe  de'  secoli  baibarici,   le  qua- 
li  o  hanno  perduto  affatto  il  nomc  ,  o  son  decadute  as- 
saissimo  ,  o  ban  no  mutato  sito. 

Ed  in  primo  luogo  io  non  mi  fermero  sull'  etimologia 
di  essi  ,  cssendo  el  la  incerta  ,  percio  non  potrei  spaccia- 
re  cbe  eruditi  fcogni  ,  su  quali  non  si  e  d'  accordo  ,  e 
cbe  non  vagliano  la  pena  di  fame  una  occupazione;  so- 
no  oggetti  piu  cuiiosi  ,  cbe  utile.  Vediamolo.  Molti  sti- 
mati  autori  attribuiscono  le  dehominazioni  di  tutt'  i  pae- 
si  j  cbe  pottano  il  nome  di  qualebe  name  della  Genti- 
lita  alia  costruzione  di  qualebe  autico  tempio  ivi  dedi- 
cate* a  quclla  Divinita  ,  ma  forsc  un  piu  seiio  esame  le 
fara  disparire  ,  e  le  cangera.  Arrecchiamone  un  esem- 
pio  del  nostro  Circondario  : 

Monsignor  Granata  nella  Storia  civile  dell'  antica  Citfa 
di  Capua  nel  capitolo  secondo  ove  parla  dela  religione 
del  culto  degli  antiebi  Capuani  nel  fol.  iG  dopo  d' a- 
ver  parlato  del  tempio  del  Dio  Priapo  dice  cosi  :  «  si 
»  vede  cretto  1  altro  al  Dio  Giano  sulla  cima  d'un  mon- 


2l4 

»  te  piu  alto  degli  altri  circon\icini  ,  per  dimcstrare  1& 
»  superioiita  di  questo  Dio  riguardo  agli  alii  Dei.  Ed 
i>  oggi  ancora  si  vcggono  di  tal  tempio  diverse  vestigia, 
»  verso  la  falda  del  monte  ,  essehdovisi  in  esso  edificato 
»  poi  un  Villaggio  ,  al  quale  e  rimasto  1'  antico  nomc 
»  di  Giano.  Edificarono  di  piu  dalia  parte  stessa  setten- 
»  trionale  della  citta  ,  un  tempio  alia  Dea  Bellona,  pres- 
j>  so  alia  sponde  del  fiume  Triflisco  ,  dietro  del  quale 
»  fu  edificato  un  villaggio  ,  che  ha  ntenuto,  e  tuttavia 
»  litiene  il  nome  di  Bellona  ,  per  la  situazione  nelle 
»  mine  di  detto  antichissimo  Tempio  ec.  »  Ecco  dun- 
que  su  di  clie  conchiude  la  sua  crcdem  a ,  vediamo  un 
niomento  se  sia  veramente  cosi. 

Non  si  deve  pronunziare  the  con  rispetto  il  nome  di 
detto  Scrittorc ,  senza  duhhio  ,  ma  questo  nome  per 
quanto  rispcttabile  sia  non  puo  camhiare  le  supposizioni 
in  fatti  ,  le  Congetture  in  piuove.  Per  attribuiie  a  tutti 
i  villaggi  questa  opinione  vi  hisognarchbe  non  una  vaga 
congettuia  ,  non  un  nome  ,  ma  la  sloiia  bensi  antica 
te  ne  dovrehhe  assicuraie  ;  cio  che  Tautoie  non  allega 
nffatto  ;  quant  unque  per  altro  in  altre  occasioni  sia  so- 
lito  di  dare  tali  noti/.ie  ahhondanfecmente  ;  e  di  aggiun- 
gere  da  quali  storici  tolte  le  ahbia.  Non  posa  adunque 
SOpra  sodi  fon<lamenti  quesla  senlen/a  ,    pcrche     non  vie 

nc  appoggiata  ,  e  sostenuta  da  qualclte  punto  di  itoria 
aiitica.  E  cio  clie  al  nostra  proposito  da  maggior  forza, 
si  c  ,  clie  V  originc  di  qucsti  nostri  villaggi  e  dopu  il 
millc  ,  in  tempi  che  dunaya  iJ  costume  de'primi  aelanti 
di  abbattere  ,  biofci  le  cose  tdtte  contrary  al  rituale  d" 
aNora  ,  per  lame  pefdeit  U  mcraoria  della  pagans  i*lo- 


2  l5 

iatria  ,  e  mettevano  ai  Villaggi  i  nomi  dei  loro  Santi 
protettori.  Non  addurro  esempj  lontani ,  i  Villaggi  di 
S.  Angelo  in  Formis  ,  e  di  S.  Prisco  ,  edificati  sulle 
mine  del  famoso  tempio  di  Diana  Tifatina  dell'  antica 
Capua  appoggiamo  il  mio  divisamento.  Ecco  alcune  ra- 
gioni  per  dnbitarne. 

Ma  io  vado  avanti  ,  ed  osservo  che  lo  scriltore  non 
e  d'  accordo  con  se  stesso.  Prima  di  nan  are  queste  no- 
tizie  era  necessaiio  di  assicurarsi  della  verita  de'  fatti  , 
per  non  esserli  con  troppo  franchezza,  poiche  prima  di- 
cesi  il  tempio  eretto  sulla  cinia  di  un  monte  piii  alto 
degli  altri  convicini  (  e  pure  questo  e  un  monticeilo  ,  o 
sia  un  colle  rispetto  ai  convicini )  ;  indi  a  poco  ,  quasi 
che  co'  propri  occhi  1'  avesse  vedute  ,  dice,  di  osservarsi 
di  tal  tempio  diverse  vestigia  verso  la falda  del  monte, 
ove  e  cdificato  il  villaggio  ,  al  quale  e  rimasto  V  antico 
nome  di  Giano.  Per  amor  della  verita  debbo  io  dire, 
che  lasserzione  di  quei  rottami  sia  falsa  ,  essi  sono  pel 
piano  della  valle  ,  luogo  delto  5.  Jdnne  poco  cliscosto 
da  Pozzillo  ,  e  sono  gli  avanzi  dell'  antica  Chiesa  Par- 
rocchiale  di  S.  Giovanni  Evangelist  a. 

Dippiu  y  dissi ,  che  vi  bisognava  altro  che  la  somiglian- 
7 a  del  nome  antico  latino  ,  o  greco  che  fosse  ;  gli  esem- 
pj potrebbeio  esser  molti  ,  ma  io  voglio  allegarne  uno 
senza  uscire  dal  nostro  Circondario ,  clla  e  la  stia- 
da  detta  alia  selice.  Questa  stiada  pubblica  ,  che  tuttoia 
esiste  col  suo  nome  ,  usciva  dall'  antica  citta  di  Calvi  , 
e  costeggiando  le  falde  del  monte  Callicola  andava  dirit- 
^mente  per  il  tratto  di  otto  miglia  a  congiungersi  col- 
V  Appia  sul  pontc  di  Casijino.   Se  ne  vedono  tuttoia  di 


2\6 

avanzi  sotto  Pignataro  ,  Panluliano  ,  e  Bellona  ;  ed  i 
primi  frammenti  si  osservano  nel  luogo  detto  S.  Lazaro 
fondo  del  signor  D.  Francesco  Vito  di  Pignataro  ,  ac- 
canto  alia  strada  regia  detta  degli  Abruzzi.  Ognuno  di- 
rebbe  detta  cosi  alia  Selice  ,  per  esser  Jastiicata  di  pie- 
tie  Selice  scarpellate  ,  a  soiniglianza  della  Latina  ,  e  del- 
T  Appia.  E  pure  non  e  cosi.  Ella  era  rassodata  con 
ghiaja  ,  e  diceasi  alia  Selice  ,  percbe  terminava  ,  unen- 
dosi  alia  strada  di  selcio  nero.  Io  direi  di  pui  ,  ma 
uscirei  di  strado ,  o  almeno  piegherei  troppo  dal  segna- 
to  sentiero  del  mio  argomento.  Basta  il  fin  qui  detto  , 
e  sia  di  ci6  quel  clie  ne  pare  ai  piu  dotti  ,  clie  io  non 
voglio  su  di  tale  og-getto  venire  a  contesa  con  alcuno. 
Ma  certa  cosa  e  clie  tali  denominazioni  non  meritano 
approvazione.  Per  dame  una  idea  in  breve  ,  possono  per 
avventura  aver  dato  motivo  a  tali  denominazioni  i  nomi 
di  quei  ,  che  banno  i  primi  abitati  tali  vilie  ,  ma  que- 
ste  cose  piu  per  cong-ettura  si  dicano  ,  che  per  sicurezza 
di  storia. 

BELLONA  e  in  dislanza  di  quattro  miglia  dal  Ca^ 
poluogo  ;  conflna  a  lyvante  col  Burnt  Volturnu  f  c  colla 
nuova  regia  strada  detta  Fcn/?iz/ino*  a  inezyogioino  col- 
la regia  strada  di  Roma  j  da  settenh  ione  confina  e<>l  (<• 
nhnento  di  Formiobla  ,  i  da  pomttte  con  quelle  di  \  i 
tolaccio  ,  da  cui  e  lontana  im  liro  di  nioschrlto.  11 
Vol! in  no  ,  e  le  detle  due  strade  set;nano  MMX>f8  i  con- 
fini    (M   nosfio   Circondauo  ,   6  di  qnrllo  di   Capna.  ()iie- 

sio  Villagglo |  eome  Vltolftocfo  ,  fartoliano  ,  i  Fafebi, 
Leporafco  e  h  Baitoochta  della  Maddalena  dl  Gianq 
otHo  spiritual*   dipamfono   £aM'  ^.reireMcwo   d)  c*j>ua. 


2  I  J 

La  sua  estensione  territoriale  e  tli  moggia  3278  p.  17, 
La  rendita  imponibile  e  di  due.   26307. 

La  contribuzione  fondiaria  di  due.  524.8.90. 

La  rendita  poi  del  comunc  ,  secondo  lo  stato  discusso 
dell'  anno  1823  sopra  varj  cespiti  somma  annui  ducati 
810,92,  Questo  paese  e  ameno  per  i  punti  di  vista,  per 
cui  i  suoi  contorni  sono  abbelliti  da  molte  case  di  di- 
poito  de'  galantuomini  Capuani  ivi  invitati  dai  comodi 
della  vita.  II  suolo  e  fertilissimo  ,  il  grano  che  vi  pro- 
spera  e  prefeiibile  a  quello  de'  paesi  vicini  ,  e  sono  sin- 
golari  i  suoi  Lupini  in  tutto  il  Cireondario. 

Entiiamo  nell' abitato  ;  ivi  nell'  anno  1826  si  conta- 
vano  $858  abitanti. 

Per  un  decennio  eccone  un  quadro  de* 


Matiimonj 

Nati 

Morti 

1817 

16 

€6 

65. 

1818 

10 

88 

3g. 

1819 

39 

80 

55, 

1820 

17 

85 

64. 

1821 

12 

72 

77;r 

182a 

*7 

73 

64, 

1823 

*4 

86 

68, 

1824 

II 

83 

94^ 

1825 

II 

68 

73. 

1826 

H 

75 

57. 

161 

776 

646 

e  per  !a  v'ita; 

22 

2l8 

Le  strade  sono  bastantemente  succide  ,  senza  lastrico, 
sono  fangose  in  tempo  d' inverno.  II  popolo  in  generate 
e  rozzo  ,  ed  incolto  ,  siccome  sono  tutti  i  Villaggi.  La 
Chiesa  Parrocchiale  sotto  il  titolo  di  S.  Secondino  me- 
rita  d'  esser  veduta  ;  si  e  rifabbiicata  dai  zelanti  cittadi- 
ni ,  ed  e  bella  ,  poco  manca  al  suo  compimento.  Oltre 
della  detta  Chiesa  Parrocchiale  si  numeiano  nel  suo 
tenimento 

La  Cappella  rurale  sotto  il  titolo  di  S.   Francesco. 

Un'  altra  sita  in  Triflisco. 

La  Cappella  del  Fondillo  patronato  di  Luigi. 

Mascia  di    Napoli. 

Un' altra  cappella  de' signori  Silvagni  di  Capua. 

Ed  un'altra  pxcciola  de'signoii  Altiui  della  stessa   citta. 

Sulla  montagna  poi  che  la  signoreggia  a  lcvante  era 
una  volta  il  convenlo  de' PP.  Serviti  ,  detto  il  Monaste- 
ro  di  Gerusalemme  celebre  per  i  divoti.  Intorno  al  qual 
Santuaiio  Monsignor  Granata  sara  la  nostra  guida  ;  e 
sarebhe  difficile  averne  una  migliore.  Egli  il  dotto  Sci  it- 
tore  nella  storia  sacra  delja  Chiesa  Metiopolitana  al  fol. 
4  sciive  ,  che  un  nohilc  Capuano  nella  sacra  guerra  del- 
la citta  di  Gerusalemme  movtalm'ente  ferito  in  un' a/io- 
ne  militate  fVee  voto  alia  Mad  re  di  Dio  ,  che  sc  fosse 
ritornato  sano  e  salvo  nella  sua  patria,  i\i  1»%  avrebbee- 
dificata  una  Cappella  colla  sua  iminagine  sul  modello 
di  quella  di  Gerusalemme.  Ricevuta  la  gratia  ,  sciolse  il 
voto  edificando  una  chie9etta  sopra  al  detto  monta  <<>l 
titolo  di  S.  Maria  cH  Gerusalemme.  II  piissimo  Capitolo 
della  Metropolitans  chiesa,  ed  i  Principi  della  bai 
di  Formioola    ooncorsero  a    f.il    pla    opera   donando    il 


219 

fondo  ,  onde  la  Cappella  vcnne  ampliata  ,  e  ridotta  ad 
un  Monastero  de'  PP.  Serviti.  I  pii  ,  e  divoti  Bellonesi 
nell'  anno  1806  ?  ercsscro  una  statua  sotto  lo  stesso  ti- 
t.olo  alia  Gran  Madre  di  Dio  ,  la  quale  con  gran  divo- 
stione  si  venera  nella  Chiesa  Parrocchiale.  II  convento 
poi  e  il  termine  die  divide  il  nostro  tenimento  da  quel- 
le di  Formicola. 

VITULA  CGIO. 

Questo  Villaggio  e  ,  come  dissi  ,  in  picciola  distanza 
a  ponente  di  Bellona  ;  laonde  essendo  contigui  hanno  la 
stessa  situazione ,  e  le  stesse  produzioni.  Comprende 
nella  sua  estensione  territoriale  moggia  6068.  p.  n» 

La  rendita  imponibile  sono  ducati  4^009  g.   92. 

La  rendita  poi  del  Comune  secondo  lo  stato  discusso 
dell' anno  1823  sopra  varj  cespiti  si  fanno  ascendere  a 
due.  733  4° 

Nell' anno  1826  si  contavano  i3oo  abitanti ;  eccone 
il  solito  quadro  per  un  decennia  de' 


2  20 


Matrimonj 

Nati 

Mofti 

i8i7 

7 

39 

43. 

1818 

5 

44 

28. 

1819 

16 

44 

34. 

1820 

10 

5o 

34. 

1821 

°9 

49 

4l. 

1822 

08 

38 

40. 

1823 

07 

46 

32. 

1824 

04 

39 

25- 

1825 

06 

45 

4,. 

1826 

06 

39 

23. 

!* 

433 

341- 

E1  per  la  vita. 

Le  strade  interne  fanno  conipassione  tanto  sono  ini- 
pratticabili  ;  in  alcuni  punti  possono  riiinare  da  fonda- 
menti  le  fabbricbe  contigue  delle  case  se  non  si  prove- 
de  a  tempo  al  bisogno.  Questi  pacsi  esscudo  loeati  al 
pendio  de'  monti,  le  acque  piovane,  corrono  preeipitosa- 
mente  ,  e  ruinano  it  suolo  senza  lastrico. 

Questo  Villaggio  penurik  a  acqna  sana  ,  e  non  oflYe 
cosa  alcuna  di  riroarchevole  ,  fuorclic  la  Chiesa  Parroc- 
chiale  sotto  il  titolo  di  S.  Maria  i\dV  Agnena  ,  la  quale 
bastantemente  h  bella  ,  e  deccnteincnte  mantcmita.  Sulla 
soglia  dclla  porta  su  di  un  marino  vi  e  la  segiicnlo  i- 
scrizione. 


221 
TEMPLVM.  HOC 
OLIM.  FABVLOSO.  VITVLAE.  NVMINI 
D.  0.  if. 
J\r.  HONOREM.  DEIPARAE.  MARIAE 
ANGLENAE.  TITVLO.  INSIGNITAE 
VER/E.  HILARITATIS.  PR^SIDIS 
POSTEA.  DIGATVM. 
DECVRIONES.  P.  Q.  VITVLACIENSJS 
ANNVENTE.  FERDINANDO  IV.  P.  A.  F. 
EX.  REDITIBUS.  EIVSDEM  TEMPLI 
STIPEQYE.  PVBLICE.  COLLATA 
A  FVNDAMENTIS.  AVGVSTIORI  FORMA 
RESTITVENDVM.  LAXANDVMQ.  CVRARVNT 

A    CI3I3CCCIII. 

Oltre  a  questa  Chiesa  piincipale  conta  il  comune  va- 
rie  cappelle  rurali ,  come  quella  de'  signori  Murasta  sul- 
la  strada  ltgia  di  Vana  ,  e  Y  altra  de'  signori  Luciani 
di  Capua  ,  che  i  divoti  venerano  come  un  Sant.uario. 

Nel  tenimento  di  Vitulaccio  e  situata  arieora  la  ee- 
lebre  Villa  de' Duchi  di  S.  Cipriano  detta  Tutuni  ,  ov- 
vero  Tuturo  spettante  ova  al  signor  Duca  di  Bagrmoli , 
che  con  lodevole  esempio  ne  ha  nobilmente  riattata  la 
cappella. 

Al  settentrione  di  questa  Villa  ,  e  propriamente  alle 
falde  della  collina  Ie  giace  dirirapetto  una  altra  piccolu 
Gasina  denominata  Belvedere  ,  donde  si  gode  una  sedu- 
cente  veduta  della  campagna  della  piu  Leila  verdura  ah- 
hcllica  su  d'  un  esteso  Orizzonte  che  giunge  sino  al  ma- 
re piii    leghe    distant*.   1/  aiia  e  dolce  ,  e  sana  ,  e  fcr- 


222 
tile  n'  e  il  suolo  ;  la  qual  cosa  con  tutte  ragione  spinse 
il  nostro  facetissimo  Amenta  a  cantare   (  Cap.    XVII.  ) 
.      .      .      .      .     e  di  Tuturo. 

Ma  affiso  all'  amenibsima  pendice. 

Tuturo  ,  luogo.  ch'  io  attesto  ,  e  giuro 

E'  il  piu  hello  di  quanti  n  ho  veduti  , 

Ove  si  gode  aver  tranquillo  ,  e  puro. 

E' da  notarvi  ,  cli'  e'ssendo  ora  la  Parrocchia  vacante 
il  vicecurato  e  un  Sacerdote  di  Camigliano  Diocesi  di 
Galvi  ;  sopra  di  che  paileremo  nella  fine. 

Questo  comune  conta  nel  suo  tenimento  le  seguenti 
cappelle  rurali :  quelia  de'  signori  Marotta  sulla  strada 
regia  di  Roma  la  cappelJa  de'  signori  Luciani  di  Capua, 
la  quale  si  venera  come  un  santuatio  :  e  in  Tutuni  la 
cappella  de'  signori  duchi  di  S.  Cipriano  ,  ora  nobil- 
mcnte  riedificata  dal  duca  di  ftagnuoli  erede;  ella  e  sita 
nella  casa  di  dipoito.  Al  seUcntiione  di  detfa  ca?a  di 
campagna  a  pie  del  monte  vi  e  fabbricato  un  casino 
donde  si  gode  una  seducente  veduta  della  campagna  ab- 
bellita  dalla  piu  bella  vcrduia  su  d'  un  orizzonte  sino 
al  marc  ,  da  cui  e  lontano  piu  leghe.  L'  aria  e  dolce  t 
e  sana  ,  ed  il  suolo  fertile  ;  forma  uno  de1  piu  belli  col- 
pi  d'  occbio  di  questo  Circondario. 


223 
CAMIGLIANO,  FALCHI  ,  E  LEPORANO. 

La  posizione  de'  tre  Comuni  puo  considerarsi  una  ,  e 
la  stessa.  Situati  nell' angola  d'  incidenza  di  due  calene 
di  montagne  ,  delle  quail  la  piinia  detta  Montegrande 
dal  settentrione  corre  verso  oiiente  ;  e  la  seconda  di  u- 
na  minore  elevazione  denoniinata  Corrwo  dal  Nordovest 
scende  sulla  linea  di  mezzogiorno  ;  il  di  loro  teriitorio 
ha  tanto  di  scoseeso  ,  quanto  glicne  danno  le  falde  ,  ed 
acqua  pendente  delle    medcsime. 

La  supeificie  piana  in  pocbissima  estensione  si  dilata 
e  stende  sulla  direzione  del  mezzogiorno  sino  alle  linee 
della  sua  confinazione  col  tenimento  degli  altri  Comuni. 
Le  fasce  superiori  ,  o  sieno  le  vette  de'  monti  presen- 
tano  la  natura.  Steiile  montuoso.  Le  inferiori  1'  incoito 
olivato—  le  basse  —  il  seminatoiio  arbustato.  Un  nume- 
ro  di  01  ti  ben  coltivati,  ove  gli  abbondanti  ingrassi  inaf- 
fiati  dal  I'  acqua  sorgiva  aflrettano  i  progress!  della  vege- 
tazione  ,  sono  nel  circuito  dell'  abitato  di  Camigliano,  e 
de'  Falcbi. 

II  tenimento  de'  Comuni  riuniti  confina  all'  oriente  con 
Vitulaccio:  a  mezzogiorno  ed  Oceidente  con  Vitulaccio 
stesso  ,  e  Pastorano  :  gd  a  settentrione  con  Formicola. 

II  comane  di  Camigliano  e  attaccato  all'  altro  de'Fal- 
cbi  j  ed  il  terzo  di  Leporano  e  da  questi  alia  distanza 
di  un  sesto  cli  miglio.  Distano  poi  tutti  e  tre  nella  mi- 
sura  di  due  iniglia  circa  da  Pignataro  ,  capoluogo  del 
Circonrlaiio.  La  strada  ^eVia  di  Roma  e  lontana  ancbe 
due  miglia  .dal!'  abitato. 

Camigliano  ncllo  spmtuale    dipende     dal    VVsoovo  di 


2^4 
Calvi ;  Falchi ,  e  Leporano    dall*  Arcivescovo  di  Capua. 
L' estensione  della  superficie    territoriale    del  distretto 
de'  tre  comuni  occupa  moggia  i8o5 

La  rendita  imponibile  tassata  due.  5782  55 

La  rendita  ordinaria ,  e  straordinaria 
de'  comuni  secondo  lo  stato  discusso  , 
per  quel    che  ci  viene  assicurato,  annui  due.   1257  73. 

La  popolazione  a  tutto  1'  anno  1826  era  di 
1703  abitanti. 

Eccone  il  quadrato  per  un  decennio  de' 


Matrimonj 

1817 

1 1 

1818 

9 

1819 

11 

1820 

10 

1821 

3 

182a 

i3 

1823 

7 

1824 

7 

1835 

11 

1826 

12 

Nati 

Moid 

65 

41. 

55 

52. 

67 

45. 

68 

3o. 

44  ' 

5o. 

54 

5o. 

68 

42. 

49 

38. 

72 

64. 

40 

38. 

94  582  /\So 

e  per  la  vita 
II  suolo  c  fertile  di   iVumenli  d'ognisortc;  cd  ha  pro- 
<lolti    uoinini  istruili.   Ivi  piu  che  allrove  le  domic  col- 
li va  DO   i  Bachi  da  seta. 

Camigliano  in  qoalche  tempo  baronia  ,  il  feudatario 
fa  D.  Marcatitonfto  Natale,  liccome  appare  dal  Pidott- 
so  ibtento  ncU'archino  Veacorilc  di  Calvi ,  nd  pHpcipiQ 


2l5 
del  libro  de'  legati  pii  della  cappclia  del  Rosario  di  delta 
Comite.  Le  stiade  interne  sono  otto  ,  denominate  la  x. 
Strada  Piazza.  2.  Varacchi.  3.  Rotqli.  £.  Parisi  5.  B&C, 
chi.  6.  Cortegrande.  7.  Falchi.  8.  Leporano.  Le  chiese 
sono  sei  ,  cfenottliu^te 

Chiesa  Panoecliiale  xli  S.  Siraeone  Profeta-Canrjgliano. 
Chiesa  Parrocchiale  di  3.  Niccla  di  Barine  FaloLi.  e  la 
Chiesa  Panoecliiale  di  S.   Maria  ad  Rotam— Leporano-. 

Ciascuna  delle  suddette  chiese  ha  un  picciolo  cdifieio 
per  uso  di  abitazione  del  1  ispettivo  Paroco  ;  ma  solo 
quello  di  Leporano  vi  abita  ;  il  Paroco  de'  Falchi  lo  tie- 
ne  dato  in  iitto  ,  abitando  egli  in  casa  propria  5  sicconie 
anche  il  Paroco  di  Camigliano  ma  per  necessita  ,  perche 

V  edificio  della  Parrocchia  e  in  ruina ,  cd  ahhandonato. 
La    Chiesa  del  Conservatorio  di  Donne  monache  sotto 

il  titolo  di  S.  Francesco  d'  Assisi-  Camigliano.  La  chiesa 
comunemente  dctta  S.  Maria  a  Grotta  ,  patronato  delle 
suddette  Donne  monache.  Ouesta  chiesetta  e  addetta  jfpv 

V  Oratorio,  o  sia  Congrsgasio  ne  de'  fratelli  ,  che  in  Oghi 
giorno  di  doppio  precetto  ivi  recitano  il  SS.  Rosario  alia 
Madonna.  Ed  in  tutt'  I  gabbati  ,  e  gibrni  £estivi,  vi  si 
radunano  parte  de*  Fratelli  medesimi  per  recitare  Y  Ufli- 
zio  della  Vergine  ,  e  per  esercitarvi  altre  opere  di  pieta. 

La  cappella  patronato  del  Conte  Abbamonte  Siciliano 
di  Capua  ,  in  Camigliano.  Ivi  i?j  tutt'  i  giorni  festivi  vi 
si  celebra  la  Messa  fl$  $r\  figte  clestinato  daf  gppralo* 
dato  Conti. 

La  scsta  Chiesa  e  rtel  rieinto  della  Parrocchia  de' Fal- 
chi ,  denominata  ia  Chiesa  al  Mordicello  patronato  de* 
Puchi  di  S.    jfipmjlq:  sotto  il  titolo  di  Maria  V^rcinf 


2  26 

Ivi  eravi  una  Cappellania  quotidiana  ,  alia  quale  veniva 
nominata  dal  Duca  il  Cappellano.  Ora  la  detta  cappella- 
nia e  stata  destinata  alia  chiesetta  del  casino  per  comodo 
del  Duca  ivi  risidente. 

Ma  e  omai  tempo  che  io  rivolga  questa  mia  penna 
alle  particolari  lodi  di  due  suoi  cittadini  viventi  degni 
di  memoria  ,  e  deg-ni  d'  esser  imitati  da  noi  uuti  del 
Signore 

II  Canonico  Argangclo  Sgucglia  singolare  ornamento 
del  nostro  Capitolo  di  Calvi  nacque  in  Camigliano  add! 
2iJ'  ottobre  iy53.  di  fami^lia  pia  ,  civile,  ed  onorata. 
Fin  dalla  sua  giovanezza  nel  seminario  di  Calvi  concito 
mirabile  aspettazionc  di  un  com  pi  to  model  lo  di  vero  ec- 
clesiastico  ,  e  cogli  effetti  le  conispose.  In  tutta  la  sua 
vita ,  ed  in  tutti  gli  uffizj  ha  da  to  sempre  saggio  delle 
sue  virtu ,  tra  le  quali  non  vi  e  dissonanza  veruna.  Gra- 
ve ,  ma  dolce  ,  ed  amabile.  Molte  cose  si  potrebbero 
dire  di  questo  unico  raggio  di  antica  virtu  se  non  mi  fos- 
se  amico  caro  :  e  se  il  luogo  non  fosse  cosi  strctto.  Non 
VOglio  pero  mancarc  di  dire  ,  clie  io  lengo  per  certo  > 
die  quel  santo  Vescovo  Giuseppe  M.  Capece  Zurlo  quan- 
do  lo  promosse  al  Saceraozio  nella  sacra  Ordinaxione  gli 
infuse  nel  cuore  Y  Apostolioo  buo  spirito  ,  tantp  Egli  e 
zelantc  dell1  onor  di  Dio  !  Qurslo  degno  canonico  on 
oppreaso  da  infirmita  non  interviene  al  Coro ,  e  viye  spj- 
tanto  a  sesteaso  ,  attendendo  al  principal  negozio  dell'  a« 
niin.i  sua  ,  v  come  devono  fare  tun  i  cristiaqi  ,  che 
aspirano  alia  Patria  celeste.  Degnisslmo,  chi  pol  confix 

P    di     viv<  re  quanlo    pin   si    puo,   \ivcio    per    bene  <lr' 

eri      ma    in    paxticolarc  di   Fratvlli  deirX)ratofi#  d' 


2  27 
S.   Maria  a  Grotta  ,  de'  q  tali  tuttora  e  Pivfetto  ,  e  che 
'argamente  soccdrre. 

Giacomo  Rocco  nobile  specchio  di  picta  ,  e  di  religio- 
nc  non  pure  alia  sua  patiia  ,  ma  a  tutto  il  Chericato  , 
ed  alia  Diocesi  ancora  nato  in  Camigliano  addi  £.  otto- 
bre  i  j 82.  da  genitori  onesti,  civili  ,  e  comodi  di  fortu- 
ne ,  anelr  Egli  richiede  d'  aver  un  luogo  distinto  in  que- 
ste  carte.  L'  esser  ben  nato  ,  e  modestemente  educato 
raffiena  ,  e  modera  ,  per  quello  che  appare  ,  la  mente 
nostra  ancbe  ne'  contrast!  ambiziosi.  Dapoiehe  nella  fine 
dell'  anno  scono  1826.  essendogli  stato  offerto  il  canoni- 
cal di  Calvi ,  come  quegli  ,  ch'  era  intcnto  a  ren- 
dersi  decno  desli  onori  ecclesiastici  ,  non  Tad  ambir- 
li  ,  lo  rinnuncio  ,  ponendo  cosx  in  pratica  la  mirahi- 
le  lezione  ,  che  inscgnano  i  Canoni  antichi  de'  Cpncilj  ; 
moderazionc  molto  rara  a'  nostri  tempi  :  e  molt'  bpposta 
all'  ambizione  di  tanti  altri  ,  i  quali  niente  curando  le 
minacce  de'  canoni  mettono  il  mondo  sossopra  per  esser 
promossi  ,  e  distinti  ;  altro  non  so  che  mi  dire  ,  che 
gli  ambiziosi  trovano  sempre  delie  riconciliazioni  col  Gie- 
lo  ,  o  pure  sc  ne  dispensano, 

Noi  intanto  auguriamo  a  lui  salute  ,  e  che  sia  in  lui 
pcrmanente  Y  onor  dclla  virtu  ,  il  quale  porta  seco  il 
primato  ;  dapoiche  se  pria  superava  gli  altri  nella  vir- 
tu ,  ora  con  tal  rinuncia  ha  superato  sestesso.  Questo 
basta  per  la  sua  gloria,  e  che  viva  eterno  il  suo  nome. 


2^8 

PASTORANO  S.  SECONDINO ,  E  PANTOLIANO, 

La  posizione  de'  sopranotati  tre  Comuni  riuniii  puo 
consiclerarsi  una  ,  e  la  stessa.  Uniformemefite  piana  nella 
sua  superficie  ,  uniforme  nella  qualita  degli  strati  ele- 
mentari  delle  varie  nature  di  terra  j  quella  degli  eh'ttri- 
ciati  Comuni  e  general mente  buona  ,  e  delle  piii  produt- 
tive  nel  parallel©  dell'  altre  site  alia  parte  settentrionale 
dell'  agio  capuano 

Discendendo  dalle  falde  del  monte  Caperrina  il  teni- 
niento  de'  tre  Comuni  diviso  rispettiyamentc  in  tre  fasce 
di  una  eguale  Iatitudine  si  vede  avanzare  al  niezzogior- 
no  dirim petto  alia  strada  regia  ,  c  sulla  direzione  dello 
Spartimento  di  Roma.  Qitello  di  Pantoliano  si  allunga 
pm  dell7  altre ,  oltrapassa  di  molto  la  detta  strada ,  e  va 
a  perdersi  sopra  contrade  grasse  ,  e  paludose  denomina- 
te la  Murata. 

II  tenimento  di  Pastorano  confina  all'  oriente  con  quel- 
lo  di  Camigliano  ,  e  Vitulaccio  ;  a  mezzogioino  con  Vi- 
tulaccio ,  e  coir  agTO  Capuand  :  ad  Occidents  con  Pigna- 
J.aro  :  ed  a  sclicntrionu  col  Comune  di  Giano  si  to  nella 
ValL*  dc'monti.  I  tie  comuni  so  no  a  piccola  distanza  tia 
di  loro.  Da  Pastorano  a  S.  Secondino  sulla  direzvionc  al 
mezzogioino  non  vi  e  die  un  sesto  di  miglio ;  e  questo 
e  diviso  da  Pantoliano  per  la  semplicc  Iatitudine  di  una 
strada.  Distano  poi  tutti  e  tre  nella  misura  di  un  miglio 
e  mezzo  da  Pignataro  Capoluogo  del  Circondario.  La 
strada  regia  ne  taglia  il  tenimento  nella  parte  inferiorc 
«  distanxa  di  due  mifilia  dall'abitato 


229 

L*  estensione  de' tre  Comuni  e  tli  Moggia  8766.  p.  *4- 
la  rendita  imponibile  e  di  ducati  20281     78* 

la  rendita  de'  Comuni  ordinance  secondo 

lo  stato  discusso  ,  e  ducati  §02     £o» 

la  strdordinaria  ducati  186    62. 


Totale  689     02 

Entriamo    hell'  a-bitato..  Le    strade  interne  sono  senza 
lastrico  ,  e  percio  incomode.  L'  esterne  pessime. 
I  tie  comuni  nelF  anno  1826.  numeravano  abitanti 
Pastorano  bo^. 

S.   Secondino  202. 

Pantoliano  412- 


1817 

1S1S 

1819 

1820 

1821 

1822 

1823 
1824 
I82S 
1826 


Totale 

12x8 

Mairimoni 

Nan 

Morti 

6 

43 

37. 

12 

57 

28. 

i5 

44 

32. 

9 

£8- 

38. 

4 

40 

42. 

8 

49 

28. 

i3 

44 

38. 

9 

54 

29. 

.       9 

45 

35. 

9 

52 

37. 

»        A 

4^r 

344 

e  per  la  vita 

EDIFICJ  PUBBLICI. 

Ne'  tie  comunl  vi  sono  tie  cliiese  Parrocebiali  ;  e  da 
notarsi  ,  che  accanto  alle  dette  chicse  di  Pantoliano  ,  e 
S.  Secondino  vi  e  l'abitazione  per  il  Paroco  •  in  Pasto- 
rano  non  vi  e  ,  ed  abita  in  casa  propria 

In  Pastorano  poi  oltre  la  Parrocchia  vi  sono  nelP  abi- 
tato  due  altre  cappolle  ;  una  juspatronato  della  Famiglia 
Cervo  ;  V  altra  d'  Capezzuti  :  Famiglie  g»a  estinte. 

Nel  tenimento  poi  di  Pantoliano  vi  sono  tie  Cappelle 
rurali  ;  una  accanto  all'  abitato  patronato  della  nobilc 
Famiglia  Fiiozzi  ,  come  anclie  Y  altra  nella  Difesa  di 
0:tello  proprieta  della  stcssa  famiglia  e  la  terza  sotto  il 
titolo  di  S.  Maria  Lauretana  ,  una  volta  della  Famiglia 
Pera  ,  ora  di  Domenico  Monte  ,  in  tutte  si  celebra  la 
Santa  Messa  ne  soli  di  festivi. 

Nel  tenimento  di  S.   SecomUno  vi  e  la  cappclla  rura- 
le  sulla  regia  strada  di  Roma  ,    ove  dieesi  Spartimcnto 
della  quale  parlando  anclie  P  amenta  nel  luogo  rappor- 
tato  sciive  :  Onde  in  una  cappclla  use  si  dice 
messa  non  so  ,  m'  as$ido. 

Poco    lungi    dalla    Cappclla    si    osscrva  il  Casino  del 
Cav.   Lanza  di  Capua  ,  che  si  e  rcso  tanto  celebrate  a' 
nostri  giorni  pclle  storie  c  pel  tialt  ito  in  essa   (alio  nel- 
l'anno   1816.  6  per  aver  dato  il  titolo  di  Baronedi  I 
Lanza  al  General  Austriaco,  che  lo  coiichiuse. 

Quest!  tre  Comuni  riuniti  ncllo  spirit uale  dipendooo 
il  primo  dal  Vescovo  di  Calvi ,   il  secondo  dai   Patri  Bc- 

nedetttni  Canned,  el  terio dal Mctropolitano di  Capua. 
Queeti   Villaggi    non   offrono  altra  001a  da  noUm*  <»li 


23l 

uorniai  senza  industria  ,  e  nella  iadigenza  noa  preseata- 
no  uiio  spettacolo  che  possa  ccmsolare* 

GIAffO 

Rlaiontando  le  coste  delle  montagnc  site  al  setteatrio- 
lie  di  Pigaataro  si  trova  Giaao  £ael  ceatro  d'  uaa  valle 
coaiposto  di  ciaque  piccioli  borg-hi.  Nel  piaao  si  vedoao 
Pozzillo  ,  e  Fontanelld ;  luogo  propiiameate  dctto  Gia- 
no  i  verso  setteatrioae  alia  ialda  della  moatagaa  e  sita 
la  Villa  ;  piu  su  le  Curd  ,  e  1'  ultimo  e  Rocciano.  Que- 
sti  borghi  comprendono  quattio  Parrocchie  ,  tre  delle  quali 
SS.  Apostoli  Filippo  ,  e  Giacomo  :  S.  Giovaaai  Evaage- 
lista  :  e  S.  Martino  Vescovo  ;  aello  spirituale  dipeadoao 
dal  Vescovo  di  Cah  i  ;  la  Panoechia  detta  la  Maddalena 
appaitiene  al  Metropolitaao  di  Capua.  Nel  riciato  di  Fon* 
taaella  evvi  uaa  cappella  sotto  il  titolo  di  S.   Lucia. 

E'  da  aotarsi  clie  il  Paroco  di  S.  Giovaaai  noa  ha 
cliiesa  ,  ma  esercita  le  sue  fuazioai  nella  Chiesa  del  Co- 
muae  sotto  il  titolo  del  SS.  Corpo  di  Giisto ,  »di  piu.  , 
tutti  e  quattio  le  Panoccbie  lianao  la  casa  di  abitazio- 
ne  per  i  lispettivi   loio  Parochi. 

la  queste  quattio  Panoccbie  nelP  anao  1826,  si  nume- 
avaao  abitanti  790. 


232 
Ecco  il  Quadro  per  im  decennio  de' 

Matrimonj  ]\rati  Morti 

1817  I  16  17. 

1818  2  l5  22. 

1819  I  l4  20. 

1820  9  23  9. 

1821  3         17  8. 

1822  7  *22  12, 

1823  4  20  *4* 

1824  IO  ig  10, 

182$      '   5        19  29. 


5r        182 

h   per  la  vita. 

1/  estenzionc    del    tenitorio    montuoso , 

arativo  e  di  moggia  268c).   2G 

la  rendita  imponibilc  ducati  6*>>(J7-  qS 
la  rendita  poi    del    coinunc    sccondo  Y  ultimo 

stato  discusso  e  ducati  56  3.    2c. 

Noi  daicmo  di  passaggio    una    oecliiaia  a  I  suolo  ,     il 

quale  confina    all'  orienle    eon   Pastormo  ,  all'  oeoidenio 

col  rivo  di  Calvi  ,  a  mezzogiorno  con  Pignatavo  ,  ed  a 
seilentrionc  col  teniniento  di  lHetiaimlaia.  II  suolo  adun- 
<\\w  essendo  montuoso  ,  c  oretoso  esigge  cura  ,  ed  aito 
)X'iche  produca  :    e    gli  abitanti    laboriosi ,    egtiffclmeti? 

tfl  die   industiiosi,  vincendo  la   slnilita    ualmale ,    lo   ttt\ 
dono  fertile  ;     sopiattulLo  nella  valle  product    guini  ,     a 


233 

Jegumi  cTogm  sorte.  Ma  negli  anni  fertili  la  principal 
ricchezza  di  questi  montanari ,  e  V  olio  ,  perche  nell$. 
qualita  e  '1  migliore  di  tutto  il  Circondario. 

Gli  abitamti  sono  un  poco  rozzi  ,  ma  affahili ,  sinceri  , 
e  piu  robusti  di  quei  delle  pianure  ,  mancano  di  mezzt 
per  istmiisi.  he  donne  in  tempo  dclla  niesse  calano  ne* 
nostii  campi  a  mietere  le  biade  accante  degli  uomini. 

Piima  di  partire  da  questo  luogo  mi  sia  lecito  di  rac- 
comandare  a  tutt'  i  Viliaggi  contigui  ,  e  specialmente  ai 
miei  pulitissimi  Pignataresi  d'  essere  piu  grati  verso  que- 
sta  povera  gente  tanto  loro  benemerita  ;  e  che  tenessero 
$empre  fisso  nella  mente  ,  che  le  case  deT  Gianesi  furono 
tanti  asili  aperti  per  intiere  Famiglie  ,  che  ivi  si  rico- 
veraroiio  cpi  loro  bestiarae  in  tempo  delta  passata  guer« 
j3l  f  fuggendo  la  vista  di  tante  nazioni  annate. 

E'  hen  ragione  omai  ,  Eminentissirn  Arcivesco- 
vo  ,  ch'  io  a  Voi  presenti  questo  mio  esame  sopra 
di  ci6  che  interessa  il  hisogno  di  questi  Contadi ;  perche 
una  buona  porzione  di  essi  dipendendo  nello  spirituale 
dalla  vostra  cura,  f^te  ogni  prepaura  per  saperne  gl'  in- 
convenient* ,  che  vi  sono  ,  ed  i  rimed j  necessarj  ail'  uo~ 
po.  Incoraggito  io  dal  vpstro  si  giusio  desiderio  colla 
jnia  solita  9  ma  rispettos*  Jiberta  sopra  si  grave,  e  dili- 
cato  argomento  vi  umilio  questi  miei  riflessi,  qualunque 
essi  siino  ,  e  Yoi  poi  ne  farete  quell'  uso  che  vi  detteii 
la   vostra  alta  prudenza. 

Eminentissimo     Signore  :     La      povera    gente  di 
gjuetti    ^esi  ,    b  ,    come    diss*    ,    rozza ,    ed  iacolta 

s4 


234 

e  noi  ecclesiastici  sicuramente  ne  siamo  i  colpevoli.  Le 
guerre  pa?  ate  d'  Europa  hanno  cagionati  ,  secondo  it 
solito  ,  Liille  mali  alle  popolazioni  ,  ma  la  maggior  par- 
te e  caduta  sopra  di  noi ,  indubitatamente  per  nostra 
colpa  ;  poiche  avendo  noi  traviato  dal  resto  sentiero  del 
nostro  sacro  ministero  ,  siam  caduti  nell'  avvilimcnto  ; 
disordine  autorizzato  ,  e  sofferto  dal  mal  costume  del  se- 
colo.  Io  credo  ,  e  certo  sono  ,  che  in  queste  Parrocchie 
di  vostra  giurisdizione  vi  sieno  degni  ministri  del  San- 
tuario  ,  ma  la  viitii  e  conosciuta  da  poclii ,  e  le  false 
opinioni  son  ricevute  da  tutto  il  restante  del  mondo  : 
cosa  miserabile  ,  e  lamentevole  !  Sopra  tal  perdita  da 
noi  fatta  ne  ho  detta  qualche  cosa  nell' aiticolo  dell' E- 
ducazione  puLLlica  ,  a  c;a  mi  rimetto.  Ma  domai  ^ate 
forse  da  me  in  qual  modo  si  potrebbe  rimed ia re  a  tal 
inconveniente.  In  un  negozio  di  tanta  impoitan?a  io  stimo 
esser  vano  curare  le  membra  ,  se  i  <  api  si  lasciano  de- 
boll  ,  cd  infermi  ;  in  aki.ni  de'  quali  manca  la  vototl- 
ta  ,  in  altri  i  talenti  ,  in  iakmi  le  foizc.  Lasciato  que- 
sto  piamLolo  ircngo  alia  materia. 

Monsignore  i  ncl  \isitare  qucsli  Villaggi  Lo  avuto  in- 
fastidio  il  vcdere  in  Pantoliano  ,  no'  Falcbi  ,  in  Lepora- 
no  ,  e  in  Giano  un  Pre  to  soio  ,  v.  quel  di'c  pii  in  \  i- 
tulaccio  di  i3oo  abitanti  Un  solo Vicectiiato  lo.astico, 
naturale  di  Camigliano  Diopesi  di  Calri  ;  per  cui'leChie- 
se  Parroechiali  son  sempre  quasi  chiuse',  Ho  stimato  mio 
dovere  farrene  parte,  sapendo  benUsimo  I'aflferioriej  e 

volonla    (  be    poitatc   a    queste     jojola.inni  ,     l< neiu!o ,    in 

rirtu    del  rostra  sublime  carattcrc,    i  loro  tnteiessi  pei 
roprj  ,  aadc  prendo  ammo  di  ricovdare  alia  vosl  *  pru* 


a35 

clenra  i  mezzi  die  tornerebbeno  ntili  come  istruire  ,  c 
ben  gorernare  queste  cLuse  alia  vostra  cura  commesse. 
I  rimed]  son  facili  ,  eel  efticaci  ;  essi  sono  in  mano  ro- 
stra ,  e  dalla  benefica  mano  vostra  essi  si  atlendono. 

Tutti  gli  uomini  ,  e  specialmente  i  Preti  sono  natu- 
lalmente  guidati  dall'  interesse  ,  e  dall'  onore  ;  nella  sfe- 
ra  dell'  interesse  ,  ch'  e  quel  desiderio  insaziabile  del  da- 
naro  ,  si  aggirano  i  piu  ;  in  quella  dell'  onore  ;  ch'  e 
quell'  ambizione  di  esser  distinto  fra  gli  altri ,  si  aggi- 
rano  i  meno  ;  ma  tutti  poi  e  i  priori  e  i  secondi  ope- 
rano  nella  vigna  del  Signore  mascherando  le  loro  inti- 
me  passioni  col  manto  del  bene  pubblico  ;  ma  non  sem- 
pre  e  cosi.  Questo  sol  riflesso  vi  faccio  ,  e  questo  sia 
sol  di  passaggio. 

Monsignore  :  interniamoci  nella  materia  ,  e  scopren- 
done  il  piu  bello  ,  ed  ii  piu  occulto  ,  mettiamolo  in  pi  a- 
tica  per  il  hen  essere  de'  vostri  Diocesani.  Ecco  il  rime- 
dio  :  Vn  uuovo  ordin  di  cose  ;  ma.  tutte  secondo  il  Van- 
gelo  ,  secondo  i  Concilj ,  e  secondo  la  pratica  dellc  Dio- 
cesi  le  piu  ben  governate  della  Cbiesa.  Conciosiacbe  il 
volersi  opporre  alia  corrente  del  secolo  ,  e  pretendere  di 
voleilo  fare  con  applauso  ,  e  profitto  opera ndo  sull' esera- 
pio  de'  vostri  illustrissimi  Antecessori  sarebbe  ora  una 
presunzione  ,  una  vana  speranza  ,  anzi  peggio  ne  vei- 
rebbe  in  appresso.  x 

Laonde  si  dovrebbeno  mandare  per  le  Ville  tra  con- 
tadini  grossolani  i  piimi  Soggetti  della  Diocesi  ,  ove  si 
facessero  ammirare  come  nobili  esemplari  di  veri  eccle- 
siastici.  Quegli  animi  ,  cioe  ,  religiosi  y  che  fanno  le  co- 
se ,  non  per  vile  guadagno  ,  ne  per  superbia  ,    ma  per 


236 

diletto  \irtuo6o  ,  e  per  servigio  di  Bio.  Giova  il  repli- 
fcarlo  :  Manclare  per  Curati  ne'  Villaggi  genj  nobili  ed 
accreditati  a  poter  illuminare  ,  e  corregg-ere  g\i  uomini 
ne*  loro  difetti  ;  e  non  gia  quclli  die  cercano  col  mezzo 
delle  loro  fatiche  awanzare  le  loio  fortune.  Cos!  si  ono- 
ierebber  o  le  Parrocchie  per  mezzo  de'  Curati  ;  e  r:ou 
gia  i  Curati  per  mezzo  delle  Parroccbie.  Leggi  sante  j 
ma  poche  volte  praticate.  E  pure  non  basta  cbe  abbia- 
no  una  ottima  volonta  ;  vi  bisogna  dippiu  clie  lo  sap- 
piano  fare. 

Che  percio  fossero  rersatissimi  nelle  sacre  dottiine  per 
ben  imprimere  negli  animi  altrui  verita  ardue  ,  subiinii, 
importantissime.  A  confermazione  di  questo  mi  ricoido 
the  nella  Visita  della  Diocesi  di  Napoli  dell'  anno  178^ 
fatta  dal  Cardinal  Zurlo ,  nel  Villeggio  di  Massa  di  Som- 
ma  eravi  in  qaella  Parrocchia  di  S.  Sebastiano  un  Cu> 
rato  natio  di  Procida  ,  il  quale  con  somma  facilira  in- 
segnava  ai  suoi  Parroccbiani  le  difiicilissimc  massime 
della  Grazia.  Eceo  quel  f  tcilu  difficile.  Tali  pastori  prov- 
vederebbero  sicuramente  colla  forza  delic  loro  istruzio- 
in  ,  e  molto  del  loro  esempio  le  vostre  veei. 

Che  piu  fosse ro  abbonJanti  di  fortune  da  poter  vive- 
je  comodamcnte  ,  ed  ainministrane  lte  rttidite  della  chic- 
.sa  secondo  i  canoni  per  sollicvo  dcgf  indigent!.  Coneio- 
niaclje  I*  elemoaina  oltre  che  e  una  giusttzia  in  persons 
del  Curato  ;  c  benanohfc  una  specie  d'  inc&ntesimo  pet 
farsi  ama.e  da  tutti.  I)  fbndamento  dd  cristianetiifto  )l 
I1  tmore  ,  e  la  carita  del  Prossimo. 

Ma  mi  si  dirj  lose  ,  che  tali  gcnj  sublimi  ,  t  si  1  n 

dinaij  ,     c!j<-   invasi   da    uno   Spin!  1   divine    trolefSeiU    p "' 


fceio  deila  relig-ione  sacrificare  se  stessi  in  un  Yiilaggio, 
e  virtu  rara  a  ritrovavsi ,  e  che  risplende  in  pochi  Eroi 
del  Cristianesimo  ,  alcuni  de'  quali  la  Ghiesa  venera  su- 
gli  allari  |>er  nostro  esempio.  Son  anch'  io  di  tal  senti- 
inento  ;  ed  il  cielo  finora  non  mi  ha  data  la  sorte  di 
conoscerne  alcuno  fra  i  mirristri  dell'  Altare.  Quando  io 
dissi  Genj  suhlimi  ,  intesi  di  piescegliersi  gli  ottimi  tra 
J  primi  ,  quali  sicuramente  non  mancano  nell'  esempla- 
rissimo  vostro  Clero  ,  basta  per6  di  non  sbagliare  nella 
scelta  ;  per  altro  son  frequenti  le  occasioni  di  correggersi. 
Per  conoscer  poi  1'  indole  d%  ognuno  non  vi  e  cosa  di 
piii  facile.  Gli  uomini  per  quanto  procurino  di  celarsi 
Hon  possono  stare  nascosti  di  maniera  che  uno  si  cono- 
see  facilmente.  A  tal  uopo  eleggerete  alcune  persone  le 
piu  anziane  ,  e  le  piii  illuminate  tra  '1  Clero  ,  le  quali 
pigliassero  conto  di  ciascuno  ,  e  ne  facessero  un  esatto 
scrupoloso  scrutinio.  Tanto  piu  che  bene  spesso  ingan- 
fiano  le  apparenze  ;  e  la  virtu  non  di  rado  sta  celata 
dove  meno  si  crede  ;  ed  il  vizio  sapendo  di  sua  natura 
nascondersi  sta  copcrto  sotto  1'  apparenza  della  virtu  piu 
incorrotta.  Gonosciuti  cosi  i  degni  di  tal  Ministero  ,  fa 
d' uopo  fare  una  Statute*  fondameiitede  ,  e  sia  inviolabi- 
le  ;  che  per  ascendere  alle  Prime  Dignita  di  cotesta  vo- 
stra nohilissima  Ghiesa  necessariamente  vi  abbisogni  il 
requisito  <T  aver  esercitato  con  frutto  la  cura  delle  ani- 
me  ne'  Villaggi.  Con  questo  mezzo  riuscirete  senz' alcun 
duhfcio  nell1  intento  ;  cosi  accrescerete  (  se  accrescer  si 
pu6  )  e  l'amore  che  vi  porta  la  vostra  diocesi  ,  e  V  ob- 
bligo  che  vi  ha  ;  servirete  a  Dio  ,  soddisfarete  alia  co~ 
scienza  vostra  ,  ed  all'  aspettazione  di  tutt'  i  buoni. 


238 

Qualora  questi  soggetti ,  come  abbiam  detto  $  che  id 
un  Villaggio  esponessero  per  servigio  di  Dio  ,  e  delle 
anime  il  loro  coinodo  ,  e  la  vita  ,  i  quali  Dio  ha  dotati 
di  tal  grazia  ,  che  non  ricsusino  di  acoettare  gratamente 
sopra  di  se  le  ineommodita  propria  a  pro  degli  altii  ben 
presto  fosse  to  differenziati  dagli  altii  nelle  prime  vacan- 
ze  ,  e  nelle  prime  dignita  della  vostra  Chiesa  ,  tutti  al- 
lora  si  ofFiirebbero  a  tai  gravoso  dissimpegno.  Niuna 
cosa  a  buon  conto  e  piu  atta  di  questa  a  rimettete  nel- 
1'  antico  splendore  la  vostra  diocesi  ;  che  andassero  del 
pari  1'  ubhedienza  de'  Profeti  ,  e  la  promessa  del  Pasto- 
re  ;  conosciuta  ,  cioe  ,  per  cosa  immancabile  a  pruova 
di  falti ,  che  cbi  ubbedisce  al  suo  Pastore  non  puo  giam- 
niai  restar  p^ivo  del  suo  patrocinio  ,  e  dolle  sue  grazie. 

Che  piu  ?  Ogni  Gurato  di  questi  VHlaqgi  avesse  alme- 
no  un  Goadjutore  foraito  di  virtu  tali  da  poter  es- 
se-e  un  giorno  aneh'  esso  Parroco.  Questi  sostituiti  ?otto 
cli  oechi  del  vigilante  lor  curato  celebiassero  nella  ehie- 
sa  Pauocchiale  la  inessa  per  comodo  de'  figliani  ;  assi- 
stesseto  con  tutta  carila  agl' infeimi  nelT  amministia/io- 
ne  de'  Sacramenti  ;  cd  insegnasscro  la  dott)  ina  Ctistia- 
na.  E  qui  ,  attese  le  qualila  de'  tempi  ,  present!  ,  e  la 
u."ioiie  ,  mi  cado  in  acconcio  di  fare  una  nota  aila  Dot- 
trjni  listampaU  per  online  <1<I  Cardinal  fin  (To  Ateive- 
loort  di  Napoli  nell'anno  1S24.  Spiegandosi  il  IV*  Pre- 
cetto  del  Decalogo  lommamente  desidererei  che  rl  si  ag* 
giungeete  qoaoto  dice  Bfonsignor  Bostuet,  che  oltre  U 
obblieazioni  comuni  delta  vita  cristiana  .    vi  sono  dell* 

o 

vartiedari  ad  ogni  profusion*  \    t  c/n-  i  sudditi  ha/uio 
ccrti  obblighi   rcno  il  Principe  ,    ai  quali  mancpr  non 
wo  sent*  committer*  gli  error,  j>,-(  gravi* 


23g 

Questi    vlcecurati    nell1  oiio    delle  ville  per  non  esser 
nojosi  a  loro  stessi  insegnassero  i  primi  elementi  di  leg- 
gere  ,  e  scrivere  a  que'  povqri   fanciulli ,    maggior  parte 
de*  quali    sono    d'  imparazzo   alle  strade  ;    e  conoscendo 
tra    essi    quelli    che    distinti  dalla  natura  di  un  talento 
piu  elevato  ,  e  che  promettessero  gran  profitto  se  fossero 
colli vati  ;  prenderne  cura  speciale  ,  e  presentarli  al  Cu- 
rato  y  il  quale  a  tempo  oppoituno  li  presentasse  all*  Ar- 
civescovo  per  farli  licevere  nel  Seminario  ,  e  quivi  esser 
coltivati  g'ratuitamente  a  beneficio  della  Diocesi.   La  ca- 
rita  di  cui  e  proprio  il  faisi  debole  co'  deboli  ,  accomo- 
darsi  alia  fiacchezza  de'  fanciulli  ,  e  una    virtu  non  or- 
dinaria.  Questo    esercizio  oltieche    servirebbe  ad  acqni- 
starsi  vie  maggiormente  la  benevolenza  del  popolo  ,  ser- 
virebbe etiandio  per  una  strada  piu  facile  al  regolamen- 
to  delio  spiiito  ,  e  del  buon  costume.   Conciossiaeosache 
ognuno    nel    suo    stato  pu6  esser  felice  ,    basta  sapervi 
cooperare  ,  e  si  ottiene.   Tali  Coadjutori    pero  anch'  essi 
dopo  d'  aver  meiitati  ,  e  ripoitati  pubblici  encomj  delle 
ioro  faticbe  ,  abbiano  hen  presto  a  riceverne  la  mercedeP 
Cosi  operando  si  vedrehbero  queste  popolazioni  insen- 
sibilmente  ridotte  ad  uno  stato  piu  virtuoso,  e  per  con- 
seguenza  piu  felice  ,  e  piu  bello.  I  frutti  che  nascereb- 
bero  da  piante    si  nobili  sarebbeio  a  Voi  di  consolazio- 
ne  ,  come  promotor  principale  di  si  gran  ope:  a  ;  ed  alia 
J)iocesi  di  vantaggio ,  e  di  gloria.  Che  se  mai  mi  si  di* 
cesse,  untie  ememus  panes  ut  manducent  hi  ?  come  prov- 
vedere     al    mantenimtnto    di  tali  Coadjutori  ?  In  primo 
luogo    io  direi  di  assegnare    alk:  Parrocc  hie  del  Villaggi 
quelle  Capptllanie  curate  ,  che  ndla  eitfa  di  Capua  noti 


24° 

sono  tanto  necessarie ,  quanto  in  queste  ;  in  secondo  luo- 
go  direi  •  quel  che  comunemente  dicesi  ,  che  i  Vescovi 
ban  no  Ie  mani  lungbe. 

Monsignore  ;  queste  popolazioni  sopra  tutte  Y  alt  re  ra~ 
gionevolmente  devono  esser  amate  da  Voi  ,  poiclie  ad 
alta  voce  in  ajuto  vi  chiamano  :  non  mancatc  al  loro 
bisog-no  :  ne  fate  ingiuria  al  vostro  nobil  animo  datovi 
della  natura  a  simili  operazioni  di  virtu  ,  e  di  gran- 
dezza.  Voi  oltrecbe  avete  Y  autorita  insita  di  comanda- 
re  ,  ed  i  sudditi  il  giuramento  di  ubbidire  ;  possedete 
benanche  Y  arte  di  saper  ol»bligare  ad  ubbidii vi  ,  con 
quella  dolcezza  cbe  vi  e  naturale  ,  la  quale  con  una  im- 
petuosa  ,  ma  dolce  violenza  trae  i  cuori  ad  ubbidirvi. 

Iljine  fidla  prima  Parte. 


2^1 

SEC ON DA    PARTE 


Alia  diitta  di  Pignatavo  due  miglia  lungi  verso  po- 
nente  sulla  stiada  regia  degli  Abruzzi  giacciono  i  campi 
ove  fu  T  antica  nostra  citta  di  Calvi.  II  mio  lettore  pri- 
ma* di  passar  oltre  all'  altra  sponda  del  rivo  ,  il  quale 
ora  divide  il  tenitorio  di  Pignataro  da  quel  di  Calvi  , 
dia  meco  un'  occhiata  sulla  magnificenza  del  ponte,  che 
con  ampia  altezza  di  tredici  archi  della  larghezza  di 
palmi  32  ,  e  di  lunghezza  palmi  45o  da  passaggio  assai 
eoniodi  ai  viandanti  j  famoso  presso  V  Amenta  che  dice  \ 

a  Vedemmo  la  fu  Calvi ,  e  sotto  quella 

»  II  gran  ponte  ch'  e  appunto  come  il  nostro  , 

»  E  di  sotto  vi  passa  un"  acquarella. 
il  detto  ponte  due  anni  sono  fu  riattato   daila  Direzio- 
ne  di  Ponti  e  Strade  del  Regno  ,  e  furono  spesi  ducati 
4.000  ,  e  piu. 

Ora  io  qui  curioso  cerco  Calvi  in  Calvi  ,  ed  appena 
vi  ritrovo  pochi  frammenti  di  edifizj  antichi  dalla  rab- 
bia  del  tempo  consumati ,  e  rosi.  La  cerco  ne'  volumi 
dei  piu  eruditi  sciitiori  delle  antichita  di  questi  nostti 
paesi  ,  e  ne  trovo  designate  ,  e  chcoscritto    il    sito    da 

25 


settentiiooe  cominciando  dalla  strada  regia  degli  Abruz- 
zi  ,  ove  appunto  e  1  seminario  Diocesano  ,  sino  al  pon- 
te  detto  delle  Monache  a  me/zogiorno  ;  da  oriente  co- 
minciando dal  ponte  detto  di  Calvi  lungo  giu  il  livo  ;  c 
da  occidente  dalla  stiada  suddetta  sceudendo  lungo  il 
campo  detto  di  S.  Leo  sino  al  canale  di  mal  tempo,  il 
quale  passa  di  sotto  al  ponte  defle  Monache  ,  e  va  a 
terminare  al  rivo  ,•  questo  e  il  ricinto  del  campo  ove  fu 
T  antica  nostra  Galyi. 

Essa  la  trovo  appellata  dagli  Scrittori  Latini  Calesium 
nel  numero  del  piu  ,  Calenum  ni ,  ed  anche  una  volta 
da  Silio  Italico  lib.  XII.  v.  525. 

Cale  es  ,  nel  numero  del  meno  : 

Trciciamque  Calen  vestras  a  nomine  nati  9  Orithyiay 
domos.  E  notisi  specialmente  la  denomina/ione  di  Cale- 
num ni  servendo  di  lume,  perche  hovasi  con  en  ore  a- 
doperato  da'  moderni  a  significare  anche  Caiinola.  Gli 
abitanti  vengono  delti  Caleni,  orum.  Caj.  Gracchus  a- 
pud.  Gell.  lib.  X.  cap.  3.  I  elassicici  autori  si  latini  chc 
greci  ,  che  hanno  fatta  degpa  commemorazione  di  Cal- 
vi ,  sono  tra'primi  Cicerone,  Tito  Livio  ,  VirgiUo  ,  Ora- 
zio  ,  Vellejo  Patercolo  ,  Plinio  il  Tecchio  ,  Taeito,  Aii- 
sonio  ,  e  Silio  Italico,  taoendo  altri  ;  e  tra*  second]  Po- 
libio  ,  Strabone  ,  Oione  Cassio  ,  e  Plutarco. 

Non  s'aspetti'l  mi<>  lettore,  che  mi  abbadoni  ncll'in- 
vettigare  oode  sia  tiutto  il  doom  Gales;  nelle  disserta- 
/ioni  suir  originc  di  Calvi  ,  stautpata  ool  Dome  di  Ma- 
no  Paganoft  si  disse  h  perchfe  V  antica citta  di  Calvi  fbssc 
•  itata  denominata  col  numero  del  piu  Cales  ,  vale  a 
»»  dire,  chc  nell'oii&ine  sua  sia   itata  I  unione ,  e  l*as 


243 

j»  gregalo  di  tanti  Viol/i  di  tamiglic  aborigini  ,  le  quali 
*  p  ima  dispense  sullo  cime  delle  vicine  montag-ne  di- 
»  sceseio  nell'  antico  agro  Caleno  ;  quindi  per  lo  biso- 
»  gno  raano  mano  fra  loio  si  avvicinarono  ,  onde  sur- 
»  seio  tanti  Vicbi  ,  e  di  poi  la  citta.  »  E' tale  fu  an- 
cora  il  sentimento  deir  immortal  Torquato  Tasso  ,  11 
quale  nel  canto  XVII.  stanza  70  clella  Gerusaleinme  li- 
l>erata  ,  ove  tesse  la  g-eneologia,  deiranticbissma  famiglia 
d1  Estc  ,  parlando  di  Altino. 

Cedeva  ai  fati  ,  e  non  agli  Unni  Altino  : 

Poi  riparava  in  piu  sicura  sede  : 

Poi  raccoglicva  una  citta  di  mi  lie 

In  Val  di  Po  case  disperse  in  Ville. 

Ma  considerandosi  meglio  la  cosa  ,  credo  non  csser 
punto  d' impoitanza  ,  anzi  inutile  gire  specolando  circa 
tal  materia  ,  perche  la  questione  yia  piu  si  ravviluppa  , 
e  s'  intiica,  e  nulla  si  conchiude  dopo  un  cancianun'o 
iniimto.  Ne  mi  condanni  il  mio  lettore  ,  se  l'orse  sem- 
bra  die  io  cambii  le  opinioni ,  come  i  miei  abiti.  L> 
non  faccio  altro  clie  considerare  le  cose  ,  pronto  a  far- 
mi  condurre  dalla  ragione  ovunque  cssa  mi  yoglia  gui- 
dare.  Si  creda  ci6  cbe  si  yuole  ,  per  me  non  mi  acca- 
piglio  con  niuno.  La  credo  io  una  fatica  infelice  studia- 
re  ,  e  solvere  per  dar  noja  ai  lettori. 

Ancbe  I'  origine  della  nostra  Calvi  s'  ignora  affatto  , 
ella  nella  deserta  ragione  della  piu  rimota  anlicbita 
nascondendosi  ,  nel  bujo  paese  della  storia  tra  poche  re- 
liquie  abbandonata  presentemente  si  giace.  Livio  dice  , 
che  1'  abitassero  gli  Ausoni  ,  gente  cbe  ancbe  diede  il 
suo  nome  all'  Italia  ;  detta    percio  Auscnia,  Ma  clu  fu- 


244 

rono  quest!  Ausoni  f  Su  tal  duLbio    gli  scrittori  discon- 

Yengono  infrascando  ,  intricaudo  ,  e  mettendo  sossopra  il 

tutto;  alcuni  credono,  come  Servio  presso  Yhgilio  ,  che 

gli  Ausoni ,    e  gli  Aurunci  fosse  la  stessa  gente  discen- 

dente  1'  una  dali*  altra  ;  il  Cluverio  scri\e,  che  non  solo 

gli  Ausoni,  e  gli  Aurunci  furono  gli  stessi  ;  ma  anche  gli 

Opici,  e  gli  Osci;  Polibrio  presso  Strahone  tiene  gliOpici  per 

popoli  che  abifcarono  vicino  al  mare:  il  Sigonio  non  men 

celebre  che  gli  altri  ,  divisa  in  tre  parti  V  antiea  Campa- 

nia,^e  vuole  che  questa  nostra  regione  fosse  sfcata  abitata 

dagli  Ausoni  ,  Aurunci  ,    Sidicini  ,    e  Gapuani  ;    V  altra 

al  lido  del  mare  da'  Cumani  ,    e    dagli  Opici  ;    la  terza 

da'  Nocerini.  la  tanta  diversita    di  pareri    un    mademo 

Scrittore  dice  «  io  non  piesumo  di  essere  un  critico  sot- 

»  tilissimo  ,     pure    a' disco  disfidare    i     ptiml  scrittori  a 

»  dirmi  gl'  Itali  antiehi  dove  sono  ?  »  Non   mi   pare   pef- 

cio  panto  da  maravigliare  che  nelle  cose  par  V  anlichila 

tanto  lontane  dalla  roemoria  nostra  ,  la  s!oria  sia  diver- 

sa  ,  e  non  abbia  in  so  oertezza  ajcuna  ;  laonde  non  csa- 

mineremo  neppure  se    i  sudetti   popoli  dinV.enti  di  noma 

avessero  una  online   comune  ;  Tutfce    queste    anticaglie 

inceite  lasciamok  ceiebrart  a'  poeti  ,  che  nc  ban  fatto  il 

maggior  goggettO  delle  loro  poesie  ,  e  noi  inoominciaa&o 

a  trattare  un  punto  di  Storia  oerta  ,  esicura.  Io  in 

sto  riitretto  aiticolo  dell1  antica  Calvi  per  tacMvara  ogni 

occasione  di  ripreaione  Mguitero  appuntino  T.  l,ivi->  Era 

^li  Stbrici  latini  fcutti  1  p  imo  ,  il  quale  (    II' ammi   i'  i 

le  sua  opera  ordinj^  diipooe,  e  diede  luce  •»! 

rue  Bsioni   di    Roma  ,    i;<    qu  ll 

:.tOi>a  pr*MO  tutta  la  n  i  doni  d<  I 


245 

ne  die  i  popoli  che  Li\i<»  appella  Ausoni  ,  io  cliiamero 
Calvesi  ,  perche  da  tanti  secoli  che  avevano  abitato  que- 
sto  nostra  paese  ,  si  erano  gia  qui  naturalizzati. 

C  A  L   V  I    A  N  T  I  C  A. 

Calvi  fu  una  eitta  della  Campania  ,  la  quale  sebbene 
non  avesse  paneggiate  le  principali  ,  pu'rtuttavia,  ne  oc- 
cupo  il  secondo  grado. 

Ben  si  sa  che  lejknliche  nostre  patrie  erano  tante  picciole 
popoiazioni  libere,  e  per  neccssita  guerriere;  essendo  sen- 
timento  presso  tutte  queste  picciole  repubbliclie  1' amore 
della  indipendenza  ,  del  travaglio,  e  della  guerra.  Con- 
ciosiache  la  mancanza  di  on  sistema  federative-  perma- 
nente  era  cagione  di  spesse  guerre  ,  e  di  la  le  alleanze 
straniere  ,  e  da  queste  finalmente  (  come  sempre  )  la 
mine  di  tutte  ;  giacche  riflette  Plutarco  *  non  era  pos- 
it sibile  che  quti  lino  stessi  essendo  confinanti  ,  e  conti- 
»  gui  fosse ro  stati  in  quiete  senza  commettere  veruna 
»  ingius*izia  contra  il  vicino  ;  ma  necessaiio  era  che 
»  sempre  guerreggiassero  ,  insito  avendo  in  lor  medesi- 
»  mi  lo  insidiarsi,  e  1  poi tarsi  odio  ;  ed  usavano  i  due 
»  nomi  guerra  e  pace  ,  quasi  monete ,  spendendole,  se- 
•  condo  1'  opportunity  che  loro  presentavasi ,  riguardo 
»  al  propiio  utile  ,  e  non  gia  alia  giustizia.  Non  per- 
»  tanto  appellavano  amicizia  ,  e  giustizia  quel  suffermar- 
»  si  ,  e  quel  riposarsi  che  facevano  dalle  ingiuiie  »  ci6 
manifestamente  si  diede  a  dividere  da'  Calvesi,  Sidicini, 
e  Romani.  E  qUi  mi  cale  non  fuor  di  proposito  per  co- 
gnizione  delle  cose  da  me  cspostc  il  rivendicare  il  torto 


246 

fatto  all7  antiea  nostra  Calvi  da  Consignor  G  anata  ,  il 
quale  nella  pagina  3g  delle  sua  storia  civile  di  Capua, 
saeiiiicanda  la  verita  alia  sua  passione,  fVancamente  as- 
serisce  d'  essere  stata  1'  antiea  nostra  Calvi  sotto  la  di- 
pendenza  di  Capua.  II  paese  natio  vuolsi  dall'  amoroso 
cittadino  rialzare  per  ogni  possibil  maniera  studiosa- 
mente  ;  ma  nella  studiosita  si  debbe  scbivare  il  troppo; 
perche  V  eccesso  in  simili  esaitamenti  negli  an'uni  diin'- 
cili  fra  gli  stranieji  cccida  lo  sdegno  ,  ne  miti  il  xiso. 
Anzi  con  tutto  il  rispctto  dovuto  airingegnoso  scrittore, 
aggiung-o  ,  che  Y  antiea  nobilissima  citta  di  Capua  non 
avea  bisogno  d'  una  tal  lode,  la  quale  piii  tosto  ombra, 
**be  luce  alio  splendore  delie  sue  cccclse  glorie  potrebbe 
recare.  In  confermazione  di  cio  voglio  addurre  una  si- 
militudiiie  acconcia  al  bisogno  :  ne  cerco  permesso  al 
letture  ,  se  Y  immagine  abbia  un  poco  di  pjesia  la 
compatira  in  grazia  cbe  serve  a  spiegare  cosa  in  se  assai 
grave.  Noi  veggiamo  Yolcntieri  il  viso  d'una  bell  a  donna 
cbe  sia  colorito  e  mondo  ;  e  ci  place  per  anche  se  si  ri- 
tjova  ajutato  con  modestia  e  gentile/za  dall'  arte  della 
donna  ,  cioe  ,  cbe  V  abbelliir.cnto  cb'  clla  a  ggiunge  alia 
sua  natia  bellez/a  paja  non  finto  ,  ma  nalo  insieme  con 
cssolei  JNla.se  poi  tanto  e  il  liscio  (come  in  molte  veg- 
giamo tutto  giorno  avvenire  )  ,  cbe  la  grazia  nalmale 
si  ri  manga  soffocala  ,  e  stlo  vi  si  regga  L'arte,  viene 
la  donna  ad  (sscni  odiosa  ;  vd  ove  si  ccrca  di  piaccre, 
co  j   Bpiace,    jwirlie  <>(!<Jiio  sano  TUol  mirare  pitlttOSto    una 

gem  p)  ice  paston  lla  sen/a  oraaiuento  alcuoo,  che  lei  ornatis- 
gima,  Gosi  nel  caio  presents,  larebbc  ftata  poca  ripntario 

ne  fli   Capua  ,     se     fofM    sL«(a   a  >«\lere  ,    ed  avesse    per- 


!247 
xnesso  che  i  Romani  le  togliessero  una  citta  confederal*, 
ed  entrassero  a  stare  dentro  delle  mura,  siccomc  da  qui 
a  poco  vedremo.  Per  esaminare  bene  la  sua  asscitiva  la 
metto  sotto  gli  occhi  del  lettore.   «  Fu  elia  (Capua)  ca~ 
i>  po  di  Teano  ,  o  sia  dell'  antico  Sidicino  ,     di    Calvi, 
»  di  Cajazzo  ,  di  Casilino  ,  di  Cariaola  ,  di  Suessa  ,  di 
m  Atella  ,  di  Nola  ,  di  Acerra,  di  Cuma  ,  di  Pozzuoli, 
»  di  Miseno  ,  di  JNapoli  ,  e  di  altre    citta  illustri  ,  po- 
»  tenti  e  r inornate.    Capua  dava  loio  1c  leggi  ,  Capua  le 
j)  sosteneva  ,  e  le  difandeva  nelle    occasioni  di  guerra  , 
»  esse  quella  citta  riconoscevano    per    assoluta  p'otettri- 
»  ce  ;  la  chiamavano  in  ajuto  ,  e  dovevano  esser  pron- 
»  te  contro  chi  aidiva  con    Capua    pigiiaisela.   Essa  la 
»  citta  di  Capua  dava  loro  assistenza  in  ogni  quaiunque 
»  disastro  ».  Io  nelf  esaminare    quest'  oggetto    non  mi 
fennei 6  a  confutare  a  parte    a  parte  la  soprascilta  as- 
sertiva  ,   poiche  lo  scrittore  non  si  ha    preso  il  pensiero 
di  piovarla  ;  ne  tampoco  decide  16    quali  doveano  essere 
i  diiitti  lecipiochi  delF  autoiila  di  Capua,  e    della    di- 
pendenza  di  Calvi;  questa  sarehbe  troppo  irnplicata  que- 
stione  ,   e  che  si  disputa  fcda'  Sovrani  col  mezzo  ei'licace 
delle  armi  ,  anziche  con  i  canoni  della  Giuiisprudenza. 
Cio  posto  ,  suppougasi  vera  1'  allegata  assertiva  di  Mon- 
signor  Gianata  ,  dunque  nelle  circostanze  di  guesra  tra 
Calvi  e  Roma  ,  ch-  qui  sotto  narrarcmo  ,   Capua  av*eb~ 
be  dovuto  pigliar  le  armi  in  difesa  di  Calvi  ;  ed  invia- 
re  ambasciatoii  in  Roma  per  far  piescnte  al  Senato  es- 
sere la  nostra  Calvi  sotto  la    sua  dominazione  ;  a  tanto 
Ja  ohhligavano  i  giuramenti  gia  santissimi  vincoli  delle 
umane  socLta  \  niuno  di  questi  indispensabili  ufficj  tro- 


248 

vianio  praticati  ,  (  come  chiaramente  si    manifestera  da 
ci6  clie  scriveremo  parlando  dclla  guerra  tra  Calvi  e  Ro- 
ma), dunque  Capua  porterehhe  una  marca  d'  infedele  a* 
trattati  di  confederazione.   Che    se    poi  il  lodato    Storio- 
g-afo  Capuano  si  ripigliasse  allegando  al  suo  proposito  : 
che  se  le  relazioni  si  variano  al    vaiiar  delle  circostan- 
ze  ,  e  per  gli  spazi    de'  tempi  ,    e  per    gl'  intervalli    dei 
luoghi  ;  io  risponderei  di  si;  ma  purche  Capua  distaste 
da  Calvi  4-4o  leghe  ,  quanta  appunto  distava  lloma  daL 
la  Giudea  T  avrei  allora  per  iscusata ,  siccome  compati- 
sco  (  se  pur  lo  merita  )  Y  antica  Roma  ,  la  quale  avcn- 
do  hen  due    volte    giurata  una  difensiva    alleanza  colla 
nazion  Giuclaica  per  opera  de'  fratelli    Maccabei  ,    prodi 
e  zelanti    difensori    delle  loio  patiie    costumanze  ,   pure 
quella  Nazione,  e  i  Duci  Maccabei  restarono  vittima  del 
Re  Antioco  ,  e  Roma  non  adempi  alia  santita  de'  giura- 
menti  iatti  ,.  testificando  il  suo  Giove  ;  e  pure  stava  nel 
Campidoglio  sospeso  lo  scudo  d'  oro  segno  memoriale  di 
tal  trattato  ;  ma  forsc  rimprovero  insieme  della  religio- 
ne  offesa.   Ma  le  circostanze  di  Capua  eran  hen  diverse: 
Capua  non  era  assai  migliaj  lungi    da   Calvi  ;  il  campo 
Caleno  era  liinitrofo  al  suo  ;  an/.i    di    piii  ,  le  rapaei  a- 
quile  roniane  fafohricavansi  un  nido    troppo    vieino  alio 
rape)  be  sue    mm  a.   Cancclliamo  an/i  dalla  stoiia  civile 
di  Capua  le  soprannolatc  lighfi  ,  6  rendasi  s.-hirttamentc 
ad  ognuna  il  mo  ;  cos)  restart    onorata  ,  e    fedetissima 
V antica  Capita^  e  reateri  libera  cd  indipendente  da  1 « -i 
\%  antica    nosh  a    Calvi.   Mi  si  perdoni  cpiesta  forse  lun- 
ghissima  digression*  i»»  Iav<>r   della    mia  Calvi  siimahU 
ii  ,   «•  »i  11a  vcriti.  fjjsciate  poi   waste  gave  di  mag^ 


^49 

giorame  alle  anticlic  citta  della  Grecia ,  le  quali  da'ro* 
jnani  per  iscberzo  appellavansi  malattie  greche  ,  rimet- 
tiamoci  sul  seniiero  della  nostra  Storia. 

Calvi    dunque    era  indipendente  c  libera  ,    e  gode  la 
sua  liberta  sino  agli  anni  di  Roma  £19-  quando  Roma 
ay^a    gia    concepito    il  grandioso  disegno  di  renders!  si- 
gnoi  a    dell'  Italia  ;    e  non  attendeva  che  il  momento  di 
sottomettere  al  suo  giogo  ad  una  ad  una  tutte  le  citta  , 
e  repnbbliche  divise  ed  isolate.  Nell' anno  4-I4*  c'*  R°~ 
ma  gli  Aunmci  divenuti  soej     della    romana    rcpubbli- 
ca  divonnero  Y  oggctto  della    gelosia    de'  Sidicini  ;    irn- 
perciocche    la    grandezza    di    Roma    gittava     dai     sette 
colli    utt'  ombra    troppo  lunga  ,    e  troppo  larga  per  gli 
occhi  de'  Sidicini  ;  e  quella  vicinanza  de'  socj  de'  romani 
in    Aurunca   non  pareva  una  comoda  vicinanza  giacclik 
la.  sola  tana  del  leone  spaventa.  Quattro  anni  dopo  sot- 
to  il  consolato  di  Sulpizio  Longo  e  di  P.  Elio  Peto  pre- 
s,ero  le  armi  a  danno  degli  Aurunci  ,  i  quali  si  ritrova-* 
yano  gia    disarmaU  ,    onde  vedendosi  impotenti  a  poter 
resistere   allc    poderose    forze  de'  nemici  abbandonata  la 
loro   citta  ,  si  rifuggiarono  nella  vieina  Sessa.  Entrali  i 
jSididni    nella    infclicissima  Aurunca  senza  veruna  resi- 
stenza  ,    percbe  vedova  d'  abitanti  ,    ed  uso  de'  seivaggi 
la    schiantarono  da'fondamenti.  I  Sidicini  dopo  dj.  aver 
devastata  Aurunca  ( se  pure  questo  trattato  di  alleganza 
non  fosse  stato  conchiuso  prira%  ) ,  invischiarono  i  Cal- 
ve si  ne'loro  interessi ,  e  fecero  causa  comune  la  loro  di- 
fesa  senza  cessare  <V  esser  indipendenti  gli  uni  dagli  #1* 
tri.   Ma  i  Calvesi  non  si  consigliarono  salutevolmente  an* 
flandosi  a  gittare  in  mezzo  a  genti  bellicose  ,    oiick  per 

26 


aver  voluto  essere  a  parte  in  queste  scene  sanguinose  si 
ritrovarono  essi  i  primi  schiavi  de'  romani ;  come  il  piu 
clelle  volte  avviene  ,  che  la  speranza  ,  e  1'  opinione  so- 
t;liono  ingannare  gli  uomin:  nelle  cose  del  mondo  ,  ri- 
flette  Plutarco  nella  Vita  di  Annibale. 

II  fuoco  d'  Aurunca  accese  un  grandissimo  f  uoco  nci 
Senato  di  Ho  ma.  Conciosiache  pervenuta  tat  funesta  no- 
tizia  a!  Senato  ,  il  quale  prima  del  funcsto  caso  avea 
gia  ordinato  ai  Gonsoli  di  soccorrere  Aurunca,  cruccios- 
si  contro  di  essi  Gonsoli ,  che  per  la  loro  lentezza  erano 
stati  abbandonati  i  novelli  loro  Socj  al  furore  de'  nemi- 
ci  ;  e  saputa  contemporaneamente  la  confederazione  de* 
due  popoli ,  sul  fatlo  cre6  Dittatore  Claudio  Regillo  , 
come  se  la  Repubblica  si  Hrovasse  in  gravi  bisogni  ;  ma 
perche  dissaprovavasi  come  viziosa  tal  elezione  ,  il  dit* 
tatore  rinuncio  la  carica*  Nell' anno  seguente  ^i8i  nuo- 
vi  consoli  L.  Papirio  Crasso ,  e  Gesone  Duillio  uscirono 
in  campo  a  combarterc  gli  allegati ,  i  quali  non  ebbero 
ardire  di  sostenere  ncppure  il  piimo  impeto  delle  legio- 
ni  umane,  sbigoUiti  dalle  alte  grida  si  rifug-giarono  nol- 
le vicine  loro  citta.  Plutarco  esam'maudo  perchi  i  roma- 
ni andavano  al  conditio  mettendo  strepltosi  clamori  , 
dice  ,  che  si  e  iatta  osserva/ione  che  iYa  i  nostri  scnsi 
1'  udito  sia  quello  oho  motto  in  :;« asidissima  peiturbatio* 
ne  ranioiOi  c*  ch*  ne  muove  le  passion!  prestis  iraanten- 
te,  e  che  con  maggior  iajilita  uscir  ia  la  mentc  fuor  d| 
s«-    inodrsiina. 

Ma  |>erehe  promeva  al  Senato  ili  soltomeUere  ommIdi 
monl.e  i  S:dicini  ,  i  qnali  pi4  tolts  0  avoauo  Bftossa 
.1  cotitro  i  moi  alleati  ,  licoonis  contro  i;li  Aurun- 


25l 

cl  ;  o  aveano  pieslato  ajuto  a'  neinici  cli  Rom.i  ,  cioe  , 
a'  Latini  ;  o  per  colpa  loro  era  nata  la  guerra  ,  cioe  , 
iYa  Sanniti  ,  Capuani  ,  c  Romani ,  die  percio  nclF  anno 
seguente  4.19  P9*  opera  di  que*  Sarj  Padri  coscritti  della 
curia  furono  proclamati  Coiisoli  M.  Valerio  Corvo  per 
la  quarta  volta  ,  e  M.  Attiiio  Regolo  ;  ed  anche  avve- 
dutamente  fu  commessa  la  cura  della  presente  guerra 
iuori  sorte  al  solo  Corvo  ,  condottiero  di  somma  autori- 
ta,  di  grande  riputazione,  e  d' esperienza  fornito.  Giun- 
to  il  comandante  coll'  esercito  in  queste  nostre  contrade 
trovo  i  soli  Galvesi  in  campagna  per  fargli  fronte.  Mi 
meraviglio  assai  de'  Sidicini  che  avessero  fatte  opprime- 
re  le  forze  de'  loro  collegati  mentr'  erano  valide  e  robu- 
ste  senz'  apportar  loro  verun  soccorso  ;  si  perche  essi  e- 
rano  stati  i  primi  attori  in  questa  guerra  ;  e  si  perche 
colla  caduta  de'  Calvesi  sarebbonsi  essi  trovati  in  mezzo 
alle  forze  de'  romani  con  forze  assai  piu.  deboli  ;  la  pre- 
sa  adunque  di  Teano  sara  una  sollecita  conseguenza 
della  caduta  di  Calri.  II  consolo  CorvO  giunto  coli'  eser- 
cito  ove  i  nemici  erano  gia  schierati  in  ordine  di  hatta- 
glia  ,  tosto  mise  in  ordinanza  le  sue  legioni ,  e  gli  assa- 
il in  modo  die  anclie  in  questa  seconda  pugna  i  Cal- 
vesi al  primo  alto  se  ne  fuggirono  tra  i  ripari  della 
citta  incalzati  nella  fuga  da'  romani  ;  i  ^uali  pieni  di 
bravura  ardentemente  desideravano  di  dare  Y  assalto  , 
ma  il  savio  condottiero  contenne  quel  loro  impeto  ,  con 
saldo  proposito  di  volerla  per  assedio  ,  laonde  giunte  le 
machine  da  guerra  quivi  si  accampo  sotto  le  mura  , 
attendendo  Y  occasione,  ch'  e  quella  che  ^orge  alle  ope- 
razioni ,  non  altrimenti  che  alle  medicine  di  dar  vita  o 


252 

morte.  Imperciocche  era  maxima  coslante  presto  i  Ro- 
mani di  non  voler  battaglie  fuor  di  proposito  ariiscliia- 
te  ;  ne  vittorie  clie  costassero  tvoppo  sangue  ;  di  mode 
ehe  non  vi  era  cosa  di  piu  arciito  ,  e  di  piu  circospetto 
di  quello  ch'  erano  i  duci  romani.  E  questo  dovrebbe 
essere  il  consigbo  di  tutt'i  condottieri  d' Annate  ,  molti 
de'  quali  leggiamo  nella  staria  d'  aver  sacrilicate  alia  loro 
ambizione  migliaja  d1  uomtni  ,  come  sc  fosse ro  tome  di 
pecore  condoUe  al  macello.  Per  chi  aspui  aile  grandi 
imprese  vi  e  il  tempo  ,  e  '1  consolo  esperimentato  co- 
mandante  seppe  otlimamente  servirsene  presso  Calvi ,  ove 
trovavasi  prigioniero  M.  Fabio  Cavalier  romano  ;  Co- 
stui ,  deluse  le  guardie  5  e  calato  giu  dal  recinto  avviso 
il  Consolo  che  i  nemici  erano  profondaii  nel  sonno  a- 
vendo  lo  stomaco  aggravate  da'  cibi  ,  e  dal  vino.  Corvo 
colta  I'  opportunity  diede  repentinamentD  1  assajto  ,  e 
s'  impadroni  della  citta  ,  la  quale  fu  ancbe  saocheggiata 
da1  soldati.  E  qui  spiro  la  libcita  deli'  antica  Calvi. 

II    Consolo    lasciato  un  forte  presidio  nella  citta  con- 

dussc   il  vittorioso  esercito  carico  di  ricca  preda  in  Ro- 

mn,  ove  dato  conto  al  Senato  della  sua  amministrazio- 

ne  ;  ottenne  il  trionfo  ,   frutto  delle  gloriose  stic"  azioni. 

E    qui    finalinenle    giova  di   far  sapcre  al  mio  lei  lore 

che  Atlilio  Regolo  collega  di  Corvo  in  qucslo  anno  /t  iq, 

nd  Consplato  fu  antenato ,    e  forsc  avo  di  quell' Atlilio 

Regolo   cln>  nell' anno  4f)9  f'1  firtto  prigioniero  da  S.m  ■ 

tippo ;  c  die  dopo  cinque  anni  di  prigioniera  da'Carto- 

ginesi    in    mandate    a  domandar  la  pace  a  Romani.   II 

quale   poi   a   notftii  tempi  diede  degna  materia  .»!  prin 

ope  de'  Liiici  Italian]  .<!  Metastatic  dioO|    <Ii  bomporie 


253 

quel  Dumma  ,  che  porta  in  fronte  tal  nome  ,  dramma 
dogno  doir  ant'ea  maesta  Latina  ,  e  di  cui  piu  che  di 
ttttti  gli  altvi  assai  compiacevasi  l'Autore. 

CALVI  COLONIA  DE' ROMANS 

Per  chiaiir  meglio  il  mio  lettore  ,  prima  di  parlare 
della  Colonia  romana  dedotta  in  Calvi  esporro  alcuni 
capi  della  manic;  a  come  Roma  governava  le  sue  colo- 
nic ,  dclle  quali  cose  no  daro  un  succinto  ragguaglio  per 
quanto  fa  d'  uopo  al  mio  hisogno. 

I  romani  quando  felice  avevano  la  fortuna  della  guer  . 
1a  usano  sempre  moderations  ,  e  piacevolezza  verso  de' 
ncmici  Imperciocche  di  tutte  le  terre  acquistate  coll  ar- 
mi  ne  vendevano  una  porzione  per  1'  erario  di  Roma  ; 
un  altra  porzione  ne  assegnayano  alia  Colonia  ,  che  la 
deducevano ;  e  rendevan  f  altra  di  ragion  del  puhhlico , 
c  distribuivanla  ai  cittadini  indigenti  ,  e  mendici  ,  che 
ne  j>agavan  in  ogni  anno  una  moderata  contiihuzione 
all'  eraiio  comunale  ;  per  addolcire  eosi  V  ira  de'  vinti  , 
e  per  cagione  insieme  che  le  popolazioni  vicine  si  la- 
sciassero  piu  agevolmente  conguistare  da  uno  Stato  lihe- 
ro  ,  e  di  recente  oiigine  ,  qual'  era  Roma.  Impiegatano 
poi  le  loro  entrate  nel  risarcimento  delle  mura  ,  ponti , 
stradc,  terme  ,  teatri,  aquedotti  ,  templi  ,  ed  in  altii  e- 
difi/j  puhhlici  ;  pensando  sempre  al  hen  essere  delle  co- 
lonic. Quesic  citia  conquistate  poi  non  solamente  eiano 
suddite  de'  romani  ,  ma  venivano  ancora  governate  da 
loro  Magistral*!,  Pioconsoli,  Pretori,  Presidenti,  Ccnsoii. 
Ma    con    tut  to  cio  anche  allova  contenevano  una  specie 


254 

di  repubbliea  Varia  si  ;  essendo  alcuni  Municipj  ,  altre 
Colonie  ,  cosi  clette  ,  romane  ,  altre  dette  Latine  ;  chi  di 
queste  aveva  il  dritto  del  solo  suffragio  ,  e  chi  di  poter 
esser  Magistrati.  Vi  era  anelie  il  privilegio  delle  nozze 
co'  Municipj.  Che  anzi  tra  gli  stessi  abitanti  della  mede- 
sima  citta  municipal  e  erano  ineguali  gF  interessi  comu- 
nali  ;  dapoiche  \i  era  stabilito  un  fondo  di  ricompenze, 
e  di  privilegj  ,  che  si  dispensavano  solo  da  Roma  ,  ac- 
cordandone  a  chi  piu  ,  ed  a  chi  meno.  Tanto  ammira- 
hile  eia  la  previdenza  de  romani  ,  colla  quale  procura- 
va  di  dividere  i  Socj  ,  onde  non  avessero  una  causa  co- 
mune.  Dippiu  Roma  ebhe  sembre  F  antivedimento  di  far 
sossisieie  una  gran  distan/a  fia  i  suoi  proprj  ahitanti  7 
e  quelli  del  Lazio  i  quali  onorati  del  titolo  di  cittadini, 
ma  sotto  la  dinendenza  politica  di  Roma  ;  qucsta  supe- 
riority di  Roma,  faceva  si  che  molti  personaggi  piu  rio- 
chi  delle  Colonie  corressevo  in  folia  a  stahilirsi  nella  lie- 
tropoli  ,  ov'era  concentrato  tutto  Io  Stato  ,  c  la  potcnza 
dtlF  Impeio,  come  vedremo  in  appresso.  Qucsta  maniera 
di  governare  i  popoli  soggetti  fll  principal  prerogativa 
dtf  romani  sopra  tutte  le  altre  Nazioni  del  Globo.  Vir- 
gilio    lo    attesta 

Tu  rcgcre  imperio  populos  romane  memento 
Hae  iibl  criint  artes  ,  pacisqu.4  imponcrc  morcrn. 
Purcere  subjectis  ,  el  dcbdlare  superbos. 
Ineventemeate  al  soffranotatb  modo  di  gofenifcre  i  po- 
poli voglio  qui    accrcseernc     un    cscmplare    aatfti     lumi- 
no-,(>    negli    anaali    del  regno  di  Napoli,  iperq  che   sa- 
1a  molto  I    grade   al    mio   Uttore.     N     present    regi- 
me   del    nostio    regno    e    tutto     modcUatb     Mil    re- 


255 

golamento  dell'  antica  Roma.  Egli  e  in  Yerita  a  rallc- 
grarci  colF  eta  alia  quale  ci  siamo  incontrati  di  vivere 
di  Ferdinando  II.  che  Dio  sernprc  feliciti.  La  natura 
certamente  con  egual  misura  ha  in  Esso  lui  mescolata 
colla  Maesta  la  benignita  ,  retaggio  succissivamente  in 
Lui  tramandato  dagli  Augusti  suoi  maggiori.  Impercioc- 
che  sta  disponendo  le  cose  del  regno  in  modo  che  stes- 
sero  mai  sempre  in  pace  ,  e  tranquillita  ;  cesi  regnando 
fara  al  ceito  risorgere  1-  antica  gloria  ,  e  J  a  ielicita  in- 
sieme  de'  suoi  popoli  ,  ch'  Ei  chiama  sue  delizie.  Noi 
intanto  peio  (  e  questi  sono  i  voti  di  tutt'  i  Luoni  ,  e 
da  senno  )  dobbiamo  colla  nostia  mente  ,  e  col  nostro 
cuore  cooperave  alia  gian  mente  ,  ed  al  gran  cuore  del- 
la  Maesta  sua  com'  e  ben  dovere  ,  massime  in  questi 
tempi  che  1'  Europa  tutta  e  involta  in  turbine  spaven- 
toso  di  sedizioni  ,  e  di  novita,  e  Dio  Lenedica  dal  cielo 
questi  nostri  santi  desidesj.  Premesse  queste  cose  entro 
nella  materia  proposta  a  pariare  di  Calvi  Colonia  de* 
Romani. 

Caduta  Calvi  sotto  la  possanza  romana  ,  il  Senato  vi- 
gile  ,  ed  attivo  a  cogliere  il  frutto  della  vittoria  ,  suhi- 
to  la  formo  citta  di  presidio  ,  e  di  guarnigione  mandan- 
dovi  neir  anno  segue  nte  essendo  consoli  Tito  Vetturio  e 
Sp.  Postumio  una  Colonia  di  25oo.  Veteiani  ammet- 
tendo  in  essa  le  persone  pin  meritevoli  ,  e  piu  oneste 
<  lie  fossero  in  Roina.  I  Triumviri  che  la  dedussero  ,  e 
che  assegnavono  loio  una  porzion  di  terreno  ,  detti  per- 
nio Triumviri  dividenth  agris  ,  furono  C.  Duillio  ,  Ti- 
to Quintio  ,  e  M.  Fabio.  Cosi  restarono  affievoliti  i  Si- 
dicini  principali   p^ornotori  della    guerra  ,     e  uon  tarda- 


256 

rono  molto  a  cederc  anch'  essi  alia  stessa  forza  romana. 
II  Senato  diede  al  novello  popolo  conquistato  una  ma- 
niera  di  governo  moderato  ,  e  prudente  ,  lasciandoli  il 
gentil  nome  di  repubblica  ,  come  se  restituita  gli  avesso 
la  libei  ta.  ,  ma  ci6  m  apparenza  solo  ,  essendo  in  sostan- 
za  sudditi  di  roraa.  I  Calvesi  in  quelle  strettezze  si  as- 
soggettarono  con  tutta  mansuetudine  alle  leggi  che  loro 
prescrisse  il  Senato  ,  e  s'  innestarono  insieme  amorevol- 
mente  co'  romani  ;  ed  a  poco  a  poco  si  naturalizzarono 
con  essi  addottandone  le  usanze  ,  ed  i  costumi  ,  e  di- 
vennero  cosx  un  appoggio  della  loro  potenza  ,  ed  un 
propugnacolo  ,  e  riparo  contro  le  armi  dc'  Teanesi.  De- 
ve  dunque  Galvi  alia  Golonia  romana  I'  orioine  della 
sua  grandezza  ,  e  del  suo  splendore.  Imperciocche  fio- 
riva  in  quel  tempo  soprattutto  la  guerra  ,  e  P  arte  mi- 
litare,  il  die  e  manifesto  percioccbe  Roma  nazione  guer- 
riera  comprendeva  tutte  la  virtu  sotto  il  nome  di  For- 
tezza.  I  Calvesi  misti  co1  romani  uomini  bellicosi  ,  tol- 
leranti ,  ed  esperti  assai  nella  guerra  da  essi  apprcscro 
la  prima  volta  cosa  fosse  la  ver'  arte  della  militia  ,  es- 
sendo stati  avvczzi  per  lo  addictro  a  tare  in  compagna 
una  splendida  mostra  ,  piena  d'  arrog-anza  ,  e  di  o:g<>- 
glio  ,  ma  in  sostan/a  di  un  potere  iVivolo  ,  c  vano.  I 
romani  poi  armandoii  di  spade  ,  e  di  saettamc  ,  di  scu> 
di  foiti  |  e  pesanti  ,  ordinandoli ,  e  schterandoli  in  ba(- 
tagUa  air  uso  loro  ,  e  stimolando  il  ooraggio  oolP  emut 
lazione  ,  e  co'  regal i  mililaii  ,  e  soprattutto  aw-v/unla 
ne  i  corpi  alle   iaticlie  col   tenergli  in  moto  ,  ed  in  eser- 

ci/io  sdi  ridofsero  finalniente  Sold&ti  romani.  E  cosi  Ro- 
ma   venue  a  capo    di    soggiocaic  1'  Italia  col  mci.o  i|e' 


Soldati  ,  e  def  tesori  dell  Italia  medesima  ;  laonde  e  piu 
che  certo ,  che  i  Calvesi  furono  arrolati  per  quanto  er* 
ii  loio  ratizzo  in  tutti  gli  eserciti  consolari ,  dando  senv 
pre  prave  del  loro  valere  ,  e  che  mostravano  rie'  lorn 
esurcizj  una  agilita  e  destrezza  ammirabile.  I.ivio  aitesta 
che  combatterono  nella  funesta  giornata  di  Canne  come 
osserveremo  a  suo  luogo. 

Calvi  si  mantenne  fedele    alia  Repubblica    dominante 
sino    all'  anno    di  roma  54-5.  allora  quando  con  undid 
altri  colonic  tento  di  scuotere  il  giogo  de'  romani  ,  ma 
non  fece  che  di  renderlo  (  come  spesso  addinviene  )  piu 
qravoso.  Per  iscusare  per  una  parte  tal  mancanza  di  fe- 
delta  mi  fa  d'  uopo  riandare  alia  seconda  guerra  Puni- 
ca  ,    faccndo    cosi  osservare  per  cognizion  della  cosa  in 
quanti    cimenti  ,    e  quante   sciagure  avevano  sofferte  gli 
infelici  Calvesi  per  servizio  di  Roma,  ristrigendo  il  mol- 
to  in  poco,  colla  guida  di  Livio.  La  Ptepubblica  Cartagi- 
nese  resa  tributaria  di  Roma  crecleva  per  lei  un  vituperio 
pagare  i  tributi  essa  ,  che  una  volta    padrona  del  man* 
era  awezza  d'  imporli  a  varie  nazioni  a  se  soggette.  Do- 
po  quattro  anni  scossa  dal  rossore  di  tal  vassallaggio  fe- 
ce tutt'  i  suoi  sforzi  per  riacquistare  gli  antichi  dominj, 
e  colla    grand iosa    risoluzionc  di  sottomettere  ancora  la 
stessa  Roma.  A  tal    oggetto    spedi  delle  forze  imponenti 
nell'  Isole  di  Sicilia  ,    di  Sardegna  ,    e  della  Corsica  ,  c 
coniunieo  i  concipiti  disegni  ad  Annibale  ,  il  quale  tro^ 
vavasi    alia    testa  d'  un  poderoso  esercito  nelle  Spag-ne  t 
dove    fanciullo    appena  di  nove  anni  lo  avea  menato   i{ 
padre  ad  itnparare  nef  cimenti  piu    difficili  ,    cioe  ,    ne' 
ft+inpi    dclle    baf'aglij  ,    V  arte    milifare.     Dichiavata  la 

>7 


258 

gucrra  ,  Armibale  date  1'  occorrenti  disposizioni  in  quel- 
le Provincie  ,  con  un  esercito  di  gente  mercenaria  ,  ^e 
accogliticcia  ,  di  popoli  diversi >  e  di  diversi  linguaggi, 
di  Spagnuoli  ,  e  di  Francesi  ,  e  d'  Africani ,  senza  in- 
tendersi  tra  loro  ,  si  masse  per  portare  la  guerra  ncl 
seno  deli'  Italia.  P.  Cornelio  Scipione  (a)  poco  innanzi 
era  venuto  coll'  esercito  a  Marsiglia.  Per  cliiarirsi  me- 
glio  della  venuta  del  nemico  ,  e  per  riconoscere  ,  ed  in- 
lendere  i  suoi  disegni  mando  una  brigata  di  3oo.  va- 
lentissimi  cavalli  ,  al  Rodano  s'  incontrarono  con  5oo. 
cavalli  JYumidi  ch'  erano  stati  mandati  da  Annibale  per 
spiare  il  campo  de'  Romani.  Vennere  alle  mani,  e  nella 
zuffa  restarono  vinti  i  Cartaginesi.  Ma  l'orrido  nemico 
che  Annibale  ,  ebbe  a  superare  ,  furono  le  Alpi  ;  con 
ardimento  che  sorprese  chiunque  col  ferro  ,  e  col  fuoco, 
per  mezzo  delle  nevi  ,  e  de'  ghiacci ,  c  per  li  dirupati 
inaccessibili  delle  montagne  batte  la  natura  con  tutta 
T  arte  ,  oltrapasso  coll'  esercito  ,  e  piombo  nelF  Italia  , 
sembrando  qual  fulmine  caduto  dal  cielo  per  divampar- 
la.  II  Consolo  Romano  con  gran  prestezza  ritoinato  da 
Marsiglia  in  Italia  ,  passato  il  Po  ,  e  '1  Ticino  pres$o  Pa- 
via  s'  accampo  poco  lontano  dal  nimico.  Vcnncro  al  ci- 
mento  i  due  eserciti  ,  restarono  vinti  i  romani  ,  ed  il 
Consolo  feritO  a  terra  stento  a  salvarsi  cogli  avan/i  del- 
le legion!  salvato  dal  ll^lio  giovanetto  allora  ,  poi  detto 
J'  Africano.  Annibale  sensa  peratr  tempo  ralioo  gli  Ap- 
pennihi  marciando  alia  \olta    di  Roma.  Pervenuto  viri- 


(<t)  Quest  r  quel  P.  Cornelio  Scipione  ,  che  col  frtf 
tdlo  Gheo  Scipione  furono  mora  neue  Spagne  ,  appel* 

lati  i  due  fhlmini  di  guerra 


25q 

no  Piacenza  ,  ivi  alia  Trebia  gli  si  oppose  il  Consolo 
T.  Sempronio  a  contrastargli  1  passo  ;  furono  sconfltt'  i 
roinani ,  e  i  Cartaginesi  per  la  seconda  volta  vincito- 
ii  (a).  Giunto  alia  citta  di  Perugia  ne' confini  dell' Urn- 
bria  V  astuto  Annibale  vieino  al  la  go  Trasimcno  colse 
negli  agguati  1'  ineonsiderato  Console  Flaminio  (b)  ,  il 
quale  resto  morto  ivi  con  i5ooo.  romani.  Ma  le  tie  pre- 
notate  vittorie  non  furono  che  il  preludio  dell"  altra  mas- 
sima  negli  annali  di  Roma  ,  dico  la  rotta  di  Canne  pic- 
ciolo  villaggio  nella  Puglia  presso  Ascoli  nel  regno  di 
Napoli  ,  ma  assai  farnoso  nella  storia  ,  per  la  totale  di- 
sfatte  di  due  eserciti  consolari  ,  e  per  la  morte  di  un 
Consolo  ,  e  delta  piu  illustre  gioventu  di  roma  ,  accadu- 
ta  nel  538.  L'  Italia  ,  come  ben  possiamo  immaginarci , 
sbalordi  tutta  a  tante  >  e  si  lattuose  perdite  ,  e  crebhe 
la  costernazione  al  rum  ore  di  tanti  nunzj  sinistri  ,  Tuno 
cbe  annunziava  la  perdita  dell'isole  sul  mare  ;  Faltro  de' 
due  fratelli  Scipioni  uccisi  nclle  Spagne.*In  cjuello  stato 
cosi  tiisto  il  volgo  (cioe  la  maggior  parte  del  popolo)  cre- 


(a)  Ey  notabile  che  in  'questo  medesimo  sito  nel  1799, 
i  Francesi  comandali  dal  gencralc  Magdonald  ebbero 
la  formidabile  rotta  da  Russi  comandati  dal  eelebre 
Maresciallo  Ssvorow  ,  che  indi  a  poco  fu  sopranonii* 
nato  Italinski ,  o  sia  V  Italico. 

(b)  Costui  fu  padre  di  Q.  Flaminio  ,  personaggio  ee- 
lebre nella  storia  romana  per  la  liberta  data  alia  &re- 
cla  ,  il  quale  poi  ebbe  nelle  mani  Annibale  morto  nella 
Bitinia  dal  re  Prusia, 


dette  Roma  ridotta  all'  estrcmo  senza  rimedio;  il  capita^ 
no  Cartaginese  invincibile  ,  e  che  tutto  dovesse  cedere 
alia  sua  fortuna.  Ma  non  cosi  dice va no  que'  savj  Padri 
della  curia  ,  i  quali  con  una  invitta  fortezza  d  aniino 
avendo  disaminate  bene  le  cose  ,  conoscevano  che  le  per- 
dite  erano  addivenute  non  per  mancanza  di  valore  ne' 
Soldati  ,  ma  bensi  per  inespevtezza  de'  comandanti  ,  i 
quali  ripieni  d'  amblzione  piu  che  di  senno  si  erano  af- 
frettati  di  venir  toslo  aile  mani ,  l;isingan;losi  d*  ever 
gia  in  pugno  il  trionfo.  I  consoli  poi  coprivano  la 
loro  ambizione  sotto  il  pretesto  di  clover  combattc- 
re  il  decoro  di  Roma ,  dicendo  che  qucsto  sarebbesi 
interanlente  perduto  ,  quando  si  mostrassc  d'  aver  ti- 
more  de'  Cartaginesi.  Con  tale  cattiva  loo  dire- 
ztone  erano  stati  la  cagione  della  ruina  di  lo^o  medesi- 
mi  ,  delle  Armate  ,  e  del  pericolo  della  patria.  Che  per- 
cio  le  facende  chiedevano  vcri  Comandanti  ,  e  questi 
non  mancavano  in  Roma  ,  cd  i  fatti  che  segoirono  poi 
comprovarono  evidentemente  la  taccia  che  il  senato  da- 
va  ai  Consoli.  Per  ridurre  tutte  qucste  cose  in  sommi:  il 
Sena  to  esa  innate  le  sue  forte  ,  e  conosciute  d1  eswre 
maggiori  di  quelle  del  nemico  j  prese  le  sue  inisure  ,  ed 
in  quello  stato  che  agli  occhi  del  volgo  scmbravana  |e 
cose  gia  spacciatc  ,  e  die  tutte  si  avesse  a  temcre  j  si 
ride  uscire  quel  ardito  decreto  t  che  si  perirehbe  pint 
tosto  ,  che  chiedere  la  paeo  al  nomico.  Omero  (.1)  rettfe- 
inente  ha   moshato  ,   che   tVa     tutte    le    virtu    la     fortes 


(a)  Ptutareo  Vita  rh   Pirro  /  313. 


?6\ 

M  ,  si  e  quella  che  spesse  volte  ha  degli  enfusiasmi ,  e 
de'  trasporti  fanatici.  Capua  per  1'  insolenza  de'  suoi  cit- 
tadini  ti'o  addosso  a  se  sola  la  potenza  romana  ,  e  tutta 
la  furia  del  la  gncrra  ,  che  non  pote  sostenere  ,  e  cadde 
final  mente  piu  presto  che  non  si  credeva  per  ogaiuno  , 
ed  Annibale  ,  fin  allora  invitto  ,  fu  vinto  ,  ne  pote  soc- 
correrla,  I  comandanti  furono  i  Consoli  Q.  Fulvio  ed 
Appio  Claudio.  Cinquanfatre  Senatori  incatenati  a  guisa 
di  schiavi  ftiroho  mandati  in  Calvi  ,  e  Teano  ;  il  Con. 
solo  Fulvio  li  fece  caderc  sotto  la  scure  de'  carnefici  lit— 
toii  ventlcinque  nel  fmo  di  Calvi ,  e  ventotto  in  Teano. 
A  si  tragi co  spettacolo  oppresso  Giubellio  Taurea  da  cu- 
pa  malanconia  opino  esser  tutt'  odio  che  nuti  iva  il  con- 
solo  contio  gl'  infelici  senatori  ,  onde  facendogli  i  piii 
superb  i  rim  proved  in  quel  punto  da  se  stesso  si  uccise. 
Monsignor  Granata  encomia  la  bravura  del  nobile  ca- 
puano.  Ma  a  mio  sentimerito  il  Taurea  s'  inganno  :  poi- 
co€  se  Fulvio  avcs3e  covato  in  petto  un  odio  private 
conto  i  senator]  gli  avre&be  fatti  uccidcrc  immediata- 
mente  in  Capua  stessa  nel  calore  delta  vittoria  ,  sena 
dar  tempo  alie  praticbe  ,  che  poi  si  i'ecero  in  Roma  per 
liberarli  dalia  morte.  L'  orgogliofl?  Giubellio  avrebbe  do- 
vuto  sapere  il  carattere  de'  Romani  ,  e  penetrare  al  fine 
ultimo  della  loro  politiea.  Inipercioeche  il  consolo  Ful- 
vio con  quell'  atto  ,  che  sembrava  brutale  ,  ed  inumano, 
voile  dare  una  spaventevole  lezione  a'  popoli ,  e  a'  reggi- 
tori  dclle  citta  Calvi  ,  e  Teano  ;  e  far  loro  comprenderc 
che  non  vi  era  pieta  a  chiunque  attendesse  la  forza  , 
neppure  risparmiando  il   supremo  Senato. 

E  pure    nonostante  una   lezione  cotanto    spaventevole 


262 

ncll'  anno  54-5.  cli  roma  ,  Calvi  ed  undici  altre  Colonic 
machinarono  insieme  delle  novita  pro  testa  ndosi  di  non 
poter  soccoriere  la  romana  repubblica  ne  coir  anni  ,  ne 
con  danaro  second o  il  ratizzo  ,   tanto  erano  le  strefctezae 

in  cui  si  ritrovavano  dopo  tant'  infortunj  sofferti.  I  piin- 
cipali  magistrati  delle  dette  Colonic  ,  dato  ascolto  alio 
doglianze  delle  rispetlive  popolazioni  ?  ne'  conii/.j  ,  ossia, 
assemplee  comunali  si  pioposero  piu  volte  varie  cose  a 
deliberare  con  posata  disamina  sullo  stato  infilicissimo 
delle  pubbliche  faccende  ed  io  ,  non  sen/a.  ragione  mi 
immagino  che  Annibale  tenesse  tra  que'  nobili  cittadini 
delle  pcrsone  a  hii  ■  afiezionalc  ,  e  che  per  la  dett' affe- 
zione  \ieppiu  s'  infiainmassero  a  cio  fare  ;  imperciocche 
egli  essendo  per  nalura  sua  mansneto  veiso  i  nemici  , 
e  dando  a'  prigionieri  di  guerra  volenlieri  la  liberta  ri- 
maudandogli  a  casa  senza  riscatto  ,  con  tali  gencvose  a- 
zioni  cattivavasi  gli  animal!  loro  ;  percio  ncgii  accennati 
coniizj  diceasi  ch'era  meglio  t'essere  prigionierO  del  neml- 
co,  chfi  Tesser  soldato  roiuano;  jpoiche  il  Senate  avea  man- 
date in  Sioilia  gli  avanzi  della  strage  di  Canne  clT  erano 
scampati  dalla  battaglia  (ed  erano  due  legioni  5.  e  6.  Livio) 
non  gia  per  militarc  ,  iua  hensi  per  iargli  ivi  morire  di 
\ecchiaja,ove  da  otto  anni  litrovavansi  quasi  in  csilio  senza 
sneranza  di  poter  rivedere  rib  la  pallia,  ne  i  parertti. 
Clu  1'iUi  siensi  In  allora  questi  parlari  ;  e  che  1 1  troppo 
serera  ruoludone  del  Senate  verso  i  fuggithrl  di  Canne 
fosse  stato  il  principale  incentive  alia  rnancansa  delle 
Ruddettc  colo#iie ,  ella  »•  asaertione  di  Livio,  eon  il  n« 
manentc  che  iiegne<  Queste  cose  tutte  da  tutti  ben  1 
siclerate  1  mi  nom  federe  i  bro  pacsi    ratnati  f 


263 

pre  ,  o  desolati  senza  riparo  ,  per  determinato  consiglio 
i'u i ono  mandati  in  Roma  alcuni  de'piu  ragguardevoli  lo- 
ro cittadini  a  far  p.escntc  alia  republ)lica  romana  chc 
le  loro  colonie  non  poteyano  dare  ne  soldati  ,  ne  dana- 
ro  ,  cotanto  esse  erauo  spossate  ;  e  sfinite  ;  e  die  vole- 
vano  die  si  facesse  la  pace  ad  ogni  modo  col  nemico. 
La  somma  autoiita  della  repubblica  era  allora  in  mano 
de'  Gonsoli  Q.  Fabio  Massimo  per  la  5.  volta  e  Q.  Fal- 
vio  Flacco  per  la  4-  volta.  Questi  e  quel  Fabio  Massi- 
mo, a  cui  Virgilio  disse,  Tu  Maximus  ille  es  TJnus  qui 
nobis  cunctando  restituis  rem ,  clie  col  tempo  e  coll'  an- 
dare  indugiando  consume*  Annibale.  Gli  ambasciatori  a- 
dunque  delle  XII  colonie  con  riverenza  somma  ,  ma  con 
ferma  risoluzione  fecero  istanza  ai  Consoli  d'  esser  esenti 
dalla  leva  ,  e  da  ogni  soecorso  solito  a  darsi  in  tempo 
di  guerra  ,  apeitamente  mostiando  di  non  poter  dare  ne 
soldati  ,  ne  danaio  per  le  lante  sciagure  sofferte  ;  e  vo- 
levano  contemporaneamente  clie  si  facesse  la  pace  ad 
osmi  modo  col  nemico. 

I  Gonsoli  facendo  uso  della  solita  prontezza  d*  animo 
con  ogni  studio  procurarono  di  ritcnere  gP  inviati  nel 
dovere  con  far  loro  quelle  riflessioni  ,  ed  ammonizioni 
all'  uopo  ben  convenienti  ;  dicendo  eh'  essi  non  erano  ne 
Capuani  ,  ne  Tarentini  ,  ma  bensi  romani  ;  clie  da  Roma 
riconoscevano  la  lor*  origine;  e  che  gli  obbllglii  ed  i  dove- 
li  cbe  lianno  i  figli  verso  i  loro  genitori  ,  gli  stessi  do- 
vevano  eglino  alia  loro  madre  patiia  ,  laonde  si  rimet- 
tessero  al  pristino  stato  ,  ma  il  tutto  fu  vano.  Sdcgnati 
i  Consoli  clie  si  voiesseio  abl)andonaie  al  furor  del  ne- 
mico ,  e  cbx.  volessero  con  cio  procurare  un  cangiamento 


204 

nella  repubblica  ;    riferiiono    in  Senato   lf  oceorrente.   Si 
ritrovo  in  un'  agitazione  d'  animo  assai  grande  il  Senato  , 
temendo  che  le  XVIII,  alti  e  Colonie  ,  ed  i  Socj  farebbe- 
10  lo  stesso.   Furono  da'  Consoli  presentati  in  Senato  gl  in- 
viati  dell'  altre  Colonie  ,     ed    int  rrogati    quanti    soldati 
avevano  pronti  per  la  gueria  :     a     home  di  tutti  rispose 
M.  Sestilio  Fregillano  ,  o  sia  di  Ponte  corvo  ,  ofFerendo 
con  animo  pronto  le  loro  persone  ,  le  sostanze  ,  e  le  armi 
come  fosse  piu  a  grado  al  Senato  :    persuasi  che  meglio 
tornasse  morire  obbedienda  al  Senato  ,  che  salvarsi  con- 
tradire  la  Madre    patria.   Sgombrato    il  Senato    da  ogni 
angustia  diede  le  disposizioni  necessarie  per  la  guerra  ;  e 
per  gl'  inviati  delle  XII.  colonie  rimetteva  tutto    al  giu- 
dizio  de'  Consoli  di  fare  quanto  opinassero  per  ben  della 
Patria.   Intanto  le  Colonie  col  fatto  si  esentarono  di  pie- 
stare  verun  soccor^o  ;    ed    i  Consoli    in    qucsto  stato  di 
cose  prndentemente  servirono    al  tempo    sema    usarc  la 
forza.  Ma  nell'  anno  55o  di  Roma  ,    avendo  le  faecende 
pubbliche  cangiato  aspetto  ,     il  Senato    ordino  a1  Consoli 
allora  P.   Scmpronio  Tuditano  ,    e  M.  Comciio  Getego  , 
che  chiamasscro  in  Roma  i  magi  strati  ,     e  dieci  de'  pri 
marj  cittacHni  delle  XII.   colonie  ,    e    loro    ordinasseio  , 
che  ciascuna  delle  detle  colonie  somminisliasse   il  doppio 
de'  soldati  a  piedi  che  avea  contrihuilo  da  che  gl1  inimi- 
ci  erano  nell'  Italia  j  e  cento  venti  di  G avalleria  ;  ehe  ^e 
poi   una  dclle  Colonic  non  potesse  soimninistrare  dctto  mi- 
ni'r  >  di    o!  lati  a  cava  Ho  ,  le  losse   perikieftSO  di  soiroga* 
re  tre  pedoni    per  ogni  caraliero  ;    i  soMati  tutli  fcwaero 
pii s ;.l*i  tra  le  famiglie  piii  ricche,4  bifognanit  »arel>i 

'•ro    ipeditl   OTUIKfUe    tq  -lie    iuor  dtli'  Iuliu.    Gfcc     c  uiai 


265 

alcuna  licusasse  di  cio  eseguire  ,  si  arrestassero  i  magir 
6tiati  ,  ne  si  dasse  udienza  agl'  inviati  in  Senato  , 
se  prima  non  avessero  adempiti  gli  ordini.  Fu  anco- 
ra  ordinate)  a'  Consoli  che  alle  stesse  Colonie  s'  impo- 
nesse  il  censo  di  77/  millia  aeris  singulos  annos  ;  (a) 
e  che  si  riscuotessc  ogni  anno.  Gosi  fu  eseguito  ,  e  cosi 
le  colonie  furono  punite  della  loro  disubbidienza  ,  come 
per  Io  piu  suole  awe  nil  e.  Da  questa  epoca  in  poi  Galvi 
si  mantenne  semprs  fedclmente  attaceata  al  corpo  della 
repubblica  ;  onde  per  compenso  della  gratitudine  merito 
d'  essere  dichiarala  Municipio  col  diitto  di'  far  corpo , 
cioe  ,  comunita  ,  o  comune  ,  e  di  eleggere  i  suoi  magi* 
strati ;  e  col  dritto  del  suffi  agio  come  cittadini  romani  , 
e  d'  aver  paite  nella  republica.  Ma  sappia  ilmio  lettore  f 
che  questo  diitto  si  vario  a  seconda  de'  tempi  ,  e  delle 
vicende;  Plutarco  ce  ne  assicura  nella  Vita  di  Cajo  Graz- 
zo  tiibuno  dejla  plebe.  II  Senato  ,  dice  il  lodato  Scrit- 
tore  ,  persuase  il  consolo  Fannio  a  scacciare  tutti  quel* 
li  ,  che  non  eran  romani.  Pubblicato  che  fu  questo  edit- 
to  insolito  ,  e  strano  ,  che  alcuno  degli  alleati  ,  ne  de- 
gli  amici  non  dovesse  in  que1  giorni  coinparire  in  Roma  \ 
Cajo  espose  pur  anch'  egli  un  decreto  in  contrario  ,  de- 
testando  il  consolo  ,  e  proi^ettenciolo  di  difendere  tutti 
quegli  alleati  che  sen  rimanessero.  Pur  egli  non  gli  di- 
fese  gia  punto    A  tal  segno  si  variavan  le  cose. 


(a)   TjMo  /.    s|4.     B.     valent    ioo  coronatos  cioe 
due  at  i   ioo,  # 

28 


266 

Cahi  Municipio  deJ  Romani  Degli  uomini  illustri. 

I  Calvesi  per  loro  segnalate  azioni  ascesero  finanche 
alle  prime  cariche  cli  Roma  ;  eel  in  fatti  vide  la  nobile 
sua  famiglia  Vinicia  fare  piu  volte  la  gloria  de'  Fasri. 
consolari,  fino  ad  imparentarsi  colla  regnante  di  ^Calico- 
la.  Conciosiache  delle  tie  sorelle  che  avea  Calieola  ,  la 
terza  clie  chiamata  era  Livilla  la  diede  per  moglie  a 
M.  Vinicio  ;  e  deve  Calvi  all'  accortezza  di  Tacito  la  no- 
tizia  lasciataci  di  Famiglia  cosi  illustre  ,  la  cui  oj  igine 
si  taee  dagli  altri  (i). 

I  Calvesi  per  i  loro  serv^gj  meritarono  la  stima  di  due 
Personaggi  singolari  di  Roma  y  voglio  dire  ,  di  G.  Ce- 
sare  il  Dittatore ,  e  di  Cicerone.  Cesare  reggeva  a  senno 
suo  la  Rcpubblica  di  Roma  ,  siccome  quegli  che  valo- 
rosissimo  era  ,  e  pieno  di  politica  quanto  altri  mai  ,  e 
non  inferiore  a  veruno  de'romani  inmagnanimita;  ma  sor- 
tito  avea  dalla  natura  un  genio  ambiziosissimo  ,  impcr- 
ciocche  non  contento  d'  cssere  il  primo ,  voile  formarc 
della  repubblica  una  monareliia  a  se  solo  ,  col  meltere 
sossopra  tutto  1' Impero.  Per  ese^uire  tal  azione  no  g'm- 
sta  ,  ne  onesta  ,  anzi  tal  iniquita  affatto  inescusabile  pn*- 


(i)  Feci  nelle  quattro  mie  Disertazioni ,  che  diedi  al 
Bdi  one  J.  Uicca  un  trattato  pieno  dd Personaggi  piu  ehiari 
di  questd  Famigtia  ;    due    di    dette  disertazioni  furpno 

<1dh>  (/f[t/  lure  col  nome   del  fit   illustre     \fariO   PagfMlO 

due.  so  no  gi&  date  ull  (i  lure  d.d  soprolodato  Boron  • 
JS'a/>oli  iH-iQ.    vedova  di  Reale  ,  e  Figli, 


267 

Be  i  mezzi  piii  necessai j  ad  ottenere  i  suoi  insidiosi  di- 
segni.  Grande  cura  si  prese  delta  persone  meritevoli  ,  e 
si  cooperava  molto  per  iaiTentrarc  :a  pait;  degli  onori 
chc  si  dispensavano  nella  sola  Roma.  Tra  questi  fa  Q.  Fu- 
sto  Caleno  uno  de'  principali  cittadini  di  Calvi  avendo- 
*o  creduto  istromento  proprio  a  sostenere  i  suoi  divisa- 
meiiti.  Oltre  gli  altri  tratti  di  benevoglienza  ,  e  cortesi 
che  gli  us6  ,  lo  fece  suo  luogotenente  nella  guerra  civi- 
le contio  di  Pompeo.  Fusio  piglio  le  armi  in  favor  di 
Cesare  ,  e  parti  per  la  Gecia  menando  seco  quindici  Coor- 
ti  di  soldati  ;  e  quaodo  sconfitto  Pompeo  nella  Farsaglia, 
cd  indi  uccisso  ,  $i  decise  del  destino  dell'  Impero  :  egli 
era  in  Atene  ,  ed  avea  presa  Megara  come  lugotenente 
di  Ccsare  (1).  Tale  fu  Fusio  Caleno;  il  quale  alio  spi- 
rito  guerriero  accoppiando  1'  eloquenza  oso  disputare  a 
pro  del  Triumviro  M.  Antonio  contro  di  Cicerone  ;  leg- 
Besi  presso  Dien  Cassio  lib.  /t6.  un  pezzo  di  quell' arrin- 
ga  ,  cli  egli  recito  nel  foro  ,  essendo  consoli  C.  Vibio  Pan- 
sa  ,  ed  A.  Irzio  ,  piena  d'  improper}  villani ,  e  di  vani 
supposti  niente  inferiore  a  quelle  villanie  dall'  Orator  ro- 
mano  vornitate  contro  Antonio  nelle  famose  I  uippicbe 
Q.  Fusio  neir  anno  706  di  Roma  fu  Consolo  per  tre 
mesi ,  surrogate  a  CesaregDion  Cassio.  Argomenti  sou 
questi  ,  che  ci  dimostrano  ,  che  da  uormni  d'  alto  valo- 
re  e  di  grand'  estimazione  Calvi  abitata  fosse.  Abbiaroo 
da  Cicerone  ,  che  il  giovane  Cesare  dopo  la  morte  del 
dittatore  portossi  in  Calvi  ,    per  far  servire  a'  suoi  inte- 


(1)  Plutarco  ,  vita  di  ErutQ. 


268 

ressi  le  truppc  di  suo  padre  adjttivo  ,  le  quali  si  pose- 
to  in  sua  dispossi/ione  niosse  per  venJieare  la  morte  di 
Cesare  sotto  cui  avevano  militato  ,  come  dalle  sue  pro- 
digiose  liberalita  loro  fatte.  Da  que'  tempi  cosi  rimoti 
non  e  giunta  fino  a  noi  cosa  degna  di  fede  intorno  alle 
azioni  di  moltissimi  personaggi  ,  i  quali  si  segnalarono 
nel  valore  ,  e  nelle  seienze  ,  die  non  sarei  di  lode  avaro 
a  tanti  nostri  bravi  Galvesi.  Io  non  son  di  coloro  ,  che 
vanno  tentando  di  sedune  il  lettore  c on  artiiiciose  suspc- 
zioni  ;  ma  s'  egli  e  lecito  nelle  antiche  ,  ed  occult?  cose 
innolt tarsi ,  io  stirao  che  molti  dc'  nostri  piu  ricchi  per 
ambire  a'  primi  magist:ati  trasfei issero  il  loro  doniicilio 
nella  capitale  dell'  impcro  ,  ovc  con  pesato  giudi/io  sidi- 
stribuivano  le  piu  illustri  cariche  della  repubblica.  Ed 
in  questa  occasione  giova  notare  un  altro  errore  ,  che 
registiato  si  osserva  nel  lib.  i.  fol.  g3.  della  storia  ci- 
vile di  Capua  di  Monsignor  Granata  ,  leggen.losi  fia  le 
nobilissime  antiche  faniiglie  Capuano  annovcrata  la  Fu- 
sia  che  non  mai  si  e  a  Capua  appartenuta  ma  si  bene  a 
Calvi  ,  come  c  ehiaro  dalle  autoiila  de'dassici  seiiUoii  , 
i  dalle  an  Lie  he  medagdie. 

Veniamo  all'  amicuia  di  Cicerone. 

I  Calvesi  par  i  loro  servigj  ,  e  per  le  loro  onoiate  ope- 
i  azioni  meritarono  la  slima  di  tal  Personaggio.  Ciperono 
stesso  ce  ne  ha  lasciata  noti;  ia  sciivendo  piu  volte  a  I 
Attieo  :  ma  io  al  miolettore  sul  present*  propaatto  ioglk> 

anxraii'  nel  nostro  idioma  la  leUera    sciitla  I   DelabellM 
a    favor  di  due   nohili   Calvesi,    fatU  pii^ionieii   di   glltf 

ra  di  Cesare  n<I  grand*  oonflltto  prcssofa  citti  di  Nun* 
da  nclle  Spagne',  acoaduto    ouattra   anni    dopo    quello 


69c 

della  Fargaglia.  Notora  il  mio  lettore  la  sagacita  del- 
T  intelletto  ,  o  sia  aceortezza  di  Cicerone  nello  scvivere 
la  sotto  notata  lottera  ,  giacche  anch'  egli  era  stato  della 
fusion  di  Pompto.  Lib.  IX.   epist.   i3. 

A    DOLABELLA. 

Cicerone, 

Gaio  Suberino  Galeno  e  mio  famigliare  ,  e  strettissimo 
amico  di  Lepta  fauiigliarissimo  nostro,  Questi  essendo  , 
per  ischifare  la  guerra,  andato  in  Ispagna  con  Marco 
Varrone  con  animo  di  starsene  in  quella  Piovincia  ,  nel- 
la  quale  niuno  di  noi  ,  dopo  che  fu  superato  Afranio  , 
ciedeva  che  dovesse  rinascere  alcuno  strepito  di  guer- 
ra ;  dette  a  punto  in  que'  mali ,  che  s'  era  ingegnato  di 
schivare  :  peroche  all'  improvista  fu  colto  da  una  guer- 
ra ,  la  quale  mossa  piimieramente  da  Scapula  ,  fu  poi 
tahnente  rinforzata  da  Poinpeo  (a)  ,  che  in  guisa  muna 
Suberino  pote  da  quella  miseria  svilupparsi.  Quasi  ne* 
medesimi  termi  si  ritrova  Marco  Pianio  Sterede  ,  il 
quale  similmente  e  Caleno  famigliarissimo  di  Lepta 
nostro.  Costoro  adunque  amendue  ti  raccomando  con 
quella  caldezza  ,  e  con  quell7  efficacia  ,  che  posso  mag- 
giore  ,  e  desidero  di  far  lor  servigio  non  solamente  per 
1'  amicizia  ,  ch'  io  tengo  con  esso  loro  ,  ma  ancora  per 
una  certa  mia  naturale  umanita.  Oltrecche  pigliandosene 
Lepta  tai  fastidio  ,  che  maggior  non  si  piglieiebbe  delle 


{a)  Sesto  Pompeo  figlio  di  Pompeo  Magno. 


ayo 

sue  prop  ie  sostanze  ;  sono  sforzato  a  senthne  jo  ,  se  nora 
tanto  affmno  ,  qiianto  egli  sente ,  almenr>  poco  minore. 
Laonde  quantunque  io  abbia  assai  volte  p£r  prova  co~ 
nosciuto  quanto  sia  ¥  amore  ,  cbe  mi  porti  :  nondiraeno 
tieni  per  ceito  ,  cbe  io  sono  per  fame  piu.  risoluto  giu- 
dicio  nella  presente  occorren/.a.  E  parcio  ti  prego  ad 
operare  cbe  questi  due  Caleni  miseri  ,  non  per  col  pa  ; 
ma  per  fortuna  ,  alia  quale  ogni  uomo  soggiace  ,  non 
ricevano  alcun  danno  ;  accioccbe  io  per  mezzo  tuo  faccia 
loro  questo  servigio  ,  e  possa  sodisfare  al  desidevio  del 
municipio  Caleno  ,  col  quale  io  tengo  stretta  amista  ;  e 
quel  cbe  piu  importa  ,  trarre  Lepia  di  tanto  fast  id  io  , 
quan'o  egli  importa.  Queilo  ,  cbe  son  per  dire  ,  non 
penso  cbe  faccia  molto  a  preposito ;  ma  ad  ogni  modo 
non  nuoce  niente  a  dirlo.  Dico  aclunque  ,  che  P  uno  di 
questi  ba  molto  poca  roba  ,  F  altro  appcna  lanta  ,  cbe 
basta  a  g*-ado  di  cavaliere.  Percbe  poiche  Cesare  per  sua 
liberal)  ta.  gli  ba  donata  la  vita,  oltre  alia  quale  non  ban- 
no  molto  cbe  perdere  ;  vedi  cF  irripelrar  grazia  f  sem*  ami 
tanto  ,  quanto  certamente  mi  ami  ,  cbe  si  possano  ri- 
tornare  a  cosa.  Nel  cbe  non  aranzano  alt'o,v  cbe  un 
hmgo  cammino  \\  quale  nun  sia  lor  noioso  per  poter  vi- 
vere  ,  e  morire  co'  suoi.  La  qual  cosa  ti  prego  a  solle- 
citare  con  ogni  sforzb ,  e  a  stringnerla ,  overo  piu  t<^(«> 
a  recarla  ad  effetto  ,  percbe  mi  bo  persuaso  ,  cbe  III 
possa   ia:lo.   Sta  sano. 

Ma  F  antica  nostra  Calvi  per  piu  nobil  cagiehe  <b*ve 
reputarsi  m« »I ? < >  avyenturosa  vantando  1 1  a  cF  illustri  gtioi 
cittadini  un  Eroc  assai  piu  degno  ,  e  <li  cui  biirno  cw- 
lament*  puA  mettersi  a  pari  -  ateodola  col  solo  mo  no- 


271 

me  rcsa  immortale  per  sempre  negli  annali  della.  storia 
ecclesiastica.  Egli  e  S.  Casto  primo  suo  Vescovo,  e  Mar- 
tire  cli  Gesuciisto.  Questa  debolezya  clella  mia  memoria 
di  cui  nel  paragiaib  della  Cattedrale  ,  ove  pai-lando 
della  setie  de'  Vescovi  di  Galvi  esaminero  V  epoea  del 
gloiioso  suo  maitirio. 

£'  opportuna  cosa  pero  il  pre  venire  i  miei  Calvesi  a- 
mante  de|  buon    gusto  di  lasciare  nella  sua  opinio ne  V 
Abate  D.  Mattia  Zona  il  quale  volendo   provare    die  la 
nobilta  della  famiglia  di  S.    Casto  parcggiava  quella  de' 
Vinicj  nella  pag.  60  ,  e  seguenti  dice  che  in  Calvi  era- 
vi  la  famiglia    Vinicia  Casta.   Questi  sono  di  quegli  of- 
ficiosi  litiovati ,  che  s'  inventano  alle  volte  ,  e  si    spac- 
ciano  per  maggiormente    iilustrare    un    Personaggio  per 
il  quale  vi  e  la  prevenzione  di  una  grande  stima  ;    ma 
S.   Casto  non  ha  bisogno  di  questi  onori    forestieii.   Per 
noi  basta  sape^e  che  Calvi  e  assai  piu    ammirabiie    ne' 
Fasti  della  Chiesa  per  la  cattedra  di  S.    Casto ;  che  non 
h  in  quei  di  Roma  per  la  gloria  dei  suoi  Vinicj. 

JNroi  siarno  all'  oscuro  degli  antichi  affari  delle  citta 
d'  Italia  prima  del  nulle  delF  Era  cristiana,  peiche  sono 
tutti  bruciati  gli  archivj  vecchi  delle  medesime  ,  ma  il 
poco  che  ne  resta  da  indizj  ,  che  gf  Imperadori  roma- 
ni  co lie  guerre  civili  ne  distmssero  un  gran  numeio  ; 
vaglia  per  pruova  questo  rapporto  Plata <co  nella  vita  di 
Cesare.  Questi  dopo  i  trionfi  riportati  di  Pompeo,  e  dei 
suoi  fautoii  fece  la  rassegna  del  Popolo  romano  ,  ed  in- 
yece  di  un  numero  di  tiecento  venti  mila  persone,  come 
eian  prima ,  trovato  ne  furono  cento  cinquanto  mila 
soltanto.  Tanta  calamita  ,  riflctte    il  savio  Aulore  ,  ap- 


272 

povtata  avea  quella  seclizione  ;  e  tanta  quantita  di  po- 
polo  distrutta  avea  ,  senza  consideiare  gl*  infortunj  che 
per  essa  occuparono  il  resto  dell1  Italia  ,  e  le  provincie 
peranche.  I  Triumviri  ,  e  i  loro  successon  fecero  di 
peggio.  Tanta  ruina  apporta  la  sfrenata  ambizione! 

Ma  qui  mi  si  domandera.  chi  mai  distrusse  Galvi  ? 

A  questo  quesito  non  bisogna  andar  cercando  rispo- 
sta  ,  perche  il  saperlo  non  e  di  gloria  veruna  ,  ma  sa- 
rebbe  certamente  d'  ignominia  V  ignorarlo  ,  poiche  i  fatti 
parlano  abbastanza.  Accostiamoc»  a'  tempi  quando  si  sfa- 
sei6  la  machina  dell'  impero  di  Roma ,  essendo  impera- 
tore  d'  occidente  Valentiniano  III.  il  quale  non  va- 
lendo  a  resistere  a  quel  diluvio  di  gente  veramente  bru- 
tale  che  per  la  vaghez/a  di  questi  luoghi  sbucarono  dal 
settentrione,  abbandonate  le  piu  belle  provincie  dell'Im- 
pero  ,  restarono  esse  ,  al  piu  che  dir  non  potrebbesi  , 
inghiottite  sotto  Y  infinite  onde  di  quei  feroci  harbari 
non  dico  Calvi  sola  ,  ma  le  piu  "antiche  ,  e  le  piu  ia- 
mose  citta  dell'  Italia  ,  che  non  esistono  piu  ,  o  non  son 
di  considerazionc  ,  che  per  la  loro  decaden/a.  Col  pen- 
siero  m'  immcrgo  in  quei  tempi  si  spaventevoli,  e  mi  si 
gela  il  cuore  ,  considerando  lo  spavento  che  la  fa  ma 
porta va  avanti  a  quei  masnadicri  ,  a  quei  schiami  di 
mendici  senza  vcrun  freno.  A  pochi  riuscl  il  salvaisi 
dalle  loro  spade  ;  molti  perirono  ne'  boschi  de'  vu-iui 
monti  per  i  disagi,  e  per  il  Tin  or  della  fame.  In  quell* 
confusion*  di  tutte  le  cose  c  cana^lia  delle  nofttre  popo** 
lazioni  sulla  speran/a  di  paitecip.ir  delta  pmla  ,  iCOfttO 
il    fimor  della   iorza    pdhhlica  ,   si    uu ttCoUroDO  t  lo .0  di- 

ttruttori  iumendaiidone  il  numero  ,  »•  questi  uglionoei 


sere  in  simili  calamita  piu  feroci  cV  ogni  fiera  non  mai 
udita. 

E  qui  interrompo  per  un  momento  il  Clo  del  mio 
racconto  ,  e  non  senza  ragione  ,  perchc  V  uomo  e  un  a~ 
nimale  ,  clie  posto  nelle  mcdesirno  circostanze  opeia  sem~ 
pre  della  stcssa  maniera.  In  quest!  nostii  tempi  di  di~ 
sciplina  ,  e  di  civilizzazione  de'  popoli  sono  stato  spetta- 
tore  di  un'ombra  di  simili  fanti  ml  1799  anno  memo- 
rabile  negli  annali  del  nostro  regno.  Avrei  voluto  rife- 
lire  con  esattezza  ogni  particolarita  delle  cose  avvenute 
a'  nostii  gierni  ,  essendo  ci6  proprio  d'  una  stoiia  digli- 
gente  ,  ed  operosa ;  ma  vi  rinunzio  volentieri,  e  passero 
sotto  silenzio  que'  tempi  di  disordine  ,  e  d'  anarchia  non 
potendo  rendeili  istruttivi  senza  diffonderci  piu  di  quella 
ch'  esige  il  nostro  soggetto,  ed  e  cosa  che  al'fligge  il  par- 
larne  senza  profitto  ;  ed  invece  credo  miglior  cosa,  che 
il  mio  curioso  lettore  a  tal  uopo  riscontri  gli  annali  del- 
le nazioni ,  portando  ferma  speran/a  ,  che  sara  per  ap- 
pro vare  il  giudizio  da  me  estern^to.  E  con  cid  mi  ri- 
metto  sulF  abhandonato  sentiero. 

Ma  quei  che  diedero  il  erollo  alia  nostra  Calvi,  e  che 
colle  loro  oriide  inumanita  la  ridussero  quasi  a!  nulla 
furono  i  Vandali ,  o  sia  Saraceni  allevati  in  mezzo  alle 
tigvi  del F  Africa.  Imperciocche  la  principal  intenzione  di 
quest  a  ferocissima  gente  era  d'  estirpare  la  religion  cri- 
stiana  ,  e  se  possibile  fosse  stato  di  miliaria  affattOo 
Questi  giu.ati  nemici  del  noine  cristiano  annidato  nei 
Garigliano  sparserq.  da  per  tutto  in  queste  nostre  coniie- 
re  una  desolazioue  sopra  ogni  credere  ,  massagrandi* 
*nclli  „  c  molti.  incatenati  ttasportandoli  in  Africa.  Non 

a9 


274 

>i  iasciarono  altro  chc  rovi.  Sequela  iuevitabile  delle 
superstizioni  religiose.  Ed  ecco  come  Calvi  citta  florida 
negli  anticli  tempi  di  Roma  insensibilmente  disparve  , 
ad  essere  finalmente  un  cimiterio. 

CALVI  LONGOBARDA 

Per  le  continue  gia  dette  invasioni  fatte  in  queste  no- 
stre  contrade  da  tante  nazioni  settentrionali  ansanti  tutte 
di  bottino ,  crudeli  ,  e  bestiali  lo  stato    dell'  antica    no- 
stra Calvi  sembrava  omai  gia  annientato,  perche    il  po- 
polo  era  omai  divenuto  una  razza    d'  uomini    mendici  , 
ed  insalvaticbiti  ,  senza  veruna  idea    della    gloria  degli 
anticbi  lor    progenitori  ,    quando    vennero    nella  nostra 
Campania    del  settentrione  i    Longobardi  ,  nel  volto  ,  e 
nel  cuore  de'quali,  secondo  1' cspressione  degli  scrittori 
di  quei  tempi  ,  non  si  ritrovava  clie    asprczza  ,  e  cru- 
delta.  Per  la  calata  adunque  di  questi  nuovi  baibari,  e 
pel  loio  stabiliincnto    in    questo  nostro    paese  81  molti- 
plicarono  i  guai  di  Calvi  ;  fu  ella  ridotta  a  tioppo  vile 
*  condizione  ,  divenne  scluava  del    suoi  Conli  ,  c  fu  ven- 
duta  colle  sue  (errc  ;  i  iatli  parlano  abbastanxa.  [mpcr- 
cioccbe  i  Romani     con     molta     prudenza     regolayano  Ic 
pubbtiche  cose;  ma  non  cosi  feoero  i  Longobardi,  gente 
immonda ,  c  fiera  ,  i  quali  riguardayano  ad  un  dipres* 
so  col  mcdcsiin'  occbio  il  contadino  che    guidava   1  d>;« 
tro  ,  e  i^li  animali  che  lo  tiravaoo  i  queali  ba  ban  ,  dw 
co  ,  guattaroao  quell' ardine  ,  e  r*  introdusaero  la    ma* 
niera  del  governo  cb'essi  porWropo  leoo,  VI  itabilirono 
de*  gorernatori  con  ditcrsi  titoli,  c  digniti  in  priiw 


2J5 
ma  la  dcbolezza  del  governo  rendette  poi  ereditarj.  AI- 
ctmi  di  quelli  clie  le  possedevano  piu  potenti,  e  piu  a- 
bili  s'  innalzarono  insensihilmentc  sopra  gli  altri,  e  loro 
si  sottoposero  ;  tali  furono  i  Conti  di  Capua  ,  che  di~ 
venncro  piu  potenti  dello  stesso  Re  d'  Italia  ,  da  cui  e- 
rano  indipendenti.  In  generale  i  popoli  erano  oppressi , 
1  signori  tiranni ,  ed  i  re  non  avevano  autorita  sopra 
di  essi.  Ogni  citta  aveva  il  suo  Conte  ,  e  Contado  ,  ed 
ogni  Conte  voleva  esser  Re  ,  laonde  avevano  castelH  for- 
tificati  ,  e  sopra  gente  armata  ,  perche  continuamente 
erano  minacciati  ,  ed  attaccati  dai  vieini  ambiziosi  f  ed 
i   popoli  divennero  piu  schiavi  ,  ed  infelici. 

Landone  essendo  Conte  di  Calvi  edifico'nel  confine~del 
territorio  Capuano  ,  propriamente  nel  luogo  attaccato  al 
Ponte  ,  lungo  la  regia  strada  degli  Abruzzi  ,  la  quale 
divide  il  sito  dell'  antica  citta  di  Calvi  da  questa  nomi- 
nata  da  noi  Longobarda  9  ov'e  il  Seminario  Diocesano, 
e  la  Catledrale  ,  in  questo  luogo  il  detto  Conte  ionalzo 
un  castello  ,  che  in  que'  tempi  era  un  saldo  propugna- 
colo  contio  degli  aggrcssori  ;  oggi  rovinato  in  parte, 
Landone  fece  quivi  ammirare  i  suoi  talcnti  militari  co* 
fossi  che  vi  fece  scavare  ,  e  con  quattro  bastioni ,  tutti 
•ncrostati  di  piperno  a  misura.  Famoso  per  Y  assedio 
che  con  prosperi  successi  sostenne  Sancio  Carilio  contro 
Ferdinando  I.  ma  piu  famoso  per  il  celebre  scrittore 
Gioviniano  Pontano  che  ne  fa  una  patetica  ,  ma  bellis- 
sima  descrizione  in  lingua  latina  degna  del  secolo  d'  Au- 
gusto.  II  re  concitato  da' Capuani ,  ai  quali  caleva  mol- 
\o  la  presa  del  castello  per  istendere  lc  loro  braccia  so- 
pra Calvi,  si  porto  ivi  a  combatterlo  con  tutto  l'appa- 


276 

xetchio  da  guena  $  e  molto  Egli  fece  pet  tspugnarlo  ; 
ir.a  finalmente  fu  obbligato  a  lasciare  V  imprcsa  ,  senza 
aver  ne  punto  ?  ne  poco  pioiittato  in  quel  fi  >rj  eel  csri- 
nato  assedio.  II  re  declino  di  jiputazione,  e  cunlu^bo 
tutto  il  regno  per  questa  inaspettata  jisoluzione.  Lo  s:iit- 
toie  narrando  dctto  assedio  lo  la  quasi  vedere  sotto  gli 
ocHhi ,  rappresentando  quelle  azioni ,  non  gia  come  fos- 
sero  gia  fatte ,  ma  come  si  facessero  attualmente ,  met- 
tendo  sempre  in  passiooe  per  la  vivaeita  ,  e  chiaiezza 
del  racconto  ,  ii  lettore  ,  a  cui  sembrava  d'essere  anch 
esso  a  parte  di  que'  cimenti.  II  Pontano  Tien  lodato  co- 
me grave ,  e  veriticLO  storico  da  Camillo  Poicio  pag.  36. 
Congiura  de'  Baroni  del  regno  di  Napoli  contio  il  Re 
Ferd.  I.  Ma  e  opportuna  cosa  ,  e  pare  sia  di  ragione 
rammemorare  cbe  lo  porta  del  Castcllo  ,  ove  i  nemici 
tentarono  Passalto  non  e  gia  a  mezzogiomo,  come  scii- 
ve  F  Autore  ,  ma  bensi  ad  occidente  dirimpclto  al  S*« 
minario  diocesano. 

II  re  nclla  r.uova  campagiia  de!P  anno  seguente  con- 
dusse  P  esercito  nei  Sannio.  Ritrovavasi  in  Montefuoco 
qnando  scppecLe  omai  tlalla  Toscana  veniva  1'annata  del 
sommo  Pontefioe  a  iinibrzarc  la  sua.  A  tal  avviso  pie- 
vedendo  Egli  quanto  avrebbe  potuto  fare  il  nemioo  Ma- 
rino Marziano  subilo  si  porlo  ad  occupare  lo  stietto  di 

Mi^nano  ncl  tenure  di  JMonie  Casino,  indi  passu  a  Cam 

pobasso     soltoinettcndo    al    BU0   polc'.e  niollr   C*SJ   1  la  !   I 

Meeheggiaado  campagne,  c  Villaggi.  Com  paiico  di  pre- 
da  calo  in  Venafro,  t  Teamo.  Disposte  poi  Ic  pose  ne- 
nie  aWuopo  venae  in  Calvi  <>  t'i  riottg  tempo  diede 
1  1  idako  -.I  «js!,iio.  1  m  in   im  padroni  facendo  p^igio 


t«7-7 

niera  la  guarnigione,   Cos!  fu  prcsa  Calvi,  cosi  restarono 
adempiti  i  desiderj  de'  Capuani,  che  1'  avevano  guardata 
sempre  con  occliio  di  gelosia.   II  Re  pero  compassionan- 
do    lo    sfalo    infelicc  della  poveia  Calvi  saviamente  nel 
di  £.  agosto  i£6o.  con  suo  real  diploma  la  urii  a  Capua 
come    a    sua    protettrice.    Ma  le  paterne  cure  de'  nostii 
Sovra*>i  in  soceorso  de' loro  sudditi  necessitosi  non  sono 
sempre  secondati  dalT  opere  altaii.  Jmperciocehe  Capua 
voile  piuttosto  si^iiouggiare  Calvi  ,    che  soccorreila  ;    e 
almsanuo  siacciatamente  tanto  delle  parole  del  diploma  , 
quanto  della  debolczza  de'  Calvesi,  proccuro  di  trattarla 
come  feudo  ,  spedendovi  ogn'  anno  dal  suo  Comune  un 
cittadino  per  Governatore  ,  non  ostante  clie  la  Corte  ve- 
riiva  dichiarata  Regia.   E  quantunque  i  Calvesi  si  fosse- 
10    continu.ameirle  sior/ati  di  reclamare  contra  cosi  ma- 
nifesta  ingiustizia,  puie  non  fu  dato  mai  ascolto  alle  loro 
giustissime    pretension!.    Ecco   come  Calvi  non  solo  non 
fu  restituita  in  qualehe  parte  nell'  essere  suo  antico  %  ma 
e    rimasta  totalmente  annientata  ,    quale  e  io  stato  suo 
d'  oggidi.    Tanto  e  vero  che  V  indoli  amhiziose  qualora 
non  si  guardano  dagli  eccessi  apportano  desolazione  nel 
momento  medesimo  in  cui  danno  a  credere  di  voler  be- 
nificare. 

Noi  crediamo  dover  qui  accennare  i  nomi  delle  Ville 
ch'  esistevano  in  quelF  Epoca  ,  del  V.  secolo  sulle  mine 
delF  antica  Calvi.  Ho  raccolta  tal  notizia  da  quel  tesoro 
nascosto  delle  Pergamene  ,  le  quali  ,  come  altrove  dis~ 
si ,  si  conservano  nell'  Archivio  della  Curia  Arcivescovile 
di  Capua;  «  Curzano,  Moscardino  ,  Pazone,  S.  Andrea, 
Casamesola  ,    e    Filetto  w.  Finalmente  in  confermazione 


280 

cli  qaanto  finora  ho  detto  sullo  stato  infilice  della  nostra 
antica  Calvi  ,  e  di  quel  dippiu  che  saro  per  dire  nel 
paragrafo  seguente  su  gli  antichi  monutnenti  clella  me- 
desima  voglio  trascrivere  cio  che  ne  scrisse  fin  dal  1667. 
colla  data  di  Napoli  Celestino  Guicciardini  nobile  mo- 
naco  Celestino  nel  suo  Mercurio  della  Campania  Felice. 
>»  Ecco  T  originali  parole.  «  Ad  law  am  ager  fuit  Si- 
»  dicinorum  ,  quorum  caput  Theanum  ,  nunc  quoque 
»  non  inelegans  oppidum.  Capuam  versus  incedenti  , 
»  ant  j  qui  Caleni  (  Calvi ) ,  ho  die  indigitati  vestigia  ec- 
»  currant ,  omni  verc  ex  parte  diruta  jacet  et  ci vitas  , 
»  Venusino  Horatio  ob  vini  praestantiam  quondam  ac- 
»  cepta  ».  Ilia  proprium  fatum  exolclamque  fchciiatcm 
per  j  ocum  inter  squallentia  rudera  efferent  cm  audiamus 
Si  crines  ZJrbis  sunt  turres  ,  altaque  terra  , 
His  ego  cum  car  earn,   non  bene  Calva  vocor? 

E  con  cib  do  fine  al  sud detto  Capitolu. 


28  I 

DEGLI    AVriClll    MOIN'UMEINTl    PELLA    CITTa' 

In  questo  paragrafo    ove    ricercasi  la    gloria  di  Calvi 
de'  scculi    passati    ne'    monnmenti    superstiti    dalle    ro- 
Vine    del     tempo ,    i  piesenti    citiadini    Calvesi ,    come 
appassionati    dell7  antica  lor  patiia    aspettano  da  me  su 
tal'oggetlo  un' ampia  descrizione  conveniente  ai  loro  de- 
siderj.  Ed  io  mi  protesto  che  in  questo  strettissimo  sag- 
gio  storico  non  iscrivero  giammai  idee  immaginarie   per 
sedurre  con    artificiosi  supposti  la  loro  mentc  ,  ed  i  lor 
cuori.   La  carita  dclla  patria  e  come    un    nodo    d'  oro  , 
clie  ne  lega  tuttf  insieme  ,  ma  si  rispetti  la  Verita  ;  cosz 
la  patria  da  noi  raccogliera  frutfro  ,    riputazione ,    ed  o- 
iiore.   Con  tal  prcvenzione  entro  nella  materia  limitando 
il  mio  discorso  a  poche  fabbiiche  cbe  sono  d'  un  trava- 
glio  ammirabile.   Fia  le  vestigia  che  restano  si  distingue 
tuttora  la  forma  dell'  Anliteatro ,  ma  le  mura  sono  ade- 
guate    al    suolo ,  e    nell1  arena    oggi    increspa  I'  aratro. 
Giaee  il  detto  Anfiteatro  al  mezzogiorno  della  regia  stra- 
da  degli  Abruzzi  un  tiro  di  moschetto  lontano  dal  Pon- 
*e  in  un  terreno  di  proprieta    della   Mensa  Vescovile  di 
Calvi.  E'  contabile  soprattutto  pcrchc  e  un    monumcnto 
di  un'  arte  di  fabbricare  cbe  non  e  piu  nota.    La  parte 
esteriore  era  ,  come  le  altre  che  cliremo  qui  a  poco,  in- 
crostata  di  mattoni  cotti  al  forno  ;    1'  interno    poi  della 
iabbiicae  di  un  masso  di  picciole  pietre  di  piperno  spar- 
se senz'  online  nella  calce ,  e  che    tormano    un    insieme 
assai  duro  ,  solido  tanto  quanto  una    pietra    calcave.   II 
tempo  lo  ha  finora  in  qnalche  par^e  rispettoso  ,   noi    lo 
animiriamo  ,  ma  non  lo  huitiamo. 


282 

Le  rovine  poi  esistenti  aneora  nella  loro  tolole  esten- 
sione  in  11  n  picciolo  terreno  denominate*  le  grotte  ,  pio- 
prieta  del  p»ete  D.  Francesco  di  Girolamo,  non  ainmet- 
tono  veruna  ambiguita  d'  essere  il  Teatro  antico,  perche 
di  figura  sernilunare.  I  rappresentanti  la  moderna  Calvi 
son  molti  dovuti  alio  zelo  del  loro  rispettahile  concitta- 
dino  sig.  Barone  A.  Ricca  ,  il  quale  volenclo  mostraie 
ai  Pubblico  sino  all'evidenza  la  giustezza  delle  Osscr- 
vazioni  da  lui  fatte  sull'  antica  Calvi  delF  Abate  D. 
Mattia  Zona  ,  delle  due  sucldette  fabbiiche  ne  fecc  con 
ogni  esattezza  eseguire  la  misuia  del  signor  Leardi,  e  ne 
fece  incidere  il  disegno  in  tie  bellissimi  rami  ,  che  si 
osservano  nei  Volume* della  1  pate  delle  proloclate  Os- 
servazioni  stampate  colla  data  di  Napoli  1823.  Nei  pri- 
me ramo  e  incisa  la  Vcdida  degli  evauzi  del  Tcetro  di 
Calvi  in  mezzo  di  un  aibusto  clie  sembia  adornaie  I<? 
sue  ruine,  clie  vanno  peggiorando  ogni  giorno  pin  ;  nei 
secondo  raiiie  vi  e  la  piante  dello  stesso  teatio  colla  sea- 
la  dei  palmi  :  E  nei  teizo  ed  ultimo  la  pianta  dell'An- 
fiteatro  di  figura  elllttioa  ;  T  Anfiteatro  comprendc  un 
moggio  e  mezzo  di  terreno  ;  la  sua  Lunghiezza  troTari  di 
palmi  334.  ;  c  la  sua  larcbezza  di  palmi  266- 

Or  qui  voglio  dire  uu  mio  sentimento  ,  e  di  scltia- 
lire  insieme  i  miei  detti  affinche  niutio  resti  offeso.Nel- 
la  brevissinta  deSClizione  i'aMa  del  TeatiO  ,  e  dell  Anfi- 
teatro dissi  esaer  due  fabbiiche  magfmfiche  dell '  anti 
la.  Io  con  tale  eptteto  non  pretesi  di  agguagliarle  a 
quelle  delle  piu  Ulnsl  i  citti  ,  per  eeempto ,  dell  antica 
Capua  ,  la  di  qui  grandesra  ,  e  magnificenza  ga 
vano  un  tempo  oon  quelle  di  Roma  ;  ogfti  magnHi  euza 


283 

h  relativa  ;  proporz  ionata ,  cioe ,  alia  rendita  di  ciascu- 
na  citta  ;  ma  nulladimeno  pero  dico  y  che  Calvi  per 
questi  due  nobili  edifizj  non  ebbe  piu  a  desiderare  ne 
i  giuoclii  ,  ne  gii  spettacoli  non  dico  di  Capua  sola,  ma 
della  stessa  Roma.  E  quest' erano  tutte  savie  di^posizio- 
ni  del  Senato  per  il  ben  essere  di  tutt'  i  popoli  del  stio 
vasto  impero.  Gii  architetti  ,  ed  i  muratori  delF  antichi- 
ta  di  cui  pailiamo,  ne'  Tempj  consecrati  alia  Divinita,  e 
negli  edifizj  destinati  per  l'uso  pubblico  spiegavano  la  di 
loio  aite  ,  e  la  di  loro  invenzipne  ,  siccome  le  rovine 
che  ne  limangano  anche  al  di  d' oggi  confermano  tal 
verita.  Tutte  dette  fabbriche  sono  insigniperla  solidita. 
I  mattoni  ,  o  pietre  si  combaeciavano  con  tanta  delica- 
tezza  che  appena  si  diseernevano  le  loro  commettiture. 
Tali  sono  le  niura  che  tuttora  esistono  lung-a  la  strada 
detta  del  Ponte  delle  rnonache  nel  fondo  del  Conte  Ma- 
gnocavallo  :  e  V  altro  vicino  alV  j/rco  detto  da'paesani 
V  arco  di  Orlando.  Queste  due  fabbriche  a  mio  sen? 
timento  erano  due  Tempj;  e  della  prima  io  iiqh  ne  du- 
bito  affatto  per  la  struttura  de'  finestroni.  Ma  chi  mai 
potra  dire  a  qual  nume  fossero  dedicate  ?  Calvi  da  tan- 
ti  secoli  atterrata  nulla  ritiene  dell'  antico  suo  splendore; 
ne  di  lei  s'  ineontra  alcuna  memoria  certa  negli  scritto- 
ri ,  che  da  tanti  secoli  ha  perduta. 

La  via  latina  una  delle  due  cckbri  strade  ,  che  re- 
stano  come  monument!  della  rornana  potenza  passava 
appaientemente  per  mezzo  la  citta  ,  e  piopriamente  per 
la  via  detta  di  Fofjua  ;  udite  oud'  e  nata  la  cagione  di 
questa  mia  ci  edema  ,  attes'  i  ruderi  delle  nobili  fabbri- 
che 9  che  iyi  piucche  rdtioye  osservansi,  per  godeie  co4 

'■<  ■  > 


284 

i  piu  ricchi  1  passaggio  della  molta  gente,  essendo  allora 
la  delta  strada  frequentatissima  nei  viaggi  del  present e 
nostro  regno. 

La  strada  da'  paesani  detta  la  Seuce  merita  attenzione, 
perche  dopo  tanti  secoli  tuttora  a'  giorni  nostri  ella  esiste 
col  suo  corso  ,  e  col  suo  nome  ;  di  passo  in  passo  si 
scopre  per  i  1  nog  hi  di  Pignataro  ,  Pantuliano  ,  Vitulac- 
cio,  e  Bellona  sepolta  sotto  terra.  La  detta  strada  che  sen- 
zsl  verun  dubbio  era  di  Lapillo  ,  o  sia  gliiaja,  uscivadi 
Calvi ,  e  tirata  a  dritta  linea  come  un  muro  terminava 
a  Ponterotto  andando  ad  unirsi  colla  strada  Latina  ,  la 
quale  da' Romani  era  detta  Via  Latina,  da' nostri  pae- 
sani Via  delle  selici ,  Y  assicura  Gamillo  Pellegrino  nel- 
la  sua  Campania  Felice.  L'  autorita  di  un  tale  Scrittore 
e   assai  nota. 

Per  la  polizia  della  citta  si  osscrvano  scarati  molti  ca~ 
mini  sotterranci  ,  o  sieno  cluaviche  per  lo  scolo  dell'ac- 
que  piovane  ,  c  delle  immondezze. 

Lungo  1' alveo  del  rivo  fuor' il  licinto  deMP  antica  citti 
a  luogo  a  luogo  si  ritiovano  certe  booche  di  grotte 
scavatc  nel  cimento  con  arte,  noil  saprebbe  indovinai 
sene  1'  uso  clic  fu  fatto  :  Corse  di  ci miter]  per  il  basso 
popolo  ,  osservandosi  in  due  di  dette  grotte  figure  de1 
San'i  del  Cristianesimo  dipinti  snlT  intonaca  roziamcnte  , 
c  cio  sia  detto  per  semplice  congettura. 

Merita  parimente  attenzione  la  spelonca  detta  di  Pa 
lommara  scavafa  all'  Occident*  della  Cattedrale.  Voglio 
prestare  tutto  il  credito  al  rignor  D.  Francesco  Santfflo 
uomo  onesto ,  <v  mio  amioo  j  egli  mi  n^icura  che  nella 
■  sua  tcnera  etl  con  iltri  eiovanetti  »*  interna    in    t 


285 

*  spelonca.  per  lungo  tratto  ,  cd  osservo  diversi  camini  , 
5)  i  quali  avovano  \a:ie  uscite  olturate  dal  tempo  ».  Se 
egli  e  lecito  nolle  antiche  ed  occulte  cose  il^conghiettura- 
re  ,  puo  stimarsi  clie  detti  cammini  sotterranei  fuvono 
icavati  per  poire  in  sicurezza  le  donne ,  i  fanciulli  ,  i 
bestiami  ,  e  le  loro  sostanze  in  que'  tempi  di  disolazione. 
Io  non  costringo  il  mio  lettore  di  prestare  a  questo  mio 
senthnento  una  intiera  fede  ,  ma  pero  non  e  improbabi- 
le  ,  raccontandoci  la  storia  molte  citta  e  villaggi  ,  che 
avevano  simili  sotterranej  a  tal  uopo.  TaP  era  1'  operare 
dello  spirito  umano  in  que'  misiri  tempi !  E  con  cio  pon- 
go  line  a  questo  paragrafo. 

Delia  Chiesa  di  S.  Casio  antlccCCattedrale 

Diamo  una  rapida  scorsa  alia  chiesa  una  volta  detta 
S.  Casto  Vecchio ,  di  cui  non  vi  rcsta  che  il  solo  no- 
me.  Giace  ella  atterrata  fuori  '1  recinto  dell'antica  citta 
a  fianco  delta  strada  Latina  in  un  terreno  proprieta  del 
Gapitolo  di  Calvi  podere  del  Capitolo  di  Calvi.  I  nostri 
pietosi  Calvcsi  ,  siccome  molto  divoti  del  henefico  loro 
Protettore  S.  Casto  ,  vogliono  che  questa  fosse  stata  la 
prima  Chiesa  Cattediale,,  ove  fosse  stato  celehrato  il  pri- 
mo  culto  al  nostro  Dio  da'  Cristiani  Calvesi ,  animati  for- 
ge vie  maggiormente  a  tal  credenza  dal  Cerbone ,  il 
quale,  come  Vicario  generate  di  Monsignor  de  Silva  f.m. 
nostro  degnissimo  Vescovo  ,  avea  pirt  volte  visitata  detta 
chiesa  ,  egli  nella  sua  celeb  re  opera  stampata  colla  data 
di  Napoli  i685  nella  pag.  i55.  dice  :  »  il  Tcmpio  fa- 
»  moso,  e  1'  antico  Duomo  Vescovale  della  vetusta  Cales 
»  dcclicato  al  venerabii  nome  di  S,  Casto  ,  sin  da  quei 


286 

y>  tempi  ,  ne  i  quali  fioiva  delta  cilia  »  Esarainiamo  in 
grazia  clella  Verita  se  1'  assertiva  del  lodalo  scrittore  ah- 
Lia  tutti  gli  argomenti  d' esser  vera  ;  o  pure  sia  slat  a 
esagerata  per  aceomoda: si  ,  sicconie  io  credo  ,  a'  deside- 
jj  de'Calvesi. 

Per  dare  una  giusta  idea  di  tutto  ci6  die  tuttora  si 
osstfva1  ne'  frammenti  di  detto  Tcmpio  ho  co'  miei  occhi 
veduto  ed  osservato  che  la  delta  Chie&a  era  fuori  '1  re- 
cinto  della  citta  ;  e  che  la  faLLuca  eia  crdimuia  ,  enon 
gia  de'  tempi  delF  antica  Calvi. 

E'  convenevole  ed  opportuna  cosa  rammemorare  al 
mio  lettore  il  costume  degli  Antichi ,  i  quali  innalzava- 
no  detti  templi  dentro  le  citta  per  comodo  de'  cittadini 
Tolenclo  prcgare  i  loro- Dei  ;  e  che  gli  cdiiieavano  colla 
piu  spledida  magnificenza  per  la  venerazione  dovuta  alia 
loro  Divinita.  Mancano  queste  due  caratteristiche  al  vo- 
luto  Tempio.  Andiamo  avanti.  Gli  antichi  fabbricavano 
i  loro  sepolcri  fuori  le  citta  ,  per  allontanarc  da  quelle 
le  cattive  esala;  iorri  de'  cadaveri  ,  e  cio  senza  veruna  ec- 
cezione.  Di  fatti,  dice  Gio:  Pretzimr  nel  VI.  secolo  della 
Storia  della  Chiesa  Vol.  III.  p.  i£8  ,  «  il  concilia  di 
>»  Biagna  ncll*  anno  563;  puublieando  ,  come  le  citta 
»  godevano  il  privilegio  che  non  si  seppellissero  nfel  loro 
»  recinto  gli  uomlni  defunti  ,  permise  solambnte  che  si 
>»  desse  ad  esii  scpoltura  prcsso  le  mura  dello  ckiese  n  l- 
>  la  parte  esteftia  ed  ecco  il  perchi  da  quell1  epoca  in 
j»)i  incominciarono  le  chiese  a  Eabbricafsi  neirap  •» 
cahipagna.  La  chiesa  adunqtie  in  cfuestione  io  la  eredfi 
edificata  dbpo  il  VI.  seeolo  i\.\  qualcnfe  rdante  nostra 
-hii  ed  in  fatti  la  pittnra  di  S.  Oasto  sul  nutro  ,  la 
quale  anoora  si  rede  ,  e  as&ai  iheschinA. 


287 

Mi  si  pcrdoni  questo  esame  in  grazia  ,  come  dissi  f 
della  verita.  Ma  con  cio  io  non  ho  mai  inteso  notare  di 
poco  accoi tezza  il  celebre  Sciiltore  ,  a  cui  la  Cliiesa  di 
Calvi  dove  moltissimo  per  la  sopialodata  opera  ,  per  la 
quale  a  me  sembia  clie  non  vi  sia  copia  di  lodi  .  la 
quale  non  sia  minore  de'  suoi  meriti.  Dopo  Fantica  pas- 
siamo  a  visitare 

La  Catteclrale  nuova  di  Calvi* 

L'  edifizio  della  nostra  principale  Chiesa  e  fondato  nel 
medesimo  recinto  ov'  era  Calvi  Longobarda.  Dove  la  re- 
gia  strada  degli  Abruzzi  rade  le  mura  del  Seminario 
Diocesano  ,  ivi  sulla  man  dritta  pochi  passi  lontano  da' 
passaggieri  mirasi  '1  sagro  tempio  de'  paesani  detto  il 
Vescovado  che  io  col  mio  lettore  vado  ad  osservare ,  ed 
esaminare. 

L'  epoca  della  fondazione  di  questa  chiesa  e  incerta.  La 
fabbrica  nel  la  part'  esteriore  e  tutta  incrostata  di  pietre 
di  pi pei  no  a  misura  \  siccome  e  puranche  quella  delle 
torre  dele  campane  ;  opeia  di  Monsignor  Maranta  nel- 
T  anno  i5go.  Ma  il  Presbiterio  al  di  fuoii  meiita  atten- 
zione  ,  vi  sono  pezzi  di  piperno  ,  questa  pietra  abbonda 
nella  contigua  sponda  del  rivo  assai  grandi  situati  a 
piombo  quasi  senza  calcina  ,  cosi  sono  ben  commessi  ; 
sopra  vi  e  una  cornice  iavorata  ,  che  si  ammira  dagl'in- 
tendenti  dell'  arte.  Nella  parte  settentrionale  ivi  a  fianco 
era  la  casa  del  Vescovo  ,  ora  arbusto  ,  si  vede  il  segno 
dell'  uscio ,  per  dove  il  Vescovo  entrava  nella  Cattedra- 
le.   L'  attuale  Vescovato  e  in  Pignataro. 


a88 

Sulla  porta  ma\ggiore  che  rignarda  V  occidente  vi  h 
un  arco  cli  pietre  travertine  ahbeliito  di  figure  d'  uccelli 
e  di  quant  upedi  in  rilievo  al  gusto  gotico  ;  il  travaglio 
e  grossolano* 

JEntriamo  nella  Cliiesa  di  lunghezza  pal  mi  i£8  di  lar- 
g-hezza  palmi  68  era  alia  Gotica  ,  e  V  esterno  apparisce 
tale  ,  Monsignor  Danza  la  ridusse  quale  or  si  am  mi  t  a  ; 
la  sua  semplicita  non  disdice  alia  magtiificenza  con  cui 
e  benissirno  costrutta  e  '1  piii  grande  edificio  di  tutto  il 
Circondario;  e  bella,  regolare ,  ed  impiime  una  sorta  di 
rispetto  ,  e  di  ammirazione  per  la  sua  aria  di  maesta  , 
e  di  grandezza.  Forma  tre  navate.  La  Chiesa  e  dedica- 
ta  all'  Assunta  di  Nostra  Signora  ,  e  '1  quadro  dell1  Ara 
maggiore  e  di  mano  maestra.  Ha  cinque  altari  tutti  di 
marmo  ,  siccome  sono  la  balaustiala  del  Presbiterio  ,  e 
le  scale.  Nel  Pulpito  merita  osscnazione  una  tavolella 
di  baccanti  opera  antica  ;  come  ancora  un  opera  a  mo- 
saico  ornata  di  figura  che  rappresentano  uccclki  al  color 
naturale  molto  ben  conservafi.  Dirimpetto  evvi  una  sc- 
dia  di  marmo  ,  la  quale  dinota  il  tempo  in  cui  i  Ve- 
scovi  spiegavano  il  Catecbismo  ai  loro  f'edeli  assisi  sopia 
di  essa. 

Sotto  del  Presbiteiio  vi  c  un  sotterraneo  ,  nssia  Suc- 
corpo  >  ove  si  seendc  per  due  scale  dl  marmo  j  ivi  si 
ossseivano  venhmo  Colonnrlle  <!i  diverge  marmo,  ed  un 
Alierino  pure  di  marmo  f  ove  dentro  un  br&ccio  <1  af- 
gento  vi  si  onora  una  retiquia  irisigne  del  braccio  di 
S.  Casto  martire  ueobo  in  Acquapendente  helP  anno  66, 
dell-era cristiana.  II  Capitolo  e  coraposto  di  un  Primic 
unica  digniti  ,  di  dodiei  Canonici     e  di  dieci  Bddotna* 


289 

davj.  II  Vescovo  porta  i  titoli  di  regio  Consigllere ,  e  di 
Barone  della  Rocchetta  :  luminose  prerogative.  II  Presu- 
lato  di  Moris,  de  Lucia  fa  il  tempo  delP  attuale  gran- 
dezza  della  Chiesa  di  Calvi ,  alia  quale  in  vigor  dell'ul- 
|imo  Concordato  venue  aggvcgata  la  nohile  Chiesa  di 
Teano.  Ecco  il  Decreto  «  Ecclesia  Archiepiscopalis  Ca- 
»  puana  suiFragane  s  habebit  Episcopales  Eeclesias  Iser- 
»  niensera  ,  Calvensem  ,  Suessanam  ;  et  Gasertanam  :  al- 

*  teram  vera  Episcopalcm  Ecclesiam  Theanensem  Cal- 
»  vensi  Ecclesiae  Episcopali  aeque  principaliter  perpetuo 

»  animus   ». 
*  In  nome  del  Signore  :  cosi  sia. 
»  A  tutti  ovunque  sieno  si  fa  noto  ,     clie  nel  di  28. 

*  del  mese  di  lugio  dell'  anno  di  N.  S.  Gesii  Gristo  1 818, 
»  e  ig.  del  Ponteficato  del  nostro  S.  P.  Pio  per  la  Di- 
»  vina  Provvidenza  Papa  VII.  Io  soUosciitto^Uffiziale  De- 
»  putato  ho  steso  il  Transunto  delle  lettere  Apostoliche, 
»  formate  secondo  il  costume  della  Romana  Curia  ,  del 
»  tenor  seguente  cioe  ». 

Entriamo  ora  nella  Sacrestia  ,  opera  di  Zurlo.  Ella  e 
oostrutta  intieramentc  sul  modello  di  quella  del  Duomo 
di  Napoli  :  lunga  palmi  61.  larga  palmi  22.  Dall'  effi- 
giate  mura  miransi  pendenti  i  volti  de'  suoi  sacri  Pastori 
al  numero  di  7  5.  Disegno  dell'  egregio  Pittore  Angelo 
Mozzillo  ;  opera  ben  disegnata  ,  e  molto  meglio  eseguita. 
Giova  il  mirarli  ,  imperciocche  nelP  entrare  In  questo 
sacro  luogo  innao/i  a  questo  popolo  di  Vescovi  mi  sem- 
hra  d'  essere  in  un'  assemblea  degli  antichi  Padri  della 
Chiesa  ,  e  parmi  che  c'invitino  di  continuo  alle  sante  , 
£  cristiane  azioni.   Ma  insiemante  mi  duolo  assai  che  la 


2^0 

pittura  sia  in  parte  mortificata  ,  c  che  sia.  sul  perdere 
le  sue  tinte  ;  ma  pero  spero  che  un  giorno  qualche  Ve- 
scovo  amante  del  lustro  di  questa  sua  Chiesa  dara  ope- 
ra a  ricolorirla  ,  ed  avvivarla.  Dio  faccia  che  sla  cosi. 
Leggiamo  V  iscrizione  scritta  sul  muro  negli  ang-oli 
di  essa  : 

VETVSTISSIMAE  CALENAE  VRBIS  ANTISTITES 

PROFANA 

NON  TAM    POTEST  ATE  INSIGNES 

QVAM  SACRA  DIGNITATE  VENERABILES 

IN  TENEBRIS  ANTE  A  NVNC  TANDEM  IN  LVCE. 

SERVATO  QVI  POTYIT  ANTIQVITATIS  ORDINE. 

MEMORIaEQVE  ERGO  AN.  REP.  SAL.MDCCLXXX. 

Alzo  ii  guardo  ,  ed  infra  gli  altri  m'  inchino  innan/i 
alia  effigifi  di  S.  Casto.  Debbo  aprire  innan/.i  agli  oe- 
chi  del  mio  lettore  ,  che  qui  si  fa  rimontare  V  origine 
del  Giistianesimo  di  questi  popoli  al  primo  sccolo  del- 
F  EiU  cristiana  ,  dieeudosi  S.  Gasto  martire  il  primo  Vc- 
scovo  di  Galvi  nelf  anno  66.  Quanto  se  ne  puo  asseii- 
re  ,  e  lo  attcstano  antichc  cionachc  ,  e  che  tale  sia  J  a 
costante  tradi/ionc  conservatesi  in  Galvi ,  e  che  varj  im» 
nuinenti  ,  ed  anticlii  oodici  si  uniscono  a  render  voiisi- 
mile  questa  opiniooe.  Chi  desidera  di  legsere  couae  la 
Ve3COVlle  Calledra  di  Calvi  fosse  slula  Utftuita  dall  A- 
pofetolo  S.  Pietrp  ,  o  piuttosto  da    qu.-drhe  suo  Disoepa- 

lo  ,    legga    d   CeiboiM    iM-lla   sn  r   ojnia    Dc     ClUfU   dnfujuo 
SS.    Mill ()  run    (\isti    $pjsCOpi    Calve/ISIS  ,    ct    CflSSll     ( 

piscopi  Sinuessani,   i683. 


2QI 

Ma  che  importa  finalmcnte  allorche  si  e  nel  possesso 
<1.  un  tanto  bene,  qual' e  la  Fede  di  Gesu  Crista  se 
«asi  cominciata  a  godere  alcuni  secoli  prima  ,  o  dopo  ? 
L'assicurarsela  pel  futuro  ,  e  second©  la  purita  ,  .  e  la 
sanhta  del  Vangdo  deve  formarc  1'  oggetlo  delle  nostre 
cure  ;  procuriamo  intanto  di  rimaner  costanti  in  quelle 
cose  die  abhiamo  imparate.  Cosi  Parlava  1' Apostolo 
i.  Paolo  al  caro  suo  Timoteo  nel  capitolo  terzo  della 
seconda  sua  epistola  al  medesimo  diretta  ;  E  cosi  pure 
Frla  Egli  in  Lui  ai  Fedeli  Calvesi  d'oggidi.  Epist.  ad 
rim»the«m  II.  Cap.  III.  Queste  sono  questioni  . 
•to  important!  ai  dotti  ,  che  utili  ai  Popoli. 

Dovrei  ora  qui  tesserc  un  compendio  di  storia  desli 
Jltri  Vescovi  successor!  di  S.  Casta  ,  e  un  campo  questo 
da  nusu^re  al  di  la  delle  nue  forze.  Io  non  nJL  se 
voles*  fare  solame„te  una  lista  compiuta  di  tutti  quel- 
h  che  «  potrehhero  nouunare  con  elogio  ,  ed  io\on 
ho  cspress.ou,  da  connnendare  tali  Personaggi,  §iaclle  gra. 

f;°  fmam°  avuta  una  Lu°na  serie  di  deSni  Pa- 
stor,. Ma  che  diressimo  poi  di  tanti  altri  ,  de'  quali  non 
lcgglamo  ne  Storici  ,  che  quattro  ,  o  cinque  parole  ;  e   I 
cui  regune  non  ha  alcuna  continuazione  ?  Di  alcuni  a B- 
pena  se  ne  accenna  il  nome  ;  d'  alcuni  finanche  s'  i^o- 
ra.  In    questo    stato    di  cose  limitero  il  mio  discors°o  a 
due  soh  ,  a  Zurlo  ;  e  a  Monsignor  de  Lucia  ,  e  lo  fac- 
ao  tanfo  pi„  a.endoli  i0    conosciuti  ,   ed  ammirati  nel- 
eta  nua.   Compiled  adunque  due  e'pilogfci  dando  a  dl 
vedere ,  i  costumi ,  e  1' indoli  dei  suddetti  due  Personal- 
s' !  aftche  posti  sngli  occhi  degli  altri  come  imagini  di 
Morale  vntu  fossero  giudicati  da  lor9  degni  d'imitarione 

3 1 


Ai  L  Epilog*    voglio    premettere    an  rijb  nflesso 
convemente  alia  materia.  lo  tengo  per  certo  cbe  se  non 
uti  almeno  alcuni  di  questi  Vescovi  per  lenobd^o- 
n"  da  loro  fatte  a  favore    di  questa  Diocesx  ,    massnne 
ne'temji  di  calamita  ,  meritcrebbero  delle  statue  ,  e cbe 
per  mancama  di  uno  scrittore  giacciono  sepoltx  nedob- 
blio.  Per  rimediare  a'simili  ineonvenienti   dovrebbero  ! 
Capitoli  delle  cattedrali  aver  cura  di  far  tessere  un  com- 
JLo  raeconto  della  vita  del  morto  Vescovo  ,   orman- 
do  un  giudmo  sul  carattere    di  lui ,    e  darlo  alia  luce 
colla  stampa.  On  tale  giudbio  scritto  da  unapennanon  | 
venduta  ,    ma    libera  ,    e  fi#a  della  verira  sarebbe  un 
incentive  ai  Vescovi  successor!  d'  essere  virtuosi;  esseu- 
do  la  gloria  della  propria  riputaxione  la  pu  dehcata  nc- 
cbezza  d  un  galantuomo  :    quel   buon  Greco  cbe  vmsc 
Serse  soleva  dire  ,  cbe  i  trofei  di  Milmde  spesso  dde- 
stavano  dal  sonno  ,  ne  questo  gli  avveniva  pcrcbe  d«M 
enasse  egli  di  distruggerli  (  come  spesso  avviene  )  ;  ma 
perchc  desiderava  d' alzarne  per  sua  gloria  altna  quell 
ueuali,  e  somiglianti;  cosi  i  Vescovi  spronat,  del  dcsM 
derio  di  iarsi  degni    dell' amor    de' popoli  ,    pot«bbenj 
con  ardore  cnlrare  ne'  ca.npi  della  virtu,     «  della  lode, 

ECCONE  UN  ESEMPLARE 

,7  pUl  ragSuar<Lvole  ill  tutti  gli  csemphtri. 

Giuseppe  Maria  Capace  Zurlo  nato  in  Napoli  add!  j 
*Ar*]0t    anno   ,7...    Delia   Casa    Capace  Zmlo   no,, 

torttkro  di  partate  esseiiao  notbsima  la  nbbfla  w»a  ,  I 


2q3 

cui  venne  alia  luce  il    nostro  Vescovo  ,    il  quale  forma 
V  oggetto  del  presente   epilogo.  Appena  compiti   sei  anni 
della  sua  eta  venne  allevato  nel  nobil  Collegio  della  Fa- 
miglia  Capece  ;  di  dodiei  anni  fu  dato   in  cura  a'  Padri 
dclla  Congregazione  Tealina  nella  casa  di  S.  Paolo  ,  la 
quale  fioriva  di  tanti  valentuomini  preclari  per  talenti  t 
e  per  lo  zelo  Divino ,  siccom'  e  noto  a  chi  legge  la  sto- 
ria  di  que'  tempi.  Ivi  in  quella    venerabile  Assemblea  , 
appellata  gloriosamente  il  Seminario  de'  Vescovi  :  fu  al- 
levato con  tanto  studio,  che  sebbene  sortita    avqpse  un* 
ottima  indole  ,  sembro  nulla  ostante  che  per  V  acquisto 
della  virtu  stato  fosse  meglio  ancora  educato  ,  che  nato 
non  era.  Non  oso  mai  che    co'  vecchi  Padri  ,  e  sempre 
cogli  ottimi.  Conosciuto  1'  acume  del  suo  nobile  ingegno 
fu  mandato  in  Roma  per  apprendere  gli  studj  sublimi. 
Ivi  ordinato  Sacerdote  ritorno  in  Napoli  ,  ove  per  nove 
anni  insegno  ai  nobdi  allievi  Teatini  nella  Casa  de'SS.A- 
postoli  la  Filosofia  ;  e  giojiva  meco  che  cinque  suoi  stu- 
denti  era  no  stati  in    seguito  creati  Vescovi  ,*    tra    questi 
Mons.   Sisto    di  Sora  ,    e  ?1    degnissimo  Lopez  di  Nola. 
Divenuto  un  esemplare  di  modestia  ,  di  zelo  ,  di  santi- 
ta  fu  eletto  superior  e  alle    povere  Gonvertite  dette  di  S. 
Paolo  ,  alle  quali  cornpero  la  casa  nel  Vico  de'  Sapona- 
i  i ,  strada  Foria  ,  ove  abitano  ,   colla   somma  di  ducati 
45oo  ,  limosina  a  Lui  data  a  tal  oggetto  da  un  pio  be- 
nefattore  ,  di  nome  Tommaso.   II  Cardinale  Arcivescovo 
Giuseppe  Spinelli  ,  a  cui  era  assai  caro ,   non  pote  trat- 
tenerlo  ,  che  chiamato  in  Roma    da*  suoi  Superiori  non 
si  fosse  la  portato.  Fra  lo  spazio  di  nove  anni  che  con- 
tinue* quella  stanza ,  promosse  con  felice  successo  la  cau- 


294 

sa  della  beatidcazione  del  Servo  di  Dio  Paolo  di  Arezzo 
Teatino  ,  la  quale  giacca  sepolla  ;  ed  e  d'  ammirarsi  , 
cV  egli  poi  Zuilo  successe  alio  slesso  Areivescovato  ,  e 
Cardinalato  del  suo  Beato  d'  Arezzo  ;  ed  e  da  sperare  , 
che  verra  un  tempo  e  la  Chiesa  adorera  anclie  Lai  su- 
gli  altail  per  Y  eroiclie  sue  virtu  ,  a  me  piii  d'  ogni  al- 
tro  ben  nolo  ;  avendo  io  avuto  la  sorte  d'  esse re  stato 
per  lo  spazio  d'  ahni  diciasettc  suo  intimo  GappeHano. 

Nella  soprannotata  permanenza  fatta  in  Roma  Bene- 
detto XIV.  ne  conobhe  il  merito,  e  nell' anno  17 56.  ne' 
Comizj  generali  dclla  Congregazione  Teatina  ,  di  cui  era 
Secretario  per  registravne  gli  atti,  ncl  mentre  clie  i  ve- 
nerabili  Padii  vole  van  o  crearlo  Proccurator  generate  ,  il 
S.  Padre  lo  promos 9 e  al  Vescovado  di  Calvi.  Disposi- 
zione  Divina  per  questa  Chiesa  ;  imperciocehe  colic  sue 
viitu  da  piccola  ed  oscura  ch'  ella  era  ,  seppe  ben  farla 
grandissima ,  e  chiarissima.  I  fatti  attestano  i  miei  detti. 
Creato  Vescovo  ,  come  qucg-Ii  chc  sapea  qua?ito  grande 
fosse  T  obbligo  della  residen/a  ,  venue  nella  sua  Oioee- 
si  ,  e  vi  si  fermo  per  anni  quasi  27  ,  attendendo  a  se 
solo  ,  ed  alTanime  a  Lui  commesse,  sen/a  cangiar  pun- 
to  la  consiieta  maniera  della  sua  vita  sobia  ,  e  laborio- 
»a,  noii  passaudo  uiai  giorno ,  che  non  celebrasse  il  san- 
to  sacrificio  della  ?A(\..a.  Sua  istituzione  fu  in  Pignataro 
I* esposizione  del  Santissimo  eon  tre  Scrmoni  negli  ulti- 
mi  tie  giorni  del  carnovale  I' espofti*  ione  quo- 

tidiana  in  tutte  le  Parrocchie  della  Diocesi ,  quali  giii 
anno  immancabilmente  visitava  ,  Java  col  latte 

dclla  paiola  divina.  Bra  una  fuoco  celc 

chc  infiamniava  tutti  :  Lanto  chc  non  andu   guari  ch 


2q5 

santi  oostumi  suoi  si  videro  comparire  quasi  colon  sulle 
operazioni  del  Clero  ,  e  cli  tutto  il  Gregge  a  Lui  atfi- 
dato.  Monsisnor  Galcota  decnisshno  Arcivescovo  di  Ca- 
pua  suo  conlratello  a  Lui  comnuse  la  Visita  delle  Par- 
rocchie  del  Mazzono  ;  e  1'  esame  ,  e  la  sagra  Ordina/.io- 
ne  dell'  illustre  Clero  Capuano.  Io  molto  tralascio  ,  per- 
che  richiederebbe  ftiaggior  campo  die  non  e  questo.  Nel 
corso  del  suo  Prcsulato  incontro  delle  azioni  ammirabili, 
colle  quail  giunse  a  pareggiare  i  primi  Vescovi  della 
Cliiesa  di  Gesii  Ciisto. 

Egli  rivendieo  da41a  Metropolitana  di  Capua  alia  C Me- 
sa di  Calvi  Y  usurpata  Gappella  della  Masseria  detta  la 
Marckesa  di  la  di  S.  Andrea  del  Pizzone  :  Ma  punto 
men  bella  ed  onorevol  cosa  non  e  per  questo  nostso  E- 
mincntissimo  Vescovo  Paver  avuti  due  degni  Vicar] 
D.  Giuseppe  Maruca  ,  e  D.  Michelangelo  Peruta  ,  i  quail 
i'urono  ambedue  degrii  Vescovi  ,  il  Primo  di  Viesti  nella 
Provincia  di  Capitanata  ;  ora  per  la  Bolla  Pontifieia  de' 
2<j.  luglio  1818.  data  in  anrntxtinistrazione  air  Arcivesco- 
vo  di  Manfredonia  ;  ed  il  secondo  Ve:;covo  d1  Isernia  nel- 
la Provincia  di  Molise.  Qtie&ti  due  Valentuomini  da! 
suo  esempio  impararono  ad  essere  deijui  Vescovi  della 
Chiesa. 

Ma  ]a  precipua  sua  sollecitudine  fu  il  Seminario,  il 
quale  in  trista  condizione  trovavasi  allora  per  quanto 
nc  dicono  i  nostri  maggiori.  Ivi  qual  accorto  Padre  j>er 
informare  il  cuore  degli  alutini  alia  religione  ,  ed  al  buon 
costume  ,  e  Y  ing-cgno  ad  ogni  buona  disci  plina  ,  inco- 
mincio  pria  plant  a  re  il  gerrne  delle  virtu  Ecc  lesiastiche 
con  regole  da  lui  senile  ,  le  quail  poi  ad  istarcza  dc'Yi> 


296 

scovi  del  regno  nel  1792  furono  stain  pate  per  fame  uso 
ne'  rispettivi  loro  Seuainai  j  ;  indi  divelse  le  radici  della 
ignoranza  ,  e  vi  pianto  V  albero  della  scienza.  Ebbe  la 
sorte  di  due  valorosi  maestri  suoi  allievi  ,  il  Simonetti, 
ed  il  Ronconi ,  due  genj  del  sapere:  ii  primo  nelle  bel- 
le lettere  ,  per  mezzo  di  cui  il  nostra  Seminario  potea 
dirsi  T  albergo  delle  muse  ;  e  si  valse  deli*  opera  del 
secondo  per  le  scienze  sublimi ;  avendolo  mandato  in 
Napoli  ed  apprenderle  dal  signor  D.  Nicola  Feigola,  al- 
lora  giovane  ;  poi  primario  Professore  nella  Universita 
di  Napoli;  e  dal  signor  D.  Felice  Sabatelli  allora  Primario 
Astronomo;  e  fece  venire  nel  Seminai  io  il  signor  D.  Gen- 
naro  Sisti  Primario  Professore  ad  insegnar  la  lingua  Grc- 
ca.  E'  incredibile  P  indiistria  da  Lui  posta  in  tai'  edu- 
cazione.  Almcno  due  volte  nella  settimana  interveniva 
alle  scuoie  ,  Jove  sparse  P  emolazione  ;  e  cosi  ienno  e 
stabili  sopra  fondamenta  sicure  il  Seminario.  Inceutivi, 
e  stimolo  d'  ineoraggiamcnto  erauo  in  ogni  anno  inipre- 
tcribilineiite  un'  Accademia  in  Poesia  ;  una  pubblica 
Cmiclusione  in  Filosofia  ;  ed  un  altra  in  Teologia;  e  tali 
pubblici  sperimenti  ,  faceansi  nella  esta,  accio  gli  alun- 
ni  per  ii  caldo  non  istassero  bvugati  ;  e  gli  Argucnti  e- 
jano  invitati  da  Capua,  da  Teano,  c  d' Avcrsa.  Appe- 
na  si  puo  dire  quanto  i  giovani  alunni  s'  inlervorassero 
SOilo  i  snoi  ocelli  ,  Ognnno  rnvava  iV  oltencrc  il  piiiui- 
lo  ,  il  rapido  e  lamoso.  II  rapid  o  grido  del  Seminario 
fcu  uh  lampo  cbe  si  diffuse  in  tigtt'  i  vicini  luoghi,  qua- 
si che  dal  fonte  della  disciplina  <li  Zurlo  fosse  deriv^to 
in  tutti  desiderio  di  cose  nobili.  Onde  da  rarie  Diorsi 
Capua  ,  Cajazzo  i  Caseita,  Carinoia  ,  Teano  ]  Bajaoo  » 


a97 

Iscrnia,  S.  Germane,  c  fin  da  Trivento  vennero  alunni 
qui  a  studiare  ,  dondc  uscirono  uoinini  di  singolare  or- 
namento  al  Foro  ,  alio  Stato ,  ed  alia  Chiesa  ;  ed  e  sua 
merce  se  Galvi  ancora  abbonda  di  ricchczze  native ,  ne 
piu  ha  bisogno  delle  straniere.  Finalmente  per  cio  che 
riguarda  il  Seminario  ,  ben  due  volte  io  udii  dalla  boc- 
ca  sua  dire  nci  due  Seminar)  di  Napoli  :  «  ch'Egli  pel 
»  Seminario  di  Calvi  non  aveva  avuto  bisogno  di  sti- 
»  molo  ,  anzi  di  freno  ,  per  gli  studj  ;  »  parole  supe- 
riori  ad  ogni  altro  elogio. 

Mi  era  dimenticato  di  dire  ,  ch'  egli  vendico  al  Semi- 
nario il  beneficio  di  S.  Maria  delle  pietre  late  ,  e  che 
mostro  un  coraggio  inflessibile  a  fionte  di  Monsignor 
Perrelli ,  a  cui  lo  avea  conferito  la  Gorte  di  Roma  ;  ed 
essendo  Arcivescovo  di  Napoli  col  suo  favore  il  nostra 
Seminario  ottenne  dal  Re  Ferdinando  I.  il  beneficio  di 
S.  Pictro  in  Silva  :  Non  lascio  di  dire  ci6  che  delle  sue 
renditc  free  :  eresse  nella  cappella  del  Seminario  Dioce- 
sano  un  beneficio  sotto  il  titolo  della  Vergine  Addolora- 
ta  ,  e  per  la  prima  volta  lo  confer!  a  D.  Ferdinando 
Cafficre  Napolitano  ,  e  1'  ordino  Sacerdote  come  suo  fa- 
miliare.  Nella  riattazione  del  succorpo  della  cattedrale 
contribui  per  ineta  colla  citta  di  Calvi  le  spese  occotse. 
Con  proprio  denaro  formo  le  rinchiese  di  ferro  ornate  di 
ottone  al  presbiterio  ,  e  al  succorpo  medesimo  il  pavi- 
mento  di  mattoni  all'  inteia  Chiesa  \  V  abitazione  Vesco- 
vile  in  Pignataro  ,  e  la  sacrestia  di  piauta.  Somministro 
per  la  fabbrica  dell'  Ospizio  ducati  1907.  Due  piattini  , 
un  incensiere,  una  cioce  sull'  altare  maggiore,  due  can- 
delicri  per  i  due  ceroferarj  ,  tre  carte  di  gloria  tutti  di 


298 

argento  ,  ed  un  calice  cli  argento  indorato.   Aumento  al 
doppio  il  Seminario  Diocesano.  Se  mi  si  domandasse,  co- 
me mai  in  quei  tempi  avesse   potuto  spendcre  tanto,  li- 
sponderei  ehe  la  temperanza ,  e  la  frugalita  gli  sommi- 
nistrarono  i  loro  tesori  ignorati  dal  molle  ,  e  dal  fasto- 
so.  Non  sapendo  poi  vivere  un  sol  momento  inoperoso, 
percio  da  me  appellato    F  infaticabile    Zurlo  ,  per  illu- 
strare  la  sua  Chiesa  molto  travaglio  a  compilare  la  Sto- 
ria  Sacra  e  Civile  di  Galvi  a  qual  oggetto    nell'  ottobre 
del  1780  si  portb  in  Montecasino  in  compagnia  de'  due 
celebri  soggetti  Honcone  ,  e  Simonetti,  ed  io  fui  ii  tcr- 
zo  per    visitare    a  tal    uopo    quel    rinnomato  Archivio. 
Me  ntre  cosi  operando  stava  tut  to  nascosto  ,  a  se  stesso  f 
non  pote  tanto  cela»si  ,  cbe  lo  splendore  dclle  sue  virtu 
not  palesasse  tuttavia  al  nostra  Angusto  Monarca  Fcrdi- 
nando  I.  ,    il  quale    gli    ap  i  un    campo  piu  vasto  per 
metterc  ad  opera  la  sua  gran  virtu,  invitandolo  all'Ar- 
civeseovado  di  Napoli ;  e  nel  Concistoro  de'  16  diccmbre 
1782   iu  da  Pio  VI.   (ad  ogni  altra  cosa  pensando  egli ) 
diebiarato  Arcivescove  ,  ed  innalzato  all'  eminente  grado 
di  Cardinalc.  Nello  stesso  giorno  essendo  gito  ,    siccome 
ilovca  ,  a    ringraziaie  il    Papa  :  il  S.   Padre  in  risposta 
r^li  dissc  lc  segucnti  precise  parole  :  «   Ci  crano  ben  no- 
»  te  le  virtu    pastorali    da    Voi    esercifate  in    Galvi  ,  e 
»  quante  volte  il  He  di  Napoli  qi  presenter*)  sog£ettide~ 
»  gni,    s^ppiamo   anche   Noi   sublimarli  •'  primi  onoii 
>»  del  la  Ghiesa.  »  J  0  ,  e  tutto  la  sua  famiglia  eravamo 
present]  a  tal  funziooe.  A  me  nondimeno  semlj  ava  che 
maggior  lustro  Egli  avesse  della  propria  \iiiu.  chfc  da 
Qiiesli  onon  i)«  il.(  V  n  1 11. 


299 

Posto  suir  alto  candeliere  della  Chiesa  di  Napoli,  ogni 
suo  studio  mise  ,  perclie  la  dignita  gli  servisse  per  ao 
quisto  di  merito ,  non  gli  fosse  premio  di  buone  opere 
fattc;  raantencre  lo  stesso  tenor  di  vita  lahorioso  ,  e  fra- 
gale  ,  e  tutto  Cavita  ;  dicendomi  spesso  die  il  Vescovo 
dovea  proccdere  da  padre  amorcvole  ,  piuche  da  rigoro- 
so  gi  udice  ,  tal  dctto  meritarebb'  essere  scolpito  ncl  cuo- 
1  e  di  tutt'  i  Vescovi  della  Chiesa.  La  rnoite  di  quest'uo- 
mo  singolare  accaduta  a'  3i  di  diccmbre  1801  fu  da 
santo.  Ho  scritte  queste  poche  cose  di  Lui ,  perclie  1  a 
domcstica  sua  disciplina  fosse  posta  sugli  ocelli  delle 
persone  :  la  quale  come  immagine  d'  onorata  virtu  ogni 
volta  che  i  Vescovi  la  guardassero  fosse  giudicata  da 
tutti  degnissima  d'  imitazione.  Giace  sepolto  nella  Chie- 
sa di  S.  Paolo  de'  PP.  Teatini  ,  nella  cappella  dell'  An- 
gelo  Custode  juspndronato  della  Famiglia  Gapace  Zurlo* 
ovc  vi  e  la  sua  Statua  colla  seguente  iscrizione. 


3a 


3oo 

HIG.  JACET 

JOSEPHVS.  MARIA.  CAPICIVS.  ZYKLO 

QVI.INTER.  CLERICOS.REGVLARES.  NOMEN  PROF. 

PROPTER.  EGGREGIAS.  ANIMI.  DOTES. 

MENTEMQYE.  OPTIMIS.  DISCIPLIJNIS.  EXCYLTAM, 

AD.  ECCLESIAM  GALENAM.  EVECTYS 

INDE.  AD.  NEAPOLITANVM.  PONTIFICATYM. 

OMNIBYS.ORDINIBYS.PLAYDENTIBYS.TRANSLAT. 

AC.  ROMANA.  PVRPVRA 

INSIGNIQVE    ORDINLS.    SANCTI.    JANVARII.    TORQVE    CONSPICWS 

CONSILIO.  COMITATE.  PRVDENTIA 

ATQVE.  EPISCOPALIBYS.  YIRTYTIBYS-  YNIVERSIS 

IMMORTALI.  SIBI.  LAVDE.  COMPARATA 

OBIIT,  PRID.  KAL.  JAN.  MDGGCI. 

MT.  SYM.  XCI. 

A  questo  Emincntissimo  nostro  Pa  store  inanca  un  Mau*. 
soleo. 

Ecco  it/i  seconclo  Esemplarc. 

Andrea  di  Lucia  nacquc  di  pii  ,  ed  onesti  genitori  in 
Mugnano  del  Cardinale,  distretto  di  Nola  ,  Provincia  di 
Terra  di  Lavoro  nell'  ultimo  giorno  di  uovembre  ,  del- 
T  anno  iy42  j  essendo  ancora  fanciullo  vesti  I'  abito  cle- 
ricale  ,  ed  ebbe  V  educazion  primiera  dal  fratello  di  suo 
padre  I).  Gaetano  ,  moiigerato  ,  e  savio  Parroco  di  S'ni- 
gnano  Diocesi  di  Nola.  Egli  I'amorei  >le  Zto  i^it to  ncl . 
docile  intelletto  |  e  Del  cuore  arrendeyole  di  questo  ni- 
])oi:  le  prime  cogninoni  del  sapere,  e  le  prime  reriti 
clella  religione.  Giunto  appena  all1  cti  d*  apprendtre  ag\H 


3oi 

studj  sublimi  fu  mandalo  in  INapoli  sotto  la  soave  ;  ma 
laboriosa  disciplina  tie'  Gesuiti ,  i  quali ,  e  chi  '1  neghe- 
ra  ?  non  lasciavano  indietro  alcana  cosa  intentata  per  bene 
istruire  la  gioventii.  Ivi  '1  nostro  alunno  colla  elevatezza 
del  sno  ingegno  ,  e  colla  scorta  di  que'  Venerandi  Padri 
ottcnne  famoso  nome  fVa  gli  student!  suoi  coetanei  ;  e 
fece  tal  profitto  ,  che  (  per  ristringere  il  molto  in  poche 
parole  )  non  pur  corrispose  all'  espettazione  de'  suoi  pa- 
renti  ,  ma  la  supero  di  gran  lunga.  Ivi  'n  quelle  scuole 
imparo  certamente  quella  filosofia  da  Cicerone  appellata 
consolare  ,  cice  ,  degna  degli  uomini  gravi ,  e  che  han- 
no  giudizio. 

Ordinato  Sacerdote  diede  opera  alle  Leggi  Civili  e  Ca- 
noniche  ,    e  preso  il  Dottorato  ,  inccmincio  ad    avvocare 
nella  Curia  ArcivescoTile    di  Napoli.  Avendo    cola  fatta 
luminosa  comparsa    coi  suoi  talenti  ,    e  colla  bonta  de' 
suoi  costumi  vcnne  richiesto  da  piii  Vescovi  'yzr  Vic&rio 
nelle  loro  Diocesi.   Per  tacer  degli  altri  ,    esercito    final- 
mente  tal'  onorevole  impiego  per  piu  ahni  in  Gallipoli  Pro- 
vincia  di  Lecce  ,  essendo  Vescovo  cola  Fra  Agostino  Ger- 
vasio  ,     il  quale  fu  poi   Csppellano  Maggiore  ,    ed  Avci- 
vescovo    di  Capua.   Appresso    tal    illustiissirno  Personag- 
gio  conoscitore  csquisito  ,  e  grande  estimators  degli  uo- 
mini degni  ebbe  largo  campo  di  mostrare  il  suo  valore, 
e  mosaollo  con  incredibil  sua  lode  ,  onde  ben  merito  nel 
1792  ,  cioe  ,  negli  anni  cinquanta  della  sua  eta  ,    d'  es- 
ser  promosso  per  Vescovo  alia  Chiesa  di  Calvi ,  che  fin 
dal   1782  era  vacua  per  la  pi  omozione  del  Cardinal  Zur- 
lo  alia  Cliiesa  Arcivescovile    di  Napoli.   Eeco  un  campo 
da  misuraie  al  di  la  delle  mie  forze  io  pero  me  ne  spe- 


302 
disco  come  so  il  meglio  ,  con  quella  brevita  che  posso 
maggiore  ,  lasciando  agli  altri  il  raccontare  a  pieno  le 
sue  azioni  ,  e  la  sua  vita.  Dico  solo  die  nel  governare 
questa  Chiesa  cammino  sempre  per  quella  strada  pLima. 
segnata  dali1  Eminentissimo  suo  predecessore,  facenclo  prin- 
cipal sua  cura  il  Seminario  ,  il  quale  £in  da'primi  anni 
del  suo  Episcopal  o  riconosce  da  Lui  il  ricco  beneficio  di 
S.  Pietio  in  Silva  ,  ottenuto  da  Ferdinando  I.  ,  merce 
la  riputazione  che  avea  concetti  del  suo  valore.  Ma  pet- 
la  strettezza  del  luog-o  ometto  simili  narrazioni  ,  per  far 
conoscere  al  mio  lettore  V  animo  grande  ,  e  costante  di 
Monsignor  de  Lucia  piuttosto  ne'  travagli  ,  e  nellc  scia- 
gure  da  due  accidenti  ,  che  meritano  di  non  esser  pas- 
sati  sotto  silenzio. 

Nclle  triste  turbulenze  nate  in  Europa  ,  queste  nostre 
Provincie  nel  1799.  vennero  allegate  da  un  immenso  stuo- 
lo  d'  annate  nemiche;  oltre  ai  danni  ,  c  alio  ruine  qui- 
vi  fatte  j  occupaiono  il  nostra  Seminario  diocesano  ,  0 
la  rontigua  Chiesa  maggiore,  locati  lungo  laregia  strada 
degli  Ahruzzi  ,  c  ne  leceio  alloggiainenli  di  soldati. 
Senti  Monsignore  questa  piaga  nel  piu  intiino  del  cuore. 
Ma  quando  tutlo  era  costernazione  ,  allorche  lo  stato  del- 
la  Diocesi  semlnava  incurabile  ,  ad  onla  di  lulli  i;li  <>sl«i- 
coli  piu  inviucibili  ,  mediante  i  suoi  mczxi  furono  eVa- 
cuati  da1  militari  i  soprannotati  locali.  Nun  si  puo  pen- 
sure  1  allegrezza  che  senti  quando  raccolse  in  que]  sacro 
recinto  nuoramente  le  sue  delizie,  toIH  dire,gli  alunni 
sparsi  nella  Diocesi  ,  e  la  festa  chfe  face,  quando  riaper- 

to    il    DuomO    fece  ,     i  \ i     risonaiv     i    C.mlici     del    SigflOre. 

Chiunque  leggera  I<   sciitture  di  quella  caliginosa  sta  J  •■ 


3o3 

nc  ammircra  sicuiamente  V  ammo  saldo  di  Lui  in  casi 
di  tanta  importanza  ,  egli  dara  un  distinto  luogo  (r& 
gl'illusti  pastori  di  questa  nostia  Chiesa.  Ma  io  passo  a 
raccontarc  an  altro  accidente  assai    piu    malagevole  per 

la  nostra  Dioeesi  ,  che  per  impediilo  fn  necessaio  un 
grand'  uoino  ,  e  quest*  iu  Monsignor  dc  Lucia. 

Nel  1018.  dovendosi  fare  hel  regno  la  nuova  circo- 
sciiscione  delle  Diooesi  ,  erasi  risoluto  d'  aggregrare  la 
Chiesa  di  Calvi  alia  Metropolitan^  di  Capua  colla  sua 
grande  influenza  Mon'sismore  non  solamente  sostenne  Cal- 
vi  ,  ed  impedi  che  non  cedesse  nella  oscu-ita  ;  m'  anepra 
aumento  lo  splendore  di  Lei  ,  facendo  aggregare  a  Calvi 
la  popolosa  diocesi  di  Teano. 

Niente  deve  fare  piu  onore  a  Monsignor  de  Lucia 
quanta  questo  sentimenlo  d'  arnore  ,  che  testifieo  in  tal 
rincont.o  verso  la  sua  sposa  ,  avendo  benanche  rinun- 
ciato  a'  suoi  maggiori  vantaggi,  La  divina  Provvidenza 
arbitra  del  cuore  dcgli  uomini  ,  e  delle  vieende  de'  tem- 
pi ,  ella  ceitamenle  fu  ,  che  per  secondare  gii  altri  suoi 
disegni  dispose  Andrea  de  Lucia  Yeseovo  di  Calvi  ,  e 
dispose  appesso  clie  Monsignor  de  Lucia  servisse  alia 
grandezza  di  Lei.  Egli  si  pu6  dir  con  molta  verita  con 
questa  nuov'  aggiegazione  ,  opera  delle  sue  mani  ,  1'  ha! 
nobilitata  fissandola  su  d'  una  stabil  base  ,  e  le  ha  data 
una  liputazione  ,  cbe  1' agguaglia  alle  chiese  piu  nobili 
del  regno.  II  suo  nonie  percio  sara  portato  da1  secoli  in 
secolo  dalla  memoiia  de'  Calvesi. 

In  somma  fu  un  Vescovo  altrettanto  grande  per  emi- 
nenza  di  virtu  ,  che  per  grandezza  di  dig-nita  ,  siccome 
colla  molta  sua  espcrienza  di  trentasette  anni  che  govcr- 


3o4 

no  questa  chiesa  ,  *ha  sempre  dimostrato  d'  essere  ;  fra 
le  molte,  nc  arreco  una  pruova  onorevolissima.  Nel  cor- 
so  della  cosi  detta  occupazione  militare,  essendo  il  Papa 
assente  di  Roma  ,  stabilissi  nel  regno  una  Giunta  di 
Vescovi  per  dare  un  nuov1  ordine  alle  cose  Ecclesiasti- 
che.  Obbietto  certamente  di  somoia  importanza  ,  ma  in 
quel  tempi  pieno  di  pericoli  in  quello  stato  estraordina- 
rio  ,  grave  ,  e  pericoloso  ,  nel  quale  ,  mag-gionnente  si 
conosce  il  valor  dell'  uomo.  Nella  predetta  sacia  Radu- 
nanza  opportunamente  venne  prescelto  Mons.  de  Lucia  , 
ben  conosciuto  ,  atto  a1  grari  neg-ozj  ;  il  quale  nel  risol- 
vcre  molte  cose  a  gloiia  di  Dio,  ed  al  benessere  di  que- 
ste  nostre .  popolaziom  col  suo  chiaio  ingegno  ,  e  colla 
piudenza  sua  venne  a  far  credere  d'  esser  Egli  perso- 
naggio  di  prudentissimo  consiulio  ,  e  di  piolbndo  sape- 
re  ;  poiclie  ritornato  felicemente  sul  trono  il  nostro  Re 
Ferd.  I.  confermo  nclP  esereizio.  la  sopralodata  Giunta  , 
ed  approve  quanto  da  Quella  erasi  stabilito  ;  riconosecn- 
do  cosi  quando  fosse  stato  comnienilabile  nelle  sue  riso- 
lu/ioni  il  valore  ,  c  '1  nierito  suo. 

Fu  Monsiguor  de  Lucia  di  statura  ben  graudc  ,  e  ben 
fatta  ;  di  pfesenza  grata  ,  e  veneranda  insieme«  lu  ul- 
timo per  boo  inorire  a  sestesso  ,  mori  alia  roba  ;  e  gia 
fin  dal  millottocento  ventritre  al  Collegio  degli  Eddoma- 
claij  della  Catledrale,  del  quale  e  stato  il  scoondo  fon- 
datore  dopo  Mons.  <Ie  Silva  1.  m.  :  avea  donato  mog- 
gia  ba.  di  terreni  dell' annua  rendita  imponibWe  di  du- 
cati  3o5,  c  granj  Bo.  )><m  Not.  Giorgio  \  ito  di  Pigna- 
taro.  Coll1  ultimo  suo  testaniento  ba  donate  ingenti  som- 
inc  al  Seminaiio  ,    al  Capitolo  dc' Canonici ,  ed  ai  IN* 


3u5 

vcii  dclla  Dioccsi  di  Calvi  ;  i  quali  piu  clegli  altii  han- 
no  fatta  gran  pelxlita  nella  mortc  di  Monsiguorc  ,  che 
sia  in  ciclo  ;  e  mancato  loio  V  amoroso  padre  ,  da  cni 
avcvano  og'  anno  circa  ducati  5oo.  siccome  apparisce 
da'  libii  do  IT  amministrazione.  Su  tal  degnissimo  esem- 
plare  dovrcbbono  modellare  la  condotta  loro  tutt1  i  Ve- 
scovi  della  Chiesa  per  ben  regoere  il  Gregge  di  Gesu 
Crista. 

Quesle  poclie  cose  ho  dette  ,  ami  accennate  ,  qui 
delle  moltissime  clie  si  potrebbono  narrare  di  Monsiguo- 
rc f.  in;  se  non  riehiedessero  maggior  campo,  che  non 
e  qucsto  ,  poiche  io  ho  scritto  non  la  vita ,  ma  un  sem- 
plice  Epilogo ,  formando  da  questo  il  carattere ,  e  Y  in- 
dole ,  lasciando  agli  altri  il  racconto  a  disteso. 

Questo  amabilissimo  Yescovo  degnissimo  certamente 
di  yivcre  quanto  si  puo  vivere  per  beneficio  della  cjbiesa 
di  Dio  ,  moil  in  Napoli  la  notte  seguente  de'27.  febra- 
jo  dell' anno  1829.  e  della  eta  sua  ottantasette.  Fu  ser  - 
pellito  nei  Duomo  ,  e  propiiamente  nella  Cappella  della 
Madonna  delle  Gra/ie  detta  una  volta  de7  Caraccioli 
nello  stesso  sepolcro  ovc  giacca  Y  Illustrissimo  D.  Salva- 
tore  suo  fratello  fu  Veseovo  di  Carinola ,  che  ambedue 
in  etcrna  pace  ,  e  gloria  sieno.  Resta  ora  di  pregare  Id- 
dio  con  tutto  il  cuore  ,  che  non  ci  abbandoni ,  ne  lasci 
per  sua  miscricordia  ,  che  il  nemico  distrugga  cio  che 
con  tanlo  suclbre  questo  gran  Domo  aveva  edificato. 

Alia  memoria  di  questo  nostro  illustrissimo  Veseovo 
manca  nella  Gattredrale  una  lapide  ,  la  quale  in  segno 
di  gratitudine  accennasse  a'  posted  le  piu  gloriose  azio- 
pi  fatte  da  Lui  a  faynre  della  Diocesi  ,  del  Capitolo  ,  e 


3u6 

del  Seminario  ;  a  tal  mancanza  supplho  io  almeno  in 
questo  luogo  colla  sequente  isciizione  ,  paito  del  mio 
poco  talento. 

HONORI 

ANDREAE  DE  LUCIA 

QVOD  INDVSTRIA  STVDIO  YIRTVTE  PERFECERIT 

NE  IN  REGYNDIS  DIOECES'IYM  FINIBVS 

ECGLESIAE  CALENAE  YSQVE  A  PRIMORIBVS 

CHRISTI  SAEGVLIS  FLORENTISSIMAE 

OBSOLESGERET  ALIQVA  EX  PARTE  DIGNITAS 

ETJT  NOVA  ECGLESIAE  TEANENSIS  ACCESSIONS 

SPLENDIDIYS  LAiySQVE  INCLARESCERET 

TVM  QUOD  VETERES  CENSYS 
IN  HEBDOMADARIORYM  COMMODA  AYXERIT 

QUODQUE    CANONICIS    AYREORUM    SEX    MILLIA    ISYMMYM 

TESTAMENT©  LEGAVER1T 

COLLECIVM  CANONICORVM 

PONTIFIGI  PRAESTANTISSIMO 

OB  MERITA  EIYS 

ANNO  MDCCCXX1X 

HOC  GRATI  ANIMI  MONVMENTVM 

PONENDYM.  L.  M.  CVRAVIT 

Or  non  sara  fuor  di  proposito  prima  di  uscire  di  que- 

sta  nostra  principal  Cliicsa ,  d'  aprire  innan/i  agli  ocelli 
del   mio  lettorc  alcuni  lniei  riflessi. 

J.    Dopo  vislo  lu  StaiO  prose nte  del  nostro  DuOOlO  qua- 

lc  I'abbiamo  descritto,  riderebbe  licuratnento  il  Icttore 

quanta    volte    leggettC    nellu    patina   3*4'   dolla   pi  tC   I 


dcllc  sopralodate  Osservazioni  del  barone  Ricca  ,  che  il 
Romanelli  nel  suo  famoso  Viaggio  a  Montecasino  ,  e 
all'  Isola  di  Sora  pubblicato  nel  1819.  attesta  ,  che  la 
nostra  Cattredrale  «  sia  una  chiesa  quasi  cadentc  che 
dicesi  il  »  Vescovato  «  con  ci6  voglio  awe: tire  il  mio 
lettoic  ad  esser  cauto.  La  differente  inanieja  di  vedere 
nolle  vaiie  persotie  ,  che  hanno  visitato  lo  stesso  paese , 
non  deve  coinparire  strana.  Pochissimi  sono  i  viaggia- 
tori  che  si  aecordano  su  i  medesimi  oggetti  ,  i  quali 
nondimeno  dicono  d'  aver  veduti  ,  ed  osservati  con  at- 
tenzione  ,  e  son  facili  troppo  a  spacciare  le  immagina- 
zioni  loro  come  cose  ceite.  Costoro  o  sono  stati  ingan- 
nati ,  o  vogliono  ingannare. 

IL  Questa  nostra  Chiesa,  come  sopra  abbiamo  anno- 
tato  e  servita  da  i3  Ganonici  ,  e  10  Eddomatarj  ,  i 
quali  ogni  settimana  vengono  da'  villaggi  della  Diocesi 
lontani  fino  a  quattro  miglia,  non  ostante  la  malagevolezza 
delle  vie  nelle  quali  non  s'  incontia  altro  che  pericoli,  es- 
sendo  aspre  e  fangose  V  inverno  ;  calde  e  polverose  V  e- 
sta ;  si  deve  necessariamente  cavalcare  o  una  ca valla,  o 
un'  asinella  ,  che  alle  volte  incespando,  o  adombrandosi 
buttano  a  terra  con  rischio  della  vita  un  povero  cano- 
nico  debole  per  V  eta  ;  e  non  e  la  prima  voita,  che  sia 
succeduto  e  ci6  per  nostra  disgrazia.  Nell' atto  che  scrivo 
queste  cose  tre  canonici  in  un  mese  son  caduti  dalle 
cavalle  loro  ;  e  per  tuttavia  ,  grazia  a  Dio  ,  non  man- 
cano  d'  adempiere  i  loro  doveri. 

III.  Qui  sicuramente  il  mio  leggitore  desidera  sapere 
da  me  ,  come  mai  la  Storia  di  questa  Chiesa  di  Calvi, 
opera  certo  di  monsicnor  Zurlo    siasi    data   alle  stainpe 

r  33 


3o8 

dair  Abate  Zona  come  fatica  sua  ;  col  titolo  di  Santua- 
lio  Calenc;  la  giustizia  vuole,  che  sia  soddisfatto  ;  a  tal 
uopo  faro  una  vera  narrazione  de?  fatti. 

L'  infaticabile  Mons.  Zurlo  con  molto  impegno  com- 
pile) ,  come  dissi ,  la  Storia  sacra  ,  e  la  Civile  per  illu- 
strare  questa  sua  cliicsa  di  Calvi  ;  quando  poi  ebbe  u- 
nite  Ie  notizie  della  maggior  parte  de'  Vescovi  al  niime- 
ro   di  settantacinque  suoi  predecessori. 

3Yel  1780  da'  fondamenti  edifice*  questa  nobile  sacre- 
stia  sul  modello  di  quella  del  Duomo  di  Napoli ,  fa- 
cendo  in  essa  effigiare  la  serie  di  detti  Pastori ,  siccome 
si  vede  con  applauso  universale  di  tutt'  i  buoni. 

Nell'  anno  1782  il  sopralodato  monsignor  Zurlo  per  i 
suoi  meriti  essendo  stato  promosso  all'  Arcivescovado  di 
Napoli  ,  quelle  sue  scritture  avanti  di  me  lc  diede  al 
signor  D.  Alessandro  Pratilli  degno  Parroeo  di  Parti- 
gnano  ,  suo  amoievole  ,  e  suo  coniessore  ,  acciocche  le 
avesse  a  suo  tempo  consegnate  al  novello  Vescovo  suo 
successore  ,  siccome  il  suddetto  Parroeo  scrupolosamentc 
esegui.  Monsignor  de  Lucia  degnissimo  successore  di 
Zuilo  moito  applaud!  alle  nobili  iatiche  ,  e  trava^lio  as- 
sai  per  riempiie  le  laeune  del  Santuario  Caleoo  essendo 
i  piimi  scbi/zi  sempre  iniormi;  .siccome  egll  stesso  ^Mon- 
signor de  Lucia  disscmi  quando  io  lo  eonsullai  sull  og- 
to,  Ed  arendo  in  progresso  di  tempo  giudicato  che 
dalle  tenebre  uscisse  alia  luce  detla  sta.npa  oonsegQO  il 
M.  S.  di  csso  Santuario  all'  Abate  Mattia  Zona  slimari- 
dolo  capace  di  si  nobile  dissi mpegno.  Ma  s'inganno 
juolto  ,  siccome  redremo  ;  perA  bisogoa  diiioi  un  tal 
tattivo  effetto  naoque  da  buona  cagione.  Questo  I  !>*.•  0 


3og 

raccor.to  clegli  accidriiti  di  quella  mal  iortunata  Sciit- 
tura  di  Zurlo  ,  e  del  supplements  di  Monsignor  de  Lu- 
cia. Capitato  Delia  maniera  che  ho  detto  nclle  sue  ma- 
ni  il  detto  Santuario  ,  pieno  egli  d'  una  smisurata  al- 
terexza  ,  la  quale  trae  daila  sua  pessima  natuia  ,  e  spin- 
to  piu  in  la  del  suo  dovere  ,  a  dispetto  d'  ogni  giusti- 
zia  ,  e  della.  Verita  si  prese  la  signoria  ,  di  quello,  e 
come  suo  lo  diede  alia  luce  colla  data  di  Napoli  1819 
con  un  suo  Preliminare  ,  offerendolo  ai  suoi  cittadini  , 
ma  non  e  bene  offerre  Holocausivm  de  rapina  )  ;  vo- 
lendo  cosi  far  credere  al  Pubblico  d'  esser  egli  la  Fe- 
nice  Galena  ( lo  che  non  era  )  ;  ma  fu  da  quello  cono- 
sciuto  quale  y  era  merit  e  e,  per  Pucello  della  Favola  ri- 
vestito  delle  penne  altrui.  Mi  studiero  piu  Lrevemente 
che  sara  possibile  fame  un  quadro  di  quel  miserabile 
suo  preliminare  ,  affinche  giudichi  ciascuno  da  se  stesso 
chi  di  noi  due  abbia  scritto  il  vero.  Eccone  il  quadro 
di  quel  miserabile  suo  preliminare. 

Ivi  senza  critica ,  e  senza  veruno  esame  ,  supponendo 
vero  cio  che  non  e  dimostrato  ,  da  per  certe  alcune  cose 
o  in  tutto  false  ,  o  almeno  dubbiose  ,  e  con  un  tuono 
decisivo  presume  d'  imporre  a  tutti  colla  sua  autorita. 
Ivi  si  leg-gono  continue  contradizioni  a  se  stesso,  percLe 
senza  principj  certi  scrive  cio  che  gli  esce  dalla  penna. 
Io  ,  per  convalidare  alcune  cose  di  sua  fantasia,  e  false 
in  se  stesse  ,  chiama  in  testimonio  Autori ,  mettendo  a 
conto  di  quelli  ragionamenti  ,  che  non  fecero  giammai. 
Ivi  ( troppo  miscrabil  cosa  !  )  baldazosamente  chiama  a 
sindicato  i  piu  nobili,  e  virtuosi  Personaggi  ,  disviando- 
si  da  quel  Divino  ammaestramento  ,  e  tan  to    lodato  da 


3io 

Sociate  ,  che  1'  uomo  debba  conoscer  se  stesso  ,  allega 
cose  affatto  aliene  dal  veio  ,  non  s'  accorgendo  clie  fa 
injuria  a  se  stesso  proprio  ,  che  mostra  di  non  veder 
la  luce  per  dobolezza  o  di  senso  ,  o  di  giudizio  j  o  di 
voleila  per  invidia  oscuiare  ,  eon  iscandalo  di  tutt5  i 
buoni.  AUorche  si  veggono  alcuni  audaci  colla  loio  e- 
1  udizione  superficiale  tratlar  cosi  impertinentemente  per- 
sonargi  di  sommo  mevito  a'  quali  tssi  non  son  degni  di 
sciorre  le  coregge  de'  calcianijuti  ,  \i  e  molta  ragione 
d'  essere  scandalizzato.  II  Santuaiio  ne  forma  una  piuo- 
va  che  le  passioni  adulte  qualora  sono  fervide  ,  ed  a- 
gitate  ,  al/ano  una  nebbia  clie  peiturba  la  piu  vcggen- 
te  ,  e  luminosa  ragione.  II  leggitore  per  poco  giudizioso 
che  sia  ,  si  accorge  subito  d'  essere  il  Zona  senza  di- 
scrizione  ,  e  senza  rispetto  per  le  cose  piu  rispettabili. 
Or  se  i  fatti  stanno  pur  cosi ,  come  in  verita  cssi  stan- 
no  ,  io  mettero  in  esame  alcuni  pochi  scritti  di  sua  ra- 
gione ,  limitandomi  a  quelli  soli  che  fanno  al  mio  pro- 
posito  ,  e  con  poco  studio  procureio  di  ri vindicate  alia 
oiFesa  Verita  il  suo  splendore  ,  mostiando  iino  alia  cvi- 
denza  essere  il  Zona  autorc  di  mala  fede ,  a  cui  pieslar 
non  si  deve  mai  verun  credito  ogni  volta  clie  sciive  a 
suo  capiiccio  ;  e  che  non  ha  piu  dritto  di  rimpioverarc 
peisona  alcuna  sen/a  pruove. 

Veniamo  ai  fatti.  Io  non  voglio  indebolire  le  sue  ra- 
gioni  ,  io  le  rapportero  intiere  ,  e  coi  suoi  JpflDpi  j  ter- 
mini. Nella  pagina  IX.  dice.  «  II  piimo  ad  archill  Ita- 
»  re  la  seiie  de'  nostii  Vescovi  in  il  Cerbone  ,  ma  no 
»  questo  ,  ne  Zutlo  che  lo  segui  ,  seppcro  dl  scio»bcr 
»    V  inlieio   ikkIo  ,   sviliippandoiie  lc   noti/ie    alia  di.stt   «i 


3i  i 

»  Sul  piano  rli  Ceibonc  ,  (pag.  XI.)  s' incamino  anche 
»  Zuilo  quandu  era  nostra  Vescovo  ,  dandoci  una  seiie 
v  piu  csatta  ,  ma  perche  anche  questa  non  va  esente  da 
»  suoi  difetti  ,  ed  e  anche  soggetta  alle  vaiiazioni  del 
v  tempo  |  che  tutto  corrompe  ,  e  consuma  ,  avendola 
r  fatta  stendere  sopra  muro  nella  Sacrestia  della  nostra 
»  Cattcudrale  ,  di  null'  altro  curandosi  che  rassegnarci 
»  il  semplice  tempo  della  loro  elezione  ,  e  della  loro 
»  inorte  «. 

Quali  piincipj  di  ragionamenh  son  questi  !  non  vi  e 
sorgente  piu  ieconda  di  assurde  conseguenze  ;  impercio- 
che  da  questo  freddo  racconto  fattoci  dal  Zona  il  leg- 
gitore  ignorante  conchiude ,  che  la  serie  de'  Vescovi  di 
Calvi  effigiata  nella  Saciestia  sia  una  magia  ,  e  che  ab- 
hia  qualche  somiglianza  col  meraviglioso  palazzo  d'  Ar- 
mida  ideato  dal  Tasso  ,  ed  edificato  da'  Demon] .  Ma  con 
buona  pace  sua  quest'  opera  della  serie  de'  nostri  Vesco- 
vi e  opera  fatta  dal  signor  Angelo  Mozzillo  ,  il  quale 
durante  tal  fatica  stanziava  nel  Seminario  Diocesano;  le 
carte  MS.  di  Zurlo  erano  in  mano  del  signor  D.  Mat- 
tia  Simonetta  ,  il  quale  g-li  traduceva  in  Latino  il  no- 
me  ,  la  creazione  ,  e  la  morte  dell'  effigiato  Vescovo  ,  o- 
gni  volta  che  bisognava.  Sicche  la  detta  serie  de'Vesco- 
vi  Monsignor  Zurlo  prima  che  la  facesse  Tscrivere  col 
penncllo  sul  muro ,  V  aveva  Egli  gia  scritta  colla  penna 
sulla  carta  con  travagli  e  fastidj  di  molti  anni.  Questi 
piincipj  sono  incontrastabili ,  tanto  ci  detta  il  buon  sen- 
so,  ne  ammette  risposta  ,  in  contrario  questa  maniera  di 
ragionare  forse  a  qualch'  uno  ha  data  occasione  di  te- 
terlo  per  uomo  ,  che  sia  di  cervello  ,  non  intieramente 
sono  ,  ma  non  gia  ,  e  stato  tutto  artificio. 


3l  2 

Che  piu  ?  Un  altra  considerazione  importantissima. 
Non  ritrovando  io  registrata  in  veruna  pagina  del  pre- 
serve Santuario  1'  Iscrizione  scritta  sul  muro  della  Sa- 
cristia  ,  di  tal  mancanza  cerco  saperne  da  lid  non  solo 
il  quia  ,  ma  henanche  il  propter  quid  ,  maggiormente 
perche  egli  con  molt'  accortezza  ci  trascrive  quella  ch\> 
ra  nell'  antica  soffitta  della  Gattedrale  ;  siccome  quella 
ch'  era  scritta  nella  cona  diruta  chiesa  di  S.  Casto  Vec~ 
chio  ;  ed  anche  quella  clie  e  nella  picciola  cappolla  ru- 
rale  detta  la  Marchesa  ,  e  con  una  notabile  cura  ;  lodo 
la  sua  diligcnza.  Or  cambia  principj  ,  e  non  la  nomina 
neppure  ,  come  la  materia  comportava  ;  poiche  la  serie 
de'  Vescovi  ivi  effigiata  diede  materia  all'  opera  di  que- 
sto  Santuario  Caleno.  A  me  pare,  ne  sen/a  ragione,  che 
questo  artificio  sia  stato  faito  con  malizia  ,  volendo  cosi 
allontanarnc  la  meinoria  ,  forse  perche  non  gli  bastava 
1' animo  di  rispondere  a  quel  verso.  Li  tenebris  anted 
nunc  tandem  in  luce  ?  avendo  con  cio  imitato  quegli 
aocorti  pittori ,  i  quali  nascondono  nella  loro  tavola 
quello  v  che  a  loro  pareva  di  non  potter  espiiinere  con 
decoro  ;  c  da  loro  insupcrabile  giudiealo.  Cosi  dico,  per- 
che cosi  credo  ,   e  perche  cosi  e. 

Posti  quesfi  miei  riflessi  ricavati  dalle  sue  serilhire  a 
dii  si  dovra  credere  in  preferenza  ad  un'  asser/ione  fall* 
da  lui  ,  la  quale  ripugna  al  buon  senso  ;  o  pure  alia  1- 
Bcrizidne  ivi  scritta  tanto  circostanziata  ,  o  posifcitra  ?  la 
c6nfeeguenza  si  conosce  da  Be  slessa.  Ma  dal  Santuario 
medesimo  apparitee  giusta  la  mia  lagnanza.  ImperciocM 

nel     lot.     iS3     pailando    egli    di     monsignor    Zurlo  dire 

«  compile  ancVtisso  le  Memorie  Storichc  di  Calvi  MS. 


3i3 

>  eke  da  noi  non  furono  lette  giammai  per  esse r si  per- 
il tluto  ».  i  da  ci6  eoneludentemcnte  si  raccoglie  che 
non  solo  le  carte  MS.  della  Stoiia  Civile  ;  ma  Jbcnanche 
le  noli/ie  MS.  del  Santuario  furono  lasciate  ai  Vescovo 
suo  successors  Ma  a  clie  fare  un  toito  alia  veiita  pro- 
cedendo piu  oltie  sillogizzando  ,  se  la  sua  penna  essen- 
do  consapevole  d'  esser  rca  ne  fa  una  giustissima  con- 
con  fessione  nel  fol.  1 68  ove  cosi  sciive.  «  Anno  1260. 
»  Palmeiio  ,  o  Pahniero  dall'  Eminentissimo  Zutlo  nella 
»  sua  seiie  fu  detto  Capoano  ,  ma  il  Granata  a  cui 
»  premeva  ,  non  ne  fa  menzione.  »  Oia  io  qui  mode- 
stamente  alzo  la  voce  ,  e  dice  al  mio  lcttore.  Vi  e  con- 
tradizione  piu  solenne  di  questa  ?  Gome  mai  ha  potato 
cadere  in  consimile  disti  a/.ione  !  nonjrammendandosi  che 
nella  Sacresfia  V  esser  Capoano  non  era  scritto  ,  ma 
hensi  nelle  carte  M.  S.  e  pure  (ogiudicio  di  Dio  quan- 
to  sei  tu  nascosto  )  si  confessa  non  volendo  quella  Ve- 
rita  ,  la  quale  con  tanti  sforzi  si  procurava  di  nascon- 
dere  !  Resta  adunque  solidamente  ,  e  sino  alia  evidenza 
stabilito  quanto  prima  io  dissi,  che  le  carte  MS.  di  Zur- 
la  una  col  supplemento  fatto  da  Mons.  de  Lucia  crano 
nelle  sue  mani. 

Shigata  la  suddetta  matassa  cosi  maliziosamente  av- 
viluppata  ,  or  che  faro  ?  tacerei  certo  ;  ma  perche  il  si- 
gnor  D.  Candido  Buonamici  uomo  ,  come  al  trove  dissi, 
fornito  abbastanza  di  critica  ,  e  di  sana  politica  ,  amo- 
revolc  di  Zurlo  ,  mi  scrive  colla  data  di  Napoli ,  che 
avendo  egli  letto  il  Santuario  Caleno  dell'  Ab-  Mattia 
Zona  era  stato  scandalizzato  ,  come  mai  questo  scritlore 
oglie  impudentemente     a  rimproverare  la  persona  di  quel 


3i4 

virtuosissimo  Cardinale  ogni  volta  che  V  occasione  gli  si 
presenta  ,  eel  anche  senza  che  gli  si  presenti ;  desidera 
colla  pura  integr\ta  ,  e  candidezza  sentire  il  mio  giudi- 
zio  ,  perche  il  Zona  portasse  di  Zuilo  cosi  falsa,  ed 
immeritevole  opinione.  Per  appagare  adunque  i  giusti  , 
e  pii  desiderj  dell'  amico  ;  e  perche  son  anch'  io  divoto, 
e  che  deggio  eziandio  esser  grato  all'  ombra  di  si  ve- 
nerahile  Trapassato  ,  avendo  continuamente  dinanzi  agli 
occhi  gli  oblighi  miei  verso  Lui  ;  ed  oh  come  mi  e 
dolce  il  ricordarmi  gli  virtuosi  ragionamenti  intorno  alia 
virtu  ,  i  quali  tenea  con  me  ogni  giorno !  ho  letto  con 
attenzionc  il  suddetto  Santuario  ,  ed  ho  esaminato  bene 
ogni  cosa  ;  e  lasciati  da  parte  i  cerimoniosi  giri  de'proe- 
mj  coll'  amico  non  necessai  j  ecco  ristretto  in  poche  pa- 
role il  giudizio  che  ne  ho  fatto  ,  e  ch'  egli  sommamente 
desidera. 

Signor  D.  Candido  ,  la  primiera  cosa,  che  io  vo  dir- 
vi  in  risposta  e  che  il  titolo  di  Visionario  che  non  ha 
durata  fatica  d'  acquistarsi  dall'  osservatore  Barone  Ric- 
ca  dopo  letta  ed  csamiuata  la  Storia  dell  antic  a  Calvi  , 
e  della  Calvi  Regia  e3.  spiega  esattamente  il  vero  caratteie 
del  Zona  ;  e  tale  lo  vitro  vo  appuntino  anch'  io  nel  San- 
tuario Galeno  ;  e  ci6  vicn  certifieato  dagli  scritti  mede- 
sinii,  ne' quali  non  si  conosce  che  Ciarlatanismo.  Nepo- 
duno  alcuni  fatti  da' quali  resteranno  vieppiu  schiariti, 
cd  assodati ,  i  miei  rillessi ;  e  vindicate  il  candorc  della 
chiarissima  innocen/a  di  Zurlo. 

Nella    pagina    iu5.    ptrlando  d'  una  grotta  detU  dftl 

VoIgO  la  (iiotla  de1  Sinli  (  liiaina  in  teslimonio  del  su> 
assunlo    A n.isf«t>i«>   Bihliulcraiio  ,     il   quale   nclle   >it«    de' 


3i5 

Pontefici  fa  raenzione  di  queste  grotte  sotto  il  nome  dl 
Cryptae  \  e  1  celebre  canonico  D.  Francesco  Avellino 
nelle  brcvi  memoi  ie  dell'  antica  divozione  della  Terra  di 
Santamaria  Maggiore  di  Capua  ,  verso  S.  Nicola  di  Bail 
pailando  d'  una  Grotta  clie  giaee  sotto  la  nave  maggio- 
re ,  della  Gliicsa  di  detta  Terra ,  cosi  si  esprime  »  fu  il 
»  secieto  ritiro  a'primi  Cristiani;  finahnente  per  contesta- 
>»  re  d"  esservi  statu  una  consiuiile  Grotta  anche  in  Ca- 
v  pua  ,  apporta  V  autorita  del  Pratilli  canonico  di  detta 
Metropolitana  ;  con  quel  clie  segue.  Ma  chi  ne  dubita 
della  testimonianza  de' tie  sopraiodati  Serittoii  ?  Leggen- 
do  poi  nel  Santuario  Capuano  di  Miehele  Monaco  ,  clie 
nelia  Diocesi  di  Calvi  eravi  una  Chiesa  in  loco  sangui- 
narlo  ,  avezzo  egli  a  cohfonder  tutto  9  ed  a  giudicar  di 
tutto  secondo  la  sua  imrnaginazione  ,  e  non  anunetten- 
do  questo  filosofo  (  Visionario  voili  dire  )  veruna  diffe- 
renza  tia  il  poler  essere  ,  e  V  essere  ,  appropria  un  si- 
mile racconto  alia  sua  antica  Calvi  ;  ecco  come.  Mctte 
per  base  fondamentale  del  suo  giudizio  questa  Grotta  de* 
Santi  ,  dando  per  cei  to  d'  essere  stato  il  piu  antico  San- 
tuaiio  de'  pvimi  cristiani  Calvesi ;  a  tal  oggetto  apre  in 
Calvi  una  Inquisizione  contro  i  primi  cristiani ,  e  fa  ivi 
sparge  re  molto  San^ue  ,  percio  detto  in  loco  Sanguina- 
rio  y  e  fa  della  suddetta  Giotta  per  conseguema  una 
Catacomba  simile  a  quelle  di  Roma  ,  e  della  vicina  citta 
di  Capua.  Che  catena  di  bugie^  e  di  favole !  invenzio- 
ne  degna  da  poeta.  Egli  e  1  p$imo  cbe  nomina  quesla 
grotta  niuno  degli  Sciittori  Capuani  finora  ne  ha  fata 
menzionc.  L'  apeitu,a  ,  o  sia  V  intioito  di  essa  e  stato* 
per  moltissimo  tempo  chiuso  sotto  terra;  la  forza  delle 

34 


3i6 

acque  piovane  essendo  noi  alunni  nel  Seminario  ne  apri- 
rono  l'adito  ;  il  popolaccio  accorse  ivi  fingendo  al  solito 
per  divozione  ,  la  quale  dopo  pochi  anni  svani  ,  e  la 
grotta  ora  che  io  scrrvo  e  divenuta  covile  del  bestiame. 
Ove  sono  quelle  altissime  rupi  ?  che  ridicola  esagerazio- 
ne  !  Corse  quelle  dell'  antro  della  Sibilla  descrittoci  dal 
Poeta  Ma  rone  da  cui  Y  ha  copiata  ?  ma  egli  sa  benis- 
simo  ,  che  la  Storia  non  ha  tutt'  i  dritti  della  Poesia. 
Che  rupi!  la  grotta  e  cavata  nell'alveo  del  rivo,  pochi 
passi  lontana  dalla  nostra  Cattedrale  ,  ed  e  nello  stesso 
livello  che  quella.  Per  vedere  1'  assurdita  del  presente 
racconto  sciogliamo  h'nalmente  il  nodo  di  questo  vero 
Romapzo.  La  chics i  detta  da  Michele  Monaco  in  loco 
Sanguinario  era  la  diruta  chiesa  Parocchiale  di  S.  Lo- 
renzo ,  la  quale  era  vicina  alle  tre  Massarie  ,  lontana 
dalla  grotta  in  questione  tre  miglia  c  piu  ;  ivi  era  quel 
luogo  detto  Sanguinario ,  (a)  se  il  Zona  avesse  profitta- 
to  delle  Perg-amene  esistcntino  nella  Curia  Arcivescovile 
non  si  sarebbe  trovato  nclle  circostanze  d'  esser  posto  in 
ridicolo  ,  e  pure  niente  era  piu  facile  per  un  uomo  eiu- 
dito  ,  come  presume  cV  essere.  Vedete  a  che  si  ridusse 
F  impegno.  Sc  c  una  bell'  a/ione  Y  esser  riconoscente  ver- 
so \i  Pattia,  e  necessario  dalP  altra  parte  d' esser  giu- 
sto,  fuggendo  la  soveiclriu  passione.  Lasciaino  ac;li  anti- 


(a)  Sanguinario.  Questo  era  un  luogo  della  Villa  di 
5.  Lorenzo  di  Cahn  ,  (  in  pertinenze  di  Sparanesi  ). 
Jrchivio  sircivescovdc  di  Capua  lWgamena  in5  Sc  : 
3.   Fas.   19.  faff.  C. 


3i3 

chi  Greci  tali  pretcnzioni  ,  i  quali  per  far  parere  Ie  Ioro 
citta  opera  piii  che  urnana  stavano  in  questa  vanita. 
Mi  ricordo  a  tal  uopo  quella  favoletta  tanto  istruttiva  la- 
scialaci  per  nostro  ammaestramento  dal  poeta  Orazio 
negli  ultinii  versi  della  Satira  terza  del  libro  secondo. 
Quando  la  rana  gonfiandosi  a  tutto  potere  presumcva 
d'  agguagliare  la  grandezza  del  buve  ;  la  ranuzza  V  av- 
verti  del  pericolo ,  dicendole  che  con  tutti  quegli  sforzi 
ella  non  avrebbe  giammai  pareggiata  la  grandezza  di 
queir  anirnale.  Questo  insegnamento  dovrebbono  pratica- 
re  tutti  gli  Scrittori.  Ecco  il  primo  testimonio  di  questo 
Visionario ;  voglio  che  1'  averne  fin  qui  detto  mi  sia  ab- 
bas tinza  ,  perche  Voi  sig.  D.  Candido  7  potete  per  Voi 
stesso  argomentare ,  e  conchiudere  che  uomo  egli  sia. 

Alleghiamone  un'  altro  testimonio  non  men  grave  del- 
F  altro  gia  notato  ,  e  che  non  me  no  importa.  Nella  pa- 
gina  1 20  cosi  scrive  «  Delia  Chiesa  di  Pignataro  che  va 
»  col  titolo  di  S.  Giorgio  non  ne  abbiamo  fatta  menzio- 
«  ne  ,  perche  nulla  abbiam  rincontrato  dell'  epoca  di  que- 
<c  sto  paese  ,  che  non  sorpassa  quella  del  i5oo.  Tanto  me- 
»  no  abbiam  fatto  motto  delle  Ghiese  di  Petrulo  ,  Visciano, 
»  e  Zuni,  la  prima  sotto  il  titolo  di  San  Nicandro,\a.  secon- 
»  da  di  San  Silvestro  ,  e  la  terza  di  San  Nicolb,  sapendosi 
»  da  tutti  ,  che  la  Chiesa  di  Petrulo  fu  fondata  dopo 
»  il  1 588.  quella  di  Visciano  nel  i656.  ,  e  quella  de' 
»  Zuni  e  di  una  data  posteriore,  Ie  quali  anche  oggi  sono 
j>  amministrate  da'  respettivi  Economi  curati ,  essendo  la 
Cattedrale  la  loro  antica  Parocchia.  E  se  bene  la  soprano- 
tat'  assertiva  che  fa  di  Pignataro  ,  e  della  Parocchia  di 
S.  Giorgio  sia  cosi  sciocca ,    che  non  rneritasse    d'  esser 


3i8 

riprovata  ,  purtuttavia  in  grazia  del  miosignor  D.   Can- 
dido  scrivero  poclie  righe  ,  rimettendomi    per    il  di  piu 
ove  ho  parlato  di  detto  Villag?;io.  Desiderarei  che  si  fos- 
se il  Zona  compiaciuto  dirci  donde  abbia    ricavato    che 
F  epoca  di  Pignataro  non  aorpassa  quella    del  i5oo.  La 
Lassezza  dell'  ammo  suo  ,  clie  non  ragiona  affatto  ,  siciu 
ramente  ce    V  ha  detto.   Un  paese    di  2800  ,    e  piu  abi- 
tanti  ,  il  piu  grandc  di  tutto  il  Cicondario  ,  non  sorpas- 
sa  F  epoca  del  i5oo  ;  cio  ripug-ua  al  buon  senso.  Vede- 
te  ,  signor  D.   Candido  ,  e  convenite  mcco  ,  ch'  egli  fa- 
ccva  molto  poco  conto  de'suoi  leggitori    se    gli  credeva 
capaci  di  farsi  abbagiiare  da  tali  assurdi.  Che  di  buono 
adunque  puo  aspettarsi  da  uno  Storico ,  il  quale  invece 
di  andare  in  traccia  sinceramente  di  conoscere  la  Veri- 
ta  ,  e  di  faila  conoscere  ad  altri  ,  senza  risparmio  di  fa- 
tica  ;  usa  tutta  V  arte  per  nasconderla  ?  Sicche  in  som- 
ma  questi  tratti  indicano  un  uomo  veridico  ;  una  guida 
illuminata,  alia  quale  ficiar  si  possa  intieramcnte;   o  piu 
tosto  uno  spiiito  superficial  ,  c  presuntuoso  ,  che  vuole 
e  disvuole  a  seconda  del  suo  capriccio  se  egli  mi  fosse 
presente,  come  presenti  mi  sono  Ic  sue  scritture  del  San- 
tuario  ,  vorrei  fargli'l  seguente  cntimcma  :    Quei    poehi 
monumcnli  ,  che  la  Baggia  antichita  per  nostra  ammac- 
btrainento  ci  ha  tramandati  ,    e  che  tuttora  esistono  nc- 
gli  Archivi  ,  Voi  gli  arete  letti  si  ,   o  no  P  se  gli    avete 
lctti,  e  perche  tacete  la  Verity?  Che  Be  poinongli  ave- 
te letti  ,   (  lo  chfl  10  tengO   per  imlubilalo  ,   c  lo   proverb 
ad  eridenza  )    oo'yostri   scritti  medesimi  ),    desiderarei 
lapere  qua!  piacere  troyate  coll  a  m  luono  don* 

rottoo  pel  up)  ,  ciA  che  ici^nl  iniente  lapeU    esaei  t.«J 


so  ?  Piocediamo.  Quel  «  sayendosi  da  tutti  che  la  Chiesa 
v  di  Pclrulo  fu  fondata  dopo  il  i588  falso  :  cioe  da 
voi  solo  :  impel ciocche  tutt'  i  Petrulesi  sanno  che  V  epo- 
ca  clella  lorp  Chiesa  e  del  1206  ,  siccome  e  segnata  sul 
piperno  della  porta  d'  essa  Chiesa. 

Ma  io  non  mi  lamento  tanto  per  la  sopranotata  vostra, 
al  soli  to,  fals' assert  i  va  ,  quanto  mi  duole  di  non  avere 
Voi  visitate  le  scritture  dell*  Archivio  Vescovile,  defrau- 
dando  cosi  i  gitisti  f  Wider  j  di  quelle  popolazioni  ,  e  di 
que'  tre  degnissimi  Curati.  Imperciocche  Monsignor  de 
Lucia  f.  m.  essendo  nella  Giunta  Ecelesiastica  ,  siccome 
abbiamo  detto  nel  suo  epilogo  ,  fece  assegnare  a  quelle 
Chiese  suo  gaudio  ,  e  sua  corona  ,  tanti  heneficj  eccle- 
siastici  ,  che  fanno  la  rendita  richiesta  a  poter  essere 
Parrochie  holla  te.  II  degno  Vescovo  per  la  sua  avanzaCa 
eta  non  pote  dar  com  pimento  a  cosi  degna  opera  ,  ne  ha 
lasciata  la  cura  a?  suoi  successori.  Non  posso  scusare 
questa  vostra  mancanza  ,  perche  la  materia  ricercava  di 
visitare  la  Curia  Vescovile  ove  sta  tutto  esattamente  re- 
gistrato. 

Ora  per  ripigliare  in  poche  parole  ,  quanto  ahbiam  det  - 
to  su  questa  materia  ,  il  signor  D,  Candido  faccia  me- 
co  una  considerazione  :  ]\Toi  ahhiamo  in  parte  esaminato 
il  grande  studio  fatto  dal  Zona  per  presentare  al  Pub- 
hlico  come  sue  le  scritture  del  Santuario  Caleno  ,  ora  , 
a  giuclizio  mio  ,  e  di  tutti  i  huoni  io  dico  ,  almeno  , 
come  sue  ,  le  avesse  am  ate  ,  ed  a  loro  ,  ed  a  Zurlo  ,  co- 
me vero  Auto  re  ,  avesse  fatto  pregio  ed  onore.  Ma  nel- 
r  esame  abbiam  veduto  con  sommo  rammarico  tutto  il 
contrario    per   riguardo    alle    mal    fortunate    scritture  ; 


320 

iinperciocbe  miserabil  cosa  e  staf;a  il  vedeile  indegnissi- 
manfe  gfigiirate  ,  deformate ,  e  bruttate  tuttc  non  vi  si 
scorge  neppure  Y  ombra  di  quclla  ingenuita  e  di  quclla 
semplioita  caralteristiche  del  suo  Autore  ,  il  quale  diede 
molto  ornamento  ,  e  molta  fa  ma  a  Calvi.  Che  percio  piu 
miserabil  cosa  sara  nell'  esame  cbe  faremo  il  vedere  come 
abbia  traltato  Zmlo. 

Egli  mi  perdoneia  se  per  avventura  non  conispondera  in 
tutto  alia  sua  espettazione,  avendo  egli  piu  talento  cbe  non 
bo  io.  Pure  pei  cbe  mi  vien  comandato  da  voi,  a  cui  non 
posso,  ne  voglio  contradire,  mi  sforzero  al  meglio  cbe  mi 
sara  possibile  di  spiegarvi  b  evemente  quanto  io  ne  giudico. 

Vi  prevcngo  signor  D.  Candido  ,  cbe  io  non  posso  cer- 
tamente  di  piu  diredi  quello,  cbe  da  voi  colla  Yostrja  let- 
tera  mi  dimostratc  d'avei\gia  conosciuto.  Mi  displace  non 
poco  cbe  io  debba  con  questo  esame  rincrndelire  la  vo- 
stra  piaga  ,  ma  voi  me  lo  arete  comandato,  ed  io  deb- 
be  ubbidire.  Procurero  bensl  di  sudisiare  al  \osho  de- 
siderio  toccando  alcuni  pocbi  tratti  ,  e  restringendoii  in 
poco  giro  per  non  tediarvi.  Ed  in  ptimo  luo-o  ritorno 
ad  esaminare  cio  cb' egli  sciivc    di  Monsignor   Federico. 

Nella  citaU  pag.  168.  ,  cosi  egli  scrive  «  Palmeiio  » 
»  o  Palmiero.  Dall'  cmincnlissimo  Zmlo  nella  sua  serie 
j>  fu  dettO  Capoano  ,  ma  il  Granata  a  cui  premeva  , 
»  non  ne  fa  men  done.  Io  mi  protest?  cbe  eon  quel  che 
dii6  ,  non  intenclo  di  dire  ,  cbe  Zmlo  non  aresse  potU- 
to  in^anna-.si  ,    pcrche  era    1101110  ;     ma     voglio    dire   CQ8 

non  t'inganno*  Nella  parg.  65o.  Anno  i3i 2  dell  Arlu- 
vio  della  Curia  Arciveecovile  Capuana  si  due  Capuano, 

peicbe  da  quclla  cilta  avea     t.ralta     loiig'me.    Ma    •   •• 


3ai 

displace  solo  ,  ch'  egli  il  Zona  non  ha  esaminata  la  cosa 
con  1'  csattezza  cV  un  ciitico  istruito  ,  percioche  nella  com- 
paiazione  che  fa  tia  Zmlo  ,  e  Monsignor  Gvanaia  avreh- 
hc  dovuto  attencrsi  al  dot  to  di  Zurlo  piu  tosto  ,  die  al 
silcnzio  del  Granata  ,  a  cui  dice  che  premeva  non  gia  ; 
ma  premeva  piu  a  Zuilo.  impercioche  non  e  punto  da 
meravigliare  ,  che  fra  la  moltitudine  di  tanti  uomini  il- 
lustii  di  quella  illustrissima  citta  fossero  scappati  alcuni 
dalla  vista  di  quell'  accoito  Scrittore  ;  ma  Zuilo  avea 
tutto  F  iwpegno  d'  appurare  il  paese  natio  di  questo  Ye- 
scovo  che  entrava  nella  seiie  de'  suoi  Predecessori. 

Ma  io  non  istimo  ne  soveichio  ,  ne  fuor  di  proposito 
il  i  apportai  e  qui  quel  ch'  egli  scrive  nella  pagina  £2  del 
Santuario  Vendicato  ,  e  difeso  ]$ap.  1826  ;  ch' e  segno 
chiaiisshno  non  pure  di  poca  amorevolezza  ,  ma  di  di- 
fprez70  verso  di  Zuilo,  pcrche  fuor  di  proposito  dice,  che 
la  lingua  Francesc  era  Grcca  per  Zurlo.  Che  sciocchez- 
ze  son  mai  queste  ?  mi  muovono  a  compassione  della 
sua  vergogna.  Crcdeva  forse  cosi  di  scopiire  una  mac- 
chia  nel  sole  ?  e  se  hene  avrei  potuto  rispondere  a  co- 
tale  censore  ,  che  Zurlo  leggeva  1'  idioma  fi  ancese  con 
quella  speditczza  medesima  che  leggeva  1'  Italiano  ,  pur 
tuttavia  mi  giova  a  questo  proposito  favellare  al  nostro 
novello  Paregino  da  filosofo  cristiano.  Allorche  ,  dico  ; 
un  Vescovo  ,  dopo  il  corso  di  questa  hreve  vita  coiri- 
paiira  davanti  1'  eterno  Giudice  si  vantera  forse  d'  aver 
imparato  1' idioma  Fi  ancese  ?  No  certo  :  egli  saia  giudi- 
cato  strettamente  se  nelP  esercizio  del  sacro  ministero  ab- 
Lia  praticato  Verbo  et  exemplo  tutte  quelle  virtu  che 
S.  Paolo  scrivendo  a  Tito  ;  e  Timoteo  prescrive  a  tutt'i 


322 

pastori  della  Chiesa  di  Gesu  Cristo  ,  e  non  gia  suIla  in- 
tellig-enza  della  lingua  francese.  Ed  ecco  il  perche  il  sa- 
perla  non  fa  posto  giammai  nel  numero  delle  ohbliga- 
zioni  de'  sagri  Pastori  ,  chi  mai  ne  dubita  ?  si  puo  si- 
curamente  ignoraila  ,  sen/a  mancar  per  questo  ad  alcu- 
no  dovere.  Ma  se  poi  uno  serittore  con  una  conosoeaza 
superficiale  di  qucsta  lingua  ,  e  con  pochi  talenti  avesse 
la  temertla  di  levarsi  contro  ci6  che  vien  testificato  dai 
fatti  ,  cioe  ,  se  la  Seric  de'  Vescovi  di  Calvi  la  rappre- 
sentasse  al  Pubblico  come  una  compilazione  di  fatti  fal- 
si ,  di  racconti  assurdi  etc.,  e  quel  ch' e  peggio  osasse 
calunniar  la  Persona  dell1  Auto  re  vero  ;  sarebbe  egli  in- 
rocente  agli  ocebi  di  Dio  ?  ecco  una  questione  che  io 
temo  proporli.  Toino  al  Sai;tuario  onde  mi  sono  al- 
quanto  allontanafo.  Ivi  nella  pagina  s52  Giuseppe  I.  M. 
Capace  Zuilo  Vescovo  di  Calvi  ,  »  fu  de'  Chieriei  Rego- 
»  laii  Teatini.  Venne  allevato  nel  Monasteio  de'  SS.  A- 
a>  postoli  de'  Padri  Teatini  di  Napoli ,  e  tanto  in  questo 
»  Collegio  ,  quanto  in  quello  de'  medesimi  Padri  di  Ro- 
»  ma  insegno  con  lode  la  Filosofia  ,  c  la  Teologia.  In- 
»  di  a  poco  ;  Compilo  anch'  esso  le  Memorie  Storiche 
»  di  Calvi  M.  S.  che  da  noi  non  furono  lette  giammai, 
*  per  esse  r  si  peidute  ,  siccome  accennammo  Delia  pre- 
»  fa/ione  della  nostra  Antica  Calvi.  A  giudi/io  pero  di 
i>  quelli ,  che  le  lesseio  ,  la  perdita  di  queste  Bfemoric 
»  non  e  stata  una  perdita  da  prenderne  rammarico  «. 
In  questo  lucftro  mi  gioYb  ticordare  a  questo  maligno 
Zoiiu  I»;  lettere  a  tuj  scritte  <la  un  buo  amico  ,  che  la 
itampa  nella  prima  carta  dice  d'entere  Angiolo  1 
ma  che  Ja  fauia  annun/ia  esscine  alt: i   gli     aulo.i.    Che 


3*3 

maniera  di  sciivere  stomachevole  ,  e  plebea  ;  e  quello 
che  non  meno  im porta  ,  fuor  di  proposito  !  si  da  quelle 
Memorie  M.  S.  di  Zurlo  e  nato  certamente  questo  di- 
sprezzo  ;  da  quel  buon  seme  ne  fu  generate  questo  cat- 
tivo  f  rut  to. 

Esposte  Ie  accuse  del  sapere  ,  che  questo  novello  Zoi~ 
lo  ha  sfrontatamente  invenfate  contro  di  Zurlo  ,  passo 
all'  altre  che  riguardano  i  vizj  dell'  animo. 

Due  sono  le  di  lui  piincipali  caratteristiche  :  le  im- 
posture ne'  fatti  storici  ;  e  le  contradizioni  a  se  stesso.. 
Quando  io  leggo  quel  che  scrive  nel  fol.  287  ;  del  San- 
tuarid  Caleno,  e  considero  la  cosa  colla  ragione  conoseo 
che  Zurlo  non  fu  mai  peggio  trattato  al  mondo  di  quel- 
lo che  fu  da  chi  si  aspettava  tutto  il  contrario.  Duolmi 
assai,  ed  ho  giustissima  cagione  di  dolermi ,  ch'  egli  ,  nel- 
1'  atto  che  tesse  gli  elogj  di  Zurlo  ,  nascondendo  la  Jan- 
cetta  che  punge  fra  la  mani  che  carezza  oltraggia  Y  o- 
norato  cenere  ancor  caldo  del  degnissimo  Prelato  ,  01- 
traggiando  la  Verita  ,  e  la  decenza  ;  poiche  innalza  tri- 
bunale  ,  e  si  crea  giudice  ;  benche  incompetente  sulla 
condotta  tcnata  da  Zurlo  per  Y  affare  dell'  ospizio  del 
Seminario  ,  e  lo  accusa  di  doppiezza  m  tutta  la  sua  e- 
stensione  ;  vizio  degradante  non  dico  un  Vescovo  cosi 
benemerito,  ma  chiunque  ,  e  che  detesta  il  cielo  ,  e  che 
il  mondo  stesso  reputa  infame  ;  essendo  la  gloria  della 
propiia  liputazione  la  piu  delicata  ricchezza  d'  un  ga- 
lantuoino  virtuoso.  Queste  calunnie  non  son  tali  ,  che 
possono  esser  confutate  con  burle  ,  poiche  la  calunnia 
si  appicca  con  una  paiola  ,  e  non  si  terge  ,  e  toglie  via 
dy  ordinario  che    con    lungo  esame  ,  ora  io  narrerd  bre- 

35 


\ 


3a4 

vemente  come  passo  questa  cosa  ,  e  quali  furono  i  veri 
fatti- 

II  Seminario  Diocesano  ,  sito  poco  lungi  dal  Duomo 
sulle  mine  dell'  antica  Galvi  Longobarda  ,  e  inabitabile 
lie'  mesi  estivi  a  cagion  dell' aria  malsana.  Gli  alunni 
trovavansi  provisionalmente  pigionati  in  Pignataro  nella 
state.  Mons.  Zurlo  appena  giunto  in  questa  sua  Ghiesa, 
conoscuta  la  necessita  di  fabbricarsi  un  Ospizio  forma- 
le  ,  convenne  co'  rappresentanti  la  citta  di  Calvi  ,  e  si 
stabili  il  sito  di  S.  Nicola,  ove  appunto  trovasi  felice- 
mente  fabbricato  ;  con  obbligo  pe  6  che  la  suddetta  cit- 
ta dovesse  per  detta  opera  somministrare  ducati  65o.  in 
varie  tanne.  II  Vescovo  cerco  T  approvazione  del  Re  ; 
T  affare  fu  ilmesso  al  Tribunal  Misto  ,  il  quale  approvo 
la  soprannarrata  convenzione  ,  suggerendo  solo  che  per 
la  validita  delL'  obbligo  la  citla  ne  impetrasse  il  regio 
assenso.  Approvata  dal  Re  la  Gonsulta  del  Tiibunale  , 
la  citta  ottenne  dalla  Real  Camera  di  S.  Chiara  il  do- 
vuto  assenso  ,  precedente  ancora  decrelo  di  expedit  della 
regia  Camera  della  Sommaria. 

Qui  use!  in  campo  il  Comunc  di  Pignataro  ,  e  pretc- 
se  co' suoi  ricorsi  sospendersi  quanlo  erasi  finora  opera* 
to,  e  che  1' ospizio  dovcasi  fabbricare  in  Pignataro  per 
tre  motivi  ;  piimo  perche  di  aria  piu  perfctta  ;  secondo 
perche  ivi  trovavasi  provisoriamenlc  l'ospizu);  ler/o  pet* 
che  ivi  abitava  anche  il  Vescovo.  Si  ordinarono  piu  e- 
sami.  II  Tribunal  Mislo  sebbeno  cod  discbrdanza  di  voti 
opino  iabhiicaisi  1'  ospizio  in  Pigliattro.  So  ne  dolse  la 
(-ilia  di  Calvi  pivsso  il  real  Trono.  11  Re  okitse  i  voli, 
c  voile    saperc  i  Ministii  discordant!  ,     cd    l     motivi   per 


325 

cui  furono  divisi  ne  pareri.  Ecco  1' esposizione  de'  fatti 
1  icavata  dalla  Memoria  per  la  citta  di  Calvi  ,  stampa- 
ta  dal  Piocuratore  ,  e  la  quale  da  me  si  conserva.  La 
detta  memoria  non  contiene  altio  che  il  riassunto  de' 
Process!. 

Esaminiamo  ora  il  fol.  25;,  nel  quale  egli  altro  non 
fa  che  spingere  all*  eccesso  la  malignita  dell'  animo  suo 
con    intenzione    evidentemente  manifesta  di  voler  insran- 

o 

nare  a  sangue  freddo  ,    e  per  dir  cosi ,    a  bella  posta  ; 
e  ne  commctte  colla  stampa    ai  posteri    la  memoria.  In 
queste  pochc  nglie  si  vede  espressa  ,    e  ritratta   la  vera 
imagine  dclla  sua  natura  ;  ove  si  possa  affermare  d'  aver 
provato  quanto  piu  possa  una  passione,  che  ogni  debito 
mgionevole.    Io    propongo  ,  signor  D.   Candido  ,    avanti 
al    tuo    purgato    giudicio  la  turpe  narrazioue  che  ne  fa 
questo  falsiticatore  di  monete  ,  e  come  Ie  spende  per  mo- 
nete.  »  Mentie  ,    cosi  egli  sciive  ,    credevano  i  Galvesi , 
»  che  le  cose  procedessero  secondo    la  concertata  armo- 
nia  ,  subodorarono  che  il  Vescovo  nello    stesso  tempo 
»  impegnato  dai  Pignataresi ,    e  forse    anche  pcrche  te- 
»  meva  di  non  esser  inquietato  da  quelli ,    con  cui  do- 
»  vera  convivere  durante  il  tempo    del    suo  Presulato  , 
»  aveva  ridotte  in  compra  quelle  case  medesime  ,    dove 
abitavano  i  Semiuaiisti  Alunni    ne!F  esta  ,    che  prima 
crano  locate  ,  per  perpetuate  il  loro  domicilio  in   Pi- 
gnataro.  E  questa  fu  la  sorgente    della  gran  lite  du- 
rata  per  piu.  anni  tra  le   popolazioni   di   Calvi  e  Spa- 

Iranesi  ,  ed  i  sopadesciitti  Gasali  di  Capua  ;  imper- 
ciocehe  i  Calvesi  dal  pregiudizievole  passo  ,  che  il  Ve- 
scovo  avea  da  to  ,    cominciarono  a  litigare.  La    causa 


326 

i  dunque  fa  portata  nel  Tribunal  Misto.  Si  fecero  per 
*  tal  uopo  dive:  si  esami.  Si  ypedirono  de7  Commissaij 
»  per  T  informo  ,  e  si  forma  10  no  de'  grossi  process!;  DU 
»  battutesi  la  causa  per  piu  anni  ,  non  senza  gran  di- 
rt spendio  della  povera  tJniversita  di  Calvi  ,  che  faceva 
*>  da  attrice  ,  ed  aveva  in  contrario  il  sno  proprio  Pa- 
»  store,  Finalmente  nel  mese  di  aprile  1771.  Si  pavlo 
»  nel  Tribunal  Mistc  ,  ed  i  PignaUivsi  cogli  altri  Ca- 
>»  sali  di  Capua  ,  forse  anche  per  1'  impegno  del  Vesco- 
»  vo  ,  ottcnnero  a  loro  favore  tre  voli  ,  rimanendonc 
»  due  a  favore  di  Calvi. 

Asserisee  dunque  il  sopracccnnalo  Zoilo  ,  che  il  Ve- 
scovo  impegnato  da'  Pignataiesi  avea  comprate  le  case 
eve  abitavano  gli  alunni  per  cosi  perpetuarne  ivi  la  di- 
m  0 :  a,  e  cheques  to  piegiudizievole  passo  era  stata  la  sor- 
gente  della  lite.  Sul  principio  usa  la  parola  subodorare; 
cioe,  da  un  susurro  falso  di  fama  ;  ma  immediatamente 
diviene  per  lui  sicurezza  ,  scrivendo  sfacciatamente  il 
Vescovo  contrario  a'  Calvcsi;  parlando  come  se  fosse  sta- 
to  presents  alle  commendatizic  fattc  da  Zurlo  a'  Magi- 
strati  j  o  come  se  CC  lo  avesse  lotto  sul  cuore,  die  false 
a,ccusazioni  !  Mosbo  ,  siecomc  udiste  ,  da  un  vano  so- 
apetto  nato  dalla  sua  ignoranza  ,  come  di  passo  in  pas- 
so adioDimo  esponendo  ,  altcrando  ,  e  muiando  i  fatti 
icrive  senza  scrupolo ,  come  sen/a  Condamento  queste 
cose  p  cose  tanto  false  ,  die  mi  fieoc  stomaco  al  solo 
pensarvi.  JIo  voluto  liscaldarmi  in  questo,  giaccbi  a 
frrei  afuto  pet  male  cli'  egli  il  maledico  avesse  potuto, 
0  re  pure  il  minium  che  a«l  an  lal  personaggio  ,  al 
qnk    »'C    cseo  1    d4    millc  simili  1  lui  larian  degni  <!i 


scione  la  oorreggia  del  calciamento;  lo  replieo  mille  vol- 
te ;  non  tanto  per  la  hobilta  tlella  sua  progenie  ,  o  per 
Ja'grandeMa  delfc  sua  dignita  ,  quanto  per  la  bonta 
delle  sue  virtu  ,  colle  quali  ha  date  molt'  ornamento  ,  e 
molta  fama  a  Calvi.  Veniamo  alia  dimostrazione  de'  suoi 

assurdi. 

Bcco    una  testimomama  certa  ,    ed  autentica  ch  egh 
Hon  ha  ktte  Je  sc.iiture  esistenti  nella  Curia  Vescovile , 
re    quelle   csistoni  ..el  Tribunal  misto  fatte  ad  istama 
de  Calvesi.   Impe.ciocche  se  avesse  letto  1'  istromento  di 
delta   compeia  iogato  d*l  notajo  Giancasto  Barricelli  di 
Piqnataro    addi    a5.    genuajo   anno  1762.   non  aviebbe 
cosi    sac.iiicato  la  verita.  Ivi  si  diehiara  che  trovandosi 
a    comperare    una  casa  migliore ,    o  anche  formaila  di 
pianta  per  1*  ospi/io  del  Seminario  ,  fosse  stato  led  to  a' 
Vescovi  p;o  tempore  di  venderla  ,  ed  impiegare  i  duca- 
li  5oo.  per  la  nuova  fabbiica ,  siccome  si  trova  gia  ese- 
guito  ,  quanto  il  Vescovo  nel  detto  istromento  avea  spon- 
taneamente  offerto  ,  e  solennemente  p.omesso. 

Che  le  case  poi  non  potcvano  focmare  Ospizio  in  for- 
ma  di  Scminai io  si  mostia  dalla  pruova  fatta  da' Calve- 
si presso  il  Tribunal  misto  ,  dalla  quale  appa.isce  chia- 
jamente  d'  essere  lino  scombussolamento  grandissimo  , 
per  cui  si  pe.deva  ogni  buon  or  dine  edogni  disci plina. 
Son'  parole  della  copia  de'  Processi  ,  ossia  Memoria  per 
la  Citta  di  Calvi  stampata  dall'  Avvocato  di  Calvi ,  che 

io  conserve 

Questi  fatti  cosi  autentici  rendono  palpabile  sicura- 
mente  1'  assurdita  del  racconto  del  Zona  che  sempre  al 
vero  si  oppone.  Signor  D.  Candido ,  non  vi  paja  strano 


328 

ch'  io  tante  volte  ve  lo  repliclii.  Ma  io  credo  forse  d'  in- 
tendere  da  quale  bassa,  e  vile  iinmaginazione  era  annu- 
volata  la  meute  di  cui  quando  scriveva  quelle  righe  at- 
taccando  T  integ'rita  di  si  grand'  Uomo  ,  mi  taccio  pero 
su  tal  a*gomento  per  non  riraproverare  una  delle  piu. 
grand'  ingiustizie  a  qualehe  trapassato  ,  la  cui  riputazio- 
ne  resterebbe  in  esegrazionc.  Ma  io  voglio  p  ogredire  , 
e  far  conosccre  al  sig.  Buonamici ,  ch'  egli  1  Zona  e  tale 
che  ne  col  vituperare  pu6  aggiunger  biasimo  ,  ne  col  lo- 
dare  accrescer  gloiia  a  Zuilo.  Nella  pag.  252.  dice  : 
accrebbe  di  nuove  fabbriche  ,  ed  amplio  V  antico  Semi- 
nario  Diocesano  colle  rendite  superflue  di  esso  Semina- 
rio  Diocesano  ;  ecco  la  mosca  cantaride  nascosta  sotto 
la  rosa  ;  temendo  egli  che  il  suo  lettore  formasse  delle 
opinioni  assai  ^antaggiose  (  com'  era  di  faito  )  sopra  di 
un  si  gran  Uomo  ,  subito  aggiugne  colle  rendite  super- 
flue  del  Seminario.  Che  maniera  ridicola  c  mai  questa? 
vuol  far  mostra  di  sapcr  cose  ,  e  vien  convinto  della 
piii  crassa  ignoranza  sopra  qualunque  soggetto.  Ecco  un 
sfcondo  testimonio  jcli'  egli  non  ha  letfta  la  Platea  del 
Seminai io  ,  che  si  conserva  ncll'  Aichivio  della  Curia. 
Jvi  leggesi  che  la  signora  D.  .Lucic/ia  Figliola  Verging 
in  capillis  de'  Duchi  di  Civita  S.  An^clo  di  Napoli  tree 
un  legato  di  ducati  3oo.  de'quali  Mons.  Zurlo  ne  avea* 
bo  disposto  per  quell'  opera  pia  in  qoesta  Diocest  di  Cat 
vi ,  die  al  Ifedesimo  losse  piaooiuta  piii  espediente  ;  e 
considerando  die  l'  opera  di  pieti  piu  grata  a  Dio  ,  i 
piu  vantaggiosa  al  ben  della  Chiesa,  e del  Pubidico era 
pvovvedeir  alh  buooa  eduoaziooe  dclla  gioventu  & 
sia  ttca  ,  Mm;.  Zu-lo  i  dueati  $00  a1  2[  febrajo  1769* 


£*9 

gli  consegno  in  mano  del  Signor  D.  Pasquali  Pczzella 
Procuratore  del  Seminario  ,  e  fuiono  impicgati  nella 
fabbrica  del  Seminaiio   Diocesano. 

A  tal  proposito  dornando:  Nell' epilogo  poi  die  si  fa  di 
Mons.  Positani  le  somme  erogatc  da' benefkiati  Diocesa- 
ni  per  la  fabbrica  del  Seminario  registrate  nella  Platea 
del  detto  Seminaiio  ,  pciche  le  ha  taciute  ?  Sappia  il 
mio  caro  signor  D.  Canclido  ,  che  quell'  epilogo  (  hen- 
clie  del  Zona  bruttato  )  lo  scrisse  Mons.  Zurlo  nella  Se- 
rie  de'  Vescovi  ;  il  virtuoso  Prelato  seppe  con  giustizia 
lodare  quel  degnissimo  suo  Antecessor  e  ,  di  cui  siccome 
nc  fu  sembrc  ammiratore  passionato  ,  cosi  ne  fu  imita- 
tore  virtuoso. 

Or  perche  la  morte  e  la  sepoltura  di  Monsignor  Po- 
sitani ,  di  quel  uomo  per  molti  capi  illustrissimo  ,  vien 
laccontata  in  quebto  Iuogo  tanto  diversamente  ,  e  si  lon- 
tana  dalla  veiita  de'  fatti  ,  piacemi  sig.  D.  Candido  di 
narrarvela,  io  secondo  lio  rilevato  da'  libii  de'  morti  di 
Pignataro  ;  e  da  un  libriccino  di  memoiie  M.  S.  de' 
Frati  ;  e  da  una  memoua  del  sig.  D.  Ignazio  di  Paris 
fu  degno  Paroco  di  Pertignana  ,  ed  e 

Nel  di  23.  marzo  17 32.  01  a  fa  un  secolo  ,  fu  da 
Mons.  Positani  buttata  la  prima  pietra  del  Convento  su- 
pra la  collina  ,  detto  monticello  ,  ora  chiamato  S.  Pa- 
scale.  I  Frati  ebbero  Y  Opi/io  nella  casa  di  D.  Antonio 
Borrelli  ;  ed  esercitavano  il  loio  sagro  ministeto  nella 
Chiesetta  della  S.  Groce  propinqua  all' antiea  Parroccliia- 
le  Chiesa  di  S.  Giorgio. 

Nel  di  17.  dicembre  dello  stesso  anno  quel  degnissi- 
mo   Prelato  rendette  lo  spirito  a  Dio  ,    assestito  del  P. 


33o 

Presidente  degli  Alcantarini  ,  il  quale  raccolse  1*  ultimo 
fiato  ,  e  gli  chiuse  gli  occhi.  Fu  riposto  loco  depositi 
(  come  sta  scritto  nel  libro  de'  morti)  nella  cappella  stes- 
sa  di  S.  Croce  ,  luogo  ch'  Egli  stesso  avea  gia  eletto  nel 
suo  testamento  ;  eel  Orazio  d'  Alcssio  suo  Cubieulaiio 
pose  la  seguente  lapide  ,  che  fu  la  prima 

D.  0.  M. 

SISTE.  VIATOR.  ET.  AVDI. 

HIC.  REQVIESCIT. 

PHILIPPVS.  POSITANI.  CALVORVM.  EPISCOPVS. 

QVI.    HOC.     DISCALCEATORVM.     M0NASTER1VM.    EXCITAVIT. 
SED.     MORTE.     PRAE\ENTVS.     XVII.     DEC.     MDCCXXXII. 
\T.    CONSVxMARETVR.     PTVM.    OPV3.     AN  IMAM.     SVAM. 

PRO.  FVNDAMENTO.  POSVIT. 

HORATIVS.    DE.     ALESIO.    EIVS.    CVBICVLARIVS.     GRATI. 

ANIMI.  MOiYVME.YTVM.  POSVIT. 

Si  fece  il  doloroso  funeiale  dal  Capitolo  ,  Cleio  ,  c 
Monaci.  Quel  che  siegue  sta  registialo  dal  sopianomi- 
nato  D.  Ignazio  di  Pans  nel  libro  di  IN'atale  ab  Ale- 
sandro.   Infine 

»  Nell' anno  iy36  cssendosi  ridotto  il  Convento  co- 
»  modo  per  abitazione  ,  ivi  ritiratisi  i  Fraii  in  cbMisura 
»  si  eresscro  in  Chiesa  una  stanza  alia  parte  deptra  del 
»   Convento    (  o:a    reietlorio  ),    dove   in   tfftspo italo   ml 

»  mesa  di  niarzo  di  detto  anno  il  cadavere ,  oolia  §o- 
»  pranotata  lapide  ,  .  di  <-ssi»  Veicovq  Positaoi  con  una 
»  pompa  funebre  degoa  di  etto  Prelato  ,  esaendo  intcr- 

»   vennto    all'  associazione    il   (Japitolo  ,     Sruunurio  ,    e  1 


33i 

»  Clero  tutto  della  Diocesi  ,  ai  quali  precedcva  il  Vica- 

*  rio  di  quel  tempo  D.  Gian  Giacomo  Cioffi  ,  oggi  Pri- 
»  micerio  di  Castellamare  di  Stabia  ;  e  tutto  si  fece  per 
»  ordine  di  D.  Gennaro  Maria  Danza  alio  fa  Vescovo  di 
t>  Galvi  di  Lui  successore  ,  e  a  proprie  spese  di  esso 
»  Danza  ,  il  quale  1'  associo  sin  sotto  la  montagna  ;  e 
i>  nel  disotteramcnto  fu  ritrovato  il  Gadavere  suddetto 
»  intieio  ,  solo  nella  faccia  era  alquanto  deturpato  ,  ch' 
»>  era  tre  anni ,  e  tre  mesi  ivi  sepolto. 

»  In  questo  anno  1760.  essendosi  compita  la  Ghiesa  del 
>•  suddetto  Convento  ,  c  benedettasi  a  due  maggio  yi- 
»  gilia  della  Croce,  da  Mons.  Zurlo  Vescovo  di  Galvi, 
»  furono  traspdrtati  tutti  i  defonti  che  si  ritrovavano  in 
»  detta  Ghiesa  ,  o  sia  stanza ,  in  essa  Chiesa  nuova ;  ed 

#  il  primo  fu  il  cadavere  di  Mons.  Positani ,  che  si  tra- 
»  sporto  nel  giorno  cinque  di  esso  mese  di  mag-gio,  dove 
9  assiste  il  dctto  Mons.  Zurlo  col  Seminarlo ,  e  due  Ga- 
*>  nonici  assistenti  ,  una  col  Clero  di  Pignataro  solo  ,  e 
*>  si  canto  la  Libera  ;  si  apii  la  cassa  dove  era  rinchiu- 
»  so  ,  e  f  u  esposto  alia  veduta  del  numeroso  popolo  ac- 
t>  corso  a  vederlo  ,  e  fu  ritrovato  anche  intiero  ,  seriza 
»  essersi  disgiunto  alcun  osso  con  tutta  la  testa,  di  mo- 
»  do  che  niovendosi  lo  scheltro  si  moveva  tutto  ,  come 
»  un  pezzo  di  legno  ,  anzi  tirandosi  da  alcuni  le  dita 
»  delle  mani  ,  che  stavano  grinzate  ,  non  fu  possibile 
w  potersi  rompere  ,  o  stendere  ;  e  questo  fu  il  giorno 
»>  cinque  maggio  sy6o.  dove  io  aneora  era  pi'esente  9  e 

•  fui  spettatoie  del  tutto— D.  Igna/io  di  Paris. 

Ivi  poi  neH  anno  appresso  17G1.  il  sopralodato  Orazio 
d'  Alessio  pose  il  busto  di  PosiUni  colla  seconda  i$$:  i"io- 


jy 


332 

tie  ,  la  quale  porta  la  data  quando  gli  fu  innalzata  la 
lapide  in  attestato  della  gratitudine  ;  e  non  gia  deila 
translazione  del  Cadavere. 

Ritorniamo  a  Zurlo  ,  donde  siam  partiti.  Mi  pare  d' 
aver  detto  abbastanza  ,  in  cosi  poco  campo  ,  cio  che  ri- 
guarda  V  impostura  del  Zona  ne'  fatti  storici ;  da  questo 
capo  passero  all'  altro ,  cioe  ,  contrario  a  sestesso. 

Quando  egli  scriveva  nella  lite  dell'  Ospizio  Zurlo  con- 
trario ai  Calvesi ,  doveva  ricordarsi ,  come  era  ragione, 
quanto  aveva  egli  scritto  nella  pag.  4£«  «  qui  non  si  trat- 
»  ta  di  aneddoti  secreti  della  corte  di  un  Principe,  nar- 
»  rati  senza  pruova>  e  sopra  semplici  voci  popolari».  Im- 
pcrciocche  essendo  la  calunnia  fra  tut?  i  vizj  il  piu 
pregiudiziale ,  fra  tut?  i  torti  il  piu  in  eparabile ,  e  fra 
tut?  i  delitti  il  pile  nero,  siccome  si  espvime  un  moder- 
no  Scrittore  ;  e  questa  una  veata  nella  quale  tutto  il 
mondo  conviene;  similmente  essendo  pur  veio  che  quan- 
to piu  un  accusa  e  grave  ,  tanto  pi  ii  evidenti  debbon 
esser  le  pruove.  Questi  principj  sono  incontrastahili,  an- 
clie  quando  si  trattassc  di  accusare  il  menomo  individuo 
della  societa  ,  1'  ultimo  degli  uoinini  ,  con  piu  ibite  ra- 
gione  ,  la  circospezione  dev'  esser  piu  giande  alio:  che  si 
tratta  di  un  soggetto  singolarissimo  :  tanto  piu  bisogna 
mcttersi  in  istato  di  comprovarla.  Se  cio  e  vero  ,  come 
mai  egli  mosso  da  un  falso  susuno  macchia  ,  brutU  , 
ed  oscura  la  riputazionc  di  un  Personaggio  nato  di  no- 
bilissima  progenia  y  alia  CU1  luce  colla  grandest*  della 
sua  emincnte  dignita  ,  c  colla  belle/ /a  dclle  sue  eroiche 
viitu  a^giuosc  nuovo  splendoiei'  Ml  loTodio  pfOgredire 
Chi  mai  avrebbe  cicduto  die  uuo  educate  ntl  Sernioa  v 


333 

di  Calvi  in  quebeati  giorni  di  Zurlo  dovesse  caluniriara 
il  suo  bencfattoie  ?  ma  questo  e  un  diffamare  scstesso  , 
poiche  le  armi  delle  parole  litornano  il  piu  delle  volte 
nel  petto  del  medeslmo  le*  itore.  Si  figurava  senza  dub- 
bio  che  tutta  Calvi  gli  avrebbe  innal/ata  una  statua  per 
questa  gran  notizia ,  ma  debbo  dirli  francamente  che  la 
peisona  la  quale  sostiene  lo  ha  reso  disprezzabile  ,  ed 
odioso  a  tutt'  i  buoni  ,  veggendo  ,  (  cosa  miserabile  as- 
sai  )  ,  come  la  malignita  non  si  addolcisce  col  tempo  f 
ne  si  tempera  co'  beneficj  ,  e  come  piu  muove  la  natu* 
ra  ,  che  V  obbtigo  ,  poiche  egli  da  quella  e  stato  spinto 
all'  ingratitudine ,  da  questo  altro  non  e  stato  mosso  al- 
1'  a  more. 

Per  una  criminazione  cosi  mordace  dovrei  mettergli 
anch'  io  le  mani  addosso  ;  con  questa  differenza  pero  , 
che  io  cosi  facendo  direi  sicuramente  di  lui  meno  del 
vero;  ed  egli  cosi  scrivendo  di  Zurlo  manifestamente  ha 
mentito.  Di  tal  criminazione  che  non  meritarebbe  d'  es- 
ser  neppure  rammentata  bisognerebbe  farnegli  render  con- 
to  ,  e  cio  con  piacere  di  tutt'  i  buoni  ,  i  quali  mal  com- 
poitano  que' meschini  attentat!  contro  un  Personaggio  di 
*anta  virtu  ,  di  cui  vivente  tanta  era  appo  tutti  i  Cal- 
vesi  T  estimazione  ,  e  la  dignita  ,  che  si  crecleva  ,  che 
non  vi  potessi  esser  uomo,  il  quale  avesse  tanta  insolen- 
2a  neir  animo ,  che  non  sentisse  verecondia  per  esso  i  e 
non  lo  onorasse  ;  ed  ora  motto  e  avvenuto  tutto  il  con- 
trario  per  la  temerita  del  detto  Zona  ,  non  dico  io  gia  , 
per  T  aversione  ch'  egli  avesse  alia  Virtu  ;  ma  perche 
tumefatto  dall'  ambizioue  e  entrato  nel  s.io  naturale.  Ma- 
ancora  l'innocenza  ha  i  suoi    persecutori.  Io    per  avrei 


334 

desiderate*  ch'  eg!i  'I  Zona  avesse  avuto  riguardo  a  cfue- 
gli  affanni  sofferti  da  Zurlo  negli  ultimi  anni  delta  sua 
annosa  vecchiaja  in  quella  tempesta  *  volli  dire  ,  de^li 
umani  accidenti  smossa  in  quell' anno  memorabile  dej 
*799  ;  che  io  ammantello  ,  per  tutti  sanno  ;  egli  ?1  san- 
£  uomo  nn  quel  partito  cosi  aeerbo  raccolte  tutte  le  sue 
virtu  ,  e  postele  in  guardia  al  suo  cuore  con  cristiana 
resignazione  $  ch'  e  di  pochi  ,  e  perietti  ,  rivolto  tulto  a 
Dio  ,  coo  tenera  unzione  replica va  spesso  col'Santo  Ebreo 
Bonum  mild  qata  humiliasti  me  ,  e  cosi  il  santo  P rela- 
te dopo  tante  e  si  gravi  fatiche  ,  dopo  tanti  ,  e  si  stra- 
in travagli  portati  per  la  Giustizia  cristianarncnte  mori. 
Fatti  son  questi  ,  ed  argomenti  ,  che  conchiudono  ,  che 
siccome  ne  fango  ,  ne  lordura  macchia  mai  i  vivi  raggi 
del  sole  ,  cosi  ne  la  malignita  ,  ne  la  vilta  puo  infetiare 
una  vera,  e  salda  virtu  qual  era  nel  Cardinal  Zurlo.  Non 
seguiro  piu  a  Iungo  ,  ma  pero  il  mio  tacerc  parlera  al 
Zona  piii  d'  ogni  lettcra  ;  ed  il  mio  silenzio  ha  lingua  , 
e  voce,  che  gli  fanno  sapere  qualsiroglia  piu  estcsa  scrit- 
tura  ,  che  mi  uscisse  di  ma  no.  E  percio  fin^o  per  ora 
di  non  leggere  ,  ne  intendere  le  sue  ciancc  ;  e  preghero 
Dio  che  lo  illumini  in  questo  caso,  Del  quale  ne  ha  gran 
Lisoimo.   Tanto  al  debito  mio  si  conviene. 

Siiinor  D.  Candido  :  eccovi  1' csamc  da  me  fat  to  sul 
Santuaiio  Caleno  deff  abate  Zona  ,  sara  esso  teslimonio 
della  sigottr  osserranzj  mia  verao  di  foi  ;  Io  nii  son  U- 
ticato  a  eio  fare  infianunato,  come  disti ,  dal  rostra  de- 
si  leiio  ,  ma  pi Ti  dalla  ittfioDt ,  \t\  giusli/ia  dclla  eOsa  i 
dapoiche  hen  sapete  che  io  professo,  8  proiessero  seniprc 
la  rariti  ,  etsendo  qursta  antica  mia  usan/a  dclla    quale 


o  5  m 

dopo  tanti  darmi  anco-a  non  mi  pentd.  Duolmi  solo  che 
per  1c  deholi  mie  forze  non  ho  potato  aggiungere  uguali 
effetti  al  vosfro  desidcrio  7/ed  al  debito  mio  ;  ma  so  mol~ 
to  bene  ,  clio  tanto  piu  ne  clirete  voi  ,  quanto  il  giudi- 
cio  vostio  C  piu  ampio  ,  [e  profondo  ,  che  il  mio  cono- 
S  imento  non  e  ,  il  quale  per  la  sua  picciolezza  io  le  re- 
pnto  nulla.  Se  poi  tardi  vengo  a  cio  fare  datene  colpa 
ail"  eta  mia  ,  che  cauimina  vei.so  1'  occaso.  Riducendo  in 
poche  rarole  quanto  ho  io  fin  qui  detto  ,  a  me  pare 
d  aver  in  cosi  poeo  campo  (  poco  dico  rispetto  all'  am- 
piezza  clella  materia  )  ,  mostiato  ad  evideuza  ,  che  la 
sei  ie  de'  Vescovi  di  Calvi  e  opeia  di  Monsignor  Zuilo  ; 
e  che  il  Zona  ha  yoluto  compaiii e  mascherato ,  e  vestito 
de'  panni  altrui  Bel  cospetto  del  Pubfelico.  Tutte  quelle 
ro^e,  che  di  sopia  ho  sciitte,  le  ho  sciitte  per  la  veiita  ; 
e  tutte  quelle  ehe  seguono  ,  le  scrivero  per  farvi  cono- 
sceie  che  io  ho  sctitlo  il  vero.  Replico  brevemente  cio 
ebe  sop;  a  ho  notato.  i 

Signor  D.  Gandido  :  alia  solita  sua  maniera  di  scri- 
Tere  dell'  abate  Zona  piena  d'  orgoglio  chiarameute  si 
comprende  il  suo  pensiero  ;  egli  ha  ierma  ereden/a  che 
i  lettori  di  buon  gusto  siensi  ,^ia  chiaiiti  ,  ed  abbiamo 
aoeettate  le  giustificazioni  da  lui  f?tte  contro  le  osser- 
yazioni  del  Barone  A.  Ricca  ,  scrivendo  ivi  con  impu- 
denza  impertinentissima  tante  beite  brutte  e  nefande.  Se 
egli  cosi  crede  s'  inganna  all'  ingrosso  ;  ed  io  voglio  far- 
vi chiaro  in  quanto  errore  egli  si  tiovi ;  conciosi  ache  il 
Pubblico  istruito  ne  paila  vantaggiosamente  ,  siccome 
vedremo.  Vi  prevengo  peio  che  in  questo  ristretto  io 
prendo  in  con&iderazione  soltanto  due  cose  che  fanno  al 


336 

mio  assunto  da  lui  scritte  ne'  due  Ii belli  di  calunnie,  c 
di  vituperj  ,  cioe  ,  nel  Santuario  Caleno  Vindicate)  ,  e 
Difeso  stampato  neli'  Anno  1826  ;  e  della  seconda  Parte 
della  Calunia  Distrutta  data  alia  luce  nell'  Anno  i83i. 
Entriamo  nella  materia. 

E  primieramente  voglio  che  sappiate  fche  nel  Santua- 
rio Caleno  appena  nella  pagina  253.  famenzione  de'  M. 
S.  della  Storia  civile  di  Galvi  lasciatici  dalF  Eminentis- 
siino  Zurlo  ;  ma  i  M.  S.  della  Seriede' Vescovi  al  num. 
di  Settantacinque  suoi  Predecessor*!  effigiati  nella  Sacrestia 
del  Duomo  non  si  trovano  affatto  ivi  nominati  ;  e  ci6 
che  monta  soprattutto  si  e  ,  che  neppure  ivi  si  nomina 
Monsignor  de  Lucia  ,  ed  era  ben  convenevole  ;  anzi  sua 
obbligazione  ,  siccome  vedremo  in  appresso.  Con  tal  ma- 
liziosa  condolta  credette  forse  d' iiluder  i  leggitori  tra- 
sportandoli  or  qua  ,  ed  or  la  ,  e  per  conseguen/.a  csser 
tenuto  per  il  solo  autore  de  detto  Santuario.  Quanto  ho 
io  qui  accennato  cosi  ivi  si  ritiova.   Passiamo  avanti. 

II  signor  Barone  A.  Ricca  fu  il  primo  a  conoscere  , 
cd  il  primo  a  smascherare  questa  sua  malizia.  Vedcndo 
egli  che  il  Zona  colla  stampa  dell'  antica  Galvi  ,  e  del 
Santuario  Caleno  erasi  accinto  a  volare  ,  come  dicesi , 
sen/  ale  ,  c  rnal  compoitando  che  la  Verita  restasse  of- 
fesa  dalla  sua  smisurata  ambizione  ,  diede  alia  luce  le 
sue  osservazioni  ,  e  confondati  argomenti  scopii  hitta 
1'  astuzia  usata  dal  Zona,  e  conchiuse  (com'eia  di  laf 
to  )  ,  che  Zurlo  eia  stato  il  principal  A 11  to  re  della  Serie 
de' Vescovi  stampata  col  i'lonlcspi/io  Santuario  Caleno  , 
(  abbia  nome  come  si  voglia  ,  pin  che  operi  quel  che 
detta  la  giustizia  )  ,    11c  dir  si  pu6    il  contiario.   E  Dio 


337 

consoli  '1  Barone  Ricca  del  bello  eftetto  seguito  di  tutt'  i 
suoi  nobilissimi  pensieri. 

Primo  esame. 

Pubblicate  colla  stampa  nelF  anno  1823.  le  sopralo- 
clate  Osservazioni  ,  egl1  il  Zona  per  giustificarsi  da  tutto 
cio  cbe  non  quadra va  all'  Auto  re  fu  obbligato  a  chia- 
mare  in  sua  difesa  Monsignor  de  Lucia  ,  e  cosi  gli  fece 
bel  bello  confessare  cbe  Monsignore  gli  avea  dati  tutt'  i 
suoi  lumi.  Io  non  voglio  di  cio  altro  testimonio  che  lui 
stesso.  Egli  ne  da  una  chiara  testimonianza  nella  p.  36. 
del  Santuario  Galeno  Veudicato  ,  e  Difeso.  Dunque  Mon- 
signor de  Lucia  gh  diede  tutte  le  carte  di  Zurlo  relati- 
ve al  detto  Santuario  ,  le  quali  avea  ricevute  dal  fu 
Paroco  Pratilli.  Chi  ne  dubita  e  privo  d  intelletto  ;  ed 
e  sordo  chi  non  sente  la  voce  della  Verita.  E1  da  notarsi, 
cbe  ivi  la  prima  volta  si  trovano  nominate  le  carte  M.S. 
di  Zuilo  relative  al  detto  Santuario.  Ecco  Signor  D. Can- 
dido  il  primo  argomento.   Passiamo  al 

Secondo  esame. 

Quanto  aveva  scitto  nella  p.  253.  del  Santuario  Ca- 
leno  ,  che  Zurlo  avea  compilate  anche  le  momorie  sto- 
riche  di  Calvi ,  che  da  lui  non  furono  lette  giammai  , 
per  essersi  perdute  ,  con  quel  che  siegue  ,  non  gli  ven- 
ne  a  mente  quando  nella  pag.  77.  della  Calunnia  Di- 
strutta  scrisse  ,  che  /'  Osservatore  inerendo  alle  sue  pre- 
ghiere  gli  avea  dati  i  suddctti  Manoscritti  di  Zurlo  ; 
con  quelle  facezie  di  piii ,  che  sono  ivi  scritte,  e  che  io 
passo  in  silenzio.  Questo  fallo  di  memoria  lo  ha  fatto 
essere  contradittorio  a  se  stesso.  Cosi  scrivendo  ha  imi- 
tati  pirati  Africani  ,  i  quali  cangiano  bandiera  ogni  qual- 


338 

volta  vogliano  o  sorprentlcre  ,  o  fuggire  V  inimico.  Io 
su  tal  oggetto  non  cliro  piu  oltre ,  parendomi  che  que- 
sto  tanto  debba  bastarvi. 

Ma  quel  che  mi  fa  lidere  si  e  ,  che  nella  pag.  i32. 
della  Calunnia  Distrutta  si  millanta  d'  esseie  uno  Scat- 
tore  ingenuo  ,  e  leale  ,  cioe  ,  come  un  Zingano.  Egli 
Scrittore  ingenuo  e  leale  ?  cosi  avrebbe  dovuto  essere  , 
e  non  sciivere  nulla  di  coufumelioso.  Conciosiaehe ,  di- 
ce Plutarco  :  Vita  di  Tibe.io  Gracco ,  Y  esser  ben  nato, 
e  modestamente  educato  raffrena  ,  e  modera  la  mente 
nostra  negl' impiti  ancor  della  colera  ,  e  ne'  contrasti  am- 
biziosi.  Ma  mi  dira  egli  fosse  ii  Zona  ,  che  aneh'  io  ho 
usata  non  minor  libeita  nello  sciivere  queste  cose  ragio- 
nando  di  Zuilo  ,•  io  rispoudo  clie  debbo  io  esseie  scusu- 
to  ,  perche  se  e  leeito  colia  forza  ribatter  la  foiva  ;  non 
dee  meno  esser  conceduto  il  far  resistenza  calla  ragion 
vera  all'  apparente.  Or  quasta  e  bella  !  Perche  io  non 
voglio  ,  perche  non  posso  ,  ne  debbo  sottosciivcrc  alia 
piesunzione  ch'  egli  ha  di  se  stesso  ,  debbo  pereio  esser 
notato  ,  e  tacciato  ?  Egli  vuole  una  leggc  pec  se  ,  ed 
un1  altra  per  gli  altri  ;  egli  si  lamenta  chji  le  sue  bugie 
non  gli  son  credutc  ,  eJ  iulanlo  non  vuol  credere  agU 
altri  la  verita.  A  che  tante  laeezie  ,  e  ridicoli  j  a  clie 
tanti  sarcasmi,  e  molteggi.  Oueste  sue  eiance  son  casteUa 
fabricate  Dell'  aria  ;     ma    collo  fttrepito   de!le  sue  canno- 

nate  a  rente  puo  Car  solo  o&eravigliare    qutsuoi  j». >p >- 
lari    che    staoqo    oolla  bocca  ape  la  ,   dome  i   passerotU 
quando    gli    <la    ad  intendere  quelle  sue  cantalavol 
nosdo  iaimortale  Torquato  Taaeo  nella  litea  leiitta  cU 
lui  al  Dnea  d!  Urhina  na  arrtofl  U  ragiooe  ,  •*  piace  di* 


339 

•  c  egli ,  a  ciascuno  d'  udir  gli  altrui    biasmi  ,  perchfe 

»  ne"  biasmi  ,  paragon  ando  Y  uditor  se  stesso  a  colui  , 
)>  di  clii  si  paila  ,  il  piu  delle  volte  si  conosce  superior 
»  re  di  bonta  ,  e  di  virtu ,  ed  in  questa  supeiioi ita  tan- 
»  to  cava  alia  superbia  della  umana  natura  ,  grande- 
»  monte  si  compiace  ,  Iadclove  nolle  lodi  non  suole  per 
»  lo  piu  riconosccre  in  se  stesso  alcana  maggioiaiua.  » 
Ma  dico  io  al  Zona  ,  cbe  gli  uomini  dabbene  si  sclegna- 
no  ,  e  si  disturbs  no  ,  e  per  ci6  bisogna  aver  piu  atten- 
zione  dal  fare  ,  die  dal  riportar  qualche  ingiuiia. 

Signor  D.  Candido  :  care  sovra  raodo  per  molti  ri- 
flessi  state  mi  sono  le  lettere  vostre  ,  ma  non  pieciola 
hnpresa  mi  ante  imposta.  Imperciocche  voglio  cbe  sap- 
piate  ,  che  alcuni  preti  napolitani  miei  amici  mi  fecero 
^n  quei  tempi  richiesta  di  scrivere  la  vita  delF  Eannea- 
tissimo  Zurlo  loio  Arcivescovo  ;  il  timore  per6  di  non 
oscurave  con  penna  plebea  cosi  illustrc  materia  ,  mi  fe- 
ce  deliberate  di  non  entrare  mai  in  pelago  co-i  capo  , 
che  non  avrei  speiato  di  uscirne  salvo  ,  e  con  onore, 
Troppo  alto  argomcuto  e  lo  scrivere  la  vita  di  quel  Car- 
dinale  ,  che  spese  tutta  la  vita  sua  in  azioni  eroiche  5 
e  cristiane.  Io  desiderate!  veramento  j  cbe  come  Seno- 
fonte  ,  volendo  formare  un  perfetto  Capitano  ,  prese  a 
scrivere  la  vita  di  Giro  ,  la  quale  si  finse  a  modo  suo: 
cosi  si  trovasse  oggi  chi  volesse  prepone  un  esemplare 
di  un  perfetto  Veseovo  togliesse  a  scrivee  ,  sapeado  fa  - 
lo  con  dignita  ,  qu  el!a  dell'  Eminentissimo  Zmlo.  Neila 
quale  impresa  lo  scribente  averia  questa  fatica  di  meno, 
che  non  accededa  ciie  aggiungesse  cosa  alcuna  alia  Ve- 
lita.  Ma    io  peiche  ne  sia    invifato  dal    mio  desideao  f 

3; 


34o 

non  sentendomi  le  forze  pari  a  quello  ,  ed  all'  obbligo 
infinito  ;  che  ho  di  onorar  quello  spirito  divino  ,  mi  son 
vinto  di  lodarlo ,  ammirarlo  ,  e  rivcrirlo  con  silenzio  e 
con  perpetua  memoria  delle  divine  grazie  sparse  in  qu el- 
la  santissima  anima  ,  pregando  il  Signor  Dio  ,  che  mi 
fece  grazia  di  yivere  17  anni  felice  in  cosi  santa  ,  e  dol- 
ce  compagnia  :  cosi  mi  faceia  degno  di  rivedeiia  ,  e  go- 
derla   eternamente  in  Gielo. 

Mi  era  dimenticato  di  dirvi ,  che  Zurlo  era  figlio  del- 
la  Casa  di  S.  Paolo  de'  Teatini ,  e  non  gia  de  SS.  Apo- 
stoli  i  e  che  aveva  insegnato  agli  Alunni  de'  SS.  Apostoli 
solo  la  Filosofia.  In  Rom  <.  non  aveva  insegnata  ne  filo- 
sofia  ,   ne  Teologia  ;  come  per  errore  dice  V  ahate  Zona . 
Ultimamente  una  sola  cosa  mi  resta  d'  osservare  ,    ed  e 
che  ,     non    ostante    che    il  Zona  ahbia  la  sopra  allegata 
Seiie  de  Vescovi  imbrattata  ,    riempiuta    di  lord  lire  ,  e 
di  vituperj  ,  in  guisa  che ,  la  povei  elta  non  possa  omai 
dimostrare  la  sua  nativa,  e  vera  hellezza,  purtuttavia  ?e 
qualchuno  (  che  non  mancherchheno  )  la  lavasse  ,  e  ri- 
pulissc  ,  e  T  adornasse  de'  suoi   veri  ,  e  preziosi  o:  nainen- 
ti ,   non  mi  duhila  che  essa  apparirebbe    vaghissima  ,  e 
sovra  1'  altre  cose  bellissima  ,    ed  arrecherebbe  molt' or* 
namento    alia    Chiesa  di  Cabi.   No,    non  mancberaono 
sicuramente  ,  ne  mi  dubito  punto  de'  begl'inge^u*,  che 
avranno  a  grado  d'impiegai   L  fatiche  l>.o  a  lal  opera. 
Questa  e  fatica  da  gioyani,  i  cpiali  hanno  copia di  tem- 
po, ne  increscan  [010  le  tatiche  ;  i  ytttchi  ,  come  appun* 
Lo  son  io  ,  no  ban  care$tia  ,  ed  ogni  disaggio  gli  1        1 
va.  E  poi    la    oatura  a  m<»    ha  luiio  non   che  hk 
ingcgno ,  ne  troppa  mcmoiia  ,  debol  giudicio  ,    e    (fuel 


34 1 

che  }>im  mi  duole  I  eta  di  otlanta  anni.  Che  pcrcio  non 
:  oho  voi  entraste  i;i  un  travaglio  di  lisponderc  a 
le  parti  di  questo  esame  ,  ne  che  il  desidetib  vi 
le  tanto  ,  che  non  v'  incresc-ssc  pigfliar  nuova 
noja  ;  impercioche  pulchra  d  elect  ant ,  deformia  contri- 
statu  diceva  Mattio  Corvind  celebre  Re  d  Ungheia  :  val 
quanta  dire  :  voglio  fuggire  non  solo  i  morsi  ,  ma  gli 
ahbajamenti  di  queslo  malcdetto  cane  ,  che  a  me  ha 
data  ora  assai  yiu  molestia  ,  che  non  farchbe  Cerbeio 
con  tutte  tie  le  sue  teste.  Ponetevi  di  grazia  fine  :  E  se 
pur  volete  liscrivcrmi  scrivetemi  alia  Laconica  ;  e  se  vi 
pan  a  qualche  riflcsso  fatto  con  poco  giudicio  ,  significa- 
toiomi  ,  che  tutto  pigliero  in  buon  grado  da  Voi  ,  ii 
quale  ho  amato  ,  e  amo  tra'  primi  carissimi  mici  aniici. 
E  cio  mi  sara  gT&tissimo  ancora  ,  perche  avr6  la  mente 
piu  libera,  e  spediUr  per  finir  quest'  operetta  ,  gia.  molti 
iinni  da  me  tr&lasciata  ,  ed  ora  dagli  amici  desiderata, 
e  aspcttata.  Io  poi  vivo  in  questa  mia  Patria  molto  con- 
tento  dello  stato  in  cui  mi  ha  posto  la  gran  bonta  di 
Dio  ,  perche  se  ho  avuta  poco  commodita  di  fortuna  , 
ho  avuto  ancora  meno  stimolo  di  coscienza  ;  me  ne  sto 
coir  anhno  riposato  ,  c  tianquillo  ,  sforzandomi  a  tutlo 
mlo  poterc ,  secondo  il  buon  precetto  di  Socrate  ,  d'  es- 
ser  tale  ,  quele  io  desidero  d'  esser  tcnuto.  Addio  amico. 
Fatte  queste  pochc,  ma  nojevoli  osservazioni  sul  San- 
tuaiio  Caleno,  avrei  dovuto  qui  ponre  i  Comuni  di  Calvi, 
la  situa/ione  de'  luoghi  mi  ci  obbligava  ;  ma  prima  vo- 
glio dare  una  rapida  seorsa  ai  due  Comuni  uniti  Roc- 
chctta  ,  e  Croce  ,  i  quali  sono  gli  ultimi  del  nostro  Cir-r 
condario  verso  il  Nord  ,   ove  confinano  ecl    Circondario 


34a 

di  Pietramela  ,  distant!  tra  loro  da  Orknte  ad  Occideri- 
te  due  miglia  ,  e  piu. 

Rocchetta  e  Crcce  uiiiii. 

L'  esterisione  del  territorio  de'  sopranotati  due  Cornuni 
uniti  giusta  il  ruolo  Fondiario. 

Sono  moggia  2333. p. 9. 
Rendita  imponihile  ducati.  33i5.g.64* 

unite  a  He  case  di  ahitazione.  Rendita  do' 
Comuni  nell' ultimo  Stato  discusso  ducati.         1 057.52 
La  Beneiicenza  del  Gomune    dclla    Rocchetta  posdede 
un  capitale  di  ducati  307  ,  e  per  essi  annui  ducati  Ire- 
dici  ,  dico  ,  ducati.  i3.  80  1/2 

Piu  possiede  nu  Monte  Frumentario  di 
tumoli  47  ;  per  i  quali  per  interesse  se  ne 
corrispondono  per  ogni  tumolo  annue  mi- 
sure  tre  ,  che  fanno  annui  tumoli  enque, 
c  misure  21  s'  ignora  il  Fondatore. 

Qucsta  vasla  estensione,  come  di  sopra  di  moggia  s333 

p.  f)  era  tutta  hoscosa  ,    ora    e  in     parte    diradaU    JCf 

somminislrare  legna  allc  calcarc  ,  cd  alle  carhonaje  che 

il   principal?  commercio  che    ianno    CO  cireonvicini 

Villaggi  dol  Gircondavio  ,  cd  anchc  con  Capua. 

1. a  rail*  ,  e  la  catena  delic  montagjw    son    ricche    di 

■oli  ;   e  Peine  aromaliche  ,  e  saline  danno  alia  came 
del  best ia me  un  gapore  eccellent*. 
La  Rocchetta  h  fabbricata  raUa  ?«tta  di  un    colic  so- 

m   (\\    Petnilo  ,    «'   mnliua    all'  On  idmtc   Ool 

•     coodario  di  Tenna    Llla  devc  il  suo  nomc  alT*ntico 


343 

Castello  ,  ossia  Rocca  ,  clie  colle  allissiiuc  sue  mura  la- 
terali  tuflora  esistenti  ,  annunzia  FaLolita  tirannia  Feu- 
dalc  ;  iii  in  seguito  Feudo  de'  Vcscovi  di  Calvi ,  il  quale 
He  poita  il  semplice  Home  di  Barone.  Yecchia  fama 
vaole  ,  clie  nella  Rocca  si  mantcnessero  annidati  i  Sa- 
raccni  in  qiie'  miseri  tempi,  quando  que'  fieri  nemici  del 
nome  Cristiano  fecero  dall'  Africa  le  loro  scorrerie  in 
queste  nostre  comrade.  DalF  altura  della  Rocchetta  si 
scopre  un  I>el  punto  di  vcduta. 

L'aiia  che  vi  si  respira  e  ottinia  ,  e  salutave. 

La  loro  popolazione  nell7  anno  1826  era  di  cento  no- 
vanta  sctte  amine.  II  numero  de'Matiimonj  ,  de' Nati  , 
e  de'Morti  in  ciascun  anno,  cominciandosi  dai  priroo 
gennajo  181 7  ,  e  fincndosi  a'  3i  dicembre  1826  appari- 
sce  dal  quadro  presente  per  la  Rocchetta,  e  Croce. 

Anni.  Matiimonj.  Nati.  Morti. 

1817  »  7  10 

1 8 18  5  1 3  09 

1819  8  17  11 

1820  5  22  5 

1821  3  14  2 

1822  4  ?7  I2 
182.3  5  17  i3 
2824  3  16  11 

1825  4        18  08 

1826  5       18  19 

Totale    41         J59  100 

Dal  presente  quadro  costa  che  il  vantaggio  e  in  favo- 
della  vita. 


344 

I  Rocchettani  hanno  una  maniera  cli  vivere  semplicc, 
dura  ,  e  lahoriosa  ;  souo  pero  dolei  ,  e  socievoli  ,  mo- 
strano  della  vivaci'a  ,  ma  mancano  loro  i  mezzi  peres: 
ser  istruiti  nolle  aili  ,  e  nelle  scieme. 

Le  donne  poi  sono  piacevoli  ,  atiive  ,  e  graziose,  ma 
piene  di  modestia  ,  e  sono  le  piu  laboriose  d.i  tutto  il 
Circondario  ;  perciocche  quasi  in  ogni  niattina  porta  no 
sul  capo  pesi  gravissimi  di  fascine  ,  e  di  carboni  ne'cir- 
con\icini  Villaggi  ,  specialmcnle  in  Pignataro  ,  che  pe- 
nuiia  di  legna  ,  per  il  loro  sostentamente  ,  caminando 
per  vie  sdrucciolevoh  ,  e  fangose:  e  d'  atnmirarsi  sopra- 
tutto  che  appena  ritornate  nelle  loro  case  subito  vanne 
a  provedersi  dclle  fascine  per  la  mattina  seguente  ;  cosa 
die  inferesse  V  uomo  sensibile.  Hanno  una  comoda  ,  e 
bella  Cbiesa  sotto  ?1  titolo  dclla  SS.  Annunciata.  Debbo 
qui  accennare  ,  che  V  atttiale  Parroco  D.  Mattco  Macia- 
riello  dopo  una  lunga  ,  e  penosa  lite  ha  finalmcnte  ri- 
vendicato  alia  sua  Chiesa  un  fonJo  valutato  due.  i5oo 
cli'  eran  malamente  ceasito  dal  suo  antecessors. 

Si  trascura  di  raccogJiere  la  manna  ,  ore  la  pianta 
degti  orni  e  comune.  Sarebbe  percio  facilmente  possibile 
di  ristahilire  il  prodotto. 

Diciamo  oia  qualehe  cosa  ,  ma  coll  a  tnaggior  hrevita 
che  si  pu6  ,  del  Comune  di  Croce  ,  che  confiofa  all'  o- 
riente  col  Circondario  di  Formicola.  11  comune  snito 
di  Crone  si  ritroTa  in  una  Valle  alle  radioi  del  monte 
da  Doi  detto  S.  Salratore ,  dall'altre  popolanoni  oonii- 
nato  Monte  ma^giore  ;  la  piu  alta  ,  ed  orrida  moril 
di  tutto  il  Circondario,  ptena  di  p  iftoaje ,  di  Carpini< 
di  cmerole.  Sulla  detta    montagna    eiati    una    wti*    un 


345 

Convento  di  Mouaci  Bensdittini ,  ora  una  Cappella  detta 
S.   Salyatore  ,    ovc  non  si  sale  che  per  un  sentiero   ser- 
peggiando  dopo  molto  stento  ,  e  fatiea.   Giunto  sul  ver- 
tice  delta  montagna ,  attesa  la  sua  altezza  enorme  ,    vi 
si  respira  altro  clima  ;  vi    rcgnano  dense  nebbie  ,   e  co^ 
loro  che  vi  si  espongono  ,   ne  vimangono  cosi    bagnati  , 
come  se  fosse  vo  tuffati    nell'  acqua  ,   e    si    gode    la  pro- 
spettiva  de'  monti ,  dellc  valli  ,  e  della    vastissima    pia- 
nuia  sino    a  Montecasino.   Che    piu  ?  Su  quella  onibile 
eminenza  s' innalza  un  ammasso  di  pietia,  detto  il  gran 
sasso  ,   inaccessibile    per    ogni    dove ;    sotto  questo  gran 
sasso  sta  edificata  la  detta  Chiesetta,  ove  nel  gioino  otto 
di  maggio    vi  si    fa  una  processione  nuineiosissinia  ,  la 
quale  tiae  i  clivoti  ,  ma    senza  la    dovuta  divozione  da 
tutt'  i  Villaggi  circonvicini  fin  da  Rialdo  ,  Pieti  amelara, 
Roccaromana  ,    da'  comuni    di    Formieola  ,    Rocchetta  , 
Giano  ,  c  fin  da  Pignataro.   Che  piu  ?   non  solo  alia  so- 
pradetta  Cappella  del   Salvatoie  nostro  G.   C.  ;    ma  be- 
nanche  ad  un'  altra  Cappella    volgarmente    detta    Frate 
Janne  ,  lontana  dalla  prima  circa  un  miglio  ,  alia  qua- 
le non  vi  si  pervicne  che  per  ceite    Semite  aspre  ,  peri- 
colosc,  e  stiette  sull' orlo  d'  una  onibile  roccia,  ove  ap- 
pena  rampicano  lc  capre,  per  cui  bisogna  camina  e  colle 
mani  ,  e  co'  piedi  ,  perche  un  passo  lalso  puo    far    per* 
clere  la  vita.  Questa  spaventevole  roecia    per    la  sua  al- 
tezza, e  per  ta  sua  mole  qaasi    porpcndicolare    e    riser- 
bala  alle  api ,  le  quali  nelh  crepature  de'  sassi  {anno  le 
loro  arnie  ,  dalle  quali  ne'  mesi  estivi  scorre  il  inele.  Da 
quel  luogo  desolato  ov'  e  la  cappella  di  Frate  Janne  si 
scopre  al  settentiione  Piedimonte,  AUfe  ,    e    tutt' i  Vil- 
laggi  sino  al  nevoso  monte  Matese. 


346 

In  questi  iinpenetrabili  bosclii  si  rii'uggiavano  que'jio- 
clii  avanzi  delle  nostre  popolazioni  iri  tempo  delle  de- 
vastazioni  fatte  in  qneste  contracle  da1  barbari  del  Nord. 
L'  onore  adunque  di  quei  boschi  tutlo  ci  sorprende  ,  e 
ci  a^ita  V  aninio  ;  ma  tutto  poi  c  compensate  dail'  odo- 
re  delle  fragole  ,  e  dal  canto  degli  uccelli  ,  tra  quali 
veggonsi  le  perpici.  Caliamo  giu  nuovamente  al  Villag- 
gio  di  Groce.  Ii  detto  Yiilaggio  ,  non  ost  ante  che  sia 
edificato  in  una  Valle  di  monti  boscosi  ,  pen  una  d'  ac-* 
qua  di  fontane  peienni  ,  \i  e  un  solo  pozzo  alquanto 
lontano  dall'  abitato  ,  cosa  nuova  die  appena  ^i  crede. 
La  Rocehetta  poi  ha  quattro  fontane  peienni :  la  prima 
denominata  la  Space ata  ,  l'acqua  di  cui  bevano  i  na- 
tnrali  J  la  seconda  detta  Spinella  ,  la  terza  Salica,  e  la 
quarta  Laureto.  La  Gbiesa  poi  di  Groce  e  assai' picciola 
al  bisogno  della  popolazione.  Opera  cbe  dovrebbe  inte- 
ressare  moltissimo  ii  Vescovo  di  Gaivi  ;  essendo  suo  ob- 
bligo  preciso,  cd  assoluto.  II  popolo  e  roz/o  ,  cd  incul- 
to  ,  d7  uno  spirito  materiale  ,  Sen/a  industria  ,  e  nella 
indicenza  ,  sembra  adunquc  d'  aver  solo  commereio  col 
bisogno  ,  che  percio  non  preseoia  uno  spettacolo  cbe 
possa  consolare  ;  ed  ii  perche  la  popolazione  lentamente 
va  crescendo  ,  sicoome  pud  vedersi  oel  quadrd  de'  Nati, 
e  de*  Matrimony  Scendiaoio  ormai  da  quei  aspii  mouli, 
e  vifitiamo  i  Coinuni  uuiii  di  Cah  i. 


347 

PETRULO  ,  ZOm ,  E  VISCIANO 


L'  estenzione  del  territorio  dei  sopranota- 
ti  tie  Comuni  uniti  glusta  il  ruolo  Fondiario 
sono  moggia.  4^9 l   29  lf* 


Rendita  imponilule  due.  1 2 7 53  67 

Rendita  Comunale. 

La  vendita  de'  tre  Comuni. 

Da  Casa  Rcale  per  il  demanio  di  Calvi 
censito  a  Sua  Maesta  (  D.  G.  )  fin  dal  dl 
28  settembre  1791  per  eanone  rieeve  ter- 

ziatamente  in  oinii  anno  due.  880  00 

o 

Per  fitto  di  alcune  Cesine  annui  due,  080  00 

Per  dazio  sul  vino ,  e  sulla  carne  ,  per 
fitto  del  forno  ,  e  delle  botteghe  ducati.  080  00 

In    ultimo    de'  grani    addizionali  sulla 
Fondiaria  annul  ducati.  o4^  4° 

1082  4° 

La  loro  popolazione  neli'  anno  i83i  era  2178 

II  numero  dc'  matri  monj  de'  nati  c    de'  moiti  in  cia^ 

;cun  anno  ,    cominciandosi    del  1822    e  finendosi  a    3 1 

icemire  i83i  apparisce  dal  quadro  presente. 


38 


348 

Ann! 

Matrimonj 

1822 

16 

l823 
1824 

27 

i5 

l825 

18 

1826 

T9 

1827 
1828 

i5 
18 

1829 

i83o 

09 

J7 

i83i 

10 

Nati  Moiti 

69  72 

87  9* 
91  57 

78  4* 

81  52 

88  40 
73  48 
91  53 

75  46 

93  93 


Totale       164.       826.      5g5. 

Dal  presente  quadro  il  vantaggio  e  in  favor  della  vita, 
questi  Villag-gi ,  se  il  mio  lettoie  nol  sapesse  ,  sono  edi- 
ficati  alle  falde  de' monti  denominati  Miiabella,  Cori- 
cuzzo  ,  e  Cisterna  ,  un  miglio  lontani  al  settentrione  del- 
T  antica  Calvi.  Sono  popolati  coll'  abbandono  t.otale  del- 
F  anzidetta  citta  ,  da  cui  credesi  d'  esser  discendenti  ,  ed 
in  fatti  i  costumi  ,  V  idioma  ,  il  veslire  ;  e  gli  usi  sono 
gli  stessi  ,  come  la  loro  origine.  II  viso  degli  abitanti 
annun/.ia  la  bonta  dell!  aria  cbe  rcspirano.  Osserviamo 
cio  die  \i  h  di  piu  considerable.  La  loro  Agricol'ura 
pocbissima  cosa  ,  cd  infelice  j  ma  V  indusliia  degli  aM- 
tanti  contribuiscc  molto  alia  fertUiU  ,  cbe  pcrcio  i  iconic 
benza  sernprc  la  cura  di  colon*  cbc  la  coltivano  ,  abbon 
dando  dl   grano  ,    olio,   vino,    di   t'nilti  ,     e  di   tutto   rio 

che  wrrt  alia  coiutrTAiione  td   al  piac*r%    della  vitm 


349 

Venlamo  oia  alia  uiscre/jone  particolare    d'  ogni  Villag. 
gio ,  la  quale  sara  molto  breve. 

Petrulo  ;  il  quale  deve  il  suo  nome  a  Pietro  ,  puoba- 
bilmente  suo  piimo  abitato  re  ,  e  situato  nel  centra  d'  una 
valle  ed  e  una  specie  d'  un  bacino  ,  c  diviso  in  cinque 
borghi  ,  o  sieno  Vichi  ,  denominati  Piazza  ,  Canzano 
Giudea  ,  Martini  ,  e  Casa  Mandara  ,  ove  evvi  una  Cap- 
pella  gentilizia  de'  signori  di  questa  famiglia.  Sopra  il 
detto  Villaggio ,  luogo  detto  Laureto  da  un  vivo  sasso 
scaturisce  il  rivo  di  Calvi  ,  questo  picciolo  ruscello  at- 
tiaversa  Petrulo.  Quando  la  pio^gia  e  molto  forte  i  tor- 
renti  rapidamente  scendendo  dalle  montagne  della  Roc- 
chctta  secondo  il  declivio  trascinano  nella  valle  di  Petru- 
lo sassi  che  incontrano  nel  passaggio  ,  ed  allag-ano  por- 
zione  del  paese.  Gli  artefici  di  Petrulo  sono  laboriosi  ,  e 
meccanici.  Ivi  si  trova  la  creta  da  far  mattoni,  e  ve  n'e  una 
fornace  in  Petrulo  le  strade  sono  senza  lastrico  che  percio 
fangose  Pinverno.I  majali  di  Petrulo  son  molto  ricercati,  vi 
riescono  felicemente  ,  perche  V*  e  in  abbondanza  la  gliian- 
da.  La  Cliiesa  Parocchiale  e  fuori  Y  abitato  ,  ed  e  mol- 
to picciola  essendo  Vescovo  Monsignor  Zurlo  ,  il  signor 
Silvestro  Canzano  ,  ottimo  cittadino  ,  travaglio  molto  per 
fondare  una  nuova  Chiesa  dentro  P  abitato  ,  ma  invano, 

Dopo  Petrulo  passiamo  a  visitare  i  Zoni  ;  uno  della 
Famiglia  Zona  che  gli  ha  data  V  origine  ,  gli  ha  dato 
anche  il  suo  nome.  E'  situato  questo  Villaggio  ai  pie 
del  monte  Coricuzzo  ,  montagna  plena  di  cespuglt  ,  e 
pcnosa  a  salire.  In  mezzo  dell' abitato  erfi  una  larga 
piazza  ;  le  strade  sono  denominate  Piazza  ,  e  Vizzi.  La 
Chiesa  per  ora  e  proporzionata  alia  popolazione.  Ci  man- 


35o 

ca  Pacqua  bevibile  de'pozzi  ,  ma  gY  iudustriosi  abitanti 
tianno  delle  cisterne  profoncle  vestite  di  fabbrica  ove  con- 
servano  l'acqua  piovana  in  abbondanza.  Ne  Zmi  e  de- 
gna  d'  esser  no  lata  la  Casa  del  signor  barone  di  Longa- 
no  ,  la  qual  e  veramente  signoiilc.  Alia  distanza  di  un 
tiro  di  moschetto  sta  edificato  V  Ospizio  del  Seminario  in 
tempo  d'  esta  di  cui  abbiamo  gia  parlato  altrove. 

La  situazione  di  Visciano  ch'  e  pocLi  passi  lontana  e 
piu  comoda  ,  ed  assai  piacevole  per  il  passaggto  delta 
jgente.  Le  strade  sono  Piazza  ,  Trivio  ,  Pozzo  e  Martin*. 
A I  ponente  di  questo  borgo  ,  o  sia  Vico  ,  detto  de'  Mai  - 
tini  ,  confina  col  Circondario  di  Teano.  Nel  rccinto  di 
Visciano  evvi  Telegrafo  sulla  colli na  nominata  Palafen  o. 
I  Viscianesi  hanno  i)  credito  di  puliti  ,  oncsti.  Signori  : 
quel  che  noi  abbiamo  scritto  de'  sopranotati  tre  comuni 
di  Calvi  ne  abbiamo  avuta  notizia  dalP  accorto  ,  e  dili- 
gente  Cancelliere  comunale  signor  D.  Nicola  Canzano 
degno  di  molta  fcde. 

Non  mi  pare  cbc  debbono  esser  passati  con  silemio  i 
dae  felicissimi  frutli  ,  che  produsse  ncil*  eli  passata  que- 
sto picciolo  campo.  Per  soddisfare  adunquc  in  parte  al 
debito  mio  ,  ed  al  desiderio  degli  amabili  iniei  Calvesi 
diro  che  D.  Muzio  Zona  nato  nella  illustc  Fainiglia  del 
Barone  dl  Longano  ;  e  D.  Lorenzo  Zona  nato  in  un'  al- 
tra  molto  civile  famiglia  di  Visciano  ,  in  quella  ,  cioe  | 
del  signor  D.  Filippo  ,  furono  due  grandi  uomini  ,  i 
qu^li  col  molto  loro  saperc  ,  c  GOgll  aurei  IpJPO  QOStUOU 
f<cero  grandi  questi  due  plpciolisdoii  luoghi.  RistringenJ 
in  porhe  parole  ftlcuqi  trail  i  de'  gopralofUti  Rersopaggi 
amtndw    Medici. 


II  Viiiaggio  cle  Zoni  ^e  imente  oscuro  pei  se  ,  Mu,io 
Zona  Filosofq  ,  e  Medico  lo  ha  rendu lo  celehre  colla 
chir»re'-a  del  suo  sapere.  Ebbe  egli  luogo  di  Medico  ap- 
pre^so  C  ivi  )  III.  gV^vipso  Re  delle  Spagoe  :  in  li  di  P  roto- 
Otedico  di  qiulla  vasta  Monarchia.  II  nascere  adunque 
in  piccio]  Villaggio  pan  uiipedisce  clie  1'  uomo  non  lie- 
sea  eccettentissiwo  in  qualunque  Virtu. 

El  ii  secondo  si^nor  D:  Lorenzo  Zona  sebbene  nonaves- 
se  avuta  ljl  fortune  iavorevole  come  il  Piirao  gia  sopra- 
1  > dato  ,  ne  agguaglio  purtuttavia  tutto  il  merito  ,  e  le 
yittu.  Piatone  quel  filosofo  divino  ,  e  soMilissimo  inve- 
siigaiore  do'  secret  i  della  Datura  ,  dice  ,  che  V  uomo  e 
una  nobilissiina  pianta  ,  la  quale  da  se  si  solleya  in  alto, 
qualunque  sia  il  suolo  entro  a  cui  spande  le  radice.  Ma 
peo  quegl'  ingegni  clevati  cbe  la  natura  produce  biso- 
gna  colla  nostra  opera  ajutarli  nel  camino  della  virtu  , 
e  c'6  secondo  la  condi/ione  ,  e  lavere  della  famiglia 
onde  ban  tratta  Torigine.  II  savio  genitore  D.  Ettore  , 
i>  quale  amava  meglio  lasciare  i  suoi  figli  virtuosi  ,  che 
riccbi ,  ben  esaminato  V  ammirabile  ingegno  del  suo  ii- 
glio  Lorenzo  ,  lo  mando  in  Napoli  per  ammaestrailo# 
Posto  ivi  soUo  la  disciplina  di  gravi  maestri  il  giovane 
non  risparmio  ne  diligenze  ,  ne  fatiche  per  istudiaie  l'Aite 
della  Medicina;  ed  il  suo  continuo  travaglio  unito  ai 
suoi  talenti  lo  fece  satire  in  gran  riputazione  in  tal  g-e- 
nere  di  professione.  Dottoiato  in  Medicina  fisso  il  suo 
domicilio  nella  citta  di  Capua  ,  che  alio i  a  floiiva  piu 
che  mai  per  la  gran  copia  d'  uomini  illustri  ,  e  lettera- 
ti.  Ivi  nel  pratico  esercizio  ebbe  gran  fama  il  Zona  , 
a  talmente  cbe  bene  spesso  veniva  richiesta  la  sua  opera 


352 

Gn  da  lontani  paesi  in  occasione  d7  infermita  ;  venendo 
liputate  un  secondo  Galeno  della  Provincia. 

Ma  passiamo  pin  avanti.  Neil' anno  1767  V  illustrissi- 
ma  Compagnia  de' Gesuiti  essendo  stata  ( spulsa  dal  regno 
di  Napoli  ii  nostio  Re  riapti  gli  Stud]  in  Capua  ,  ov'  eiavi 
un  Collegio  della  prelodata  Compagnia.  II  Zona  fu  elet- 
to  pubblico  Professore  di  Fisica  ;  era  tale  il  credito  suo  f 
cbe  vennero  quasi  da  tutta  la  Provincia  giovani  per  im- 
parare  da  Lui  la  mode  ma  Fisica  ,  onde  sali  in  si  alto 
concetto  ,  clie  fece  molt'  onore  a  se  ,  alia  sua  Famiglia  , 
ed  alia  Patria.  Ho  voluto  scrivere  queste  alquante  righe 
in  commendazione  di  si  gvanduomo  di  cui  serbo  memoria 
piena  di  gratitudine  ,  e  di  divozione  ,  e  non  sai6  mai 
staneo  di  rinnovarla  ,  e  di  farla  quanto  per  me  si  potra , 
perpetua ,  ed  immoi  tale  ,  a  iflnche  da  tal  memoria  ini- 
parino  tutt'  i  padri  di  famiglia  ,  che  siccome  il  sole  ,  co- 
me ognun  sa  ,  non  disdegna  di  spargerc  i  suoi  bencfici 
jaggi  anche  nelle  umili  ,  c  pin  basse  valli  ;  cosi  se  la 
natura  umaria  non  manca  di  far  nascere  in  tutt'  i  paesi 
degli  spiriti  elevati ,  cosi  bisogna  ajutaiU  a  formarli  iin 
dalia  prima  eta,  accio  non  si  disTteno  dal  retto  sentiero 
della  Virtu. 

Dunque  1'  Amico  dell'  uomo  e  morto  I  il  barons  di 
Longano  ,  D.  Giiolamo  Zona  ,  famoso  negli  annali  di 
si  illuftre  Famiglia  per  le  tante  venture  ora  protpen  ; 
ora  avveise  da  Lui  sufferite  ,  invano  da  noi  n  desidc- 
xa  ,  egli  e  ncl  seno  della  Eternila  !  Iddio  dia  all  1  SigQO- 
ra  ,  ed  a  tlitti  qnella  ft)  te/:a  d*  animo  clie  lichfcdc  la 
qiiali!a  del   caso  7    e   Tac-eibila   del   dolo  <\ 

Per  conclusion   dell*  opna   apnlico  It    penna  ai  miei  do- 


353 

yeii  rivolg-endomi  ai  buoi  ert  onesti  cittadini  di  Calvi  , 
i  quali  come  discreli  ,  softcrnanno  con  gentil  pazienza 
alcuni  miei  riilessi. 

A  Voi  adunque  si^nou  Decurioni  ,  che  siete  Capi  del 
consiglio  di  colesti  Comuni  ,  i  quali  come  posti  in  prin- 
cipal luogo  con  piii  bonta  e  giudizio  bilanciate  le  cose, 
e  le  Considerate  cosi  bene  ,  e  senza  force  meglio  ,  che 
nop  fo  io.  A  Voi  ,  dico  ,  che  tutti  amo  ,  ed  onoro  ,  mi 
\olgo  ,  e  vi  prego  a  ponderare  i  seguenti  miei  riflessi, 
Signori  :  queLche  io  ho  scritto  nel  ristrettissimo  saggio 
Storico  della  vostr'  antica  citta  di  Calvi  ,  di  cui  siete 
lodevolmente  affezionati ,  io  1'  ho  scritto  sulla  scoria  de- 
gli  antichi  Scrittori  ,  non  volendo ,  ne  potendo  celar  la 
veiita  ,  che  Calvi  ,  cioe  ,  non  era  ne  tale  ,  ne  tanta  , 
quale  ,  e  quanta  alcuni  moderni  la  predicano.  Imper- 
cioche  so  benissimo  che  V  abate  Zona  nella  sua  Calvi 
antica  ,  vostra  madre  che  vi  ha  data  V  origine  ,  le  da 
il  nome  di  Kale  ,  cioe  ,  di  bella  ,  di  gvande  ,  di  popo- 
late  ,  mettendo  cosi  traveggole  agli  occhi  vostri  ;  ma  la 
situazione  non  si  accorda  con  questo  nome  ;  vi  bisogna 
altro  che  una  somiglianza  del  nome  ,  o  latino  ,  o  gre- 
co  ,  o  orientale  per  provarlo  ,  vi  bisog-na  ,  dico  ,  la  sto- 
ria  perfappoggio.  Tutto  nasce  dal  troppo  amove  che  egli 
poita  alia  vostra  Calvi  antica  ,  questo  amove  fa  (  come 
ctisse  Platone  )  che  1'  amante  si  accieca  nella  eosa  ama- 
ta.  Laseiamo  ,  lo  replico  un'  alt*  a  volta  ,  agli  aniichi 
Greci  questa  soverchia  passione  ,  i  quali  per  far  parere 
le   loro    citta  opera    piii  che  umana  ,  stavano  in  queste 


354 

vault  a.  Ma  nel  mio  cuore  tutto  cede  alia  forza  della  Ve- 
rita  ;  e  qualunque  cosa  possa  costarmene  ,  io  seguiteio 
a  rendetle  quest' omaggio.  Ognuno  poi  giudica  ,  ognuno 
apprezza  se  stesso  piu  assai  che  non  si  conviene  ;  l'aruor 
prop  io  corrompe  il  giudizio  ,  appoitandoii  falze  imma- 
giai  innanzi  io  modo  ,  che  nello  stimar  di  sestesso  ognu- 
no dolcemente  s'  inganna  ;  per  cio  all'  abate  Zona  non 
e  d7  avergli  i'ede  in  tutto.  Quel  che  io  poi  ho  sjriUo 
(  se  non  quanto  io  doveva  )  ,  almeno  T  ho  scritto  hen 
sinceramente  ,  fino  a  quel  termine  ,  al  che  le  mie  de- 
holi  forze  hanno  potuto  arrivare  ;  avertendo  pero  che  la 
mancan/a  dtf  lumi  mi  hah  eostretto  alle  volte  ad  omet- 
tere  qualche  cosa  che  meritava  attenzione.  Ma  a  che  vo 
io  piu  lungamenle  clistendendomi  in  tante  |)a:ole  ,  quan- 
do  non  e  possibile  dime  tanto  ,  che  molto  piu  non  li- 
manga  seinpre  da  diie  ?  Ho  ridotto  peicio  come  ianno 
i  Cosmograh  della  terra  in  un  breve  sommaiio  il  sito  , 
la  natuia  ,  le  leggi  ,  i  costumi  ,  la  forma  del  governo 
di  tulto  il  nostro  Gircondario.  Credo  adunquc  d1  aver 
iatta  una  cosa  grata  ai  miei  cittadini  coil  aver  dato  alia 
luce  quest'  opeia  ;  e  spero  clie  il  Pubblico  saia  per  ap- 
provare  il  mio  luvoro.  Degnatevi  ,  o  signori  ,  di  acco- 
glieria  ,  c  darle  un  bocuiaty.  Font  potiete  peivorrorla 
con  qualciie  utilita  ,  e  iorse  aneora  con  qualche  soddi- 
bia/ione. 

Riguardo  poi  alia  credenn  che  voi  avctc  di  disccn- 
dere  ,  dok  7  dail  anlica  Calvi  ,  a  me  giova  il  crcderlo, 
non  ostante  che  non  somigliate  in  niente  agh  antichi 
Calvesi  rostri  progenitorij  imperciocche  la  qualitl  de  tem«i 
j»i  rivolge  lo  itato  del  mondot    c  muti  forma  alia  \iu 


355 

civile  ;  citeostanze  ,  cd  interessi  diversi  hanno  format! 
diveisi  cost u mi.  Dissi  ,  che  a  me  giova  il  crcdevlo  ,  per- 
che  su  tal  opinione  voglio  darvi  de'  ricordi  molto  pro- 
fittevoli. 

Signori  :  ricoidatevi  soventc  di  cio  clie  sicte  stati  : 
imitate  i  vostri  maggiori  ,  i  qnali  ora  gigndigggte udo  , 
td  ora  signoreggiati  essendo  ,  si  poitarono  nell'  uno  sta- 
to  ,  e  ne  T  altro  da  ottimi  osservatoii  del  buon  ordine  ; 
coll'  e^empio  degli  anticbi  ammaestramenti  non  vogliate 
intraprendere  delle  no  vita.  Mi  giova  nuovamente  ricor- 
daivelo  ,  che  quei  tempi  passati  sono  degni  di  essere 
specchi  dei  presenti ,  e  specialmente  in  questi  tempi  che 
1'  Euiopa  si  lib  ova  in  tante  discordie  civili  ,  ed  in  tanti 
peri  col  i  ,  tendendo  coll'  armi  di  mettere  a  sogguadro  la 
leligione  ,  ed  i  Principati.  Siccome  pare  che  d' ogn' in- 
tor  no  lisuonlno  voci  conseguenti  ai  miei  timori.  Dalle 
livoluzioni  adunque  degli  Stati  e  Dominj  altrui  dovete 
aprir  1'  intelletto  ,  e  g-uardarvi  dalle  insidie  della  Maga 
(  che  cosi  io  chiamo  la  Rivoluzione  );  oh  come  Ella  si 
trasforma  !  quanto  ella  sia  fiera  ,  e  spaventosa  noi  in- 
felici  lo  sappiamo  a  pruova  ;  ed  ora  V  escmpio  degli  a! 
trui  accidenti  raaggiormente  deve  fare!  cauti  de  nosh  j 
proprj.  Conciosiache  due  sono  le  cose  utilissime  da  con- 
6iderarsi  ,  1'  una  V  esperimento  de'  proprj  mali  ;  e  V  al- 
tra  T  esempio  delle  altrui  disgrazie.  In  queste  prepa-a- 
zioni  di  guerra  ,  e  tumulto  del  mondo  ogni  leale  e  led  el 
60ggetto  alia  Maesta  del  Re  nostio  Signore  ,  deve  apiir 
1'  intelletto  per  i'  interesse  comupe  i  vedendosi  che  per 
questo  principalmente  S.  M.  vi  prescelse  in  questo  prin- 
cipal luo^o  a  partecipar  seco  del   peso  delle  sue  cure  in 


356 

ajuto,  e  sussidio  de' Popoli ,  clie  Dio  ha  commessi  alia 
sua  custodia  ,  ch'  e  il  fine  ,  e  la  somma  delle  opere  ,  e 
meditazioni  reali ,  e  perche  il  costume  de'  nostri  cittadi- 
ni  e  di  non  muoversi  tanto  per  le  ragioni  clie  si  dico- 
no,  quando  per  la  persona  che  fan  parte.  Non  avetc  per- 
cio  piu  bella  occasione  di  mostrare  il  debito  vcs<ro  ,  da- 
poiche  la  virtu  vostra  aggiunta  alia  vigilanza  del  Re  pro- 
mettono  rimedio  certo,  e  provvedimento  sicuro,  cosi  facen- 
do  si  serve  a  Dio,  al  Re  ed  alia  comune  conservazione 
del  regno. 

Iddio  faccia  felici  i  Calvesi ,  e  le  signorie  vostre  par- 
ticolarmete  ,  alle  quali  io  non  manchero  mai  di  farnii 
conoscere  affezionatissimo  in  tutto  quello  ,  clie  vi  piace- 
ra  sempre  di  comandarmi  cosi  nelle  pubblichc  opportu- 
nity ,  come  ne'  bisogni  privati.  E  cosi  Dio  piaccia  por- 
germene  bella  occasione  ,  come  io  sard  sempre  ad  ogni 
vostro  onore.  Vivete  felici  ,    e  lieti. 

Sparanesi  e  il  Comune  piu  occidental  del  Circonda- 
rio  confina  co'tenimenti  di  Monlanaro  ,  di  Francolisi,  e 
di  Calvi  ,  da  cui  fu  distaccato  nell'  anno 

Non  ci  fermeremo  alia  etimologia  del  nomc  Sparane- 
si ,  ella  e  inceita  ,  e  baibara.  Noi  non  potremo  spac- 
ciarc  altro  clie  eruditi  sogni  ,  su  quale  non  si  e  d'  ae- 
cordo ,  e  clie  non  vogliono  la  pena  di  fame  un1  occu- 
pa/ione.  Sparanesi  tia  i  nostii  oomutti  merita  d'ttfler  di- 
stinto  ;  il  quale  pud  bon  cliiamarsi  la  pill  fertile  0OH- 
trada  del  Circondario  avendo  campi  i'cenndi,  ed  un  tcr- 
tero  giasso;  coco  il  inotivo  per  Cl*i  poo  uptitarsi  un 
pMie  ragguarderola  ,  v.  ricco,  ed  i  fadli  costurai  degli 
abitAoti  vi  attraggono  mold  foreatieri  ,  cIm  di  continuo 
moltiplicano  la  sua  popoladonc  i   la   tjualc  in  quest' an 


357 

no  i83i  escende  al  numero  23i£.  Ecconc  al   solito  un 


quadio  per  un  decennio. 

Anni.         Matiimonj. 

Nali. 

1822                   41 

72 

182.S                  22 

81 

2824                25 

9* 

1825               1 5 

75 

1826                 19 

84 

1827                 22 

84 

1828                 18 

107 

1829               16 

87 

i83o               12 

97 

1 83 i              16 

87 

Totale         175  865 

Estensione  del  territorio  moggia- 
Peso  fondiario  in  ogni  anno  sono  due, 
Renclita  del  Comune. 
Addizionali  alia  Fondiaria  due. 
Canone  sul  Demanio  di^Calvi  due, 
Ceslne  due. 
Torello  due. 
Mortella  due. 
Stipeudiati  due. 

Renclita  straordinaria 
Dazio  sul  vino  due, 
Macello  due. 


MortL 

70 
62 
82 
6r 
72 
53 
61 

64 


72  60 
860  00 
1^9  So 
010  60 

oy5  00 
oo4  5o 


J 190 

20 

85o 

00 

500 

00 

Somma  in  tutto  due.    2140  20 


358 

Le  chiese  deiitro  V  abitato  sono  tre:  una  picciola  Cap- 
pel  la  cletta  S.  Maria  degli  Angioli  juspadronato  de'si- 
gnori  di  Ricca  :  la  chiesa  cletta  una  volta  la  Parrocchia 
di  S.  Sebastiano  ,  ora  Oratorio  della  Congregazione  del 
Rosario  :  e  la  terza  la  nuova  ,  e  bella  Chiesa  dctta  la 
Nfinziata  ,  gia  divenuta  Parrocchia  dal  mese  di  ago^to 
1829.  In  questa  chiesa  sono  le  campane  piu  grosse  del 
Circoridario  ,  le  quali  hanno  u n  suono  piacevole.  Visi- 
tiamo  la  Chiesa  dedicata  al  benefico  loro  Protettore  S. 
Vitaliano,  sita  al  mezzogiorno  poco  lung!  dull'  abitato;  an- 
ticamente  anche  Parrocchia,  E'  un  oratorio  molto  fiequen- 
tato  da'  divoti  ,  ove  si  custodiscono  la  Statua  ,  e  le  re- 
liquie  del  Santo  ,  il  quale  e  sempre  oggetto  della  con- 
fidenza  del  Popolo  ne'  tempi  di  calamita  ,  speciahnente 
nelle  seccite  eccesiive  ,  e  nelle  malattie  del  bestiame.  Le 
strade  principali  dell'  ahitato  sono  sei  e  denominate  :  la 
Piazza  :  le  Castagne  :  la  Selleria  :  la  Cappella:  e  '1  Tri- 
vio  ,  e  Capodimonte.  Le  sopranotate  sei  strade  sono  in 
parte  latricate  di  pietie  ,  ma  assai  ruinate  ,  che  percio 
sono  succide.  Dee  pero  eccettuarsi  quella  di  Capodi- 
monte ,  che  e  stata  ultimamente  lastricata  di  nuovo  a 
spesc  di  tutt'i  cittadirii  colle  riavute  delle  somininistra- 
zioni  fattc  alle  Truppe  Aushiche  ncl  181 5  ;  ed  e  co- 
s'ata  due.  6...  Peggioii  sono  le  strade  rurali;  e  le  line  e 
le  altre  dchhono  esser  riattate  per  comodo  della  |N>po« 
lazione.  E'  da  notare  benaache  che  Sparaneai  o  Bprore- 
duto  in  parte  di  buona  acqua  hevibile,  gli  abitanti  van- 
no  ad  attingerla  ppchi  pasai  lungi  al  coal  4*tto  Pozzo 
nuovo  ;  hanno  percio  bisogno  «.'»  oostruiit  cisterns  pro* 
fonde  \  e  vesfiie  di  fabbrica  ,  liocome  quclla  del  aignor 
Baronc  Ricca  ,  la  quale  c  ottima.    Iferite    attentions  la 


maucanza  deli'  Orologk)  ,  opera  necessariissima  in  tempo 
di  notte.  E'  notabile  sopratutto  la  mancan/a  clella  scuo- 
la  pubblica  ,  e  mi  e  molto  grave;  che  in  un  paese  cosi 
culto  ncn  si  ha  cura  di  stabilirla.  Ed  ecco  troncata 
del  tutto  la  speranza  che  i  po^eii  avevarib  jd'esser  istrui- 
ti  sulF  escmpio  delle  piu  colte   nazioni. 

Nel  tenimento  di  Sparanesi  evvi  il  Demanio  detto  £k 
Calvi  ,  un  tempo  Caccid  Beale.  £'  una  vasta  pianura 
di  pati  di  moggia  1196  delle  quali  moggia  4-42  son(> 
boscose  ,  ricopeite  di  frassiniy  lauri  ,  olmi  salici,  alni  , 
ed  altre  piante  palustri  ,  tra  le  quali  tiovasi  una  gran 
quantita  di  lupoli  ,  i  quali  non  solo  vengono  raccolti 
per  cibo  da' pacsani,  ma  sono  anche  richiesti  da  fuori 
per  la  fabbiica  delta  birra.  Nelie  dette  pratcrie  in  tem- 
po d'  inveino  abbonda  la  selvaggine  ,  specialmente  di 
uccelli  acquajuoli  ;  ma  in  tempo  d7  estate  ,  essendo  il 
sole  rnclto  ardcntc  ,  ceiti  nuvcli  di  moscherini  ,  d'  in- 
soppoitabili  zanzaie  i-nquetono  ,  e  non  permettono  alcun 
riposo  anche  in  tempo  di  notte.  L'aria  adunque  di  Spa- 
)anesi  per  la  vicinanza  delle  notate  paludi  e  umida  ; 
per  cui  le  malattie  clella  popolazione  vanno  a  piambaie 
per  lo  piu  al  petto  ,  laonde  la  moitalita  c  sensibile  piu 
neir  inverno  che  nella  state. 

I  suoi  melloni ,  specialmente  quell i  che  si  coltivano 
nelle  cosi  dette  Lenze  del  Demanio  di  Calvi  sono  sti- 
mati  assai  per  la  loro  gvossezza  ,  e  pel  sapore  della  lor 
acqua  ;  sono  ancora  richieste  le  loro  dolci  cipolle  ,  e  ne 
provede  i  suoi  contorni  per  una  gran  parte  dell'  anno. 
I  vini  del  suo  tenimento  ,  che  sono  oidinariamente  bian- 
chi  non  lasciano  d'  essere  buoni,  Sono  in    grande  stima 


36o 

i  coltelli,  che  ivi  si  larorano  ,  e  sebbene  la  delta  fab* 
brica  fosse  stata  cola  introdotta  dai  fu  Giuseppe  Marto- 
ne,  ora  e  piu  florida  per  opera  del  figlio  Gregorio  arte- 
fice  noa  comunale  ,  ma  industrioso.  E1  liuiarchevo- 
le  in  Sparanesi  cbe  nell'  anno  1817  non  pati  la 
febbre  cosi  dette  petecchiale  ,  che  rattristo  tutto  il  Cir- 
condario  ;  ed  il  male  della  podagra  e  rarissimo.  Questi 
sono  fenomini  che  sembrano  invitare  Toccliio  del  filoso- 
fo  per  essere  chiariti. 

Sparanesi  fu  nel  secolo  passato  patria  di  molti  uomi- 
ni  istruili,  e  dotti  ,  che  meritarebbero  vdegli  elog]  ,  io 
per  la  brevita  prescelgo  V  ottimo  f  ra  [tutti  di  cui  serbo 
memoria  piena  di  gratitudine ,  e  di  divozione  —  Questa 
adunque  fu  lo  patria  di  quel  molto  illustre  Canonico 
Teologo  di  Calvi  signor  D.  Pietro  Roncone  ,  il  quale 
fornito  delle  piu  preziose  qualita  morali  ,  e  di  estesi  ta- 
lenti  am6  rendersi  per  tutt'  i  mezzi  utile  ai  suoi  simili, 
con  ispecialita  nel  Seminario  di  Calvi,  essendo  egli  stato 
il  braccio  dritto  dell'  Eminentissimo  Zurlo  per  far  usci- 
re  dalla  oscurita  questa  nostra  Diocesi  siccome  abbiamo 
altrove  osservato  pailando  di  Zurlo.  Ecco  un  titolo  che 
gli  dicde  come  di  ragione  un  vcro  dritto  alia  gloiia. 
JVon  lascio  di  dire  un  mio  pensiero  ,  cir  e  un  tributo 
alia  Vcrita  :  egli  fu  sen/a  dubbio  il  Sole  che  surse  per 
rischiarare  il  Cielo  di  Calvi.  Imperciocchc  fu  un  raro 
ingegno  propizio  alle  seien/c ,  cd  alle  Ictterc,  essendo 
slafo  un  logico  acuto  ;  un  matcmatico  profondo,  un  os- 
6ervatore  sotlile.  Io  OOnto  per  un  bene  averlo  avuto  ivi 
per  nove  anni  maestro  ,  8  non  posso  non  confessare  a- 
vcr  riccvuto    da    lui  il  ben    Cfftre.   Mi    licoido   lattora 


36 1 

delle  tlolci  maniere  die  usava  per  riempini  1' anima  di 
tigore  ,  e  per  farci  contemplare  ed  innammoiare  della 
bellezza  della  viitu.  Non  posso  scnza  scntimcnto  di  gratitu- 
dine,  e  di  vera  1  iconosceu/a  non  attestarlo  in  faccia  a  tutto 
il  mondo.Benedico  tutliquei  momenti,  nequali  ebbi  il  pia- 
ceie,  e  la  sorte  di  ascoltare  un  si,  per  tutt'  i  titoli,  ce- 
lebenimo  uoino.  Mi  si  perdoni  questa  pi  ciola  digressio- 
lie.  Ho  cieduto  in  questa  oceasione  di  adempieie  ad  u- 
no  de'  piu  dolci  ,  ed  intrinsici  doveii.  Meritava  il  de- 
gno  maestro  piu  lunga  vita  ,  ed  altia  loituna  e  per  i 
suoi  costumi  ,  e  pel  suo  sapere.  Nacque  egli  nel  17 46 
moii  nel  180 5  la  perdita  del  quale  il  Clero  di  Calvi 
ancora  declara. 

II  signor  Baione  A.  Ricca  merita  di  non  esser  passa- 
to  sotto  silenzio  :  lo  amo  niolto  io  ,  e  cosi  egli  merita 
d'  esser  amato  per  la  sua  molta  virtu  ,  e  pel  suo  pel- 
legi  ino  ingegno.  La  natura  lo  fece  amabile  ,  hnpercioc- 
che  le  sue  nobili  viitu  con  una  certa  amorevole  violen- 
za  tiiano  tutti  ad  amailo  ,  ed  onorarlo  ,  onde  non  sa- 
prei  di  leggieri  dislinguere  se  sia  piu  buono  ,  e  virtuo- 
so ,  egli  e  ceitaiuente  uno  de'  piu  notabili  galantuouiini 
del  Circondaiio  ,  e  tale  e  la  coraune  opinione.  tla  una 
biblioteca  (  cosa  rara  )  di  libri  classici  delle  piu  celebri 
edizioni  non  per  ornamento  ,  poiche  que'  ritagli  di  tem- 
po ,  che  gli  avanzano  gli  dedic j  tutti  alio  studio  delta 
educa/.ione  ,  e  delle  belle  lettere ,  in  cui  rale  molto. 
J.aonde  io  credo  mostrar  giudicio  dicendo  ,  che  il  pon- 
go  infinora  nel  numero  di  quei  pochi  ,  che  meglio  han- 
no  sciitto  su  le  cose  dellantica  Calvi.  Ne  fanno  illustre 
testimonian 'a  le  Osservazioni  assai  pond e rose  da  lui  fat- 


362 

te  sopra  F  ant  lea,  Calvi  dell'  Abate  Zona  ,  stampate  col- 
la  data  di  Napoli  1823.  Varie  altre  virtu  possiede,  che 
lo  annunziano  un  Uomo  degno  ;  ma  mi  taccio  perche* 
potrebbe  parere  ,  che  io  '1  lodassi  piii  per  1'  amicizia  che 
e  fra  noi  ,  che  per  le  virtu,  che  sono  in  lui.  E  qui  do 
fine  alle  mie  riflessioni  ,  ed  all'  Opera. 

Dalle   cose    dette    fin  qui  gli  amorevoli  miei  cittadini 
avranno  potuto  assai  bene  comprendere  qual  sia  la  mia 
Opera  ,  e   gli  effetti  felici  che  n'usciranno ;  quindi  e  che 
questo  mio  officio  dovrebbe  riuscir  loro  accetto  ,  perche 
al    bene    pubblico  senza  altro  riguardo  direttaincnte  ho 
mirato.  Temo  pero  che  taluni  siensi  meravigliati  che  io 
una  si  larga  materia  l'abbia  in  si  picciolo  e  stretto  cam- 
po  piii  tosto  rinchiusa  ,  che  spicgata  ,  e  che  mi  avran- 
no scoperto  per  quel  che  io  sono  picciolo  ,  cioc  ,  d'  ogni 
cosa  ;  e  giudicato  piu  degno  di  riprensrone  ,   che  di  lo- 
de.  Comeche  cio  sia  ,  altro  non  so  che  dire  se  non  che 
io  ho  scritto  seconio  la  verita  tutto  quello  che  ho  potu- 
to   raccogliere  per  sodisfare  al  debito  ,    e  deciderio  mio 
in  servi^io  delta  P atria1;    che  se  le  forze  poi   non  sieno 
state  corrispondenti  al  disegna ,  pregogli  a  lodarue  aline « 
no  la  buona  inten/.ione  ,   non  avendo  potuto  faie  piu  dl 
quello    che  ho  fatto.    Io  non  son  presuntu>so  ,    confesso 
ingenuamente  la  mia  debolc/za  ,    perche  eonoseo  me  stes- 
so  ,  e  non  mi  gabbp  di  molto  ;   io  ,   Sigoori  ,   mi  posi  a 
Bcrivere  questa  operetta  ,   e  mi  vi  posi  a  ragionara  non 
perche    io    ipecaya  di   scriveme  l)ene  ;     ma    perebfe  scri- 
yendone    male  avrci   infiauiinato  qnairh'  UQO  •    sriiverne 
iiurglio  ,     e    0O$l  avrei    latin   (  come   ('Lvva    Aali^cnide   ) 
bene     colle     male    leltue  alle  buoue  iellerr.    La   materia 


3GS 

ceitaiueute  e  bclla  ,  ampia  ,  ed  utile  ,  da  pochi  in  qual* 
che  paite  trattata  ,  e  da  niuno  distesamente  disputata. 
Mi  vi  posi  ,  non  vi  ha  dubbio  ,  con  assai  maggior  yo- 
lonta  ,  che  forze  ,  confidando  molto  nella  cortesia  delic 
Signorie  vostre  ,  le  quali  sappiano  che  non  rai  terro  pic- 
ciolo  guiderdone  di  queste  qualsisieno  mie  fat^che  ,  se 
elleno  le  saranno  in  qualche  picicola  parte  gradite,  col- 
la  quale  confidenza  fo  fine 

Popolar.ione  del  Cucondario  nell*  anno  i83a 


Pignataro  e  Paitignano  uniti 

2916 

Pastorano  S.   Secondino ,   e  Pantoliano 

I25i*> 

Camigliano  ,  Falehi  ,  e  Leporano 

1768 

Vitulaccio 

i3a6 

Bellona 

*929 

Coinuni  di  Calvi  uniti 

2182 

Rocchetta  ,  e  Croce  uniti 

63o 

Giano 

842 

Sparanesi  nelF  anno     i83j 

a3i4 

[5i65 


i» 


364 

TRAPPETl  NEL  CIRCONDARIO 


Pignataro  e  Partignano  num. 

u 

Pastorano ,  S.  Secondino  ,  e  Pantoliano 

9 

Camigliano  Falchi ,  e  Leporano 

*4 

Vitulaccio 

6 

Bellona 

n 
/ 

Giano 

12 

Petrulo  ,  Zoni  ,  e  Visciano 

20 

Sparancsi 

1  I 

93 

FIERE  ,  E  MERCATI 

Fiere  clue  in  Caivi 

Una  nel  di  3.  maggio  ,  e  1' altra  nel  di    2% 
Un  Mercato  nel  Martedi,   la  Settimana 
In  Pignataro  due  Fiere ,  ed  un  Mercato 
XJna  Fiera  nelV  ultima  Domenica  di  Aprile 
Un'  altra  Fiera  nell'  ultima  Domenica  di  Maggio 
Peso  Fondiario  nell'  anno     i83a 
Pignataro  ducati  81 55.  Go 

Giano  1261.    12 

Camigliano  iS85.   4^ 

Vitulaccio  9°44*   4° 

BelloM  I>a4B.  90 

Qftlvi  »5£6.  28 

Sparanesi  4*o3.  96 

Pastorauo  {{8o.  17 

KoccbetU  HI  Si 

37174  5c 


Eccellenza  Rcvergndissima 

L1  opera  del  dottissnuo  D.  Giovanni 
Penna  Canonico  della  Cattedrale  di  Caivi, 
ha  tutti  i  preggi  per  meritare  di  esser  fatia 
di  pubblica  ragione  colla  statnpa*  In  fatti 
le  illustration!  sul  Circondario  di  Pignataro 
la  Storia  di  que'  luoghi  ,  ed  il  confronto 
dello  stato  moderno  di  essi  to\Y  antico  ,  son 
cose  eseguite  con  tanto  garbo  e  maestria 
nella  delta  opera  da  far  onore  al  suo  autore. 
Piu  importance  ancora  si  rende  la  dipiutura 
che  ivi  si  ia  den  costumi  ,  e  che  F  opera 
istessa  con  saviissimi  consigli  diringe  al 
miglioramento.  Laonde  stimo  che  la  pub- 
blicazione  di  un  tal  Libro  debba  arrecare 
non  lieve  vantaggio  alia  societa  ;  e  niente 
contenendosi  in  esso  che  offender  possa  in 
meno  parte  i  dritti  della  Religione  o  del 
Trono^  son  di  parere  che  V.  E.  Reverentis- 
sima  poss*  accordargli  il  richiesto  permesso, 
se  altramente  non  le  porr&.  Con  sensi  di 
sincere  stima  e  di  profondo  rispetto  mi  di- 
chiaro 

Di  V.  E.  Riveren.  Napoli  18  Giugno 
1 833.  Divotissimo  ed  obbligatissimo  ser- 
vo. Andrea  Ferrigni-Pisone  R.  R„ 
JNapoli  35  Giugno  1 833— Vista  la  domanda 
del  Canonico  D.  Giovanni  Penna  ,  colla 
quale  desidera  di  pubblicare  colle  stampe 
un  Saggio  da  lui  composlo  sullo  stato  an- 
tico   e    moderno  del  Circondario  di  Pigna- 


taro  ,  e  sut  migliorammto  delta  pubbUca 
istruzione.  Visto  il  favorevole  pafere  del  Re- 
gio  Revisore  Signor  D.  Andrea  Ferrigai.  Si 
perinette  che  detto  Saggio  si  stampi ;  pero 
nOn  si  pubblichi  senza  un  secondo  perm-s- 
so  che  non  si  dovra  se  prima  lo  stesso  Re- 
gie Revisore  non  attesti  di  aver  riconosciu- 
ta  nel  confronto  uniforme  la  impressione 
air  originate  approvata 

II  Presidente 
Af.  Colangelo 
II  Segretario  General? 
Gaspare  Salvaggi 


'1|Si7im,Vllinois-u''bana 


3  0112  102166334